[Nonviolenza] Telegrammi. 2132



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2132 del 10 ottobre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Peppe Sini: Per la Giornata internazionale contro la pena di morte

2. Amnesty International: Dieci motivi per dire no alla pena di morte

3. Hic et nunc, quid agendum

4. Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo: Un appello per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"

5. Verso la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" del 25 novembre

6. Per sostenere il centro antiviolenza "Erinna"

7. In memoria di Maximilien Rubel e di Andrea Zanzotto

8. Ogni vittima ha il volto di Abele: oggi a Viterbo ed ovunque (2002)

9. Una commemorazione a Viterbo il 4 novembre contro tutte le guerre (2002)

10. Le amare esperienze scolastiche di Giobbe Santabarbara: Odradek (2002)

11. Segnalazioni librarie

12. La "Carta" del Movimento Nonviolento

13. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA PENA DI MORTE

 

Ricorre il 10 ottobre la Giornata internazionale contro la pena di morte.

Che e' quindi anche una giornata di impegno contro tutte le uccisioni, quelle commesse da soggetti e poteri esplicitamente illegali e quelle commesse da poteri legali e finanche ordinamenti giuridici che in quanto si fanno assassini divengono illegali anch'essi poiche' il fondamento di ogni legalita' e' il rispetto della vita degli esseri umani.

Ed e' quindi altresi' anche una giornata di impegno contro tutte le guerre, poiche' tutte le guerre sempre e solo consistono dell'uccisione di esseri umani.

Ed e' infine altresi' una giornata di impegno per salvare le vite: poiche' chi omette di soccorrere le persone in pericolo della loro morte si fa corresponsabile.

Vi e' quindi un solo modo di celebrare degnamente questa giornata, di accoglierne autenticamente l'appello: opponendosi a tutte le uccisioni, a tutte le guerre, a tutti i poteri assassini; opponendosi a tutte le armi e a tutti gli eserciti; opponendosi a tutte le violenze con la scelta della nonviolenza; impegnandosi a difendere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani e dell'unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

 

2. RIFLESSIONE. AMNESTY INTERNATIONAL. DIECI MOTIVI PER DIRE NO ALLA PENA DI MORTE

[Dal sito di Amnesty International (www.amnesty.it) riprendiamo e diffondiamo]

 

1. Viola il diritto alla vita

La Dichiarazione universale dei diritti umani e altri trattati regionali e internazionali, che chiedono l'abolizione della pena di morte, riconoscono il diritto alla vita. Un riconoscimento sostenuto anche dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite che, nel 2007 e nel 2008, ha adottato una risoluzione che chiede, fra l'altro, una moratoria sulle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena di morte.

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2. E' una punizione crudele e disumana

Non esiste alcuna giustificazione alla tortura o a trattamenti crudeli e disumani. Secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani: "Nessun individuo potra' essere sottoposto a tortura o a trattamenti o punizioni crudeli, inumane o degradanti". Come la tortura, un'esecuzione costituisce una forma estrema di aggressione fisica e mentale nei confronti di un individuo. La sofferenza fisica causata dall'azione di uccidere un essere umano non puo' essere quantificata, ne' puo' esserlo la sofferenza mentale causata dalla previsione della morte che verra' per mano dello Stato. Sebbene le autorita' dei paesi mantenitori continuino a cercare procedure sempre piu' efficaci per eseguire una condanna a morte, e' chiaro che non potra' mai esistere un metodo umano per uccidere.

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3. Non e' stato mai dimostrato il suo valore deterrente

Non e' corretto assumere che una persona che commette un omicidio lo faccia dopo aver valutato razionalmente le conseguenze. Spesso gli omicidi sono commessi in momenti in cui l'emozione ha il sopravvento sulla ragione o sotto l'influenza di droghe o alcool. A volte la persona violenta soffre di gravi disturbi mentali o presenta comunque una certa instabilita' psicologica. Chi commette un reato grave con premeditazione, puo' decidere di farlo nonostante i rischi, pensando di non essere preso o ritenendo che la ricompensa che ottiene ha un valore maggiore rispetto alla pena che potrebbe rischiare. La chiave della deterrenza risiede nell'aumentare le probabilita' che chi commette un reato sia arrestato e condannato. Nessuno studio ha mai dimostrato che la pena di morte sia un deterrente piu' efficace di altre punizioni.

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4. Uno stato che uccide compie un omicidio premeditato

La pena di morte e' un sintomo di una cultura di violenza, non una soluzione a essa. Eseguendo una condanna a morte, lo stato commette un omicidio e dimostra la stessa prontezza del criminale nell'uso della violenza fisica. Alcuni studi hanno non solo dimostrato come il tasso di omicidi sia piu' alto negli stati che applicano la pena di morte rispetto a quelli dove questa pratica e' stata abolita, ma anche come questo aumenti rapidamente dopo le esecuzioni: un incremento simile a quello causato da eventi pubblici violenti come le stragi.

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5. E' sinonimo di discriminazione e repressione

La pena di morte e' usata in modo sproporzionato contro le persone piu' svantaggiate. Chi appartiene a una classe sociale povera non dispone mai dei mezzi economici necessari per affrontare un processo capitale. Una difesa d'ufficio non sempre si rivela essere adeguata. La pena di morte e' spesso sinonimo di discriminazione razziale, religiosa ed etnica. E' usata nei confronti di persone affette da disturbi mentali e minorenni all'epoca del reato. Nelle mani di regimi autoritari, la pena capitale e' uno strumento di minaccia e repressione che riduce al silenzio gli oppositori politici.

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6. Non da' necessariamente conforto ai familiari della vittima

Un'esecuzione non puo' ridare vita alla vittima ne' cancellare per sempre la sofferenza provata dalla sua famiglia. Lontana dal mitigare il dolore, la lunghezza del processo non fa altro che prolungare la sofferenza dei familiari della vittima, fino alla conclusione dove una vita viene presa per un'altra vita, in una forma di vendetta legalizzata.

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7. Un errore giudiziario puo' uccidere un innocente

Il rischio di mettere a morte una persona innocente resta legato in modo indissolubile alla pena di morte. Negli Usa, sono piu' di 130 le persone che sono state rilasciate dal braccio della morte a seguito di sviluppi che ne hanno dimostrato l'innocenza dopo la chiusura del processo. Diversi altri condannati, invece, sono stati messi a morte nonostante la presenza di forti dubbi sulla loro colpevolezza. Una difesa legale inadeguata, le false testimonianze e le irregolarita' commesse da polizia e accusa sono tra i principali fattori che determinano la condanna a morte di un innocente. In altri paesi, il segreto di Stato che circonda la pena capitale impedisce una corretta valutazione di questo fenomeno. In Arabia Saudita sono frequenti i processi iniqui, spesso svolti in una lingua sconosciuta all'imputato. In Cina e in Iran, le confessioni sono spesso estorte sotto tortura.

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8. Infligge sofferenza ai familiari dei condannati

La pena capitale ha effetto sulla famiglia, sugli amici e su tutti coloro che sono vicini al condannato a morte. Come conseguenza di un'esecuzione, i familiari di un prigioniero messo a morte, che generalmente non hanno avuto niente a che fare con il reato per il quale e' stato condannato, provano lo stesso atroce senso di perdita avvertito dai familiari, dagli amici e dai conoscenti della vittima di un omicidio.

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9. Nega qualsiasi possibilita' di riabilitazione

La pena di morte e' incompatibile con la dignita' umana. Qualunque sia il metodo scelto per uccidere il condannato, l'uso della pena di morte nega la possibilita' di riabilitazione, di riconciliazione e respinge l'umanita' della persona che ha commesso un crimine. Amnesty International ritiene che il modo corretto per prevenire la reiterazione del reato sia una revisione delle procedure per la liberta' condizionale e un serio monitoraggio psicologico durante la detenzione. In nessun caso la risposta puo' essere trovata nell'aumentare il numero delle esecuzioni.

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10. Non rispetta i valori di tutta l'umanita'

I diritti umani sono universali, indivisibili e interdipendenti. Derivano da molte e diverse tradizioni nel mondo e sono riconosciuti da tutti i membri delle Nazioni Unite come standard verso i quali hanno accettato di conformarsi. Tutte le religioni promuovono pieta', compassione e perdono nei loro insegnamenti. In ogni zona del mondo e attraversando ogni confine religioso e culturale, esistono paesi che hanno abolito la pena di morte per legge o nella pratica. E' sull'insieme di questi valori che Amnesty International basa la sua opposizione alla pena di morte.

 

3. REPETITA IUVANT. HIC ET NUNC, QUID AGENDUM

[Riproponiamo ancora una volta]

 

Occorre soccorrere, accogliere, assistere tutti gli esseri umani in fuga dalla fame e dalle guerre.

Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in modo legale e sicuro nel nostro paese.

Occorre andare a soccorrere e prelevare con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti tutti i migranti lungo gli itinerari della fuga, sottraendoli agli artigli dei trafficanti.

Occorre un immediato ponte aereo di soccorso internazionale che prelevi i profughi direttamente nei loro paesi d'origine e nei campi collocati nei paesi limitrofi e li porti in salvo qui in Europa.

Occorre cessare di fare, fomentare, favoreggiare, finanziare le guerre che sempre e solo consistono nell'uccisione di esseri umani.

Occorre proibire la produzione e il commercio delle armi.

Occorre promuovere la pace con mezzi di pace.

Occorre cessare di rapinare interi popoli, interi continenti.

In Italia occorre abolire i campi di concentramento, le deportazioni, e le altre misure e pratiche razziste e schiaviste, criminali e criminogene, che flagrantemente confliggono con la Costituzione, con lo stato di diritto, con la democrazia, con la civilta'.

In Italia occorre riconoscere immediatamente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone residenti.

In Italia occorre contrastare i poteri criminali, razzisti, schiavisti e assassini.

L'Italia realizzi una politica della pace e dei diritti umani, del disarmo e della smilitarizzazione, della legalita' che salva le vite, della democrazia che salva le vite, della civilta' che salva le vite.

L'Italia avvii una politica nonviolenta: contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Salvare le vite e' il primo dovere.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

 

4. REPETITA IUVANT. MOVIMENTO NONVIOLENTO, PEACELINK E CENTRO DI RICERCA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI DI VITERBO: UN APPELLO PER IL 4 NOVEMBRE: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

[Riproponiamo l'appello promosso gia' negli scorsi anni da Movimento Nonviolento, Peacelink e Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo per il 4 novembre: "Ogni vittima ha il volto di Abele"]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Movimento Nonviolento, per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink, per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo, per contatti: e-mail: nbawac at tin.it e centropacevt at gmail.com, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

5. REPETITA IUVANT. VERSO LA "GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE" DEL 25 NOVEMBRE

 

Si svolge il 25 novembre la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne".

Ovunque si realizzino iniziative.

Ovunque si contrasti la violenza maschilista e patriarcale.

Ovunque si sostengano i centri antiviolenza delle donne.

Ovunque si educhi e si lotti per sconfiggere la violenza maschilista e patriarcale, prima radice di tutte le altre violenze.

 

6. REPETITA IUVANT. PER SOSTENERE IL CENTRO ANTIVIOLENZA "ERINNA"

 

Per sostenere il centro antiviolenza delle donne di Viterbo "Erinna" i contributi possono essere inviati attraverso bonifico bancario intestato ad Associazione Erinna, Banca Etica, codice IBAN: IT60D0501803200000000287042.

O anche attraverso vaglia postale a "Associazione Erinna - Centro antiviolenza", via del Bottalone 9, 01100 Viterbo.

Per contattare direttamente il Centro antiviolenza "Erinna": tel. 0761342056, e-mail: e.rinna at yahoo.it, onebillionrisingviterbo at gmail.com, sito: http://erinna.it

Per destinare al Centro antiviolenza "Erinna" il 5 per mille inserire nell'apposito riquadro del modello per la dichiarazione dei redditi il seguente codice fiscale: 90058120560.

 

7. ANNIVERSARI. IN MEMORIA DI MAXIMILIEN RUBEL E DI ANDREA ZANZOTTO

 

Ricorre oggi, 10 ottobre, l'anniversario della nascita di Maximilien Rubel (Cernovci, 10 ottobre 1905- Parigi, 28 febbraio 1996) e di Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 - Conegliano, 18 ottobre 2011).

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Anche nel ricordo di Maximilien Rubel e di Andrea Zanzotto proseguiamo nell'azione nonviolenta per la pace e i diritti umani; contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.

Vi e' una sola umanita' in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' e la biosfera.

 

8. HERI DICEBAMUS. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE: OGGI A VITERBO ED OVUNQUE (2002)

[Nuovamente riproponiamo]

 

Il 4 novembre, dalle ore 8 alle ore 8,30, in piazza del sacrario a Viterbo, il Centro di ricerca per la pace, in dolore e silenzio, commemora tutte le vittime di tutte le guerre, dichiara il diritto e il dovere di ogni essere umano come delle istituzioni di operare affinche' mai piu' si facciano guerre, denuncia l'oscenita' dei festeggiamenti della guerra e dei suoi apparati da parte dei poteri militari e politici che nuove guerre e nuove stragi preparano.

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell)

"L'Italia ripudia la guerra" (art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana)

Il 4 novembre, anniversario della conclusione per l'Italia della "inutile strage" della prima guerra mondiale, il Centro di ricerca per la pace di Viterbo commemorera' tutte le vittime di tutte le guerre a Viterbo, in piazza del sacrario, dalle ore 8 alle ore 8,30.

La cerimonia sara' austera, composta, meditativa, silenziosa: come e' giusto quando si rivolge il pensiero ad esseri umani defunti, e massime quando si rivolge il pensiero ad esseri umani assassinati.

Essa consistera' nella deposizione di un omaggio floreale e in una meditazione silenziosa.

Essa attestera' l'impegno morale e civile di opporsi a tutte le guerre, che - come disse con espressione indimenticabile Mohandas Gandhi - sono sempre omicidi di massa.

La cerimonia si svolgera' dalle ore 8 alle ore 8,30. Un orario scelto anche per demarcare la distanza temporale e morale dalla oscena festa di esaltazione della guerra e dei suoi apparati che alcune ore dopo, in guisa di effettuale profanazione del riposo delle vittime, si terra' da parte dei comandi militari e politici.

La cerimonia austera e silenziosa delle persone amanti della pace e addolorate per tutte le vittime delle guerre, contrapporra' visibilmente il silenzio del lutto e della fraternita' e sororita' umana, alla retorica e al frastuono degli osceni festeggiamenti "necrofili e insensati" (per usare le parole di Miguel de Unamuno) che poche ore dopo saranno esibiti da quegli stessi comandi politici e militari che la morte delle vittime di tutte le guerre festeggiano con l'esaltare la guerra ed i suoi esiti e i suoi apparati, e che prolungano il  crimine della guerra preparando, promuovendo, avallando ed eseguendo nuove guerre omicide e onnicide.

Il Centro di ricerca per la pace non partecipera' ai cinici ed offensivi festeggiamenti della morte e delle stragi organizzati dai comandi militari e politici, e denuncia con cio' come quelle lugubri e irresponsabili parate siano scherno malvagio e orribile umiliazione per le vittime della guerra, simbolico ucciderle ancora una volta.

Il Centro di ricerca per la pace chiama tutte le persone di volonta' buona ad essere costruttrici di pace, ed in particolare chiama tutti i cittadini italiani, e quindi anche tutte le istituzioni italiane, al rispetto piu' rigoroso della legalita' costituzionale, fondamento del nostro ordinamento giuridico e presidio delle nostre comuni liberta' e dei diritti di tutti quanti nel nostro territorio si trovino. E' la Costituzione della Repubblica Italiana che reca all'art. 11 il principio fondamentale, e il valore supremo, espresso con le lapidarie parole "L'Italia ripudia la guerra".

Ogni vittima ha il volto di Abele.

L'Italia ripudia la guerra.

Mai piu' si faccia guerra: solo questo impegno rende lecito accostarsi alle vittime delle guerre in dolore e in solidarieta'. Chi ancora la guerra permette, promuove e propugna, le vittime offende e schernisce, ed aggredisce e disonora l'umanita' intera.

 

9. HERI DICEBAMUS. UNA COMMEMORAZIONE A VITERBO IL 4 NOVEMBRE CONTRO TUTTE LE GUERRE (2002)

[Nuovamente riproponiamo]

 

Questa mattina in piazza del sacrario a Viterbo si e' svolta la cerimonia di commemorazione delle vittime di tutte le guerre promossa dal Centro di ricerca per la pace con il motto "Ogni vittima ha il volto di Abele" e con l'impegno sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana: "L'Italia ripudia la guerra".

Nel silenzio e nel raccoglimento piu' profondi e' stato deposto un fiore dinanzi al sacello delle vittime della prima guerra mondiale, un altro fiore e' stato deposto dinanzi al monumento che ricorda le vittime della seconda guerra mondiale, ed un terzo dinanzi alla lapide che ricorda in particolare le vittime del nazifascismo.

La cerimonia ha avuto inizio alle ore 8 e si e' conclusa alle ore 8,30. La scelta dell'orario e' stata determinata dalla precisa e netta volonta' di distanziare temporalmente oltre che sul piano morale l'iniziativa di commemorazione delle vittime delle guerre promossa dalla struttura pacifista, rispetto alla "festa della guerra e degli apparati di morte" che alcune ore dopo sara' oscenamente inscenata dai comandi militari e dalle autorita' politiche.

Possa venire presto un tempo in cui non si permettera' piu' di insultare la memoria delle vittime della guerra; possa venire presto un tempo in cui sara' proibito di oscenamente festeggiare la guerra, l'uccidere, gli apparati di morte; possa venire un tempo in cui si adempia la speranza e la profezia del compianto padre Ernesto Balducci: che la guerra, uscita per sempre dalla sfera della razionalita', sia infine cancellata dalla storia umana.

Conclusasi l'iniziativa, il responsabile del Centro di ricerca per la pace ha diffuso la seguente dichiarazione:

1. La guerra e' nemica dell'umanita', poiche' essa consiste nell'uccisione di esseri umani. Non solo: nell'epoca aperta dall'orrore di Hiroshima la guerra mette in pericolo la sopravvivenza stessa della civilta' umana. Cosicche' e' un indispensabile imperativo morale e civile, e un cruciale necessario progresso culturale e politico, il ripudio assoluto della guerra, la sua assoluta e definitiva esclusione dal novero dei mezzi a disposizione dell'umanita' per gestire e risolvere i conflitti.

2. Vanno smascherati e confutati gli speciosi sofismi di quanti la guerra propugnano:

- La guerra non e' efficiente nel contrastare il terrorismo: poiche' essa e' prosecuzione e seminagione di stragi, odio e terrore: essa e' il trionfo del terrorismo; e' terrorismo elevato all'ennesima potenza.

- La guerra non e' efficiente nel contrastare le dittature: poiche' essa le dittature provoca e moltiplica, e poiche' essa stessa riducendo gli esseri umani a nulla e' dittatura e nichilismo nella sua essenza e nel suo farsi.

- La guerra non e' di natura diversa dall'omicidio: solo che essa omicidi esegue su scala di massa. E' quindi ingigantimento dell'omicidio, omicidio in forma di strage. E poiche' giustamente consideriamo un progresso grande e un provvedimento necessario - fortunatamente in Italia gia' inserito nell'ordinamento - l'abolizione dai sistemi penali della cosiddetta "pena di morte" (scilicet: omicidio di eseri umani da parte di ordinamenti giuridici), a maggior ragione dobbiamo estendere tale giudizio e tale interdetto alla guerra, che appunto consiste nell'irrogazione della morte a tanti esseri umani oltretutto senza processo e nella gran parte di essi del tutto innocenti di qualsivoglia crimine. Se prendiamo sul serio la nostra stessa legislazione penale, a maggior ragione la guerra e' incompatibile col nostro stato di diritto, con la nostra democrazia, con la nostra civilta' giuridica, con la nostra civile convivenza.

3. Solo chi ripudia la guerra e' fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana e alla Carta delle Nazioni Unite, ovvero alle fondamentali fonti di diritto cui tutti dovremmo ispirarci nel nostro agire. Con riferimento alla Costituzione della Repubblica Italiana, che all'articolo 11 inequivocabilmente ed irrevocabilmente "ripudia la guerra", va sottolineato che siamo in presenza di un obbligo di legge per tutti cogente, non eludibile da parte di alcun cittadino italiano, non eludibile da parte di alcuna istituzione italiana che in tanto e' legittima in quanto fedele alla Costituzione.

4. Ma infine e decisivamente: la guerra consiste nell'uccidere, nega quindi il diritto alla vita. ma se si nega il diritto alla vita, cessa la base materiale di tutti i diritti umani e il primo e fondante di essi diritti; e cessa altresi' la possibilita' della convivenza, della societa', della civilta'; e cessa infine l'umanita' stessa come esistenza concreta degli individui che la compongono, come solidarieta' che tutti gli esseri umani tiene insieme, come impresa ed essenza comune - la cultura umana, la civilta' umana, la condizione umana, l'umana famiglia - di tutti gli esseri umani passati, presenti e futuri; e come sentimento, come concetto, come realta'.

5. Le vittime delle guerre passate devono essere un perenne monito affinche' non abbiano luogo nuove guerre che nuove vittime provocherebbero. Il rispetto alle vittime dovuto deve estrinsecarsi nell'impegno ad impedire che nuove vittime vi siano.

6. Solo chi si oppone a nuove guerre esprime sincero lutto e solidarieta' autentica per le vittime delle guerre passate. Chi invece nuove guerre propugna, prepara, decide, avalla, comanda ed esegue e' indegno di commemorare le vittime delle guerre passate, poiche' col suo agire nuovamente le uccide e le umilia.

7. Solo se si e' costruttori di pace si e' avversari della guerra. E solo se si e' avversari della guerra si raccoglie il muto messaggio delle vittime della guerra, l'appello che dal loro volto, dalla loro vicenda promana. E per essere costruttori di pace occorre fare la scelta teoretica e pratica, morale e civile, della nonviolenza. La nonviolenza e' la scelta dell'opposizione integrale, la piu' nitida e la piu' intransigente, alla violenza in tutte la sue forme: alle oppressioni, come alle dittature, come al terrorismo, come alle guerre. La nonviolenza, come ebbe a scrivere Aldo Capitini, e' il varco attuale della storia.

 

10. HERI DICEBAMUS. LE AMARE ESPERIENZE SCOLASTICHE DI GIOBBE SANTABARBARA: ODRADEK (2002)

[Nuovamente riproponiamo]

 

Un giorno qualunque in un liceo qualunque: uno studente acuto, vivace, fortemente assertivo, con piglio di leader, mi spiega seccato che "non possiamo aspettare che i terroristi ci attacchino di nuovo", e che quindi "occorre colpire subito". Colpire chi? Colpire come? Colpire perche'? E cosa significa che "non possiamo aspettare"? E di quali "terrroristi" stiamo parlando?

Ma prima facciamo un passo indietro.

*

Stavo invitando gli studenti di quella classe a riflettere seriamente e onestamente sulle conseguenze logiche degli argomenti che i propagandisti della guerra adducono in pro delle stragi che alcuni stati si apprestano a compiere. Ed all'incirca dicevo cosi':

a) Se si sostiene che il fatto che un regime abbia aiutato gruppi terroristici a commettere stragi sia ragion sufficiente a bombardare la popolazione del paese da quel regime dominato, allora essendo il governo e gli apparati degli Stati Uniti d'America certissimamente responsabili di aver sostenuto il golpe cileno dell'11 settembre 1973 (ed inifinite altre efferatezze) dovrebbero innanzitutto bombardare se stessi.

b) Se si sostiene che il possesso o l'intenzione di procurarsi armi di sterminio di massa da parte di un regime sia ragion sufficiente a bombardare la popolazione del paese da quel regime dominato, allora essendo il governo e gli apparati degli Stati Uniti d'America certissimamente detentori ed utilizzatori di esse (contro popolazioni civili innocenti ed inermi a Hiroshima e Nagasaki), dovrebbero innanzitutto bombardare se stessi.

c) Se si sostiene - e giustamente - che le stragi terroristiche di vittime innocenti sono una disumana mostruosita', allora la guerra, che di ripetute stragi terroristiche di vittime innocenti consiste, e' mostruosita' delle mostruosita', terrorismo del terrorismo.

d) Se si sostiene che la presenza in un paese di gruppi criminali sia ragion sufficiente a bombardare la popolazione di quel paese, allora l'Italia in cui allignano mafia, 'ndrangheta e camorra (di cui innanzitutto il popolo italiano e' vittima), dovrebbe essere bombardata da noi stessi e dai nostri stessi alleati (che cosi' bombarderebbero proprio le vittime di mafia, 'ndrangheta e camorra).

e) Se si sostiene che la complicita' coi poteri occulti e criminali da parte di un governo sia ragion sufficiente a bombardare la popolazione del paese che esso governa, esiste un paese al mondo in cui non si siano dati sciagurati fenomeni di contiguita' tra i poteri politici e i poteri occulti e criminali? E che si dovrebbe dire ad esempio di un paese, l'Italia, governato da un ex-aderente alla loggia P2? O di un paese, gli Stati Uniti d'America, il cui governo ha finanziato lungamente e lautamente i gruppi armati da cui emerge Al Quaeda?

f) Se si sostiene che il legame tra poteri economici legali dominanti e poteri criminali sia ragion sufficiente a bombardare la popolazione del paese ove quei poteri economici hanno le loro basi, esiste un paese al mondo in cui non si siano dati sciagurati fenomeni di contiguita' tra poteri economici legali dominanti e poteri criminali? Chi ha creato, finanziato e addestrato gli squadroni della morte in tutta l'America Latina? Chi ha fornito attraverso gli appalti pubblici le risorse per l'accumulazione originaria di capitale attraverso cui la mafia ha preso slancio alla conquista dei mercati illegali transnazionali?

g) Se si sostiene che al terrorismo si possa contrapporrre la guerra, questo non implica aggiungere a una strage infinite stragi? Non e' forse la magnificazione, l'ingigantimento del terrorismo (e dunque il trionfo e l'apoteosi del terrorismo)?

*

Ma quella obiezione sposta il ragionamento su di un altro versante, non meno importante: ci invita a riflettere sul significato di una formula aberrante come quella della "guerra preventiva". E quindi su questo occorre riflettere. Ho proposto questo schema di ragionamento:

a) e' una conquista degli ordinamenti giuridici evoluti che un soggetto possa essere punito per un reato che ha commesso, non per un reato che non ha commesso. Io posso anche sospettare che il benzinaio all'angolo potrebbe nottetempo andare a incendiare il Louvre, ma finche' non ho prove certe di questo non posso chiederne l'arresto come piromane. O anche: posso sospettare che qualunque cacciatore in quanto detentore di un fucile potrebbe un domani spararmi addosso poiche' alla caccia mi oppongo, ma finche' non ho prove certe che un attentato omicida alla mia persona stia preparando non posso certo chiamare il 113.

b) la "guerra preventiva" e' un assurdo giuridico, morale e logico, poiche' e' lo scatenamento di stragi con la motivazioni che altri potrebbero in futuro scatenare stragi. Riducendo la questione ai minimi termini e' pretendere di poter commettere omicidi in nome del fatto che altri potrebbero in futuro commettere omicidi. Una specie di faida a cronologia invertita. Con questa logica qualunque criminale rivendicherebbe l'impunita', poiche' chi puo' dire che la sua vittima se fosse restata viva non avrebbe potuto un giorno uccidere il suo uccisore magari investendolo in un incidente stradale?

c) E ancora: cosa significa "non possiamo aspettare"? Se completiamo la frase col suo contenuto implicito essa dice: non aspettiamo che altri uccidano, uccidiamo noi per primi. E' un pensiero aberrante, criminogeno e criminale, del tutto subalterno alla logica dell'uccidere, antitetico al criterio fondamentale della civilta', ovvero la scelta della convivenza tra gli esseri umani, il riconoscimento del diritto alla vita di ogni essere umano. Ha scritto memorabilmente don Lorenzo Milani, e noi non ci stancheremo giammai di ripeterlo: "in lingua italiana lo sparare prima si chiama aggressione e non difesa".

d) E naturalmente non vi e' alcun bisogno di aggiungere che la cosidddetta "guerra contro il terrorismo" non solo non e' efficiente contro i terroristi, ma in quanto uccide vittime innocenti e' essa stessa terrorismo e la spirale terroristica alimenta in una escalation di vittime, di stragi, di odio, di vendette.

Ma fermiamoci qui per adesso.

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Mi avvedo che il mio argomentare non ha minimamente scalfito la posizione dell'interlocutore che replica duro che io sarei "dimentico delle nostre vittime" (questa formula ambigua: "le nostre vittime" sono quelle che subiamo o quelle che facciamo? O ambedue? E cosa significa "nostre" in questo contesto?) e opponendomi alla guerra sarei "oggettivamente" (l'avverbio preferito di Stalin) complice dei terroristi.

Provo a proseguire la discussione, accettando questo ennesimo spostamento del discorso, che e' passato dall'astratto del "colpire subito" all'accusa personale di "intelligenza col nemico". Non si dovrebbe accettare questo slittamento, ma insomma, se si insegna nelle scuole occorre recare testimonianza personale, poiche' come diceva sempre don Milani per fare una buona scuola piu' che le tecniche conta l'esempio.

E per mia fortuna sono uno di quelli che quando l'Italia forniva armi al regime iracheno ero tra i promotori di azioni nonviolente che quel business assassino denunciavano; e sono uno di quelli che quando regimi dittatoriali dell'est e del sud opprimevano - come tutora in tanta parte del mondo avviene - le popolazioni da essi dominate, nei limiti delle mie possibilita' non ho fatto mancare la mai protesta e il mio aiuto agli oppressi, mentre i poteri politici ed economici che oggi voglio scatenare la guerra facevano ricchi profitti in combutta con quei regimi; e sono uno di quelli che ha preso parte alla lotta contro i poteri criminali e che al terrorismo sempre si e' opposto (anche quando una parte non piccola della popolazione di questo paese era ignava o peggio indulgente).

Perche' sono un amico della nonviolenza, e credo che ad ogni violenza opporsi occorra. Cosicche' credo di avere, come si dice, "le carte in regola" per dire ad un tempo no alla guerra, no al terrorismo e no alle dittature. E proporre vie di pace e di giustizia, di gestione nonviolenta dei conflitti, di costruzione di civile convivenza nell'unica terra che abbiamo e che e' di tutta l'umanita'.

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Ma quello studente non l'ho persuaso a un supplemento di rfilessione. Lo vedo saldo nella sua pietrificata certezza, lo vedo dallo sguardo scintillante, dal sorriso beffardo, dalla postura rigida del corpo. Non ho saputo trovare una via di comunicazione, non ho saputo abbattere il muro. Me ne cruccio ancora. Posso solo sperare che voglia proseguire un dialogo, posso solo sperare che voglia cercare ancora.

 

11. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Letture

- Alessandro Langiu, Maurizio Portaluri, Di fabbrica si muore, Manni, San Cesario di Lecce 2008, pp. 104, euro 11.

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Riletture

- Milan Kundera, Lo scherzo, Adelphi, Milano 1986, Superpocket - R. L. Libri, Milano 2003, pp. 368.

- Milan Kundera, Amori ridicoli, Mondadori, Milano 1973, pp. 278.

- Milan Kundera, La vita e' altrove, Adelphi, Milano 1987, 2007, pp. 352.

 

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

13. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 2132 del 10 ottobre 2015

Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVI)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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