[Nonviolenza] Telegrammi. 2314



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2314 del 10 aprile 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Due cose che so

2. Un convegno ad Arezzo

3. Al referendum del 17 aprile voteremo si'

4. Dieci ragioni piu' una per il si' al referendum del 17 aprile

5. Due siti utili per l'informazione sul referendum del 17 aprile

6. No allo stravolgimento della Costituzione: al referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco

7. Il sito del Coordinamento per la democrazia costituzionale

8. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

9. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

10. Hic et nunc, quid agendum

11. Enrico Peyretti presenta "C'e' chi dice no" di Amedeo Cottino

12. Segnalazioni librarie

13. La "Carta" del Movimento Nonviolento

14. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. DUE COSE CHE SO

 

Questo so: che le armi uccidono, uccidono gli esseri umani.

So quindi anche quale sia il nostro dovere in quanto esseri umani: abolire le armi, salvare le vite. Salvare le vite e' il primo dovere.

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Questo so: che sta continuando la strage dei migranti.

So quindi anche quale sia il nostro dovere in quanto esseri umani: soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone costrette dalla fame, dalle guerre, dalle dittature e dal terrore a fuggire dal loro paese per salvare la vita; ed insieme impegnarci per far cessare la fame e le guerre e le dittature e il terrore, innanzitutto con il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti, l'aiuto umanitario, la lotta contro la schiavitu', contro il razzismo, contro il maschilismo. Salvare le vite e' il primo dovere.

 

2. INCONTRI. UN CONVEGNO AD AREZZO

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Si e' svolto venerdi' 8 aprile 2016, presso il bellissimo complesso monumentale del palazzo della Fraternita dei Laici di Arezzo, il convegno nazionale sul tema "Acqua bene comune o proprieta' di pochi?".

Il convegno, organizzato e patrocinato dall'Ordine dei medici e dalla sezione aretina dell'Associazione italiana medici per l'Ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment), ha visto una partecipazione numerosa di cittadini, medici, studenti, giornalisti, rappresentanti istituzionali e del Dipartimento della Asl di Arezzo Toscana Sud-est con la  responsabile, dottoressa Patrizia Baldaccini.

Dopo il  benvenuto e le parole di apprezzamento per il convegno di Pierluigi Rossi, primo rettore della Fraternita dei Laici, si sono succeduti i saluti del dottor Lorenzo Droandi, presidente dell'Ordine dei Medici, di Fabio Rossi, assessore del Comune di Arezzo, del dottor Roberto Romizi presidente di Isde-Italia e del dottor Michele Guida presidente della sezione Isde di Arezzo.

I lavori sono stati introdotti e moderati dalla dottoressa Alessandra Pedone e dal dottor Bernard Cadalen.

Il convegno ha voluto proporre una attenta quanto approfondita riflessione sui vari aspetti dell'acqua, risorsa fondamentale per la vita: l'acqua nella simbologia delle tradizioni spirituali del mondo (Antonietta Potente, teologa); l'acqua e l'utilizzo responsabile ed etico in agricoltura (Fabio Primavera, agronomo); gli aspetti specifici dell'utilizzo e del consumo della risorsa idrica nell'area della Valdichiana (Alessandro Rossi, geologo); la qualita' delle acque ad uso umano (Silvana Amato, biologa); la gestione corretta e pubblica dell'acqua (Carlo Romagnoli, medico referente Isde per l'Umbria).

La dottoressa Antonella Litta, referente nazionale per l'Associazione medici per l'ambiente per le problematiche ambientali e sanitarie derivanti dall'inquinamento delle acque ad uso umano, ha presentato la relazione sul tema: "Inquinamento delle acque ad uso potabile: il caso di studio del lago di Vico".

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Di seguito una sintesi della relazione della dottoressa Litta.

La relazione intende portare ancor piu' a conoscenza della comunita' scientifica la grave situazione ambientale del lago di Vico e il possibile e connesso rischio sanitario per le popolazioni dei comuni di Caprarola e Ronciglione che da questo lago captano acque ad uso umano.

Il 25 novembre 2015, per il persistere e l'aggravarsi di questa situazione, e' stata inviata dal Coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde ancora una segnalazione alle Istituzioni e agli Enti preposti con la  quale si sono stati richiesti interventi urgenti e primo tra questi la cessazione immediata della captazione di acqua ad uso potabile dal lago di Vico e il contestuale reperimento di fonti alternative di approvvigionamento idrico (questa segnalazione e le precedenti possono essere richieste all'indirizzo: isde.viterbo at gmail.com).

In breve: la compromissione della qualita' delle acque del lago di Vico e' nota da anni e oggetto di studi, ricerche e progetti da parte di Enti e Universita'.

Essa si caratterizza per la marcata riduzione del quantitativo di ossigeno, aumento della clorofilla e della biomassa algale ed e' da attribuirsi principalmente alle massive fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto comunemente alga rossa e capace di produrre una microcistina cancerogena e non termolabile.

Le cause che verosimilmente sono state e continuano ad essere all'origine del degrado di questo ecosistema e bacino idrico sono state piu' volte indicate e possono cosi' essere riassunte:

- intense fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens e di altre specie cianobatteriche, fioriture favorite verosimilmente dall'uso ultradecennale di fertilizzanti e fitofarmaci nelle vaste aree coltivate a noccioleti in prossimita' del lago;

- possibile permanenza di scarichi fognari abusivi o non a norma sulle sponde e in prossimita' del lago;

- possibile azione residua di inquinamento dovuta agli agenti contaminanti individuati nel sottosuolo del dismesso Magazzino Materiali di Difesa Nbc di Ronciglione, ubicato anch'esso in prossimita' delle sponde del lago;

- possibili attivita' illecite condotte all'interno e in prossimita' della Riserva naturale.

Nelle acque del lago di Vico sono anche persistenti ed elevati i valori di arsenico, elemento questo tossico e cancerogeno.

Il rischio sanitario per i residenti di Caprarola e Ronciglione e' purtroppo gia' molto rilevante ed e' stato attestato ufficialmente anche dagli studi del Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio. Sono necessari quindi interventi urgenti per la bonifica dell'ecosistema lacustre e a tutela della salute pubblica.

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Antonella Litta svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (Vt). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e per questa associazione e' responsabile e coordinatrice nazionale del gruppo di studio su "Trasporto aereo come fattore d'inquinamento ambientale e danno alla salute". E' referente per l'Ordine dei medici di Viterbo per l'iniziativa congiunta Fnomceo-Isde "Tutela del diritto individuale e collettivo alla salute e ad un ambiente salubre". Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. E' impegnata nell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi) a livello locale e provinciale. Fa parte di un comitato che promuove il diritto allo studio e il diritto all'abitare con iniziative di solidarieta' concreta. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. E' la portavoce del Comitato che si e' opposto vittoriosamente all'insensato ed illegale mega-aeroporto di Viterbo salvando la preziosa area naturalistica, archeologica e termale del Bullicame di dantesca memoria e che s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. Come rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (Isde-Italia) ha promosso una rilevante iniziativa per il risanamento delle acque del lago di Vico e in difesa della salute della popolazione dei comuni circumlacuali. E' oggi in Italia figura di riferimento nella denuncia della presenza dell'arsenico nelle acque destinate al consumo umano, e nella proposta di iniziative specifiche e adeguate da parte delle istituzioni per la dearsenificazione delle acque e la difesa della salute della popolazione. Per il suo impegno in difesa di ambiente, salute e diritti alla dottoressa Antonella Litta e' stato attribuito il 6 marzo 2013 a Roma il prestigioso "Premio Donne, Pace e Ambiente Wangari Maathai" con la motivazione: "per l'impegno a tutela della salute dei cittadini e della salubrita' del territorio". Il 18 ottobre 2013 ad Arezzo in occasione delle settime "Giornate italiane mediche per l'ambiente" le e' stato conferito il prestigioso riconoscimento da parte della "International Society of Doctors for the Environment" con la motivazione: "per la convinta testimonianza, il costante impegno, l'attenzione alla formazione e all'informazione sulle principali problematiche nell'ambito dell'ambiente e della salute". Il 25 novembre 2013 a Salerno le e' stato attribuito il prestigioso Premio "Trotula de Ruggiero".

 

3. REPETITA IUVANT. AL REFERENDUM DEL 17 APRILE VOTEREMO SI'

 

Al referendum del 17 aprile voteremo si'.

Per difendere le coste italiane dalle devastazioni, dal degrado e dai pericoli provocati dalle trivellazioni.

Per difendere dall'inquinamento l'ambiente marino e tutte le sue forme di vita.

Per difendere il diritto di tutte le persone alla salute e a un ambiente salubre.

Per difendere il diritto delle generazioni future a un mondo vivibile.

Per difendere la bellezza della natura, un bene comune prezioso e insostituibile.

Per sostenere l'approvvigionamento energetico da fonti pulite e rinnovabili.

Per far cessare lo sfruttamento dissennato e distruttivo delle risorse naturali.

Per far prevalere la ragione, la responsabilita', il diritto, la solidarieta'.

Con la forza della verita', con la forza della democrazia, per il bene comune.

Al referendum del 17 aprile voteremo si'.

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Osvaldo Ercoli, Antonella Litta, Emanuele Petriglia, Alessandro Pizzi, Peppe Sini

 

4. REPETITA IUVANT. DIECI RAGIONI PIU' UNA PER IL SI' AL REFERENDUM DEL 17 APRILE

 

La prima ragione

La prima ragione e' quasi ovvia: con il referendum si chiede che le concessioni a trivellare in mare nei pressi delle coste italiane in cerca di combustibili fossili non abbiano di fatto una durata pressoche' illimitata, ma limiti certi e insormontabili, come ogni legittimo negozio giuridico.

Votare si' a regole certe e limiti rigorosi e' quindi un atto di puro e semplice buon senso.

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La seconda ragione

La seconda ragione e' che l'unico quesito referendario su cui si vota (gli altri proposti - e proposti non solo da movimenti di cittadini, ma da istituzioni dello stato italiano come le Regioni che si affacciano su ambienti marini devastati dagli impianti di trivellazione) assume obiettivamente un significato piu' ampio: esso ha infatti il valore di difesa dell'ecosistema marino, delle coste italiane, dei legittimi interessi e dei diritti soggettivi delle popolazioni (e delle istituzioni di esse rappresentative) che nelle aree immediatamente interessate dalle conseguenze delle trivellazioni vivono e lavorano.

Votare si' per difendere legittimi diritti e interessi collettivi di primaria rilevanza e' un dovere ineludibile di impegno per la legalita', per la civilta' giuridica, per il bene comune della popolazione (e delle istituzioni democratiche) del nostro paese.

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La terza ragione

La terza ragione e' che il referendum pone in termini stringenti un caso concreto di difesa dell'ambiente, e quindi del diritto degli esseri umani a un ambiente vivibile, non inquinato, non devastato.

Votare si' per proteggere la natura, il mondo vivente che e' la casa comune dell'umanita', e' un diritto e un dovere di tutte le persone ragionevoli e responsabili.

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La quarta ragione

La quarta ragione e' che il referendum pone quindi anche - per il medesimo motivo - un caso concreto di difesa della salute, ovvero del diritto di tutti gli esseri umani a vivere in un ambiente salubre, ergo non inquinato e non devastato; giacche' il benessere psicofisico delle persone e' ovviamente correlato all'ambiente in cui vivono.

Votare si' significa quindi difendere il diritto di tutti alla salute e al benessere.

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La quinta ragione

La quinta ragione e' che su cio' che tutti riguarda - le questioni concernenti l'ambiente, la salute, la civile convivenza, la sicurezza comune - e' giusto e necessario che tutti possano e debbano esprimersi; e che se devono essere prese delle decisioni importanti e impegnative, esse siano prese da tutti insieme: e' la democrazia come metodo e come sistema, e' la democrazia come potere del popolo. Chi invita a non votare, ad astenersi, in realta' vuole che decisioni che riguardano tutti siano prese solo da pochi avidi potentati economici e politici a danno della stragrande maggioranza della popolazione.

Votare al referendum e' quindi un atto di democrazia e di difesa della democrazia.

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La sesta ragione

La sesta ragione e' che le trivellazioni sono finalizzate ad estrarre fonti energetiche fossili. Ma l'umanita' ormai sa che le fonti energetiche fossili non solo sono perlopiu' altamente inquinanti ma anche esauribili, e sa anche che tanta parte della crisi ambientale globale che minaccia l'intera umanita' e' legata a un'economia fondata sulle fonti fossili; e sa quindi che e' necessario ed urgente passare a fonti pulite e rinnovabili, in primis l'energia solare.

Votare si' al referendum e' un modo concreto per sostenere il passaggio da un modello di approvvigionamento energetico - e da un modello di sviluppo -  ecologicamente insostenibile a uno sostenibile, da una societa' dell'avvelenamento e della devastazione della biosfera ad una societa' solidale e responsabile.

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La settima ragione

La settima ragione e' che la scelta referendaria implica anche una scelta su quale modello di economia debba presiedere al presente e al futuro dell'umanita': se si debba perseverare in un'economia predatoria, dello sfruttamento fino all'esaurimento delle risorse, dell'avvelenamento del mondo vivente fino alla desertificazione, della violenza dell'uomo sull'uomo per l'accaparramento di beni che dovrebbero essere e restare comuni, del primato dell'arricchimento individuale ai danni della vita, della dignita' e dei diritti della generalita' degli esseri umani viventi, o se invece si debba finalmente uscire da questa preistoria e sviluppare la civilta' umana nella direzione di una economia (etimologicamente: le regole condivise della casa comune) - ovvero ecologia (etimologicamente: la conoscenza condivisa della casa comune) - della solidarieta', della responsabilita', dell'eguaglianza di diritti, della condivisione dei doveri, della cura reciproca, del rispetto per il mondo vivente, del bene comune.

Votare si' al referendum significa impegnarsi per far cessare l'economia della rapina, della sopraffazione e della devastazione, e per costruire insieme l'economia della condivisione, del rispetto, della responsabilita'.

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L'ottava ragione

L'ottava ragione e' la difesa dei diritti delle generazioni future: poiche' decederemo noi se lasciare loro un mondo vivibile o irreversibilmente devastato; giacche' le generazioni future ancora non esistono, non hanno potere di voto: cosicche' ogni volta che si vota per decisioni pubbliche di interesse collettivo dobbiamo saperci porre anche dal punto di vista dei loro diritti e dei loro interessi: dobbiamo essere noi oggi a rappresentare e salvaguardare i diritti e gli interessi degli esseri umani che verranno. E ponendoci la domanda di come difendere i diritti dell'umanita' futura noi in realta' ci poniamo anche la domanda su come essere fedeli all'umanita' passata: poiche' se noi lasceremo un mondo vivibile all'umanita' futura allora un'umanita' futura vi sara', e l'esistenza delle generazioni passate avra' ancora un senso e un valore nell'impresa comune dell'umanita'; ma se noi distruggiamo oggi il mondo vivente cosi' da mettere a rischio non solo il benessere ma la vita stessa dell'umanita' futura, allora con la fine dell'umanita' futura sara' annichilita per sempre tutta la storia, tutta la memoria, tutta la civilta' umana dalle sue origini.

Votare si' al referendum significa agire nell'interesse delle generazioni future, e quindi nell'interesse dell'umanita' intera: siamo una sola famiglia umana, ogni persona si senta quindi responsabile per l'umanita' intera ed agisca di conseguenza.

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La nona ragione

La nona ragione e' che ogni essere umano in quanto capace di pensare ha il dovere di dire la verita'. Coloro che stanno cercando di indurre la popolazione a non partecipare al referendum mentono sapendo di mentire, e con la loro menzogna offendono e umiliano l'intelligenza e quindi la dignita' delle persone a cui si rivolgono, delle persone che vogliono ingannare per meglio sottometterle ai loro voleri. Ci indigna un governo che mente alla popolazione. Dire la verita' e' la condotta indispensabile per la civile convivenza.

Votiamo si' al referendum anche per questo: per affermare il diritto alla verita', per opporci a chi ci mente e pretende ingannarci, ed ingannandoci vuole aggredire e diminuire la nostra umana dignita'.

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La decima ragione

La decima ragione e' relativa a quel criterio epistemologico noto come principio di precauzione, che afferma che anche se non si avesse certezza che un'attivita' provochera' dei danni, e' sufficiente il dubbio che essa possa provocarli per opporvisi. Noi sappiamo che le trivellazioni marine producono gravi danni; noi sappiamo che l'utilizzo delle fonti fossili produce gravi danni; noi sappiamo che il modello di sviluppo fondato sul profitto privato a detrimento del bene comune dell'umanita' e della biosfera produce gravi danni; noi sappiamo che questa logica predatrice, questo sistema di potere sfruttatore e devastatore, sono la stessa e lo stesso che presiedono alle guerre (e non solo a quelle per il petrolio), all'ecocidio (fino al disastro ambientale globale che ormai tutti i governi sono costretti a riconoscere), alla riduzione alla fame e alla schiavitu' di tanta parte dell'umanita': ed a questa logica e a questo sistema dobbiamo e vogliamo opporci in difesa dell'umanita' e del mondo vivente. Ma anche se non sapessimo tutto cio', ed avessimo solo il fondato dubbio che queste attivita' estrattive, questo modello di sviluppo, questa logica di dominio e questo sistema di sopraffazione possano essere - come in effetti sono - dannosi per l'umanita', ebbene, basterebbe questo ragionevole dubbio a persuaderci all'impegno per contrastare queste attivita', questo modello, questa logica e questo sistema in nome del principio di precauzione che convoca ogni essere umano a fare e permettere solo quello che non danneggia gli esseri umani.

Votiamo si' al referendum anche per questo: per il principio di precauzione, per esercitare la virtu' della prudenza, per l'amore e il rispetto che dobbiamo all'umanita' e al mondo, per il principio responsabilita'.

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L'undicesima ragione

L'undicesima ragione e' che le trivellazioni deturpano e distruggono la bellezza dei nostri mari e delle nostre coste. Ed anche la bellezza e' un bene comune e tanta parte della felicita' accessibile agli esseri umani. Difendere la bellezza significa difendere il mondo e la civilta' umana - in questo senso "la bellezza salvera' il mondo".

Votiamo si' al referendum anche per difendere la bellezza e quindi l'esistenza del mondo vivente e dell'umanita' in esso.

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Ergo

Votiamo si' al referendum del 17 aprile in difesa del vero, del bello, del bene.

Votiamo si' al referendum del 17 aprile perche' vi e' una sola umanita' in unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Votiamo si' al referendum del 17 aprile per far prevalere il bene comune con la forza della verita', con la forza della ragione, con la forza della democrazia.

 

5. REPETITA IUVANT. DUE SITI UTILI PER L'INFORMAZIONE SUL REFERENDUM DEL 17 APRILE

 

Per l'informazione e la riflessione sul referendum del 17 aprile molti utili materiali sono disponibili sui siti internet www.fermaletrivelle.it e www.notriv.com

 

6. REPETITA IUVANT. NO ALLO STRAVOLGIMENTO DELLA COSTITUZIONE: AL REFERENDUM DI OTTOBRE VOTIAMO NO AL GOLPE BIANCO

 

In tutta Italia si stanno costituendo i comitati locali per la democrazia costituzionale in vista del referendum che si svolgera' in ottobre.

Nel referendum di ottobre votiamo no al golpe bianco, votiamo no allo stravolgimento della Costituzione, votiamo no alla deriva autoritaria; difendiamo la democrazia, difendiamo l'ordinamento repubblicano nato dalla resistenza antifascista.

 

7. REPETITA IUVANT. IL SITO DEL COORDINAMENTO PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE

 

No allo stravolgimento della Costituzione.

Informazioni e materiali utili per il referendum di ottobre per impedire lo stravolgimento della Costituzione sono nel sito del Coordinamento per la democrazia costituzionale: http://coordinamentodemocraziacostituzionale.net

 

8. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

[L'associazione e centro antiviolenza "Erinna" e' un luogo di comunicazione, solidarieta' e iniziativa tra donne per far emergere, conoscere, combattere, prevenire e superare la violenza fisica e psichica e lo stupro, reati specifici contro la persona perche' ledono l'inviolabilita' del corpo femminile (art. 1 dello Statuto). Fa progettazione e realizzazione di percorsi formativi ed informativi delle operatrici e di quanti/e, per ruolo professionale e/o istituzionale, vengono a contatto con il fenomeno della violenza. E' un luogo di elaborazione culturale sul genere femminile, di organizzazione di seminari, gruppi di studio, eventi e di interventi nelle scuole. Offre una struttura di riferimento alle donne in stato di disagio per cause di violenze e/o maltrattamenti in famiglia. Erinna e' un'associazione di donne contro la violenza alle donne. Ha come scopo principale la lotta alla violenza di genere per costruire cultura e spazi di liberta' per le donne. Il centro mette a disposizione: segreteria attiva 24 ore su 24; colloqui; consulenza legale e possibilita' di assistenza legale in gratuito patrocinio; attivita' culturali, formazione e percorsi di autodeterminazione. La violenza contro le donne e' ancora oggi un problema sociale di proporzioni mondiali e le donne che si impegnano perche' in Italia e in ogni Paese la violenza venga sconfitta lo fanno nella convinzione che le donne rappresentano una grande risorsa sociale allorquando vengono rispettati i loro diritti e la loro dignita': solo i Paesi che combattono la violenza contro le donne figurano di diritto tra le societa' piu' avanzate. L'intento e' di fare di ogni donna una persona valorizzata, autorevole, economicamente indipendente, ricca di dignita' e saggezza. Una donna che conosca il valore della differenza di genere e operi in solidarieta' con altre donne. La solidarieta' fra donne e' fondamentale per contrastare la violenza]

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

9. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

10. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

11. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "C'E' CHI DICE NO" DI AMEDEO COTTINO

[Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino riprendiamo la seguente recensione.

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica "Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente", che e' stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.

Amedeo Cottino, docente di sociologia del diritto all'Universita' di Torino, collaboratore del Gruppo Abele in rilevanti iniziative, e' autore di varie ricerche e pubblicazioni]

 

Amedeo Cottino, C'e' chi dice no. Cittadini comuni che hanno rifiutato la violenza del potere, Zambon, Jesolo 2015, pp. 192, euro 12.

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Come dice il titolo, la violenza e' al potere. Ha potere pervasivo su tutti. Meno alcuni. Alcuni non sono ciechi, non sono servi, ne' pavidi, indifferenti, ignari. Alcuni dicono no. La lettura di questo libro puo' spaventare, perche' quegli alcuni sono pochi. Eatherly, pilota su Hiroshima, rifiuta di essere festeggiato come un eroe nel suo paese, resta totalmente solo col suo turbamento, internato come un pazzo. Unico pertugio di comunicazione Guenther Anders che rende onore al suo dramma davanti al mondo.

Inquietanti le pagine sulla tortura (172-179). Se ad Auschwitz il male e' diventato banale, con Guantanamo e Abu Ghraib pare che "il male stesso abbia cessato di esistere", cioe' non ci sia piu' un criterio per vederlo. Con Genova 2001 anche in Italia e' avvenuta una svolta radicale nella politica di repressione. Ma su questo punto non trovo notizia di un torturatore che abbia obiettato agli ordini. Speriamo che esista, non dichiarato.

Eppure, persino la' dove "ogni traccia di umanita' pare essere stata cancellata", "e' ancora possibile mantenere in vita una dose minima di compassione". Lo sentiamo nel racconto di Shlomo Venezia, che fu nel Sonderkommando ad Auschwitz (pp. 131-138). Il sistema spostava il peso della colpa sulle vittime stesse (commenta Primo Levi) comandando ad alcuni prigionieri di diventare i "corvi del crematorio", esecutori e operatori del meccanismo di sterminio. Lo si vede anche nel recente film Il figlio di Saul. Shlomo ne porta il peso per tutta la vita, eppure ricorda anche piccoli delicati gesti di pieta', di rispetto, che ha potuto compiere nei confronti delle vittime designate. Non era stato del tutto disumanizzato. E cosi' il giovane soldato tedesco Joseph Schultz che passa dal plotone di esecuzione alla fila dei partigiani jugoslavi condannati a morte. Sappiamo che almeno alcuni casi di soldati tedeschi che rifiutarono di uccidere i civili si verificarono a S. Anna di Stazzema e a Marzabotto. Il caso piu' noto di sostituzione volontaria per salvare un uomo dalla fucilazione e' quello di padre Kolbe, che pero' era tra le vittime designate, non tra gli esecutori.

Con quale forza, con quale risorsa, qualcuno riesce a sottrarsi alla violenza sistematica, che travolgerebbe ogni soggetto, levandogli anche la consapevolezza? La risorsa custodita e salvata nella tempesta e' il "riconoscimento dell'altro" come uguale a me in dignita' e valore. Nella prefazione, Marco Revelli racconta come suo padre Nuto, ufficiale nella spedizione in Russia, vedendo gli ebrei in mano ai tedeschi e sapendo dello sterminio, capisce tutto, cambia sguardo, esce dall'ignoranza. L'Autore mostra, nelle diverse storie ben documentate, che si tratta di cogliere l'occasione, sotto la violenza pervasiva, per sfuggire al suo comando. Ed e' gente comune, del tutto comune, che sa farlo, per semplice umanita'. Infatti, tutto il libro nasce da un episodio vissuto da Cottino: sua fratello Gastone salvato, nel gennaio 1945, da "due famiglie come tante".

Il libro di Cottino farebbe disperare, come quando ci porta a Jedwabne, Polonia, il 10 luglio 1941 (pp. 163-172): strage di ebrei condotta da tutta la popolazione, come una epidemia di razzismo: e' quella che l'Autore chiama "normalizzazione della violenza". Ci farebbe disperare se non indicasse che, in alcuni casi, a gente comune come noi e' possibile sottrarsi all'impero del male. Ma non e' facile, "il bene e' fragile", non avviene se mancano alcune condizioni.

Quali sono le condizioni necessarie? Questa lettura mi fa riflettere di nuovo su quell'analisi delle forme di violenza, ormai classica, che l'Autore ha ben presente e utilizza: violenza diretta, fisica, violenza strutturale, violenza culturale. La violenza diretta e' la piu' rumorosa, visibile, ripugnante, piu' facilmente condannata e ripudiata. La violenza strutturale commette la stessa offesa alla vita e ai diritti, ma e' piu' silenziosa, e' nelle cose, non ha un autore visibile, ed e' anche piu' grave, piu' estesa negli effetti offensivi. La violenza del terzo livello e' quella cultura e quell'informazione, quell'educazione, che copre e giustifica, come sovrastruttura, la struttura ingiusta e le sue offese. Quella installata nella cultura e' la maggiore violenza, la piu' profonda e micidiale, che si nobilita appellandosi a qualche alto principio e causa le altre due violenze. Nella base della societa', nella gente comune, che ha bisogno solo di vivere piu' tranquillamente possibile, che sa riconoscere e proteggere l'umanita' altrui, la violenza culturale si trova prevalentemente come cultura indotta. E' propria del potere la violenza culturale: del potere concepito non come "potere di", riconosciuto equamente, ma come "potere su", imposizione, dominio, pretesa di obbedienza ai fini propri. Nonostante le forme democratiche e l'aspirazione ufficiale ad un potere distribuito equamente, il potere politico, tanto piu' quando si fa assoluto, e' concepito tuttora come potere dei forti che, nel migliore dei casi, si fanno attribuire e riconoscere da parte della maggioranza la funzione di comando. La democrazia che abbiamo e' ancora inquinata da tendenze al dominio, che e' violenza. Aldo Capitini pensava e sperimentava la "omnicrazia", il potere di tutti.

La condizione, dunque, per non soggiacere e collaborare, ma resistere alla violenza sistematica, che produce ingiustizie e dolori, e' lo sviluppo di una cultura critica delle forme di potere e dei metodi, e' un costante esame critico dei fini come dei mezzi: una resistenza culturale, nel sapere e nel volere.

 

12. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Gerardo Lopez Sastre, Hume. Il sapere scettico, Hachette, Milano 2015, 2016, pp. 144, euro 9,99.

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Riletture

- AA. VV., Studi su Hume, La Nuova Italia, Firenze 1968, pp. IV + 152.

- AA. VV., Hume. Vita, pensiero, opere scelte, Il Sole 24 ore, Milano 2007, pp. 384.

- Alfred J. Ayer, Hume, Dall'Oglio, 1980, 1981, pp. 144.

- Gianni Paganini (a cura di), Hume, Rcs, Milano 2014.

- Franco Restaino, David Hume, Editori Riuniti, Roma 1986, pp. 144.

- Antonio Santucci, Introduzione a Hume, Laterza, Roma-Bari 1971, pp. 232.

- Franco Restaino, Scetticismo e senso comune. La filosofia scozzese da Hume a Reid, Laterza, Roma-Bari 1974, pp. VIII + 352.

- Antonio Santucci (a cura di), Scienza e filosofia scozzese nell'eta' di Hume, Il Mulino, Bologna 1976, pp. 348.

- Luigi Turco, Dal sistema al senso comune, Il Mulino, Bologna 1974, pp. 362.

 

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

14. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2314 del 10 aprile 2016

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVII)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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