[Nonviolenza] Telegrammi. 3694



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3694 del 30 marzo 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Krzysztof Penderecki
2. Premere nonviolentemente sulle istituzioni per immediati adeguati aiuti alle persone piu' bisognose di aiuto
3. Premere nonviolentemente sul governo per l'immediata cessazione di tutte le persecuzioni razziste
4. Cessare di produrre armi, cessare di fare guerre
5. Una lettera da inviare al governo
6. Una lettera da inviare ai Comuni
7. Norberto Bobbio: Pace. Concetti, problemi e ideali (1989) (parte terza e conclusiva)
8. Lettera aperta sulla dignita' del morire ai tempi del coronavirus
9. L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari
10. "Tavola della pace": Sostieni il "Cessate il fuoco" globale. Appendi la tua bandiera della pace alla finestra
11. Sosteniamo il Movimento Nonviolento
12. Vandana Shiva: Principi costitutivi di una democrazia della comunita' terrena
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. LUTTI. KRZYSZTOF PENDERECKI

E' deceduto Krzysztof Penderecki, tra i piu' grandi musicisti contemporanei.
Con gratitudine che non si estingue lo ricordiamo.

2. L'ORA. PREMERE NONVIOLENTEMENTE SULLE ISTITUZIONI PER IMMEDIATI ADEGUATI AIUTI ALLE PERSONE PIU BISOGNOSE DI AIUTO

Nessuna persona sia abbandonata.
L'ordinamento giuridico democratico per cui morirono i martiri della Resistenza soccorra tutte le persone bisognose di aiuto.
Si inveri il dettato della Costituzione repubblicana.
Immediati adeguati aiuti a tutte le persone bisognose di aiuto.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.

3. L'ORA. PREMERE NONVIOLENTEMENTE SUL GOVERNO PER L'IMMEDIATA CESSAZIONE DI TUTTE LE PERSECUZIONI RAZZISTE

Tutte le persone presenti in Italia siano aiutate senza discriminazioni.
Tutte le persone che si dirigono in Italia in fuga dall'orrore, dalla schiavitu', dalla miseria e dalla morte siano soccorse, accolte ed assistite.
A tutte le persone che vivono in Italia siano finalmente riconosciuti tutti i diritti umani.
Siano abrogate tutte le scellerate misure razziste imposte dal criminale governo del 2018-2019.
Cessi ogni forma di apartheid, cessi ogni forma di segreazione razzista, cessi ogni forma di schiavitu'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.

4. L'ORA. CESSARE DI PRODURRE ARMI, CESSARE DI FARE GUERRE

Siamo una sola umanita'.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Cessare di produrre armi.
Cessare di partecipare a guerre.
Porre termine ad ogni azione intesa ad opprimere e uccidere.
Tutte le risorse disponibili destinare a salvare le vite.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Cooperazione tra tutti i popoli e tutte le persone.
Riconoscimento e difesa nitida intransigente di tutti i diritti delle persone, dei popoli, della biosfera.
Uscire dal delirio della violenza e realizzare finalmente la politica della nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Chi salva una vita salva il mondo.

5. QUID AGENDUM. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AL GOVERNO

Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

6. QUID AGENDUM. PROPOSTA DI UNA LETTERA DA INVIARE AI COMUNI

Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i Comuni d'Italia sono reperibili nei siti internet degli stessi.
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.

7. NORBERTO BOBBIO: PACE. CONCETTI, PROBLEMI E IDEALI (1989) (PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Dal sito www.treccani.it riproponiamo la seguente voce estratta dalla Enciclopedia del Novecento I Supplemento (1989)]

7. Il Terzo per la pace
Come lo stato di natura hobbesiano, lo stato di equilibrio del terrore e' uno stato da cui l'uomo deve assolutamente uscire, sia che questo 'deve' sia inteso come un imperativo categorico, una norma morale assoluta, o un imperativo ipotetico, una regola di prudenza, sia che ci si metta dal punto di vista di una morale deontologica e dell'etica weberiana della convinzione o dal punto di vista di una morale utilitaristica e dell'etica weberiana della responsabilita'. Ma in che modo? Pare improbabile che se ne possa uscire senza la presenza di un Terzo non coinvolto. In uno stato di equilibrio delle forze tra eguali, l'unico strumento di pace e' l'accordo. Ma affinche' un accordo sia efficace e raggiunga lo scopo per cui e' stato stipulato occorre che i due contraenti si ritengano perentoriamente obbligati a osservarlo. Ora, quest'obbligo viene meno in uno stato d'incertezza, ovvero in uno stato in cui nessuno dei due e' sicuro dell'osservanza dell'altro. Questa situazione e' stata descritta una volta per sempre da Hobbes: "[Nello stato di natura] chi adempie per primo non ha alcuna assicurazione che l'altro adempia in seguito, perche' i vincoli delle parole sono troppo deboli per imbrigliare l'ambizione, l'avarizia, l'ira e le altre passioni degli uomini, senza il timore di qualche potere coercitivo, che non si puo' supporre vi sia nella condizione di mera natura, dove tutti gli uomini sono eguali e giudici della giustezza dei loro timori. Percio' chi adempie per primo, non fa che consegnarsi al suo nemico, contro il diritto [...] di difendere la propria vita" (Leviatano, XIV, Firenze 1976, p. 132). Uno studioso di Hobbes (J. W. N. Watkins) descrive con questo apologo cio' che chiama "il gioco dello stato di natura": Tizio e Caio sono due uomini hobbesiani in un hobbesiano stato di natura. Entrambi portano con se' un armamento micidiale. Un pomeriggio, mentre sono in cerca di ghiande, s'incontrano in una piccola radura in mezzo al bosco. Il sottobosco rende la fuga impraticabile. Tizio grida: "Aspetta! Non facciamoci a pezzi". Caio risponde: "Condivido il tuo stato d'animo. Contiamo: quando arriveremo a dieci ciascuno di noi due gettera' le armi alle proprie spalle tra gli alberi". Ciascuno dei due comincia furiosamente a pensare: e' il caso o no di gettare via le armi quando arriveremo a dieci? Ognuno considera che se nessuno le butta nel timore che l'altro non le butti, ne verra' uno scontro all'ultimo sangue in cui ognuno rischia la morte. Ma considera anche che se lui le butta e l'altro no, la propria morte e' sicura. E allora? Delle quattro soluzioni possibili: che le butti il primo e non il secondo, il secondo e non il primo, nessuno dei due, tutti e due, quest'ultima, che rappresenterebbe l'osservanza della massima pacta sunt servanda, e' una sola e non e' detto che sia la piu' probabile. Considerando il modo con cui procedono le trattative per il disarmo tra le grandi potenze non si tardera' a riconoscere l'esattezza dell'ipotesi hobbesiana. Chi comincia per primo in una situazione in cui non e' sicuro che l'altro faccia altrettanto non si mette forse nelle mani dell'altro? Allora nessuno comincia. Altro e' la stipulazione verbale di un patto, altro la sua osservanza. I patti senza la spada di un ente superiore ai due contraenti sono, ancora Hobbes, un semplice flatus vocis.
Non s'insistera' mai abbastanza sull'importanza del Terzo in una strategia di pace. La guerra ha essenzialmente una struttura diadica e tende a far convergere i belligeranti, per quanti essi siano, verso due poli. Non manca talora la presenza di un Terzo anche in un conflitto armato, che puo' prendere la figura di Tertium gaudens, vale a dire di colui che senza volerlo trae beneficio dai danni che i due contendenti si procurano, o del capro espiatorio, che e', al contrario, colui dal quale entrambi i contraenti traggono beneficio, o del seminatore di discordia, che e' chi provoca la guerra altrui per trarne consapevolmente un beneficio (in base al principio del divide et impera). Ma nessuno di questi Terzi e' essenziale alla condotta della guerra: sono tutte quante figure marginali. Quando il Terzo diventa un alleato di una delle due parti, perde completamente il ruolo di Terzo. Quando resta neutrale viene a trovarsi in una situazione di estraneita' al conflitto. Sulla base della presenza o assenza di un Terzo in un conflitto, si fonda la distinzione, gia' richiamata, fra stato polemico, in cui il Terzo e' escluso, e stato agonale, in cui esiste il Terzo e che pertanto si puo' chiamare del Terzo incluso. Il primo, che e' lo stato di guerra per eccellenza, e' diadico; il secondo, che e' per eccellenza lo stato di pace, vale a dire e' quello in cui i conflitti vengono risolti per la presenza di un Terzo senza che sia necessario il ricorso all'uso della forza reciproca, e' triadico.
Del Terzo-per-la-pace due sono le figure principali: l'arbitro (Tertium super partes) e il mediatore (Tertium inter partes). L'arbitro puo' a sua volta o essere imposto dall'alto o autoimporsi o essere scelto dalle stesse parti. Ad ogni modo deve essere riconosciuto dalle parti per poter svolgere la propria funzione: l'effetto del riconoscimento consiste nel fatto che i due litiganti s'impegnano ad accettarne la decisione qualunque essa sia, e accettandola pongono fine alla lite. La decisione accettata non sempre viene eseguita. Percio' bisogna ulteriormente distinguere l'arbitro che ha a disposizione un potere coattivo tanto forte da essere in grado di costringere il recalcitrante e l'arbitro che questo potere non ha. Il primo puo' essere a buon diritto chiamato, per riprendere il titolo di una celebre opera di teoria politica, Defensor pacis. Il mediatore puo' essere, nella sua funzione piu' debole, colui che mette in contatto le parti, oppure, nella sua funzione piu' forte, colui che interviene attivamente allo scopo di far giungere le parti a un compromesso. In questa seconda veste si chiama, non a caso, paciere (e, quando il personaggio e' di grande autorita', pacificatore).
Fra due contendenti la pace puo' nascere o dalla vittoria dell'uno sull'altro e allora si avra' la pace d'impero, oppure dalla presenza di un Terzo arbitro o mediatore. Nell'attuale situazione dei rapporti fra le due grandi potenze, caratterizzata dall'equilibrio del terrore, non si ritiene ne' auspicabile ne' possibile la prima, che verrebbe alla fine di una guerra catastrofica. Ma esiste un Terzo-per-la-pace dal quale si possa sperare una soluzione diversa da quella della pace d'impero? una pace negoziata, una pace di compromesso, o alla fine, per riprendere la tipologia di Aron, una pace di soddisfazione? Nell'attuale sistema internazionale questo Terzo non esiste, ne' se ne profila uno credibile all'orizzonte. Tertium super partes avrebbe dovuto essere nelle intenzioni dei suoi promotori, sconvolti dagli effetti della seconda guerra mondiale, l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Ma essendo nata come associazione di Stati e non come Superstato (in un ordinamento statale il diritto di veto sarebbe inconcepibile), e' troppo debole per imporsi agli Stati piu' forti che di fatto la disprezzano e se ne servono, quando se ne servono, unicamente per far valere i propri interessi e per cercare di intralciare la soddisfazione degli interessi altrui. Terzi al di sopra delle parti sono idealmente, anche se non sempre nella realta', le Chiese cristiane, un sovrano dell'ordine religioso universale, come il papa, i movimenti pacifisti sorti in questi ultimi anni soprattutto nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti (i movimenti pacifisti dell'Europa dell'Est sono movimenti di parte), d'ispirazione religiosa o politico-religiosa, come i movimenti per la nonviolenza, o politica. Ma la loro autorita' e' esclusivamente spirituale e morale: un'autorita' che, per quanto alta e tendenzialmente universale, non ha mai impedito in tutto il corso della storia umana, dominata dalla volonta' di potenza, le 'inutili stragi'. Quanto al Terzo fra le parti e' un ruolo cui avrebbe potuto aspirare l'Europa, se non fosse stata sinora, e forse irrimediabilmente, divisa nelle zone d'influenza rispettivamente degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, lacerata fra due diverse lealta' che le hanno impedito di trovare un'unita' politica corrispondente e conforme alla sua unita' culturale ormai esistente da secoli. Quando l'egemonia dell'Unione Sovietica sulla Cina ha avuto fine e la Cina ha cominciato a svolgere un ruolo relativamente autonomo nell'ordine internazionale, si e' cominciato a pensare che il sistema bipolare si sarebbe trasformato in un sistema tripolare. Ma a parte il fatto che la previsione si e' dimostrata prematura, la Cina non sarebbe un Terzo mediatore, ma nella migliore delle ipotesi un Tertium gaudens, nella peggiore un alleato disponibile per entrambi secondo le circostanze, e quindi sarebbe in entrambi i casi una tipica figura del Terzo-per-la-guerra. Infine esiste una grande organizzazione di stati sedicenti neutrali o indipendenti dai due blocchi che e' stata chiamata del Terzo Mondo. Ma essa e' come Terzo-al-di-sopra-delle-parti troppo debole, per mancanza di coesione interna, come Terzo-fra-le-parti, troppo poco autorevole, in quanto costituita per gran parte da Stati in via di sviluppo. Che poi un Terzo-al-di-sopra-delle-parti possa nascere artificialmente, secondo l'ipotesi hobbesiana, da un pactum subiectionis fra gli Stati, ovvero dalla rinuncia degli Stati piu' forti all'uso indiscriminato della propria forza e dalla costituzione volontaria e irreversibile di una forza comune, e', allo stato attuale della lotta per l'egemonia dei due grandi Leviatani, assolutamente impensabile. D'altra parte e' impensabile che una situazione come quella dell'equilibrio del terrore, che viene mantenuto soltanto attraverso un continuo accrescimento nella capacita' da una parte e dall'altra di essere sempre piu' 'terribili', possa durare all'infinito, se non altro perche' viviamo in un universo finito e finite sono le risorse di cui l'uomo puo' disporre per accrescere la propria potenza. Che l'umanita' debba uscire dallo stato di equilibrio del terrore e' ormai una certezza assoluta. Ma nessuno, neppure coloro che detengono nelle loro mani il supremo potere di vita e di morte, e' in grado di dire se, come e quando, questa uscita possa avvenire.
La proposta detta 'iniziativa per una difesa strategica' (SDI), annunziata per la prima volta dal presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan, il 23 marzo 1983 e chiamata comunemente e polemicamente "guerre stellari", e' stata presentata come un vero e proprio salto qualitativo nei rapporti fra le due grandi potenze, come un modo per rispondere all'aspirazione universale di scongiurare l'apocalisse nucleare, in quanto, predisponendo uno scudo spaziale di tale ampiezza e precisione da impedire o la partenza o il percorso o l'arrivo dei missili avversari, farebbe perdere di validita' la diretta correlazione, sulla quale si e' fondata la strategia dell'era post-atomica, fra sicurezza e minaccia di sterminio. L'idea fondamentale su cui si regge la nuova strategia consiste nel tentativo di sostituire alla corsa verso armi di offesa sempre piu' micidiali la corsa verso apparati di difesa sempre piu' protettivi, allo scoraggiamento attraverso la paura dell'altro lo scoraggiamento mediante la propria mancanza di paura. Il dibattito e' in corso. Si tratta di sapere, in primo luogo, se tale sistema di difesa sia tecnicamente possibile e quindi rispondente allo scopo; in secondo luogo, se, posto che sia possibile rispetto allo stato attuale delle armi, non possa venir superato da nuove armi offensive non ancora inventate, nel qual caso non farebbe che rinfocolare la gara tra i due grandi e aumentare il rischio e la gravita' dello scontro finale; in terzo luogo, se il possesso dello scudo spaziale, che darebbe a uno solo dei due il privilegio della invulnerabilita', non possa renderlo, novello Achille, piu' forte e piu' ardito nell'attacco, giusta una delle piu' celebri massime di Machiavelli: "[...] e prima si cerca non essere offeso, e poi si offende altrui" (Discorsi, I, 46).
*
Bibliografia
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Aron, R., Paix et guerre entre les nations, Paris 1962, 1984(8) (tr. it.: Pace e guerra tra le nazioni, Milano 1970).
Bobbio, N., Il problema della guerra e le vie della pace, Bologna 1984(2).
Buzzati-Traverso, A., La morte nucleare in Italia, Bari 1982.
Cacioppo, G. (a cura di), Il messaggio di Aldo Capitini, Manduria 1977.
Cortesi, L., Storia e catastrofe. Considerazioni sul rischio nucleare, Napoli 1984.
Cotta, S., Perche' la violenza?, L'Aquila 1978.
Del Vecchio, G., Studi su la guerra e la pace, Milano 1959.
Eibl-Eibesfeldt, I., Krieg und Frieden aus der Sicht der Verhaltensforschung, Muenchen-Zuerich 1975 (tr. it.: Etologia della guerra, Torino 1983).
Fornari, F., Psicanalisi della guerra atomica, Milano 1964.
Galtung, J., Peace: research, education, action, Copenaghen 1975.
Gandhi, M. K., Teoria e pratica della nonviolenza, (a cura di G. Pontara), Torino 1973.
Gori, U. (a cura di), Natura e orientamenti delle ricerche sulla pace, Milano 1979.
Ilari, V., Guerra e diritto nel mondo antico, Milano 1980.
Jacobelli, A. M., La responsabilita' individuale nell'era atomica, Roma 1970.
Jaspers, K., Die Atombombe und die Zukunft des Menschen, Muenchen 1958 (tr. it.: La bomba atomica e il destino dell'uomo, Milano 1960).
Mori, M., La ragione delle armi, Milano 1984.
Rossi, S., Rischio atomico ed equilibri mondiali, Torino 1980.
Schell, J., The fate of the Earth, New York 1982 (tr. it.: Il destino della terra, Milano 1982).
Spinelli, A., Il progetto europeo, Bologna 1985.

8. REPETITA IUVANT. LETTERA APERTA SULLA DIGNITA' DEL MORIRE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
[Riceviamo e diffondiamo il seguente appello]

27 marzo 2020
Alle cittadine e ai cittadini, con particolare attenzione alle autorita' competenti
La morte e' entrata nelle nostre case. Ogni giorno riceviamo con sgomento le cifre dei decessi a causa del virus. E' diventato un bollettino di guerra guardare il telefono, leggere ascoltare le notizie di cronaca. Cifre sproporzionate.
Dietro l'anonimato dei numeri ci sono volti, nomi, storie, persone che hanno intersecato le nostre vite: i nostri genitori, parenti, amici, colleghi, conoscenti. Molti di loro hanno vissuto la tragedia di morire da soli, senza l'affetto dei loro cari.
Potrebbe accadere anche a noi. Il virus colpisce in modo indistinto. Potrebbe succedere anche a noi di ritrovarci in ospedale, da soli, senza la presenza di un familiare. Si pensa con spavento con spavento alla propria morte, ma ora appare ancora piu' terribile l'idea di dover affrontare nella solitudine, senza la possibilita' di congedarsi dai propri cari.
Sappiamo che, da sempre, il reparto di terapia intensiva e' luogo interdetto ai visitatori; e che nei momenti di epidemia, le cautele si fanno ancora piu' stringenti.
Tuttavia, nel dibattito democratico che non dovrebbe venir meno anche in questi momenti di emergenza, vorremmo richiamare l'attenzione sul venir meno del carattere umanizzante del morire, senza i quale si lascia la persona morente nella solitudine affettiva.
Chi muore da solo non ha la possibilita' di far udire la propria voce, le sue ultime volonta'. Al massimo le puo' consegnare al personale medico.
Un metro di misura dell'umanita' di una societa' civile e' dato dal tutelare i piu' deboli, dando voce a quanti non hanno voce.
Riteniamo che anche questo rivesta il carattere di emergenza che muove le decisioni di questi giorni.
Chiediamo, dunque, che ci si interroghi seriamente su questo aspetto e che si provi a formulare un protocollo che tenga assieme le ragioni della salute con quelle degli affetti.
E' veramente improponibile pensare che una persona cara, nell'assoluto rispetto delle norme sanitarie, possa essere presente per accompagnare un proprio congiunto nei delicato momento del passaggio dalla vita alla morte?
Si puo', con fatica, accettare la solitudine della tumulazione: una volta passata l'emergenza, ci potranno essere gesti pubblici per elaborare il lutto. Ma per chi muore, non si possono differire i tempi: c'e' un unico momento.
Nessuno merita di morire da solo, nemmeno in una situazione come l'attuale, sotto il ricatto del sacrificio per il bene dei propri cari.
Come il personale sanitario, con le dovute cautele, puo' avvicinarsi al morente, cosi', a nostro giudizio, e' necessario pensare di prevedere la presenza di un congiunto.
Ci appelliamo, dunque, all'intelligenza vigile  e creativa di quanti hanno a cuore di promuovere la dignita' del vivere e del morire di tutte e tutti.
Nell'emergenza, insieme all'eccellenza sanitaria e al governo politico della situazione, facciamo emergere anche una chiara attenzione al profilo umano di quanti sono vittime dell'epidemia.
Lidia Maggi, Paolo Squizzato, Andrea Grillo, Fabio Corazzina, Cristina Arcidiacono, Massimo Aprile, Paolo Curtaz, Carlo Molari, Gianni Marmorini, Silvia Giacomoni, Marco Campedelli, Angelo Reginato
Per favore, divulgate, discutete. Per firmare mandate una mail a lidiamaggipastora at gmail.com

9. REPETITA IUVANT. L'ITALIA SOTTOSCRIVA E RATIFICHI IL TRATTATO ONU PER LA PROIBIZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

L'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017.
Salvare le vite e' il primo dovere.

10. REPETITA IUVANT. "TAVOLA DELLA PACE": SOSTIENI Il "CESSATE IL FUOCO" GLOBALE. APPENDI LA TUA BANDIERA ALLA FINESTRA
[Dalla "Tavola della pace" riceviamo e diffondiamo il seguente appello]

A tutti gli amici
Oggetto: Sostieni il "Cessate il fuoco" globale. Appendi la tua bandiera alla finestra
Cara amica, caro amico,
il Segretario Generale dell'Onu, Antonio Guterres ha lanciato, a nome di noi tutti, un importantissimo appello per chiedere l'immediato cessate il fuoco in tutti gli angoli del mondo. Stiamo parlando di centinaia di milioni di bambini, donne, uomini sparsi in quasi 50 paesi del mondo.
"La furia del virus rispecchia la follia della guerra. Per questo oggi chiedo l'immediato cessate il fuoco in tutti gli angoli del mondo. E' tempo di fermare i conflitti armati e di concentrarci sulla vera lotta da perseguire.
Il nostro mondo deve fronteggiare oggi un solo nemico: Covid-19. Questo virus non conosce nazionalita' o etnie, fazioni o fedi. Attacca tutti in modo implacabile. Allo stesso tempo i conflitti armati continuano in tutto il mondo facendo pagare un prezzo altissimo a tutte le persone piu' vulnerabili. I sistemi sanitari stanno collassando. Anche i rifugiati e i migranti sono esposti ad un rischio altissimo. Finiamola con il morbo della guerra e combattiamo la malattia che sta devastando il nostro mondo".
E' vero che gli appelli non bastano a fermare le guerre ma le parole del Segretario Generale dell'Onu non possono essere lasciate cadere nel vuoto.
Ci rivolgiamo a te per chiederti di sostenere l'appello del Segretario Generale dell'Onu appendendo e invitando ad appendere la bandiera della pace alla finestra.
Insieme chiediamo al Parlamento, ai Ministri degli Esteri e della Difesa di inviare un chiaro messaggio di sostegno al Segretario Generale dell'Onu e di contribuire al raggiungimento di questo obiettivo attivando tutta la nostra rete diplomatica nel mondo.
Chiediamo all'Italia e a tutti i paesi europei di fermare subito anche la costruzione e la vendita delle armi. Per la nostra sicurezza oggi servono non bombe ma disinfettanti e mascherine. E domani riconvertiamo finalmente le fabbriche d'armi.
L'invito e': Appendi la bandiera della pace alla tua finestra. Scatta una foto e diffondila sui social con GlobalCeasefireNow Fermateleguerre PaceSubito e bandierediPace. Diffondi la proposta. Passa parola.
Ci sono gesti che contano. E questo, per quanto piccolo e semplice, puo' rompere il silenzio che circonda da lungo tempo la tragedia dei dimenticati della terra.
Aspettiamo la tua adesione.
Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace
Perugia, 26 marzo 2020
Invia la tua adesione alla Tavola della pace, via della viola 1 (06122) Perugia - 335.6590356 - email adesioni at perlapace.it - www.perlapace.it

11. REPETITA IUVANT. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
*
Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

12. MAESTRE. VANDANA SHIVA: PRINCIPI COSTITUTIVI DI UNA DEMOCRAZIA DELLA COMUNITA' TERRENA
[Riproponiamo una volta ancora il seguente testo estratto dall'introduzione del libro di Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006, alle pp. 16-19.
Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, nonviolenti, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002; Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006; India spezzata, Il Saggiatore, Milano 2008; Dalla parte degli ultimi, Slow Food, 2008; Ritorno alla terra, Fazi, Roma 2009; Campi di battaglia, Edizioni Ambiente, Milano 2009; Semi del suicidio, Odradek, Roma 2009; Fare pace con la Terra, Feltrinelli, Milano 2012; Storia dei semi, Feltrinelli, Milano 2013; Chi nutrira' il mondo? Manifesto per il cibo del terzo millennio, Feltrinelli, Milano 2015; Il mondo del cibo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2015]

1. Tutte le specie, tutti gli esseri umani e tutte le culture possiedono un valore intrinseco.
Tutti gli esseri viventi sono soggetti dotati di intelligenza, integrita' e di un'identita' individuale. Non possono essere ridotti al ruolo di proprieta' privata, di oggetti manipolabili, di materie prime da sfruttare o di rifiuti eliminabili. Nessun essere umano ha il diritto di possedere altre specie, altri individui, o di impadronirsi dei saperi di altre culture attraverso brevetti o altri diritti sulla proprieta' intellettuale.
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2. La comunita' terrena promuove la convivenza democratica di tutte le forme di vita.
Siamo membri di un'unica famiglia terrena, uniti gli uni agli altri dalla fragile ragnatela della vita del pianeta. Pertanto e' nostro dovere assumere dei comportamenti che non compromettano l'equilibrio ecologico della Terra, nonche' i diritti fondamentali e la sopravvivenza delle altre specie e di tutta l'umanita'. Nessun essere umano ha il diritto di invadere lo spazio ecologico di altre specie o di altri individui, ne' di trattarli con crudelta' e violenza.
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3. Le diversita' biologiche e culturali devono essere difese.
Le diversita' biologiche e culturali hanno un valore intrinseco che deve essere riconosciuto. Le diversita' biologiche sono fonti di ricchezza materiale e culturale che pongono le basi per la sostenibilita'. Le differenze culturali sono portatrici di pace. Tutti gli esseri umani hanno il dovere di difendere tali diversita'.
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4. Tutti gli esseri viventi hanno il diritto naturale di provvedere al loro sostentamento.
Tutti i membri della comunita' terrena, inclusi gli esseri umani, hanno il diritto di provvedere al loro sostentamento: hanno diritto al cibo e all'acqua, a un ambiente sicuro e pulito, alla conservazione del loro spazio ecologico. Le risorse vitali necessarie per il sostentamento non possono essere privatizzate. Il diritto al sostentamento e' un diritto naturale perche' equivale al diritto alla vita. E' un diritto che non puo' essere accordato o negato da una nazione o da una multinazionale. Nessun paese e nessuna multinazionale ha il diritto di vanificare o compromettere questo genere di diritto, o di privatizzare le risorse comuni necessarie alla vita.
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5. La democrazia della comunita' terrena si fonda su economie che apportano la vita e su modelli di sviluppo democratici.
La realizzazione di una democrazia della comunita' terrena presuppone una gestione democratica dell'economia, dei piani di sviluppo che proteggano gli ecosistemi e la loro integrita', provvedano alle esigenze di base di tutti gli esseri umani e assicurino loro un ambiente di vita sostenibile. Una concezione democratica dell'economia non prevede l'esistenza di individui, specie o culture eliminabili. L'economia della comunita' terrena e' un'economia che apporta nutrimento alla vita. I suoi modelli sono sempre sostenibili, differenziati, pluralistici, elaborati dai membri della comunita' stessa al fine di proteggere la natura e gli esseri umani e operare per il bene comune.
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6. Le economie che apportano la vita si fondano sulle economie locali.
Il miglior modo di provvedere con efficienza, attenzione e creativita' alla conservazione delle risorse terrene e alla creazione di condizioni di vita soddisfacenti e sostenibili e' quello di operare all'interno delle realta' locali. Localizzare l'economia deve diventare un imperativo ecologico e sociale. Si dovrebbero importare ed esportare soltanto i beni e i servizi che non possono essere prodotti localmente, adoperando le risorse e le conoscenze del luogo. Una democrazia della comunita' terrena si fonda su delle economie locali estremamente vitali, che sostengono le economie nazionali e globali. Un'economia globale democratica non distrugge e non danneggia le economie locali, non trasforma le persone in rifiuti eliminabili. Le economie che sostengono la vita rispettano la creativita' di tutti gli esseri umani e producono contesti in grado di valorizzare al massimo le diverse competenze e capacita'. Le economie che apportano la vita sono differenziate e decentralizzate.
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7. La democrazia della comunita' terrena e' una democrazia che tutela la vita.
Una democrazia che tutela la vita si fonda sul rispetto democratico di ogni forma vivente e su un comportamento democratico da adottare gia' a partire dalla quotidianita'. Ogni soggetto coinvolto ha il diritto di partecipare alle decisioni da prendere in merito al cibo, all'acqua, alla sanita' e all'istruzione. Una democrazia che tutela la vita cresce dal basso verso l'alto, al pari di un albero. La democrazia della comunita' terrena si fonda sulle democrazie locali, lasciando che le singole comunita' costituite nel rispetto delle differenze e delle responsabilita' ecologiche e sociali abbiano pieni poteri decisionali riguardo all'ambiente, alle risorse naturali, al sostentamento e al benessere dei loro membri. Il potere viene delegato ai livelli esecutivi piu' alti applicando il principio della sussidiarieta'. La democrazia della comunita' terrena si fonda sull'autoregolamentazione e sull'autogoverno.
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8. La democrazia della comunita' terrena si fonda su culture che valorizzano la vita.
Le culture che valorizzano la vita promuovono la pace e creano degli spazi di liberta' per consentire il culto di religioni diverse e l'espressione di diverse fedi e identita'. Tali culture lasciano che le differenze culturali si sviluppino proprio a partire dalla nostra umanita' e dai nostri comuni diritti in quanto membri della comunita' terrena.
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9. Le culture che valorizzano la vita promuovono lo sviluppo della vita stessa.
Le culture che valorizzano la vita si fondano sul riconoscimento della dignita' e sul rispetto di ogni forma di vita, degli uomini e delle donne di ogni provenienza e cultura, delle generazioni presenti e di quelle future.
Sono culture ecologiche che non producono stili di vita distruttivi o improntati al consumismo, basati sulla sovrapproduzione, sullo spreco o sullo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Le culture che valorizzano la vita sono molteplici, ma ispirate da un comune rispetto per il vivente. Riconoscono la compresenza di identita' diverse che condividono lo spazio comune della comunita' locale e danno voce a un sentimento di appartenenza che correla i singoli individui alla terra e a tutte le forme di vita.
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10. La democrazia della comunita' terrena promuove un sentimento di pace e solidarieta' universale.
La democrazia della comunita' terrena unisce tutti i popoli e i singoli individui sostenendo valori quali la cooperazione e l'impegno disinteressato, anziche' separarli attraverso la competizione, il conflitto, l'odio e il terrore. In alternativa a un mondo fondato sull'avidita', sulla diseguaglianza e sul consumismo sfrenato, questa democrazia si propone di globalizzare la solidarieta', la giustizia e la sostenibilita'.

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Letture
- Piero P. Giorgi, La rivoluzione nonviolenta, Il Segno dei Gabrielli, San Pietro in Cariano (Vr) 2019, pp. 128, euro 13.
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Riletture
- Hannah Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 1964, 1994, pp. XXXIV + 286.
- Anna Bravo, La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato, Laterza, Roma-Bari 2013, pp. VI + 246.
- Rosa Luxemburg, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976, pp. 708.
- Rosa Luxemburg, Scritti scelti, Edizioni Avanti!, 1963, Einaudi, Torino 1976, pp. CVIII + 760.
- Simone Weil, Quaderni, Adelphi, Milano 1982-1993, quattro volumi per complessive pp. 1846.
- Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli, Milano 1987, pp. 256.
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Riedizioni
- Nicola Labanca, La guerra italiana per la Libia 1911-1931, Il Mulino, Bologna 2012, Rcs, Milano 2020, pp. 304, euro 8,90 (in supplemento al "Corriere della sera").
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Strumenti
- AA. VV., Repertorio. Dizionario normativo della scuola. 2020. XXXIV edizione, Tecnodid, Napoli 2020, pp. 1472, euro 68.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 3694 del 30 marzo 2020
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
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