[Nonviolenza] Le due Rose. 5



 

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LE DUE ROSE

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La Rosa rossa contro la guerra

La Rosa bianca contro il nazismo

Per la pace e i diritti umani

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 5 dell'11 dicembre 2015

 

In questo numero:

1. Una proposta alle persone di volonta' buona: alle elezioni una lista della pace

2. Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre

3. Hic et nunc, quid agendum

4. Peppe Sini: Un tentativo del 2008

5. Per la sinistra della nonviolenza (aprile 2008)

6. Dopo le elezioni (aprile 2008)

7. Enrico Peyretti: Strategia rivoluzionaria e prudenza in Nelson Mandela

8. Mao Valpiana: John Lennon, profeta dell'oggi

9. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

10. Segnalazioni librarie

 

1. REPETITA IUVANT. UNA PROPOSTA ALLE PERSONE DI VOLONTA' BUONA: ALLE ELEZIONI UNA LISTA DELLA PACE

[Riproponiamo il seguente appello del 30 novembre scorso]

 

Alle prossime elezioni amministrative, ed alle successive elezioni politiche, occorrerebbe presentare una lista della pace.

Ed in questa lista aggregare tutte le forze organizzate e le disperse persone che ritengano che la pace, ovvero l'opposizione a tutte le uccisioni, sia il primo e decisivo bisogno dell'umanita' e quindi il primo e decisivo punto del programma politico da proporre in tutte le istituzioni pubbliche nella situazione presente.

Una lista della pace che si proponga di operare per la pace in tutte le sedi istituzionali elettive: dal Comune al Parlamento Europeo.

Ed operare per la pace qui ed ora significa proporre un programma politico ed amministrativo nonviolento: disarmista ed antimilitarista, femminista ed ecologista, egalitario e solidale, antirazzista ed antimafioso.

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Negli enti locali promuovendo politiche di accoglienza e di tutela ambientale, di cooperazione internazionale dal basso, di condivisione e solidarieta', di partecipazione e responsabilizzazione della popolazione tutta in una prospettiva di mondialita', realizzando concrete pratiche nonviolente nell'amministrazione dei servizi e del territorio.

Nel parlamento nazionale innanzitutto legiferando smilitarizzazione e disarmo, difesa popolare nonviolenta e corpi civili di pace, abrogazione di tutte le scellerate misure razziste tuttora vigenti, buone pratiche di difesa dei diritti umani e della biosfera.

Nel parlamento europeo recando l'esigenza, l'urgenza e la concreta e coerente proposta di una politica nonviolenta in tutte le relazioni e le iniziative infraeuropee ed internazionali.

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Le organizzazioni della sinistra italiana (per sinistra intendendo il movimento storico di liberazione delle oppresse e degli oppressi e la cultura politica che si fonda sul riconoscimento dell'eguale dignita' di ogni essere umano e si da' il fine della giustizia ovvero della responsabilita' e della solidarieta' in tutte le relazioni sociali tra gli esseri umani e tra l'umanita' e l'intero mondo vivente) dovrebbero mettere a disposizione di questa proposta di azione condivisa le loro risorse umane e materiali, facendo prevalere il bene comune dell'umanita' rispetto ad ogni particolarismo.

 

2. REPETITA IUVANT. CONTRO TUTTI I TERRORISMI, CONTRO TUTTE LE GUERRE

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni uccisione e' un crimine.

Non si puo' contrastare una strage commettendo un'altra strage.

Non si puo' contrastare il terrorismo con atti di terrorismo.

A tutti i terrorismi occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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La guerra e' il terrorismo portato all'estremo.

Ogni guerra consiste di innumerevoli uccisioni.

La guerra e' un crimine contro l'umanita'.

Con la guerra gli stati divengono organizzazioni terroriste.

Con la guerra gli stati fanno nascere e crescere le organizzazioni terroriste.

A tutte le guerre occorre opporsi.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Un'organizzazione criminale va contrastata con un'azione di polizia da parte di ordinamenti giuridici legittimi.

La guerra impedisce l'azione di polizia necessaria.

Occorre dunque avviare un immediato processo di pace nel Vicino e nel Medio Oriente che consenta la realizzazione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali, democratici, rispettosi dei diritti umani.

Occorre dunque che l'Europa dismetta ogni politica di guerra, di imperialismo, di colonialismo, di rapina, di razzismo, di negazione della dignita' umana di innumerevoli persone e di interi popoli.

Occorre dunque una politica europea di soccorso umanitario, di pace con mezzi di pace: la politica della nonviolenza che sola riconosce e promuove e difende i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

La violenza assassina si contrasta salvando le vite.

La pace si costruisce abolendo la guerra.

La politica della nonviolenza richiede il disarmo e la smilitarizzazione.

La politica nonviolenta richiede la difesa civile non armata e nonviolenta, i corpi civili di pace, l'azione umanitaria, la cooperazione internazionale.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Si coalizzino tutti gli stati democratici contro il terrorismo proprio ed altrui, contro il terrorismo delle organizzazioni criminali e degli stati.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per l'indispensabile aiuto umanitario a tutte le persone ed i popoli che ne hanno urgente bisogno.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per contrastare le organizzazioni criminali con azioni di polizia adeguate, mirate a salvare le vite e alla sicurezza comune.

Si coalizzino tutti gli stati democratici per la civile convivenza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Cominci l'Italia.

Cominci l'Italia soccorrendo, accogliendo e assistendo tutte le persone in fuga dalla fame e dall'orrore, dalle dittature e dalla guerra.

Cominci l'Italia cessando di partecipare alle guerre.

Cominci l'Italia uscendo da alleanze militari terroriste e stragiste come la Nato.

Cominci l'Italia cessando di produrre  armi e di rifornirne regimi e poteri dittatoriali e belligeranti.

Cominci l'Italia abrogando tutte le infami misure razziste ancora vigenti nel nostro paese.

Cominci l'Italia con un'azione diplomatica, politica ed economica, e con aiuti umanitari adeguati a promuovere la costruzione di ordinamenti giuridici legittimi, costituzionali e democratici dalla Libia alla Siria.

Cominci l'Italia destinando a interventi di pace con mezzi di pace, ad azioni umanitarie nonviolente, i 72 milioni di euro del bilancio dello stato che attualmente ogni giorno sciaguratamente, scelleratamente destina all'apparato militare, alle armi, alla guerra.

Cominci l'Italia a promuovere una politica della sicurezza comune e del bene comune centrata sulla difesa popolare nonviolenta, sui corpi civili di pace, sulla legalita' che salva le vite.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Ogni vittima ha il voto di Abele.

Alla barbarie occorre opporre la civilta'.

Alla violenza occorre opporre il diritto.

Alla distruzione occorre opporre la convivenza.

Al male occorre opporre il bene.

Contro tutti i terrorismi, contro tutte le guerre.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

3. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

4. DI SCHELETRI E DI ARMADI. PEPPE SINI: UN TENTATIVO DEL 2008

 

Tra la fine del 2007 e i primi mesi del 2008 fui uno dei promotori di un'iniziativa per la presentazione di liste della nonviolenza alle elezioni politiche.

Forse puo' essere utile rileggere oggi, in un contesto per piu' versi profondamente mutato, alcuni ragionamenti di allora cosi' come apparvero sul nostro notiziario.

 

5. HERI DICEBAMUS. PER LA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA (APRILE 2008)

 

1. Non come sommatoria dei delusi e degli scontenti, ma come illimpidimento ed approfondimento delle ragioni delle oppresse e degli oppressi, delle ragioni della giustizia e della liberta', della responsabilita' che riconosce e libera.

Non come cartello intergruppi o fuga in avanti o come presunzione avanguardistica, ma come consapevolezza sincera dei compiti dell'ora, e del valore e insieme delle insufficienze delle esperienze passate.

Come rottura e come eredita'. Rottura delle subalternita' e fuoriuscita dalle ambiguita'. Eredita' delle lotte e delle riflessioni delle correnti calde del movimento socialista  e libertario, femminista, ecologista, antirazzista e antimafia.

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2. Il femminismo e' il centro e il cuore della sinistra che si schiude alla nonviolenza e fa della nonviolenza la scelta e il criterio che costituiscono la "conditio sine qua non" della politica necessaria.

Il femminismo e' la scelta decisiva su cui la sinistra della nonviolenza nasce.

O sara' consapevole delle parzialita' e del limite, della cura e dell'alterita', o non vi sara' la sinistra della nonviolenza.

O sara' plurale e complessa perche' riconosce che l'umanita' e' di due generi, o non vi sara' la sinistra della nonviolenza.

O sara' antipatriarcale, e quindi antimilitarista, antiautoritaria, antitotalitaria, o non vi sara' la sinistra della nonviolenza.

Il femminismo e' il centro e il cuore della sinistra della nonviolenza.

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3. Fermare la guerra e' la prima urgenza.

Ma per contrastare la guerra e' necessaria la scelta del disarmo, dell'antimilitarismo, la scelta della nonviolenza.

La sinistra della nonviolenza nasce per opporsi alla guerra, alle sue radici, alle sue logiche, alle sue strutture.

La sinistra della nonviolenza o chiama ad opporsi alla guerra che sempre consiste dell'uccisione di esseri umani, o non esiste.

La sinistra della nonviolenza e' l'antitesi della barbarie della guerra.

E cosi' come la guerra porta l'autoritarismo, la sinistra della nonviolenza e' radicalmente democratica ed egualitaria; cosi' come la guerra porta la distruzione delle relazioni e della natura, la sinistra della nonviolenza costruisce relazioni e difende la natura; cosi' come la guerra uccide e umilia, la sinistra della nonviolenza salva e degnifica.

L'opposizione alla guerra e a tutte le strutture ad essa connesse (e tra esse: le dittature, i terrorismi, le organizzazioni criminali, cio' che e' inteso a opprimere, ricattare, assassinare) e' il primo impegno della sinistra della nonviolenza.

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4. Ma oltre l'impegno contro la guerra urgente e decisivo e' l'impegno contro la devastazione della biosfera.

E poiche' la devastazione della biosfera e' in corso a ritmi sempre piu' accelerati e con esiti sempre piu' catastrofici, e' indispensabile che la sinistra della nonviolenza faccia dell'impegno ecologista il terreno decisivo del suo agire quotidiano.

La sinistra della nonviolenza o e' ecologista o non e'.

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5. Ma la sinistra della nonviolenza e' innanzitutto sinistra, la sinistra adeguata alla sfida di questo inizio di millennio.

E' quindi erede e inveratrice delle lotte delle oppresse e degli oppressi per il riconoscimento dell'eguagianza di dignita' e diritti di ogni essere umano.

Non scrive i menu per i ristoranti dell'avvenire, ma e' il movimento reale che contrasta l'orrore presente, difende l'umanita' e la casa comune, si sforza di preservare la civilta' dalla barbarie, ha a cuore la vita, la dignita' e i diritti di ogni essere umano. Chiama per questo le oppresse e gli oppressi alla lotta, chiama alla lotta ogni persona di volonta' buona.

 

6. HERI DICEBAMUS. DOPO LE ELEZIONI (APRILE 2008)

 

I nudi fatti: nel 2006 un vasto fronte antigolpista sconfisse la destra eversiva coalizzata intorno alla figura di Berlusconi e il suo progetto di abbattimento della Costituzione della Repubblica Italiana. Sconfisse la destra eversiva alle elezioni, e la sconfisse al referendum.

La rappresentanza istituzionale espressione di quella coalizione antigolpista nei due anni successivi alle elezioni dell'aprile 2006 ha governato l'Italia non difendendo la Costituzione ma violandola a sua volta su punti fondamentali, in particolare confermando ed anzi rendendo ancora piu' feroci le politiche razziste, e confermando anzi incrementando la partecipazione alla guerra in Afghanistan, le spese militari, l'azione militare come cardine della politica internazionale.

E' del tutto evidente che aver cosi' provocato la morte di tanti innocenti, ed aver cosi' violato flagrantemente la legge fondamentale dell'ordinamento giuridico italiano, ha significato la commissione di crimini tali da rendere quella rappresentanza istituzionale (dal capo dello stato al governo, alla maggioranza parlamentare) non piu' sostenibile, non piu' votabile: per ragioni di diritto e di fatto, perche' votare dei criminali significa farsene complici, e perche' le politiche effettualmente criminali ed incostituzionali di quel biennio di governo avevano esplicitamente tradito e irreversibilmente frantumato il fronte antigolpista e il patto per la legalita' costituzionale che lo fondava.

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Le elezioni politiche dell'aprile 2008 hanno posto l'elettorato democratico in una situazione paradossale: poiche' i leader dei partiti che avevano composto il governo Prodi decidevano motu proprio di far vincere le elezioni a Berlusconi presentandosi alle urne con due listoni separati (Pd e Sa, e qualche minuzia ulteriore); ne' mancarono personaggi privi di scrupoli ma di qualche impatto mediatico e capacita' di esprimere un disagio profondo e diffuso che scelleratamente invitavano a non votare, pur sapendo che questo avrebbe avuto come ovvia conseguenza la vittoria elettorale di quella "minoranza organizzata" che e' la destra eversiva berlusconiana. Cosa restava?

Restava cio' per cui questo foglio si e' battuto: costruire liste della sinistra della nonviolenza.

Liste che facessero della nonviolenza il principio ricostruttivo e il criterio decisivo dell'azione politica e che chiamassero su questo ad unirsi le tante disperse esperienze femministe, ecologiste, solidali, antirazziste, antimafia, antiautoritarie, socialiste e libertarie, delle classi e delle persone oppresse; le tante persone oneste che volevano votare per la legalita' costituzionale e per i diritti umani, per la pace e la giustizia sociale. Liste della sinistra della nonviolenza, cioe' di una sinistra che avesse imparato qualcosa dalle esperienze novecentesche e che volesse battersi ancora per il concreto inveramento di quelle idee di liberta', uguaglianza, fratellanza e sorellanza che sono la ragione stessa dell'esistenza della sinistra politica, la sinistra delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' e la salvaguardia della biosfera (senza di cui non si salva neppure la civita' umana e una esistenza degna per le persone presenti e future).

Le liste della sinistra della nonviolenza occorrevano. Ma queste liste non ci sono state (ci sono state invece liste poco piu' che meramente testimoniali ed autoreferenziali che da se medesime si condannavano ad essere del tutto ininfluenti - quelle del Partito comunista dei lavoratori, di Per il bene comune, di Sinistra critica -, e stendiamo un pietoso velo su come i promotori di esse hanno impostato e condotto la campagna elettorale, ma riconosciamo tuttavia loro il merito di aver comunque offerto la possibilita' di votare a persone che altrimenti non avrebbero trovato sulla scheda alcuna lista cui potessero in coscienza dare il proprio sostegno - ancorche' effettualmente inutile ai fini dell'esito elettorale).

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Ora, la scomparsa dal parlamento nazionale delle quattro macchine politiche oligarchiche della ex-sinistra coalizzatesi nella Sinistra Arcobaleno non significa la loro scomparsa come soggetti politici, presenti come sono tanto nel parlamento europeo quanto in pressoche' tutti gli enti locali e le Regioni.

E' ovvio anche che nella rappresentanza parlamentare del Pd si aprira' ora una dialettica di posizioni, e che qualcuno si assumera' la rappresentanza delle posizioni di sinistra altrimenti in parlamento non rappresentate. Ed e' ovvio altresi' che questo spostera' ancora piu' a destra l'intero quadro politico della politica istituzionale, e consolidera' vieppiu' l'ideologia dominante.

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E la societa' civile? La societa' civile non e' altra cosa dalla politica istituzionale, cosi' come il paese reale non e' altra cosa dal paese legale, ma profondamente intrecciati sono, ne' puo' essere altrimenti in una societa' cosi' complessa e intricata, in cui i meccanismi di mobilita' sociale sono fortissimamente condizionati dal criterio della cooptazione, ed in cui in assenza di un'etica pubblica (in Italia vi e' stato solo il suo esatto contrario: lo scellerato "Stato etico" ad un tempo dittatoriale e "familista amorale") i beni collettivi e le pubbliche istituzioni sono sempre stati interpretati come bottino di guerra del vincitore, il pubblico erario come forziere da saccheggiare, e cosi' via. Se qualcuno si prendesse la briga di andarsi a leggere organigrammi e bilanci di onlus e ong, e ricostruire la storia di tante brillanti carriere sedicenti no-profit, per non dire di quelle imprenditoriali, o accademiche, editoriali, amministrative, politiche - ahinoi, che delusione.

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E cosi' ci ritroviamo con Berlusconi al governo per la terza volta dal 1994, ogni volta piu' forte di prima, ogni volta piu' esplicito di prima nel suo disegno di passaggio dalla Repubblica nata dalla Resistenza e dalla Liberazione verso uno stato ad un tempo autoritario e anomico in cui la legge del piu' forte la vince sulla forza della legalita', in cui il prepotere dei prepotenti la vince sulla democrazia, in cui le classi sfruttatrici vieppiu' opprimono le classi sfruttate.

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Stando cosi' le cose, che fare?

Apparentemente c'e' solo l'imbarazzo della scelta, tanti sono i fronti aperti, tante le linee di resistenza, tante le questioni cruciali, ed infinita insomma la scacchiera.

In verita' a noi sembra che occorre piuttosto muovere con decisione verso questo nostro antico convincimento: la costruzione di una sinistra politica che si qualifichi per la scelta della nonviolenza come chiave di volta del suo agire e consistere.

Ma questa sinistra si costruisce nel vivo delle lotte, e nella concreta rottura delle ambiguita' e delle subalternita'. Si costruisce come intrapresa ad un tempo culturale e politica. Si costruisce scomponendo e ricomponendo. Si costruisce non come sommatoria, ma come Aufhebung (ed ecco che l'abbiamo detta la brutta parola, che rinvia a una lunga, lunga storia da ereditare, criticare, inverare).

Si costruisce facendo: a) il giornale della nonviolenza; b) le liste elettorali della sinistra della nonviolenza.

Si costruisce mettendosi alla scuola del femminismo.

Si costruisce portando alla piena autocoscienza e all'incontro consapevole tutte le nostre tradizioni: quelle socialiste e quelle libertarie; e tutte le nostre esperienze: ecologiste, antimafia, antirazziste...

Si costruisce ponendo dei punti fermi: l'opposizione a tutte le uccisioni, e quindi alla guerra e al terrorismo sempre. La difesa intransigente della legalita' costituzionale. Il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

Per questo varrebbe la pena di lavorare.

 

7. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: STRATEGIA RIVOLUZIONARIA E PRUDENZA IN NELSON MANDELA

[Ringraziamo Enrico Peyretti per averci inviato in anteprima un articolo che apparira' nel prossimo fascicolo di "Servitium" (www.servitium.it) monografico sul tema della "Prudenza".

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente della Fuci tra il 1959 e il 1961; nel periodo post-conciliare ha animato a Torino alcune realta' ecclesiali di base; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio, Claudiana, Torino 2011; Il bene della pace. La via della nonviolenza, Cittadella, Assisi 2012; Elogio della gratitudine, Cittadella, Assisi 2015; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia (ormai da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.

Nelson Mandela e' stato uno dei piu' grandi eroi della lotta contro il razzismo, per la dignita' di ogni essere umano; nato nel 1918, tra i leader principali dell'African National Congress, nel 1964 e' condannato all'ergastolo dal regime razzista sudafricano; nel corso dei decenni la sua figura diventa una leggenda e un punto di riferimento in tutto il mondo; uscira' dal carcere l'11 febbraio 1990 come un eroe vittorioso; premio Nobel per la pace nel 1993, primo presidente del Sudafrica finalmente democratico compira' il miracolo della riconciliazione; e' deceduto nel 2013. Opere di Nelson Mandela: fondamentale e' l'autobiografia Lungo cammino verso la liberta', Feltrinelli, Milano 1995; tra le raccolte di scritti ed interventi pubblicate prima della liberazione cfr. La lotta e' la mia vita, Comune di Reggio Emilia, 1985; La non facile strada della liberta', Edizioni Lavoro, Roma 1986; tra le raccolte pubblicate successivamente alla liberazione: Tre discorsi, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1991; Contro ogni razzismo, Mondadori, Milano 1996; Mai piu' schiavi, Mondadori, Milano 1996 (il volume contiene un intervento di Nelson Mandela ed uno di Fidel Castro); Io, Nelson Mandela, Sperling & Kupfer, Milano 2010, 2013; Bisogna essere capaci di sognare, Rcs, Milano 2013. Opere su Nelson Mandela: Mary Benson, Nelson Mandela: biografia, Agalev, Bologna 1988; François Soudan, Mandela l'indomabile, Edizioni Associate, Roma 1988; Jean Guiloineau, Nelson Mandela, Mondadori, Milano 1990; John Vail, I Mandela, Targa Italiana, Milano 1990; Fatima Meer, Il cielo della speranza, Sugarco, Milano 1990; John Carlin, Mandela. Ritratto di un sognatore, Sperling & Kupfer, Milano 2013; Christo Brand, Mandela. L'uomo che ha cambiato il mondo, Newton Compton, Roma 2014. Si veda anche: Winnie Mandela, Finche' il mio popolo non sara' libero, Sugarco, Milano 1986; Nancy Harrison, Winnie Mandela, Jaca Book, Milano 1987; ed ancora: Desmond Tutu, Anch'io ho il diritto di esistere, Queriniana, Brescia 1985; Desmond Tutu, Non c'e' futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001; Desmond Tutu, Anche Dio ha un sogno, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2004; ed anche: Nadine Gordimer, Vivere nell'interregno, Feltrinelli, Milano 1990; ed ancora almeno: Marcello Flores (a cura di), Verita' senza vendetta. L'esperienza della Commissione sudafricana per la verita' e la riconciliazione, Manifestolibri, Roma 1999.]

 

Non so se riesco a intendere e a svolgere l'articolo che mi e' richiesto. Mi sembra che sia richiesto di descrivere il significato di un cammino e un passaggio, nella vita e nell'azione di Nelson Mandela in Sudafrica, dalla strategia rivoluzionaria, anche con l'uso della violenza, alla trattativa politica, diplomatica, realistica, moderata, tenace, infine efficace. Cioe', una strategia prudente invece che rivoluzionaria-violenta, secondo la virtu' della saggezza pratica, nel perseguire il grande fine della liberazione dall'apartheid e della uguaglianza democratica tra neri e bianchi. Ma e' stato questo il percorso di Mandela?

In un momento gia' avanzato della trattativa che Mandela, ancora in carcere (dove rimase per 27 anni), conduceva col governo, come capo morale dell'African National Congress, egli fu condotto ad un incontro col presidente De Klerk (13 dicembre 1989). Fu un passo sostanzialmente positivo, ma Mandela racconta: "Quindi sollevai la questione della mia scarcerazione (..) e ribadii che se all'esterno avessi trovato le stesse condizioni di quando ero stato arrestato avrei ricominciato a fare le stesse cose che mi avevano valso la prigionia" (Mandela, p. 514).

E quali erano le stesse cose? Nel 1952, l'Anc scriveva al governo di avere "esaurito tutti i metodi costituzionali conosciuti per far valere i diritti della sua gente, e che se entro il 29 febbraio non fossero state abrogate le sei "leggi ingiuste", sarebbe stato costretto a intraprendere azioni extracostituzionali". La risposta del governo fu una "dichiarazione di guerra". Cominciarono i preparativi per un'azione di massa di disobbedienza civile. Ci furono le prime manifestazioni. Mandela fu incaricato di organizzare la campagna. Si doveva decidere se seguire i principi gandhiani della nonviolenza, sostenuti con forza da Manilal Gandhi, figlio del Mahatma. Fu deciso che "la nonviolenza era una necessita' pratica piuttosto che una scelta. Io - scrive Mandela - ero schierato su questa posizione (...). A mio avviso il metodo della nonviolenza doveva essere applicato nella misura in cui si dimostrava efficace" (Mandela, p. 128-129). E' la classica posizione della nonviolenza pragmatica, funzionale, non di principio.

In una intervista rilasciata a Charlie Rose, il 30 settembre 1993, dopo la liberazione (Falk 2013), viene chiesto a Mandela: "Lei, in questo momento non ha alcuna riserva o indecisione a riconoscere che le decisioni prese da lei e dai suoi colleghi sono giuste per il Sudafrica, a riconoscere che i sacrifici, il tributo, il prezzo che ha pagato, il sangue che e' stato versato, era necessario, doloroso, ma necessario?".

Mandela risponde: "Assolutamente. Siamo un'organizzazione che, fin dalla sua fondazione, si e' impegnata a costruire una nazione per mezzo di una lotta pacifica, nonviolenta, e disciplinata. Siamo stati costretti dal regime a ricorrere alle armi, e la lezione della storia e' che per le masse popolari, i metodi delle lotta politica che usano, sono determinati dall'oppressore stesso. Se l'oppressore usa mezzi pacifici, gli oppressi non ricorrerebbero mai alla violenza. E' quando l'oppressore - oltre alle sue politiche repressive - usa la violenza, che gli oppressi non hanno alternative, se non di vendicarsi con analoghe forme di azione. E percio' i dolori, il sangue che e' stato versato, e le responsabilita' di questo, poggiano direttamente sulle spalle del regime".

Quindi Mandela, pur avendo agito personalmente in modo decisivo con mezzi diversi dalla violenza, non rinnega l'uso della violenza per fini giusti. E dice che alla violenza i giusti sono obbligati dagli ingiusti.

Del resto, c'e' un noto passo di Gandhi: "Credo che nel caso in cui l'unica scelta possibile fosse quella tra la codardia e la violenza, io consiglierei la violenza. Per questo stesso principio mi sono dichiarato favorevole all'addestramento militare di coloro che credono nel metodo della violenza". Di solito la citazione si ferma qui, ed e' usata per portare Gandhi a giustificare la difesa armata. Ma il Mahatma continua: "Tuttavia, sono convinto che la nonviolenza e' infinitamente superiore alla violenza (...). Non ho mai considerato la violenza come una cosa permessa. Ho semplicemente distinto tra il coraggio e la codardia. L'unica cosa lecita e' la nonviolenza. (...) Tuttavia, sebbene la violenza non sia lecita, quando viene usata per autodifesa o a protezione degli indifesi essa e' un atto di coraggio, di gran lunga migliore della codarda sottomissione" (Gandhi, pp. 18, 19, 22).

Cioe', per Gandhi la prima alternativa non e' tra violenza e nonviolenza, ma tra agire e non agire contro l'ingiustizia, tra lotta e non lotta. Chi non lotta avalla passivamente l'ingiustizia, ovvero la violenza strutturale. Chi lotta ha la seconda alternativa nella scelta dei mezzi: violenti o nonviolenti. La scelta e' fra tre poli: vilta' - lotta violenta - lotta nonviolenta. Entrambe le forme di lotta sono coraggio e non vilta'. Ma solo la lotta nonviolenta ha possibilita' di reale e profonda efficacia perche' e' un mezzo coerente col fine cercato: la giustizia.

Mandela dice dunque che "la lezione della storia e' che, per le masse popolari, i metodi delle lotta politica sono determinati dall'oppressore stesso". Quando l'oppressore usa la violenza, "gli oppressi non hanno alternative, se non di vendicarsi con analoghe forme di azione".

Davvero non hanno alternative? Ma la nonviolenza e' tale non quando e' concessa dall'oppressore, ma quando e' inventata e valorizzata dagli oppressi, per essere differenti dall'oppressore, e cosi' porre un inizio vero della loro liberazione. Vittoria liberante non e' diventare piu' violenti dell'oppressore, ma non essere violenti come e' lui. Persino alcuni dei congiurati contro Hitler non erano disposti ad ucciderlo personalmente "per non essere come lui".

La violenza giustificata dal fine giusto e' anch'essa violenza. Cambia l'attore non la commedia. Chi garantisce che il puro, usando il mezzo impuro, non si faccia impuro? L'arma molto facilmente usa l'uomo e lo disumanizza.

Eppure, qualcosa di vero c'e' in quel che dice Mandela. Ho cercato di indicare, nella Introduzione richiestami ad un libro di Roberto Filippini, che realmente esiste il conflitto tra doveri, quello di non uccidere e quello di impedire di uccidere. Ma tale conflitto non e' da lasciare statico, con la prevalenza del primo solo quando e' facilmente possibile. Esso va elaborato in un  cammino progressivo, con la conoscenza, l'invenzione e lo sviluppo dei molti mezzi di difesa nonviolenta, che sono reali esperienze storiche, anche se la politica e la stessa storiografia non si impegnano a conoscerli e dotarli di mezzi. La cultura della nonviolenza attiva (si cerchi nella non piccola bibliografia) non e' un libro dei sogni, ma un cantiere avviato nel pensiero, nell'etica, nella sperimentazione, nei risultati, mentre la politica facilmente e sbrigativamente arresa all'uso della violenza e' un ritardo nell'evoluzione umana.

Mandela e' una grande figura in una lotta giusta, ma il vero esempio di prudenza, di saggezza pratica innovativa, di qualita' nuova, in Sudafrica, non e' tanto il risultato di una democrazia con parita' di diritti tra bianchi e neri (pur in una ancora grave diseguaglianza economica), quanto la Commissione Verita' e Riconciliazione. Questa e' stata davvero l'opera di una saggia e coraggiosa virtu', vissuta da molti e rappresentata principalmente dall'arcivescovo anglicano Desmond Tutu, uomo di grande personalita' e spiritualita', presidente di quella Commissione. La trasformazione della giustizia penale - dopo le molte gravi violenze da entrambe le parti sudafricane - in giustizia riparativa e riconciliatrice, con l'amnistia personale per i colpevoli che riconoscono la colpa e accettano di incontrare in un rapporto umano le vittime, e' una novita' assoluta negli stati moderni, basati sulla forza, e rintracciabile solo in alcune societa' e culture "primitive". E' la via d'uscita da una giustizia concepita come male opposto a male, pena-sofferenza come replica alla sofferenza inflitta col crimine E questa storia di una migliore giustizia supera l'opera pur meritoria, sofferta, intelligente, di Nelson Mandela, perche' propone una maturazione di virtu' e saggezza, e una diminuzione di sofferenza, di cui tutte le nostre societa' hanno estremo bisogno.

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Testi citati

Nelson Mandela, Lungo cammino verso la liberta'. Autobiografia, Feltrinelli 1996.

Richard Falk riferisce l'intervista a Charlie Rose il 14 dicembre 2013, in http://znetitaly.altervista.org/art/13502

Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Saggio introduttivo di Giuliano Pontara, pp. IX-CLXXV, Einaudi 1996.

Filippini Roberto, Il vangelo della pace. Caso serio di credibilita', Pazzini 2015.

 

8. MEMORIA. MAO VALPIANA: JOHN LENNON, PROFETA DELL'OGGI

[Ringraziamo Mao Valpiana per averci messo a disposizione questo testo originariamente apparso nel sito dell'"Huffington Post".

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". E' stato fondamentale ideatore, animatore e portavoce dell'"Arena di pace e disarmo" del 25 aprile 2014 e coordina la campagna "Un'altra Difesa e' possibile". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010.

Su John Lennon (Liverpool, 1940 - New York, 1980), "il menestrello della nonviolenza", un bel profilo - scritto da Mao Valpiana - e' nel n. 1137 de "La nonviolenza e' in cammino", cfr. anche "La nonviolenza e' in cammino" n. 237, "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 298, "Telegrammi della nonviolenza in camino" nn. 398, 415]

 

Mai come quest'anno, trentacinquesimo anniversario (8 dicembre, 1980-2015), la morte violenta di John Lennon si riempie di significati e forti collegamenti con l'attualita'.

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Armi. E' stato ucciso con cinque colpi sparati da una Charter Arms calibro 38, acquistata liberamente alle Havaii, che nessun metal detector fermo' quando il suo assassino volo' a New York per attuare l'omicidio. Tra le tante cause pacifiste che John aveva abbracciato, c'era anche quella contro il commercio delle armi. Una campagna che ora prosegue la vedova Yoko Ono che ha postato su Facebook e Twitter la foto degli occhiali insanguinati di John Lennon, per una legge piu' restrittiva sul possesso di armi da fuoco, con queste parole: "Piu' di 1.057.000 persone sono state uccise da armi da fuoco negli Stati Uniti da quando John fu ucciso". Pochi giorni dopo, la strage di San Bernardino.

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Terrorismo. Contro la violenza politica Lennon non ha risparmiato critiche e condanne senza appello. Il suo messaggio ai giovani era inequivocabile: "A cosa serve mettere le bombe a Wall Street? Se vuoi cambiare il sistema, cambia il sistema, non serve a niente ammazzare la gente. Se vuoi la pace non la otterrai mai con la violenza. Ditemi quale rivoluzione violenta ha funzionato. L'hanno fatto gli irlandesi, i russi, i francesi, i cinesi, e questo dove li ha portati? Da nessuna parte. E' sempre lo stesso vecchio gioco. Chi guidera' il crollo? Chi prendera' il potere? I peggiori distruttori. Sono sempre loro ad arrivare primi. Quello che ho detto in molte mie canzoni e': cambiate la vostra testa. L'unico sistema per assicurare una pace durevole e' cambiare la nostra mentalita': non c'e' altro metodo".

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Isis. Il califfato di Abu Bakr al-Baghdadi vuole espandere con il terrore della jihad globale una nuova realta' statuale: confini, conquiste, leggi, potere. Esattamente il contrario della visione di Lennon che il primo aprile del 1973 annunciava la nascita di Nutopia. In una conferenza stampa si dichiara ufficialmente ambasciatore di Nutopia, un "paese concettuale" senza confini, senza muri, senza passaporti. La bandiera di Nutopia e' un fazzoletto bianco e l'inno internazionale e' inciso nell'album "Mind Games": una traccia muta con cinque secondi di silenzio. Per diventare cittadini di Nutopia basta aderire alla sua Costituzione, che e' il testo della canzone "Imagine" ("Immagina che non esistano frontiere, niente per cui uccidere o morire"). Tutti i cittadini di Nutopia sono suoi ambasciatori nel mondo. Lennon chiese all'Assemblea generale delle Nazioni Unite di riconoscere il paese di Nutopia. Non fu preso sul serio, ma se oggi all'Onu ci fosse un seggio per Nutopia, forse avremmo una possibilita' in piu' contro il Califfato.

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Guerra. Tutto cio' che era in suo potere di fare contro la guerra, l'ha tentato. In primis contro la guerra del Vietnam (1960-1975), restituendo l'onorificenza Mbe da Baronetto per protestare contro il coinvolgimento della Gran Bretagna nell'industria bellica mondiale, organizzando il famosissimo concerto Live Peace in Toronto (13 settembre 1969); si coinvolge in manifestazioni, iniziative pubbliche, finanzia i movimenti pacifisti come la Cnd (Campaign for Nuclear Disarmament). Per il Natale del 1969 fa riempire le citta' americane e le principali capitali del mondo con giganteschi manifesti con la scritta "War is over" ("la guerra e' finita - se tu lo vuoi", firmati "con amore, John e Yoko, da NY"). Durante la campagna elettorale presidenziale del 1973, in ogni angolo d'America dove c'e' un'iniziativa elettorale con Nixon, li' John organizza un concerto rock di protesta contro la guerra che attira migliaia di giovani invitati a disertare la manifestazione del partito repubblicano.

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Pace. Il viaggio di nozze con Yoko (20 marzo 1969) diventa un'occasione per promuovere la pace nel mondo, inventando il "bed in": una settimana in una camera da letto d'albergo, la numero 702 dell'Hilton di Amsterdam, lui e Yoko, a rilasciare interviste a giornali di tutto il mondo sul tema della pace. L'evento ha un successo enorme, e viene ripetuto nella suite 1742 del Fairmont Queen Elizabeth Hotel di Montreal, dove viene composta la canzone "Give Peace a Chance", che e' ora l'inno del movimento pacifista mondiale. Insieme a Yoko compra intere pagine dei giornali americani per pubblicare i loro pensieri di pace. E' nell'ambito di quella campagna pacifista che John invia ad una cinquantina di leader mondiali e capi di Stato due ghiande ciascuno, dicendo loro di sotterrarle e guardare la crescita della quercia, cosi' l'idea della pace gli sarebbe entrata in testa (un bel connubio di pace ed ecologia, che ci richiama alla conferenza Cop21 di Parigi).

Curiosita': il maresciallo Tito, allora capo della Jugoslavia, fu entusiasta dell'iniziativa e pianto' le due ghiande nel cortile della residenza presidenziale di Belgrado. Le due ghiande sono cresciute e diventate due alte querce che oggi hanno 45 anni e costituiscono una sorta di monumento vivente alla pace in Serbia.

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Nonviolenza. John Lennon non e' solo nostalgia. Era un artista completo, le sue opere ci parlano ancora oggi. Era un visionario, con uno sguardo proiettato nel futuro. Per questo i giovani di Parigi dopo la strage del Bataclan cantavano "Imagine", che e' un inno alla speranza.

La sua visione nonviolenta era molto chiara: "I fini non giustificano i mezzi. Dobbiamo imparare dai metodi utilizzati da Gandhi e da Martin Luther King. La gente ha gia' il potere; tutto quello che noi dobbiamo fare e' prenderne coscienza. Alla fine accadra', deve accadere. Potrebbe essere adesso o fra cento anni, ma accadra'. Credo che gli anni sessanta siano stati un grande decennio. Sono stati la gioventu' che si e' riunita e ha detto: crediamo in Dio, crediamo nella speranza e nella verita', ed eccoci tutti insieme in pace. I giovani hanno speranze perche' sperano nel futuro e se sono depressi per il loro futuro allora siamo nei guai. Noi dobbiamo tenere viva la speranza tenendola viva fra i giovani. Io ho grandi speranze per il futuro".

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Natale. Infine, una risposta John Lennon la da' anche a coloro che brandiscono statuine del presepio e canti natalizi come un'arma contro il nemico, il diverso. E' contenuta nel testo della sua canzone-manifesto "Happy Christmas (War is over)" - Buon Natale (la guerra e' finita):

"E cosi' questo e' il Natale (la guerra e' finita)

per i deboli e per i forti (se lo vuoi)

per i ricchi e per i poveri (la guerra e' finita)

il mondo e' cosi' sbagliato (se lo vuoi)

e cosi' buon Natale (la guerra e' finita)

per i neri e per i bianchi (se lo vuoi)

per i gialli e per i neri (la guerra e' finita)

fermiamo tutte le guerre (adesso)".

 

9. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it, facebook: associazioneerinna1998

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

10. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Walter Moretti, Torquato Tasso, Laterza, Roma-Bari 1979, pp. 128.

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Fantascienza

- John Brunner, La scacchiera, Mondadori, Milano 1969, 2015, pp. 294, euro 6,50.

- Fritz Leiber, Il libro del tempo, Mondadori, Milano 1992, 2015, pp. 420, euro 7,90.

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Gialli

- Donald E. Westlake, Edgar Wallace, G. K. Chesterton, Delitti al castello, Mondadori, Milano 2015, pp. 308, euro 6,90.

 

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LE DUE ROSE

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La Rosa rossa contro la guerra

La Rosa bianca contro il nazismo

Per la pace e i diritti umani

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Numero 5 dell'11 dicembre 2015