[Nonviolenza] Voci e volti della nonviolenza. 999



==============================
VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
==============================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 999 del 19 dicembre 2018

In questo numero:
1. Vandana Shiva, Naomi Klein, Noam Chomsky ed altri: I nostri doveri planetari
2. Quid agendum
3. Una conversazione in piazza a Viterbo il 27 ottobre 2018
4. Mimmo Cortese: Un incontro a Brescia ricordando Aldo Capitini
5. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Cristina Campo
6. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Margherita Guidacci
7. Alcune poesie di Emily Dickinson tradotte da Barbara Lanati
8. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Giovanni Giudici
9. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Mario Luzi
10. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Eugenio Montale
11. Una poesia di Emily Dickinson tradotta da Amelia Rosselli
12. Su Emily Dickinson (2006)

1. APPELLI. VANDANA SHIVA, NAOMI KLEIN, NOAM CHOMSKY ED ALTRI: I NOSTRI DOVERI PLANETARI
[Dal sito www.serenoregis.org riprendiamo il seguente appello pubblicato il 10 dicembre 2018 sui principali giornali del mondo]

Nel nostro ecosistema globale, complesso e interdipendente, la vita sta scomparendo. L'estinzione delle specie accelera. La crisi climatica sta peggiorando ad una velocita' superiore a quanto finora previsto. Ogni giorno duecento specie si avviano all'estinzione. Una situazione cosi' disperata non puo' continuare. I leader politici di tutto il mondo non riescono ad affrontare la crisi ambientale. Se il capitalismo delle multinazionali continuera' a guidare l'economia internazionale la catastrofe globale sara' inevitabile.
Indifferenza e immobilismo negli Stati Uniti, in Inghilterra in Australia, in Brasile, ma anche in Africa e Asia, testimoniano forme diverse di paralisi politica, gli Stati gettano la spugna di fronte alla drammatica responsabilita' che sorge dalla necessita' di una gestione planetaria della crisi ambientale.
Le organizzazioni politiche internazionali e i governi degli Stati devono affrontare i problemi dell'emergenza climatica immediatamente, definendo con urgenza delle politiche organiche volte ad affrontarla. Le nazioni privilegiate devono, senza invocare costrizioni finanziare, sostenere politiche complessive per l'ambiente e la sicurezza nei paesi impoveriti, in modo da compensare questi ultimi per la crescita economica insostenibile perseguita in questi anni, oltre che per ripagare i danni causati dall'imperialismo e dal conseguente saccheggio del pianeta.
Poiche' gli eventi climatici estremi gia' colpiscono la produzione agricola, noi chiediamo ai governi di agire immediatamente per evitare ogni rischio di fame, attraverso investimenti immediati in produzioni alimentari agroecologiche resistenti agli eventi climatici estremi. Chiediamo anche urgentemente un vertice per salvare l'Artico dallo scioglimento dei ghiacci e per rallentare i danni climatici ai nostri raccolti.
Inoltre chiediamo a tutti i cittadini responsabili a livello globale di mobilitarsi, organizzandosi in ogni luogo contro l'attuale apatia in ogni ambito in cui cio' sia possibile, come ad esempio il sostegno ai diritti dei popoli indigeni, la decolonizzazione e la lotta per la giustizia riparatrice, unendosi ad esempio al movimento globale che si sta attualmente ribellando contro l'estinzione (es. "Extinction Rebellion" nel Regno Unito).
Dobbiamo fare quindi insieme tutto cio' che e' possibile, in modo nonviolento, per persuadere i politici e i dirigenti delle imprese ad abbandonare la loro trascurataggine e il loro negazionismo. Il "tirare avanti come al solito" non rappresenta piu' una scelta possibile. I cittadini globali non sopporteranno piu' questo tradimento dei nostri doveri planetari.
Ciascuno di noi, specie coloro che vivono nel mondo materialmente privilegiato, deve impegnarsi ad accettare la necessita' di vivere in modo piu' leggero, di consumare molto di meno, e, non solo di difendere i diritti umani ma anche di assumerci le nostre responsabilita' come custodi del pianeta.
Vandana Shiva, Naomi Klein, Noam Chomsky ed altri

2. REPETITA IUVANT. QUID AGENDUM

1. Il governo della disumanita' da mesi sta attuando una politica di omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e di sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia;
2. esponenti di primario rilievo del governo della disumanita' da anni conducono una forsennata propaganda xenofoba e di istigazione al razzismo;
3. il recente decreto-legge n. 113 del 4 ottobre 2018 del governo della disumanita' (il cosiddetto "decreto sicurezza") mira a introdurre nell'ordinamento italiano misure di discriminazione razzista - che sono state autorevolmente definite "apartheid giuridico" - palesemente incompatibili con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, con lo stato di diritto, con la civilta' giuridica e il diritto internazionale.
*
4. Occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere l'immediata cessazione di ogni atto criminale, persecutorio, razzista ed incostituzionale da parte del governo della disumanita';
5. occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere le dimissioni del governo della disumanita';
6. occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere che i ministri del governo della disumanita' responsabili di crimini abominevoli siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
*
7. Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
8. vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera;
9. salvare le vite e' il primo dovere.
*
10. Agisci nei confronti delle altre persone come vorresti che esse agissero verso di te;
11. l'altro dell'altro sei tu;
12. sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.

3. LE PAROLE NECESSARIE. UNA CONVERSAZIONE IN PIAZZA A VITERBO IL 27 OTTOBRE 2018

Ricostruita a memoria qualche giorno dopo, questa e' la lacunosa sinossi di una conversazione con alcune persone amiche svoltasi la mattina di sabato 27 ottobre 2018 in piazza del Sacrario a Viterbo nel corso di una manifestazione contro il razzismo. Rileggendola alcune settimane dopo ci sembra possa essere ancora utile pubblicarla.
*
1. Una ragazza uccisa
Innanzitutto vogliamo ricordare una ragazza uccisa.
Una ragazza uccisa: narcotizzata, torturata e lasciata morire senza soccorsi, i soccorsi che avrebbero potuto salvarle la vita. Ogni persona senziente e pensante ne inorridisce. E pensando a questa vittima della brutalita' maschile, del sistema di potere maschile, dell'ordine gerarchico e della prassi di dominio della societa' dei maschi, ancora una volta ci diciamo che l'umanita' potra' essere libera solo se abbatteremo l'ideologia, le pratiche, la struttura e la dittatura del maschilismo, poiche' il maschilismo e' la prima radice e il primo paradigma di tutte le violenze.
*
2. Il nocciolo della questione
Oggi siamo qui in questa piazza per manifestare ancora una volta la nostra opposizione alle politiche razziste del governo della disumanita' e a un "disordine costituito" che opprime i popoli e devasta la biosfera.
Il "disordine costituito" che su scala planetaria impone imperialismo e colonialismo, totalitarismo e razzismo, dittature e schiavitu', guerre e fame, mostruose ingiustizie sociali e catastrofi ambientali.
Nella furiosa violenza di questo globale "disordine costituito", nella rapina di cui si alimenta, nell'asservimento che impone e nei disastri che provoca ai danni di interi popoli e di interi continenti, ed in definitiva all'umanita' intera e all''intera biosfera, qui e' la prima causa delle forzate migrazioni, e qui la ragione del dovere della solidarieta' con chi e' vittima di questa violenza: riconoscendo l'umanita' di tutti gli esseri umani ne discende il dovere di prestare soccorso a tutti gli esseri umani vittime della violenza dei poteri dominanti stragisti e terroristi su scala locale, regionale e planetaria.
Occorre infatti riconoscere che l'orizzonte della nostra comune responsabilita' coincide con l'umanita' intera e con l'intera biosfera; occorre riconoscere che siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.
Emerge quindi la criminale follia dei governi europei che negando a chi e' in fuga da guerre e fame il diritto a giungere in modo legale e sicuro dove poter vivere una vita degna, con cio' stesso proprio essi governi europei favoreggiano le scellerate mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani.
Emerge quindi la necessita' di una politica globale dell'accoglienza e della solidarieta', della liberazione comune, della condivisione dei beni, del rispetto per la vita.
E qui e adesso due provvedimenti sono indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia: il primo, riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro; il secondo, riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.
*
3. Hic et nunc, quid agendum
Ripetiamo una volta ancora cio' che ancora occorre ripetere.
Il governo della disumanita' da mesi sta attuando una politica di omissione di soccorso nei confronti di naufraghi in pericolo di morte, e di sabotaggio dei soccorritori volontari che salvano vite umane nel Mediterraneo, negando loro approdo in porti sicuri in Italia; esponenti di primario rilievo del governo della disumanita' da anni conducono una forsennata propaganda xenofoba e di istigazione al razzismo; il recente decreto-legge n. 113 del 4 ottobre 2018 del governo della disumanita' (il cosiddetto "decreto sicurezza") mira a introdurre nell'ordinamento italiano misure di discriminazione razzista - che sono state autorevolmente definite "apartheid giuridico" - palesemente incompatibili con la Costituzione della Repubblica Italiana, con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, con la Dichiarazione universale dei diritti umani, con lo stato di diritto, con la civilta' giuridica e il diritto internazionale.
Occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere l'immediata cessazione di ogni atto criminale, persecutorio, razzista ed incostituzionale da parte del governo della disumanita'; occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere le dimissioni del governo della disumanita'; occorre che ogni persona decente si impegni per ottenere che i ministri del governo della disumanita' responsabili di crimini abominevoli siano processati e condannati secondo le leggi vigenti.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'; vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera; salvare le vite e' il primo dovere.
Agisci nei confronti delle altre persone come vorresti che esse agissero verso di te; l'altro dell'altro sei tu; sii tu l'umanita' come dovrebbe essere.
*
4. Oggi e domani
Oggi in molte citta' d'Italia si manifesta contro il razzismo, e possa questa espressione democratica e nonviolenta di volonta' popolare ottenere ovunque ascolto e condivisione; possa suscitare un massivo movimento nonviolento che faccia immediatamente cessare le persecuzioni razziste e ripristini la vigenza del dovere di soccorrere ogni essere umano che di soccorso ha bisogno.
Oggi e' anche la XVII Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, e possa questo corale colloquio e questo persuaso appello all'incontro e alla convivenza delle differenze nell'eguaglianza dei diritti, nel comune riconoscimento dell'umanita' di ogni persona e nel comune impegno per il bene comune dell'umanita' intera, illuminare le menti ed i cuori di quanti ancora non hanno compreso che tutti gli esseri umani sono eguali in dignita' e diritti e le loro differenze sono preziosa ricchezza dell'umanita', e che un unico ineludibile dovere ad ogni essere umano e ad ogni umana istituzione incombe: il dovere di non uccidere, il dovere di salvare le vite, il dovere dell'aiuto reciproco, il dovere della condivisione del bene e dei beni, il dovere di prendersi cura del prossimo e del mondo vivente tutto.
E tra pochi giorni sara' il 4 novembre, non giorno di festa ma di lutto, in cui riproporremo la nostra iniziativa nonviolenta di commemorazione delle vittime di tutte le guerre; nell'appello "Ogni vittima ha il volto di Abele" che questa iniziativa nonviolenta promuove anno dopo anno da quasi due decenni, enunciamo cosi' il senso dell'iniziativa: "affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni". E "per questo sosteniamo la campagna "Un'altra difesa e' possibile" e chiediamo che il Parlamento approvi finalmente la proposta di legge d'iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta; per questo chiediamo una politica di disarmo, poiche' le armi sempre e solo uccidono gli esseri umani; per questo sosteniamo la richiesta che l'Italia sottoscriva e ratifichi il Trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari del 7 luglio 2017; per questo chiediamo una drastica riduzione delle spese militari che secondo autorevoli stime gravano sul bilancio dello stato italiano per l'enorme importo di settanta milioni di euro al giorno; per questo chiediamo che i fondi pubblici oggi destinati a strutture e strumenti di morte siano invece utilizzati in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e del mondo vivente; per questo chiediamo un impegno particolare a contrastare la violenza maschilista, prima radice e primo paradigma di ogni violenza; per questo ci opponiamo al razzismo, crimine contro l'umanita', e chiediamo che siano immediatamente revocate tutte le sciagurate decisioni governative che configurano omissione di soccorso, pratiche segregative e persecutorie, flagranti violazioni dei diritti umani e della stessa Costituzione della Repubblica italiana".
In verita' cio' che facciamo oggi decide del nostro comune domani; e cio che dobbiamo fare e' semplicemente questo:
- agire per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti, dei territori, delle culture, delle societa';
- soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto;
- riconoscere che siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera;
- riconoscere che ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta';
- scegliere la nonviolenza, unica forma di lotta adeguata, concreta e coerente per poter sconfiggere la violenza che tutti puo' distruggerci.
Salvare le vite e' il primo dovere.

4. INCONTRI. MIMMO CORTESE: UN INCONTRO A BRESCIA RICORDANDO ALDO CAPITINI
[Dal sito wwww.azionenonviolenta.it riprendiamo il seguente articolo.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' ancora quella a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori, Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); ma notevole ed oggi imprescindibile e' anche la recente antologia degli scritti a cura di Mario Martini, Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004, 2007; delle singole opere capitiniane sono state recentemente ripubblicate: Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989, Edizioni dell'asino, Roma 2009; Elementi di un'esperienza religiosa, Cappelli, Bologna 1990; Colloquio corale, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2005; L'atto di educare, Armando Editore, Roma 2010; cfr. inoltre la raccolta di scritti autobiografici Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; La religione dell'educazione, La Meridiana, Molfetta 2008; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Piu' recente e' la pubblicazione di alcuni carteggi particolarmente rilevanti: Aldo Capitini, Walter Binni, Lettere 1931-1968, Carocci, Roma 2007; Aldo Capitini, Danilo Dolci, Lettere 1952-1968, Carocci, Roma 2008; Aldo Capitini, Guido Calogero, Lettere 1936-1968, Carocci, Roma 2009. Tra le opere su Aldo Capitini: a) per la bibliografia: Fondazione Centro studi Aldo Capitini, Bibliografia di scritti su Aldo Capitini, a cura di Laura Zazzerini, Volumnia Editrice, Perugia 2007; Caterina Foppa Pedretti, Bibliografia primaria e secondaria di Aldo Capitini, Vita e Pensiero, Milano 2007; segnaliamo anche che la gia' citata bibliografia essenziale degli scritti di Aldo Capitini pubblicati dal 1926 al 1973, a cura di Aldo Stella, pubblicata in Il messaggio di Aldo Capitini, cit., abbiamo recentemente ripubblicato in "Coi piedi per terra" n. 298 del 20 luglio 2010; b) per la critica e la documentazione: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Mario Martini (a cura di), Aldo Capitini libero religioso rivoluzionario nonviolento. Atti del Convegno, Comune di Perugia - Fondazione Aldo Capitini, Perugia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Gian Biagio Furiozzi (a cura di), Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Maurizio Cavicchi, Aldo Capitini. Un itinerario di vita e di pensiero, Lacaita, Manduria 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; Alarico Mariani Marini, Eligio Resta, Marciare per la pace. Il mondo nonviolento di Aldo Capitini, Plus, Pisa 2007; Maura Caracciolo, Aldo Capitini e Giorgio La Pira. Profeti di pace sul sentiero di Isaia, Milella, Lecce 2008; Mario Martini, Franca Bolotti (a cura di), Capitini incontra i giovani, Morlacchi, Perugia 2009; Giuseppe Moscati (a cura di), Il pensiero e le opere di Aldo Capitini nella coscienza delle giovani generazioni, Levante, Bari 2010; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; e Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell'Italia del Novecento, Donzelli, Roma 2006; c) per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato ed i volumi bibliografici segnalati sopra]

"Bisogna assimilare pienamente l'esigenza socialista, cioe' la compresenza reale dell'umanita' lavoratrice, come soggetto della storia, come proprietaria dei mezzi di produzione, come avente nei suoi membri uguali possibilita' di benessere, di sviluppo, di cultura, di fruizione dei beni della civilta'". Ma non si puo' correre "il rischio di stabilire un totalitarismo amministrativo, e bisogna percio' far vivere il valore della liberta', cioe' intima tensione alla produzione dei valori, del Bello, del Vero, del Buono, quella tensione ad uno sviluppo in cui l'umanita' lavoratrice si eleva e si fa eterna". Tutto cio' pero' ancora non e' sufficiente, "in questa struttura, meglio in questo dinamismo, deve introdursi una aggiunta religiosa, essa puo' essere (credevo e credo) un'estensione della compresenza nel coro produttivo anche a chi e' morto, a chi soffre, a chi e' ai margini della vita e dell'attivita', ai minorati, in modo da sentire l'infinita presenza di tutti come intimamente necessaria a produrre il valore, come intimamente e misteriosamente cooperante (Dio che si fa continuamente uno-tutti); valorizzando e popolando cosi' l'ombra, il dolore, la morte".
Il 5 novembre 2018, in un'anteprima del Festival della Pace di Brescia, Pietro Zanelli e Daniele Lugli hanno illustrato il pensiero del grande filosofo perugino, padre della nonviolenza italiana, Aldo Capitini, nel cinquantenario della sua scomparsa. Le citazioni virgolettate, nelle quali Capitini cerca di sintetizzare la sua concezione del "liberalsocialismo" sono estratte da "Nuova socialita' e riforma religiosa", un suo fondamentale testo appena riedito dopo decenni di oblio, richiamato piu' volte dai relatori. Lugli e' partito dall'esperienza di Capitini nei primi anni successivi alla Liberazione, nel momento della ricostruzione morale e civile del paese e durante il dibattito attorno alla nascita della nuova Costituzione. Zanelli e' partito dal fondo, dalla temperie in cui nacque il "'68" del quale Capitini fu indubbio anticipatore e riferimento essenziale. Il valore centrale che egli assegna al "potere di tutti" - l'omnicrazia - al contributo di ognuno, in particolare delle classi piu' deboli, alla soluzione di ogni problema e alla costruzione di un "futuro che genera il presente" avendo sempre di vista un piano sociale, ampio e inclusivo. Il richiamo ininterrotto ad una rivoluzione permanente e nonviolenta, al rapporto strettissimo tra mezzi e fini, il valore fondamentale dell'assemblea praticato a fondo nell'esperienza dei C.O.S. (Centri di Orientamento Sociale), la spinta forte verso l'autogoverno intravvedendo con ampio anticipo i limiti dei sistemi parlamentari e il ruolo abnorme ricoperto dai partiti. La richiesta mai accolta - fatta all'epoca del Fronte Popolare in vista delle elezioni del '48 - di partire da assemblee popolari, attraverso una meticolosa costruzione dal basso, delle proposte politiche che solo al termine di questo percorso avrebbero definito uno schieramento elettorale, con il discrimine della nonmenzogna, del rispetto di tutti e dell'assoluta liberta' di pensiero per chiunque. Un autore, un pensatore, un filosofo, un uomo politico e d'azione, fondatore del Movimento Nonviolento Italiano, di cui oggi piu' che mai avremmo infinito bisogno, la cui linfa preziosa potrebbe esserci di enorme aiuto.

5. REPETITA IUVANT. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA CRISTINA CAMPO
[Da Cristina Campo, La Tigre Assenza, Adelphi, Milano 1991, 2001, pp. 85-90, ma l'ordine in cui le abbiamo qui disposte e' quello dedotto dalla cronologia dell'opera dickinsoniana, ed utilizzato anche in Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, in cui le "versioni d'autrice" di Cristina Campo sono alle pp. 1643-1646.
Emily Dickinson - poetessa imprescindibile - visse ad Amherst, Massachusetts, tra il 1830 e il 1886; molte le edizioni delle sue poesie disponibili in italiano con testo originale a fronte (tra cui quella integrale, a cura di Marisa Bulgheroni: Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005; ma vorremmo segnalare anche almeno la fondamentale antologia curata da Guido Errante: Emily Dickinson, Poesie, Mondadori, Milano 1956, poi Guanda, Parma 1975, e Bompiani, Milano 1978; e la vasta silloge dei versi e dell'epistolario curata da Margherita Guidacci: Emily Dickinson, Poesie e lettere, Sansoni, Firenze 1961, Bompiani, Milano 1993, 2000); per un accostamento alla sua figura e alla sua opera: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000; Marisa Bulgheroni, Nei sobborghi di un segreto. Vita di Emily Dickinson, Mondadori, Milano 2002. Ebbe a scrivere della sua opera Luciano Bonfrate: "Mi capita di usare dei suoi versi / come fosser sentenze di sibilla / della mia vita specchio, e vi scintilla / cio' che trovai, che non trovai, che persi"]

Per sempre al suo fianco camminare,
la piu' piccola dei due,
cervello del suo cervello, sangue del suo sangue,
due vite, un Essere, ora.

Per sempre del suo fato gustare,
se dolore, la piu' larga parte,
se gioia, mettere il mio pezzo in disparte
per quel diletto cuore.

Tutta la vita conoscersi l'un l'altro
senza poterci mai imparare,
e piu' tardi un mutamento chiamato "Paradiso" -
rapito vicinato d'uomini
che appena scoprono cio' che ci inquietava
senza il vocabolario!

*

Che tedio attendere
se non vicino a te,
l'ho saputo iersera
quando si volle avvincermi
forse vedendomi
affaticata o sola
o per cedere quasi
alla pena silente.
Io mi volsi, ducale -
a te solo spettava
quel gesto - un porto solo
vale a questa nave.
Nostra la ventura
per un selvaggio mare
meglio che un ancoraggio
non diviso da te.
A noi piu' tosto il carico
di un perenne viaggio
che le Odorose Isole
desolate di te.

*

Imparai finalmente che cosa la casa poteva essere,
come sarei stata ignorante
dei graziosi modi del costume,
come goffa all'inno

intorno al nostro nuovo focolare, se non per questo,
questa mappa del cammino
la cui memoria mi annega, come il battesimo
di un celestiale mare.

Quali mattine nel nostro giardino, immaginate,
quali api per noi a ronzare,
con solo uccelli a interrompere
il mormorio del nostro tema.

E un compito per ciascuno quando il gioco sia finito,
il tuo problema della mente,
il mio qualche effetto piu' frivolo,
un pizzo o una canzone.

Il pomeriggio insieme trascorso
e il crepuscolo per i sentieri
qualche soccorso a piu' povere vite
viste piu' povere attraverso i nostri doni.

E poi ritorno, e notte e casa,
una nuova e piu' divina cura,
finche' l'aurora ci richiami in scena
trasmutati, piu' vividi.

Questa sembra una casa e casa non e'
ma cio' che quel luogo potrebb'essere
mi affligge come un sole calante
dove l'aurora sa che cosa essere!

*

Che faro' io quando turba l'estate,
quando la rosa e' matura?
Quando le uova svolino in melodia
da un carcere d'acero: - che faro' io?
Che faro' io quando dai cieli in gorgheggio
cada su me una canzone?
Quando al ranuncolo dondoli tutto il meriggio
l'ape sospesa - che mai faro' io?
E quando lo scoiattolo si colmera' le tasche
e guarderanno le bacche...
Resistero' io a quelle candide facce
se tu da me sei lontano?
Al pettirosso non sarebbe gran pena:
volano tutti i miei beni.
Io non ho ali: a che servono, dimmi,
i miei tesori perenni?

*

Tocca leggero la dolce
chitarra della natura
se non conosci ancora
la canzone.
O d'ogni uccello
ti accusera' lo sguardo
che ti facesti bardo
innanzi l'ora.

*

Morte e' il pieghevole corteggiatore
che vince alla fine.
E' un vagheggiare furtivo
condotto sulle prime
per pallide insinuazioni
e oscuri avvicinamenti:
magnifico alfine di trombe
e un equipaggio a due posti
che ti rapisce in trionfo
a nozze sconosciute -
a parentele vibranti
come le porcellane.

6. REPETITA IUVANT. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA MARGHERITA GUIDACCI
[Da Emily Dickinson, Poesie, Rizzoli, Milano 1979, Rcs Quotidiani, Milano 2004]

L'acqua e' insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani traversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglie.
L'amore, da un'impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve.

*

E' poca cosa il pianto,
sono brevi i sospiri:
pure, per fatti di questa misura
uomini e donne muoiono!

*

Fra le mie dita tenevo un gioiello
quando mi addormentai.
La giornata era calda, era tedioso il vento
e dissi: "Durera'" -

Sgridai al risveglio le dita incolpevoli,
la gemma era sparita -
Ora solo un ricordo di ametista
a me rimane -

*

E' questa la mia lettera al mondo
che mai non scrisse a me -
semplici annunzi che da' la natura
con tenera maesta'.

Il suo messaggio e' consegnato a mani
per me invisibili.
Per amor suo, miei dolci compaesani,
benignamente giudicatemi!

*

Tutto imparammo dell'amore:
alfabeto, parole,
un capitolo, il libro possente,
poi la rivelazione termino'.

Ma negli occhi dell'altro
ciascuno contemplava un'ignoranza
divina, ancora piu' che nell'infanzia;
l'uno all'altro, fanciulli,

tentammo di spiegare
quanto era per entrambi incomprensibile.
Ahi, com'e' vasta la saggezza
e molteplice il vero!

*

Come se il mare separandosi
svelasse un altro mare,
questo un altro, ed i tre
solo il presagio fossero

d'un infinito di mari
non visitati da riva -
il mare stesso al mare fosse riva -
questo e' l'eternita'.

*

L'incertezza e' piu' ostile della morte.
La morte, anche se vasta,
e' soltanto la morte e non puo' crescere.
All'incertezza invece non v'e' limite,

perisce per risorgere
e morire di nuovo,
e' l'unione del nulla
con l'immortalita'.

*

Abbiamo prima sete - e' l'atto di natura -
e dopo, quando stiamo per morire,
chiediamo supplichevoli un po' d'acqua
a dita che ci passano vicine.

Ed e' figura d'un bisogno piu' alto,
la cui risposta adeguata
sono le grandi acque occidentali
chiamate eternita'.

*

Molte volte pensai giunta la pace
quando la pace era tanto lontana;
cosi' i naufraghi credono di vedere la terra
nel centro del mare,

e indeboliti lottano, soltanto per scoprire,
come me disperati,
quante rive fittizie
vengano prima del porto.

*

Io canto per riempire l'attesa:
annodarmi la cuffia,
richiudere la porta di casa
e non altro ho da fare,

finche' risuoni vicino il suo passo,
e insieme camminiamo verso il giorno,
l'uno all'altro narrando di come cantammo
per scacciare la tenebra.

*

Da un'asse all'altra avanzavo
cosi' lenta, prudente.
Sentivo le stelle sul capo,
e sotto i piedi il mare.

Questo solo sapevo: un altro passo
poteva essere l'ultimo.
Ed avevo quell'andatura incerta
che chiamano esperienza.

*

Immensita' d'argento
con funi di sabbia
a trattenerla, perche' non cancelli
una pista che chiamano la terra.

*

Come stanno silenti le campane
nelle torri, finche', gonfie di cielo,
balzano con piedi argentei
in melodia frenetica!

*

Il Paradiso dipende da noi.
Chiunque voglia
vive nell'Eden, nonostante Adamo
e la cacciata.

*

Questi giorni febbrili condurli alla foresta
dove le fresche acque strisciano intorno al muschio
e l'ombra sola devasta il silenzio:
pare talvolta che questo sia tutto.

*

Non sappiamo di andare quando andiamo.
Noi scherziamo nel chiudere la porta.
Dietro, il destino mette il catenaccio,
e non entriamo piu'.

*

Tutti coloro che perdiamo qualcosa ci togono;
resta ancora uno spicchio sottile,
che come luna, qualche torbida notte,
obbedira' al richiamo delle maree.

*

E' un errore di calcolo:
"Vien poi l'eternita'"
diciamo, come fosse una stazione.
Mentre e' tanto vicina
che mi accompagna nella passeggiata
e condivide la mia casa
ed amico non ho piu' pertinace
di questa eternita'.

*

E' l'immortalita' forse un veleno
che gli uomini ne sono cosi' oppressi?

7. REPETITA IUVANT. ALCUNE POESIE DI EMILY DICKINSON TRADOTTE DA BARBARA LANATI
[Da Emily Dickinson, Poesie, Savelli, Roma 1976]

Chi non conosce il successo
ne apprezza la dolcezza.
Solo chi ne prova acre bisogno
conosce il sapore di un nettare.

Non uno della purpurea folla che oggi
ha conquistato la bandiera
con tanta chiarezza sapra' definire
la vittoria come chi

in agonia, battuto
nello sfaldarsi del proprio sentire
registra limpidi e lacerati
i lontani stridori del trionfo.

*

L'acqua, la insegna la sete.
La terra - gli oceani trascorsi.
Lo slancio - l'angoscia -
La pace - la raccontano le battaglie -
L'amore, i cumuli della memoria -
Gli uccelli, la neve.

*

Tenevo un gioiello tra le dita -
e mi addormentai -
la giornata era tepida, i venti monotoni -
dissi: "durera'".

Al risveglio rimproverai le mie oneste dita,
la pietra era sparita.
E adesso, un ricordo d'ametista
e' tutto cio' che mi resta.

*

La "Speranza" e' quella cosa piumata -
Che artigliata all'anima -
Canta melodie senza parole -
E non smette - mai -

E la senti - dolcissima - nel vento -
E dura deve essere la tempesta -
Capace di intimidire il piccolo uccello
Che ha dato calore a tanti -

Io l'ho sentito nel paese piu' gelido -
E sui mari piu' alieni -
Eppure mai, nemmeno allo stremo,
Ha chiesto una briciola - di me.

*

Questa e' la mia lettera al mondo
che non ha mai scritto a me -
semplici cose che la natura
ha detto - con tenera maesta'.

Il suo messaggio e' affidato
a mani che non posso vedere -
Per amore di lei - amici miei dolci -
con tenerezza giudicate - me.

*

Chiedeva da bere, una Tigre, in agonia
Filtrai il deserto -
dalla roccia, una goccia
raccolsi e la portai nella mano.

Le pupille regali, nella morte offuscate
scrutai, per trovare
nella retina, un'unica visione
dell'acqua e di me.

Non per colpa mia: che ero corsa piano.
Non per colpa sua: che era morta
quando stavo per raggiungerla, ormai,
ma perche', era un fatto, essa era gia' morta.

*

Dapprima e' la sete - processo naturale -
Poi - il momento della morte -
La supplica - di un poco d'acqua -
Da dita che passano vicine -

Segno di un piu' sottile bisogno -
cui unica, armonica, compensa,
sono le grandi acque a occidente -
chiamate Immortalita'.

*

Uno piu' uno - fanno uno -
Basta con il due che -
E' appropriato alle scuole -
Ma non per le scelte interiori -

La vita, appunto, o la morte -
O l'eterno -
Due, sarebbe troppo -
Per le capacita' di un'anima -

*

Io canto per consumare l'attesa -
Allacciare la cuffia
chiudere la porta di casa,
non mi resta nent'altro da fare

quando, all'avvicinarsi del suo passo finale
viaggeremo verso il Giorno
raccontandoci di come abbiamo cantato
per tenere lontana la notte.

*

Atto primo: il ritrovamento
Atto secondo: la perdita
Atto terzo: la spedizione
alla ricerca del vello d'oro.

Atto quarto: nessuna scoperta
Atto quinto: nessun equipaggio
Infine: nessun vello d'oro
Un'unica impostura - anche Giasone.

*

Un ovunque di argento
con corde di sabbia
a impedirgli di cancellare
la Traccia chiamata Terra.

*

Come per altre cose, l'amore a un certo punto
ci sta stretto: lo riponiamo nel cassetto -
poi un giorno si rivelera' di foggia antiquata -
come i costumi indossati dai re.

*

Per alcuni
Quando e' detta,
La parola muore.
Per me
Proprio quel giorno
Comincia a vivere.

*

Di pianeti e di fiori
Facciamo conoscenza,
Ma con noi stessi,
C'e' l'etichetta
L'imbarazzo
E il terrore.

*

Per fare un prato ci vuole del trifoglio
e un'ape, un trifoglio e un'ape
e sogni ad occhi aperti.
E se le api sono scarse,
bastano i sogni.

*

Che l'amore e' tutto cio' che c'e',
E' tutto quello che sappiamo dell'amore;
E' abbastanza, il carico in teoria
proporzionale al solco.

8. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA GIOVANNI GIUDICI
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1650 (questa, e le altre traduzioni di Giudici presenti nel volume da cui citiamo erano gia' apparse nella silloge di traduzioni poetiche di Giovanni Giudici, Addio, proibito piangere, Einaudi, Torino 1982)]

Presentimento - e' la lunga ombra - sul prato -
Annunziatrice che il sole se ne va -

Avvertimento all'erba abbrividita
Che la tenebra - presto scendera' -

9. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA MARIO LUZI
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1658]

C'e' una solitudine di spazio,
una solitudine di mare,
una di morte, ma
faranno lega tutte quante
a paragone con quell'estremo punto,
quella polare ritrosia
di un'anima ammessa a se medesima.
Finita infinita'.

10. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA EUGENIO MONTALE
[Da Eugenio Montale, Quaderno di traduzioni, Edizioni della Meridiana, 1948, Mondadori, Milano 1975, p. 49 (col titolo: Tempesta); poi anche in Eugenio Montale, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1984, 2005, p. 742; ed ovviamente in Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1659]

Con un suono di corno
il vento arrivo', scosse l'erba;
un verde brivido diaccio
cosi' sinistro passo' nel caldo
che sbarrammo le porte e le finestre
quasi entrasse uno spettro di smeraldo:
e fu certo l'elettrico
segnale del Giudizio.
Una bizzarra turba di ansimanti
alberi, siepi alla deriva
e case in fuga nei fiumi
e' cio' che videro i vivi.
Tocchi del campanile desolato
mulinavano le ultime nuove.
Quanto puo' giungere,
quanto puo' andarsene,
in un mondo che non si muove!

11. REPETITA IUVANT. UNA POESIA DI EMILY DICKINSON TRADOTTA DA AMELIA ROSSELLI
[Da Emily Dickinson, Tutte le poesie, Mondadori, Milano 1997, 2005, p. 1666]

Una Parola fatta Carne e' di rado
E tremando condivisa
Ne' forse allora riportata
Ma non avro' dunque sbagliato
Ciascun di noi ha assaporato
Con estasi segreta
Proprio quel dibattuto cibo
Secondo nostra specifica forza -

Una Parola che respira chiaramente
Non ha potere di morire
Coesiva quanto lo Spirito
Puo' spirare se Egli -
"Fatto Carne e vissuto tra di noi"
Fosse condiscendenza
Come questo consenso del Linguaggio
Quest'amata Filologia

12. REPETITA IUVANT. SU EMILY DICKINSON (2006)

Emily Dickinson e' un enigma e uno specchio (come ogni voce, come ogni persona). Volto, parola che convoca, alla meraviglia, all'infinito, alla responsabilita'.

==============================
VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
==============================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIX)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Numero 999 del 19 dicembre 2018
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei  dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com