da nablus



ricevo e rigiro,
un report che alcuni volontari del Presidio di pace di Nablus stanno
scrivendo sui recenti avvenimenti in quella città.

mrc

Nablus, 8 Luglio

Nell’ultima settimana la tensione a Nablus e’ tornata a salire. Dopo
l’invasione
della settimana scorsa, l’idea di una prossima e massiccia invasione e’
ormai sempre
piu’ diffusa tra le persone .

Mercoledi’ notte, l’ultimo episodio.

Premetto che questa versione deriva dalle informazioni derivanti da alcuni
volontari
del Medical Relief  (coloro che hanno assistito agli scontri), quindi non
dagli
organi ufficiali che invece hanno rilasciato dichiarazioni  pressoché
incomplete ed
errate (media italiani compresi).

Mercoledi’, intorno a mezzanotte un gruppo di coloni ha cercato di recarsi
alla
Tomba di Giuseppe per pregare. Questa si trova a pochi metri da uno dei
piu’ grandi
campi profughi della West Bank, Balata, una baraccopoli diventata ormai
una citta’
di 40.000 persone che attendono dal 1948 di tornare alle case da cui erano
state
cacciate e soggette da allora alla repressione piu’ dura. Solitamente
questo tipo di
provocazione avviene di giorno e in corrispondenza di particolari festivita’
ebraiche. Questa volta invece niente di tutto cio’.

Come sempre accade in queste occasioni, prima dell’arrivo dei coloni,
l’esercito ha
circondato l’area: prima posizionando i cecchini sugli edifici intorno, poi
servendosi di piccoli carri armati e jeep. Al primo lancio di pietre di
alcuni
ragazzi uno di questi, di soli diciassette anni, e’ stato colpito alla
testa dai
militari israeliani.

Appena uno dei volontari del Medical Relief ha raggiunto il corpo e ha
cercato di
trasportarlo all’ambulanza, i soldati lo hanno fermato e alla sua
richiesta di avere
almeno rispetto di un corpo ormai praticamente senza vita si sono fatti
una risata,
prendendosi con tranquillita’ tutto il tempo necessario per accertarsi che il
ragazzo fosse morto prima di lasciarlo passare.

L’operazione e’ continuata durante tutta la notte, riuscendo a colpire
altri due
ragazzi: uno allo stomaco, sopravvissuto e l’altro invece colpito al cuore e
deceduto all’istante.  Contrariamente a (come sempre) dicono i nostri media
italiani, anche loro due erano disarmati, due sentinelle che cercavano di
avvisare i
combattenti. Il bilancio: due morti e un ferito, tutti disarmati , ma
soprattutto
nessuno dei combattenti armati colpito nemmeno di striscio.

La frustrazione che deriva da queste “operazioni militari” sembra un buon
modo per
aumentare il numero di persone in armi da poter prontamente poi sfruttare
in futuro
come pretesto per nuovi massacri in nome della sicurezza e democrazia in
Medio
Oriente.

Non per aggiungere orrore all’orrore ma credo ancora rilevante notare un
altro
dettaglio di  quella che sembra essere la logica della benzina sul fuoco.
Durante il
funerale di uno dei due ragazzi uccisi, soldati israeliani hanno occupato
per alcune
ore una casa all’interno del campo, accanto al cimitero. Sembra quasi un
miracolo
che questa provocazione non abbia causato un altro spargimento di sangue.

Altre fonti ufficiali inoltre ci informano di un importante  cambio di
vertice: a
coordinare ora le operazioni su Nablus c’e’ un  nuovo capitano che arriva
da Gaza,
portandosi da li’ i metodi e la logica sanguinaria che tutti conosciamo.

Alcuni abitanti di uno dei tre campi profughi all’interno di Nablus  hanno
riferito
di un’incursione notturna dell’esercito israeliano di occupazione circa
cinque
giorni fa, messa in atto al solo scopo di permettere al summenzionato
capitano di
“presentarsi” alla popolazione parlando attraverso l’altoparlante.



Nablus ormai rimane forse l’unico luogo, oltre a Gaza, dove rimanga ancora
una
parvenza di resistenza armata (ancorche’ sostanzialmente decorativa, come ci
sembra). Si  ritiene che, con questo pretesto, vi siano tutte le
intenzioni da parte
del governo israeliano di tornare ad occuparla, questa volta in via
definitiva.
Secondo l’opinione di alcuni dei nostri amici ed interlocutori
palestinesi, l’idea
parrebbe quella di ripetere qui quello che gia’ e’ accaduto a Gerusalemme
e Hebron,
cioe’ insediare stabilmente i coloni nel cuore della citta’.

Il risultato gia’ lo conosciamo: chiusura dei negozi della citta’ vecchia;
attacchi
continui alla popolazione palestinese da parte di questi fanatici armati;
sviluppo
di nuovi insediamenti come metastasi;…….. Pian piano arriveranno a fare
della citta’
una citta’ morta e a persuadere i palestinesi  a lasciare le proprie case per
andarsene altrove.

Difficile poi non collegare l’escalation di violenza militare, qui come a
Betlemme
(dove una manifestazione di bambini del campo profughi di Aida e’ stata
attaccata
dall’esercito facendo 12 feriti), come a Hebron, come in tutto il West
Bank, al
cosiddetto piano di ritiro da Gaza. Incendiare i Territori Palestinesi
Occupati
mentre si mostra al mondo la volonta’ di pace sgomberando una striscia di
sabbia,
dolore e disperazione.

Il processo di pace.



Sobrin & Ruby