[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 420



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 420 del 29 marzo 2020

In questo numero:
1. L'incendio
2. Severino vardacampi: C'e' voluta l'indignazione popolare
3. Luciano Bonfrate: Corta ballata del governo mezzo-razzista
4. Osvaldo Caffianchi: Ballata della gente di poca memoria
5. Nove tesi e una traccia per un orientamento nonviolento durante e contro l'epidemia in corso
6. "Da vicino e da lontano". Un appello alle persone di volonta' buona
7. Una lettera alle persone amiche: premere nonviolentemente sulle amministrazioni comunali affinche' approntino aiuti straordinari per le persone in condizioni di indigenza
8. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Cristina Campo
9. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Margherita Guidacci
10. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Barbara Lanati
11. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Giovanni Giudici
12. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Mario Luzi
13. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Eugenio Montale
14. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Amelia Rosselli
15. Su Emily Dickinson (2006)

1. L'ORA. L'INCENDIO

Ancora un incendio in una baraccopoli.
Dare subito una casa a tutte le persone che una casa non hanno.
Far cessare immediatamente la schiavitu' in Italia.
Far cessare immediatamente l'apartheid.
Far cessare immediatamente la persecuzione razzista.
Ripristinare immediatamente la legalita' costituzionale, il rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Un essere umano e' un essere umano.
Salvare le vite e' il primo dovere.

2. L'ORA. SEVERINO VARDACAMPI: C'E' VOLUTA L'INDIGNAZIONE POPOLARE

C'e' voluta l'indignazione popolare perche' con enorme colpevole ritardo il governo mezzo-razzista finalmente destinasse quattro lire ai Comuni per non far morire di fame i piu' poveri, i piu' derubati.
Ma il governo mezzo-razzista non si e' convertito al rispetto della Costituzione e della dignita' umana, ha solo elargito qualche briciola.
E a dimostrazione di essere sempre il governo mezzo-razzista non ha ancora abrogato gli scellerati "decreti sicurezza della razza" imposti nel 2018-2019 dal governo razzista di allora reo di abominevoli crimini contro l'umanita', il governo razzista presieduto dallo stesso presidente del consiglio dei ministri di adesso.
Vogliamo dirlo chiaro una volta di piu': mentre divampa la tragedia dell'epidemia l'Italia purtroppo si trova ostaggio di una maggioranza parlamentare di razzisti: i partiti politici che hanno dato vita allo scellerato governo del 2018-2019, ed i loro compari delle altre forze della destra rapinatrice ed eversiva; si trova ostaggio di un governo che per meta' e' composto da responsabili e complici dei crimini contro l'umanita' commessi nel 2018-2019.
Servirebbe un governo con Giuseppe Dossetti, con Giorgio La Pira, con Teresa Mattei, con Lina Merlin, con Rita Montagnana, con Teresa Noce, con Ferruccio Parri, con Sandro Pertini, con Maria Maddalena Rossi, con Umberto Terracini. Invece c'e' il Conte bis.
Servirebbe un governo fedele alla Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista. Invece c'e' un governo mezzo-razzista che non ha ancora abrogato gli scellerati "decreti sicurezza della razza".
Servirebbe un governo che innanzitutto disponesse consistenti aiuti a chi ne ha piu' bisogno. Invece c'e' un governo dei privilegiati che fin qui ha favorito i privilegiati, e che alle oppresse e agli oppressi, alle sfruttate e agli sfruttati, alle rapinate ed ai rapinati, alle vittime delle persecuzioni e delle violenze destina solo le briciole, mentre proseguono gli sperperi, mentre prosegue il saccheggio e la devastazione.
Cosa aspetta ancora la parte non razzista, la parte antifascista del governo a far valere la legalita' costituzionale?
Cosa aspetta ancora la parte non razzista, la parte antifascista del governo a far valere il diritto e i diritti?
Cosa aspetta ancora la parte non razzista, la parte antifascista del governo a far valere il senso di giustizia, il senso di umanita'?
Cosa aspetta ancora la parte non razzista, la parte antifascista del governo a battersi per salvare tutte le vite, a battersi per il pieno, concreto riconoscimento del diritto di tutti gli esseri umani alla vita, alla dignita', alla solidarieta'?
In un paese civile l'attuale presidente del consiglio dei ministri ed i suoi sodali e sostenitori del governo del 2018-2019 sarebbero stati gia' allontanati da tutti i pubblici uffici e processati e condannati per i crimini commessi.
Invece sono ancora li', a decidere ancora dell'uso delle risorse pubbliche.
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Il razzismo e' un crimine contro l'umanita'.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Condividere il bene ed i beni.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Oppresse ed oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta contro tutte le violenze, per la liberazione comune, per la difesa della biosfera e dei diritti umani di tutti gli esseri umani, per la condivisione del bene e dei beni, per la salvezza dell'umanita'.

3. PAROLIBERI ALL'OSPIZIO. LUCIANO BONFRATE: CORTA BALLATA DEL GOVERNO MEZZO-RAZZISTA

Il governo mezzo-razzista
e' certo meglio del precedente governo razzista
ma anche mezzo-razzista e' gia' razzista
un mezzo criminale e' gia' un criminale

Il governo mezzo-razzista
e' per cio' stesso anche mezzo fascista
ma un mezzo fascista e' gia' un fascista
e a noi il fascismo ci fa orrore e schifo

Il governo mezzo-razzista
s'ingegna d'instaurare uno stato di polizia
approfittando dell'epidemia
per fare strame della Costituzione

Ma nel governo mezzo-razzista
c'e' anche l'altra meta' che non e' razzista che non e' fascista
che afferma che vuole tornare al rispetto della Costituzione
che agisca dunque se vuol essere creduta

Cessino adesso le persecuzioni
siano abrogati i decreti razzisti
si torni al rispetto dei diritti di tutte le persone
salvare le vite e' il primo dovere

Siano allontanati i razzisti da tutti i pubblici uffici
siano processati per i crimini commessi i governanti del 2018-2019
un razzista non puo' governare una repubblica democratica
un razzista e' soltanto un criminale

4. PAROLIBERI ALL'OSPIZIO. OSVALDO CAFFIANCHI: BALLATA DELLA GENTE DI POCA MEMORIA

Siamo gente di poca memoria
ma i crimini del primo governo Conte
ce li ricordiamo bene

Siamo gente di poca cultura
ma sappiamo che negar soccorso ai naufraghi
e' un crimine e un abominio

Siamo gente di corte vedute
ma contro le persecuzioni la schiavitu' il razzismo
lo sappiamo che dobbiamo insorgere

Siamo gente di poche stentate parole
ma un cuore l'abbiamo ancora
e non vogliamo esser governati dai razzisti

Siamo gente che pensa pensieri elementari
salvare le vite
combattere il fascismo

Siamo gente meccaniche e di piccol affare
di scarse risorse e di poco momento
ma siamo ancora esseri umani

5. REPETITA IUVANT. NOVE TESI E UNA TRACCIA PER UN ORIENTAMENTO NONVIOLENTO DURANTE E CONTRO L'EPIDEMIA IN CORSO

"Todo desparecio': cambio' la suerte
voces alegres en silencio mudo:
mas aun el tiempo da en estos despojos
espectaculos fieros a los ojos:
y miran tan confusos lo presente,
que voces de dolor el alma siente"
(Rodrigo Caro, Cancion a las ruinas de Italica, vv. 29-34)

1. Disinquinare il linguaggio
Dinanzi a questioni complesse occorre ragionare, non ripetere meccanicamente motti insensati.
Chi continua a vociferare che "siamo in guerra" e che "andra' tutto bene" con le sue parole rivela solo di essere un fascista ed un irresponsabile, ovvero una vittima della violenza e della stupidita' dei potenti.
Non siamo in guerra, ed anzi siamo di fronte a una tragedia che richiede all'umanita' di cessare tutte le guerre e di unirsi in un impegno comune per il bene comune, che richiede all'umanita' la scelta dell'universale fraternita' e sorororita': la scelta nitida e intransigente, concreta e coerente, della nonviolenza accudente e liberatrice.
E non andra' tutto bene se non vi sara' l'impegno persuaso ed attivo di ogni persona, di ogni cellula sociale, di ogni struttura civile e di ogni istituzione democratica a fare al meglio quanto possibile e necessario secondo scienza e coscienza: a contrastare tutte le morti e tutte le iniquita', a prendersi cura di ogni persona e dell'intero mondo vivente, unica casa comune che abbiamo.
Abbandonare il linguaggio bellico e' uscire dall'ideologia della violenza, e' iniziare a pensare e praticare la condivisione del bene e dei beni, la responsabilita' nella verita', la pace con mezzi di pace, il diritto come riconoscimento di dignita' ed eliminazione degli abusi, la solidarieta' come liberazione comune dall'oppressione e come convivenza di tutte e tutti nel riconoscimento dell'eguaglianza di diritti e della preziosa diversita' di ogni persona.
Abbandonare la falsa consolazione delle ingenue illusioni e' uscire dalla subalternita' al disordine costituito ed assumere nelle proprie mani il compito di inverare l'umanita' dell'umanita'.
Dire la verita'.
Negare il consenso alla menzogna e all'abuso.
Opporsi a tutti i poteri oppressori.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
*
2. Le tre verita' del coronavirus
Ernesto Balducci ci richiamo' una volta a riconoscere "le tre verita' di Hiroshima": che l'umanita' e' ormai unificata in un unico destino di vita e di morte, che il dovere di fare la pace e l'istinto di conservazione ormai coincidono, che la guerra e' uscita per sempre dalla sfera della razionalita'.
La vicenda del coronavirus conferma e rimodula quelle tre verita'.
In primo luogo ci richiama alla fragilita' costitutiva di ogni sistema vivente, di ogni essere vivente, e quindi di ogni essere umano. Da questo riconoscimento della nostra fragilita' costitutiva discende il primo valore morale e civile: il dovere della comune solidarieta', il compito di prendersi cura di chi ha bisogno di aiuto, riconoscere ed inverare il diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
In secondo luogo ci richiama alla fragilita' costitutiva di ogni struttura sociale, di ogni costruzione culturale, di ogni assetto istituzionale. La civile convivenza, il morale condursi, la democrazia come metodo e come sistema, il nesso tra giustizia e liberta', sono impegno diuturno che richiede vigilanza critica, comprensione e cura reciproca, generosa disposizione a privilegiare il bene comune anziche' l'appropriazione privata e l'esaurimento delle risorse - quelle naturali, ma anche quelle culturali, storiche, civili - necessarie a tutte e tutti la cui preservazione e riproduzione sociale e' il fondamento stesso della vita dell'umanita'.
In terzo luogo ci richiama alla fragilita' costitutiva del mondo vivente: da decenni ormai l'umanita' sa che puo' distruggere se stessa e desertificare irreversibilmente questo che a nostra conoscenza e' l'unico mondo vivente. Che questo crimine non sia mai compiuto.
Ci convoca quindi a cogliere il nesso che lega insieme in un unico nodo guerre e fame, armamenti e carestie, dittature e migrazioni, razzismo e schiavitu', sfruttamento dell'uomo sull'uomo e distruzione della natura, consumismo sfrenato e disastro climatico.
Ci convoca a contrastare non solo un modello di sviluppo insostenibile per l'umanita' e per la biosfera, non solo un modo di produzione iniquo e onnidistruttivo, ma anche il consumismo illimitato delle classi proprietarie e l'accecamento e le mutilazioni che esso impone, ma anche l'alienazione e la furia della societa' dello spettacolo, ma anche l'ideologia e le prassi della falsa coscienza e dell'universale mercificazione.
In breve: come ogni evento disvelatore, come ogni grande tragedia - momento di lutto e di decisione, apokalipsis e kairos -, l'attuale frangente ci convoca a una scelta, a una conversione, a una metanoia: ci convoca alla scelta della nonviolenza.
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3. Economia ed ecologia, chiudere il cerchio
Da insieme di regole per la gestione della casa l'economia nel corso della storia si e' fatta scienza del sistematico sfruttamento dell'uomo sull'uomo e della crescente ed illimitata rapina e devastazione di una natura invece limitata ed esauribile; dire capitalismo e' dire universale asservimento, progressiva ed irreversibile distruzione della biosfera e con essa dell'umanita' intera. Al totalitarismo intrinseco ed onnidivoratore del capitale astratto occorre opporre la gestione socialista della produzione e della riproduzione sociale, del rapporto tra umanita' e natura, custodendo le fonti della vita, condividendo le risorse necessarie, garantendo ad ogni persona la soddisfazione dei suoi bisogni e ad ogni persona chiedendo di contribuire al bene comune secondo le sue capacita'.
Economia deve divenire norma di tutela della casa comune che e' il mondo che abitiamo, e di gestione, preservazione e riproduzione della vita, e per questo deve essere illuminata dall'ecologia, come scienza e sapienza dei limiti e del valore della casa comune, il mondo vivente di cui l'umanita' e' parte e custode.
Usare dei concetti di giustizia sociale ed ecologica, di capacita' di carico e di impronta ecologica, per ridefinire cio' che si puo' fare e cio' che non si puo' fare; abolire alcuni consumi, ridurne drasticamente altri, ricostruire la convivialita' su basi di uguaglianza di diritti e dignita' e di universale accudimento.
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4. Sapere e sapienza, techne e psiche
Molto ha da farsi perdonare la scienza che si e' prostituita alla violenza, ha approntato risorse alla violenza, ha costruito ideologie e prassi di violenza, ha "naturalizzato" la violenza dei potenti contro l'umanita' facendosi merce e strumento di oppressione.
Nulla e' neutrale, nemmeno la scienza, e meno che mai la tecnologia. Ma la scienza e' anche un bene e un valore: interrogarsi e cercare, comprendere e comunicare, discutere e condividere, sperimentare e criticare, tramandare ed estendere le conoscenze, tutto cio' costituisce il primo passo dell'ominizzazione e il primo impegno della civilta'; e tecnica puo' essere realizzare cio' che e' utile a tutte e tutti, cio' che e' buono per la vita.
Quando diciamo "in scienza e coscienza" questo intendiamo: che il sapere va unito alla sapienza, che e' altro nome della saggezza, della generosita', dell'universale riconoscimento e riconoscenza, dell'universale benevolenza.
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5. Morale e politica. Da Machiavelli al principio responsabilita'
Non tutto cio' che si puo' fare va fatto. Non tutto cio' che e' reale e' razionale. Non tutto cio' che e' vero e' giusto.
Quello tra morale e politica e' un altro cerchio da chiudere. Machiavelli ci ha rivelato la verita' effettuale dell'agire dei potenti, occorre che alla violenza dei potenti il movimento delle oppresse e degli oppressi opponga la sua verita' - la verita' di cui solo le vittime sono portatrici - e la sua lotta, la lotta per l'universale liberazione, che coincide con l'impegno per il bene comune dell'umanita'; la lotta nonviolenta per l'estinzione di ogni violenza; la lotta nonviolenta che invera la democrazia che e' insieme conflittuale e cooperativa; la lotta nonviolenta che pratica la coerenza tra i mezzi e i fini.
Etica e politica devono ormai ricongiungersi.
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6. Contro la solitudine
Convocano alla nonviolenza le catastrofi. Chiamano ogni persona di volonta' buona ad un'assunzione di responsabilita'.
Alla decisione di non abbandonare nessuno alla solitudine, alla paura, al dolore e alla morte.
Alla decisione di fare la politica dell'umanita'.
E quindi alla decisione di opporsi alla guerra e a tutte le uccisioni, al razzismo e a tutte le persecuzioni, al maschilismo e a tutte le oppressioni.
Alla decisione di lottare in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa dell'intero mondo vivente unica casa comune dell'umanita' intera.
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7. L'ora della nonviolenza. L'antibarbarie
Alla barbarie dei poteri dominanti opponiamo la scelta della nonviolenza che convoca al primo dovere: rispettare e salvare tutte le vite.
Alla violenza dei poteri dominanti opponiamo la scelta della nonviolenza che convoca al primo dovere: rispettare e salvare tutte le vite.
Alla stoltezza ed all'irresponsabilita' dei poteri dominanti opponiamo la scelta della nonviolenza che convoca al primo dovere: rispettare e salvare tutte le vite.
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8. Che fare
Salvare le vite, prendersi cura del mondo, opporsi a tutte le violenze, porsi dalla parte delle vittime, essere responsabili per ogni altra, per ogni altro (poiche' l'altro di ogni altro sei tu, e la regola aurea della morale e': agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te).
E' la lezione del femminismo, che e' il massimo inveramento storico e la corrente calda della lotta nonviolenta per la liberazione e la salvezza dell'umanita'.
E' la lezione dell'ecologia, che e' la nonviolenza nella relazione non solo tra persona e persona ma anche tra umanita' e mondo vivente.
E' la storia e il messaggio del movimento di liberazione delle oppresse e degli oppressi, del movimento socialista e libertario, che nella sua teoria e nella sua prassi afferma il nesso inscindibile tra liberta', eguaglianza e solidarieta', ovvero la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge, la condivisione del bene e dei beni, l'inveramento della civilta' nella misericordia, il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
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9. In pratica, qui e adesso
Ragionare con la propria testa e praticare la virtu' dell'attenzione e della benevolenza.
Il primo dovere e' salvare le vite, e quindi prendersi cura in primo luogo delle vite delle persone piu' in pericolo.
E quindi:
a) seguire le regole di condotta personale che ragionevolmente contrastano nel modo piu' efficace il diffondersi del contagio; ed approntare gli interventi sociali e legislativi affinche' tutte le persone possano farlo, e nessuna persona sia esposta al contagio perche' priva di alloggio, di cibo e degli altri beni essenziali per la vita.
b) al livello della produzione e riproduzione sociale, delle decisioni collettive, dei pubblici servizi, delle istituzioni democratiche: approntare tutti gli interventi che garantiscano la vita delle persone, l'assistenza e le cure necessarie a chi ne ha bisogno, il mantenimento dei diritti umani e dello stato di diritto cosi' come sanciti dalla Costituzione della repubblica.
c) non delegare la riflessione e le scelte ai potenti e agli "esperti" del principe, ogni essere umano e' un essere pensante, ogni essere umano ha una intelligenza, una coscienza e una responsabilita'.
d) pensare seriamente i propri pensieri, ascoltare con attenzione e vagliare criticamente le informazioni e le opinioni altri, dire la verita'.
e) e quindi anche preparare fin d'ora un'alternativa democratica, antifascista, nonviolenta al peggior parlamento nella storia della repubblica e ad un governo che per meta' e' composto da meta' del governo precedente, quello scellerato che nel 2018-2019 impose mostruose antileggi razziste e commise abominevoli crimini contro l'umanita'. Si torni al piu' presto alla legalita' costituzionale. Si torni al piu' presto alla democrazia e alla civilta'. E quindi preparare fin d'ora una coalizione antifascista e nonviolenta (le due parole sono in realta' sinonime, ma e' meglio esplicitarlo) che con un programma ecologista, femminista, socialista e libertario si proponga l'obiettivo di ripristinare la piena vigenza della Costituzione repubblicana, democratica ed antifascista, la piena attuazione del suo dettato, del suo spirito, del suo programma.
f) praticare la solidarieta': chi ha qualche risorsa la condivida; chi sa qualcosa di utile la dica; chi puo' fare qualcosa di buono lo faccia. Chi salva una vita salva il mondo.
*
10. Alcune letture, in guisa di postilla
Cio che e' proprio dell'umanita' e' l'uso del linguaggio, e cio' che resta del linguaggio e' la scrittura. Per questo occorre leggere i libri. Senza i libri non vi e' memoria, senza memoria il sapere muore e l'umanita' si disumanizza. Occorre leggere i libri per conoscere e interpretare, per comprendere e valutare, per sapere di piu' e per ragionare meglio.
E tra i libri che possono essere piu' utili: Guenther Anders, L'uomo e' antiquato; Hannah Arendt, Vita activa; Albert Camus, la peste; Ivan Illich, La convivialita'; Hans Jonas, Il principio responsabilita'; Vandana Shiva, Il bene comune della Terra; Susan Sontag, Malattia come metafora e Dinanzi al dolore degli altri; Simone Weil, La prima radice; Virginia Woolf, Le tre ghinee.
Ma anche: Lucrezio e Leopardi, Diderot, i Manoscritti economico-filosofici del 1844, gli scritti e le lettere di Rosa Luxemburg, Ernst Bloch ed Herbert Marcuse, e necessariamente: I sommersi e i salvati e tutte le altre opere di Primo Levi, Arcipelago Gulag e i Racconti della Kolyma, Omaggio alla Catalogna e le Memorie di un rivoluzionario, Vita e destino, e i libri di Nuto Revelli, e tutte le opere di Franca e Franco Basaglia, i seminari di Foucault, i molti scritti di Luce Fabbri ancora da tradurre in italiano.
Ed ancora, sul nostro esistere e consistere: tutte le tragedie greche, Don Chisciotte, Il nipote di Rameau, Bartleby lo scrivano, Dostoevskij e Tolstoj, Kafka.
Ed anche almeno l'antologia a cura di Adriana Cavarero e Franco Restaino sulle filosofie femministe, e il libro di Wanda Tommasi su I filosofi e le donne.
Tra i grandi programmi politici di emancipazione dell'umanita': il discorso della montagna, le molte decisive pagine contro la guerra di Erasmo, La ginestra, il Manifesto del partito comunista, Le tre ghinee, Il secondo sesso, il libro di Giuliano Pontara su Gandhi e tutti quelli di Vandana Shiva.
E vorremmo ancora aggiungere alcuni libri di Giulio A. Maccacaro, di Norberto Bobbio, di Pietro Ingrao, di Luigi Ferrajoli; di Simone de Beauvoir, di Laura Conti, di Carla Ravaioli, di Luce Irigaray. Ma fermiamoci qui.
E infine un solo libro che li riassume tutti: Gli ultimi giorni dell'umanita' di Karl Kraus. Che ci parla non solo della prima guerra mondiale, ma del nostro presente e del nostro futuro, dell'orrore del mondo e della follia di cui siamo vittime, e ci convoca ai nostri doveri.
Ma tutti i grandi libri sono utili, sapendo che nessuno ha tutta la verita' ma tutti ne recano una parte, e che quella parte gia' dischiude il cammino al vero, al giusto, al bene.
Salvare le vite e' il primo dovere. Chi salva una vita salva il mondo.
Sii tu l'umanita'come dovrebbe essere. Sii tu la nonviolenza in cammino.

6. REPETITA IUVANT. "DA VICINO E DA LONTANO". UN APPELLO ALLE PERSONE DI VOLONTA' BUONA

"Allora i passi saranno contati
da vicino e da lontano;
allora questa vita sara' raccontata
come il sogno di sempre"
(Hannah Arendt)

Scriviamo questa lettera alle persone di volonta' buona, ai movimenti della societa' civile ed alle istituzioni democratiche nel mezzo della "settimana d'azione contro il razzismo" ufficialmente promossa da un organo dello stesso governo italiano (l'Unar, l'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, che e' articolazione di un ministero).
*
Scriviamo questa lettera per chiedervi di scrivere una lettera alla Ministra dell'Interno - e tramite essa all'intero governo - affinche' il governo prenda tre decisioni necessarie ed urgenti.
La prima: includere - e con assoluta priorita' - tra i destinatari degli aiuti che le istituzioni stanno approntando in questa acuta emergenza le persone che di aiuto hanno piu' necessita', per le quali riconoscimento, rispetto, assistenza sociale e materiali provvidenze in questa drammatica situazione possono fare la differenza tra la vita e la morte: le persone piu' povere, piu' sfruttate, piu' oppresse, piu' emarginate, piu' rapinate da un'organizzazione sociale iniqua; le persone che non hanno un lavoro, che non hanno una casa, che non hanno in concreto una protezione sociale reale; le persone che subiscono condizioni di concreto abuso, di effettuale schiavitu', di privazione dei diritti fondamentali, di vero e proprio apartheid; le persone piu' fragili e piu' bisognose di aiuto; le persone piu' sole e piu' spaventate; le vittime contro cui da anni politicanti irresponsabili e razzisti, imprenditori schiavisti e poteri mafiosi hanno scatenato la piu' brutale, scellerata violenza.
La seconda: abrogare immediatamente le mostruose misure razziste contenute nei due abominevoli "decreti sicurezza della razza" imposti dal folle feroce governo che nel 2018-2019 ha fatto strame della Costituzione della Repubblica italiana, del diritto internazionale e dello stesso senso di umanita', giungendo all'abominio di cercar di impedire che i naufraghi in pericolo di morte in mare venissero soccorsi e recati in salvo nel nostro paese.
La terza: decidere finalmente di far cessare il regime di vero e proprio apartheid che nega ad oltre cinque milioni di persone che in Italia vivono ed arricchiscono materialmente, culturalmente e valorialmente il nostro paese con il loro lavoro e la loro presenza, pienezza di diritti sociali, civili, politici: il fondamento della democrazia e' il principio "una persona, un voto": e' tempo che questo principio valga anche per tutte le persone che vivono in Italia.
*
Come tutte le catastrofi la tragedia dell'epidemia di Coronavirus disvela ineludibili verita': che siamo un'unica umana famiglia in un unico mondo vivente di cui siamo insieme parte e custodi; che norma dell'umanita' e' il prestarsi reciproco aiuto; che siamo esseri fragili e perituri, come fragile e perituro e' il mondo vivente, la biosfera; che umanita' significa non solo l'insieme degli esseri umani, ma il loro agire umanamente gli uni verso gli altri, applicando la "regola aurea" attestata da tutte le grandi tradizioni culturali: "agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te"; che occorre - come scrisse memorabilmente don Milani - che ogni persona si senta responsabile di tutto.
L'epidemia in corso ci convoca alla responsabilita', alla solidarieta', alla misericordia, alla condivisione del bene e dei beni: ci convoca a una condotta morale e civile coerente con i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica italiana, una condotta morale e civile che inveri i valori supremi e il nitido dettato del fondamento del nostro ordinamento giuridico democratico.
Dovessero essere per alcuni di noi gli ultimi giorni della propria esistenza, ebbene, che le ultime nostre parole ed azioni siano veritiere, giuste, intese al recare soccorso a chi di soccorso ha bisogno, intese al bene comune dell'umanita'.
*
Pertanto vi proponiamo di voler scrivere alla Ministra dell'Interno, e tramite essa all'intero Consiglio dei Ministri, una lettera del seguente tenore:
Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Firma, luogo e data, indirizzo del mittente
*
Gli indirizzi di posta elettronica cui inviare la lettera sono i seguenti:
segreteriatecnica.ministro at interno.it
caposegreteria.ministro at interno.it
Vi preghiamo altresi' di diffondere questo appello nei modi che riterrete opportuni.
*
Grazie a tutte e a tutti di quanto vorrete fare. Chi salva una vita salva il mondo.
il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 19 marzo 2020, nel cuore esatto della "Settimana d'azione contro il razzismo"

7. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA ALLE PERSONE AMICHE: PREMERE NONVIOLENTEMENTE SULLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI AFFINCHE' APPRONTINO AIUTI STRAORDINARI PER LE PERSONE IN CONDIZIONI DI INDIGENZA

Sta crescendo vertiginosamente il numero delle persone che precipitano in condizioni di di poverta' estrema, di vera e propria indigenza.
Sembra che i ricchi e i potenti al governo dello Stato e delle Regioni non se ne accorgano neppure.
Il papa invece si', quasi unica tra le persone che hanno voce pubblica, e con lui ogni persona di volonta' buona, ed ogni persona appartenente alle classi sfruttate ed oppresse, rapinate ed emarginate.
L'epidemia non solo riduce gli svaghi dei ricchi e i profitti dei piu' ricchi, ma impoverisce drasticamente chi vive del proprio lavoro, e scaraventa nella miseria chi era gia' povero.
Alla paura del contagio, della malattia, della morte si aggiungono il terrore e la disperazione della fame, l'umiliazione dell'abbandono nella solitudine, e la percezione straziante e abissale della strutturale e deflagrante violenza di una societa' organizzata per promuovere la massimizzazione del profitto anziche' per garantire i diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Occorre premere nonviolentemente sul Governo affinche' cessino immediatamente gli sperperi e gli abusi e si destinino le risorse per salvare le vite di chi e' piu' in pericolo, in pericolo per la malattia, in pericolo per la fame, in pericolo per la disperazione e l'inedia. Apra gli occhi chi governa lo Stato, si smetta di effettualmente perseguitare con azioni ed omissioni chi piu' soffre.
Ed ugualmente occorre premere nonviolentemente sulle Regioni affinche' cessino immediatamente gli sperperi e gli abusi e si destinino le risorse per salvare le vite di chi e' piu' in pericolo, in pericolo per la malattia, in pericolo per la fame, in pericolo per la disperazione e l'inedia. Apra gli occhi chi governa le Regioni, si smetta di effettualmente perseguitare con azioni ed omissioni chi piu' soffre.
Ma occorre anche premere nonviolentemente sui Comuni.
Immediatamente, affinche' immediatamente e  adeguatamente i Comuni soccorrano le persone piu' in difficolta', affinche' approntino con la massima tempestivita' aiuti straordinari per le persone in condizioni di indigenza o che nell'indigenza stanno rapidamente precipitando.
E' nell'azione tempestiva dei Comuni la chiave di volta per fronteggiare immediatamente, garantendo il cibo e gli altri generi di prima necessita', le piu' urgenti esigenze vitali della parte piu' bisognosa di sostegno sociale, oltre e piu' e prima ancora che sanitario, della popolazione.
*
Proponiamo quindi a tutte le persone di volonta' buona, alle esperienze associative democratiche, ai movimenti della societa' civile, di aggiungere alle altre iniziative che stanno gia' attuando - a cominciare dalla condivisione dei beni essenziali con chi e' loro vicino ed ha piu' bisogno di aiuto - un impegno in piu', necessario ed urgente.
Scrivere ai sindaci dei Comuni affinche' le amministrazioni comunali organizzino tramite i propri servizi sociali la messa a disposizione di generi di prima necessita' a tutte le persone che vivono nel loro territorio e che ne facciano richiesta.
Il volontariato, le organizzazioni caritative, stanno facendo molto, ma occorre l'intervento pubblico. E' l'intervento pubblico che e' decisivo. E il primo intervento pubblico qui e adesso deve consistere nel fornire ad ogni famiglia in difficolta', ad ogni persona che ne abbia urgente bisogno, l'indispensabile per continuare a vivere.
*
Vi proponiamo pertanto di inviare al sindaco del vostro Comune - utilizzando i canali telematici - una lettera del seguente tenore:
"Egregio sindaco,
le scriviamo per sollecitare l'amministrazione comunale ad immediatamente adoperarsi affinche' a tutte le persone che vivono nel territorio del comune sia garantito l'aiuto necessario a restare in vita.
Attraverso i suoi servizi sociali il Comune si impegni affinche' tutti i generi di prima necessita' siano messi gratuitamente a disposizione di tutte le persone che non disponendo di altre risorse ne facciano richiesta.
Crediamo sia un dovere - un impegnativo ma ineludibile dovere - che il Comune puo' e deve compiere con la massima tempestivita'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Confidando nell'impegno suo e dell'intera amministrazione comunale, voglia gradire distinti saluti
Firma, luogo e data
Indirizzo del mittente"
*
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.
Chi salva una vita salva il mondo.

8. REPETITA IUVANT. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA CRISTINA CAMPO
[Da Cristina Campo, La Tigre Assenza, Adelphi, Milano 1991, 2001, pp. 85-90, ma l'ordine in cui le abbiamo qui disposte e' quello dedotto dalla cronologia dell'opera dickinsoniana, ed utilizzato anche in Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, in cui le "versioni d'autrice" di Cristina Campo sono alle pp. 1643-1646.
Emily Dickinson - poetessa imprescindibile - visse ad Amherst, Massachusetts, tra il 1830 e il 1886; molte le edizioni delle sue poesie disponibili in italiano con testo originale a fronte (tra cui quella integrale, a cura di Marisa Bulgheroni: Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005; ma vorremmo segnalare anche almeno la fondamentale antologia curata da Guido Errante: Emily Dickinson, Poesie, Mondadori, Milano 1956, poi Guanda, Parma 1975, e Bompiani, Milano 1978; e la vasta silloge dei versi e dell'epistolario curata da Margherita Guidacci: Emily Dickinson, Poesie e lettere, Sansoni, Firenze 1961, Bompiani, Milano 1993, 2000); per un accostamento alla sua figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano 2002. Ebbe a scrivere della sua opera Luciano Bonfrate: "Mi capita di usare dei suoi versi / come fosser sentenze di sibilla / della mia vita specchio, e vi scintilla / cio' che trovai, che non trovai, che persi"]

Per sempre al suo fianco camminare,
la piu' piccola dei due,
cervello del suo cervello, sangue del suo sangue,
due vite, un Essere, ora.

Per sempre del suo fato gustare,
se dolore, la piu' larga parte,
se gioia, mettere il mio pezzo in disparte
per quel diletto cuore.

Tutta la vita conoscersi l'un l'altro
senza poterci mai imparare,
e piu' tardi un mutamento chiamato "Paradiso" -
rapito vicinato d'uomini
che appena scoprono cio' che ci inquietava
senza il vocabolario!

*

Che tedio attendere
se non vicino a te,
l'ho saputo iersera
quando si volle avvincermi
forse vedendomi
affaticata o sola
o per cedere quasi
alla pena silente.
Io mi volsi, ducale -
a te solo spettava
quel gesto - un porto solo
vale a questa nave.
Nostra la ventura
per un selvaggio mare
meglio che un ancoraggio
non diviso da te.
A noi piu' tosto il carico
di un perenne viaggio
che le Odorose Isole
desolate di te.

*

Imparai finalmente che cosa la casa poteva essere,
come sarei stata ignorante
dei graziosi modi del costume,
come goffa all'inno

intorno al nostro nuovo focolare, se non per questo,
questa mappa del cammino
la cui memoria mi annega, come il battesimo
di un celestiale mare.

Quali mattine nel nostro giardino, immaginate,
quali api per noi a ronzare,
con solo uccelli a interrompere
il mormorio del nostro tema.

E un compito per ciascuno quando il gioco sia finito,
il tuo problema della mente,
il mio qualche effetto piu' frivolo,
un pizzo o una canzone.

Il pomeriggio insieme trascorso
e il crepuscolo per i sentieri
qualche soccorso a piu' povere vite
viste piu' povere attraverso i nostri doni.

E poi ritorno, e notte e casa,
una nuova e piu' divina cura,
finche' l'aurora ci richiami in scena
trasmutati, piu' vividi.

Questa sembra una casa e casa non e'
ma cio' che quel luogo potrebb'essere
mi affligge come un sole calante
dove l'aurora sa che cosa essere!

*

Che faro' io quando turba l'estate,
quando la rosa e' matura?
Quando le uova svolino in melodia
da un carcere d'acero: - che faro' io?
Che faro' io quando dai cieli in gorgheggio
cada su me una canzone?
Quando al ranuncolo dondoli tutto il meriggio
l'ape sospesa - che mai faro' io?
E quando lo scoiattolo si colmera' le tasche
e guarderanno le bacche...
Resistero' io a quelle candide facce
se tu da me sei lontano?
Al pettirosso non sarebbe gran pena:
volano tutti i miei beni.
Io non ho ali: a che servono, dimmi,
i miei tesori perenni?

*

Tocca leggero la dolce
chitarra della natura
se non conosci ancora
la canzone.
O d'ogni uccello
ti accusera' lo sguardo
che ti facesti bardo
innanzi l'ora.

*

Morte e' il pieghevole corteggiatore
che vince alla fine.
E' un vagheggiare furtivo
condotto sulle prime
per pallide insinuazioni
e oscuri avvicinamenti:
magnifico alfine di trombe
e un equipaggio a due posti
che ti rapisce in trionfo
a nozze sconosciute -
a parentele vibranti
come le porcellane.

9. REPETITA IUVANT. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA MARGHERITA GUIDACCI
[Da Emily Dickinson, Poesie, Rizzoli, Milano 1979, Rcs Quotidiani, Milano 2004]

L'acqua e' insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani traversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglie.
L'amore, da un'impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve.

*

E' poca cosa il pianto,
sono brevi i sospiri:
pure, per fatti di questa misura
uomini e donne muoiono!

*

Fra le mie dita tenevo un gioiello
quando mi addormentai.
La giornata era calda, era tedioso il vento
e dissi: "Durera'" -

Sgridai al risveglio le dita incolpevoli,
la gemma era sparita -
Ora solo un ricordo di ametista
a me rimane -

*

E' questa la mia lettera al mondo
che mai non scrisse a me -
semplici annunzi che da' la natura
con tenera maesta'.

Il suo messaggio e' consegnato a mani
per me invisibili.
Per amor suo, miei dolci compaesani,
benignamente giudicatemi!

*

Tutto imparammo dell'amore:
alfabeto, parole,
un capitolo, il libro possente,
poi la rivelazione termino'.

Ma negli occhi dell'altro
ciascuno contemplava un'ignoranza
divina, ancora piu' che nell'infanzia;
l'uno all'altro, fanciulli,

tentammo di spiegare
quanto era per entrambi incomprensibile.
Ahi, com'e' vasta la saggezza
e molteplice il vero!

*

Come se il mare separandosi
svelasse un altro mare,
questo un altro, ed i tre
solo il presagio fossero

d'un infinito di mari
non visitati da riva -
il mare stesso al mare fosse riva -
questo e' l'eternita'.

*

L'incertezza e' piu' ostile della morte.
La morte, anche se vasta,
e' soltanto la morte e non puo' crescere.
All'incertezza invece non v'e' limite,

perisce per risorgere
e morire di nuovo,
e' l'unione del nulla
con l'immortalita'.

*

Abbiamo prima sete - e' l'atto di natura -
e dopo, quando stiamo per morire,
chiediamo supplichevoli un po' d'acqua
a dita che ci passano vicine.

Ed e' figura d'un bisogno piu' alto,
la cui risposta adeguata
sono le grandi acque occidentali
chiamate eternita'.

*

Molte volte pensai giunta la pace
quando la pace era tanto lontana;
cosi' i naufraghi credono di vedere la terra
nel centro del mare,

e indeboliti lottano, soltanto per scoprire,
come me disperati,
quante rive fittizie
vengano prima del porto.

*

Io canto per riempire l'attesa:
annodarmi la cuffia,
richiudere la porta di casa
e non altro ho da fare,

finche' risuoni vicino il suo passo,
e insieme camminiamo verso il giorno,
l'uno all'altro narrando di come cantammo
per scacciare la tenebra.

*

Da un'asse all'altra avanzavo
cosi' lenta, prudente.
Sentivo le stelle sul capo,
e sotto i piedi il mare.

Questo solo sapevo: un altro passo
poteva essere l'ultimo.
Ed avevo quell'andatura incerta
che chiamano esperienza.

*

Immensita' d'argento
con funi di sabbia
a trattenerla, perche' non cancelli
una pista che chiamano la terra.

*

Come stanno silenti le campane
nelle torri, finche', gonfie di cielo,
balzano con piedi argentei
in melodia frenetica!

*

Il Paradiso dipende da noi.
Chiunque voglia
vive nell'Eden, nonostante Adamo
e la cacciata.

*

Questi giorni febbrili condurli alla foresta
dove le fresche acque strisciano intorno al muschio
e l'ombra sola devasta il silenzio:
pare talvolta che questo sia tutto.

*

Non sappiamo di andare quando andiamo.
Noi scherziamo nel chiudere la porta.
Dietro, il destino mette il catenaccio,
e non entriamo piu'.

*

Tutti coloro che perdiamo qualcosa ci togono;
resta ancora uno spicchio sottile,
che come luna, qualche torbida notte,
obbedira' al richiamo delle maree.

*

E' un errore di calcolo:
"Vien poi l'eternita'"
diciamo, come fosse una stazione.
Mentre e' tanto vicina
che mi accompagna nella passeggiata
e condivide la mia casa
ed amico non ho piu' pertinace
di questa eternita'.

*

E' l'immortalita' forse un veleno
che gli uomini ne sono cosi' oppressi?

10. REPETITA IUVANT. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA BARBARA LANATI
[Da Emily Dickinson, Poesie, Savelli, Roma 1976]

Chi non conosce il successo
ne apprezza la dolcezza.
Solo chi ne prova acre bisogno
conosce il sapore di un nettare.

Non uno della purpurea folla che oggi
ha conquistato la bandiera
con tanta chiarezza sapra' definire
la vittoria come chi

in agonia, battuto
nello sfaldarsi del proprio sentire
registra limpidi e lacerati
i lontani stridori del trionfo.

*

L'acqua, la insegna la sete.
La terra - gli oceani trascorsi.
Lo slancio - l'angoscia -
La pace - la raccontano le battaglie -
L'amore, i cumuli della memoria -
Gli uccelli, la neve.

*

Tenevo un gioiello tra le dita -
e mi addormentai -
la giornata era tepida, i venti monotoni -
dissi: "durera'".

Al risveglio rimproverai le mie oneste dita,
la pietra era sparita.
E adesso, un ricordo d'ametista
e' tutto cio' che mi resta.

*

La "Speranza" e' quella cosa piumata -
Che artigliata all'anima -
Canta melodie senza parole -
E non smette - mai -

E la senti - dolcissima - nel vento -
E dura deve essere la tempesta -
Capace di intimidire il piccolo uccello
Che ha dato calore a tanti -

Io l'ho sentito nel paese piu' gelido -
E sui mari piu' alieni -
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
Ha chiesto una briciola - di me.

*

Questa e' la mia lettera al mondo
che non ha mai scritto a me -
semplici cose che la natura
ha detto - con tenera maesta'.

Il suo messaggio e' affidato
a mani che non posso vedere -
Per amore di lei - amici miei dolci -
con tenerezza giudicate - me.

*

Chiedeva da bere, una Tigre, in agonia
Filtrai il deserto -
dalla roccia, una goccia
raccolsi e la portai nella mano.

Le pupille regali, nella morte offuscate
scrutai, per trovare
nella retina, un'unica visione
dell'acqua e di me.

Non per colpa mia: che ero corsa piano.
Non per colpa sua: che era morta
quando stavo per raggiungerla, ormai,
ma perche', era un fatto, essa era gia' morta.

*

Dapprima e' la sete - processo naturale -
Poi - il momento della morte -
La supplica - di un poco d'acqua -
Da dita che passano vicine -

Segno di un piu' sottile bisogno -
cui unica, armonica, compensa,
sono le grandi acque a occidente -
chiamate Immortalita'.

*

Uno piu' uno - fanno uno -
Basta con il due che -
E' appropriato alle scuole -
Ma non per le scelte interiori -

La vita, appunto, o la morte -
O l'eterno -
Due, sarebbe troppo -
Per le capacita' di un'anima -

*

Io canto per consumare l'attesa -
Allacciare la cuffia
chiudere la porta di casa,
non mi resta nent'altro da fare

quando, all'avvicinarsi del suo passo finale
viaggeremo verso il Giorno
raccontandoci di come abbiamo cantato
per tenere lontana la notte.

*

Atto primo: il ritrovamento
Atto secondo: la perdita
Atto terzo: la spedizione
alla ricerca del vello d'oro.

Atto quarto: nessuna scoperta
Atto quinto: nessun equipaggio
Infine: nessun vello d'oro
Un'unica impostura - anche Giasone.

*

Un ovunque di argento
con corde di sabbia
a impedirgli di cancellare
la Traccia chiamata Terra.

*

Come per altre cose, l'amore a un certo punto
ci sta stretto: lo riponiamo nel cassetto -
poi un giorno si rivelera' di foggia antiquata -
come i costumi indossati dai re.

*

Per alcuni
Quando e' detta,
La parola muore.
Per me
Proprio quel giorno
Comincia a vivere.

*

Di pianeti e di fiori
Facciamo conoscenza,
Ma con noi stessi,
C'e' l'etichetta
L'imbarazzo
E il terrore.

*

Per fare un prato ci vuole del trifoglio
e un'ape, un trifoglio e un'ape
e sogni ad occhi aperti.
E se le api sono scarse,
bastano i sogni.

*

Che l'amore e' tutto cio' che c'e',
E' tutto quello che sappiamo dell'amore;
E' abbastanza, il carico in teoria
proporzionale al solco.

11. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA GIOVANNI GIUDICI
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1650 (questa, e le altre traduzioni di Giudici presenti nel volume da cui citiamo erano gia' apparse nella silloge di traduzioni poetiche di Giovanni Giudici, Addio, proibito piangere, Einaudi, Torino 1982)]

Presentimento - e' la lunga ombra - sul prato -
Annunziatrice che il sole se ne va -

Avvertimento all'erba abbrividita
Che la tenebra - presto scendera' -

12. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA MARIO LUZI
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1658]

C'e' una solitudine di spazio,
una solitudine di mare,
una di morte, ma
faranno lega tutte quante
a paragone con quell'estremo punto,
quella polare ritrosia
di un'anima ammessa a se medesima.
Finita infinita'.

13. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA EUGENIO MONTALE
[Da Eugenio Montale, Quaderno di traduzioni, Edizioni della Meridiana, 1948, Mondadori, Milano 1975, p. 49 (col titolo: Tempesta); poi anche in Eugenio Montale, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1984, 2005, p. 742; ed ovviamente in Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1659]

Con un suono di corno
il vento arrivo', scosse l'erba;
un verde brivido diaccio
cosi' sinistro passo' nel caldo
che sbarrammo le porte e le finestre
quasi entrasse uno spettro di smeraldo:
e fu certo l'elettrico
segnale del Giudizio.
Una bizzarra turba di ansimanti
alberi, siepi alla deriva
e case in fuga nei fiumi
e' cio' che videro i vivi.
Tocchi del campanile desolato
mulinavano le ultime nuove.
Quanto puo' giungere,
quanto puo' andarsene,
in un mondo che non si muove!

14. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA AMELIA ROSSELLI
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1666]

Una Parola fatta Carne e' di rado
E tremando condivisa
Ne' forse allora riportata
Ma non avro' dunque sbagliato
Ciascun di noi ha assaporato
Con estasi segreta
Proprio quel dibattuto cibo
Secondo nostra specifica forza -

Una Parola che respira chiaramente
Non ha potere di morire
Coesiva quanto lo Spirito
Puo' spirare se Egli -
"Fatto Carne e vissuto tra di noi"
Fosse condiscendenza
Come questo consenso del Linguaggio
Quest'amata Filologia

15. REPETITA IUVANT. SU EMILY DICKINSON (2006)

Emily Dickinson e' un enigma e uno specchio (come ogni voce, come ogni persona). Volto, parola che convoca, alla meraviglia, all'infinito, alla responsabilita'.

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 420 del 29 marzo 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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