risposta a Sartori sul pacifismo



DISCUTENDO SU PACIFISMO E GUERRA COL PROF. SARTORI
Corriere della Sera, Venerdì 18 Ottobre 2002
I pacifisti pensanti... e quelli incoscienti
IL MONDO IRREALE DEI «CIECOPACISTI»
di GIOVANNI SARTORI
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Tento di rispondere a questo articolo di Sartori. Le mie inserzioni nel suo
testo sono segnate da  +..+
Enrico Peyretti

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Chi vuole la guerra è un demente che vuole una cosa orribile. E dopo gli
spaventosi bagni di sangue delle ultime guerre mondiali, in Europa la guerra
non la vuole più nessuno.

+ Pare che Blair, Berlusconi e Aznar, che sono in Europa, vogliano ciò che
vuole Bush, cioè, oggi, la guerra. +

Pertanto chi oggi distingue tra pacifisti e guerrafondai disegna una
distinzione fuorviante. La distinzione che ci divide è tra pacifisti
incoscienti - che dirò «cieco-pacisti» - e pacifisti pensanti.

+ In un certo senso, Sartori ha ragione: non basta -anche se è
sacrosantamente giusto! - rifiutare la guerra se non si conoscono e non si
propongono alternative ad essa per la soluzione dei conflitti. La cultura di
pace seria - esiste eccome! - non è soltanto rifiuto della guerra, ma
costruzione di alternative. Soluzioni di pace a conflitti acuti ci sono
anche nella storia, non poche (posso documentare). Il fatto è che la cultura
dominante (in politica, economia, storia, ..) è cultura di guerra. Le
fondamenta del pensiero occidentale (più che degli altri) sono una filosofia
armata, gerarchica, aggressiva. Smascherano questo carattere Panikkar, J-M.
Muller, Capitini, Gandhi, Galtung, Levinas, Girard, Roberto Mancini, e prima
Erasmo e gli umanisti religiosi, ed ho citato a caso. Dite che non sono i
più famosi? Infatti, come volevasi dimostrare! +

Il cieco-pacista non sente ragioni, è tutto cuore e niente cervello. Il guru
pacifista del momento, Gino Strada, scrive così: «Può darsi che il movimento
per la pace non sia in grado di far cadere un dittatore, ma una cosa è
assolutamente certa, che... non ne ha mai creati né aiutati a imporsi».

+ Gino Strada ha torto: il movimento per la pace occidentale anni '80,
insieme al dissenso interno all'Est, ha contribuito in modo decisivo a far
cadere i regimi autoritari o dittatoriali del blocco sovietico nel 1989 (G.
Salio, "Il potere della nonviolenza", ed. Gruppo Abele, 1995, cap. 1) +

Purtroppo no. Purtroppo Strada è assolutamente certo di cose assolutamente
false. I pacifisti degli anni '30 hanno aiutato Hitler a imporsi, .

+ Tante cose diverse vanno sotto il nome di pacifismo. Potrei rinviare a
qualche pagina del mio "Per perdere la guerra" (Beppe Grande ed., Torino
1999, cap. 17, "Pacifismo? No, grazie!"): c'è anche un pacifismo vile,
quello dei governi democratici che ottennero (per breve tempo) da Hitler una
falsa pace a spese della Cecoslovacchia. Ma chiamare pacifismo quello non è
molto corretto. Poi ci sono pacifismi veri, direi meglio culture e politiche
libere dalla violenza come mezzo d'azione. +

.così come i pacifisti della guerra fredda - gridando better red than dead ,
meglio rossi che morti - invitavano l'Unione Sovietica a invadere una Europa
che non si sarebbe difesa.

+ Meglio morti che comunisti, o meglio comunisti che morti? Meglio morti
liberi che vivi asserviti? È una questione assai grossa, che non si può
liquidare con una battuta, e fu discussa con molta serietà da persone
seriamente pensose. Chi sceglieva la morte sceglieva di fatto la morte
altrui, bella forza! Chi preferiva vivere - cioè allontanare la guerra
nucleare, non aggiungere missile a missile - per poter lottare per pace,
giustizia, libertà, non invitava affatto l'Urss ad invadere l'Europa, non
voleva la non-difesa dell'Europa. Per dire questo bisogna ignorare tutto del
movimento per la pace degli anni precedenti l'89.+

Il Paternostro recita: «Non indurci in tentazione». Lo recitano ancora, il
Paternostro, i nostri pacifisti chiesastici? E se lo recitano, perché non si
chiedono se il loro pacifismo assoluto - che è in sostanza un pacifismo di
resa - .

+ Ecco il punto. (A parte che si dice Padre Nostro in italiano, oppure Pater
Noster in latino, ma qui non ha importanza). Un uomo colto come Sartori è
ignorante sulla cultura di pace, perché evidentemente non se ne è mai
occupato. Gli siamo tutti enormemente grati perché è un grande smascheratore
dell'ingannatore nazionale Berlusconi, ma su questo punto della pace lo
preghiamo di informarsi. Qui parla esattamente come quegli alti ufficiali
della Scuola d'Applicazione d'Arma di Torino, che mi dissero: "Voi
nonviolenti volete la non-difesa". Mi scusi, prof. Sartori, per questo
paragone che non è un complimento nei Suoi riguardi. Il fatto è che la
cultura politica corrente ha un modello di difesa handicappato, ridotto al
solo militare, ignaro (volutamente, io credo) delle possibilità che ogni
società ha di difendere  i propri diritti senza consegnarsi al potere
militare. +

.non induca in tentazione i malintenzionati non ancora convertiti in
agnelli? Quanto ai nostri cieco-pacisti laici, a loro ricordo il detto che è
l'occasione che fa l'uomo ladro. Non ci credono? Provino a lasciare
spalancate le porte delle loro case. Saranno svaligiate anche e proprio da
ladri creati dall'occasione.

+ Il paragone non vale. Dai ladri ci si difende con le serrature e, se
occorre, con la polizia. Se ai ladri si fa la guerra si è assassini, che è
peggio che ladri. C'è una distinzione importante, di sostanza e non di
parole, mai richiamata: quella fra polizia e guerra. La polizia, quando sta
nella legge (non come a Genova!), riduce la violenza, pur usando la coazione
necessaria. La guerra aumenta sempre la violenza, perché è una gara tra
violenti, ed è decisa solo dalla violenza maggiore. Una polizia
internazionale sarebbe certo necessaria, ed è prevista dalla Carta dell'Onu.
La quale bandisce la guerra nelle prime parole del Preambolo. Ma le
potenze - oggi gli Usa di Bush (perché c'è un'altra grande America
statunitense contrarissima a Bush!) - preferiscono esercitare in proprio il
barbaro diritto di guerra, boicottando il nuovo diritto internazionale di
pace nato nel 1945, la più alta forma di organizzazione civile mondiale che
l'umanità si sia mai data. Oppure, le potenze si fanno "autorizzare" dall'
Onu a fare la guerra, ma l'Onu non può far questo senza negarsi. E
distruggere l'Onu è ciò che la politica di potenza vuole. +

Fortuna vuole che ai pacifisti incoscienti si contrappongano i pacifisti
pensanti che rifiutano la guerra offensiva ma approvano la guerra difensiva,
che distinguono tra guerra ingiusta e guerra giusta e che fanno sapere che
si difenderanno se attaccati. Il mondo libero deve la sua libertà a questo
pacifista con la testa sul collo.

+ Certo, i pacifisti pensanti ci sono, e sarebbero di più, se studiosi,
professori, giornalisti facessero conoscere al popolo questa cultura (e
anzitutto la conoscessero). I pacifisti pensanti non chiamano mai giusta una
guerra, perché tra guerra e giustizia non c'è alcun rapporto possibile. «La
guerra è l'antitesi del diritto», Bobbio. Avrebbe più probabilità di
giustizia il tirare a sorte la vittoria: almeno il 50% contro lo zero %
delle armi.  Dalla guerra esce vincente solo la maggiore violenza, che per
puro caso può essere dalla parte di chi aveva anche la maggiore ragione. «La
guerra fa più malvagi di quanti ne toglie di mezzo», Kant. Sia la Carta dell
'Onu (art. 51) che la nostra Costituzione (art. 52) ammettono la guerra
difensiva, ma la Carta obbliga tutti i suoi membri (anche gli Usa, anche l'
Italia), appena esercitato il diritto immediato di autodifesa da un'
aggressione diretta, e non ai propri lontani interessi (come vuole il Nuovo
Modello di Difesa, dettato dagli Usa, incostituzionale in radice), a
deferire immediatamente la questione al Consiglio di sicurezza, supremo
competente, con potere di polizia (di cui gli devono essere conferiti i
mezzi, che gli stati non gli conferiscono). Qui c'è il superamento della
sovranità assoluta degli stati, fattore generatore di guerra, perché
sovranità (superiorem non recognoscens) significa insubordinazione alla
legge del bene dell'umanità intera. Purtroppo l'Onu, istituzione di pace, è
ancora inficiata dal diritto di guerra (privilegio dei vincitori del '45).
Ma dunque riformiamola in senso coerente, giusto e democratico. Invece le
potenze, oggi l'unica super-pre-potenza, vogliono o usarla o distruggerla.+

Ma anche lui [il pacifista pensante] si trova a disagio al cospetto della
nuova idea della guerra preventiva.

+ Eccome, se si trova a disagio! Molto di più: chi pensa seriamente la pace,
vede che la guerra preventiva è l'esatto opposto della guerra di difesa,
temporaneamente giustificabile (come abbiamo visto). Essa è la guerra di
offesa, di aggressione, che nulla giustifica. Ciò diventa tanto più chiaro
se vediamo - e lo vediamo sempre meglio - che le vere ragioni di questa
guerra di Bush sono strategiche (prossima tensione con la Cina) ed
energetiche (prossimo rarefarsi del petrolio) nel centro-Asia , e le armi di
Saddam sono un pretesto grossolano: un sacco di stati le hanno, illegalmente
e minacciosamente; gli stessi Usa hanno e producono armi chimiche e
batteriologiche, chi non lo sa? +

Mi si dirà che la guerra preventiva è sempre esistita. Sì; ma no. No nel
senso che oggi la dottrina della guerra preventiva si fonda su una nuova
ragion d'essere che si inserisce in un nuovo contesto: il contesto di quella
guerra che Umberto Eco ha battezzato «guerra diffusa». Nelle guerre del
passato esistevano due (o più) nemici ben riconoscibili i cui eserciti si
fronteggiavano lungo una frontiera che era il limite da superare. Queste
guerre erano dunque caratterizzate da una frontalità territoriale. Nella
nuova guerra l'attaccante è un terrorismo globale ispirato da un fanatismo
religioso - e quindi senza precisa patria - che non si lascia localizzare,
che è dappertutto, e che opera nascondendosi. In questa guerra diffusa,
latente, ma per ciò stesso sempre pronta a colpire, l'attaccato non sa più
chi contrattaccare. O meglio: può solo attaccare le infrastrutture dove
vengono prodotte le armi dei terroristi e gli Stati che li «supportano».

+ Il terrorismo diffuso non giustifica una guerra diffusa, infinita nel
tempo e nello spazio. Questa risposta è criminale (accresce il male, il
dolore, l'ingiustizia) e stolta: non toglie le cause del terrorismo, ma lo
alimenta. Guerra preventiva chiama  terrorismo preventivo: una catena
maledetta, una maledetta imitazione reciproca. Il modello in piccolo lo
vediamo tra Israele e Palestina: fallimento di ogni sicurezza e di ogni
diritto, crescita di sangue e follia!  La vera lotta al terrorismo sarebbe
togliergli cause e pretesti, che sono abbondanti; allearsi coi popoli
tentati per disperazione di confidare in esso; lavorare nella direzione
della giustizia mondiale economica, ecologica, giuridica, informativa, nel
fecondarsi reciprocamente delle culture umane, che hanno tutte, pur coi
limiti ed errori di tutte, valori di vita e di saggezza, di bene e di pace.
In verità, è pericoloso essere potenti, e potenti solitari, senza argine; il
potente è pericoloso a sé e agli altri; la potenza toglie la ragione, è una
ossessione; la salvezza sta nell'equi-valenza, cioè uguaglianza di valore
tra persone e popoli, perciò tensione a realizzare uguaglianza di diritti,
di condizioni decenti e degne di vita. Ma si fa il contrario di questo, e
ciò è causa di terrore e follia, non da una sola parte. +

L'altro aspetto del problema è che la guerra terroristica dispone di nuove
armi chimiche e batteriologiche. Qui la novità è tecnologica. E il fatto è
che oggi disponiamo di una tecnologia facilmente nascondibile il cui
potenziale distruttivo è terrificante. Prima c'era il cannone e c'era la
corazza. Oggi la corazza non c'è quasi più, e il cannone è diventato
gigantesco. Una sola persona può avvelenare l'acqua potabile di un milione
di persone. Il cieco-pacista non lo vede, ma il problema è questo.

+ Quel tipo di armi è diffuso, è anche nelle mani di chi oggi si ammanta da
purificatore, e ieri le ha fornite ai "delinquenti" di cui si serviva, che
oggi condanna a morte. Infatti gli importa altro, non liberare il mondo
dalla fabbrica della morte di massa. Chi ha immesso nel mondo l'arma
atomica, usandola il 6 e 9 agosto '45 senza neppure - ormai è provato - la
pretesa necessità bellica? Chi ha gettato il mondo umano nel pericolo della
morte totale? Così si è avviata la proliferazione nucleare e il ricatto
atomico sull'umanità. Gli imitatori sono da condannare, ma gli iniziatori e
alimentatori non hanno titolo per farlo (e intanto rifiutano la Corte Penale
Internazionale). +

Si sarà notato che non ho mai menzionato l'Iraq. Difatti qui interessa
capire quale sia la ragion d'essere di una guerra preventiva. Se questo
nuovo diritto di guerra si applichi o no (e con quali procedure) ai vari
casi concreti, e oggi al caso di Saddam Hussein, è una questione a parte.
Una cosa alla volta. E questa volta il punto è che, a fronte della altissima
vulnerabilità e facile «uccidibilità» delle società industriali avanzate, il
pacifista di oggi è ancor più cieco e malconsigliante di quello del passato.

+ Giusto. Sull'Iraq è da vedere. Allora Bush lasci vedere ad ispettori
imparziali e non pretenda di giudicare in anticipo, per fare comunque la
guerra che, nei suoi stolti e micidiali calcoli, ha già deciso di fare. In
conclusione, davvero stupisce che anche il prof. Sartori pensi così
subordinatamente al dogma ufficiale Usa. Le società industriali avanzate
hanno diritto ad essere protette dalla loro facile "uccidibilità", ma un
diritto assolutamente non superiore al diritto alla vita di qualunque altra
persona umana o popolo che la guerra ucciderebbe, e sta già uccidendo. Bush
e la sua potenza non valgono nulla di più dell'ultimo moccioso dell'ultimo
villaggio del mondo. Se non concordiamo su questo, prof. Sartori, che cosa
vale il nostro accordo contro l'imbroglio di Berlusconi? +

Enrico Peyretti, 18 ottobre 2002