Re: [pace] Previdenti



chi segue o sostiene le iniziative nonviolente, e
della nonviolenza cerca di diffondere la conoscenza e
la pratica appartiene a quella minoranza di persone
che "votano" più o meno tutti i giorni dell'anno, con
le loro varie scelte quotidiane e col loro modo di
approcciare le persone e le situazioni

se le alternativa a una "sinistra" mai così pavida e
priva di idee e autonomia sono popvere o insufficienti
non può certo essere imputato -credo io- alla piccola
minoranza di persone che si collocano sul versante
della nonviolenza 
solo alcune delle quali, fra l'altro, condividono i
pensieri espressi da Peyretti, per esempio, sul
governo appena caduto

quello che secondo me molti non considerano è che il
problema di un governo di un tipo o di un altro è, a
camere definite, un problema che ha ben poche
alternative possibili, e tutte -grosso modo- note e
più o meno prevedibili

il parlamento è un sistema chiuso, in un certo senso,
e se in esso una una ipotesi di centro molto moderata
viene sconfitta con forze e argomenti di destra quella
che ne esce rafforzata non è certo l'ipotesi -posto
che sia stata formulata da qualcuno- "di sinistra
vera"

io sono e resto convinto che da queste forze politiche
(nessuna, dico nessuna, esclusa) e da questo
parlamento non ci si possa e non ci si potesse
aspettare nulla (riconosco e rispetto l'onestà e
l'impegno di songoli parlamentari, nemmeno pochi tutto
sommato, ma presi dentro a un meccanismo che li
sovraordina e li condiziona, e quindi impediti
oggettivamente a contribuire al prendere forma di una
radicale alternativa)

quelli che si pretendono "rivoluzionari" o davvero di
sinistra io li ho visti all'opera, almeno alcuni, in
seno al movimento contro la guerra, e tralascio di
giudicarli per carità di patria, diciamo così

il governo Prodi è stato molto mediocre sotto (credo)
tutti i punti di vista, ma non vedere che la sua
caduta è una (assai probabile) tappa dell'ulteriore
scivolamento a destra di questo paese mi sembra molto
miope

forse per alcuni è più liberatorio poter tornare al
rassicurante "tanto peggio, tanto meglio" che farsi
delle domande radicali sulla situazione (che
comporterebbero anche il  sapersi rimettere in
discussione)

della sinistra, è stata quella "radicale" che si è
definita interna ai movimenti "no global" prima e
contro la guerra dopo:
quanto ha saputo valorizzare quelle esperienze, far
leva su di esse per un rinnovamento proprio e della
situazione?

ben poco, a me pare

anzi, si è per esempio accreditato alcuni giovani
scalmanati semianalfabeti -i cui proclami amplificava
la grande stampa, tutt'altro che casualmente- come
grandi leader popolari (cosa ridicola ove si verifichi
in lotte realmente popolari, dalla Val di Susa a
Scansano, o Vicenza) fino a portarne uno in parlamento

si è impostata la lotta contro l'abominevole legge 40
nel modo più evidentemente masochistico e suicida (un
referendum, quando sapevi che non avresti avuto il
tempo nè i mezzi per contrastare le corazzate
avversarie sul piano dell'informazione)

qualche anno prima, scelta ugualmente masochistica di
andare a un referendum sul'art.18

cose che in una logoca di definire obiettivi e strade
realistiche per raggiungerli restano inspiegabili

in una logica di pura rendita di posizione e ricerca
del differenziarsi dai "moderati" a prescindere da
ogni altro problema appaiono invece spiegabilissime

il fatto che con certi "leader" non si può che andare
a delle sconfitte, come deunciò Moretti vari anni fa
resta vero, ma non lo è meno per la sinistra "estrema"
(o radicale o come preferite)

scusate la lunghezza

Gualtiero Via



 


--- Sandro Martis <sandro.martis at tin.it> ha scritto:

> 
> 
> Quel ch'è peggio è che si finisce per sostenere il
> male per paura del 
> peggio, dimenticandosi del bene.
> 
> 
> 
> 
>


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