Re: la solitudine dei no-violenti




La divisione, le barriere, i muri hanno sempre diviso. I paletti al dissenso, alla manifestazione del dissenso che begli steccati fanno: i buoni- dolci da una parte e i cattivi-amari dall'altra. Guardiamoci bene davanti, dietro e di fianco, e scopriamo chi è mite, come noi. Facciamo attenzione cari amici a queste intolleranze che partono dalle divisioni lessicali, sempre più frequenti ed usate: i non violenti... I piccoli centri come quelli in cui si trova a vivere la mia amica e come la sottoscritta, sono apparentemente pacifici e tranquilli e si vive in perfetta "solitudine". A meno che...non si frequenti la parrocchia, la Croce Rossa,il circolo, l'associazione pseudo-culturale...A patto di non andare "oltre, non essere soggetti "destabilizzanti", di quella bella fettina del potere locale costituito. E intanto nei bar si beve e tanto, ci si droga, si soffre in silenzio l'esclusione sociale e razzista, avviene tutto come nei grandi municipi delle grandi città. Magari si avverte meno paura di questi violenti: sono più sotto controllo, si conoscono, si ride di loro... Trovo come Andrea che sia straordinario che la nostra amica abbia trovato il coraggio di scrivere, che lo faccia ancora! Le auguro che il suo amore per la "comunicazione" e la sua richiesta di "azione", perchè tale è, sia raccolta da chi ha orecchie per intendere.Chiedi aiuto cara amica, parla, indugia, cerca di essere curiosa di ciò che avviene nel tuo paese, alle persone anziane e quelle giovani...chiedi e racconta di te, anche se malamente.. Quì nel mio paese, la partecipazione ai funerali è sempre straordinaria, e si muore dentro ogni giorno un po' di più...

Doriana Goracci

Quoting Andrea <io at andreamontagner.it>:

Dal mio piccolo angolo, essendo straniera (anche se le miei idee mi facevano straniera anche nella mia terra), abitando in un piccolo posto dove le barriere linguistiche sono più piccole delle barriere mentali,

O forse sono le barriere mentali che creano le barriere linguistiche?

anche io mi ho chiesto quando mi sono scritta in questa lista... "adesso sono qui.. e allora?".
Condivido la tua domanda.

Questa è la mia prima mail, con il terrore dei miei errori gramaticali, voglio perdere la paura per dire che io credo in quello che dico, e credo anche (perchè ho molta, ma molta speranza) che quello che oggi ci sembra utopico un giorno sarà realtà.

Siccome un esperantista come me non puo smettere di sperare io spero che le tue parole applicate all'esperanto trovino compimento, un giorno, come realizzazione di un'utopia.

Mi piace sappere che non sono più
da sola, anche isolata nel mio paesino, siamo tanti che vogliamo donarci un mondo meglio, una vita meglio, una terra di pace, mi piace sapere che ci sono tanti altri che condividono il mio stesso sogno... ma mi chiedo ancora ...quelli che siamo isolati nel nostro piccolo spazio di sogni di pace, cosa possiamo fare?

Fare quello che hai fatto tu, fare quello che fanno molti!

Andrea Montagner


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