Nonviolenza. Femminile plurale. 437



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento del notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 437 del 22 luglio 2013

 

In questo numero:

1. Peppe Sini: Scibbolet

2. Scioperiamo. Per fermare la cultura della violenza

 

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: SCIBBOLET

 

I. Alma e Alua e le loro sorelle

Quante Alma e Alua sono state deportate in questi decenni, e consegnate ai loro aguzzini, e finite nelle segrete, nelle stanze della tortura, nei lager che infestano ancora il mondo?

La vicenda di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua e' giunta all'attenzione della stampa e quindi del parlamento e quindi dell'opinione pubblica probabilmente per la mera circostanza che il loro marito e padre e' Mukhtar Ablyazov, che non e' semplicemente "un dissidente" ma un ex-ministro del Kazakistan, un ex-banchiere di regime ed un oligarca finanziario transnazionale al centro di procedimenti penali per gravi reati finanziari, attualmente rifugiato in Gran Bretagna e sembra resosi ultimamente irreperibile. Ablyazov ha ricchezza, potere, entrature. Ed ha utilizzato le sue risorse per difendere i suoi familiari che il governo italiano servile e complice dei persecutori aveva riconsegnato agli aguzzini.

Diciamolo forte e chiaro: l'Italia deve ora ottenere il ritorno immediato nel nostro paese della donna e della bambina che sono perseguitate dal regime kazako per ricattare il loro marito e padre. L'Italia deve ottenerne il ritorno immediato nel nostro paese sane e salve.

Ed i ministri responsabili dell'infamia della loro cattura e deportazione, e dei successivi tentativi di sminuire la vicenda o di mistificarne aspetti essenziali, devono dimettersi. Ed essi ministri sono il Ministro dell'Interno, il Ministro degli Esteri, il Presidente del Consiglio dei Ministri.

Questo implica la caduta del governo? Certo che si'. E ben venga.

Questo implica nuove elezioni? Certo che si', e ben vengano.

*

II. Una inelegante autocitazione

Ma quante Alma e Alua sono state deportate in questi decenni, e consegnate ai loro aguzzini, e finite nelle segrete, nelle stanze della tortura, nei lager che infestano ancora il mondo?

Innumerevoli, ben lo sappiamo.

Quanti e quali crimini contro l'umanita' ha commesso il nostro paese negli ultimi decenni. E quante vittime ha provocato: nel fondo del Mediterraneo, deportate e riconsegnate agli aguzzini, recluse innocenti nei campi di concentramento, gettate nelle mani degli schiavisti e delle mafie, costrette a un regime di apartheid. Sfruttate, umiliate, torturate, uccise. Uccise ed uccise ed uccise. Quanti e quali crimini contro l'umanita' ha commesso il nostro paese negli ultimi decenni.

E quindi occorrera' porre rimedio. Subito.

E se ci e' lecito autocitarci, ripetiamo ancora una volta cio' che a nostro giudizio e' indispensabile fare subito. Subito.

Ed ecco l'inelegante autocitazione: "occorre abolire subito le infami misure hitleriane imposte nel nostro paese da governi razzisti e golpisti.

Occorre abolire le deportazioni. Le deportazioni.

Occorre abolire i campi di concentramento. I campi di concentramento.

Occorre abolire il cosiddetto "reato di clandestinita'", ovvero la punizione hitleriana di una persona per il solo fatto di esistere e di cercare di restare viva nel mondo. Il cosiddetto "reato di clandestinita'" e' uno degli orrori piu' ripugnanti di questo inizio di millennio; e' il ritorno delle leggi di Norimberga, e' l'inizio della fine dell'umanita'. Finche' non si abolisce il "reato di clandestinita'" il nostro e' un paese nazista.

Occorre abolire il criminale divieto, oggi imposti a gran parte degli esseri umani, di muoversi liberamente nel mondo, nell'unico mondo che e' casa comune di tutti - tutti - gli esseri umani.

Occorre abolire la riduzione in schiavitu'. La riduzione in schiavitu'. La riduzione in schiavitu' esplicitamente favoreggiata ed effettualmente istituzionalmente imposta dalla scellerata antilegge Bossi-Fini.

Last, but not least: occorre abolire l'apartheid. L'apartheid in Italia. L'apartheid in Europa. L'apartheid che i poteri dominanti hanno imposto su scala planetaria.

Per essere chiari, ed andare sul concreto: questo sono le prime cose da fare per tornare ad essere un paese decente, un ordinamento giuridico democratico, uno stato di diritto, e non piu' una dittatura razzista.

Ed occorre anche, senza indugio alcuno, che sia legiferato subito che ogni persona ha diritto a votare nel luogo in cui vive, lavora, paga le tasse, contribuisce al bene comune.

Ed occorre anche, senza indugio alcuno, che sia legiferato subito che ogni persona che e' nata in Italia deve avere i diritti di ogni persona che e' nata in Italia.

Come si vede, occorre passare dalla mera deprecazione del razzismo urlato alla lotta democratica e nonviolenta contro il razzismo praticato e finanche depositato in oscene misure amministrative, in scellerati atti istituzionali. Occorre passare dalle parole alle cose, combattere - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza, con la fedelta' alla Costituzione - non solo le dichiarazioni razziste, ma gli atti razzisti, il razzismo istituzionale che governi golpisti hanno introdotto da anni nel nostro paese.

Se non si abolisce la concreta violenza razzista che governi golpisti hanno introdotto da anni nell'ordinamento dello stato italiano, si continua ad essere assassini e complici degli assassini. Assassini e complici degli assassini, si'.

Se non si abolisce la concreta violenza razzista che governi golpisti hanno introdotto da anni nell'ordinamento dello stato italiano, la povera gente innocente che muore sul fondo del Mediterraneo siamo noi che la uccidiamo.

Se non si abolisce la concreta violenza razzista che governi golpisti hanno introdotto da anni nell'ordinamento dello stato italiano, la povera gente innocente che vediamo ridotta in schiavitu' siamo noi che la schiavizziamo.

Se non si abolisce la concreta violenza razzista che governi golpisti hanno introdotto da anni nell'ordinamento dello stato italiano, la povera gente innocente reclusa, torturata, deportata, ne siamo noi gli aguzzini.

Si risparmino i proclami roboanti quanto vacui e le lacrimucce coccodrillesche, e si passi alla lotta democratica e nonviolenta per abolire il regime razzista nel nostro paese.

Analogamente, occorre prendere sul serio la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Convenzione che il parlamento italiano ha recentemente ratificato con voto unanime. Ebbene: si realizzino subito gli interventi necessari ed urgenti che la Convenzione elenca. Ogni giorno che si lascia passare senza mettere in pratica quei provvedimenti altre donne vengono uccise. Si realizzino subito gli interventi necessari ed urgenti che la Convenzione di Istanbul prevede.

In questo drammatico quadro ci sembra di straordinario valore l'azione coraggiosa della ministra Cecile Kyenge, e tale che ad essa esprimiamo profonda gratitudine e persuasa solidarieta', e pieno sostegno alle sue iniziative per i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Ed ugualmente ci sembra di straordinario valore l'azione coraggiosa della presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, ed anche ad essa esprimiamo gratitudine e solidarieta', e dichiariamo non solo il nostro auspicio ma anche la nostra disponibilita' all'impegno affinche' essa - che oggi e' gia' la terza carica istituzionale del paese - sia la prossima Presidente della Repubblica. L'Italia ne ha davvero bisogno".

Cosi' scrivevamo, cosi' ripetiamo.

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III. Proni al regime kazako, proni all'impero amerikano, brutali e sadici nei confronti dell'umanita'

Il caso Snowden tutti sanno cosa sia; in breve si tratta di questo: "Il signor Edward Snowden ha pubblicamente rivelato attivita' segrete illegali del suo governo. Ed altre sembra apprestarsi a rivelarne se ne avra' la possibilita'. Il signor Edward Snowden ha denunciato dei crimini commessi dal suo governo contro il suo popolo, contro altri paesi, contro l'umanita'. Il governo del suo paese non smentisce quanto denunciato dal signor Snowden, cosi' implicitamente ammettendo la veridicita' delle informazioni rese pubbliche; cerca invece di privare della liberta' la persona che ha denunciato evidenti abusi, flagranti reati. Non solo la liberta', ma l'incolumita' e la vita stessa del signor Edward Snowden sono in pericolo. Non si permetta che sia consegnato nelle mani dei carnefici di Guantanamo e di Abu Ghraib". Cosi' scrivevamo, cosi' ripetiamo.

E l'Italia che c'entra? C'entra perche' dei reati commessi dalle spie americane e' stata vittima; e tra questi reati non ci sono solo quelli denunciati da Snowden, c'e' ad esempio il rapimento di un essere umano in territorio italiano da parte della Cia: uno dei responsabili del rapimento e' stato gia' condannato da un tribunale italiano, ma nonostante sia stato recentemente trovato ed arrestato a Panama, e prontamente richiesto dall'Italia, sembra essere gia' tornato negli Stati Uniti. Ed in cosa sia consistita l'attivita' dei servizi segreti americani nel secolo scorso ne sappiamo qualcosa noi che nel secolo scorso ci abbiamo vissuto: di tutte le organizzazioni terroristiche che hanno operato dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi la Cia e' sicuramente tra quelle che hanno compiuto piu' crimini, che hanno provocato piu' stragi, che hanno mietuto piu' vittime.

Cosicche' l'Italia dovrebbe essere assai interessata all'incolumita' del signor Snowden, ed a consentirgli di proseguire nella sua documentata denuncia dei reati commessi dalle organizzazioni di spionaggio americane. E a dire il vero ogni paese del mondo, Stati Uniti d'America compresi, dovrebbero condividere questo legittimo interesse a conoscere i delitti compiuti da strutture dello stato e da pubblici funzionari che palesemente hanno violato le piu' fondamentali delle leggi e i piu' basilari dei valori di quel popolo e di quel paese, e di ogni altro, e insomma dell'intera umanita'.

Invece il governo italiano sembra essere giunto al punto di aver negato il permesso di attraversare lo spazio aereo italiano al presidente della Bolivia Evo Morales, sulla base del presupposto (peraltro falso) che nell'aereo del presidente boliviano potesse aver trovato ospitalita' il signor Snowden. Ed i mezzi d'informazione hanno riferito giorni addietro che il governo italiano avrebbe deciso di non concedere asilo al signor Snowden per motivi tali che se la stampa ha riferito il vero i ministri coinvolti in quella decisione dovrebbero essere allontanati per sempre da tutti i pubblici uffici.

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IV. Kairos

Si avvicina il 30 luglio. Quando la Corte di Cassazione condannera' in via definitiva Berlusconi alla galera e all'interdizione dai pubblici uffici.

Se fossimo un paese decente Berlusconi e la sua organizzazione di complici sarebbero stati gia' da tempo allontanati dai luoghi in cui si decide delle sorti del paese. Ma certo dopo il 30 luglio la cessazione della partecipazione dei manutengoli berlusconiani al governo si impone.

Si impone quindi la caduta del governo.

Si impongono nuove elezioni.

Ed a queste nuove elezioni occorre che la sinistra della nonviolenza finalmente si presenti. La sinistra della nonviolenza, cioe' la sinistra femminista ed ecologista, socialista e libertaria.

E non solo occorre che la sinistra della nonviolenza si presenti, ma che sia parte integrante e promotrice della coalizione del fronte antifascista democratico che comprenda tutte - tutte - le forze politiche democratiche che si oppongono alla destra golpista, razzista, mafiosa, fascista, rapinatrice e corruttrice berlusconiana. La coalizione del fronte antifascista democratico che comprenda tutte - tutte - le forze che si riconoscono nei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, nella Dichiarazione universale dei diritti umani, nella democrazia come metodo e come sistema, nella legalita' come garanzia della civile convivenza.

Ed occorre altresi' che nel costruire la propria presenza istituzionale e nel promuovere questa coalizione, la sinistra della nonviolenza abbia come suo programma fondamentale le direttrici della carta del Movimento Nonviolento: "1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo".

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V. Il dito e la luna

Concludere cosi', senza uno svolazzo?

Concludere cosi', senza uno svolazzo.

 

2. INIZIATIVE. SCIOPERIAMO. PER FERMARE LA CULTURA DELLA VIOLENZA

[Riproponiamo ancora una volta il seguente appello che abbiamo ricevuto alcune settimane fa da Barbara Romagnoli (per contatti: duepunti2 at yahoo.it) e dal centro interculturale "Trama di terre" (per contatti: info at tramaditerre.org). Per contattare le promotrici dell'appello e aderire ad esso: scioperodonne2013 at gmail.com]

 

Scioperiamo. Per fermare la cultura della violenza

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Alla presidente della Camera, Laura Boldrini

Alla ministra delle Pari Opportunita', Josefa Idem

Alla segretaria della Confederazione Generale del Lavoro, Susanna Camusso

A tutte le donne delle istituzioni, delle arti e dei mestieri

A tutte noi

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Pensavamo che l'uccisione di Fabiana, bruciata viva dal fidanzato sedicenne, esprimesse un punto di non ritorno. Invece no. L'insulto che e' stato rivolto alla ministra Cecile Kyenge - da un'altra donna - dice molto piu' di quanto non vogliamo ammettere. E di fronte ad una violenza verbale simile, non ci sono scuse o giustificazioni che tengano. Noi non siamo mai state silenziose, abbiamo sempre denunciato questi fatti, le violenze fisiche e quelle verbali. Ma non basta.

Non basta piu' il lavoro dei centri antiviolenza, fondamentale e prezioso. E non bastano le promesse di leggi che neanche arrivano. La ratifica della convenzione di Istanbul? Un passo importante, ma bisogna aspettare e aspettare. E noi non vogliamo piu' limitarci a lanciare appelli che raccolgono migliaia di firme ma restano solo sulla carta; a proclamarci indignate per una violenza che non accenna a smettere; a fare tavole rotonde, dibattiti politici, incontri. Adesso chiediamo di piu'.

Chiediamo di poter vivere in una societa' che vuole realmente cambiare la cultura che alimenta questa mentalita' maschilista, patriarcale, trasversale, acclarata e spesso occulta, che noi riteniamo totalmente responsabile della mancanza di rispetto per le donne, e che non fa nulla per fermare questo inutile e doloroso femminicidio italiano.

Chiediamo che la parola femminicidio non venga piu' sottovalutata, svilita, criticata. Perche' racconta di un fenomeno che ancora in troppi negano, o che sia qualcosa che non li riguarda. O addirittura che molte delle donne uccise o violate, in fondo in fondo, qualche sbaglio lo avevano fatto. Quanta disumanita' nel non voler vedere il nostro immenso lavoro, quello pagato e quello non pagato, il lavoro di cura e riproduttivo, il genio, la creativita', il ruolo multiforme delle donne.

Chiediamo di fermarci. A tutte: madri, sorelle, figlie, nonne, zie, compagne, amanti, mogli, operaie, commesse, maestre, infermiere, badanti, dirigenti, fornaie, dottoresse, farmaciste, studentesse, professoresse, ministre, contadine, sindacaliste, impiegate, scrittrici, attrici, giornaliste, registe, precarie, artiste, atlete, disoccupate, politiche, funzionarie, fisioterapiste, babysitter, veline, parlamentari, prostitute, autiste, cameriere, avvocate, segretarie.

Fermiamoci per 24 ore da tutto quello che normalmente facciamo. Proclamiamo uno sciopero generale delle donne che blocchi questo maledetto paese. Perche' sia chiaro che senza di noi, noi donne, non si va da nessuna parte. Senza il rispetto per la nostra autodeterminazione e il nostro corpo non c'e' societa' che tenga. Perche' la rabbia e il dolore, lo sconforto e l'indignazione, la denuncia e la consapevolezza, hanno bisogno di un gesto forte.

Scioperiamo per noi e per tutte le donne che ogni giorno rischiano la loro vita. Per le donne che verranno, per gli uomini che staranno loro accanto.

Unisciti a noi, firma e diffondi questo appello. Insieme, poi, decideremo una data.

scioperodonne2013 at gmail.com

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Barbara Romagnoli (giornalista freelance)

Adriana Terzo (giornalista freelance)

Tiziana Dal Pra (presidente del centro interculturale Trama di Terre)

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Numero 437 del 22 luglio 2013

 

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