Nonviolenza. Femminile plurale. 416



 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Numero 416 del primo luglio 2013

 

In questo numero:

1. Ancora. Mai piu'

2. Scioperiamo. Per fermare la cultura della violenza

3. Peppe Sini: Presidente, per favore

 

1. EDITORIALE. ANCORA. MAI PIU'

 

Ancora un uomo che uccide con un colpo di pistola la donna con cui aveva vissuto per tanti anni, con cui aveva generato due figlie.

Fermare il femminicidio.

Disarmare subito tutte le persone e tutti i poteri.

Contrastare il maschilismo e il patriarcato, e con essi il fascismo, il razzismo, la guerra, il sistema schiavistico dello sfruttamento e della distruzione del mondo vivente.

Ricostruire un'identita' maschile non piu' fascista, non piu' orientata alla morte, che sia finalmente capace di empatia e di solidarieta', di gestione nonviolenta dei conflitti, di amore per la vita e per le altre persone.

Sapere che una e' l'umanita' e comprende tutte le persone, una stessa carne, lo stesso diritto alla vita e alla felicita'.

Sapere che tu devi combattere la violenza, che tu sei responsabile di tutto.

 

2. INIZIATIVE. SCIOPERIAMO. PER FERMARE LA CULTURA DELLA VIOLENZA

[Riproponiamo ancora una volta il seguente appello che abbiamo ricevuto alcuni giorni fa da Barbara Romagnoli (per contatti: duepunti2 at yahoo.it) e dal centro interculturale "Trama di terre" (per contatti: info at tramaditerre.org). Per contattare le promotrici dell'appello e aderire ad esso: scioperodonne2013 at gmail.com]

 

Scioperiamo. Per fermare la cultura della violenza

*

Alla presidente della Camera, Laura Boldrini

Alla ministra delle Pari Opportunita', Josefa Idem

Alla segretaria della Confederazione Generale del Lavoro, Susanna Camusso

A tutte le donne delle istituzioni, delle arti e dei mestieri

A tutte noi

*

Pensavamo che l'uccisione di Fabiana, bruciata viva dal fidanzato sedicenne, esprimesse un punto di non ritorno. Invece no. L'insulto che e' stato rivolto alla ministra Cecile Kyenge - da un'altra donna - dice molto piu' di quanto non vogliamo ammettere. E di fronte ad una violenza verbale simile, non ci sono scuse o giustificazioni che tengano. Noi non siamo mai state silenziose, abbiamo sempre denunciato questi fatti, le violenze fisiche e quelle verbali. Ma non basta.

Non basta piu' il lavoro dei centri antiviolenza, fondamentale e prezioso. E non bastano le promesse di leggi che neanche arrivano. La ratifica della convenzione di Istanbul? Un passo importante, ma bisogna aspettare e aspettare. E noi non vogliamo piu' limitarci a lanciare appelli che raccolgono migliaia di firme ma restano solo sulla carta; a proclamarci indignate per una violenza che non accenna a smettere; a fare tavole rotonde, dibattiti politici, incontri. Adesso chiediamo di piu'.

Chiediamo di poter vivere in una societa' che vuole realmente cambiare la cultura che alimenta questa mentalita' maschilista, patriarcale, trasversale, acclarata e spesso occulta, che noi riteniamo totalmente responsabile della mancanza di rispetto per le donne, e che non fa nulla per fermare questo inutile e doloroso femminicidio italiano.

Chiediamo che la parola femminicidio non venga piu' sottovalutata, svilita, criticata. Perche' racconta di un fenomeno che ancora in troppi negano, o che sia qualcosa che non li riguarda. O addirittura che molte delle donne uccise o violate, in fondo in fondo, qualche sbaglio lo avevano fatto. Quanta disumanita' nel non voler vedere il nostro immenso lavoro, quello pagato e quello non pagato, il lavoro di cura e riproduttivo, il genio, la creativita', il ruolo multiforme delle donne.

Chiediamo di fermarci. A tutte: madri, sorelle, figlie, nonne, zie, compagne, amanti, mogli, operaie, commesse, maestre, infermiere, badanti, dirigenti, fornaie, dottoresse, farmaciste, studentesse, professoresse, ministre, contadine, sindacaliste, impiegate, scrittrici, attrici, giornaliste, registe, precarie, artiste, atlete, disoccupate, politiche, funzionarie, fisioterapiste, babysitter, veline, parlamentari, prostitute, autiste, cameriere, avvocate, segretarie.

Fermiamoci per 24 ore da tutto quello che normalmente facciamo. Proclamiamo uno sciopero generale delle donne che blocchi questo maledetto paese. Perche' sia chiaro che senza di noi, noi donne, non si va da nessuna parte. Senza il rispetto per la nostra autodeterminazione e il nostro corpo non c'e' societa' che tenga. Perche' la rabbia e il dolore, lo sconforto e l'indignazione, la denuncia e la consapevolezza, hanno bisogno di un gesto forte.

Scioperiamo per noi e per tutte le donne che ogni giorno rischiano la loro vita. Per le donne che verranno, per gli uomini che staranno loro accanto.

Unisciti a noi, firma e diffondi questo appello. Insieme, poi, decideremo una data.

scioperodonne2013 at gmail.com

*

Barbara Romagnoli (giornalista freelance)

Adriana Terzo (giornalista freelance)

Tiziana Dal Pra (presidente del centro interculturale Trama di Terre)

 

3. HIC ET NUNC. PEPPE SINI: PRESIDENTE, PER FAVORE

 

Presidente della Repubblica, per favore, non inviti piu' ad amichevole colloquio quel capo della destra eversiva condannato in primo grado ad anni di carcere ed all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per aver commesso i reati di concussione e prostituzione minorile. Non si vergogna di umiliare cosi' l'alta sua magistratura, le istituzioni tutte e il popolo italiano? Non si vergogna di mostrarsi cosi' in guisa di patrono di chi ha commesso squallidi e infami delitti?

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Presidente del Consiglio, per favore, non si esibisca piu' in attestazioni di apprezzamento per quel capo della destra eversiva condannato in primo grado ad anni di carcere ed all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per aver commesso i reati di concussione e prostituzione minorile. Non si vergogna dell'esempio che da'? Non si vergogna di apparire indifferente dinanzi a crimini ripugnanti?

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Presidenti dei due rami del Parlamento, per favore, ponete voi la questione della inammissibilita' della presenza nel luogo in cui si fanno le leggi di quel capo della destra eversiva condannato in primo grado ad anni di carcere ed all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per aver commesso i reati di concussione e prostituzione minorile. Sapete gia' che costui e' da decenni ineleggibile e solo per una laida protratta complicita' gli si e' ignobilmente consentito lungo un ventennio di dettar legge e governare il paese. E vedete bene che le recenti condanne lo confermano personaggio indegno di pubblici uffici.

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I seguaci del capo della destra eversiva condannato in primo grado ad anni di carcere ed all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per aver commesso i reati di concussione e prostituzione minorile minacciano di far cadere il governo? Bene, cada al piu' presto il governo inquinato e ricattato dalla banda del capo della destra eversiva condannato in primo grado ad anni di carcere ed all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per aver commesso i reati di concussione e prostituzione minorile.

 

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

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Numero 416 del primo luglio 2013

 

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