[Nonviolenza] Telegrammi. 4033



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4033 del 4 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
Sommario di questo numero:
1. Bunny Wailer
2. Paola Villani: Luce D'Eramo
3. Carla Lonzi: Manifesto di Rivolta Femminile (luglio 1970)
4. Verso l'otto marzo
5. Alcuni riferimenti utili
6. Segnalazioni librarie
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'
 
1. LUTTI. BUNNY WAILER
 
E' deceduto Bunny Wailer, musicista.
Con gratitudine lo ricordiamo.
 
2. MAESTRE. PAOLA VILLANI: LUCE D'ERAMO
[Dal Dizionario biografico degli italiani (2016), nel sito www.treccani.it]
 
Lucette Mangione (Luce d'Eramo) nacque il 17 giugno 1925 a Reims, da Publio e Maria Concetta Straccamore. Il padre, ingegnere ma anche pittore, dopo l'impegno come pilota nella prima guerra mondiale, in Francia svolgeva la professione di costruttore. Insieme con la moglie, segretaria del Fascio, si occupava dell'assistenza degli italiani all'estero, con la fondazione e direzione di una Casa degli Italiani. La tenacia e dedizione dei coniugi Mangione lasciarono un forte segno nella formazione della personalita' di Lucette, la quale – pur dopo la rottura con l'appartenenza fascista della sua famiglia – ricordo' piu' volte quell'impegno.
Era l'inizio di una biografia intensa: il trasferimento in Italia, l'esperienza della seconda guerra mondiale, il tentato suicidio, l'internamento a Dachau, la fuga dal Lager, e negli anni successivi i numerosi viaggi in Europa, Russia e Giappone, e poi l'impegno nel giornalismo e nelle inchieste. Questa forte presenza al suo tempo costitui' il portrait-modello di una nuova figura femminile, affermatasi negli ultimi decenni del Novecento ma della quale d'Eramo, insieme a poche altre, si sarebbe offerta, specie nel panorama italiano, come antesignana. Luce appartiene, infatti, al manipolo di donne molto bene istruite le quali, giovanissime o adolescenti durante il secondo conflitto mondiale, si affacciarono al mondo della scrittura negli anni immediatamente successivi, quasi "iniziate" alla letteratura da quella esperienza storica: una selezionata galleria (da Anna Maria Ortese a Elsa Morante, alla sua amica Amelia Rosselli o anche Oriana Fallaci per citare le piu' note), alla quale si aggiunge, in ambito europeo, il piu' ampio gruppo di scrittrici che tessono la memoria femminile ebraica della persecuzione nazifascista (da Frida Misul a Etty Hillesum, Luciana Nissim, Liana Millu o Edith Bruck, e naturalmente Hannah Arendt), autrici alle quali d'Eramo si sarebbe a piu' riprese dedicata.
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L'esperienza della guerra e le prime prove narrative
Negli anni Trenta la famiglia Mangione si trasferi' a Parigi, per rientrare definitivamente in Italia nel 1938: fu un gran turbamento per la adolescente Lucette, che in Italia divenne "Luce" e si iscrisse al liceo Conti Gentili di Alatri prima di trasferirsi con la famiglia a Roma e terminare gli studi presso il liceo Umberto I (oggi "Pilo Albertelli").
Nel 1942 inizio' a frequentare la facolta' di lettere dell'Universita' di Padova e il Gruppo universitario fascista (Guf). Tuttavia si laureo' solo dopo la guerra, a Roma, nel 1951, discutendo una tesi in lettere sulla Poetica di Leopardi, e nel 1954, in filosofia, sulla Singolare autonomia del giudizio nelle "Critiche" di Kant: un doppio titolo di studio che rispecchia anche la duplice anima di Luce d'Eramo, per la quale scrivere e' "un atto di conoscenza portato avanti con fantasia"; una narratrice, e lettrice, sempre tesa da "un'incredibile curiosita' umana" (cfr. Io sono un'aliena, Roma 1999, rispett. pp. 14 e 78) verso una letteratura come strumento di comprensione del reale, "moltiplicazione fantascientifica di facolta' conoscitive dell'animo umano", come spiegava nella relazione al convegno Per la narrativa tra Novecento e nuovo millennio, organizzato dal mensile Letture il 29 ottobre 1997 (testo datt. conservato in Archivio del Novecento - Universita' di Roma "La Sapienza", Fondo D'Eramo, serie Corrispondenza).
Luce si dedico' alla scrittura sin da giovanissima. Nell'autobiografia Io sono un'aliena narra infatti di un primo scritto, La teoria del divino equilibrio, composto durante l'ultimo anno di liceo e consegnato a Giovanni Gentile al termine di una sua lezione. I primi racconti compiuti si collocano pero' al 1943 e nascono dal drammatico laboratorio narrativo della guerra. A quell'anno risale infatti Il 25 luglio, rimasto a lungo inedito e inserito solo nell'edizione Mondadori dei Racconti quasi di guerra. 1943-1956 (Milano 1999), nonche' Il coraggio del diavolo, rimasto inedito come "piccolo documento privato d'un duro momento storico", sofferta riflessione teologica, atto di accusa e ribellione ma anche principio di un'interrogazione sulla fede destinata ad attraversare gran parte dei suoi scritti, seppure con differenti conclusioni. In una breve biografia intima del 1995, Il sogno di trascendenza nel mio viaggio narrativo, d'Eramo ripercorse la storia di quel suo "desiderio cristiano", che prendeva abbrivo dalla lettura della Commedia dantesca e soprattutto di Dostoevskij, rispetto al quale la giovane diciottenne Lucette avvertiva tutta l'ambivalenza dell'attrazione per l'"Idiota" come anche per Ivan Karamazov. Fu quindi su sollecitazione di quelle letture che nacque il coraggio del diavolo.
Si era, intanto, alla vigilia della sua decisiva esperienza tedesca, un inquietante tour nella desolante Germania del "male" che segno' indelebilmente – anche sul piano fisico – l'intellettuale e la scrittrice. Nel febbraio 1944, infatti, la figlia del sottosegretario all'Aviazione della Repubblica di Salo', turbata dalle notizie sui crimini nei Lager nazisti, in un'ansia di verita' e di verifica, parti' come lavoratrice volontaria presso la IG Farben di Frankfurt-Hoechst. La scoperta di quella realta' di soprusi e oppressioni la trasformo', fino a farla divenire attivista della Resistenza; in seguito a uno sciopero venne incarcerata; rimpatriata grazie alla sua appartenenza a una famiglia fascista, decise di rinunciare ai privilegi e sali' volontariamente su un convoglio di deportati nel Lager di Dachau, dal quale presto riusci' a fuggire. Durante un soggiorno a Magonza, rimase vittima di un incidente: il 27 febbraio 1945, mentre cercava di soccorrere le vittime di un'incursione aerea fra le macerie, il crollo di un muro la lascio' paralizzata.
Rientrata in Italia nel 1945, ormai invalida, Luce trascorse molto tempo in ospedale, al Putti di Bologna, dove conobbe e sposo' nel 1946 Pacifico d'Eramo – con il nome del quale firmo' le sue opere: un bersagliere ferito con il quale ebbe nel 1947 il figlio Marco (giornalista e scrittore) e dal quale si separo' nel 1953.
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La scrittura e i racconti
Negli anni Cinquanta l'attivita' narrativa – inaugurata con Idilli in coro (Milano 1951) – si intensifico', accanto a un crescente impegno pubblicistico. Intanto conobbe e frequento' Elsa Morante e soprattutto Alberto Moravia, al quale dedico' un'intervista che ne restituisce il critico e l'uomo, in un "incontro" raccontato nel 1967 ma pubblicato dopo quasi trent'anni. Fu inoltre Moravia che nel 1956 pubblico' su Nuovi Argomenti (la rivista fondata insieme ad Alberto Carocci e diretta fino al 1964) un suo racconto, Thomasbraeu, poi confluito in Deviazione (Milano 1979). Nel 1954 vinse il premio per la narrativa dell'editore Gastaldi che le pubblico' La straniera (ibid.), seguito dalla raccolta di racconti Il convoglio dei Lituani (ibid. 1958), poi inserito in Racconti quasi di guerra (cit.). Al 1959 data l'esordio nella saggistica con Raskolnikov e il marxismo. Note a un libro di Moravia (ibid.; nuova ed., Catania 1997).
Intanto, durante il suo soggiorno a Milano, divenne amica di Camilla Cederna, dando inizio a un rapporto duraturo che ispiro', poi, il libro-inchiesta sulla scomparsa di Giangiacomo Feltrinelli, Cruciverba politico. Come funziona in Italia la strategia della diversione (Rimini 1974), una riflessione intorno al "caso Cederna", ai sospetti avanzati da quest'ultima in merito all'oscuro e "mostruoso assassinio" dell'editore e soprattutto una indagine sulla manipolazione dell'opinione pubblica a mezzo stampa.
Al principio degli anni Sessanta, dopo un viaggio in Germania (soggiorno' a Glashuetten, nel Taunus, vicino Francoforte, presso la dottoressa Ellen Marder che l'aveva curata nel 1945) si stabili' a Roma. L'attivita' pubblicistica, con la collaborazione a La Fiera letteraria, Nuova Antologia, Studi cattolici, Tempo presente, si affiancava alla narrativa, con la prima opera edita con Rizzoli, il lungo racconto Finche' la testa vive (Milano 1964), narrazione del suo rapporto con il male, il dolore e il corpo, e della sua indomita lotta con una "deviazione" fisica dalla quale non si dara' mai vinta, in una continua tensione straniante che riusciva a condurla sempre fuori da se'.
Come gia' in Idilli in coro, la gioia di vivere che attraversava quelle pagine era in fondo una forma di ribellione, una "deviazione" di liberta' rispetto a un'invalidita' che l'ha travagliata lungo l'intera esistenza. Da questo agonico confronto d'Eramo usci' vincitrice anche quando, alla fine degli anni Sessanta, ebbe un aggravamento, con lunghi ricoveri a Pietra Ligure, nell'arco di quel difficile biennio (1969-70) che defini' "il periodo della capsula spaziale".
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L'incontro con Silone
Gli anni Sessanta, dunque, furono segnati da intensi e significativi rapporti: Cesare Zavattini, Alberto Moravia e soprattutto Ignazio Silone, che la tenne impegnata nella redazione di un'ampia monografia, L'opera di Ignazio Silone. Saggio critico e guida bibliografica (Milano 1971), cui seguirono numerosi altri saggi, articoli e interviste, poi raccolti in volume (Ignazio Silone, Rimini 1994). In una sovrapposizione tra il critico e il suo autore, Silone, piu' che oggetto di studio, divenne amico e modello di scrittura e di morale.
L'idea di un primo studio siloniano nacque nell'estate del 1967: destinato a segnare una svolta nella storia della critica siloniana ma ancor piu' a definire il profilo di d'Eramo studiosa e saggista, si trattava di un ampio studio critico comprensivo di una raccolta bibliografica, estesa in particolare alla pubblicistica internazionale. Nel mese di ottobre il lavoro era gia' avviato; ma era solo l'inizio di una lunga vicenda editoriale che si concluse, dopo significativi interventi correttivi rispetto alla prima stesura, nel novembre 1971.
Gli anni Settanta si aprirono nel segno di un piu' marcato realismo e di una "svolta", segnata dalla lettura-incontro dell'autore di Fontamara e dall'esperienza del figlio Marco nei movimenti studenteschi del 1968. I viaggi e i frequenti soggiorni a Parigi, ma anche la scrittura giornalistica sulla stampa quotidiana e periodica (dal 1979 collaboro' anche a La Quinzaine litteraire), testimoniano l'intensita' di quel periodo. Oltre che alla monografia su Cesare Zavattini (inedita), gia' preceduta da un'ampia Intervista (in La Fiera letteraria, 23 febbraio 1967) e da un articolo apparso in Studi cattolici (Cesare Zavattini, agosto 1970), d'Eramo lavorava anche a traduzioni, altri saggi, e al citato libro-inchiesta Cruciverba politico.
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La stagione dei romanzi
Alla fine degli anni Settanta, dopo un lungo lavoro di scavo, Luce d'Eramo diede alle stampe la sua prima grande opera narrativa, Deviazione, romanzo che accese il "caso d'Eramo" (ed. cit., Milano 1979; ibid. 1995, riproposto poi, per i tipi di Feltrinelli, con introd. di N. Fusini e postf. con un profilo bio-bibliografico di M. d'Eramo, ibid. 2012). Tradotto in francese, giapponese, tedesco e spagnolo, Deviazione ispiro' il film di Renate Stegmueller e Raimund Koplin intitolato Luce, Wanda, Jelena. Es war nicht ihr Krieg (1994). Il volume raccoglie racconti presentati in successione seguendo l'ordine cronologico di composizione (Thomasbraeu, Asilo a Dachau, Finche' la testa vive, Nel Ch 89, La Deviazione); ma ha il suo centro narrativo nell'esperienza vissuta in Germania durante l'ultimo anno del conflitto, pur nella moltiplicazione dei punti di vista di un Io che si racconta in prima o in terza persona e si guarda allo "specchio della mente" in tempi e contesti diversi. Attraverso le pagine di Deviazione si sviluppano le vicende biografiche della giovanissima protagonista Lucia, che parti' per verificare, per smentire, ma anche per penetrare (con Hannah Arendt) la banalita' del male, quel tema che tanto ha attraversato la letteratura e la riflessione del Novecento, Simone Weil in testa.
Dopo Deviazione, d'Eramo narratrice approdo' al romanzo: sembra che quella resa dei conti con se stessa e col proprio passato l'abbia come liberata alla narrativa. Gli anni Ottanta segnarono, infatti, la sua stagione piu' feconda, condotta nel segno del realismo. La pratica della letteratura si affiancava a una sempre piu' intensa pratica della vita: al lungo soggiorno a Berlino nel 1980, ospite del Deutscher Akademischer Austausch-Dienst per un corso semestrale sul romanzo italiano all'Institut fur Romanische Philologie della Freie Universitaet, avrebbero fatto seguito altri viaggi (Spagna, Amsterdam, New York, Russia) con i suoi amici piu' cari, l'italianista Corinne Lucas, Daniella Ambrosino e il marito di lei, il fisico teorico Giorgio Parisi.
A soli due anni da Deviazione e in un singolare intreccio di testi sul piano cronologico ma anche tematico e contenutistico, Nucleo Zero (Milano 1981) modifica temi, registri e modalita' narrative. L'autobiografia, sia pur condotta sempre con "il rigore della cronaca", si ribalta qui in antibiografismo: "Qui io proprio non c'entravo per niente: mi sono annullata nei personaggi". In questo testo sulla ribellione collettiva, nel tentativo di comprendere come si possa diventare terrorista, Nucleo zero e' tra i primi titoli della narrativa italiana dedicati alla lotta armata dei comunisti estremisti, che d'Eramo cerca di penetrare e mettere in scena in tutte le loro contraddizioni e soprattutto nel difficile rapporto con i media. Il romanzo – quasi opera fuori tempo per la sua stessa adesione al presente – fu alla base di un radiodramma nel 1982 (diretto da Giandomenico Curi) e di un film televisivo per la regia di Carlo Lizzani nel 1984. Come gia' era avvenuto per l'inchiesta Cruciverba politico, nel romanzo grande attenzione e' riservata a una riflessione sui mezzi di comunicazione e sul loro rapporto oppositivo – nonche' pericolosamente creativo – con l'attualita', la storia, all'interno di quella che nel 1967 gia' Guy Debord aveva definito, nel suo fortunato saggio, La societa' dello spettacolo.
Lo stesso tema del terrorismo, nella sua carica di "deviazione" rispetto ai poteri dominanti, torna in un altro racconto dell'81, Tra i pensieri di una terrorista rossa, un "testo improbabile" che si finge rinvenuto nell'anno 2127 e si svolge lungo il filo di una fantascientifica distopia che anticipa il grande romanzo Partiranno (poi in Tutti i racconti).
Era nel dichiarato intento di "farsi una ragione degli avvenimenti" che proseguiva una intensa attivita' giornalistica, su testate anche molto diverse per postazioni ideologiche come l'Unita', il manifesto, ma anche – piu' tardi – Avvenire. E fu proprio il quotidiano promosso dalla Conferenza episcopale italiana (CEI) a inserire Luce d'Eramo (insieme con Gianfranco Ravasi, Fulvio Panzeri e Roberto Righetto) nella giuria del premio letterario "Racconta la fine del mondo", indetto nell'estate 1995. In quella giuria d'Eramo entrava come esperta riconosciuta, grazie soprattutto al romanzo Partiranno (Milano 1986), che narra dello sbarco di extraterrestri simili ad animali a Roma, negli anni Sessanta. La presenza degli alieni clandestini provenienti dal pianeta Nnoberavez, e la loro interazione con gli umani e il loro habitat, corre lungo le pagine di diario della zoologa Paola Rodi. L'opera conferma la tensione dell'Autrice verso spazi e tempi straniati e stranianti: all'altrove temporale dei suoi viaggi nella memoria si sostituisce l'altrove spaziale. Partiranno, quindi, si inserisce in un fortunato filone della science fiction che raccoglieva anche le suggestioni delle missioni spaziali degli anni Sessanta, dai primi razzi Sputnik al primo astronauta, allo sbarco sulla Luna nel luglio 1969.
Il 27 agosto 1966 sul Corriere della sera apparve in prima pagina un'immagine destinata a fare storia: la foto della terra vista dalla distanza lunare scattata dal Lunar Orbiter. Erano i mesi nei quali Luce d'Eramo iniziava una fitta riflessione sulla vita extraterrestre. I suoi articoli ospitati in La Fiera letteraria, Nuova Antologia e Studi cattolici si muovono entro la sfera letteraria, ma non trascurano questioni teoriche piu' vaste. Partendo dal dibattito teologico nato in seno alla Chiesa cattolica, e richiamando un fortunato articolo di Domenico Grasso (La teologia e la pluralita' di mondi abitati, in Civilta' cattolica, IV [1952], n. 103, pp. 255-265) nel tentativo di conciliazione tra vite aliene e religione, Luce d'Eramo si trovo' a difendere – in ambito letterario – le ragioni della letteratura fantascientifica. Le missioni spaziali, restituite al grande pubblico grazie alle prime immagini satellitari, sembravano fornire una prova tangibile di una seconda rivoluzione copernicana che si imponeva ora con evidenza concreta e insieme con una forte carica simbolica. Era un radicale ribaltamento del punto di vista, che si prestava ad alcuni scrittori (Luce d'Eramo ma anche Guido Morselli), quasi come "argomento" filosofico, confutazione di quelle che apparivano comode soluzioni ermeneutiche ed etiche di un soggettivismo che doveva cedere invece il posto a un piu' oggettivo umanesimo della "riduzione" e della "solidarieta'". Il "desiderio di alienita'" piu' volte affermato dall'Autrice come programma anche letterario trovava fondamento all'interno di un piu' ampio contesto di riflessioni teoriche che corrono sottotraccia lungo il "secolo breve": il concetto di differance elaborato da Jacques Derrida, la metafora del divenire minoritari formulata da Gilles Deleuze e Félix Guattari, o la nozione di straniero dibattuta da Julia Kristeva.
In d'Eramo, pero', "alienita'" si fa presto sinonimo di "trascendenza". Nell'esplicito riferimento a Partiranno si declinava una riflessione inviata il 28 aprile 1998 a Ferruccio Parazzoli sul tema della fede. In preparazione di una conferenza da tenere a Vasto il 16 maggio 1998 e alla vigilia della pubblicazione dell'inchiesta Il gioco del mondo, nella quale Parazzoli dava voce ad autori come Lalla Romano, Vincenzo Consolo, Giuseppe Pontiggia e Antonio Tabucchi, d'Eramo gli inviava alcuni appunti privati, che sembrano richiamare Giordano Bruno, o piu' ancora il Leopardi delle Operette morali o della Ginestra. Gli "argomenti" di questa personalissima religiosita' si svolgono nel dichiarato richiamo alla sua narrazione "cosmica" sul pianeta Nnaboverez.
Partiranno, dunque, il suo romanzo piu' amato, si rivela centrale all'interno della biografia letteraria di Luce d'Eramo. Segna, inoltre, il suo ingresso ufficiale all'interno della repubblica di scrittori di science fiction e fantasy, sul filo di un interesse a lungo coltivato e che, in quegli anni Ottanta, contava una crescente messe di titoli e di autori italiani: Francesca Duranti, Valerio Manfredi, Michele Mari, Roberto Pazzi, Pier Luigi Berbotto, Roberto Vacca, tutti attivi tra il 1984 e il 1986, proprio mentre Fruttero e Lucentini animavano la collana "i Massimi della fantascienza" per Mondadori. Sono gli anni nei quali d'Eramo collaboro' a futuro europa, nuova sf, pianeta; scrisse le introduzioni a Storie d'ordinario infinito di Ugo Malaguti (Bologna 1989) e a La croce di ghiaccio di Lino Aldani (Bologna 1990). Fu anche ospite frequente e conosciuta dell'Italcon, il convegno annuale di science fiction organizzato dall'Associazione World SF Italia. Nell'edizione del 1986, tenutasi a Montepulciano, si ritrovo' a difendere la fantascienza come "genere" contro le accuse mosse da Alberto Moravia insieme con Dario Bellezza e Alain Elkann. Nell'edizione dell'Italcon 1994, svoltasi a Courmayeur, d'Eramo pronuncio' una relazione che divenne poi il celebre articolo apparso su l'Unita' e che diede il titolo alla sua ultima autobiografia, Io sono un'aliena (1999).
Non tradi' mai tali interessi di studi e scrittura: quale prosecuzione di Partiranno puo' intendersi il racconto La galassia di Nacolden, apparso nello stesso anno (in l'Unita', 20 giugno 1986) e ora compreso, con il titolo Intervista a un extraterrestre il 17 giugno 1986, insieme al racconto Una proposta risolutiva (in Pianeta Italia. Gli autori della World sf italiana, a cura di L. Aldani - U. Malaguti, Bologna 1989, pp. 285-293) nella raccolta Sei racconti estremi (poi in Tutti i racconti, cit., rispett. pp. 344-347 e 352-357). Se in Intervista a un extraterrestre d'Eramo immagina un incontro con il protagonista di Partiranno Nacolden, in Una proposta risolutiva si finge relatore a un convegno del futuro, nell'anno 2134, al cospetto di un mondo di anziani, con un tasso di suicidi in pericoloso aumento. Anche d'Eramo, dunque, come avrebbe fatto il citato concorso letterario "Racconta la fine del mondo", si provava in una "classica visione fantascientifica, per esempio di Primo Levi, per non dire di tutti coloro che, angosciati dal presente, hanno cercato nell'ignoto domani il volto degli errori d'oggi, cosi' da correggerli per tempo" (Primo Levi come modello, in Avvenire, 16 luglio 1995).
"Deviazione", "altro", "diversita'" sono lemmi cari al lessico della d'Eramo, proprio nel segno di un realismo che, rigoroso e portato alle estreme conseguenze, non poteva non condurre lontano dall'Io, in cerca di essenze e di sguardi "altri", "luoghi" e "punti di vista" che siano "alieni", per usare una espressione attinta al lessico marxista – ed esistenzialista anche – ma rovesciato di segno. L'alienazione, d'altronde, e' un campo semantico che, pur con sensi e significati peculiari, attraversa gran parte della vita e dell'opera della attrezzata laureata in filosofia Luce d'Eramo.
Nonostante gli insistiti problemi di salute, l'attivita' narrativa e saggistica non rallento': nel 1989 apparve l'antologia, curata assieme a Gabriella Sobrino, Europa in versi. La poesia femminile del '900 (Roma 1989). Nel 1992 torno' a viaggiare e ando' a Tokyo per tenere una conferenza su Silone alla Gaigodoi University, Bunkyo-ku. L'esperienza in estremo Oriente torna nel romanzo dell'anno successivo, Ultima luna (Milano 1993), articolata narrazione sulla vecchiaia e sulla morte. Nel rapporto tra l'ottantenne Alfonsina e il figlio Bruno, da poco rientrato dal Giappone, si intrecciano i fili di sentimenti e valori cari all'Autrice, la solitudine della senescenza, oltre che la testarda donazione di una madre che nega se stessa per la realizzazione del figlio e per il suo matrimonio. Se il tema del matrimonio e della relazione e' al centro anche del romanzo Un'estate difficile (ibid. 2001; rimasto inedito e apparso postumo a un mese dalla sua morte), e' ancora sul filo dell'attenzione al diverso e dell'invito alla comprensione dell'altro, nel segno di una denuncia, che puo' leggersi il successivo Si prega di non disturbare (ibid. 1995), un romanzo scritto durante il soggiorno a Parigi, nel quale l'Autrice cerca di penetrare la psicologia di un neofascista omicida, nel desiderio di comprendere le radici dell'odio e dell'intolleranza. Ne vien fuori un affresco severo di una societa' perfusa di segni di intolleranza e intransigenti rifiuti, che sembra cedere al torpore di un benessere distruttore di coscienze. Diversita' come follia e' invece al centro di Una strana fortuna (ibid. 1997), dove l'indagine sul rapporto tra normalita' e patologia viene osservato attraverso le vicende interiori di due donne, Clara e sua zia Edda, ritratte allo specchio di un confronto generazionale rispetto al decisivo spartiacque del fascismo.
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L'ultima stagione
Nel 1999 Luce d'Eramo riuni' per Mondadori i Racconti quasi di guerra, scritti tra il 1943 e il 1956 e all'epoca ancora parzialmente inediti. In quello stesso anno usci' Io sono un'aliena, che puo' considerarsi il vero "testo ultimo", che smentisce ancora una volta la sua reticenza all'autorappresentazione, intesa quest'ultima come lucida auto-analisi. L'opera, che contiene preziose indicazioni di poetica e fa luce sul suo scrittoio e sulle ragioni segrete dell'ispirazione, raccoglie una lunga intervista e tre scritti che restituiscono, a quasi vent'anni dall'autobiografia "storica" – si direbbe – di Deviazione, quello che puo' considerarsi un testamento spirituale e artistico, oltre che morale.
La sua ricerca, mai conclusa, si traduce anche in un preciso metodo di scrittura. Sul piano strutturale, infatti, la narrazione si costruisce spesso come intarsio di testi, quasi a tematizzare una ricerca filologica, condotta intorno alla centralita' della scrittura e alla sua sopravvivenza nel "rammendo".
Torna pertanto quella attivita' del "rammendo" che, in senso proprio, d'Eramo non esitava a rivelare a Silone, in una lettera del 31 luglio 1966. La missiva fa luce sul profilo dell'intellettuale e insieme della donna che non si premura di nascondere i tratti piu' intimi della sua dimensione familiare, in una disinvolta sovrapposizione di ruoli. Rammendo come "attitudine", che l'Autrice trasferisce al suo personaggio Clara, protagonista di Una strana fortuna. Clara, come Luce, compie un doloroso percorso alla scoperta del proprio passato. Lei, che ha "un'anima di rammendatrice" (p. 310) trova che la zia, con quei quaderni che ora non tocca piu', le "ritesse il presente", l'aiuta a "rammendare" se stessa (p. 289).
Questi anni di febbrile attivita' erano, in realta', preludio della fine, gia' prossima. "Come faccio a sapere che muoio?" fu una delle ultime domande rivolte all'amica di sempre, la critica letteraria Corinne Lucas Fiorato. E' sulle tracce dell'alienazione, come condizione del sapere, che l'Autrice giunge al duplice sentiero, della scrittura e della morte: "il bisogno di scomparire e' lo scopo inconscio, il motivo di fondo, la molla dello scrivere. Siamo arrivati all'osso: scrivo per scomparire, per accettare la morte. Come se fossi morta [...] nell'intimo mio piu' segreto scrivo per i posteri: a momenti mi pare di leggere con gli occhi del futuro le mie storie trascorse, trapassate, datate, superate" (cfr. Io sono un'aliena, cit., pp. 18-20).
La morte le si avvicinava veloce, ma non inattesa; e giungeva quasi a compimento di quel distacco da se' che l'Autrice aveva sempre con tenacia ricercato; per divenire definitivamente, e compiutamente, "aliena". Puo' forse dirsi che la sua vita si snodava come costante dialogo con una morte che sin da bambina Lucette aveva esaminato, cercato, simulato, come rivela La mia storia con la morte (in Gesù di Nazareth: il "caso" non e' chiuso, Assisi 1984), un denso capitolo di personalissime riflessioni teologiche, o anti-teologiche, definite con auto-ironia "sfacchinate dell'anima" (ora in Io sono un'aliena, cit., p. 74).
Mentre avviava un progetto di scrittura su Etty Hillesum, quasi in una simbolica circolarita' di temi col ritorno alla letteratura della persecuzione nazifascista del suo esordio, Luce d’Eramo – dopo l'ennesimo ricovero per aggravamento – mori' a Roma il 6 marzo 2001. E' sepolta, accanto ai suoi amici Dario Bellezza e Amelia Rosselli, nel cimitero acattolico di Roma.
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Opere
Racconti e romanzi: Idilli in coro (Milano 1951); La straniera (ibid. 1955); Finche' la testa vive (ibid. 1964); Deviazione (ibid. 1979; con introd. di M. Spinella, ibid. 2000; con introd. di N. Fusini e postf. con un profilo biobibliografico di M. d'Eramo, ibid. 2012); Nucleo Zero (ibid. 1981); Partiranno (ibid. 1986); Ultima Luna (ibid. 1993); Si prega di non disturbare (ibid. 1995); Racconti quasi di guerra (ibid. 1999); Io sono un'aliena (Roma 1999); Un'estate difficile (Milano 2001); Tutti i racconti, a cura di C. Bello Minciacchi (Roma 2013). Saggistica: Raskolnikov e il marxismo. Note a un libro di Moravia e altri scritti (Milano 1959; poi, con una nuova introd. dell'autrice, Catania 1997); L'opera di Ignazio Silone. Saggio critico e guida bibliografica, Milano 1971 (e successive edizioni); Cruciverba politico. Come funziona in Italia la strategia della diversione (Rimini 1974); Ignazio Silone (ibid. 1994); Ignazio Silone, a cura di Y. Saito (Roma 2014; Il volume raccoglie tutti gli scritti su Ignazio Silone, preceduti da un'intervista a Daniella Ambrosino).
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Fonti e bibliografia
Le carte d'autore sono conservate in Roma, Arch. del Novecento - Universita' degli studi di Roma "La Sapienza", Fondo d'Eramo. Una bibliografia degli scritti di Luce d'Eramo, insieme a una bibliografia critica, a cura di Marco d'Eramo, si legge in L. d'Eramo, Deviazione, Milano 2012, cit., pp. 397-413. A questo utile strumento, che offre anche saggi apparsi in volume, introduzioni e postfazioni a firma dell'autrice, vanno aggiunti i numerosi scritti e articoli giornalistici apparsi in riviste e quotidiani, dei quali un primo elenco e' offerto nel blog iosonounaliena.worldpress.com. Nel rimandare piu' diffusamente alla bibliografia critica di Marco d'Eramo ora cit., ci si limita qui a segnalare: D. Ambrosino, Temi, strutture e linguaggio nei romanzi di L. d'E., in Linguistica e letteratura, XXVI (2001), pp. 195-251; "Speciale Luce d'Eramo", in Prospettiva Persona, XXII (2003), n. monografico (a cura di M. d'Eramo- P. Vanzan); C. Lucas Fiorato, Des colonnes d'Hercule a' Nnoberavez: l'art du deplacement dans l'oeuvre de L. d'E., in Melanges offerts a' Pierre Laroche, a cura di Denis Ferraris - Daniele Valin,in Chroniques italiennes, 2002, n. 69-70, pp. 113-127; D. Ambrosino, Televisione e terrorismo nel romanzo "Nucleo Zero" di L. d'E., a cura di L. Scotto d'Ardino, in Litterature et nouveaux médias, in Cahiers d'etudes italiennes, 2010, n. 11, pp. 53-62; Dossier L. d'E. Come intendersi con l'altro, a cura di A.M. Crispino - M. d'Eramo, in Leggendaria, 2013 n. 99 (marzo); M.S. Palieri Spalieri, Un'aliena di sinistra, in l'Unita', primo marzo 2013; C. Venturini, "Non miro piu' allo scrivere, ma invece al resistere". Sei lettere di Amelia Rosselli a L. d'E., in Avanguardia. Riv. di letteratura contemporanea, 2008, n. 38, pp. 19-52; A. Scarparo, Romanzi del cambiamento. Scrittrici dal 1950 al 1980, prefaz. di D. Marcheschi, Roma 2014, pp. 327-355; G. Parisi, Extraterrestri entro i confini della realta', in Il Sole-24ore, 24 luglio 2016;  L. d'E.: une oeuvre plurielle a' la croisee des savoirs et des cultures, Colloque international organise' a' l'occasion de la celebration des quatre-vingt-dix ans de la naissance de L. d'E., Atti di convegno, Paris 15-17 giugno 2016, a cura di C. Lucas Fiorato - M.-P. De Paulis - A. Tosatti (in corso di stampa).
 
3. MAESTRE. CARLA LONZI: MANIFESTO DI RIVOLTA FEMMINILE (LUGLIO 1970)
[Da Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale, Rivolta Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982, pp. 13-22, riproponiamo ancora una volta il manifesto di "Rivolta Femminile" del luglio 1970, uno dei testi fondamentali della riflessione femminista in Italia.
Carla Lonzi e' stata un'acutissima intellettuale femminista, nata a Firenze nel 1931 e deceduta a Milano nel 1982, critica d'arte, fondatrice del gruppo di Rivolta Femminile. Opere di Carla Lonzi: Sputiamo su Hegel, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1974, poi Gammalibri, Milano 1982; Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1978; Scacco ragionato, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1985. Opere su Carla Lonzi: Maria Luisa Boccia, L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La Tartaruga, Milano 1990. Vari testi di e su Carla Lonzi sono ripetutamente apparsi su "La nonviolenza e' in cammino" (segnaliamo almeno i "Telegrammi della nonviolenza in cammino", nn. 385, 478-479; "Nonviolenza. Femminile plurale", nn. 300, 304; degli anni precedenti cfr. anche almeno "Voci e volti della nonviolenza", n. 80; "La nonviolenza e' in cammino", n. 888...)]
 
"Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?" (Olympe de Gouges, 1791)
 
La donna non va definita in rapporto all'uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra liberta'.
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L'uomo non e' il modello a cui adeguare il processo di scoperta di se' da parte della donna.
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La donna e' l'altro rispetto all'uomo. L'uomo e' l'altro rispetto alla donna. L'uguaglianza e' un tentativo ideologico per asservire la donna a piu' alti livelli.
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Identificare la donna all'uomo significa annullare l'ultima via di liberazione.
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Liberarsi per la donna non vuol dire accettare la stessa vita dell'uomo perche' e' invivibile, ma esprimere il suo senso dell'esistenza.
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La donna come soggetto non rifiuta l'uomo come soggetto, ma lo rifiuta come ruolo assoluto. Nella vita sociale lo rifiuta come ruolo autoritario.
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Finora il mito della complementarieta' e' stato usato dall'uomo per giustificare il proprio potere.
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Le donne son persuase fin dall'infanzia a non prendere decisioni e a dipendere da persona "capace" e "responsabile": il padre, il marito, il fratello...
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L'immagine femminile con cui l'uomo ha interpretato la donna e' stata una sua invenzione.
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Verginita', castita', fedelta', non sono virtu'; ma vincoli per costruire e mantenere la famiglia. L'onore ne e' la conseguente codificazione repressiva.
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Nel matrimonio la donna, privata dal suo nome, perde la sua identita' significando il passaggio di proprieta' che e' avvenuto tra il padre di lei e il marito.
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Chi genera non ha la facolta' di attribuire ai figli il proprio nome: il diritto della donna e' stato ambito da altri di cui e' diventato il privilegio.
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Ci costringono a rivendicare l'evidenza di un fatto naturale.
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Riconosciamo nel matrimonio l'istituzione che ha subordinato la donna al destino maschile. Siamo contro il matrimonio.
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Il divorzio e' un innesto di matrimoni da cui l'istituzione esce rafforzata.
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La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica.
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Il primo elemento di rancore della donna verso la societa' sta nell'essere costretta ad affrontare la maternita' come un aut-aut.
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Denunciamo lo snaturamento di una maternita' pagata al prezzo dell'esclusione.
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La negazione della liberta' d'aborto rientra nel veto globale che viene fatto all'autonomia della donna.
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Non vogliamo pensare alla maternita' tutta la vita e continuare ad essere inconsci strumenti del potere patriarcale.
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La donna e' stufa di allevare un figlio che le diventera' un cattivo amante.
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In una liberta' che si sente di affrontare, la donna libera anche il figlio e il figlio e' l'umanita'.
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In tutte le forme di convivenza, alimentare, pulire, accudire e ogni momento del vivere quotidiano devono essere gesti reciproci.
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Per educazione e per mimesi l'uomo e la donna sono gia' nei ruoli della primissima infanzia.
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Riconosciamo il carattere mistificatorio di tutte le ideologie perche' attraverso le forme ragionate di potere (teologico, morale, filosofico, politico) hanno costretto l'umanita' a una condizione inautentica, oppressa e consenziente.
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Dietro ogni ideologia noi intravediamo la gerarchia dei sessi.
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Non vogliamo d'ora in poi tra noi e il mondo nessuno schermo.
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Il femminismo e' stato il primo momento politico di critica storica alla famiglia e alla societa'.
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Unifichiamo le situazioni e gli episodi dell'esperienza storica femminista: in essa la donna si e' manifestata interrompendo per la prima volta il monologo della civilta' patriarcale.
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Noi identifichiamo nel lavoro domestico non retribuito la prestazione che permette al capitalismo, privato e di stato, di sussistere.
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Permetteremo quello che di continuo si ripete al termine di ogni rivoluzione popolare quando la donna, che ha combattuto insieme con gli altri, si trova messa da parte con tutti i suoi problemi?
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Detestiamo i meccanismi della competitivita' e il ricatto che viene esercitato nel mondo dalla egemonia dell'efficienza. Noi vogliamo mettere la nostra capacita' lavorativa a disposizione di una societa' che ne sia immunizzata.
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La guerra e' stata da sempre l'attivita' specifica del maschio e il suo modello di comportamento virile.
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La parita' di retribuzione e' un nostro diritto, ma la nostra oppressione e' un'altra cosa. Ci basta la parita' salariale quando abbiamo gia' sulle spalle ore di lavoro domestico?
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Riesaminiamo gli apporti creativi della donna alla comunita' e sfatiamo il mito della sua laboriosita' sussidiaria.
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Dare alto valore ai momenti "improduttivi" e' un'estensione di vita proposta dalla donna.
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Chi ha il potere afferma: "Fa parte dell'erotismo amare un essere inferiore". Mantenere lo "status quo" e' dunque un suo atto d'amore.
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Accogliamo la libera sessualita' in tutte le sue forme, perche' abbiamo smesso di considerare la frigidita' un'alternativa onorevole.
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Continuare a regolamentare la vita fra i sessi e' una necessita' del potere; l'unica scelta soddisfacente e' un rapporto libero.
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Sono un diritto dei bambini e degli adolescenti la curiosita' e i giochi sessuali.
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Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto!
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Alle nostre spalle sta l'apoteosi della millenaria supremazia maschile. Le religioni istituzionalizzate ne sono state il piu' fermo piedistallo. E il concetto di "genio" ne ha costituito l'irraggiungibile gradino.
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La donna ha avuto l'esperienza di vedere ogni giorno distrutto quello che faceva.
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Consideriamo incompleta una storia che si e' costituita sulle tracce non deperibili.
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Nulla o male e' stato tramandato dalla presenza della donna: sta a noi riscoprirla per sapere la verita'.
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La civilta' ci ha definite inferiori, la chiesa ci ha chiamate sesso, la psicanalisi ci ha tradite, il marxismo ci ha vendute alla rivoluzione ipotetica.
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Chiediamo referenze di millenni di pensiero filosofico che ha teorizzato l'inferiorita' della donna.
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Della grande umiliazione che il mondo patriarcale ci ha imposto noi consideriamo responsabili i sistematici del pensiero: essi hanno mantenuto il principio della donna come essere aggiuntivo per la riproduzione dell'umanita', legame con la divinita' o soglia del mondo animale; sfera privata e "pietas". Hanno giustificato nella metafisica cio' che era ingiusto e atroce nella vita della donna.
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Sputiamo su Hegel.
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La dialettica servo-padrone e' una regolazione di conti tra collettivi di uomini: essa non prevede la liberazione della donna, il grande oppresso della civilta' patriarcale.
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La lotta di classe, come teoria di classe sviluppata dalla dialettica servo-padrone, ugualmente esclude la donna. Noi rimettiamo in discussione il socialismo e la dittatura del proletariato.
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Non riconoscendosi nella cultura maschile, la donna le toglie l'illusione dell'universalita'.
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L'uomo ha sempre parlato a nome del genere umano, ma meta' della popolazione terrestre lo accusa ora di aver sublimato una mutilazione.
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La forza dell'uomo e' nel suo identificarsi con la cultura, la nostra nel rifiutarla.
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Dopo questo atto di coscienza l'uomo sara' distinto dalla donna e dovra' ascoltare da lei tutto quello che la concerne.
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Non saltera' il mondo se l'uomo non avra' piu' l'equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione.
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Nella cocente realta' di un universo che non ha mai svelato i suoi segreti, noi togliamo molto del credito dato agli accanimenti della cultura. Vogliamo essere all'altezza di un universo senza risposte.
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Noi cerchiamo l'autenticita' del gesto di rivolta e non la sacrificheremo ne' all'organizzazione ne' al proselitismo.
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Comunichiamo solo con donne.
 
Roma, luglio 1970
 
4. INIZIATIVE. VERSO L'OTTO MARZO
 
Per l'otto marzo, Giornata internazionale di lotta delle donne per la liberazione dell'umanita' dalla violenza maschilista, ovunque possibile si promuovano iniziative di riflessione e di azione.
 
5. PER SAPERE E PER AGIRE. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI
 
Segnaliamo il sito della "Casa delle donne" di Milano: www.casadonnemilano.it
Segnaliamo il sito della "Casa internazionale delle donne" di Roma: www.casainternazionaledelledonne.org
Segnaliamo il sito delle "Donne in rete contro la violenza": www.direcontrolaviolenza.it
Segnaliamo il sito de "Il paese delle donne on line": www.womenews.net
Segnaliamo il sito della "Libreria delle donne di Milano": www.libreriadelledonne.it
Segnaliamo il sito della "Libera universita' delle donne" di Milano: www.universitadelledonne.it
Segnaliamo il sito di "Noi donne": www.noidonne.org
Segnaliamo il sito di "Non una di meno": www.nonunadimeno.wordpress.com
 
6. SEGNALAZIONI LIBRARIE
 
Letture
- Luca Mori, Saffo, Rcs, Milano 2020, pp. 160, euro 6,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Riletture
- Graham Greene, Il fattore umano, Mondadori, Milano 1978, Club degli editori, Milano 1979, pp. 336.
 
7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
 
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
 
8. PER SAPERNE DI PIU'
 
Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
 
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 4033 del 4 marzo 2021
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXII)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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