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BATTEZZATI NONCREDENTI

 

Valerio Bruzzone scrive a "Repubblica" del 4 gennaio 2002:

"…I cattolici fanno del Battesimo un sacramento indelebile, rafforzato dall'esistenza del Limbo come luogo di eterna inedia per i giusti non battezzati.

Solo recentemente hanno proclamato che il Limbo non c'è più.

Battezzando i neonati, Oltretevere possono dire che l'Italia è un paese cattolico, ed esercitare le note pressioni sullo Stato per tentare di imporre la loro visione della società. Anche la Chiesa Valdese battezza i neonati, però il battezzato, in età adulta, sceglie se confermare o no la sua adesione con atto formale detto ‘confermazione’.

Se anche la Chiesa romana avesse la ‘confermazione’ si potrebbe ancora dire che gli italiani sono quasi tutti cattolici?"

E’ un tema che Capitini ha affrontato molti anni fa nel libro "Battezzati noncredenti" e sul quale speriamo che la riflessione possa continuare fra tutti i credenti e i noncredenti.

 
 

CARITA’ E DIRITTO

 

In "Donna" dell’8 gennaio 2001 il Sac. Dr. Franco Ratti scrive tra l’altro al filosofo Umberto Galimberti:

"Di fronte alle due Twin Towers siamo chiamati a duplice chiarezza.

1)I poveri, anzi gli impoveriti, non devono più essere oggetto di elemosina, ma soggetto di diritti.

Finalmente restituiti alla loro dignità di esseri umani, attivamente capaci anch'essi di capitalismo…

…secondo la nostra etica pataccara, è immorale solo il terrorismo; non ci terrorizza affatto la povertà che lo genera.

2) Oggi noi occidentali partecipiamo ad un sistema ultracapitalistico, fondato sull'ingiustizia e sul furto planetari, perpetrati contro quasi tutta l'umanità.

Anche i più onesti fra noi sentono veemente la pressione sociale all'affare" (eufemismo per ‘furto’), tentati come sono di partecipare all'abbuffata di tutti…

…Noi cristiani siamo interpellati.

Non è più tempo di sentirsi "peccatori" a livello di morale sessuale privata, ma anche e soprattutto in senso sociale e politico.

Siamo ladri a livello di sistema. Nostro malgrado. Nel migliore dei casi, ladri onesti."

Risponde tra l’altro Galimberti:

"La sua lettera ha il pregio di mettere in evidenza il nesso che esiste tra il capitalismo occidentale che ora diventa globale e la povertà dei mondo.

E’ un nesso oscurato dalla nostra appartenenza all'Occidente e dalla nostra incapacità a limitare i nostri privilegi.

Eppure è un nesso che va ribadito e non troppo facilmente e frettolosamente liquidato come anti-americanismo.

E’ inoltre importante che a sottolinearlo sia un uomo di religione, anzi, di religione cristiana, che, tra tutte le religioni, è l'unica a credere nell'incarnazione di Dio, nel Dio fatto uomo, da cui scende quella virtù, fondamentale per il cristianesimo, che è la carità, qui intesa non come elemosina, ma come invito a rapportarsi all'uomo come ci si rapporta a Dio.

Ma, allora, perché tutto sia giustificato, è necessario che la Chiesa, prima dei nuovi peccati sociali elencati qualche anno fa nel Nuovo Catechismo (evasione fiscale, negligenza sul lavoro, gioco d'azzardo, mercato della droga, manipolazione dell'opinione pubblica), elabori una "teologia della carità", senza la quale la rubricazione di certi comportamenti come ‘peccati’ non ha alcun fondamento, se non quello dell'adeguamento della Chiesa alle convenzioni di cui la società borghese ha bisogno per mantenere se stessa e prosperare senza vergognarsi.

Seguire questa traccia significa per la religione non essere all'altezza dei proprio ‘senso’, che non è quello dei semplice ‘consenso’ a improcrastinabili istanze di rinnovamento nell'economia della convivenza civile, ma quello ben più arduo e rintracciabile nell'origine stessa dei Cristianesimo, là dove questa religione annuncia il totale rinnovamento dei cielo e della terra.

Senza questa radicalità, la religione è superflua adesione all'esistente…"

Sia l’uno che l’altro usano concetti e parole adoperati da Capitini, morto da 35 anni, forse senza conoscerlo, comunque senza ricordarlo.

Lo ricordiamo noi che ci siamo dati questo compito con le nostre piccole forze.

La sua religione aperta e il suo socialismo venivano dal rifiuto intransigente dalla realtà e dalla società, delle chiese e delle loro storie, si rivolgeva per i suoi orizzonti alle fonti, che erano Gesù, Buddha, Francesco d’Assisi, Gandhi, si fondava come scelta prima ed essenziale sulla nonviolenza e sulla nonmenzogna.

da www.cosinrete.it