[Nonviolenza] Coi piedi per terra. 788



 

===================

COI PIEDI PER TERRA

===================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XVI)

Numero 788 dell'11 marzo 2015

 

In questo numero:

1. Un promemoria per l'incontro dell'11 marzo 2015 del "Tavolo per la pace" di Viterbo

2. La prima lettera di Guenther Anders a Claude Eatherly

3. La prima lettera di Claude Eatherly a Guenther Anders

 

1. INCONTRI. UN PROMEMORIA PER L'INCONTRO DELL'11 MARZO 2015 DEL "TAVOLO PER LA PACE" DI VITERBO

 

I principali argomenti all'ordine del giorno

I. La prosecuzione dell'iter delle due proposte di delibera "per l'istituzione della Consulta comunale per l'immigrazione" e "per la cittadinanza onoraria alle bambine e ai bambini non cittadine e cittadini italiani con cui la comunità viterbese ha una relazione significativa e quindi impegnativa", che il "Tavolo per la pace" ha proposto da mesi al Comune di Viterbo; a tal fine si segnala l'opportunità che le due proposte siano messe all'ordine del giorno delle prossime sedute del Consiglio comunale anche valorizzando la circostanza dello svolgimento dal 16 al 22 marzo dell'"XI settimana d'azione contro il razzismo" promossa dall'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) in collaborazione con l'Anci (Associazione nazionale Comuni d'Italia) e con il Miur (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca);

II. il concreto sostegno al centro antiviolenza "Erinna" (con riferimento anche alla doverosa richiesta che il Comune di Viterbo superando un lungo, iniquo ed incomprensibile ritardo consegni finalmente al centro antiviolenza "Erinna" i fondi per esso stanziati dalla Regione Lazio nel 2012, fondi a suo tempo già trasmessi al Comune ed ancora non consegnati al Centro antiviolenza cui erano diretti per la realizzazione delle sue indispensabili attività già realizzate e debitamente rendicontate);

III. l'eventuale presentazione di situazioni critiche e le eventuali proposte di iniziative concrete ed urgenti di solidarietà;

IV. l'esame e l'eventuale approvazione della proposta di documento programmatico ed organizzativo del Tavolo per la pace (si allega in calce la bozza);

V. il sostegno al percorso amministrativo per la realizzazione dello sportello comunale di informazione ed assistenza per le persone immigrate;

VI. il sostegno alla proposta di promuovere incontri di conoscenza e condivisione, di riconoscimento della comune appartenenza alla città e quindi alla comunità viterbese di tutte le persone e le comunità culturali variamente aggregate che nel territorio vivono;

VII. il sostegno al percorso tecnico ed amministrativo per la revoca degli atti amministrativi pregressi che configurino palesi violazioni dei diritti umani ovvero siano in contrasto con le guarentigie stabilite erga omnes nella Costituzione della Repubblica Italiana;

VIII. la prosecuzione dell'iniziativa per il recupero ad usi civili di aree e strutture già militari non più utilizzate o ampiamente sottoutilizzate;

IX. l'assunzione e l'impegno a promuovere la proposta di inviare una lettera ai sindaci affinché essi inviino una "lettera di auguri di buon compleanno" ai giovani stranieri nati e residenti in Italia domiciliati nei loro comuni che compiono 18 anni; lettera con cui li si informi del loro diritto di richiedere la cittadinanza italiana usufruendo entro il termine di un anno di una procedura semplificata rispetto a quella consueta assai più lenta e ardua;

X. la condivisione e realizzazione della proposta che il Tavolo proponga iniziative nelle scuole;

XI. la prosecuzione della discussione degli altri temi su cui nei mesi scorsi è stata avviata la riflessione senza ancora essere giunti a conclusioni operative;

XII. naturalmente l'incontro sarà anche occasione, come di consueto, per scambiarsi informazioni sulle iniziative realizzate, in corso e in programma da parte dei vari soggetti che partecipano al Tavolo;

XIII. ed ovviamente sarà anche possibile trattare gli ulteriori argomenti su cui vi fosse la disponibilità dei partecipanti (e sono naturalmente molti: da un approfondimento del concetto di pace, all'impegno specifico contro la guerra, al recupero di altri argomenti accennati in precedenti riunioni ma poi non sviluppati).

*

Alcune altre cose da ricordare

a) Si ricorda che il 19 marzo ricorre il primo anniversario del "Tavolo per la Pace": la prima riunione infatti si svolse il 19 marzo 2014; da allora il "Tavolo per la pace" ha promosso varie iniziative, tra cui la proposta da cui è scaturita la deliberazione del Consiglio comunale di inserimento della consulta per l'immigrazione nel novero delle consulte comunali (primo indispensabile passo per la sua concreta realizzazione); la celebrazione a Viterbo della "Giornata internazionale della nonviolenza" il 2 ottobre 2014 e l'attribuzione da parte del Comune del riconoscimento attestante la riconoscenza della città a quattro prestigiose personalità che per la pace, i diritti umani e la nonviolenza hanno operato: Umbertina Amadio, don Dante Bernini, Osvaldo Ercoli, Anna Maghi; l'organizzazione della rilevante partecipazione viterbese alla marcia Perugia-Assisi del 19 ottobre 2014; l'iniziativa viterbese in occasione della "Giornata nazionale contro il terrorismo, la guerra e la violenza" del 7 febbraio 2015;

b) il 20 marzo dovrebbe svolgersi un'iniziativa promossa dal centro antiviolenza "Erinna";

c) il 21 marzo si svolgerà in piazza del Sacrario l'iniziativa per i diritti umani promossa dallo "sportello di cultura lesbica";

d) si ricorda anche l'iniziativa della raccolta delle firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per la "Istituzione e modalità di funzionamento del Dipartimento della Difesa Civile non armata e nonviolenta", iniziativa della quale sono promotrici a livello nazionale molte delle associazioni che partecipano al Tavolo (dalle Acli all'Agesci, all'Arci, all'Operazione Colomba, ad altre ancora);

e) è in preparazione (la data dovrebbe essere l'11 aprile, anniversario della "Pacem in Terris") una "Giornata di studi per la pace in onore di don Dante Bernini" (che il 20 aprile compie 93 anni).

*

Il "Tavolo per la Pace" è promosso dal Comune di Viterbo e vi prendono parte singole persone così come rappresentanti di varie istituzioni ed associazioni impegnate per la pace, la solidarietà, i diritti umani e la nonviolenza.

Il "Tavolo per la Pace" è impegnato contro la guerra e tutte le uccisioni, contro il razzismo e tutte le persecuzioni, contro il maschilismo e tutte le oppressioni.

La partecipazione è aperta a tutte le persone, le associazioni e le istituzioni interessate a contribuire all'impegno per la pace e i diritti umani.

Per ogni comunicazione il punto di riferimento è Pigi Moncelsi: tel. 0761348590, cell. 3384613540, e-mail: pmoncelsi at comune.viterbo.it

*

Prima bozza di lavoro (del 3 novembre 2014) per la stesura del documento programmatico-organizzativo del Tavolo per la pace di Viterbo

Indice della bozza di documento

1. Costituzione e caratteristiche

2. Finalità e criteri

3. Attività

4. Riunioni e deliberazioni

5. Organizzazione, organi, forme e modi di rappresentanza

6. La struttura tecnico-organizzativa

7. Comunicazione interna ed esterna

8. Il rapporto con il Comune di Viterbo

9. Beni e bilancio

10. Scioglimento

11. Per quanto non previsto

1. Costituzione e caratteristiche

Il "Tavolo per la pace" di Viterbo (di qui in poi: Tavolo) è un luogo di incontro, di confronto e di iniziativa per la pace.

Esso è aperto a tutte le persone, le associazioni e le istituzioni impegnate per la pace, la solidarietà, i diritti umani, la difesa della biosfera, la nonviolenza.

Così come tutti i partecipanti mantengono la propria autonomia e quindi la partecipazione al Tavolo non li vincola (se non nel senso dell'ovvio impegno a tenere atteggiamenti coerenti ed esporre veritieramente i punti di vista), il Tavolo a sua volta è autonomo nelle sue decisioni e nelle sue attività da tutti i soggetti che vi partecipano e prende le sue decisioni solo attraverso formali deliberazioni con il metodo del consenso nel corso delle sue riunioni.

Il Tavolo non prevede adesioni formali: partecipa a pieno titolo chi è presente agli incontri.

Esso non ha avuto fin qui né un formale atto costitutivo, né uno statuto, né un regolamento; il presente documento traccia le linee-guida della sua attività.

Il "Tavolo per la pace" di Viterbo è stato promosso ed è sostenuto dal Comune di Viterbo che gli assicura un sostegno logistico ed organizzativo mettendo a disposizione una sede per le riunioni ed il supporto tecnico della struttura amministrativa.

Il Tavolo non è un organo del Comune, nei cui confronti è un soggetto del tutto indipendente.

2. Finalità e criteri

2.1. Impegno per la pace e i diritti umani

L'impegno per la pace e i diritti umani si estrinseca nell'ampiezza e nella pienezza dell'azione in difesa della vita, della dignità e dei diritti di tutti gli esseri umani, nel riconoscimento che tutti gli esseri umani appartengono alla medesima umanità e pertanto tutti sono eguali nel loro statuto di persone, e quindi nel loro inalienabile diritto al rispetto e alla solidarietà.

2.2. Opposizione alla guerra, al razzismo, al maschilismo

L'impegno per la pace e i diritti umani quindi si esprime nell'opposizione alla guerra ed a tutte le uccisioni, nell'opposizione al razzismo ed a tutte le persecuzioni, nell'opposizione alla violenza maschilista ed al femminicidio che ne è l'esito più atroce.

Vi è infatti un nesso tra guerra, razzismo e maschilismo: tutte e tre queste forme di oppressione e violenza negano la dignità della persona umana, deumanizzano una parte dell'umanità fino a giungere al suo criminale annientamento.

Infatti la guerra deumanizza gli esseri umani considerati "nemici"; il razzismo deumanizza gli esseri umani considerati "altri" rispetto ad una singola comunità; il maschilismo deumanizza metà del genere umano considerando le donne "inferiori" agli uomini (così peraltro deumanizzando altresì l'intero genere umano pretendendo di trasformare tutte le donne in vittime designate e tutti gli uomini in complici dell'oppressione esercitata in loro nome: ne consegue altresì che il maschilismo nel corso della storia è la prima radice di ogni altra forma di oppressione e violenza, e che non si può realizzare una società giusta e una civile convivenza se non si riconosce l'eguaglianza di diritti e di doveri di tutti gli esseri umani).

2.3. Solidarietà concreta, azione educativa, promozione della legalità, difesa della biosfera

L'impegno per la pace e i diritti umani peraltro si realizza anche nella solidarietà concreta, nell'azione educativa, nella promozione della legalità, nella difesa della biosfera.

Nella solidarietà concreta, ovvero nella condivisione dei beni, nell'ascolto reciproco, nell'aiuto donato da chi ne ha la possibilità a chi ne ha bisogno, nell'accoglienza e nell'assistenza che rendono effettivo e quindi efficace nella prassi il dovere universale di soccorrere e sostenere chi è nel dolore, nella paura, nell'oppressione; solidarietà concreta che è responsabilità che agisce, umanità che si riconosce.

Nell'azione educativa che tramanda la civiltà umana, consente la socializzazione, dà senso all'esistenza delle persone, appronta strumenti critici di comprensione ed interpretazione del mondo e di giudizio e condotta morale e civile nella società (e peraltro ogni azione buona, in quanto costituisce un esempio ed un'ispirazione per altri esseri umani, è sempre anche intrinsecamente educativa, ovvero testimonianza esortativa al vero, al giusto, al bene).

Nella difesa e nella promozione della legalità, in quanto garanzia della civile convivenza ed in quanto protezione del debole dall'arbitrio del forte: solo nella legalità è possibile la democrazia, solo nella democrazia è possibile l'autentica partecipazione di ogni persona al governo responsabile e adeguato della cosa pubblica ed alla condivisione del bene comune.

Nel rispetto e nella difesa della biosfera, che è sia la casa comune dell'umanità sia l'insieme del mondo vivente cui la stessa umanità appartiene: se non si difende l'ambiente naturale dalle devastazioni e dalle distruzioni si mette in pericolo la stessa sopravvivenza dell'umanità: è quindi palese il legame tra rispetto della natura e rispetto dell'umanità, tra ambiente e diritti umani, tra pace fra gli esseri umani e pace con la natura.

2.4. Uscire dalla spirale della violenza con la scelta della nonviolenza

Infine, impegno per la pace e i diritti umani significa testimoniare la possibilità e costruire la realtà di un movimento ad un tempo antropologico e storico, morale e civile, che consiste nell'uscire dalla spirale distruttiva della violenza con la scelta di amore per l'umanità della nonviolenza.

Intendendo la nonviolenza nel senso forte ed autentico del termine: opposizione a tutte le violenze; responsabilità per gli altri esseri umani e per il mondo vivente; azione buona, giusta e misericordiosa; inveramento pieno e limpido dei principi di libertà, uguaglianza, fratellanza e sorellanza enunciati in tutti i monumenti del costituzionalismo moderno tra cui la Costituzione della Repubblica Italiana.

3. Attività

Sui temi di cui si occupa il Tavolo svolge attività:

- di informazione e documentazione: nel senso della ricerca, della raccolta, della produzione e della diffusione di notizie e materiali, ad uso sia interno che esterno;

- di formazione: sia per le persone e le esperienze che del Tavolo fanno parte, sia all'esterno verso la cittadinanza, sia anche per specifici soggetti che ne facessero richiesta;

- di iniziativa e mobilitazione: sia promuovendo che aderendo ad iniziative pubbliche di cui si condividano modalità e finalità;

- di proposta di iniziative ad altri soggetti, anche istituzionali, ed in modo particolare al Comune di Viterbo;

- eventualmente di consulenza su specifica richiesta;

- di collaborazione con movimenti, associazioni ed istituzioni coerentemente con le sue finalità e caratteristiche.

4. Riunioni e deliberazioni

Il Tavolo si riunisce abitualmente ogni due settimane; in circostanze particolari (ad esempio nel periodo che precede un'iniziativa pubblica e particolarmente durante la preparazione di essa) può riunirsi con frequenza maggiore.

La partecipazione è aperta a tutte le persone interessate.

Si può partecipare a titolo personale o in rappresentanza di soggetti collettivi (movimenti, associazioni, istituzioni).

Ogni assemblea è convocata con un preavviso agli interessati di almeno 5 giorni (riducibili ad uno in circostanze eccezionali) recante anche l'ordine del giorno della riunione; data, orario, luogo ed ordine del giorno delle riunioni successive sono di regola stabiliti al termine dell'incontro precedente.

Di ogni assemblea si stende un verbale sommario successivamente diffuso a tutti i soggetti partecipanti o comunque interessati.

Nelle assemblee vige l'eguaglianza tra tutte le persone partecipanti e quindi l'opinione di ogni persona che interviene ha lo stesso valore delle altre, indipendentemente dal fatto che chi la sostiene sia presente a titolo personale o in rappresentanza di enti di dimensioni ed importanza più o meno rilevanti.

Come procedura decisionale il Tavolo ha adottato la tecnica nonviolenta del "metodo del consenso" che prevede che si assumano solo le decisioni su cui si raggiunge il consenso unanime delle persone presenti. Tale metodo è stato adottato in forma rafforzata: ovvero raggiungendo l'unanimità sulla medesima decisione in due successive riunioni.

5. Organizzazione, organi, forme e modi di rappresentanza

5.1. L'assemblea

Il Tavolo ha struttura assembleare: solo l'assemblea è abilitata a prendere decisioni, attraverso il metodo del consenso rafforzato, come sopra descritto.

5.2. Le delegazioni

Quando occorra formare delegazioni per incontri con interlocutori in forme che non siano l'assemblea plenaria, le delegazioni del Tavolo vengono formate di volta in volta in base ai seguenti criteri:

- disponibilità volontaria a parteciparvi;

- mandato imperativo (ovvero una definizione precisa dei compiti da svolgere e delle posizioni da esprimere);

- eguaglianza nella rappresentanza di genere;

- ovviamente si terrà canto in casi specifici di eventuali competenze particolari sui temi oggetto della discussione o dell'intervento.

5.3. Il e la portavoce

E' stata posta l'esigenza che il Tavolo elegga delle persone che lo rappresentino ufficialmente.

In passato in circostanze specifiche nel rapporto con il Comune di Viterbo si è dato volta per volta mandato all'assessore, al consigliere comunale delegato alle attività di pace ed all'altro consigliere comunale più presente agli incontri del Tavolo di fungere da portavoce, ovvero da sottoscrittori di lettere e documenti a nome e per conto del Tavolo stesso.

Si condivide l'opportunità che l'espletamento del ruolo di portavoce sia così caratterizzato:

- due figure e non una, di genere diverso;

- in carica per un semestre, con incarico non rinnovabile consecutivamente, e revocabili in qualunque momento su decisione dell'assemblea;

- con mandato imperativo (ovvero vincolati ad esprimere unicamente quanto già deliberato dall'assemblea);

- senza poteri decisionali propri.

5.4. Inoltre

Chiunque partecipa al Tavolo mantiene ovviamente la sua piena autonomia di giudizio e libertà di azione; ma altrettanto ovviamente se e quando riferisse specificamente le opinioni e le posizioni espresse dal Tavolo è tenuto a farlo veritieramente nel rispetto di quanto effettivamente dal Tavolo deliberato, avendo cura di non ingenerare possibili equivoci.

6. La struttura tecnico-organizzativa

Il Tavolo si avvale di una segreteria tecnica.

La segreteria tecnica si occupa della convocazione delle riunioni; della predisposizione degli atti; del reperimento dei materiali di documentazione; della redazione, conservazione e diffusione dei verbali delle riunioni e delle deliberazioni; della tenuta dell'archivio; di tutti gli altri adempimenti tecnici ed organizzativi.

Tali compiti sono svolti dalla persona che il Comune di Viterbo ha incaricato di svolgere le funzioni di segretario del Tavolo.

La persona incaricata dei compiti di segreteria tecnica si avvale dell'ausilio delle altre persone componenti il Tavolo in grado di sostenerla nello svolgimento dei compiti indicati.

7. Comunicazione interna ed esterna

7.1. Comunicazione interna

Per la comunicazione interna il Tavolo si avvale di una mailing list alla quale possono iscriversi tutte le persone che partecipano alle sue riunioni e tutte le persone, le associazioni e le istituzioni che anche non partecipando alle riunioni fossero interessate a ricevere le informazioni sull'attività del Tavolo stesso.

La mailing list è utilizzata per convocare le riunioni, per far circolare le informazioni e i documenti, per l'esame preliminare delle proposte (che comunque possono essere deliberate solo attraverso formali riunioni con il metodo del consenso rafforzato: la mailing list è uno strumento di supporto e non può sostituire in alcun modo ciò che nei processi decisionali è prerogativa dell'assemblea riunita).

La mailing list del Tavolo può essere utilizzata da tutti gli iscritti per far circolare informazioni e per formulare proposte e svolgere riflessioni e dibattiti sui temi d'interesse del Tavolo.

7.2. Comunicazione esterna

Nell'attività informativa esterna il Tavolo farà uso dei vari strumenti di comunicazione disponibili, da quelli più tradizionali (lettera, manifesto, volantino...), ai mass-media e ai social media.

In particolare il Tavolo potrà avvalersi dell'emanazione di comunicati; della realizzazione di conferenze e di altre forme di intervento pubblico; della realizzazione di un sito internet e di una pagina facebook; di altre forme ancora.

In linea di massima ogni attività di comunicazione esterna deve essere deliberata dall'assemblea.

In circostanze eccezionali di particolare urgenza i due portavoce potranno prendere posizioni pubbliche dopo aver effettuato una consultazione attraverso la mailing list, ed a condizione di una tempestiva verifica nella riunione successiva.

8. Il rapporto con il Comune di Viterbo

Il "Tavolo per la pace" di Viterbo è stato costituito il 19 marzo 2014 per iniziativa del Comune di Viterbo.

Il Tavolo ha nel Comune un interlocutore fondamentale ed un supporto sostanziale.

Ma il tavolo non è né un organo né un'emanazione dell'amministrazione comunale, sebbene sia stato il Comune di Viterbo ad averne promosso la costituzione e lo stesso Comune vi partecipi con propri rappresentanti e ne supporti l'azione anche mettendo a disposizione il luogo di riunione e alcune risorse tecnico-amministrative.

Nei confronti del Comune di Viterbo il Tavolo svolge un ruolo di proposta esercitato attraverso una interlocuzione con il Sindaco, la Giunta, il Consiglio Comunale nel rispetto delle rispettive funzioni e competenze.

Il Tavolo riconosce e valorizza il ruolo del consigliere comunale delegato alle attività di pace, che del Tavolo è stato promotore e fa parte.

Il Tavolo riconosce e valorizza il ruolo dell'assessore comunale ai servizi sociali, che del Tavolo è stato promotore e fa parte.

Il Comune mette a disposizione del Tavolo un supporto logistico garantendogli una sede in cui effettuare le riunioni e le iniziative.

Il Comune mette a disposizione del Tavolo un supporto tecnico-amministrativo avendo a tal fine dato incarico ad un suo dipendente di svolgere i compiti di segretario del Tavolo.

Il Comune può contribuire al finanziamento di iniziative che, proposte dal Tavolo, siano condivise e fatte proprie dal Comune con specifici atti deliberativi (e fermo restando che in nessun caso e a nessun titolo il Comune finanzia direttamente o indirettamente il Tavolo).

9. Beni e bilancio

9.1. Beni

Il Tavolo non dispone di beni propri.

L'archivio documentario è custodito dal segretario del Tavolo.

Le attività proposte o promosse dal Tavolo potranno essere di volta in volta autofinanziate con contributi volontari ad hoc delle persone, associazioni ed istituzioni partecipanti; ovvero finanziate dal Comune quando il Comune recepisca e faccia proprie con appositi specifici atti deliberativi le proposte formulate dal Tavolo (e fermo restando - come già sopra esposto - che in nessun caso e a nessun titolo il Comune finanzia direttamente o indirettamente il Tavolo); ovvero finanziate motu proprio dalle associazioni che quelle iniziative condividono e fanno proprie.

9.2. Bilancio

Il Tavolo fin qui non ha avuto un bilancio né un tesoriere.

Le persone che partecipano alle assemblee ed alle iniziative del Tavolo lo fanno in forma volontaria e gratuita.

9.3. Organi di controllo

Il Tavolo fin qui non ha avuto organi di controllo di sorta, l'assemblea sovrana avendo svolto tutte le funzioni col metodo del consenso.

Non avendo inoltre avuto necessità di una contabilità non ha avuto neppure bisogno né di tesoriere né di revisori dei conti.

10. Scioglimento

Non essendo previsto un termine alle attività, e non essendo dipendente da altre strutture, solo il Tavolo stesso può deliberare il suo scioglimento.

Come per tutte le altre deliberazioni anche quella dell'eventuale scioglimento verrà presa con il metodo del consenso rafforzato.

11. Per quanto non previsto

Per quanto non previsto dal presente documento valgono ovviamente le norme di legge vigenti ed in particolare le disposizioni del Codice Civile.

 

2. DOCUMENTI. LA PRIMA LETTERA DI GUENTHER ANDERS A CLAUDE EATHERLY

[Riproponiamo ancora una volta il testo della prima lettera di Guenther Anders a Claude Eatherly, del 3 giugno 1959, riprendendola dalla corrispondenza tra Guenther Anders e Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima. Ovvero: la coscienza al bando, Einaudi, Torino 1962, poi Linea d'ombra, Milano 1992 (ivi alle pp. 27-34), nella classica traduzione di Renato Solmi.

Guenther Anders (pseudonimo di Guenther Stern, "anders" significa "altro" e fu lo pseudonimo assunto quando le riviste su cui scriveva gli chiesero di non comparire col suo vero cognome) e' nato a Breslavia nel 1902, figlio dell'illustre psicologo Wilhelm Stern, fu allievo di Husserl e si laureo' in filosofia nel 1925. Costretto all'esilio dall'avvento del nazismo, trasferitosi negli Stati Uniti d'America, visse di disparati mestieri. Tornato in Europa nel 1950, si stabili' a Vienna. E' scomparso nel 1992. Strenuamente impegnato contro la violenza del potere e particolarmente contro il riarmo atomico, e' uno dei maggiori filosofi contemporanei; e' stato il pensatore che con piu' rigore e concentrazione e tenacia ha pensato la condizione dell'umanita' nell'epoca delle armi che mettono in pericolo la sopravvivenza stessa della civilta' umana; insieme a Hannah Arendt (di cui fu coniuge), ad Hans Jonas (e ad altre e altri, certo) e' tra gli ineludibili punti di riferimento del nostro riflettere e del nostro agire. Opere di Guenther Anders: Essere o non essere, Einaudi, Torino 1961; La coscienza al bando. Il carteggio del pilota di Hiroshima Claude Eatherly e di Guenther Anders, Einaudi, Torino 1962, poi Linea d'ombra, Milano 1992 (col titolo: Il pilota di Hiroshima ovvero: la coscienza al bando); L'uomo e' antiquato, vol. I (sottotitolo: Considerazioni sull'anima nell'era della seconda rivoluzione industriale), Il Saggiatore, Milano 1963, poi Bollati Boringhieri, Torino 2003; L'uomo e' antiquato, vol. II (sottotitolo: Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale), Bollati Boringhieri, Torino 1992, 2003; Discorso sulle tre guerre mondiali, Linea d'ombra, Milano 1990; Opinioni di un eretico, Theoria, Roma-Napoli 1991; Noi figli di Eichmann, Giuntina, Firenze 1995; Stato di necessita' e legittima difesa, Edizioni Cultura della Pace, San Domenico di Fiesole (Fi) 1997. Si vedano inoltre: Kafka. Pro e contro, Corbo, Ferrara 1989; Uomo senza mondo, Spazio Libri, Ferrara 1991; Patologia della liberta', Palomar, Bari 1993; Amare, ieri, Bollati Boringhieri, Torino 2004; L'odio e' antiquato, Bollati Boringhieri, Torino 2006; Discesa all'Ade, Bollati Boringhieri, Torino 2008. In rivista testi di Anders sono stati pubblicati negli ultimi anni su "Comunita'", "Linea d'ombra", "Micromega". Opere su Guenther Anders: cfr. ora la bella monografia di Pier Paolo Portinaro, Il principio disperazione. Tre studi su Guenther Anders, Bollati Boringhieri, Torino 2003; singoli saggi su Anders hanno scritto, tra altri, Norberto Bobbio, Goffredo Fofi, Umberto Galimberti; tra gli intellettuali italiani che sono stati in corrispondenza con lui ricordiamo Cesare Cases e Renato Solmi.

Claude Eatherly, ufficiale dell'aviazione militare statunitense, il 6 agosto del 1945 prese parte al bombardamento atomico di Hiroshima. Sconvolto dal crimine cui aveva partecipato, afflitto da un senso di colpa insostenibile, considerato pazzo, conobbe il carcere e il manicomio. Si impegno' nella denuncia dell'orrore della guerra atomica e nel movimento pacifista e antinucleare. La corrispondenza che ebbe con Guenther Anders tra il 1959 e il 1961 e' raccolta nel libro Il pilota di Hiroshima. Ovvero: la coscienza al bando, Einaudi, Torino 1962, poi Linea d'ombra, Milano 1992.

Renato Solmi e' stato tra i pilastri della casa editrice Einaudi, ha introdotto in Italia opere fondamentali della scuola di Francoforte e del pensiero critico contemporaneo, e' uno dei maestri autentici e profondi di generazioni di persone impegnate per la democrazia e la dignita' umana, che attraverso i suoi scritti e le sue traduzioni hanno costruito tanta parte della propria strumentazione intellettuale; e' impegnato nel Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta. Dal risvolto di copertina del recente volume in cui sono raccolti taluni dei frutti mggiori del suo magistero riprendiamo la seguente scheda: "Renato Solmi (Aosta 1927) ha studiato a Milano, dove si e' laureato in storia greca con una tesi su Platone in Sicilia. Dopo aver trascorso un anno a Napoli presso l'Istituto italiano per gli studi storici di Benedetto Croce, ha lavorato dal 1951 al 1963 nella redazione della casa editrice Einaudi. A meta' degli anni '50 ha passato un periodo di studio a Francoforte per seguire i corsi e l'insegnamento di Theodor W. Adorno, da lui per primo introdotto e tradotto in Italia. Dopo l'allontanamento dall'Einaudi, ha insegnato per circa trent'anni storia e filosofia nei licei di Torino e di Aosta. E' impegnato da tempo, sul piano teorico, e da un decennio anche su quello della militanza attiva, nei movimenti nonviolenti e pacifisti torinesi e nazionali. Ha collaborato a numerosi periodici culturali e politici ("Il pensiero critico", "Paideia", "Lo Spettatore italiano", "Il Mulino", "Notiziario Einaudi", "Nuovi Argomenti", "Passato e presente", "Quaderni rossi", "Quaderni piacentini", "Il manifesto", "L'Indice dei libri del mese" e altri). Fra le sue traduzioni - oltre a quelle di Adorno, Benjamin, Brecht (L'abici' della guerra, Einaudi, Torino 1975) e Marcuse (Il "romanzo dell'artista" nella letteratura tedesca, ivi, 1985), che sono in realta' edizioni di riferimento - si segnalano: Gyorgy Lukacs, Il significato attuale del realismo critico (ivi, 1957) e Il giovane Hegel e i problemi della societa' capitalistica (ivi, 1960); Guenther Anders, Essere o non essere (ivi, 1961) e La coscienza al bando (ivi, 1962); Max Horkheimer e Th. W. Adorno, Dialettica dell'illuminismo (ivi, 1966 e 1980); Seymour Melman, Capitalismo militare (ivi, 1972); Paul A. Baran, Saggi marxisti (ivi, 1976); Leo Spitzer, Lettere di prigionieri di guerra italiani 1915-1918 (Boringhieri, Torino 1976)". Opere di Renato Solmi: segnaliamo particolarmente la sua recente straordinaria Autobiografia documentaria. Scritti 1950-2004, Quodlibet, Macerata 2007]

 

Al signor Claude R. Eatherly

ex maggiore della A. F.

Veterans' Administration Hospital

Waco, Texas

3 giugno 1959

Caro signor Eatherly,

Lei non conosce chi scrive queste righe. Mentre Lei e' noto a noi, ai miei amici e a me. Il modo in cui Lei verra' (o non verra') a capo della Sua sventura, e' seguito da tutti noi (che si viva a New York, a Tokio o a Vienna) col cuore in sospeso. E non per curiosita', o perche' il Suo caso ci interessi dal punto di vista medico o psicologico. Non siamo medici ne' psicologi. Ma perche' ci sforziamo, con ansia e sollecitudine, di venire a capo dei problemi morali che, oggi, si pongono di fronte a tutti noi. La tecnicizzazione dell'esistenza: il fatto che, indirettamente e senza saperlo, come le rotelle di una macchina, possiamo essere inseriti in azioni di cui non prevediamo gli effetti, e che, se ne prevedessimo gli effetti, non potremmo approvare - questo fatto ha trasformato la situazione morale di tutti noi. La tecnica ha fatto si' che si possa diventare "incolpevolmente colpevoli", in un modo che era ancora ignoto al mondo tecnicamente meno avanzato dei nostri padri.

Lei capisce il suo rapporto con tutto questo: poiche' Lei e' uno dei primi che si e' invischiato in questa colpa di nuovo tipo, una colpa in cui potrebbe incorrere - oggi o domani - ciascuno di noi. A Lei e' capitato cio' che potrebbe capitare domani a noi tutti. E' per questo che Lei ha per noi la funzione di un esempio tipico: la funzione di un precursore.

Probabilmente tutto questo non Le piace. Vuole stare tranquillo, your life is your business. Possiamo assicurarLe che l'indiscrezione piace cosi' poco a noi come a Lei, e La preghiamo di scusarci. Ma in questo caso, per la ragione che ho appena detto, l'indiscrezione e' - purtroppo - inevitabile, anzi doverosa. La Sua vita e' diventata anche il nostro business. Poiche' il caso (o comunque vogliamo chiamare il fatto innegabile) ha voluto fare di Lei, il privato cittadino Claude Eatherly, un simbolo del futuro, Lei non ha piu' diritto di protestare per la nostra indiscrezione. Che proprio Lei, e non un altro dei due o tre miliardi di Suoi contemporanei, sia stato condannato a questa funzione di simbolo, non e' colpa Sua, ed e' certamente spaventoso. Ma cosi' e', ormai.

E tuttavia non creda di essere il solo condannato in questo modo. Poiche' tutti noi dobbiamo vivere in quest'epoca, in cui potremmo incorrere in una colpa del genere: e come Lei non ha scelto la sua triste funzione, cosi' anche noi non abbiamo scelto quest'epoca infausta. In questo senso siamo quindi, come direste voi americani, "on the same boat", nella stessa barca, anzi siamo i figli di una stessa famiglia. E questa comunita', questa parentela, determina il nostro rapporto verso di Lei. Se ci occupiamo delle Sue sofferenze, lo facciamo come fratelli, come se Lei fosse un fratello a cui e' capitata la disgrazia di fare realmente cio' che ciascuno di noi potrebbe essere costretto a fare domani; come fratelli che sperano di poter evitare quella sciagura, come Lei oggi spera, tremendamente invano, di averla potuta evitare allora.

Ma allora cio' non era possibile: il meccanismo dei comandi funziono' perfettamente, e Lei era ancora giovane e senza discernimento. Dunque lo ha fatto. Ma poiche' lo ha fatto, noi possiamo apprendere da Lei, e solo da Lei, che sarebbe di noi se fossimo stati al Suo posto, che sarebbe di noi se fossimo al Suo posto. Vede che Lei ci e' estremamente prezioso, anzi indispensabile. Lei e', in qualche modo, il nostro maestro.

Naturalmente Lei rifiutera' questo titolo. "Tutt'altro, dira', poiche' io non riesco a venire a capo del mio stato".

*

Si stupira', ma e' proprio questo "non" a far pencolare (per noi) la bilancia. Ad essere, anzi, perfino consolante. Capisco che questa affermazione deve suonare, sulle prime, assurda. Percio' qualche parola di spiegazione.

Non dico "consolante per Lei". Non ho nessuna intenzione di volerLa consolare. Chi vuol consolare dice, infatti, sempre: "La cosa non e' poi cosi grave"; cerca, insomma, di impicciolire l'accaduto (dolore o colpa) o di farlo sparire con le parole. E' proprio quello che cercano di fare, per esempio, i Suoi medici. Non e' difficile scoprire perche' agiscano cosi'. In fin dei conti sono impiegati di un ospedale militare, cui non si addice la condanna morale di un'azione bellica unanimemente approvata, anzi lodata; a cui, anzi, non deve neppure venire in mente la possibilita' di questa condanna; e che percio' devono difendere in ogni caso l'irreprensibilita' di un'azione che Lei sente, a ragione, come una colpa. Ecco perche' i Suoi medici affermano: "Hiroshima in itself is not enough to explain your behaviour", cio' che in un linguaggio meno lambiccato significa: "Hiroshima e' meno terribile di quanto sembra"; ecco perche' si limitano a criticare, invece dell'azione stessa (o "dello stato del mondo" che l'ha resa possibile), la Sua reazione ad essa; ecco perche' devono chiamare il Suo dolore e la Sua attesa di un castigo una "malattia" ("classical guilt complex"); ed ecco perche' devono considerare e trattare la Sua azione come un "self-imagined wrong", un delitto inventato da Lei. C'e' da stupirsi che uomini costretti dal loro conformismo e dalla loro schiavitu' morale a sostenere l'irreprensibilita' della Sua azione, e a considerare quindi patologico il Suo stato di coscienza, che uomini che muovono da premesse cosi' bugiarde ottengano dalle loro cure risultati cosi' poco brillanti? Posso immaginare (e La prego di correggermi se sbaglio) con quanta incredulita' e diffidenza, con quanta repulsione Lei consideri quegli uomini, che prendono sul serio solo la Sua reazione, e non la Sua azione. Hiroshima-self-imagined!

Non c'e' dubbio: Lei la sa piu' lunga di loro. Non e' senza ragione che le grida dei feriti assordano i Suoi giorni, che le ombre dei morti affollano i Suoi sogni. Lei sa che l'accaduto e' accaduto veramente, e, non e' un'immaginazione. Lei non si lascia illudere da costoro. E nemmeno noi ci lasciamo illudere. Nemmeno noi sappiamo che farci di queste "consolazioni".

No, io dicevo per noi. Per noi il fatto che Lei non riesce a "venire a capo" dell'accaduto, e' consolante. E questo perche' ci mostra che Lei cerca di far fronte, a posteriori, all'effetto (che allora non poteva concepire) della Sua azione; e perche' questo tentativo, anche se dovesse fallire, prova che Lei ha potuto tener viva la Sua coscienza, anche dopo essere stato inserito come una rotella in un meccanismo tecnico e adoperato in esso con successo. E serbando viva la Sua coscienza ha mostrato che questo e' possibile, e che dev'essere possibile anche per noi. E sapere questo (e noi lo sappiamo grazie a Lei) e', per noi, consolante.

"Anche se dovesse fallire", ho detto. Ma il Suo tentativo deve necessariamente fallire. E precisamente per questo.

Gia' quando si e' fatto torto a una persona singola (e non parlo di uccidere), anche se l'azione si lascia abbracciare in tutti i suoi effetti, e' tutt'altro che semplice "venirne a capo". Ma qui si tratta di ben altro. Lei ha la sventura di aver lasciato dietro di se' duecentomila morti. E come sarebbe possibile realizzare un dolore che abbracci 200.000 vite umane? Come sarebbe possibile pentirsi di 200.000 vittime?

Non solo Lei non lo puo', non solo noi non lo possiamo: non e' possibile per nessuno. Per quanti sforzi disperati si facciano, dolore e pentimento restano inadeguati. L'inutilita' dei Suoi sforzi non e' quindi colpa Sua, Eatherly: ma e' una conseguenza di cio' che ho definito prima come la novita' decisiva della nostra situazione: del fatto, cioe', che siamo in grado di produrre piu' di quanto siamo in grado di immaginare; e che gli effetti provocati dagli attrezzi che costruiamo sono cosi' enormi che non siamo piu' attrezzati per concepirli. Al di la', cioe', di cio' che possiamo dominare interiormente, e di cui possiamo "venire a capo". Non si faccia rimproveri per il fallimento del Suo tentativo di pentirsi. Ci mancherebbe altro! Il pentimento non puo' riuscire. Ma il fallimento stesso dei Suoi sforzi e' la Sua esperienza e passione di ogni giorno; poiche' al di fuori di questa esperienza non c'e' nulla che possa sostituire il pentimento, e che possa impedirci di commettere di nuovo azioni cosi tremende. Che, di fronte a questo fallimento, la Sua reazione sia caotica e disordinata, e' quindi perfettamente naturale. Anzi, oserei dire che e' un segno della Sua salute morale. Poiche' la Sua reazione attesta la vitalita' della Sua coscienza.

*

Il metodo usuale per venire a capo di cose troppo grandi e' una semplice manovra di occultamento: si continua a vivere come se niente fosse; si cancella l'accaduto dalla lavagna della vita, si fa come se la colpa troppo grave non fosse nemmeno una colpa. Vale a dire che, per venirne a capo, si rinuncia affatto a venirne a capo. Come fa il Suo compagno e compatriota Joe Stiborik, ex radarista sull'Enola Gay, che Le presentano volentieri ad esempio perche' continua a vivere magnificamente e ha dichiarato, con la miglior cera di questo mondo, che "e' stata solo una bomba un po' piu' grossa delle altre". E questo metodo e' esemplificato, meglio ancora, dal presidente che ha dato il "via" a Lei come Lei lo ha dato al pilota dell'apparecchio bombardiere; e che quindi, a ben vedere, si trova nella Sua stessa situazione, se non in una situazione ancora peggiore. Ma egli ha omesso di fare cio' che Lei ha fatto. Tant'e' che alcuni anni fa, rovesciando ingenuamente ogni morale (non so se sia venuto a saperlo), ha dichiarato, in un'intervista destinata al pubblico, di non sentire i minimi "pangs of conscience", che sarebbe una prova lampante della sua innocenza; e quando poco fa, in occasione del suo settantacinquesimo compleanno, ha tirato le somme della sua vita, ha citato, come sola mancanza degna di rimorso, il fatto di essersi sposato dopo i trenta. Mi pare difficile che Lei possa invidiare questo "clean sheet". Ma sono certo che non accetterebbe mai, da un criminale comune, come una prova d'innocenza, la dichiarazione di non provare il minimo rimorso. Non e' un personaggio ridicolo, un uomo che fugge cosi' davanti a se stesso? Lei non ha agito cosi', Eatherly; Lei non e' un personaggio ridicolo. Lei fa, pur senza riuscirci, quanto e' umanamente possibile: cerca di continuare a vivere come la stessa persona che ha compiuto l'azione. Ed e' questo che ci consola. Anche se Lei, proprio perche' e' rimasto identico con la Sua azione, si e' trasformato in seguito ad essa.

Capisce che alludo alle Sue violazioni di domicilio, falsi e non so quali altri reati che ha commesso. E al fatto che e' o passa per demoralizzato e depresso. Non pensi che io sia un anarchico e favorevole ai falsi e alle rapine, o che dia scarso peso a queste cose. Ma nel Suo caso questi reati non sono affatto "comuni": sono gesti di disperazione. Poiche' essere colpevole come Lei lo e' ed essere esaltati, proprio per la propria colpa, come "eroi sorridenti", dev'essere una condizione intollerabile per un uomo onesto; per porre termine alla quale si puo' anche commettere qualche scorrettezza. Poiche' l'enormita' che pesava e pesa su di Lei non era capita, non poteva essere capita e non poteva essere fatta capire nel mondo a cui Lei appartiene, Lei doveva cercare di parlare ed agire nel linguaggio intelligibile costi', nel piccolo linguaggio della petty o della big larceny nei termini della societa' stessa. Cosi' Lei ha cercato di provare la Sua colpa con atti che fossero riconosciuti come reati. Ma anche questo non Le e' riuscito.

E' sempre condannato a passare per malato, anziche' per colpevole. E proprio per questo, perche' - per cosi' dire - non Le si concede la Sua colpa Lei e' e rimane un uomo infelice.

*

E ora, per finire, un suggerimento.

L'anno scorso ho visitato Hiroshima; e ho parlato con quelli che sono rimasti vivi dopo il Suo passaggio. Si rassicuri: non c'e' nessuno di quegli uomini che voglia perseguitare una vite nell'ingranaggio di una macchina militare (cio' che Lei era, quando, a ventisei anni, esegui' la Sua "missione"); non c'e' nessuno che La odi.

Ma ora Lei ha mostrato che, anche dopo essere stato adoperato come una vite, e' rimasto, a differenza degli altri, un uomo; o di esserlo ridiventato. Ed ecco la mia proposta, su cui Lei avra' modo di riflettere.

Il prossimo 6 agosto la popolazione di Hiroshima celebrera', come tutti gli anni, il giorno in cui "e' avvenuto". A quegli uomini Lei potrebbe inviare un messaggio, che dovrebbe giungere per il giorno della celebrazione. Se Lei dicesse da uomo a quegli uomini: "Allora non sapevo quel che facevo; ma ora lo so. E so che una cosa simile non dovra' piu' accadere; e che nessuno puo' chiedere a un altro di compierla"; e: "La vostra lotta contro il ripetersi di un'azione simile e' anche la mia lotta, e il vostro 'no more Hiroshima' e' anche il mio 'no more Hiroshima`, o qualcosa di simile puo' essere certo che con questo messaggio farebbe una gioia immensa ai sopravvissuti di Hiroshima e che sarebbe considerato da quegli uomini come un amico, come uno di loro. E che cio' accadrebbe a ragione, poiche' anche Lei, Eatherly, e' una vittima di Hiroshima. E cio' sarebbe forse anche per Lei, se non una consolazione, almeno una gioia.

Col sentimento che provo per ognuna di quelle vittime, La saluto

Guenther Anders

 

3. DOCUMENTI. LA PRIMA LETTERA DI CLAUDE EATHERLY A GUENTHER ANDERS

[Riproponiamo il testo della prima lettera di Claude Eatherly a Guenther Anders, del 12 giugno 1959, riprendendola dalla corrispondenza tra Guenther Anders e Claude Eatherly, Il pilota di Hiroshima. Ovvero: la coscienza al bando, Einaudi, Torino 1962, poi Linea d'ombra, Milano 1992 (ivi alle pp. 34-36), nella classica traduzione di Renato Solmi]

 

12 giugno 1959

Dear Sir,

molte grazie della Sua lettera, che ho ricevuto venerdi' della scorsa settimana.

Dopo aver letto piu' volte la Sua lettera, ho deciso di scriverLe, e di entrare eventualmente in corrispondenza con Lei, per discutere di quelle cose che entrambi, credo, comprendiamo. Io ricevo molte lettere, ma alla maggior parte non posso nemmeno rispondere. Mentre di fronte alla Sua lettera mi sono sentito costretto a rispondere e a farLe conoscere il mio atteggiamento verso le cose del mondo attuale.

Durante tutto il corso della mia vita sono sempre stato vivamente interessato al problema del modo di agire e di comportarsi. Pur non essendo, spero, un fanatico in nessun senso, ne' dal punto di vista religioso ne' da quello politico, sono tuttavia convinto, da qualche tempo, che la crisi in cui siamo tutti implicati esige un riesame approfondito di tutto il nostro schema di valori e di obbligazioni. In passato, ci sono state epoche in cui era possibile cavarsela senza porsi troppi problemi sulle proprie abitudini di pensiero e di condotta. Ma oggi e' relativamente chiaro che la nostra epoca non e' di quelle. Credo, anzi, che ci avviciniamo rapidamente a una situazione in cui saremo costretti a riesaminare la nostra disposizione a lasciare la responsabilita' dei nostri pensieri e delle nostre azioni a istituzioni sociali (come partiti politici, sindacati, chiesa o stato). Nessuna di queste istituzioni e' oggi in grado di impartire consigli morali infallibili, e percio' bisogna mettere in discussione la loro pretesa di impartirli. L'esperienza che ho fatto personalmente deve essere studiata da questo punto di vista, se il suo vero significato deve diventare comprensibile a tutti e dovunque, e non solo a me.

Se Lei ha l'impressione che questo concetto sia importante e piu' o meno conforme al Suo stesso pensiero, Le proporrei di cercare insieme di chiarire questo nesso di problemi, in un carteggio che potrebbe anche durare a lungo.

Ho l'impressione che Lei mi capisca come nessun altro, salvo forse il mio medico e amico.

Le mie azioni antisociali sono state catastrofiche per la mia vita privata, ma credo che, sforzandomi, riusciro' a mettere in luce i miei veri motivi, le mie convinzioni e la mia filosofia.

Guenther, mi fa piacere di scriverLe. Forse potremo stabilire, col nostro carteggio, un'amicizia fondata sulla fiducia e sulla comprensione. Non abbia scrupoli a scrivere sui problemi di situazione e di condotta in cui ci troviamo di fronte. E allora Le esporro' le mie opinioni.

RingraziandoLa ancora della Sua lettera, resto il Suo

Claude Eatherly

 

===================

COI PIEDI PER TERRA

===================

Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

Numero 788 dell'11 marzo 2015

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Gli unici indirizzi di posta elettronica utilizzabili per contattare la redazione sono: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com