Del Mondo Kurdo n. 4



Del Mondo Kurdo

Anno 6 - numero 4

a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia

<http://www.kurdistan.it>www.kurdistan.it (italiano),
<http://www.kurdishinfo.com>www.kurdishinfo.com  (multilingue)



INDICE

Senza Ãcalan, la vita si è fermata
Con i carri armati non può esserci democrazia
Yilmaz che è stato rapito da membri del JITEM: è stato ritrovato morto
Dissotterrate ossa appartenenti a tre persone
Dichiarazione degli intellettuali riguardo a Musa Anter
DTP: sia elementi dello stato che del PKK traggono profitto dall'ancora
irrisolta Questione Kurda
Delegazione di Hamas ad Ankara, "danno alla pace" per Israele
Turchia a Israele, Infelice Paragone Tra Hamas e Pkk
Non si deve chiudere Roj-TV solo perché è la Turchia a chiederlo




Senza Ãcalan, la vita si è fermata Yeni Ãzgür Politika, 16 febbraio 2006

Da parte dei kurdi il 15 febbraio è stato dichiarato giornata nera. In tale
data, sette anni fa, Abdullah Ãcalan fu catturato. Nel settimo doloroso
anniversario, numerose manifestazioni hanno avuto luogo in Turchia. In
molte città kurde i negozi sono stati chiusi e i ragazzi non si sono
recarti a scuola; talune persone hanno anche attuato scioperi della fame e
molti si sono vestiti di nero. In particolare ad Hakkari, S¸emdinli e
Yžksekova la gente ha attuato una forma di boicottaggio, rifiutandosi di
uscire in strada. I negozi sono rimasti chiusi e sai la polizia che il
presidente della locale camera di commercio, Arif Koparan, hanno fatto
annunci nel centro cittadino di Yüksekova, dicendo che i commercianti
dovevano aprire i negozi. Poi la polizia ha costretto all'apertura taluni
negozianti. A S¸emdinli, a seguito del boicottaggio delle strade da parte
della popolazione civile, i militari hanno fatto delle manifestazioni.

A Mardin la gente non è scesa in strada, i negozi sono rimasti chiusi, e la
polizia ha compilato una lista dei negozi rimasti chiusi. A Kiziltepe la
polizia ha filmato i negozi rimasti chiusi e annunciato poi con megafoni
che occorreva aprirli. A Siirt i commercianti hanno ricevuto minacciosi
avvertimenti, affinché aprissero i negozi. Vi sono state manifestazioni a
Urfa, Siverek e Birecik e nel complesso 30 persone sono state fermate dalla
polizia. A Sur hanno manifestato 2500 persone. A S¸žrnak una manifestazione
ha avuto luogo nel centro cittadino. Altre manifestazioni hanno avuto luogo
nella stessa provincia: a Cizre, Silopi, Eludere e Idil. Anche lì chiusura
dei negozi e boicottaggio delle strade. Manifestazioni anche a Diyarbakžr,
Ag˜ri e Adiyaman.

In particolare a Cizre la gente ha inizialmente boicottato le strade. A
seguito dello spargersi della notizia che gli avvocati di Abdullah Ãcalan
si sono recati a far visita al loro assistito, ma con la scusa che
l'imbarcazione era rotta è stato loro impedito di recarsi a Imrali, la
gente si è poi riversata nelle strade cittadine per protestare e vi sono
stati scontri con polizia e militari. La polizia ha sia sparato in aria che
fatto ricorso al lancio di lacrimogeni per intimidire la folla. Poi a scopo
dimostrativo sono scesi in strada i carri armati e il centro cittadino è
stato circondato. In segno di reazione la gente ha lanciato ordigni
molotov, per bloccare l'avanzata dei poliziotti. Hanno avuto luogo alcuni
fermi. La polizia di forza è entrata in case e negozi (rompendone le
finestre). Di otto fermati non si hanno ancora notizie. Manifestazioni in
occasione del 15 febbraio non sono mancate nemmeno nelle città turche
(Adana, Kocaeli,Š), e neppure gli scontri (ad esempio a Istanbul).



Manifestazioni hanno avuto luogo nache nelle altre parti del Kurdistan, in
Siria, Iran e Irak. A kirkuk ne è stata indetta una dal Partito per la
Soluzione Democratica in Kurdistan e taluni hanno attuato scioperi della
fame. È stata anche consegnata una lettera al prefetto locale, in cui si
richiedeva la liberazione di Abdullah Ãcalan. Altre manifestazioni si sono
tenute a Suleymaniyeh, Maxmur ed Erbil, nonché a Mosul. 

Il prefetto Abdurrahman Mustaph, nell'incontrare i manifestanti, ha detto
di appoggiare le richieste democratiche della popolazione, aggiungendo che
il complotto attuato contro il signor Ãcalan è da ritenersi una vergogna
per l'umanità.

Kurdistan Orientale (iraniano): manifestazioni a Nexede, Meriwan, Sine,
Kirmas¸an, Urmiye, Mako e Selmas. Inoltre 500 persone hanno attuato
scioperi della fame a Mahabad (A Mahabad polizia a sparato sul gente e
morti), altre 100 a Mexede e 200 a Piras¸ehir. Manifestazioni hanno avuto
luogo anche in località periferiche e fuochi sono stati accesi nei villaggi.

Oltre a tante piccole manifestazioni in Europa, una ingente ha avuto luogo
a Strasburgo, dove sono confluiti 50000 kurdi da tutta Europa, per chiedere
all'UE di essere presente riguardo alla Questione Kurda e alla questione
della detenzione di Ãcalan: hanno chiesto giustizia per il popolo kurdo e
che sia presa una posizione in Europa contro la politica di annientamento
attuata dallo stato turco verso Abdullah Ãcalan. "Libertà per Ãcalan, Pace
in Kurdistan" è stato lo slogan più frequentemente utilizzato dai
dimostranti. Intervenuto con uin breve discorso, il Presidente del
Kongra-Gel Zübeyir Aydar ha definito Ãcalan un "ponte verso la pace",
mentre l'ex parlamentare del DEP Selim Sadak ha chiesto la rimozione
dell'isolamento del Leader del Popolo Kurdo, dall'Italia a partecipato
eurodeputato Luisa Morgantini. 



Con i carri armati non può esserci democrazia Yeni Ãzgür Politika, 15
febbraio 2006

L'agenzia di stampa DIHA riferisce le reazioni al riguardo del sindaco di
Cizre e degli esponenti della Piattaforma Democratica di Diyarbakžr, che
hanno dichiarato che in presenza di carri armati non può esservi democrazia
e che sono in attesa di una dichiarazione da parte del governo che
chiarisca tale situazione, dal momento che nei Paesi democratici i carri
armati stanno nelle caserme, non nelle strade cittadine.

Decine di carri armati del comando militare di S¸žrnak hanno attraversato
le strade di Cizre; tale fatto è stato condannato sia dal sindaco locale
che dal portavoce della Piattaforma Democratica di Diyarbakžr, Ali Ãncž, il
quale ha dichiarato che in un Paese democratico non può consentirsi che dei
carri armati girino in questo modo in strade cittadine e che ciò dimostra
che la Turchia non è un Paese governato in maniera democratica; inoltre il
fatto che i carri armati circolino per la città approfondisce ancor più la
sensazione di sfiducia della popolazione di quel territorio nei confronti
delle autorità centrali. LA domanda che sorge è: perché i militari hanno
fatto una simile dimostrazione? Qual è il messaggio in essa contenuto?

Si deve fare in modo che l'opinione pubblica riceva una risposta a tali
interrogativi e a detta dei dichiaranti questo rientra tra le
responsabilità del primo ministro. Tutto ciò va evidenziato.

Il sindaco di Sur, Abdullah Demirbas¸, ha detto: "Noi, in questo Paese, non
vogliamo che passino i carri armati nelle strade; desideriamo invece
democrazia e pace; per la nostra popolazione non c'è altra opportunità, se
non la pace". Il sindaco di Bag˜lar, signora Ãzs‘kmenler, ha dichiarato: 2I
carri armati sono strumento di guerra; effettuare una dimostrazione di
questo genere costituisce una minaccia rivolta visibilmente alla
popolazione ed equivale altresì a una dichiarazione di guerra; questo Paese
non ha bisogno di udire il rumore dei carri armati, ma di pace e democrazia
e che si senta la voce della popolazione. Per questo occorre smettere di
fare cose di questo genere". e e per questo si deve smettere di fare cose
del genere". Il sindaco di Kayapžnar, Karatekin, ha detto: "Tale
dimostrazione è quasi una prova di guerra e che avvenga a Cizre non è
accettabile, ciò può portare numerose provocazioni; tale situazione
contribuisce a costruire momenti di violenza e non gioverà ad alcuno. La
società civile di questo Paese ha sofferto a sufficienza per la violenza e
cose del genere non devono accadere".



Yilmaz che è stato rapito da membri del JITEM: è stato ritrovato morto

 Yeni Ãzgür Politika  09.02.2006

Di Abdulaziz Yilmaz era stato asserito che fosse stato rapito da membri
armati del JITEM a Usak; ne è stato ritrovato il cadavere, privo della
testa, delle braccia e delle gambe.

Abdulaziz Yilmaz e Omer Kisak si erano recati a Izmir da Adana il 27
gennaio. Successivamente erano andati ad Usak a far visita ad amici e ad
acquistare animali. Pare che lì siano stati rapiti da membri armati del
JITEM.

Kisak è poi riuscito a fuggire, mentre di Yilmaz non si erano più avute
notizie. È stato rinvenuto in un luogo nei pressi del villaggio nel quale
era stato catturato di forza. La sezione di Izmir dell'IHD ha presentato un
esposto giudiziale riguardo a tale caso. Kisak ha fornito prove dello
svolgimento dei fatti relativi alla cattura di Yilmaz e ha richiesto
provvedimenti a tutela della sua vita.

Dissotterrate ossa appartenenti a tre persone

S¸IRNAK, 9 febbraio 2006 (DI™HA)

Resti appartenenti a tre corpi sono stati rinvenuti durante le
perlustrazioni nel giardino della casa che si ritiene appartenga a un tale
di nome Abdullah Gul. L'ispezione dell'abitazione è stata effettua alle 7
del mattino da squadre speciali; Gul, sua moglie e una terza persona, di
cui non si conosce il nome, sono stati posti agli arresti. I lavori di
scavo, intrapresi da squadre comunali sotto la supervisione del pubblico
ministero di Cizre, sono tuttora in corso. La polizia ha bloccato l'accesso
alla zona e ha proibito ai giornalisti di scattare fotografie. Già nel 1993
un raid fu effettuato nella dimora di Abdullah Gul e furono trovate 175
pistole a canna lunga e migliaia di proiettili, oltre a vari strumenti di
tortura.  



Dichiarazione degli intellettuali riguardo a Musa Anter 9 febbraio 2006 (DIHA)

327 intellettuali hanno reso nota una dichiarazione comune, riferendo con
rammarico di aver riscontrato nella stampa il silenzio delle autorità circa
la confessione di Abdulkadir Aygan, membro del JITEM; richiedono pertanto
un intervento pubblico del Ministro dell'Interno e di quello di Grazia e
Giustizia.

La dichiarazione firmata da 327 intellettuali è volta a far luce
sull'omicidio di Musa Anter: è stata annunciata pubblicamente con un
comunicato stampa al Taksim Hill Hotel. Hanno partecipato alla conferenza
stampa il testimone dell'omicidio di Musa Anter, lo scrittore Orhan
Miroglu, l'ex-presidente dell'ODP Hakan Tahmaz, l'avvocato Hasip Kaplan e
Ferhat Tunc, nonché leader di partiti politici, scrittori, organizzazioni
sociali e molti giornalisti.

A nome degli intellettuali si è pronunciato Miroglu, il quale ha affermato
che nel discutere i crimini contro l'umanità commessi a danno di civili,
scrittori, intellettuali, artisti e politici, la Turchia dovrebbe
confrontarsi con il proprio passato. Miroglu, che aveva dichiarato che per
far luce sulle violazioni e gli omicidi i cui responsabili sono sconosciuti
e per poter apprendere la verità riguardo ad essi in questo momento
bisognerebbe istruire nuovi processi, ha proseguito dicendo che in Turchia,
a partire dagli Anni '70, continuano a esistere organizzazioni venute fuori
col nome di JITEM, Contro-Gueriglia e Special War Agency, e proseguono
altresì attacchi e altre forme d'intimidazione, da parte di tali gruppi, ai
danni di esponenti politici e democratici.

Riguardo al silenzio delle autorità sulla confessione di Abdulkadir Aygan,
Miroglu ha dichiarato: ' Quest'uomo ha raccontato come ha organizzato
l'assassinio del giornalista-scrittore Musa Anter, che aveva 74 anni nel
1992, anno in cui è avvenuto l'omicidio, e ha sostenuto di aver progettato
e contribuito all'omicidio di altre 40 persone. Inoltre Aygan ha dichiarato
di voler confessare quanto sa in tribunale, a patto di godere di garanzie
internazionali. Coloro che hanno perpetrato violazioni contro civili sono
sistematicamente definiti secondo le leggi internazionali come fautori di
crimini commessi contro l'umanità e, secondo l'e norme internazionali,
tutti gli stati potrebbero perseguirli".

Sono ancora ai loro posti di lavoro?

Dopo aver ricordato che l'assassino di Musa Anter, Hamit Yildirim, ricopre
ancora la sua posizione di  vigile a S¸žrnak e Ali Ozansoy, altro omicida,
lavora presso la TEM ad Ankara, Miroglu ha dichiarato: ' Chiediamo che il
Ministro dell'Interno e il Ministro di Grazia e Giustizia compiano le
indagini necessarie e si assumano le loro responsabilità per l'omicidio di
Musa Anter e degli altri gravi crimini commessi in passato. Inoltre,
vogliamo che rimedino al senso di giustizia violato verso la società e
pongano fine alle sofferenze dei nostri concittadini. Per questo occorre
confrontarsi con questo periodo del passato e iniziare un nuovo processo su
base paritaria".

Tra i firmatari della dichiarazione figurano Yasar Kemal, Orhan Pamuk,
Ismail Besikci, Oral Calislar, Tarik Ziya Ekinci, Naci Kutlay, RagIp
Zarakolu, Akin Birdal, il giornalista Ragip Duran, l'artista Ferhat Tunc,
la moglie di Ahmet Kaya - Gulten Kaya, il figlio di Musa Anter - Dicle
Anter, il Professor Gencay Gursoy, il giornalista Nazim Alpman, il
musicista Sanar Yurdatapan, il presidente dell'ODP Hayri Kozanoglu, il
presidente di EMEP Levent Tuzel, il presidente di SDP Filiz Kocali, i
presidenti del DTP, Ahmet Turk e Aysel Tugluk, e il presidente dell'IHD
Yusuf Alatas.





DTP: sia elementi dello stato che del PKK traggono profitto dall'ancora
irrisolta Questione Kurda

Zaman, 12.02.2006

I due co-presidenti del Partito per la Società Democratica (DTP), Ahmet
Türk e Aysel Tug˜luk, hanno illustrato al giornale Zaman il loro pensiero
riguardo alla Questione Kurda e all'organizzazione PKK, che è ritenuta
terroristica. I due co-presidenti sono apparsi assai cauti nel ricorrere
alla parola "terroristico" nel parlare del PKK e tuttavia hanno
riconosciuto che l'utilizzo delle armi non mostra di arrecare alcun
contributo alla risoluzione della Questione Kurda. A tal scopo, a loro
dire, lo stato dovrebbe lavorare per riconquistare la fiducia delle persone
che si trovano in montagna e per favorirne il reinserimento sociale.
Giudicano "molto positiva" l'iniziativa intrapresa la scorsa estate deal
Primo Ministro Erdogan, anche se "insufficiente". E formulano la seguente
importante dichiarazione: "Ognuno deve essere consapevole del gioco che si
sta giocando con la Turchia. Sia nell'ambito del PKK che dell'apparato
statale turco vi sono persone che tendono ad approfittare del fatto che la
Questione Kurda non sia stata tuttora risoltaŠ".



Delegazione di Hamas ad Ankara, "danno alla pace" per Israele di Redazione
Vita 16/02/2006

Un portavoce dell'ambasciata di Israele ha affermato che ricevere Hamas è
"un regalo a un'organizzazione terroristica".

La visita ad Ankara cominciata stamane da una delegazione di Hamas guidata
dal suo leader, Khaled Meshaal, ''costituisce un grave danno al processo di
pace e ne siamo profondamente disturbati e delusi''. Lo ha affermato un
portavoce dell'ambasciata di Israele ad Ankara.

''Si tratta di un regalo gratuito ad una organizzazione terroristica e di
un messaggio lanciato al mondo da Ankara nel senso che un gruppo terrorista
non ha bisogno di rinunciare alle sue pratiche sanguinarie per ricevere una
legittimazione politica''. ha aggiunto il portavoce chiedendosi ''quali
sarebbero le reazioni turche se in Europa venisse ricevuta una delegazione
del Pkk'' (l'organizzazione separatista curda fi Abdullah Ocalan).

La stessa fonte ha riferito che ieri sera il ministro degli esteri turco ha
telefonato alla sua collega israeliana Tzipi Livni per annunciarle la
visita della delegazione di Hamas e per presentarla nel quadro degli sforzi
della Turchia per la ripresa del processo di pace in Palestina. Ma il
ministro Livni ha ribattuto che la comunita' internazionale ha posto tre
precise condizioni ad Hamas (il riconoscimento di Israele, la rinuncia al
terrore e l'impegno alla road map) e che l'invito ad Hamas costituisce una
grave incrinatura nel fronte della comunita' internazionale.



Turchia a Israele, Infelice Paragone Tra Hamas e Pkk ASCA-AFP 17 feb -

La Turchia ha definito ''sfortunate'' le dichiarazioni di Raanan Gissin,
portavoce del governo israeliano, che aveva fatto un parallelo tra il
gruppo radicale islamista Hamas e i gruppi armati curdi del PKK che lottano
contro Ankara. ''Crediamo che le comparazioni fatte nelle dichiarazioni
israeliani siano completamente infondate e sbagliate'', si afferma in una
dichiarazione diffusa dal Ministro degli Esteri turco. ''Abbiamo reso noto
agli israeliano la nostra insoddisfazione e disagio riguardo alle
dichiarazioni che sono state fatte sui nostri problemi politici interni''.
Parlando alla televisione di stato turca Raanan Gissin aveva criticato con
forza la Turchia per aver invitato il leader in esilio di Hamas, Khaled
Meshaal, per dei colloqui che secondo Israele possono danneggiare i
rapporti bilaterali tra i due paesi. ''E' un grave errore'', aveva detto
Gissin'', ''questa visita potrebbe avere delle conseguenze sui nostri
rapporti che potrebbe essere difficile riparare''. ''Mi domando che cosa
penserebbero le autorita' turche se noi avessimo invitato Abdullah Ocalan
per dei colloqui in Israele?'', si e' chiesto retoricamente il portavoce
del governo israeliano.(Piu'Europa)



Non si deve chiudere Roj-TV solo perché è la Turchia a chiederlo Yeni Ãzgür
Politika, 13.02. 2006

"La lingua kurda deve poter essere insegnata liberamente e deve essere
dichiarata ufficialmente come utilizzabile. Che vi sia un programma di
circa mezzora ora qui e ora là e che si trasmettano programmi sottoposti a
controlli, privi di contenuto politico, non è di nessun aiuto. Occorre
invece che vi sia in Turchia una stampa kurda realmente libera. Pertanto si
devono poter effettuare trasmissioni direttamente dal territorio turco": è
quanto ha sostenuto Julliard, portavoce e coordinatore del settore ricerche
di Reporters Sans Frontières (RSF).

Pur se è vero che vi sono molte pressioni contro Roj-TV, è però anche vero
che le sue trasmissioni tuttora continuano, a detta di Julliard, che ha
aggiunto di ritenere stupido e inconcepibile che un canale debba
trasmettere dalla Danimarca perché lo stato turco ne pretende la chiusura.
Per RSF la Questione Kurda è situazione assai sensibile in Turchia e che di
ciò lo stato turco deve tener conto, nonché delle promesse che negli anni
scorsi ha fatto riguardo a tale questione e che in conseguenza di ciò deve
essere ufficializzato che la lingua kurda può essere liberamente
utilizzata. Queste sono le richieste che RSF rivolge alla Turchia.

Julliard: "Per noi che un canale effettui trasmissioni in esilio è una
banalità, è cosa che si vede accadere riguardo a Paesi non democratici come
Birmania e Cina. Giornalisti di tali Paesi, per poter svolgere il loro
lavoro, si recano in esilio. La Turchia deve superare una situazione di
questo tipo. Crediamo che la Turchia debba permettere a TV e radio kurde di
trasmettere liberamente".