Re: nonviolenza e politica



Caro Fernando Rossi,
non credo che Lidia Menapace e altri come lei siano sciocchi nel valutare
possibile orientare alla meno-guerra, verso la non-guerra, questo decreto.
Sono preoccupatissimo dell'uso politico che si farà, e che voi lasciate
fare, del vostro voto contrario - se ci sarà - perché la questione
Afghanistan è importantissima, ma altrettanto e di più il confronto generale
tra due coalizioni: una insoddisfacente, una depreecabile: ci ricordiamo
anocra il governo precedente?.
Io penso che voi sbagliate gravemente, e danneggiate tutti, se favorirete la
seconda.
Pensate al Paese, non alle posizioni politiche! La coscienza impone anche
questo.
Se poi siete capaci di affermare la vostra posizione (che capisco bene!)
sulla questione Afghanistan, senza causare quel danno politico generale,
avrete l'ammirazione di tanti (e mia).
Sempre nella cordialità
Enrico Peyretti, Torino

----- Original Message ----- 
From: "Rossi, Fernando" <rossi_f at posta.senato.it>
To: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
Sent: Monday, July 24, 2006 11:11 AM
Subject: RIF: nonviolenza e politica


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> Nel programma dell’Unione non c’è scritto nessun impegno a continuare la
guerra in Afghanistan. Tuttavia, ogni giorno, qualcuno attacca i
parlamentari contro la guerra sostenendo che non c’è scritto nemmeno il
contrario e quindi si può continuare a farla.
>
> Nel Programma dell’Unione c’è invece scritto, a pag 98 (ultimi due
capoversi ) che il nuovo governo, nell’applicazione rigorosa dell’art.11
della Costituzione parteciperà solo a: missioni di sicurezza collettiva come
previsto dall’art.VII della Carta delle Nazioni Unite; distinguendo le
funzioni di polizia internazionale, dalla guerra; (missioni, ndr)“di natura
tale da garantire la terzietà rispetto al paese (in cui si entra, ndr) e
agli interessi in campo; la congruità dei mezzi rispetto ai fini
 perseguiti.”
>
> A pag.99, il primo capoverso recita: “Crediamo che il Parlamento debba
autorizzare le spese relative ad un’eventuale partecipazione dell’Italia con
votazione separata per ogni singola missione.”
>
> A pag. 109, primo capoverso: “Noi pensiamo per l’oggi e per il domani, che
non sia possibile un impegno delle Forze Armate italiane fuori dai confini
nazionali senza mandato diretto e preciso delle Nazioni Unite e della UE.
>
> L’ultimo capoverso di pag.109 recita: “L’Unione si impegna, nell’ambito
della cooperazione europea, a sostenere una politica che consenta la
riduzione delle spese per armamenti”.
>
> Il Decreto che ci è stato sottoposto non rispetta nessuna di tali
condizioni.
>
> La missione ISAF non è più, se mai lo è realmente stata, una “missione
multilaterale ONU “di Pace” ma si è fusa con “Enduring Freedom”, (missione
unilaterale “di guerra” decisa e voluta dalle gerarchie militari e dal
presidente degli Stati Uniti).
>
> Nell’agosto 2003, la missione ISAF si trasforma da missione ONU a missione
a comando NATO: alleanza militare formalmente in guerra a fianco degli USA,
in virtù di un improprio richiamo all’art.5 del Trattato dell’Alleanza Nord
Atlantica.
>
> Come ha spiegato il generale Fabio Mini (ex comandante della missione KFOR
in Kosovo) le forze ISAF, nel 2005 e nel 2006, si sono trovate impegnate a
fianco, ed al posto delle forze USA, in operazioni di “bonifica”, ovvero
nella guerra ai talebani.
>
> Nei primi 6 mesi del 2006, la “missione di pace” ha prodotto 2500 morti
Afgani e 84 militari Nato e USA, ed è a tutti noto che, per coprire il
fallimento militare (e morale) della loro guerra, hanno già deciso una
“escalation” (aumentarne  l’ampiezza e la potenza distruttiva).
>
>
>
>
>
> Chi era contrario alla guerra all’Afghanistan fatta dal Governo
Berlusconi, perché dovrebbe sostenerla se la stessa guerra viene proposta
dal Governo dell’Unione, che ora non può nemmeno avvalersi delle vecchie
bugie sul presunto ruolo umanitario?
>
> Noi “disobbedienti” contro la guerra, secondo chi parla a nome del futuro
partito democratico (DS, Margherita, IDV e Rosa nel Pugno) dovremmo dimetter
ci perché avremmo tradito il mandato elettorale…….
>
> Suggerirei di dare un’occhiata al sondaggio del Corriere della sera,
(subito occultato) dove  è emerso che un’ampia maggioranza di italiani è
contro la nostra partecipazione alla guerra afgana.
>
> Chi onora il proprio dovere di rappresentante del popolo non dovrebbe
essere aggredito da “ragionatori” che si richiamano ad un Programma
elettorale, che forse non hanno nemmeno letto o ad una disciplina di partito
che è il contrario della democrazia parlamentare (sono decisamente contrario
ad un parlamento “bulgaro”, fatto da 13 Segretari nazionali di partito o da
centinaia di loro cloni.
>
> Nessuno nega al Governo di avanzare proposte non contemplate nel
Programma, ma in tal caso, un confronto ed un coinvolgimento di partiti e
parlamentari, di maggioranza, è un percorso democratico obbligatorio.
>
> Quindi i guardiani del nulla si mettano tranquilli: non esistono teste
calde e teste fredde, esistono idee diverse sulla inderogabile necessità di
non deludere gli Stati Uniti. Tali diverse idee andrebbero sempre e comunque
messe a confronto. Se c’è chi pensa che un pre-accordo “democratico” possa
imporre al parlamento una guerra (ma anche una legge finanziaria) dovrà
ricredersi, almeno al Senato.
>
> Il resto delle polemiche è solo propaganda per salvarsi l’anima, poichè.
>
> “Voi volete  far cadere Prodi”, è una inutile intimidazione poichè non è
vera è perché anche i più creduloni giovedì sera vedranno che la montagna
non avrà nemmeno partorito il topolino;
>
> “Sarete voi a favorire ‘allargamento al centro dell’Unione e delle sue
scelte sociali” è un argomento fasullo. Basti vedere le numerose aperture
pre-Decreto guerra o la campagna promossa da alcuni grandi giornali
nazionali (che è cominciata il giorno dopo al voto, avendo a modello la
grosse coalition tedesca) per rendersene conto.
>
>
>
> -----Messaggio originale----- 
> Da: Enrico Peyretti [mailto:e.pey at libero.it]
> Inviato: dom 23/07/2006 8.21
> A: bravo anna; azionenonviolenta; buccoliero elena; capitini luciano;
centro Gandhi 1 Pisa; Ciardi Filippo; Codrignani Giancarla; Dogliotti
Angela; giusti luca; Iannamorelli Pasquale; l'abate 01 alberto; locascio 01
francesco (mir); lugli daniele; malleo m. antonietta, palermo; Manara Fulvio
Cesare; martirani giuliana; menapace 01 lidia; moratto adriano; pilati
massimiliano, trento; pompeo 1 rocco; Pontara Giuliano; pugliese pasquale;
racca A1 piercarlo; rizzi02 flavia; salio nanni; satyagraha; siino 1 marco;
soccio 01 matteo; valpiana mao
> Cc: lista pax christi gr discussione; lista Peacelink Pace; lista
nonviolenti; lista Mir dibattito; lista BCP; Bulgarelli,Mauro; De Petris
Loredana; Malabarba Gigi; Silvestri, Gianpaolo; Turigliatto,Franco;
Giannini,Fosco; Rossi, Fernando; Grassi,Claudio
> Oggetto: nonviolenza e politica
>
>
> La nonviolenza davanti al voto
> Ho riletto i due numeri di Azione Nonviolenta su "nonviolenza e politica".
> Abbozzo qui un appunto, nulla più che un breve scarabocchio sullo schermo,
che metto sotto l'esame comune.
> - I nonviolenti organizzati hanno il programma costruttivo "politico"
(pratico, storico, urgente, integrale, irrinunciabile) dell'abolizione della
guerra e della trasformazione/soluzione nonviolenta dei conflitti;
> - se e quando singoli nonviolenti/e vanno a lavorare nella politica
istituzionale, dove incontrano tutte le posizioni, dalla fede (e duri
interessi) nella guerra, al pacifismo tiepido e negativo (non far guerra, ma
accettarla se aggrediti; non conquista armata, ma intervento armato "soi
disant" per i diritti umani e per la legalità internazionale; ecc.), devono,
per necessità e anche per dovere, collocarsi sulle linee al momento in
quella sede possibili e praticabili, purché siamo il più possibile vicine o
meno lontane dal programma nonviolento;
> - e devono anche votare perché siano deliberate le scelte relativamente
migliori o meno peggiori, perché hanno il dovere primario di impedire che
siano deliberate altre scelte meno buone o decisamente peggiori o pessime;
> - il motivo di questo loro dovere è il fatto che la realizzazione matura o
intera della pace nonviolenta lì e ora non è di fatto possibile, e il solo
proclamarlo isolandosi dal voto non significa, in quella sede deliberante,
una testimonianza ideale e politica, ma produce l'effetto apparente di
relegare il proprio obiettivo nell'astratto utopismo (aspetto negativo
dell'utopia concreta positiva), mentre è possibile lì e ora, nella sede
deliberante, sostenere concrete parziali riduzioni del male della guerra e
proporzionali passi in avanti, o punti di resistenza, del bene della pace;
> - tale scelta nel voto non tradisce la coscienza del nonviolento/a,
coscienza nota e di nuovo fermamente dichiarata, ma, nei limiti naturali di
quell'attività istituzionale collettiva, costituisce una difesa e una
promozione possibile, graduale, parziale ma orientata, chiara e non equivoca
di tutto ciò che la coscienza del nonviolento/a irrinunciabilmente vuole e
cerca. Se il nonviolento/a nell'istituzione non si sente di reggere il
carattere dimezzato di questa azione, torni al lavoro culturale, educativo,
sociale del programma costruttivo nonviolento, fuori della via deliberativa
istituzionale, che ha il valore democratico insostituibile. Ma, in quanto
cittadino/a avrà sempre inevitabile il problema e il dovere del voto, nei
limitati termini detti, mi pare.
> - Quando il medico non può ora guarire completamente il malato, lo cura
attivamente, per salvarlo dalla morte e porre le condizioni indispensabili
per, domani, libereralo dal male. Il paragone ovviamente zoppica perchè ci
sono malattie mortali dei nostri corpi, che il medico non guarisce, mentre è
possibile pensare e sperare che la storia umana guarisca un giorno dalla
violenza organizzata e sitituzionalizzata. La pace nonviolenta è in cammino.
> Buona salute, buon coraggio, buona resistenza, buona speranza!
> Enrico Peyretti
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