perche' la guerra e' illegale



Michael Mandel, professore di diritto alla Osgoode Hall Law Schoool di
Toronto, è specializzazo in diritto penale internazionale. (ZNET)

Traduzione di  Sergio De Simone


Un segreto ben mantenuto circa l'attacco all'Afganistan da parte di USA e
Gran Bretagna è che esso è chiaramente illegale. Viola il diritto
internazionale e le parole esplicite della Carta delle Nazioni Unite.

Malgrado il ripetuto richiamo al diritto di auto-difesa previsto
dall'Articolo 51, la Carta semplicemente non ha valore in questo caso.
L'Articolo 51 concede ad uno stato il diritto di rispondere ad un attacco in
corso o imminente come misura temporanea prima che il Consiglio di Sicurezza
dell'ONU possa compiere i passi necessari per ripristinare la sicurezza e la
pace internazionali. Il Consiglio di Sicurezza ha già approvato due
risoluzioni che condannano gli attacchi dell'11 settembre e che annunciano
un complesso di misure mirate a combattere il terrorismo.

 Queste comprendono misure per la repressione del terrorismo internazionale
e delle sue fonti di finanziamento, e per la cooperazione tra gli stati nel
campo della sicurezza, delle investigazioni criminali e delle procedure
legate al terrorismo. Il Consiglio di Sicurezza ha messo su un comitato per
controllare il progresso nella loro applicazione e ha dato a tutti gli stati
90 giorni di tempo prima di riferire. Nessuna delle due risoluzioni si può
dire autorizzi seppur minimamente l'uso della forza militare. È vero,
entrambe nei loro preamboli, "affermano" in maniera astratta il diritto
intrinseco all'auto-difesa, ma lo fanno "in sintonia con la Carta". Non
affermano che l'azione militare contro l'Afganistan possa ricadere
nell'ambito del diritto all'auto-difesa, né potrebbero. Infatti il diritto
all'auto-difesa unilaterale non include la rappresaglia una volta che
l'attacco si sia arrestato. Il diritto all'auto-difesa previsto dal diritto
internazionale è come quello previsto dal diritto dei singoli stati: si
consente l'auto-difesa quando la legge non sia accessibile, ma non si
consente di arrogarsi il controllo di quest'ultima.
Dal momento che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno intrapreso questo
attacco senza l'autorizzazione esplicita del Consiglio di Sicurezza, quelli
che morranno per sua causa saranno vittime di un crimine contro l'umanità,
esattamente come le vittime dell'11 settembre. Anche al Consiglio di
Sicurezza è solo permesso autorizzare l'uso della forza quando "necessario a
mantenere e ripristinare la pace e la sicurezza internazionale". Ora deve
essere chiaro a tutti che l'attacco militare contro l'Afganistan non ha
niente a che vedere con la prevenzione del terrorismo. Anche
l'Amministrazione Bush ammette che la vera guerra contro il terrorismo è una
guerra a lungo termine, una combinazione di maggior sicurezza, servizi
segreti ed un ripensamento delle alleanze straniere statunitensi. I critici
dell'approccio di Bush hanno argomentato che qualunque battaglia contro il
terrorismo efficace dovrebbe implicare la riconsiderazione del modo in cui
Washington ha dato impulso alla violenza per conseguire guadagni di breve
periodo, come in Afganistan quando dieci anni fa sostenne i talebani, in
Iraq dove sostenne Saddam Hussein contro l'Iran, e in Iran quando sosteneva
lo Shah.

L'attacco sull'Afganistan ha a che fare con la vendetta ed il tentativo di
mostrare quanto sanno essere duri gli Americani. Lo si sta conducendo a
spese di persone che hanno un potere di controllo sul loro governo di gran
lunga inferiore a quello degli sfortunati che sono morti l'11 settembre. Si
tradurrà inevitabilmente nella morte di molti civili, sia a causa dei
bombardamenti che dell'interruzione dell'assistenza in un paese in cui
milioni sono già a rischio. Le 37 mila razioni lanciate domenica sono state
una pura operazione di public relations, e così anche le dichiarazioni circa
gli attacchi "chirurgici" e la negazione dell'esistenza di morti civili. Vi
abbiamo assistito già prima, in Kosovo per esempio, quando si fece poi
ricorso a scuse che non reggevano per giustificare gli "incidenti" che
avevano ucciso civili.

Per tutte le cose che si è detto siano cambiate a partire dall'11 settembre,
una cosa che non è cambiata è l'indifferenza degli USA per il diritto
internazionale. La sua decennale campagna di bombardamenti contro l'Iraq ed
il bombardamento della Yugoslavia nel 1999 erano illegali entrambi. Gli USA
non riconoscono nemmeno la giurisdizione della Corte Mondiale, essendosene
ritirati quando nel 1986 essa li condannò per l'attacco al Nicaragua, per il
minamento dei porti e per il finanziamento dei Contras. In quel caso, la
corte respinse le pretese statunitensi di star agendo sotto l'azione
dell'Articolo 51 per la difesa dei vicini nicaraguensi. Da parte sua, il
Canada non fare come lo struzzo nascondendo l'illegalità di tutto questo
dietro la clausola di solidarità prevista dal trattato della NATO, giacché
quella clausola è espressamente subordinata alla Carta dell'ONU.

Ma, si potrebbe chiedere, la legalità conta in un caso come questo? Sicuro!
Senza il diritto, non c'è limite alla violenza internazionale al di là della
forza, della spietatezza e della scaltrezza degli escutori. Senza la
legalità internazionale garantita dal sistema dell'ONU, i popoli del mondo
sono messi in disparte in questioni di interesse vitale per tutti noi. Siamo
tutti messi in pericolo da ciò che potrebbe succedere. Dobbiamo insistere
affinché Washington renda conto della necessità, razionalità e
proporzionalità di questo attacco, alla luce del sole e di fronte alla
comunità internazionale. Il bombardamento dell'Afganistan è l'equivalente
legale e morale di ciò che è stato fatto agli Americani l'11 settembre.
Potremmo giungere al punto di ricordare quel giorno non per la sua tragedia
umana, ma come l'inizio di un tuffo a capofitto in un mondo violento, e
senza legge.

Nello

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