Re: [pace] Previdenti





il governo Prodi è stato molto mediocre sotto (credo)
tutti i punti di vista, ma non vedere che la sua
caduta è una (assai probabile) tappa dell'ulteriore
scivolamento a destra di questo paese mi sembra molto
miope
Non sono per nulla d'accordo con questa impostazione.
Ho criticato da sempre il governo Prodi ed ho sostenuto che appoggiarlo sarebbe stato un suicidio della sinistra. Le previsioni si sono dimostrate peggiori: la sinistra è evaporata. Certo che la caduta di Prodi, il pessimo Prodi, sarà un peggioramento della situazione. Chi lo nega? Giro la domanda: perché non si è voluta vedere questa certezza? Fin dall'inizio del governo Prodi ho chiesto a tutti i suoi sostenitori come avrebbero pensato di muoversi una volta finito il tempo del governo amico. Le politiche antipopolari e belliciste di questo governo avrebbero alienato il poco consenso che c'era (24mila voti!). Fin da allora mi chiedevo: che succederà dopo? Non sarà il caso di aprire gli occhi e cercare di tamponare la disfatta che si delineava? Enrico, e tanti come lui, mi hanno sempre detto che il governo Prodi era il meno peggio che si potesse avere e si doveva sostenerlo a qualunque costo. Eccolo davanti a noi il costo: una destra lazzerona e spudorata lo ha fatto cadere, a sinistra si odono solo lamenti senza prospettive e la destra più becera si prepara a smembrare la carcassa dell'Italia. Era dall'inizio di questa sciagurata esperienza di "governo amico" che si doveva prevedere lo sfacelo. Perché comunque questo governo sarebbe finito; oggi o tra tre anni si sarebbe tornati a votare e come si pensava di convincere lavoratori, disoccupati, precari, pacifisti a votare un meno peggio indistinguibile dal peggio? Si è tirato avanti fino ad oggi chiudendo gli occhi su tutto dicendo solo: resistere, resistere a qualunque costo perché non torni il diavolo Berlusconi. E' scaduto il tempo, non sono stati 5 anni, ma meno di 2. Il tempo sarebbe comunque finito. Come nonviolenti credo possiamo dire di avere poche responsabilità perché siamo ben pochi, ma la nostra colpa è di non aver detto chiaro e forte, fin dal primo governo Prodi, che la nostra proposta nonviolenta era alternativa all'alternanza tra un male e un peggio, che era "totalmente altro". Invece ci siamo consumati, stremati nella difesa dell'indifendibile e ora, assieme a tutta la sinistra "arcobaleno" abbiamo gli occhi sbarrati davanti all'orrore e non sappiamo che fare e che dire. Dalla sinistra "a sinistra" del PRC non mi aspetto molto: in questi giorni sento analisi del tipo: "le minoranze organizzate sono le uniche capaci di trasformare l'esistente". In queste parole riecheggia la vecchia voglia di "prendere il potere", come se il potere fosse uno scettro o una poltrona. Da Capitini ho imparato (spero di averlo capito) che il potere o lo si distribuisce tra tutti e diviene un bene comune o si sfocia in altre forme di dominio. Come nonviolento mi sento stremato e consumato nell'aver difeso il meno peggio abituandomi al male e perdendo di vista il meglio di cui dovremmo essere portatori. Quello che ho davanti agli occhi è il fallimento e l'estinzione della sinistra e l'evanescenza dei nonviolenti. Alle prossime elezioni tornerò a votare ancora una volta tappandomi il naso, reggendomi la bocca, chiudendo gli occhi per evitare che il peggio venga; ma so che verrà e che le nostre colpe sono state grandi. Negarsele non ci fa onore.
Un saluto con poca speranza
Tiziano Cardosi (semprecontrolaguerra Firenze)
forse per alcuni è più liberatorio poter tornare al
rassicurante "tanto peggio, tanto meglio" che farsi
delle domande radicali sulla situazione (che
comporterebbero anche il  sapersi rimettere in
discussione)

della sinistra, è stata quella "radicale" che si è
definita interna ai movimenti "no global" prima e
contro la guerra dopo:
quanto ha saputo valorizzare quelle esperienze, far
leva su di esse per un rinnovamento proprio e della
situazione?