[Nonviolenza] Ogni vittima ha il volto di Abele. 179



 

==============================

OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

==============================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 179 dell'11 ottobre 2016

 

In questo numero:

1. Arialdo Banfi ricorda Lelio Basso

2. Luciana Castellina ricorda Lelio Basso

3. Laura Conti ricorda Lelio Basso

4. Cesare Musatti ricorda Lelio Basso

5. No. Alcuni giambi ed epodi di Mino Gualtieri e Nino Teodori

6. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

7. Due provvedimenti indispensabili per far cessare le stragi nel Mediterraneo e la schiavitu' in Italia

8. Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"

9. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

10. Un appello nonviolento per il 4 dicembre: Un parlamento eletto dal popolo, uno stato di diritto, una democrazia costituzionale. Al referendum votiamo No al golpe

11. Una bozza di lettera da inviare ai parlamentari

 

1. MAESTRI. ARIALDO BANFI RICORDA LELIO BASSO

[Dal sito www.leliobasso.it riprendiamo il seguente ricordo di Lelio Basso, tratto da Aa.Vv., Socialismo e democrazia. Rileggendo Lelio Basso , Concorezzo, Gi. Ronchi Editore, 1992 che raccoglie le relazioni e gli interventi dell'omonimo convegno svoltosi a Milano nel 1988.

Arialdo Banfi (Milano, 1913-1997), avvocato, antifascista, e' tra i dirigenti del movimento "Giustizia e Liberta'". Nel 1943 partecipa alla fondazione del Movimento federalista europeo. Partigiano in Piemonte, nel dopoguerra e' tra i dirigenti del Partito d'Azione e, dopo lo scioglimento del 1947, del Partito socialista, di cui sara' senatore per tre legislature. Nel primo governo Moro di centrosinistra viene nominato Sottosegretario agli Affari esteri]

 

Conobbi Lelio Basso quando, negli anni 1936-37, sono stato accettato quale praticante procuratore legale nello studio di un certo avvocato Postiglione, abruzzese trapiantato a Milano, studio sito in via Andreani nello stesso stabile ove era lo studio legale di Lelio Basso. Allora non sapevo che egli fosse militante antifascista, ma lo appresi quando entrai a far parte, introdotto da mio fratello Gian Luigi, architetto morto poi nel campo di sterminio nazista di Gusen, del gruppo Rollier.

I Rollier, come li chiamavamo, facevano parte di una famiglia valdese: il vecchio "papa' Rollier" era un industriale proprietario di una fabbrica di pellami e aveva due figli, Mario e Guido: Mario sposato con Rita Isenburg, Guido sposato con una svizzera, Jacqueline Porret.

Non so come Lelio Basso fosse divenuto amico dei Rollier, forse perche' sua moglie Lisli Carini era gia' amica di Rita Rollier, forse perche' Lelio si era dedicato, tra l'altro, allo studio della teologia valdese scrivendo anche articoli per la rivista "Protestantesimo" diretta, allora, dal pastore Miegge, rivista che, utilizzando argomenti religiosi, riusciva a fare un po' di fronda antifascista.

Ricordo che il mio primo incontro con Lelio avvenne in occasione di una gita in bicicletta, appunto coi Rollier, mi e' rimasto impresso il fatto che, transitando presso il seminario di Venegono, Lelio usci' con questa frase: "Ecco il pretificio da cui escono i preti fascisti". Non so se fosse vero o meno, ma quella parola "pretificio" si insinuo' nel mio animo di ancora osservante cattolico, sebbene gia' cominciassi a prenderne le distanze. Vennero le leggi fasciste sulla razza, cominciarono le persecuzioni degli ebrei tra cui avevo molti amici e comincio' l'impegno mio e di Elena nell'antifascismo: era ancora una rivolta morale perche' la scelta politica venne, per entrambi, durante la guerra, nel corso. della quale fui richiamato nell'esercito e fui lontano, per molti mesi, da Milano, ove ritornavo in occasione di licenze, talvolta lunghe perche' avevo contratto una malattia allora diffusa tra i militari di presidio in Sicilia, l'ameba. Elena, rimasta a Milano, aveva aderito al Movimento di Unita' Proletaria, il MUP, di cui Basso era il capo riconosciuto a Milano. Io ho aderito al Partito d'Azione insieme a mio fratello e ai due fratelli Rollier. Per i giovani di allora, specie se appartenenti a famiglie borghesi in cui non si parlava di politica perche' veniva considerata una "cosa sporca" (tutta, compresa quella fascista) era gia' difficile fare la scelta antifascista, ma ancor piu' era difficile inserirsi in un'organizzazione in cui vigevano le regole della clandestinita' di cui la prima era il sospetto verso i neofiti con la conseguenza che si era accolti solo se un altro militante fidato si faceva garante del tuo impegno antifascista. Si cominciava con i piccoli incarichi: io cominciai col copiare a macchina il manifesto europeista scritto dai federalisti Colorni, Rossi e Spinelli, tutti confinati all'isola di Ventotene; Elena fu incaricata da Basso di confezionare i tubetti di dentifricio entro cui veniva infilata, dal fondo, una lettera in scrittura minuscola involta in carta oleata: ricordo di averla aiutata a confezionare un tubetto per Lucio Luzzatto che era stato mio compagno di universita' prima di essere condannato dal Tribunale speciale fascista a molti anni di galera.

Con Elena discutevamo del nostro impegno antifascista: ero preoccupato perche' mi pareva che Elena non osservasse le regole della clandestinita': lei era preoccupata perche' io svolgevo propaganda antifascista tra i militari con gravi rischi. Basso veniva sovente a cena da noi e ci esponeva il programma del MUP: allora, per la prima volta, sentii parlare di Rosa Luxemburg, che era il suo modello preferito, e del movimento spartachista, senza convincermi molto; Rollier mi aveva dato da leggere alcuni vecchi numeri del "Non mollare" diretto da Carlo Rosselli e l'idea del socialismo liberale mi convinceva di piu', ma non cercai per questo di convincere Elena.

Nel 1942 conobbi Riccardo Lombardi nel periodo in cui si stava costituendo il Partito d'Azione e fu la mia scelta di vita. Durante i 45 giorni tra la caduta di Mussolini e l'armistizio Basso fece della nostra abitazione in Milano, via Gustavo Modena 36, un luogo di incontri tra i partiti antifascisti ed Elena mi racconto', poi, che li' si era ricostituita la Camera del lavoro di Milano. Con l'8 settembre 1943 e l'inizio della Resistenza io andai a costituire bande partigiane in Piemonte e piu' precisamente in Val Pellice ove, ancora una volta, la base operativa era la casa Rollier a Torre Pellice ed iniziai la vita del partigiano, mentre Elena continuo' a lavorare per il MUP che presto si unifico' col ricostituito Partito Socialista Italiano con la sigla "PSIUP". In quel periodo ebbi rare occasioni di incontrare Lelio Basso sia perche' ero sempre piu' impegnato in Piemonte, ove mi fu affidato l'incarico di rappresentare il PdA nel Comando Militare Piemontese, sia perche' Elena, nell'ottobre 1943, era stata arrestata dalla polizia fascista in occasione di una retata nello studio dell'avvocato Valcarenghi, che era uno dei collaboratori di Basso cosi' come lo era Corrado Bonfantini che ritrovai in Piemonte.

Valcarenghi era sfuggito all'arresto dell'ottobre e cosi', in occasione di un mio rientro a Milano ove il PdA mi aveva richiamato, mi incontrai piu' volte con lui e pensammo all'opportunita' di fondere PSIUP e PdA: Valcarenghi mi disse di averne parlato con Basso, il quale gli aveva fatto presente le varie divergenze ideologiche tra i due partiti; cercammo ugualmente di avviare il dialogo, nel corso del quale incontrai oltre allo stesso Valcarenghi il socialista Recalcati e l'avv. Monti del PdA: subito dopo un'altra retata della polizia fascista porto' all'arresto dello stesso Valcarenghi e di Recalcati e tutto fini' li'. Ricordo questo episodio perche' non mutai la mia opinione sulla fusione tra i due partiti, che si realizzo' alla fine del 1947. Tornato definitivamente a Milano, ricostituita la famiglia (Elena era stata rilasciata nell'aprile 1944) fui nominato segretario organizzativo del PdA Alta Italia; Basso era un esponente di primo piano del PSIUP e riprendemmo la consuetudine di incontrarci sovente, anche perche' Elena era molto amica della moglie di Basso e cosi' si cenava spesso insieme.

La vicenda della fusione tra i nostri due partiti fu molto travagliata perche', soprattutto nel PdA, le opinioni erano molto diverse specialmente dopo che era avvenuta la scissione del PSIUP con l'uscita di Saragat e dei suoi, tra i quali Valcarenghi e altri: anche tra i socialisti nenniani che avevano mutato il nome del partito in PSI vi era molta incertezza.

Lombardi, nominato segretario del PdA, in un primo momento propendeva per la fusione col partito saragattiano, ma poi, sia per lo spostamento a destra di questo partito in senso filoamericano, sia perche' molti di noi giovani ci sentivamo piu' vicini al PSI, anche Lombardi si convinse.

In questa operazione l'opera di Lelio Basso fu assai importante: ci incontrammo piu' volte, Lombardi e Basso posero le premesse di un documento di unificazione e cosi' nell'ottobre del 1947 il Comitato Centrale del PdA, riunitosi a Roma, decise lo scioglimento e la confluenza nel PSI.

Subito dopo essere entrato nel PSI che mi aveva cooptato nel Comitato Direttivo della Federazione di Milano mi accorsi che anche li' vi erano delle correnti e ne fui assai deluso, ma confidavo nella collaborazione tra Lombardi e Basso, entrambi sostenitori di una maggiore autonomia del PSI nei confronti del PCI: al Congresso che precedette le elezioni dell'aprile 1948 noi sostenemmo che il PSI avrebbe dovuto presentarsi con liste proprie, Nenni era invece per la presentazione di liste comuni col PCI in un Fronte Popolare e Basso, che era, il segretario del PSI, sostanzialmente sulla nostra posizione, accetto' poi l'impostazione di Nenni e noi, appena entrati nel PSI, non potevamo opporci e cosi' fu il Fronte con le conseguenze ben note: la vittoria schiacciante della Democrazia Cristiana.

I rapporti tra Basso e Lombardi si erano, nel frattempo, incrinati; mi resi conto quanto fosse difficile la loro collaborazione: in effetti i due avevano caratteri e interessi diversi: Lombardi guardava in modo particolare ai problemi economici, Basso a quelli ideologici: entrambi avevano una grande cultura, ma le origini li facevano diversi: Lombardi veniva dal movimento di "Giustizia e Liberta'", Basso dal filone rivoluzionario che era stato alla base della fondazione del MUP. Da allora anche i miei personali rapporti con Basso non furono piu' quelli di prima, ma continuavamo a incontrarci a casa sua o mia o dai Rollier.

Quando comincio' a manifestarsi il dissenso tra Nenni e Basso mi parve fosse venuto il momento di riavvicinare Basso e Lombardi e l'occasione fu il Congresso del PSI a Napoli del 1959 in cui Lombardi sollecito' Basso a candidarsi alla segreteria del partito: noi non eravamo contrari a una possibile collaborazione, anche a livello di governo, con la Democrazia Cristiana , ma ci sembrava che Nenni avesse troppa fretta e pensavamo che Basso, quale segretario, avrebbe meglio tutelato la linea politica del partito, ma lo stesso Basso, dopo qualche perplessita', decise per il no e cosi' fu eletto segretario Francesco de Martino.

Dopo d'allora i miei rapporti con Basso si fecero piu' rari anche se, in varie occasioni, ci trovammo a combattere le stesse battaglie; ricordo che al suo fianco partecipai a marce della pace contro la sporca guerra degli Stati Uniti nel Vietnam e cio' anche contro le direttive del partito socialista. E venne la scissione della sinistra socialista dopo che il PSI decise, nel novembre 1963, la partecipazione al governo con la DC. La scissione non fu voluta da Basso ma da quelli che, allora, chiamavamo "carristi", perché avevano preso posizione favorevole all'URSS in occasione della repressione della rivolta in Ungheria (Valori, Vecchietti, Libertini e altri); alla fine Basso decise di seguire questi compagni nel nuovo partito che indeboli' nel complesso la sinistra socialista che si era costituita in corrente con a capo Riccardo Lombardi.

Basso poi piu' che occuparsi del suo nuovo partito si dedico' ai rapporti internazionali prendendo iniziative importanti e coraggiose come la costituzione del Tribunale Russell, prese numerose iniziative per sostenere la politica antiamericana nel Medio Oriente e l'ultima volta che mi incontrai con lui fu in occasione della Conferenza sul Medio Oriente organizzata dall'allora presidente egiziano Nasser e mi resi conto di quale importanza fosse la figura di Basso nel contesto dei paesi del Terzo Mondo.

Io, dunque, nella vita politica ebbi due maestri tanto diversi l'uno dall'altro ma entrambi mi hanno dato molto: Basso la passione per i libri di cui e' stato, da sempre, attento raccoglitore, tanto da creare una delle piu' ricche biblioteche di libri, giornali, riviste di studi politici: Lombardi quella per i problemi dell'economia, che fece di lui un valido collaboratore all'elaborazione della strategia delle riforme.

 

2. MAESTRI. LUCIANA CASTELLINA RICORDA LELIO BASSO

[Dal sito www.leliobasso.it riprendiamo il seguente ricordo di Lelio Basso, tratto da Fondazione Internazionale Lelio Basso - Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco - Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli, Lelio Basso e le culture dei diritti, Atti del Convegno internazionale, Roma, 10-12 dicembre 1998, Roma, Carocci, 2000.

Luciana Castellina (Roma, 1929), iscritta al Partito comunista sin dal dopoguerra, nel 1969 e' tra i fondatori del gruppo de "Il Manifesto". Deputata comunista al Parlamento italiano dal 1976 per tre legislature, e dal 1983 al Parlamento europeo]

 

[...] parlero' [...] di lui nel mio vissuto. Un vissuto di uno specifico gruppo generazionale, quello cioe' della Federazione giovanile comunista, che era estranea al Partito socialista: non ne conoscevamo la vita interna, le vicissitudini, la cultura, gli uomini. Cio' per dire che la mia scoperta di Lelio Basso e' stata molto tardiva, nel 1967, ed e' avvenuta, come per molti di noi, attraverso la sua introduzione alle opere di Rosa Luxemburg: un vero e proprio libro-culto, che ha rappresentato una pietra miliare della nostra formazione politica. Questo e' stato possibile perche' stava maturando il '68 e quella pubblicazione, di un anno precedente, e' stata quasi la levatrice di quel movimento e gli ha dato l'impronta culturale determinante.

Non sarei in grado di immaginare il '68 senza quella introduzione e, probabilmente, Lelio l'aveva scritta proprio in quel momento perche' sentiva maturare i processi, i fenomeni che poi sfociarono nel '68. Attraverso Rosa Luxemburg Basso non solo ci ha fatto conoscere lei, con quella introduzione ci ha fatto scoprire il marxismo revisionista, revisionista in termini positivi, fuori cioe' dal dogmatismo. Per noi e' stato un marxismo svelato, rivelato, nuovo, diverso da come l'avevamo conosciuto e da come lo avevamo imparato; ha rimesso in contatto molti di noi con le sorgenti vive del marxismo spezzando le catene del dogmatismo, come mi sembra abbia scritto Norberto Bobbio. Per un insieme di coincidenze storiche quella introduzione ha avuto un effetto dirompente proprio perche' in quel momento stava forse maturando la coscienza che [...] l'accento nell'azione non dovesse essere posto solo sul momento politico in quanto la rivoluzione era e poteva essere soltanto l'approdo di un processo storico, sociale, che nasce dall'interno della societa' e non dall'esterno.

Un elemento decisivo per il '68, per cui la predica con la quale eravamo stati sempre ammoniti di guardarci dal doppio rischio del riformismo e dell'estremismo, dal famoso doppio errore, non aveva piu' lo stesso significato che gli avevamo attribuito: prudenza, accortezza, fastidio rispetto all'eccesso (non siate opportunisti e non siate estremisti). Veniva invece fondata sull'analisi della natura contraddittoria del soggetto proletario, che per un verso e' partecipe di questa societa', interessato cioe' alla lotta quotidiana per il miglioramento "oggi e qui" della sua condizione materiale; e per altro verso e' soggetto esterno a questa societa', perche' consapevole che al suo interno non potra' ottenere cio' che vuole, e percio' ha la necessita' di tenere sempre insieme nell'azione politica i due momenti dell'azione immediata e della prospettiva. Insomma, l'impossibilita' di espungere l'utopia e al tempo stesso pero' il richiamo al fatto che questa utopia non e' nulla se non e' ancorata fino in fondo alla conquista quotidiana.

Quello scritto ha avuto anche altri effetti; a partire da esso si e' costruita la tendenza allo spontaneismo che e' stata una componente importante nel movimento del '68, fino agli eccessi, soprattutto del movimento tedesco, per cui veniva assunta la famosa frase di Rosa, che noi abbiamo conosciuto attraverso Lelio: "viva i passi falsi del movimento operaio reale perche' sono sempre piu' fecondi e migliori dell'infallibilita' del miglior Comitato centrale". Si e' trattato di "interpretazioni degenerative" poiche' Lelio non era affatto uno spontaneista, tuttavia e' anche giusto interrogarsi sul perche' egli fini' per rimanere senza partito, interrogarsi sulla sua irriducibile indipendenza che lo rendeva sempre eterogeneo: non e' mai stato un "PSI doc" e non e' stato nemmeno un "PSIUP doc", perche' il PSIUP era assai piu' dogmatico di quanto non fosse lui, e cio' che contava del suo messaggio "spontaneista" era la denuncia dei limiti della organizzazione, della sua separatezza dai processi storici.

Vorrei ancora brevemente ricordare due elementi del fascino che Lelio esercitava su di noi. Il primo e' la sua dimensione di teorico militante, sempre attento cioe' a qualsiasi momento teorico come strumento per l'azione politica; sempre a richiamare la teoria, a piegarla, a rapportarla al "che fare", a chiedersi, sempre, cioe', in che modo anche la prospettiva ultima reagisse, impattasse sull'agire quotidiano e ne determinasse l'orientamento. E' il suo grande modo di essere realista che lo portava a polemizzare contro la stupida dicotomia "rivoluzione e riforme": quel che conta e' individuare sempre cio' che accresce o meno il potere dei lavoratori; un tema che credo sia ancora attualissimo per la sinistra.

L'altro elemento e' la scoperta del Terzo mondo trasfusa nella Fondazione internazionale, nella Lega dei diritti dei popoli, nei tribunali; esperienze che molti compagni qui presenti hanno vissuto.

E' stata una stagione molto importante della mia vita. Non mi soffermo sul tema [...], voglio solo dire che sulle vicende del Terzo mondo, nelle esperienze della Lega, della Fondazione internazionale, c'e' stata una riscoperta del tema centrale della riflessione di Basso [...] sulla questione della democrazia: il rapporto tra democrazia formale e democrazia sostanziale. Un tema gia' evidente nell'articolo 3 della Costituzione e che ritorna in quelle vicende con la forza di un ragionamento lineare secondo cui non e' pensabile parlare di democrazia se non si pone il problema della democrazia internazionale e, all'interno di essa, se non c'e' il riconoscimento dei diritti dei popoli.

Vorrei fare un'ultima osservazione su Basso come figura della sinistra europea. Ricordo bene quegli anni: Lelio e' stato con "Problemi del socialismo" l'unico che ha avuto un reale rapporto con la sinistra europea; i comunisti non ce l'avevano, perche' i partiti comunisti europei erano gia' asfittici, sterili, ne' avevano rapporti con i partiti socialisti, neppure con le sinistre dei partiti socialisti; anche il Partito socialista era privo di veri legami, nonostante fosse nell'Internazionale socialista, un luogo che non e' stato, peraltro, in alcun modo fecondo. Feconda fu invece, come straordinario laboratorio della cosiddetta terza via, la rete che attraverso "Problemi del socialismo" alimento' per un decennio intellettuali e militanti i cui rispettivi partiti non offrivano alcun contatto internazionale stimolante. Il tentativo di superare le due tradizioni lo porto' avanti in gran parte Lelio Basso negli anni sessanta e settanta; me ne accorgo ancora oggi, quando ritrovo in Europa una serie di persone di cui avevo letto il nome nelle pagine di "Problemi del socialismo", unica fonte di circolazione di certe idee e di certe personalita'. Gia' soltanto questo fa si' che quello di Basso sia stato un contributo fondamentale. [...]

 

3. MAESTRI. LAURA CONTI RICORDA LELIO BASSO

[Dal sito www.leliobasso.it riprendiamo il seguente ricordo di Lelio Basso, tratto da AA.VV., Socialismo e democrazia. Rileggendo Lelio Basso, Concorezzo, Gi. Ronchi Editore, 1992 che raccoglie le relazioni e gli interventi dell'omonimo convegno svoltosi a Milano nel 1988.

Laura Conti (Udine, 1921 - Milano, 1993), medico e scrittrice. Partecipa alla Resistenza e viene arrestata nell'agosto 1944. Nel dopoguerra milita prima nel Partito socialista e poi nel Partito comunista. Per questo partito e' eletta consigliere provinciale e poi regionale della Lombardia. Nel 1976 promuove la campagna di denuncia sulle responsabilita' e gli effetti dell'incidente di Seveso. Dal 1987 al 1992 deputato alla Camera. Pioniera dell'impegno ambientalista, partecipa alla fondazione della Lega per l'ambiente]

 

[...] Nel 1973 avevo detto a Lelio che avevo intenzione di studiare ecologia, di approfondire lo studio di questa disciplina. Lui mi disse che si rammaricava che l'impronta culturale che aveva subito negli anni della sua formazione non comprendesse una cultura scientifica che potesse metterlo in grado di affrontare quella che gli sembrava la problematica decisiva dell'epoca. Era certamente notevole che un uomo di grandissima cultura, di quella cultura cosi' grande che tutti noi gli riconosciamo, si rammaricasse di non avere un patrimonio culturale piu' vasto. In queste conversazioni che abbiamo avuto nel 1973 mi disse che voleva assolutamente acquistare qualcosa, un patrimonio, sia pure ridotto all'essenziale, alle grandi linee, che lo mettesse in grado di capire questi problemi nuovi. Mi chiese di aiutarlo perche' non aveva tempo di mettersi a leggere e a studiare libri scientifici. Mi chiese allora di scrivergli delle lettere segnalandogli gli aspetti che ritenevo piu' interessanti relativi a questi problemi. Cosi' feci. Poi, nel febbraio del 1974, con questa lettera mi chiede di passare da queste conversazioni abbastanza occasionali - conversazioni per lettera - ad un progetto. Questo perche' stava accingendosi - o si era gia' accinto - a scrivere un libro di cui un capitolo e' dedicato alle contraddizioni della societa' capitalistica contemporanea tra le quali i danni ecologici provocati dal sistema del profitto. Mi chiese allora con questa lettera del febbraio del 1974 di orientare, di finalizzare le cose che io gli scrivevo e di finalizzarle a un capitolo del libro. La cosa mi preoccupo', perche' era un'assunzione di responsabilita' notevole, che mi metteva un pochino in ansia.

Per questo motivo, nella seconda lettera, del maggio del '74, egli si disse disposto ad aspettare alcuni mesi allo scopo di consentirmi di superare questa preoccupazione iniziale. Cominciai allora a scrivergli delle lettere sistematiche, cioe' con un progetto. Avevo fatto una scaletta, un indice e gli mandavo delle lettere numerate. Nel settembre del 1974 mi disse che le poste non funzionavano bene e che gli era arrivata la busta numero sei quando la cinque non era ancora pervenuta, testimonianza questa dell'attenzione con cui seguiva ogni aspetto del progetto.

L'ultima frase e' poi particolarmente toccante perche' rivela come questa tensione verso il nuovo, questa aspirazione a rinnovare anche se stesso fosse viva, pur essendo Lelio consapevole che ormai viveva gli ultimi anni della sua esistenza.

Leggo questa ultima frase: "Purtroppo questo libro che sto scrivendo diventa sempre piu' difficile: invece di andare avanti va indietro, perche' piu' approfondisco l'argomento e piu' mi viene voglia di rifare le pagine gia' scritte. Spero comunque termini prima che termini la mia vita".

A me piace molto ricordare che Lelio, anche nella consapevolezza di essere ormai sul declino, aveva questa grande voglia di rinnovarsi, di arricchirsi culturalmente sempre di piu'.

 

4. MAESTRI. CESARE MUSATTI RICORDA LELIO BASSO

[Dal sito www.leliobasso.it riprendiamo il seguente ricordo di Lelio Basso, tratto da AA.VV., Socialismo e democrazia. Rileggendo Lelio Basso, Concorezzo, Gi. Ronchi Editore, 1992 che raccoglie le relazioni e gli interventi dell'omonimo convegno svoltosi a Milano nel 1988.

Cesare Musatti (Dolo, 1897 - Milano, 1989), psicanalista. Di formazione scientifica e filosofica, negli anni trenta avvia l'introduzione in Italia della psicoanalisi ma viene fermato dalle leggi razziali fasciste che gli tolgono l'insegnamento universitario. Lo riprende nel dopoguerra diventando uno dei piu' noti e importanti studiosi. Pioniere della Psicologia del lavoro si impegna nella vita sociale e politica del Paese in difesa della pace, del progresso dei lavoratori, dell'emancipazione femminile, dei diritti civili. I suoi interessi spaziano anche nel campo del teatro e della televisione]

 

Nella primavera del '43 le sorti della seconda guerra mondiale volgevano decisamente a favore degli alleati. Si adunarono allora a Milano, attorno a Lelio Basso, alcuni vecchi socialisti, con l'ambizione di preparare - per quando si fosse giunti alla disfatta dell'Asse e alla liberazione del Paese dalla dominazione fascista - la ricostituzione di un unico Partito operaio socialista, il Partito socialista italiano di unita' proletaria (PSIUP). Esso avrebbe dovuto raccogliere tutti i filoni di tradizione marxista. Una riedizione dunque dell'antico Partito socialista italiano, anteriore alle scissioni (da quella di Livorno in poi).

Ci trovavamo in casa di Ferrazzutto (gia' amministratore dell'Avanti, prima del fascismo, e che allora lavorava presso l'editore Rizzoli). Lelio Basso presiedeva le nostre riunioni. A me fu dato l'incarico di reperire il denaro per una prima organizzazione, e poi di cercare di allacciare rapporti col Partito comunista clandestino di cui si conosceva l'esistenza, ma che agiva con estrema prudenza ed era, anche per gli antifascisti, difficilmente raggiungibile.

Riuscii a farmi dare da un industriale padovano, di orientamento socialdemocratico, una somma che a me parve cospicua, anche se Lelio invece si aspettava di piu'.

Ci fu il problema del trasferimento dei quattrini, da Padova a Milano. Una faccenda pericolosa, perche' la polizia perquisiva i viaggiatori sospettati di trasportare abusivamente viveri e merci. Ando' a Padova mia moglie Carla, in treno, e ci porto' le banconote a Milano, nascondendole sotto le vesti. Per quanto riguardava l'altro compito, avevo una possibilita' e ne misi al corrente soltanto Lelio.

Negli anni '30, e fino alle leggi razziali del '38, ero stato all'Universita' di Padova direttore del Laboratorio di psicologia. In quell'epoca rimasi, per ben due volte successive, vedovo. Mi recavo percio' in una fiaschetteria toscana gestita da persone amiche, che non facevano servizio di trattoria ma, eccezionalmente, preparavano in una stanzetta appartata i pasti per Concetto Marchesi - anch'egli solo a Padova - e per me. La' arrivava abbastanza regolarmente una persona, sempre diversa, che chiedeva di Marchesi e conferiva con lui per qualche minuto. Nonostante l'amicizia fratema e l'intimita' esistente fra di noi, per discrezione, non facevo domande su questi colloqui, pur supponendo si trattasse di contatti col PC clandestino.

Quando fu richiesto ai dipendenti statali il giuramento di fedelta' al regime, Concetto mi disse che non avrebbe giurato e che se per questo gli avessero tolto la cattedra, avrebbe potuto vivere con il reddito delle proprie pubblicazioni. Giunse pero' da lui uno di quegli uomini misteriosi e, dopo il colloquio, Marchesi mi confido': "Il Partito mi ha ordinato di giurare: posso essere piu' utile conservando il posto all'Universita'. Ebbi cosi' conferma dei suoi diretti rapporti con la Direzione del PC clandestino.

Incaricato da Basso, andai quindi a parlargli a Padova ed egli, in una riunione del PC, tenuta a Ferrara, pose il problema. La nostra richiesta fu pero' considerata prematura, anche perche' non offrivamo sufficienti garanzie di segretezza.

Cio' che accadde infatti diede ragione alle riserve del PC. Col passare delle settimane, la situazione bellica su tutti i fronti stava precipitando. Mia moglie e io insegnavamo al Parini e avevamo l'abitazione nelle vicinanze del liceo, in corso di Porta Nuova. Dati i bombardamenti notturni, pernottavamo ad Abbiategrasso e venivamo ogni giorno a Milano con la vecchia tramvia denominata "el gamba de legn". I nostri bambini li avevamo mandati al sicuro nel Veneto, dove non avvenivano incursioni aeree, e mia madre era rifugiata a Roma.

In quel tempo Adriano Olivetti, col quale avevo rapporti di amicizia, mi offri' di assumermi per la fondazione di un Centro di psicologia del lavoro presso i suoi stabilimenti industriali a Ivrea. Lo stipendio era alto e avrei avuto inoltre alloggio per me e famiglia in una villetta. Accettai perche' la vita a Milano stava divenendo impossibile. Mi trovavo pero' in una situazione equivoca, in quanto ero sempre uno statale in attivita' di servizio, anche se il liceo aveva chiuso anticipatamente le lezioni. Cosi' traslocai a Ivrea senza parlarne con alcuno.

Proprio allora una "talpa", infiltratasi nel gruppo di Lelio, per la costituzione del PSIUP, ci denuncio' tutti alla polizia fascista. Lelio, avvertito in tempo, riusci' a fuggire; furono invece arrestati Ferrazzutto e un altro compagno. Mia moglie ed io non fummo trovati, perche' traslocati con i mezzi dell'Olivetti a Ivrea, mentre la nostra casa di Milano rimase, proprio in quei giorni, totalmente distrutta da una bomba dell'aviazione alleata.

Nelle settimane successive tornai qualche volta a Milano per conto di Olivetti (e a Milano ero il 10 luglio, giorno dello sbarco alleato in Sicilia), ignorando pero' di essere ricercato dalla polizia; non riuscii a trovare Lelio e gli altri compagni.

Il 25 luglio Badoglio mantenne in carcere tutti i politici arrestati dal fascismo e lo stesso Olivetti, che era stato fermato due giorni prima. Mentre quanti erano detenuti a Roma a Regina Coeli furono rilasciati dal direttore del carcere al momento dell'occupazione tedesca della citta', i politici dell'Alta Italia vennero consegnati - come i nostri compagni del PSIUP - ai nazisti, e finirono nei campi di sterminio.

Soltanto qualche anno fa ho potuto ottenere, da un'alta autorita' politica, di conoscere il contenuto del rapporto della polizia nei confronti miei e di mia moglie Carla, senza tuttavia il nome del delatore, che e' coperto dal segreto di Stato per cinquant'anni (e quindi fino al '93).

Vi ho potuto riconoscere le precise parole pronunciate da mia moglie e da me e ho avuto perfino l'impressione che fosse riportato il contenuto delle relazioni, scritte da chi era incaricato di redigere i verbali delle nostre riunioni.

Avrei potuto cercare di individuare il delatore. Ma non sono un poliziotto. E l'attivita' svolta nel corso della mia vita contrasta con la ricerca di un colpevole. Nolite iudicare. Cosi', ne' ho fatto ricerche, ne' aspetto la scadenza dei cinquant'anni. Forse non sarebbe del tutto d'accordo, pero' mi comprenderebbe, il mio caro indimenticabile fraterno amico e compagno, Lelio Basso.

 

5. REPETITA IUVANT. NO. ALCUNI GIAMBI ED EPODI DI MINO GUALTIERI E NINO TEODORI

[Riproponiamo questi testi di Beniamino Gualtieri e Adorno Teodori]

 

I. Per la critica dei paroliberi

 

Se e' vero che in un piccolo specchio

un cielo stellato si puo' rispecchiare

cosi' a condannare l'iniqua, la torbida,

la grottesca riforma ed infame

voluta dal governo basta comparare

la lingua della Costituzione repubblicana

della Costituzione antifascista

della Costituzione che afferma

che "la sovranita' appartiene al popolo"

e che il popolo tutto leggendola comprende

alla scrittura greve e labirintica

delle modifiche costituzionali

che al limpido articolo 70

che recita semplicemente

che "la funzione legislativa e' esercitata

collettivamente dalle due Camere"

sostituisce un vertiginoso labirinto

di quattrocento e passa parole colmo di rimandi

ad altri articoli e commi e periodi.

La saggezza del popolo sa

che quando alle chiare, semplici, brevi parole

si sostituiscono lunghi, complicati, nebulosi discorsi

li' e' confusione di stolti che non sanno pensare

o peggio il furbesco raggiro degli imbroglioni.

 

Basta leggere l'articolo 70 per sapere

che al referendum occorre votare No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

*

 

II. Che la sovranita' appartiene al popolo

 

Che la sovranita' appartiene al popolo

leggo nel primo articolo della Costituzione

repubblicana, democratica, antifascista.

Ma quando il popolo non elegge piu' il Senato?

Ma quando la Camera dei Deputati non e' piu' eletta

con criterio proporzionale secondo i voti espressi

ma una minoranza organizzata s'appropria

della maggioranza assoluta dei seggi?

Quando il Governo infrange

la separazione e l'equilibrio dei poteri?

Quando il potente pretende

di porsi al di sopra della legge

la legge prima violando

e poi pretendendo riscriverla a suo vantaggio

l'ordinamento civile prostituendo al suo arbitrio

e la civile convivenza corrompendo?

Non e' a tutti evidente che cosi'

quel governo fa strame

della sovranita' popolare, della Costituzione repubblicana,

della democrazia, dello stato di diritto?

 

Non ci vuol molto per capire

che al referendum occorre votare No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

*

 

III. Primavera di bellezza

 

"Noi affermiamo che la magnificenza del mondo

si e' arricchita di una bellezza nuova:

la bellezza della velocita'".

(Manifesto del Futurismo, 1909)

 

Il Senato? Rottamiamolo pure.

Sostituiamolo con una comitiva

di consiglieri regionali e sindaci,

e perche' non di calciatori o zebre?

Non vi fu gia' un imperatore

che fece senatore il suo cavallo?

 

La Camera dei Deputati? Eleggiamola in modo

che una minoranza di allegri ragazzi

con un solo bluff si prenda tutto il piatto.

Non ci appassiono' quel racconto di Borges

della Lotteria di Babilonia?

Non sono adorabili tutte le canaglie?

 

La separazione dei poteri? E perche' mai?

Quando al governo c'e' una testa fina

sapra' ben lui cosa e' bene per tutti.

 

La democrazia? Suvvia, che lo sappiamo

che e' solo una gran perdita di tempo.

 

La Costituzione antifascista? Ancora?

Ma se siamo nel XXI secolo!

 

*

 

IV. L'argomento del doppione

 

Il Presidente del Consiglio dice

che quel Senato di vecchi barbogi

e' della Camera un inutile doppione.

 

E in fondo anche la Camera e' un bestione

che troppo tempo fa perdere al Governo.

 

E poi anche il Consiglio dei Ministri

rallenta il Presidente del Consiglio

che ben saprebbe far tutto da solo.

 

E se volessimo dircela tutta

finanche questo popolo italiano

e' una lumaca che intralcia il Presidente.

Potessimo, ah, lasciarlo qui da solo

ed emigrare tutti in Oceania

allora si' che ben risorgerebbe

piu' grande e piu' bella che pria

la nostra grande Italia. E allora via.

 

*

 

V. Samotracia

 

Guardiamoci negli occhi e valga il vero:

il parlamento cosa fa? Oh, parla

e parla e parla e non sa fare altro.

Ed il governo invece cosa fa? Governa,

e non ha tempo per tutto quel cianciare.

 

E la magistratura? Perdigiorno.

E la Costituzione? Ragnatele.

E le elezioni? meglio un bel sondaggio.

E la sovranita' che appartiene

al popolo? Son fole da fanciulli.

E la democrazia lenta e paziente?

Roba di prima dei telefonini.

 

Chi non lo sa che un automobile da corsa

e' piu' bello della Vittoria di Samotracia?

 

*

 

VI. Piccola pubblicita'

 

La democrazia parlamentare e' lenta.

La dittatura invece e' svelta come la polvere.

 

La democrazia parlamentare costa.

Il fascismo e' gratis.

 

Il senato e' roba vecchia.

La cocaina si' che e' giovane forever.

 

La sovranita' che appartiene al popolo?

Ma il sovrano su qualcuno dovra' pure sovrastare.

 

La divisione e il controllo dei poteri?

Ma che si vuole incatenare Superman?

 

La Costituzione di quando c'erano i comunisti?

Ma se siamo nella postmodernita'.

 

Chi vota si' vince un paio di scarpe.

Chi vota no merita un fracco di legnate.

 

A chi non piace il governo dei giovani?

Chi non vorrebbe far l'americano?

 

Il governo e' buono con i buoni

le classi pericolose stiano al posto loro.

 

Chi dice sempre no ha la zucca dura

chi dice sempre no e' un disfattista

vile seguace dell'empia congiura

negrogiudeoislamocomunista.

 

6. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

7. REPETITA IUVANT. DUE PROVVEDIMENTI INDISPENSABILI PER FAR CESSARE LE STRAGI NEL MEDITERRANEO E LA SCHIAVITU' IN ITALIA

 

Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere nel nostro paese in modo legale e sicuro.

Riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che vivono nel nostro paese.

 

8. REPETITA IUVANT. UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

9. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

10. REPETITA IUVANT. UN APPELLO NONVIOLENTO PER Il 4 DICEMBRE: UN PARLAMENTO ELETTO DAL POPOLO, UNO STATO DI DIRITTO, UNA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. AL REFERENDUM VOTIAMO NO AL GOLPE

 

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

*

Il Parlamento, l'istituzione democratica che fa le leggi, deve essere eletto dal popolo, e deve rappresentare tutti i cittadini con criterio proporzionale.

Ma con la sua riforma costituzionale il governo vorrebbe ridurre il senato a una comitiva in gita aziendale, e con la sua legge elettorale (il cosiddetto Italicum) vorrebbe consentire a un solo partito di prendersi la maggioranza assoluta dei membri della camera dei deputati anche se ha il consenso di una risibile minoranza degli elettori, e con il "combinato disposto" della riforma costituzionale e della legge elettorale il governo, che e' gia' detentore del potere esecutivo, vorrebbe appropriarsi di fatto anche del potere legislativo, rompendo cosi' quella separazione e quell'equilibrio dei poteri che e' la base dello stato di diritto.

Se prevalessero le riforme volute dal governo sarebbe massacrata la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza antifascista, sarebbe rovesciata la democrazia, sarebbe negata la separazione dei poteri e quindi lo stato di diritto.

*

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

No al golpe, no al fascismo, no alla barbarie.

Al referendum sulla riforma costituzionale voluta dal governo votiamo No.

Senza odio, senza violenza, senza paura.

 

11. REPETITA IUVANT. UNA BOZZA DI LETTERA DA INVIARE AI PARLAMENTARI

 

Al/alla parlamentare ...

Oggetto: proposta di un impegno suo personale affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine

Gentile parlamentare ...,

le scriviamo per formularle la richiesta di un suo personale impegno affinche' al piu' presto si addivenga alla discussione nelle competenti Commissioni parlamentari dei vari disegni di legge per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine.

Come gia' sapra', dal 2014 sono state presentati sia al Senato che alla Camera vari disegni di legge che propongono la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza. Al Senato il disegno di legge n. 1515 recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" presentato in data 10 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 258 del 10 giugno 2014; il disegno di legge n. 1526 recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia" presentato in data 16 giugno 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 263 del 17 giugno 2014; il disegno di legge n. 1565 recante "Norme per l'inclusione della nonviolenza nei percorsi formativi del personale delle forze di polizia" presentato in data 14 luglio 2014 ed annunciato nella seduta pomeridiana n. 279 del 15 luglio 2014; disegni di legge sottoscritti da numerosi senatori di varie forze politiche: Loredana De Petris, Luigi Manconi, Rita Ghedini, Valeria Fedeli, Paolo Corsini, Silvana Amati, Sergio Lo Giudice, Daniela Valentini, Rosa Maria Di Giorgi, Miguel Gotor, Elena Ferrara, Marco Scibona, Adele Gambaro, Marino Germano Mastrangeli, Daniele Gaetano Borioli, Maria Spilabotte, Erica D'Adda, Monica Cirinna', Manuela Serra, Francesca Puglisi, Pasquale Sollo, Francesco Giacobbe. Ed alla Camera il disegno di legge recante "Norme per l'inclusione della conoscenza e dell'addestramento all'uso delle risorse della nonviolenza nell'ambito dei percorsi didattici per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2698) presentato il 4 novembre 2014; e il disegno di legge recante "Norme di principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle Forze di polizia" (atto Camera 2706) presentato il 5 novembre 2014; disegni di legge sottoscritti da deputati di varie forze politiche: Arturo Scotto, Celeste Costantino, Donatella Duranti, Giulio Marcon, Michele Piras, Stefano Quaranta, Massimiliano Bernini.

Ricordera' anche che gia' nel 2001 fu presentato al medesimo fine di istituire la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza un disegno di legge sottoscritto da decine di senatori di tutte le forze politiche (ed in particolare i senatori Occhetto, Acciarini, Baratella, Battafarano, Battaglia, Bonfietti, Boco, Calvi, Chiusoli, Cortiana, Coviello, Crema, Dalla Chiesa, D'Ambrosio, Dato, De Paoli, De Petris, De Zulueta, Donati, Falomi, Fassone, Filippini, Formisano, Liguori, Longhi, Malabarba, Marini, Martone, Murineddu, Pascarella, Petruccioli, Ripamonti, Salvi, Tessitore, Turroni, Veraldi, Vicini, Viserta, Zancan), sostenuto anche dall'attenzione e dall'apprezzamento di deputati e parlamentari europei (tra cui i deputati: Bandoli, Bimbi, Bolognesi, Cento, Cima, Deiana, De Simone, Grandi, Grillini, Luca', Lucidi, Panattoni, Pecoraro Scanio, Pinotti, Pisapia, Preda, Realacci, Rognoni, Russo Spena, Ruzzante, Siniscalchi, Tolotti, Valpiana, Violante; tra i parlamentari europei: Imbeni, Di Lello, Fava, Morgantini e Pittella); ma allora quel disegno di legge non giunse ad essere esaminato nelle competenti Commissioni parlamentari.

Le segnaliamo anche che vari altri senatori e deputati hanno espresso il loro sostegno all'iniziativa legislativa per la formazione delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza; e che, sempre nel 2014, la stessa Presidente della Camera dei Deputati, on. Laura Boldrini, trasmise alla competente Commissione Parlamentare, "affinche' i deputati che ne fanno parte possano prenderne visione", la documentazione a tal fine predisposta dal "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" che dal 2000 ha proposto al Parlamento di legiferare in tal senso.

Non vi e' bisogno di ripetere ancora una volta quanto sia opportuno che nel proprio percorso formativo e conseguentemente nella propria operativita' gli appartenenti alle forze dell'ordine possano disporre anche delle straordinarie risorse che la nonviolenza mette a disposizione di tutti gli attori sociali impegnati in situazione critiche per la sicurezza comune e la difesa dei diritti di tutti.

Con questa lettera vorremmo sollecitare il suo personale impegno affinche' quei disegni di legge giungano al piu' presto all'esame delle competenti Commissioni parlamentari e possano avere esito in un disegno di legge unificato ampiamente meditato e condiviso che possa divenire nel piu' breve tempo possibile legge dello stato.

Distinti saluti,

Firma, luogo e data, recapito del mittente

 

==============================

OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

==============================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 179 dell'11 ottobre 2016