07/05 Benevento: processo augusta



(TESTO DEFINITIVO CORRETTO - URGONO ADESIONI NAZIONALI)


"PROCESSO AGUSTA" 7 MAGGIO A BENEVENTO:
PROCESSIAMO NOI
I SIGNORI DELLA GUERRA E I MERCANTI DI MORTE

    Il 7 maggio si apre nel tribunale di Benevento il processo a 24 persone
(fra cui il sacerdote Vitaliano Della Sala, il giornalista Dino Frisullo,
l'ex segretario campano del Prc Enzo Gagliano, Marcello Musto ed Erminia
Rizzi di Azad di Napoli e Bari, gli esponenti dei centri sociali Officina
99, Ska, Depistaggio, Coppola Rossa e Il brigante, del Coordinamento
antagonista pugliese e dei disoccupati organizzati di Napoli), protagonisti
nell'agosto del '99 del presidio del locale stabilimento dell'Agusta contro
l'esportazione di elicotteri da combattimento alla Turchia.

    L'ipotesi di reato di "danneggiamento di struttura produttiva", così
come l'accusa, caduta in istruttoria, di "interruzione di attività
produttiva", sono incostituzionali sopravvivenze della legislazione
antisciopero di epoca fascista.
    Il riferimento è ad una manifestazione pacifica che, a seguito di altre
analoghe iniziative promosse unitariamente da Azad, Assopace, Pax Christi,
Amnesty International, Cobas ed altri dinanzi agli altri stabilimenti del
gruppo a Varese, Brindisi e Frosinone, era intesa e riuscì ad aprire un
dialogo con i lavoratori sulla valenza di oppressione e di morte del
prodotto del loro lavoro.
    In particolare a Varese l'analoga iniziativa fu promossa insieme a
delegati Fiom. Fim e Cub, a Frosinone con i delegati Cobas, a Brindisi con
delegati di Alternativa sindacale Cgil.
    Anche a Benevento il rapporto con i lavoratori fu così positivo che
nell'istruttoria del processo intentato dalla direzione dell'Agusta,
nonostante le immaginabili pressioni dell'azienda, tutte le loro
testimonianze sono andate a discarico degli imputati.

    In realtà questo processo è la vendetta postuma dell'Agusta, al cui
prototipo, l'elicottero "Mangusta", il governo turco ha poi preferito le
analoghe macchine da guerra di produzione Usa e ucraino-israeliana, a causa
della "scarsa affidabilità" del fornitore italiano nella continuità della
gigantesca commessa (145 elicotteri, prima tranche del progetto di
acquisizione di circa 800 elicotteri).
    Nonostante le pressioni esercitate direttamente in Turchia da ministri
italiani, il regime turco ha valutato il movimento di solidarietà italiano
così forte da pregiudicare il suo progetto di acquisire gli elicotteri, ma
soprattutto la loro tecnologia e la possibilità di produrli ed esportarli a
sua volta, su licenza italiana, in altri teatri di conflitto e di
repressione - come aveva già fatto con l'acquisto della fabbrica d'armi
Bernardelli di Brescia (poi chiusa lasciando a terra i lavoratori) e con la
temporanea acquisizione della Rinaldo Piaggio di Genova.
    Questa decisione, seguita più recentemente dalla sospensione
dell'intero "affare elicotteri" in seguito alla gravissima crisi economica
turca, è stata dunque una vittoriadel grande movimento che, fuori ma anche
dentro le fabbriche, ha messo in discussione l'aperta violazione della
legge 185/90, che vieta la fornitura di armamenti a paesi che siano in
guerra e/o che violino gravemente i diritti umani.

    Va ricordato che contro la fornitura di armamenti italiani alla Turchia
si espressero, in quel periodo, anche sindacalisti di rilievo nazionale e
numerosi parlamentari, con interrogazioni e con mozioni approvate in
entrambe le Camere.
    Infatti i 126 elicotteri già forniti negli anni passati dall'Agusta
alla Turchia erano già stati usati, come attestano Human Rights Watch e
Amnesty International, non solo nella guerra interna ed esterna alla
guerriglia kurda, ma anche nella "guerra etnica" che ha condotto alla
distruzione di oltre quattromila villaggi e all'esodo della popolazione
civile, anche con l'uso di armi di sterminio quali gas, napalm e -secondo
recenti ricerche e rivelazioni- proiettili all'uranio impoverito.
    E nulla esclude che gli stessi elicotteri siano stati usati anche nel
recente assalto omicida dal cielo e da terra, con largo uso di gas e
sostanze infiammabili, ai venti penitenziari politici in sciopero della
fame.

    Se l'Agusta è stata (per ora) di fatto esclusa dalla commessa
multimiliardaria, rimane tuttavia fornitrice della Turchia come altre
aziende italiane, a partire dall'Oto-Breda, tuttora in gara per la
fornitura di ben mille blindati e chiamata recentemente a fornire nuovi
cannoni ai carri Leopard-1 dell'esercito turco.
    Rimane anche l'uso politico delle commesse belliche da parte del regime
turco, come dimostra l'annullamento di commesse miliardarie con la Francia
dopo l'approvazione a Parigi di una mozione parlamentare sul genocidio
armeno d'inizio secolo, e viceversa la ripresa delle importazioni d'armi
italiane (inclusi cinque elicotteri Agusta alla Guardia costiera turca)
subito dopo il sequestro di Abdullah Ocalan, poi tardivamente riconosciuto
rifugiato politico nel nostro paese.

     Oltre a rivendicare (come già nel processo in corso a Milano per
l'occupazione simbolica del consolato greco nel febbraio '99) una pratica
di azione diretta e una parziale ma importantissima vittoria, il processo
di Benevento deve dunque essere l'occasione per il rilancio della
mobilitazione per il blocco della fornitura di armamenti italianiad un
paese che, nella recente repressione nelle carceri come nell'invasione
tuttora in corso nel Kurdistan irakeno e nel perdurante "stato d'emergenza"
e occupazione militare di fatto del Kurdistan turco, nel crescente ricorso
alla tortura e nella ripresa delle sparizioni e degli omicidi da parte
delle squadre della morte, dimostra di non essere affatto cambiato dopo due
anni di tregua unilaterale della guerriglia kurda.
    Del resto lo dimostra il flusso perdurante e crescente di profughi dal
Kurdistan sia turco sia irakeno verso le coste italiane, tutti portatori di
esperienze atroci di cui sono corresponsabili i mercanti d'armi e i loro
sponsor politici.
    La negazione delle forniture militari contribuirebbe peraltro a ridurre
il peso di una spesa per armamenti pari a nove miliardi di dollari annui,
che, in un contesto di gravissima crisi economica, pesa sull'intera
popolazione turca e in particolare sui giovani, fra i quali si va
diffondendo il rifiuto di un servizio militare pari a tre anni senza alcun
diritto all'obiezione di coscienza.

    Tutti questi contenuti saranno portati, il 7 maggio, dentro e fuori
l'aula giudiziaria di Benevento, per ribaltare il processo-vendetta
dell'Agusta in processo e condanna ai mercanti di morte e ai signori della
guerra.

7 MAGGIO 2001 ORE 10.00 MOBILITAZIONE PRESSO IL TRIBUNALE DI BENEVENTO

Gli imputati al processo di Benevento
(tutti uguali e solidali, nel rifiuto della distinzione giudiziaria fra
"organizzatori" e "organizzati")

Adesioni:
E-mail: ass.azad at libero.it, fax 06.57305132