[Nonviolenza] La nonviolenza contro il razzismo. 413



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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 413 del 22 marzo 2020

In questo numero:
1. Musonio Secondino Sombrarufo: Come divenni fabbricante casalingo di mascherine per me medesimo
2. Una lettera al Presidente della Repubblica mentre va concludendosi la "Settimana d'azione contro il razzismo"
3. Angela Dogliotti: Covid-19. Alcune riflessioni
4. Emilio Molinari: La giornata mondiale dell'acqua
5. Aldo Capitini: Il manuale di Charles C. Walker sull'azione diretta nonviolenta
6. Sosteniamo il Movimento Nonviolento

1. L'ORA. MUSONIO SECONDINO SOMBRARUFO: COME DIVENNI FABBRICANTE CASALINGO DI MASCHERINE PER ME MEDESIMO

Dopo aver telefonato a qualche farmacia e chiesto al supermercato sotto casa, e ritenendo che le mascherine disponibili e' giusto che in primo luogo siano date ai contagiati ed ai loro familiari, a medici e infermieri, alle forze dell'ordine, a chi e' costretto a lavorare con enorme rischio per non farci morire di fame, ed a quanti sono piu' esposti, vincendo la mia himalayana pigrizia (che chiamo taoismo per darmi un tono) ho deciso di "autoprodurre" le mascherine che mi servono quando esco di casa una volta alla settimana per fare la spesa.
E le ho realizzate cosi'.
Prendo un foglio di panno-carta di cui ho un rotolo in cucina, e lo piego a meta'; all'interno inserisco un pezzo di carta da forno che ho ritagliato dal rotolo che ho anch'esso in cucina; poi sigillo col nastro adesivo l'intero perimetro. Taglio due pezzi di cordicella di lunghezza adeguata e li applico sempre col nastro adesivo al rettangolo di panno-carta imbottito con il pezzo di carta da forno. Metto la mascherina sul volto a coprire naso e bocca e passo le due cordicelle dietro le orecchie. Il gioco e' fatto.
Chiunque puo' fare altrettanto.

2. REPETITA IUVANT. UNA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA MENTRE VA CONCLUDENDOSI LA "SETTIMANA D'AZIONE CONTRO IL RAZZISMO"

Egregio Presidente della Repubblica,
volge alla conclusione questa "Settimana d'azione contro il razzismo" dal 16 al 22 marzo 2020 promossa come ogni anno dall'"Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali" (Unar) della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento delle Pari Opportunita'.
E purtroppo non molte sono state le iniziative, in conseguenza delle misure necessarie per contrastare l'epidemia di Coronavirus.
E tuttavia delle azioni, delle azioni buone, era ed e' ancora possibile e necessario fare.
E sarebbe cosa buona e giusta che le persone che hanno voce pubblica e pubblici incarichi dicano e facciano cio' cui questa settimana ci convoca.
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Quanto alle parole: ogni persona puo' usare degli strumenti della comunicazione a distanza per dire cio' che va sempre ricordato: che siamo una sola umanita'; che tutti gli esseri umani hanno egualmente diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; che occorre soccorrere, accogliere ed assistere ogni persona bisognosa di aiuto. Il papa, ad esempio, usa ogni giorno del bene della parola per proporre doverose riflessioni ed azioni buone.
Ed e' oggi possibile, con le attuali tecnologie della comunicazione (che certo possono anche essere usate a fini di male, e purtroppo e' quel che sovente accade), realizzare non solo atti linguistici ma far si' che essi siano altresi' azioni concrete che modificano la societa' e il mondo per il bene comune.
Quel che una volta era la comunicazione epistolare, che nel Rinascimento edifico' una sorta di seminale repubblica universale delle persone amanti del comprendere e del beneficare, quasi prefigurazione dell'universale repubblica in cui tutti gli esseri umani sono riconosciuti tali ed in quanto tali tutti ugualmente titolari dei medesimi diritti e doveri di solidarieta'; ebbene, grazie alle nuove tecnologie della comunicazione quella trama epistolare puo' gia' oggi includere tutti gli esseri umani e con cio' stesso quei diritti, quell'universale solidarieta', quel bene comune dell'umanita' nella pace e nella condivisione del bene e dei beni, fortemente contribuire a promuovere ed inverare. Si puo' realizzare il sogno di Erasmo.
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E quanto al fare: tutte le istituzioni democratiche che proseguono la loro attivita' possono deliberare provvedimenti necessari ed urgenti in pro del bene comune, adempiendo ai doveri cui questa "Settimana d'azione contro il razzismo" ci convoca.
Il governo puo' e deve, non solo finalmente accogliendo il messaggio di questa "Settimana d'azione contro il razzismo", ma anche finalmente obbedendo a quanto la Costituzione della Repubblica italiana prevede, assumere i necessari e urgenti provvedimenti che il razzismo contrastino e vadano quindi a beneficio di tutte le persone.
Il parlamento puo' sia proporre, sia legiferare in via definitiva quegli stessi provvedimenti intesi al bene comune che il governo puo' decretare.
Le Regioni e gli enti locali possono a loro volta disporre iniziative che vadano nello stesso senso: salvare le vite di tutti gli esseri umani, aiutare chi ha estremo bisogno di aiuto, contrastare il razzismo e ogni forma di segregazione e di schiavitu', far cessare ogni forma di effettuale apartheid nel nostro paese.
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Egregio Presidente della Repubblica,
mi permetta di metterla a parte di una lettera che con altre persone abbiamo inviato alla Ministra del'Interno affinche' considerasse le proposte li' scritte e nella misura in cui le riconoscesse valide ed opportune - ovvero giuste e necessarie - se ne facesse tramite presso l'intero esecutivo.
Trascrivo qui di seguito il testo:
"Gentilissima Ministra dell'Interno,
vorremmo sollecitare tramite lei il governo ad adottare con la massima tempestivita' le seguenti misure:
a) garantire immediati aiuti in primo luogo alle persone che piu' ne hanno urgente bisogno, e che invece vengono sovente scandalosamente dimenticate perche' emarginate ed abbandonate alla violenza, al dolore e alla morte, quando non addirittura perseguitate;
b) abrogare immediatamente le scellerate misure razziste contenute nei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza" imposti dal precedente governo nel 2018-2019, scellerate misure razziste che violano i diritti umani e mettono in ancor piu' grave pericolo la vita di tanti esseri umani;
c) riconoscere a tutte le persone che vivono in Italia tutti i diritti che ad esse in quanto esseri umani sono inerenti, facendo cessare un effettuale regime di apartheid che confligge con il rispetto dei diritti umani, con la democrazia, con i principi fondamentali e i valori supremi della Costituzione della Repubblica italiana.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Occorre soccorrere, accogliere e assistere ogni persona bisognosa di aiuto".
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Egregio Presidente della Repubblica,
per molte ragioni lei e' un fondamentale punto di riferimento.
Contro il razzismo lei e' gia' intervenuto molte volte con parole nitide e gesti luminosi.
Prima che si concluda questa "Settimana d'azione contro il razzismo" una sua saggia, parresiastica e parenetica parola di richiamo ai doveri di solidarieta' costituzionalmente sanciti ed al quid agendum che concretamente ne discende puo' essere di grande conforto e di effettuale aiuto per molte persone.
Ringraziandola per l'attenzione ed augurandole ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
Viterbo, 21 marzo 2020, Giornata internazionale contro la discriminazione razziale, nel sessantesimo anniversario del massacro di Sharpeville

3. RIFLESSIONE. ANGELA DOGLIOTTI: Covid-19. Alcune riflessioni
[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino.
Angela Dogliotti, rappresentante autorevolissima del Movimento Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento, svolge attivita' di ricerca e formazione presso il Centro studi "Sereno Regis" di Torino e fa parte della Commissione di educazione alla pace dell'International peace research association; studiosa e testimone, educatrice e formatrice, e' una delle figure piu' nitide della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Angela Dogliotti Marasso segnaliamo particolarmente Aggressivita' e violenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino; il saggio su Domenico Sereno Regis, in AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999; con Maria Chiara Tropea, La mia storia, la tua storia, il nostro futuro, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2003; con Elena Camino (a cura di), Il conflitto: rischio e opportunita', Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2004. Un'ampia intervista ad Angela Dogliotti Marasso e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 220; due piu' recenti interviste sono nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 345 e n. 439]

All'emergenza climatica e a quella di milioni di rifugiati in fuga dalle devastazioni prodotte dalle guerre e dagli effetti del riscaldamento globale si e' aggiunta in questi ultimi mesi quella sanitaria della pandemia da Covid-19.
Come una goccia che fa traboccare il vaso, quest'ultima ha messo in evidenza tutte le fragilita' delle nostre societa' opulente, dissipatrici, diseguali, aggressive verso ogni forma di rifiuto del sistema militare-industriale-scientifico dominato dal profitto e dal mercato senza regole.
Si puo' osservare, come hanno fatto alcuni, che molti altri sono i pericoli ai quali ci siamo assuefatti: dalle diverse forme di malattia, in alcuni casi di chiara origine ambientale, come certi tumori, alle numerose morti per incidenti stradali, alle guerre che in questo scorcio di secolo sembrano avere un andamento endemico e pervasivo in ampie aree del mondo.
Tuttavia la comparsa improvvisa e la diffusione rapida di un nemico invisibile, insidioso e sconosciuto, come il coronavirus, nei confronti del quale non ci sono ancora sufficienti difese e che percio' ci fa sentire impotenti e in pericolo, ha fatto osservare ad altri che dopo questa esperienza nulla potra' piu' essere come prima.
Probabilmente e' vero, nel senso che questo virus scuote profondamente i miti del progresso e della crescita illimitata, la fiducia nella possibilita' di controllo e di dominio da parte della tecno-scienza su tutto cio' che ci circonda, mettendo in discussione alcune fondamentali "certezze" e ribaltandone il significato.
Il primo concetto messo in discussione e' quello di difesa: siamo abituati a pensare che la difesa sia "naturalmente" affidata alle armi e che la nostra "sicurezza" si difenda alzando muri, chiudendo porti e confini, ben pattugliati da eserciti e sistemi militari.
Ma di fronte a questo nemico invisibile le armi non servono. Anzi, si puo' osservare che proprio l'aver destinato grandi risorse alle spese militari, sottraendole ad esempio alla sanita' e alla ricerca, ci rende piu' scoperti e indifesi.
Scopriamo, infatti, che nei confronti di questa emergenza il nostro sistema sanitario universalistico, che pure e' uno dei migliori al mondo, vacilla e lamenta la mancanza di attrezzature, medici, strutture. Non siamo in grado di difenderci da questa aggressione perche' ci siamo attrezzati a difenderci da altri "nemici", drenando risorse importanti che ora ci mancano.
Il Covid-19 ci insegna dunque che il modo migliore di creare sicurezza e' avere una societa' organizzata in modo tale da rispondere ai bisogni di tutti, a partire dalle fasce piu' deboli ed esposte.
Una societa' di questo tipo sapra' garantire anche le proprie "difese immunitarie" contro i pericoli, interni ed esterni, che possono minacciarla, sviluppando l'uso corretto del potere da parte di ciascuno, le capacita' di autogoverno e di resilienza, nonche' forme organizzate di difesa popolare nonviolenta che i movimenti per la pace da tempo propongono.
Un altro importante ribaltamento di significato e' quello del concetto di isolamento.
Da Trump a Salvini a Orban, le destre sovraniste di tutti i continenti hanno rispolverato un nazionalismo pericoloso e fondato sulla cultura individualista imperante, legittimata dal pensiero unico neo-liberista.
"Prima gli Italiani" o "America first" crea un isolamento, una barriera tra noi e gli altri, visti come nemici che mettono in pericolo la nostra sicurezza e dai quali distinguerci e separarci. E' un isolamento che chiude agli altri, di chi vuole difendere i propri privilegi, e i propri interessi, anche a scapito della propria umanita'.
L'isolamento al quale ci costringe il Covid-19, in un inedito contesto di rinuncia agli abituali rapporti con gli altri, ha invece una diversa connotazione. Serve si' a proteggere noi stessi, ma allo stesso tempo, protegge anche gli altri, perche' nessuno sa se potrebbe essere un veicolo di diffusione dell'epidemia. "Io resto a casa" e' dunque una scelta di responsabilita', protezione e cura verso se stessi e verso gli altri.
E' stato osservato, infine, che il Covid-19 non guarda in faccia nessuno, colpisce poveri e ricchi, giovani e anziani, al Nord come al Sud, non fa differenze di sorta, e' "democratico".
Anche chi pensa di essere piu' forte, potente, attrezzato, in realta' e' debole e fragile come tutti: non c'e' ricchezza, potere, posizione che tenga... Tutti hanno bisogno dell'aiuto degli altri, perche' nessuno si salva da solo. E' la rivincita della solidarieta' contro l'individualismo.
Ecco, questo e' il punto.  Riusciremo a realizzare, dopo questa emergenza, un diverso rapporto tra noi, con le altre specie e con l'ambiente che ci ospita?
Perche' il rischio che si perdano i freni inibitori, scatenando reazioni distruttive, e' concreto, se non si comprende che queste emergenze, climatica, sanitaria, migratoria, ci obbligano a cambiare passo, restando umani, anzi, recuperando pienamente i valori piu' profondi di fratellanza, solidarieta', sobrieta' che sostanziano una vera democrazia e aprono una possibilita' di futuro sostenibile per tutti. Proprio come e' avvenuto dopo il cataclisma della seconda guerra mondiale, quando si e' avvertita l'esigenza di creare istituzioni, come le Nazioni Unite, che si ponessero come strumenti alternativi per la risoluzione delle controversie internazionali. Sappiamo che in realta' l'Onu e' una istituzione troppo debole e priva di reale potere nel gestire le relazioni internazionali.
Ma oggi la somma delle diverse emergenze crea una situazione ancora piu' drammatica e insostenibile e richiede scelte, provvedimenti e comportamenti piu' decisi e radicali da parte di tutti, a partire dai governi e dalle istituzioni internazionali, fino a cio' che coinvolge gli stili di vita di ogni cittadina e cittadino.
Una direzione di marcia e' stata indicata da Gandhi, in modo lungimirante, diversi decenni fa: "Nel mondo c'e' quanto basta per soddisfare le necessita' di ciascuno, ma non abbastanza per l'avidita' di alcuni".

4. RIFLESSIONE. EMILIO MOLINARI: LA GIORNATA MONDIALE DELL'ACQUA
[Riceviamo e diffondiamo questo articolo di Emilio Molinari scritto per "Verdi Ambiente e Societa'" il 21 marzo 2020]

Domani e' la giornata mondiale dell'acqua e il mondo e' sconvolto da una tragedia globale.
Venti anni fa cominciammo a parlare di acqua e denunciarne la crisi mondiale, il suo esaurimento, l'inquinamento devastante e l'altrettanto devastante siccita' per effetto dei mutamenti climatici.
Abbiamo parlato di una persona su tre che non ha accesso ad acqua sicura e di una su nove priva di servizi igienici, di mille bambini che muoino ogni giorno per l'acqua infetta, di 2,5 milioni che muoiono ogni anno per questo.
L'acqua e' nell'indifferenza globale in testa alla macabra graduatoria dei decessi.
Una guerra, una pandemia, oggi usiamo questi termini: la guerra e la pandemia dell'acqua, una realta' da decenni.
Denunciammo la criminale selezione tra gli esseri umani che avrebbe comportato la privatizzazione dell'acqua e nel 2011 promuovemmo un referendum per fermarla con 27 milioni di voti.
E la gente normale, di sinistra e di destra, capi'.
Nove anni dal referendum nei quali la cultura della privatizzazione ha devastato la democrazia e tutto cio' che e' pubblico, creando cio' che De Rita (Censis) ha definito: La dittatura dell'io.
Le istituzioni internazionali, le multinazionali, la grande politica e i media asserviti, hanno imposto le privatizzazioni al mondo e l'hanno condotto nella rovinosa situazione di oggi, che il coronavirus ci sbatte in faccia.
Nel nostro paese la sanita' pubblica e' stata devastata e la rete idrica, gran parte privatizzata, perde il 60% dell'acqua. Sulla rete autostradale crollano ponti e gallerie.
Il virus, cosi' ci dicono, e' uscito da una foresta cinese con un pipistrello venduto al mercato, domani potrebbe uscire da qualche altra foresta violentata in un altro paese, da qualche altro animale o da un allevamento intensivo vicino a casa nostra.
Non puo' tornare tutto come prima.
Milano, "vicino all'Europa.. Milano che ride e si diverte" come cantava Lucio Dalla e che piace tanto ai milanesi di sinistra... che fa?
Il cementato cresce al ritmo del 15% all'anno e bruciano i rifiuti tossici come a Napoli.
E la Lombardia del coronavirus?
Gia'. La Lombardia, accumula primati: prima in Europa per l'inquinamento dell'aria e i decessi che ne derivano, prima per il disastro ambientale dell'area dei fiumi Seveso, Lambro e Olona, prima per decessi da coronavirus.
La Lombardia con il Po che a febbraio era gia' in secca come nell'agosto del 2019 e rischia di mettere in ginocchio il paese quanto il virus, il lago di Como e di Garda con il 25% in meno di acqua.
La Lombardia con i fiumi, ci dice Ispra, con la presenza di 26 tipi di veleni e le falde con il glifosato. Che fa?
Il pianeta ci dice che il tempo e' scaduto e "il paradigma del XXI secolo e' Salvare il mondo" e questa dimensione avrebbe dovuto cambiare tutto il modo di fare politica e dar vita a movimenti.
Odio citarmi, ma cosi' scrivemmo io e Claudio Jampaglia nel 2010 in un libro dal titolo "Salvare l'acqua".
Il virus, troppo pochi lo dicono, ha lo stesso segno della crisi idrica, dei mutamenti climatici, del vento che abbatte milioni di alberi in Veneto/Trentino, degli incendi che bruciano l'Amazzonia, la Siberia, l'Australia.
E' figlio dell'aria inquinata che uccide ogni anno 20 milioni di persone nel mondo, e piu' l'aria e' inquinata, come in Lombardia, e piu' l'aggressivita' del virus sembra manifestarsi. E' figlio della globalizzazione delle piattaforme produttive.... Un pezzo in Cina l'altro in India ecc.
E' il sistema che non regge piu' oggi. In tanti vedono che tutto e' interconnesso, che la tua salute dipende dalla salute degli altri.
Siamo in braghe di tela per i tagli alla spesa pubblica, per le privatizzazioni sanitarie, per i brevetti sui farmaci e i costi imposti dalle multinazionali: ne' piu' ne' meno come per l'acqua potabile, per la siccita', il clima e il dissesto ambientale. Cambiare tutto.
Prevenire le emergenze epocali, rilanciare il valore del pubblico, credo sia un primo obbiettivo.
C'e' bisogno di politica universale, non solo di competenze. Ma credo che la politica odierna non sia in grado di assolvere tale compito.
Dovremmo metterci insieme: associazioni, sindacati, movimenti culturali, sociali di uomini donne e generi diversi, in un rete, come in un nuovo Forum Sociale Mondiale non per fare la sommatoria dei contenuti congeniali ad ognuno. Ma per decidere, pochi obbiettivi, fondamentali: i diritti alla vita.
Un Forum che non si limiti a noiosi incontri di esperienze, ma promuova alcune campagne mondiali, trasversali nei contenuti, da articolare nelle realta' territoriali: sulla Sanità pubblica, sull'acqua pubblica per riparare e costruire nuove reti, sulla scuola, la ricerca, i farmaci e i brevetti. Da perseguire tutti assieme, in tutti i paesi, con lo stesso linguaggio che parla per unire l'umanita'. Un Forum che non si pavoneggia in estremismi elitari che escludono.
L'acqua e' stato l'unico movimento che ha parlato il linguaggio del XXI secolo, ha anticipato l'enciclica Laudato Si' e il messaggio di Greta Thunberg... Il suo modello può interpretare ciò che di solidale si agita nella gente in questi giorni....in tutto il mondo.
Buona giornata mondiale dell'acqua.

5. REPETITA IUVANT. ALDO CAPITINI: IL MANUALE DI CHARLES C. WALKER SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA
[Riproponiamo ancora una volta il testo del capitolo dodicesimo, "Il Manuale di Charles C. Walker (1961)", del libro di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Libreria Feltrinelli, 1967 (poi ristampato da Linea d'ombra, Milano 1989; e successivamente ripreso anche in Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992). L'opuscolo di Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, arricchito da ulteriori materiali, e' stato successivamente pubblicato dalle Edizioni del Movimento Nonviolento nei "Quaderni di azione nonviolenta", cui puo' essere richiesto; e' un materiale di lavoro utilissimo (per richieste: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it); il solo testo dell'opuscolo di Walker abbiamo anche piu' volte riprodotto sul nostro foglio.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Tra le opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra]

Nel 1961 e' uscito il Manuale dell'organizzatore dell'azione diretta nonviolenta, redatto da Charles C. Walker, direttore del Laboratorio della nonviolenza (Cheney, Pa, USA). Jean Fremont lo ha tradotto in francese. L'opuscolo e' edito dalla War Resisters' International, 88 Park Avenue, Enfield, Middlesex, Inghilterra. E' un ampio e organico lavoro, e il confronto con il Piano De Ligt mostra quanto l'esperienza dell'azione nonviolenta si sia accresciuta negli anni, specialmente per le grandi campagne gandhiane e per quelle degli Stati Uniti d'America e di altrove. Del resto, il manuale integra spesso i suoi suggerimenti con indicazioni bibliografiche. Metteremo in luce la struttura del lavoro, e i punti piu' rilevanti e utilizzabili.
Il Manuale e' diviso in quindici sezioni.
*
1. Preparazione
Bisogna scegliere e presentare chiaramente gli scopi da raggiungere, dando rilievo ad una situazione ingiusta e cercando di ottenere l'appoggio del pubblico. La volonta' di resistenza viene sviluppata diffondendo continuamente notizie, commentandole e facendo appello all'azione immediata, indicando alle vittime anche una situazione migliore. Inoltre: assicurarsi il nome e l'indirizzo di persone che possono cooperare, e consultare gruppi e associazioni che possono simpatizzare.
Gia' in questa prima sezione si trovano i suggerimenti sempre dati per le azioni nonviolente: cercare le piu' larghe solidarieta', diffondere apertamente notizie sulla situazione e sulle prospettive di mutamento. Se ne deduce: prima di un'azione impiantare un bollettino apposito da diffondere largamente.
*
2. Lancio di un programma costruttivo
Il programma deve colpire un male alla radice, venire in aiuto alle vittime, stimolare gli atteggiamenti nonviolenti. Reagire, quindi, attivamente all'apatia, con pieno altruismo e ispirando fiducia. L'azione puo' essere preparata da un lavoro costruttivo come campi di lavoro, cooperative, assistenza alle vittime di ingiustizie, lavoro caritatevole, lavoro in comunita'. Utile anche un lavoro fisico dopo un'estrema tensione nervosa.
*
3. Apprendimento del metodo
Anzitutto una ricerca sui fatti, sulle forze sociali, politiche, economiche, implicate nella situazione (come abbiamo gia' visto), sull'atteggiamento dei vari gruppi.
Impostare la possibilita' di negoziati (uno stadio molto importante prima di ogni azione nonviolenta).
Appello vastissimo all'opinione pubblica, con tutti i mezzi possibili.
Giorni di digiuno e (oppure) di preghiera, rinuncia a distinzioni onorifiche date dagli autori dell'ingiustizia; dirsi disposti ad una concessione importante, purche' non leda il principio.
Presentare un "ultimatum" che espone le lagnanze, i tentativi fatti per rimediare, le concessioni proposte, e fissare una data limite. Informare tutti gli implicati nella cosa.
Infine, dopo aver tutto tentato, intraprendere l'azione diretta, senza rompere definitivamente la possibilita' di riprendere i negoziati.
L'azione diretta ha questi aspetti:
- Veglia in un luogo simbolico;
- Picchetti di militanti;
- Digiuno o sciopero della fame;
- Noncooperazione;
- Boicottaggio;
- Arresto del lavoro per un certo periodo;
- Sciopero;
- Sciopero a rovescio (lavorando dove e quando non permesso);
- Intervento p. es. in un luogo proibito;
- Disobbedienza civile;
- Migrazione;
- Manifestazioni: riunioni, sfilate, proteste.
*
4. L'addestramento
Studiare la teoria e la messa in pratica della nonviolenza, le campagne nonviolente; organizzare un laboratorio della nonviolenza, proiettare film, fare riunioni e discussioni pubbliche e anche "scene drammatiche" di realizzazione di iniziative nonviolente; meditare, cantare in coro, raccontare fatti eroici, prendere pasti in comune, formare bene gli individui per i compiti che saranno a loro affidati; distinguere tra l'addestramento generale e quello per determinate azioni.
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5. Il piano di campagna dell'azione diretta nonviolenta
L'organizzazione realizzatrice deve avere delle infrastrutture con un comitato d'insieme e un comitato amministrativo, un direttore del progetto e comitati speciali (per la pubblicita', per i mezzi di trasporto, per stampare, per l'alloggio, il cibo ecc.), e deve fare un bilancio preliminare.
Mettere a punto il piano di esecuzione (utilizzando anche un consiglio giuridico).
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6. La preparazione dell'azione
Scegliere un quartiere generale delle operazioni, esponendo materiale pubblicitario, inaugurandolo con una conferenza stampa. Lettere e visite ai funzionari interessati; avvisi ai giornali. Raccogliere fondi. Fare riunioni pubbliche. Tener pronto materiale indispensabile: macchina da scrivere, anche per fare molte copie, letti e sacchi per dormire, materiale per affissioni, automobili ecc. (e vedere quali servizi di trasporto sono nella zona). Stabilire un indirizzo postale. Sviluppare i mezzi di comunicazione: telefono, altoparlanti, bollettini giornalieri. Preparare istruzioni appropriate per i capi di gruppi, fare l'elenco dei partecipanti, preparare manifesti e volantini (da apprestare molto per tempo).
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7. Studio preliminare della situazione dal punto di vista legale
Conoscere le disposizioni legali del luogo e cercar di avere assistenza legale.
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8. Messa a punto di una disciplina collettiva
Il comitato d'azione deve concretare i termini di questa disciplina.
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9. Sviluppo di una campagna di propaganda
Esporre con grande chiarezza. Fare un "memorandum" generale, e brevi biografie dei capi e dei partecipanti importanti, frequenti comunicati alla stampa e alla radio, registrare sul nastro magnetico importanti discorsi, visitare (o scrivere a) persone influenti della stampa, raccogliere ritagli di giornali.
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10. La riunione dei partecipanti all'azione
Farne l'elenco; tenere una riunione degli aderenti, esponendo il piano dell'azione e discutendolo; scegliere un presidente adatto per le riunioni (alcune questioni possono esser trattate non dalle riunioni generali, ma dai comitati).
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11. L'avvio dell'azione
Scegliere il gruppo che comincera' l'azione; e formare anche il secondo gruppo d'urto. Recarsi sul luogo (sfilare o star seduti, sempre a testa alta e tranquillamente). Esser pronti a rispondere ai giornalisti, alle guardie. Seguire le istruzioni dei capi e non lasciare il proprio posto senza averli avvisati. Distribuire i fogli (non disturbare mai il passaggio dei pedoni), e se piove, tenere i fogli in un sacco di materia plastica. Conservare, in quanto possibile, un silenzio assoluto.
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12. Fronteggiare le rappresaglie
L'avversario puo' provocare a condursi in modo agitato, a farsi prendere dal disordine, a lanciare insulti, a fare recriminazioni di un capo verso l'altro, a far sorgere defezioni nelle file dei nonviolenti, a reagire con la violenza. Percio' bisogna restare calmi e affabili, stare al proprio posto disciplinati. Se ci sono urti, il capo fa allontanare i feriti.
In caso di arresto, non opporre resistenza, e accettare i regolamenti della prigione in cio' che non siano contro la propria coscienza.
Le rappresaglie possono essere molto gravi (colpi, tortura, presa di ostaggi, linciaggio, cacciata dal posto, proibizioni di assemblee ecc.), e in tale caso insistere presso i responsabili della societa' perche' agiscano e reprimano la violenza, chiedere un'inchiesta, aiutare le vittime (le sofferenze redentrici possono liberare dal veleno della violenza accumulatosi da tanto tempo).
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13. Mantenere la vitalita' del movimento
Valersi di nuovi simboli (azioni eroiche, gli eroi di esse, le vittime delle rappresaglie, gl'imprigionati, anniversari, saluti, vesti, insegne, ecc.).
Sforzi costanti di persuasione anche presso gli avversari, tenere al corrente gli aderenti.
Incoraggiare e organizzare azioni di sostegno (dichiarazioni di personalita' eminenti, di gruppi di simpatizzanti ecc.).
Trattare i dissidenti in modo paziente e leale; educare e allenare gli aderenti, formare nuovi capi, incoraggiare il lavoro teorico e pratico; far agire il maggior numero di volontari che sia possibile.
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14. I capi
Sono dei primi tra eguali, sono dei coordinatori, abituati a lavorare in gruppo.
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15. Quando la lotta si fa lunga
Secondo Gandhi una campagna nonviolenta provoca cinque reazioni: l'indifferenza, il ridicolo, l'insulto, la repressione, il rispetto. Per arrivare al quinto punto talvolta ci vuole molto tempo.
Non si deve tendere alla "sconfitta" dell'avversario, ma ad una trasformazione dei rapporti tra le parti interessate (una vittoria della giustizia e dell'onesta' umana).

6. L'ORA. SOSTENIAMO IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Occorre certo sostenere finanziariamente con donazioni tutti i servizi pubblici che stanno concretamente fronteggiando l'epidemia. Dovrebbe farlo lo stato, ma e' tuttora governato da coloro che obbedienti agli ordini di Mammona (di cui "Celochiedonoimercati" e' uno degli pseudonimi) hanno smantellato anno dopo anno la sanita' e l'assistenza pubblica facendo strame del diritto alla salute.
Ed occorre aiutare anche economicamente innanzitutto le persone in condizioni di estrema poverta', estremo sfruttamento, estrema emarginazione, estrema solitudine, estrema fragilita'. Dovrebbe farlo lo stato, ma chi governa sembra piu' interessato a garantire innanzitutto i privilegi dei piu' privilegiati.
Cosi' come occorre aiutare la resistenza alla barbarie: e quindi contrastare la guerra e tutte le uccisioni, il razzismo e tutte le persecuzioni, il maschilismo e tutte le oppressioni. Ovvero aiutare l'autocoscienza e l'autorganizzazione delle oppresse e degli oppressi in lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani e la difesa della biosfera. Ovvero promuovere l'universale democrazia e la legalita' che salva le vite, solidarieta', la responsabilita' che ogni essere umano riconosce e raggiunge e conforta e sostiene, la condivisione del bene e dei beni.
In questa situazione occorre quindi anche e innanzitutto sostenere le pratiche nonviolente e le organizzazioni e le istituzioni che la nonviolenza promuovono ed inverano, poiche' solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.
E tra le organizzazioni che la nonviolenza promuovono ed inverano in Italia il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e' per molte ragioni una esperienza fondamentale.
Chi puo', nella misura in cui puo', sostenga quindi il Movimento Nonviolento, anche con una donazione.
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Per informazioni e contatti: Movimento Nonviolento, sezione italiana della W.R.I. (War Resisters International - Internazionale dei resistenti alla guerra)
Sede nazionale e redazione di "Azione nonviolenta": via Spagna 8, 37123 Verona (Italy)
Tel. e fax (+ 39) 0458009803 (r.a.)
E-mail: azionenonviolenta at sis.it
Siti: www.nonviolenti.org, www.azionenonviolenta.it
Per destinare il 5x1000 al Movimento Nonviolento: codice fiscale 93100500235
Per sostegno e donazioni al Movimento Nonviolento: Iban IT35 U 07601 11700 0000 18745455

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LA NONVIOLENZA CONTRO IL RAZZISMO
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XXI)
Numero 413 del 22 marzo 2020
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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