Archivi. 172



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 172 del 18 aprile 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di ottobre 2007 (parte quarta)

2. Per un quotidiano della nonviolenza

3. Da una lettera del 16 giugno 2005

4. Da una lettera del 20 giugno 2005

5. Da una lettera del 21 giugno 2005

6. Da una lettera del 9 luglio 2005

7. Da una lettera del 29 luglio 2005

8. Da una lettera del 26 agosto 2005

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI OTTOBRE 2007 (PARTE QUARTA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di ottobre 2007.

 

2. PER UN QUOTIDIANO DELLA NONVIOLENZA

 

Ci sembra necessario che la nonviolenza organizzata si doti di un giornale.

Un quotidiano cartaceo che arrivi nelle edicole.

Tra tanti giornali inutili, e in un panorama in cui tutti i quotidiani sono arruolati nel partito della guerra (compresi tutti quelli della ex-sinistra, da quando la ex-sinistra e' al governo) sarebbe necessario che ci fosse almeno un giornale impegnato per la pace.

Ed oggi l'impegno per la pace per essere tale deve fare la scelta della nonviolenza.

La rete telematica e' certo assai utile, ma esclude tante, troppe persone (e del resto il quotidiano cartaceo puo' essere collocato anche nella rete telematica - e diffuso altresi' per posta elettronica -, e quindi resterebbe a disposizione anche li').

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Un giornale ha un senso se di esso vi e' bisogno.

Se da' voce a qualcosa che nessun altro giornale rappresenta ed esprime.

Oggi un giornale della nonviolenza e' una necessita' civile e morale, politica e culturale, educativa ed esemplare. Un luogo d'incontro e uno strumento di lotta per le tante persone che non si sono arrese al disordine costituito, alla barbarie dominante, alla guerra e alle stragi.

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Due anni fa due persone amiche della nonviolenza che da molti anni lavorano in ambito giornalistico ne ragionarono lungamente in uno scambio di lettere. Del loro carteggio presentiamo qui di seguito alcuni brevi estratti (omettendo ovviamente tutte le parti tecniche, amministrative ed organizzative - che costituivano la maggior parte del carteggio ed entravano fin nei piu' minuti dettagli -, e quelle in cui si parla di luoghi e persone determinate), nella speranza che suscitino l'interesse di chi ci legge e per cosi' dire pongano all'attenzione di tutte le persone amiche della nonviolenza quella che a chi scrive queste righe sembra una esigenza reale, e di un'urgenza estrema.

 

3. DA UNA LETTERA DEL 16 GIUGNO 2005

 

(...)

2. L'idea

L'idea semplicemente e' questa: che mi sembrerebbe necessario cominciare a discutere dell'opportunita' di realizzare un giornale delle persone amiche della nonviolenza: intendo proprio un quotidiano cartaceo che vada ogni giorno in edicola; naturalmente diffuso anche per e-mail e collocato nel sito del Movimento Nonviolento e di altri movimenti nonviolenti e pacifisti eventualmente disponibili; un giornale che fin dalla testata proponga il punto di vista della nonviolenza, e che possa divenire un ulteriore strumento di informazione, di azione, di collegamento, di organizzazione e - last, but not least - di accostamento alla nonviolenza; uno strumento ulteriore, ma che potrebbe favorire anche un salto di qualita' nella capacita' di espansione dell'area di ascolto della proposta nonviolenta.

Credo che non solo sarebbe necessario farlo questo giornale che proponga la nonviolenza a tutte le persone che parlano l'italiano ed hanno accesso a un'edicola (ma si potrebbero anche abbonare, naturalmente), ma anche - ad alcune condizioni che di seguito frettolosamente elenco - concretamente possibile.

*

3. Perche' e' necessario un quotidiano che proponga la nonviolenza

a) Innanzitutto perche' la guerra e' tornata. La rottura che si e' realizzata in questi anni e' epocale: noi abbiamo lungamente vissuto nel periodo della guerra fredda, nel ricordo della catastrofe della seconda guerra mondiale; ma ormai, dai Balcani in poi, la guerra e' tornata ad essere minaccia quotidiana alle vite di tutti. E per contrastare la guerra io credo davvero che ci sia solo la nonviolenza, che giorno per giorno e su tutto lo scacchiere la guerra denunci e contrasti, giorno per giorno e su tutto lo scacchiere proponga e costruisca alternative, giorno per giorno e su tutto lo scacchiere rechi una parola di conforto, un invito all'attenzione, analisi rigorose e proposte di iniziativa praticabili.

b) Perche' vi e' la necessita' urgente che il movimento per la pace abbia nella nonviolenza il punto di riferimento fondamentale, in un incontro quotidiano.

c) Perche' la nonviolenza deve essere proposta all'intera opinione pubblica, all'intera popolazione, senza subalternita', alla pari con tutti gli altri punti di vista: deve divenire proposta quotidiana e politica a un tempo; occorre smentire coi fatti (ed anche fare un giornale quotidiano e' un fatto, che altri fatti documenta, ed altri ancora puo' promuovere) la sciocca ma diffusa opinione secondo cui la nonviolenza e' cosa che riguarda solo poche persone particolarmente ingenue e/o particolarmente eroiche.

d) Infine (ma molte altre considerazioni si potrebbero aggiungere, e' ovvio) perche' un quotidiano cartaceo, anche se di dimensioni modestissime - ad esempio, le quattro pagine classiche del foglio piegato in due, come "Il manifesto" delle origini, o piu' recentemente "Il foglio" - diverrebbe un interlocutore di cui anche le altre agenzie dell'informazione non potrebbero non tener conto: andrebbe nelle rassegne-stampa degli altri mass-media, potrebbe proporre temi e fatti su cui gli altri mass-media si sentirebbero convocati quindi a intervenire (se non altro per non "bucare" la notizia), et similia. Avrebbe cioe' una ulteriore capacita' di espansione e convocazione ben al di la' della sua stessa area di utenza diretta.

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4. Perche' e' possibile

a) Soggettivamente

Siamo in grado di farlo: siamo in grado di esprimere un punto di vista nonviolento su tutti i cosiddetti "fatti del giorno", ed abbiamo anche gia' un gruppo iniziale di persone che possono scrivere ogni giorno un editoriale, un commento, un corsivo, insomma esprimere un punto di vista qualificato ed originale "in tempo reale" su qualunque cosa accada. Ti chiedo un atto di fiducia se ti dico che parlo per esperienza: gia' oggi con "La nonviolenza e' in cammino" metto insieme un notiziario telematico quotidiano; in esso riprendo spesso materiali da altre fonti, ma gia' oggi - se mi dedicassi solo a questo - saremmo in grado con i collaboratori attuali di farlo tutto di materiali originali e inediti di persone amiche della nonviolenza, e di estenderne le dimensioni molto oltre quelle attuali (dimensioni che contengo perche' la diffusione e' per e-mail, con tutto quello che ne consegue in termini sia di "peso" e di rischio di intasamento delle caselle di posta elettronica dei destinatari, sia di leggibilita' e di percezione psicologica da parte del lettore), sicuramente fino a "coprire" quattro pagine di un quotidiano.

b) Oggettivamente

Le tecnologie consentono di lavorarci in tempi ridotti e senza bisogno di concentrare i redattori e collaboratori in un'unica sede. Cosicche' anche stando tu a Verona, io a Viterbo, altri a Torino eccetera, non sarebbe difficile un contatto quotidiano adeguato ed efficiente.

Anche i costi sarebbero abbattuti dal fatto che le tecnologie e la buona volonta' consentono oggi di fare tutto il lavoro precedente la stampa e la distribuzione con spese davvero contenutissime.

c) La domanda

A me sembra che ci sia un'attesa nell'opinione pubblica in generale, di una voce nonviolenta con cui quotidianamente agevolmente interagire, anche gia' solo come semplici lettori; e che ci sia un bisogno nei movimenti di pace e di solidarieta' in particolare, di uscire dallo stato di minorita' e di trovare un punto di riferimento quotidiano nonviolento in edicola.

E mi sembra che vi sia, palese, un'inadeguatezza dei quotidiani attuali: sia quelli per cosi' dire commerciali sia quelli per cosi' dire politici (tralascio ovviamente quelli ecclesiali o di settore - economici, eccetera -) purtroppo esprimono posizioni perlopiu' indecenti sui temi della pace, della giustizia, della dignita' umana; e sono solitamente scritti assai male (anche i giornalisti piu' celebrati scrivono solitamente una pessima prosa, e pigiano sul pedale degli effettacci, delle esagerazione, degli insulti e delle sconcezze per sedurre un pubblico che ipso facto corrompono: nella lingua, nell'intelligenza, e nell'anima); noi potremmo fare un quotidiano che non solo proponga idee buone ma che sia anche scritto bene, ovvero che offra una lettura pienamente rispettosa dell'altrui dignita' e intelligenza, e pienamente formativa all'impegno di verita' e dialogo, anche attraverso la cura della lingua con cui sarebbe redatto.

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5. A quali condizioni preliminari

a) Che si aggiunga, e non sostituisca le voci gia' esistenti: quindi mettendo la massima cura ad evitare il rischio di danneggiare le riviste che gia' esistono (riviste nei cui confronti il quotidiano dovrebbe svolgere una funzione di sostegno, come ad esempio gia' cerca di fare "La nonviolenza e' in cammino"), allargando l'area dei lettori che vengono in contatto con la proposta nonviolenta, e segnalando costantemente le riviste, le case editrici, le associazioni eccetera, ed esortando i lettori a sostenerle.

E' evidente che e' cosa delicata e decisiva. Un quotidiano si puo' fare se almeno le persone che gia' operano nel campo dell'informazione, della ricerca e dell'azione nonviolenta lo percepiscono come un aiuto condiviso e uno strumento proprio, e non come un "concorrente".

b) Che non diventi occasione di lottizzazione, carrierismo, assalto alla diligenza dei soldi pubblici, settarismo, eccetera (ergo occorre che sia garantito dalla presenza e dalla guida - dal controllo - di persone non piu' giovani, persone che in quanto tali possano impegnarvisi senza doversene ripromettere vantaggi personali, senza doverne temere soverchi danni personali, e che di cose penose ne abbiano gia' viste cosi' tante da non sentire il bisogno di combinarne di ulteriori).

c) Che sia una voce caratterizzata, esplicita, qualificata, con una sua identita', ma anche una tribuna, un luogo di riflessione e discussione, e non un foglio d'ordini. Insomma sia polifonico, non pretenda di dare autoritariamente e arrogantemente "la linea" ma formuli proposte ed analisi da sottoporre a discussione e verifica, ed ospiti voci diverse, plurali. Naturalmente muovendo da posizioni precise e senza ambiguita', ma senza presunzione.

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6. Quale soggetto proprietario e gestore

Penso che potrebbe e dovrebbe essere il Movimento Nonviolento il soggetto effettualmente proprietario e gestore.

Ma ovviamente studiando una formula ad hoc (che potrebbe essere ad esempio una minima cooperativa giornalistica) per far fronte a tutte le questioni amministrative senza elefantiasi, ed anche per non coinvolgere l'intero Movimento nel caso di querele penali e/o azioni civili per diffamazione a cui raramente anche il miglior giornale sfugge (ma io vorrei fare un giornale in cui vi sia una tale rigorosissimo impegno di rilettura e correzione di tutti gli articoli che il rischio di subire procedimenti per diffamazione sia ridotto al minimo dell'umanamente ponderabile - e personalmente con tre decadi di esperienze sul banco degli imputati per non ricordo neppure piu' quante querele per diffamazione subite credo di essere ormai un esperto in materia come pochi altri).

Il fatto che il giornale debba essere del Movimento Nonviolento non significa che non debba essere aperto alla piu' ampia ed intima collaborazione di uomini e donne da altre esperienze provenienti che ad esso non appartengono; e' ovvio che tale apertura e' fondamentale.

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7. Quali collaborazioni

In primo luogo, se si decidesse di lavorare a questa impresa, e procedendo un passo per volta, e stabilito che la gestione (e quindi anche la responsabilita' politica) resterebbe comunque solo del Movimento Nonviolento, si tratterebbe di coinvolgere tutti i movimenti, le esperienze e le personalita' dell'area nonviolenta disponibili a  collaborare, caso per caso concordando insieme le forme.

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8. Quali criteri qualificanti

Credo che il punto di riferimento possa essere la carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento, con tutto quel che ragionevolmente ne consegue.

E quindi nessuna ambiguita' e nessuna collusione con posizioni e soggetti che magari proclamano di essere per la pace ma agiscono con modalita' non nonviolente.

Per il resto apertura a tutte le voci, quando dicono cose ragionevoli e condivisibili o comunque interessanti o utili, ma nella chiarezza e nella distinzione delle posizioni.

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9. Quale percorso di avvicinamento

(...)

 

4. DA UNA LETTERA DEL 20 GIUGNO 2005

 

(...)

Mi rendo conto del fatto che tutte le persone piu' impegnate siano appunto gia' fin troppo impegnate, e di come si ponga piuttosto l'esigenza di garantire la sostenibilita' dell'esistente che non di aggiungere ulteriori carichi a un fardello gia' non poco gravoso. Ma credo anche che non sia da escludere la possibilita' che in prospettiva l'aggiunta possa anche contribuire ad alleviare i pesi attuali.

Ora, la mia opinione e' che il lavoro da fare per mettere in piedi un quotidiano possa non essere ciclopico, che il peso finanziario possa non essere insostenibile, e che vi sia la possibilita' che se la cosa funzionasse potrebbe avere, se non nel breve nel medio termine, molteplici benefiche ricadute.

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1. A proposito dell'area dei possibili lettori

Un aneddoto su "La nonviolenza e' in cammino": all'inizio era frequentissimo che mi scrivessero persone per dirmi che era esagerato inviar loro messaggi tutti i giorni, e che erano troppo lunghi e impegnativi; oggi lettere di questo tenore non arrivano praticamente piu', il fatto che ci sia una voce nonviolenta con periodicita' quotidiana e' ormai un dato acquisito per circa ventimila interlocutori; sono destinatari - persone, associazioni media, istituzioni - di cui certo molti non leggeranno neppure una riga, ma che comunque il notiziario ricevono e se non altro non rifiutano di riceverlo, e quindi quantomeno non trovano sorprendente l'esistenza di un notiziario quotidiano per la nonviolenza.

Ergo: se anche non ci fosse stata prima un'area d'ascolto abituata all'incontro quotidiano con una voce nonviolenta, quest'area oggi c'e': questo ovviamente non rende automatico che una parte di essa sia anche disponibile all'acquisto di un quotidiano in edicola o ad abbonarsi ad esso, ma comunque e' un prerequisito.

E sempre per quanto concerne il potenziale "bacino di utenza" per un possibile quotidiano nonviolento, naturalmente c'e' anche un'area di persone amiche della nonviolenza ed impegnate nella e per la nonviolenza che dalla fondazione di "Azione nonviolenta" nel '64 in qua e' comunque cresciuta, si e' consolidata attraverso molteplici esperienze: quantificarla forse non e' facile; ma certo va oltre le mere adesioni formali ad associazioni e gruppi nonviolenti in senso specifico, ed anche oltre gli attuali abbonati alle varie riviste di area nonviolenta. Ed e' ragionevole supporre che si possa trattare di alcune migliaia di persone.

Vi e' infine un'attenzione piu' vasta che periodicamente ritorna, e che se non trova espressione e per cosi' dire "interfaccia" in un referente adeguato e' destinata a rifluire.

Come sappiamo, accadde gia' con la lotta per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza al militare e poi con l'avvio dell'esperienza del servizio civile; poi ancora all'inizio del movimento per la pace cresciuto alla fine degli anni '70 e nei primi anni '80 con la lotta agli euromissili, poi con la crescita tumultuosa del soggetto "verde", con la campagna osm, eccetera; in questi ultimi anni col movimento cosiddetto altermondialista, con l'esperienza lillipiziana, e finanche coi tentativi di appropriazione della nonviolenza, talvolta peraltro sfigurata e ridotta a icona o feticcio, da parte di vari partiti, movimenti e personaggi (da alcuni - anzi molti - dei quali ci guardi il cielo).

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2. Una sorta di premessa alle questioni tecniche ed organizzative

(...)

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3. Alcune scelte di fondo

3. 1. Sullo status

(...)

3. 2. Sulla sede

(...)

3. 3. Sulla testata

Nella testata e' fondamentale che ci sia o il sostantivo nonviolenza o l'aggettivo nonviolento/a.

3. 4. Sul formato

La foliazione minima indispensabile ed a mio avviso comunque preferibile e' di quattro pagine (come gia' il "Manifesto" delle origini, e piu' di recente il "Foglio"); per le dimensioni a me non dispiacciono quelle del "Foglio"; per la grafica: la piu' semplice e rigorosa possibile.

3. 5. Sulla periodicita'

Sei giorni su sette, saltando l'edizione del lunedi' (come peraltro fanno anche altri giornali).

3. 6. Sulla tiratura

In Italia ci sono 38.000 edicole cui si aggiungono altri 2.000 punti vendita non esclusivi (tabaccherie e supermercati). E' ovvio che bisogna puntare all'inizio a raggiungere tutti i punti vendita sia pure con una copia, poi si vedra'.

Quanto agli utenti reali vi sono persone, associazioni, movimenti, onlus e ong, botteghe del commercio equo e solidale, sindacati, partiti, e ancora librerie pubbliche, scuole, servizi sociali, istituzioni, etc. che potrebbero essere interessati.

Cosi' come solitamente sono acquirenti di piu' quotidiani - e quindi potrebbero divenire acquirenti anche di questo - operatori sociali, dell'informazione, amministratori pubblici, attivisti e dirigenti di varie esperienze di aggregazione collettiva. Difficile quantificare, ma si potrebbe avviare anche un "effetto domino" se riuscissimo a fare un giornale qualificato e interessante.

Si procedera' per il resto cosi' come hanno gia' fatto altri giornali d'impegno civile all'esordio.

3. 7. Et coetera

Tralascio adesso numerosi altri argomenti di cui potremo parlare piu' un la' (selezione dei materiali, criteri di scrittura, scelte grafiche, produzione di e interazione con altri prodotti editoriali, eccetera eccetera).

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4. Sulle collaborazioni attivabili per la fase preliminare

(...)

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5. Ipotesi organizzativa a regime: le risorse umane

(...)

5. 1. Gente di fatica (e dotata di ironia e pazienza)

(...)

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5. 2. Le funzioni

(...)

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5. 3. Riassumendo per quanto concerne le risorse umane

(...)

 

5. DA UNA LETTERA DEL 21 GIUGNO 2005

 

(...)

6. Materiali pubblicabili gia' disponibili

a) Classici: credo che non ci siano problemi di diritti d'autore per poter pubblicare a puntate alcuni classici della nonviolenza (in primo luogo le opere di Aldo Capitini): se dedicassimo tutti i giorni una pagina del giornale alla pubblicazione o ripubblicazione a puntate di classici della nonviolenza, credo che disporremmo gia' a costo zero di materiale sufficiente a "coprire" un quarto del giornale di qui a qualche anno.

b) Saggi e traduzioni di autori viventi: credo anche che illustri studiosi e militanti nonviolenti italiani e stranieri non avrebbero difficolta' a consentirci di pubblicare gratuitamente sul giornale loro testi (e traduzioni di loro testi).

c) Ulteriori libri utili: credo infine che anche alcune case editrici amiche che hanno pubblicato testi particolarmente utili ma non piu' ristampati per evidente ristrettezza del mercato librario, e che talora hanno pubblicato quei libri anche grazie al sostegno finanziario della campagna osm o di movimenti e personalita' della nonviolenza, non avrebbero difficolta' a concederci gratuitamente il permesso di pubblicare sul giornale libri o parti di libri che potrebbero essere particolarmente interessanti per i nostri lettori.

Ho accennato a quanto sopra per concludere che per quanto concerne la disponibilita' di materiale scritto da pubblicare, il lavoro da fare quotidianamente sarebbe meno impegnativo di quanto potrebbe sembrare a prima vista, poiche' ragionevolmente si potrebbe comporre il giornale ad esempio nel modo seguente:

- pagina 1: notizie e commenti del giorno;

- pagina 2: rubriche, commenti, saggi, lettere;

- pagina 3: documenti e notizie di iniziative, esperienze, campagne, etc., da parte di istituzioni, associazioni, movimenti, corrispondenti, eccetera;

- pagina 4: classici della nonviolenza.

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7. Ipotesi organizzativa a regime: le risorse materiali

(...)

7. 1. Una panoramica preliminare delle esigenze

(...)

7. 2. Note per un piano finanziario

(...)

7. 2. 1. Parte entrate

(...)

7. 2. 2. Parte uscite

(...)

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8. Ipotesi di un percorso sperimentale

a) Un esperimento preliminare

(...)

b) Formazione preliminare di un gruppo minimo di redattori, di tecnici e di amministrativi

(...)

c) Ipotesi varie per la fase di avvio

(...)

d) Campagna di lancio

(...)

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9. Alcune questioni aperte

(...)

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10. Alcune collaborazioni su cui credo si potrebbe contare

(...)

10. 1. parte giornalistica

Con una opportuna premessa:

- che scrivano bene;

- che non si offendano se non vengono pubblicati, se si propongono modifiche agli articoli, o se si introducono redazionalmente delle correzioni;

- che non le sparino grosse, non espongano a querele, non usino il turpiloquio.

(...)

c) per traduzioni e attenzione a notizie da fonti internazionali

Una premessa e' d'obbligo: la gran parte delle traduzioni che circolano nei media pacifisti (e ancor piu' nella rete telematica) e' scandalosa. Si fa un uso scellerato dei cosiddetti traduttori automatici, ed anche persone che traducono abitualmente ormai per la frettolosita' che tutti ha contagiato e' raro che facciano una versione senza metterci sovente svarioni ridicoli e insensati; questo vale ormai anche purtroppo per i libri pubblicati dagli editori piu' prestigiosi. Noi dovremmo trovare il modo di costruire anche per questo un processo di verifica tale per cui le traduzioni siano decenti (potra' essere utile un cireneo ad hoc che riveda tutte le traduzioni).

d) corrispondenti (...)

10. 2. Parte tecnica (particolarmente informatica)

(...)

10. 3. Parte consulenze

(...)

10. 4. Parte dffusione e sostegno

(...)

*

Vorrei solo aggiungere tre ulteriori considerazioni:

a) la prima: la mia opinione e' che se anche riuscissimo ad attivare in misura anche limitata sia pure una sola delle due forme di finanziamento fondamentali (le provvidenze pubbliche; gli annunci a pagamento di associazioni, imprese e/o istituzioni) il giornale e' fattibile.

b) La seconda: so ben che il contributo che potra' venire "a regime" da abbonati e sostenitori nel corso del tempo non e' affatto detto che vada "in crescendo", anzi; pertanto non conterei su esso come fonte economica principale ed elemento costante e di medio-lungo periodo, sebbene ogni cura vada posta nel sollecitare un impegno in questo senso di tutti gli interlocutori disponibili, poiche' si tratta davvero comunque di un aiuto benedetto e decisivo per molti diversi motivi al di la' dell'incidenza in termini finanziari. Ma l'intervento dei sostenitori a mio parere e' decisivo piuttosto nella fase di avvio, sia come sostegno psicologico e politico, sia per l'acquisto delle attrezzature e della tecnologia di base: le quali attrezzature (...) secondo i miei calcoli consisterebbe di una spesa talmente contenuta che una ventina di persone amiche potrebbero coprirla tout court con una contribuzione una tantum senza soverchi problemi.

c) La terza: va da se' che il giornale verrebbe anche a sostituire il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino" (facendo il giornale lo diffonderemmo anche via e-mail naturalmente anche a tutti i lettori dell'attuale notiziario - studiando il formato elettronico piu' adeguato a tal fine, che potrebbe essere in prima istanza "solo testo", ma si potrebbero anche facilmente differenziare i formati in cui riceverlo, a preferenza dei destinatari) (...)

 

6. DA UNA LETTERA DEL 9 LUGLIO 2005

 

(...)

Credo che siamo in molti che percepiamo la necessita' di un passo impegnativo in questa direzione: le ultime tragiche vicende dimostrano ad abundantiam l'urgenza della scelta della nonviolenza come unica via per fermare le mille carneficine in corso, per salvare l'umanita' e la biosfera dalla catastrofe. Un giornale della nonviolenza e per la nonviolenza puo' essere hic et nunc uno strumento, un monito, un appello, un punto di rfierimento per molte persone di volonta' buona, per costruire una piu' vasta e profonda coscienza, un piu' ampio e consapevole movimento non solo "per" la pace ma anche "di" pace, e una piu' limpida e adeguata politica finalmente ordinata alla vita e alla dignita' dell'umanita' intera, alla pace tra gli esseri umani e tra gli esseri umani e la natura.

(...)

*

1. Sui tempi e i modi per avviare una piu' ampia consultazione preliminare

(...)

*

2. Sull'attrezzatura necessaria presso le tre sedi redazionali/amministrative

(...)

*

3. Su alcune possibili fonti di finanziamento, sia istituzionali che di altra provenienza

(...)

*

4. Sui costi, ragionevolmente

(...)

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5. Alcune delle possibilita' aggiuntive che il quotidiano aprirebbe

a) Servizio di agenzia stampa (che "lanci" a tutti gli altri mass-media gli editoriali del giorno dopo, e le notizie e i commenti particolarmente rilevanti);

b) l'invio serale della prima pagina alle tv, alle radio e al resto dei mass-media per essere inclusi nelle rassegne-stampa;

c) essere veicolo di diffusione di libri in edicola (eventualmente anche in coedizione con altri).

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(...)

 

7. DA UNA LETTERA DEL 29 LUGLIO 2005

 

(...)

2. Parita' tra i generi

Ovviamente il giornale dovrebbe garantire piena parita' tra i generi, ed impegnarsi concretamente sia nella valorizzazione del pensiero e della prassi delle donne e dei movimenti delle donne (che come sai ritengo una delle fondamentali esperienza storiche della nonviolenza), sia nella lotta all'oppressione maschilista; impegno da inverare non solo nelle dichiarazioni di principio ma anche nel lavoro quotidiano, nelle relazioni e nei comportamenti personali. Eventualmente anche stabilendo alcune regole minime, insufficienti ma forse utili se non anche necessarie, come ad esempio: che in tutti i ruoli e le funzioni vi siano sempre tante persone dell'uno come dell'altro sesso, che ogni giorno siano pubblicati sul giornale un pari numero di articoli firmati da uomini e da donne, eccetera (si trattera' di pensarci in modo adeguato, naturalmente innanzitutto chiedendo consiglio alle donne che su questo hanno sviluppato una riflessione approfondita...).

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3. Alcune regole d'oro

a) La nonviolenza e' anche nonmenzogna: facendo un giornale il dovere dell'impegno a cercare e dire la verita' e' fondamentale.

Questo implica tra l'altro la verifica delle notizie, il controllo e l'indicazione delle fonti, il rifiuto delle esagerazioni e della propaganda, la distinzione tra cio' che e' certo e cio' che si ritiene probabile, l'ascolto delle ragioni altrui, l'impegno a farsi capire da tutti i lettori, la consapevolezza che un giornale deve essere un servizio pubblico e non un passatempo, il rispetto per le persone e per la lingua, eccetera eccetera.

b) Nel fare un giornale non si deve litigare mai con nessuno per nessun motivo (per litigare bisogna essere in due, nessuno puo' costringerci a una rissa se noi non vogliamo). Non si deve mai insultare nessuno. Si deve distinguere tra male e "malato". Dire i fatti senza reticenze, con amore per la verita' e lealta', sapendo che spesso le cose sono piu' complicate di come sembrano. Nei confronti delle persone usare sempre mitezza e misericordia.

Insomma, dobbiamo fare un giornale che inveri i criteri della nonviolenza.

c) Costruire l'affinita'. E studiare sempre.

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4. Alcuni possibili criteri di scrittura ad uso dei redattori

- Sciogliere e spiegare tutte le sigle;

- evitare l'abuso delle maiuscole, abolire i punti esclamativi;

- spiegare tutti i concetti difficili;

- tradurre (subito dopo il termine, tra parentesi) tutte le parole non in italiano, e spiegare tutte le parole non di uso comune;

- cassare sistematicamente ogni forma di turpiloquio;

- cassare sistematicamente tutti gli insulti a chicchessia;

- di tutti i dati verificare la veridicita' ed accertare - e se necessario segnalare - la fonte;

- non usare mai scritti giornalistici o interventi reperiti esclusivamente in internet come fonte per dati obiettivi: nove volte su dieci i dati riportati dai giornali o che compaiono in rete sono del tutto fasulli;

- le citazioni da altri devono essere sempre precise, virgolettate e documentabili;

- abolire volgarita', esagerazioni, propaganda, tutto cio' che puo' offendere l'altrui sensibilita', tutto cio' che non e' sufficientemente meditato, tutto cio' che puo' essere ingannevole per chi legge anche solo attraverso la reticenza o l'artificio retorico;

(...)

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5. Sulla "formazione professionale" di redazione e amministrazione

(...)

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6. Alcune note sul lavoro della redazione

(...)

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7. Come gestire collaboratori presuntuosi, permalosi, irascibili e rissosi

Sarebbe bene evitare nel modo piu' assoluto di inserire nella struttura gestionale, redazionale ed amministrativa del giornale persone dal carattere intemperante che abbiano dato prova di particolari capacita' distruttive (sperando che questo non significhi che resterebbero solo i fantasmi dei trapassati).

Ovviamente tra i collaboratori sarebbe bene evitare per quanto possibile le persone che calzano piedistalli o amano la mischia, ma e' evidente che non potranno mancare persone anche egregie che tuttavia talvolta possono eccedere.

Sarebbe bene quindi che tutti i collaboratori e le collaboratrici venissero preliminarmente informati che tutti gli articoli possono essere respinti o tagliati; che non si ammettono espressioni volgari o calunniose, notizie menzognere o ingannevoli, polemiche ad personam, meschinita' o ciance senza costrutto, e che insomma ci si deve tutti attenere ai criteri dell'onesto e civile condursi anche quando si brandisce la penna; ed infine che la redazione si riserva comunque sempre un ruolo e una prerogativa di verifica e fin di censura (motivata) su tutti i testi.

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8. Su alcuni collaboratori coinvolgibili

(...)

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9. Sulla distribuzione

(...)

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10. Sugli abbonamenti

E' ovvio che la campagna abbonamenti sara' un impegno decisivo.

Occorrera' un impegno specifico (e quindi uno specifico programma di lavoro) per proporre, sistematicamente e convincentemente, l'abbonamento a tutti gli enti locali, le biblioteche, le scuole, i centri di studio e di ricerca, le varie istituzioni di cultura e di rappresentanza democratica, le associazioni e i movimenti sia culturali che di impegno civile, politico, sindacale, ecclesiale, ecologico, per i diritti, di volontariato, le onlus e le ong, eccetera, oltre che alle tante persone che per vari motivi pensiamo possano essere interessate a sottoscrivere un abbonamento o meglio ancora a voler sostenere l'intrapresa con ancor maggiore liberalita'.

Predisporre un buon programma di lavoro per una campagna abbonamenti condotta con sistematicita' ed efficacia sara' comunque una cosa utile, anche se poi il progetto non si realizzasse (...)

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11. Sulle vendite in edicola

La mia opinione e' che almeno in fase di avvio non dobbiamo considerare le vendite in edicola come una significativa fonte di entrate; dobbiamo arrivare col giornale in tutte le edicole d'Italia, ma dobbiamo avere un piano finanziario che prescinda del tutto dalle entrate relative alla vendita in edicola.

La vendita in edicola e' la cosa decisiva del progetto, poiche' solo facendo un quotidiano cartaceo che arrivi tutti i giorni in tutte le edicole si fa il salto di qualita' che oggi occorre nell'ambito informativo, ma anche nell'affermazione effettiva, costruttiva, influente, acculturante e concretamente incisiva, di una centralita' politica della nonviolenza nel nostro paese, centralita' della proposta nonviolenta che e' una decisiva necessita' ed urgenza nella disastrosa situazione attuale.

Ed io credo che facendo un buon giornale nel corso del tempo troveremo i nostri lettori e costruiremo con loro un rapporto significativo: per questo il giornale deve arrivare fin dall'inizio in tutte le edicole d'Italia.

Ma senza pensare che, anche in prospettiva, le vendite in edicola possano essere una voce rilevante della parte "entrate" del bilancio del giornale.

*

12. Alcune ulteriori  opportunita' che la realizzazione del giornale aprirebbe

a) Sul piano politico e culturale sono ovvie, e non mi ci soffermo ancora.

b) Sul piano tecnico e comunicativo, la realizzazione del quotidiano e la sua diffusione sia attraverso le edicole sia attraverso e-mail e sito, favorirebbe anche la possibilita' di realizzare altresi' con minimo impegno aggiuntivo (davvero minimo) e con risultati che potrebbero essere rilevanti anch'essi:

- un'agenzia stampa quotidiana ad uso dei mass-media;

- una radio o tv via internet, anche solo in forma di giornale radio per poche ore al giorno (vorrei parlartene meglio in futuro);

- la pubblicazione di libri diffondibili efficacemente in edicola dal quotidiano trainati;

- un forte sostegno ad "Azione nonviolenta" che si potrebbe portare anche in edicola come mensile di qualita' adeguatamente valorizzato e promosso dal giornale;

- ulteriori molteplici possibilita' di collaborazioni in varie forme con vari soggetti.

Sono tutte cose che altri giornali e riviste gia' fanno con facilita' e sovente con esiti notevoli.

*

13. Sul possibile rapporto con Banca Etica

Poiche' e' ovvio che e' necessario un rapporto con un soggetto bancario, credo che esso potrebbe essere, sicuramente anche se eventualmente non esclusivamente, Banca Etica.

(...)

*

14. Su come fronteggiare possibili ritardi nell'erogazione delle provvidenze pubbliche per l'editoria

(...)

*

15. Rispetto ai quotidiani esistenti

In merito all'obiezione che esistono gia' molti altri quotidiani e che essi sarebbero dispiaciuti dalla nascita di un nuovo giornale, credo metta conto ricordare:

a) Che i lettori non sono proprieta' privata degli editori: piu' giornali ci sono e meglio e'.

b) La gran parte dei quotidiani attuali e' peggio che penosa, ed anche quelli cosiddetti impegnati per la pace sono sovente scandalosamente ipocriti, menzogneri fino all'infamia, e non di rado irresponsabili fino a favoreggiare il crimine.

c) Il giornale che vorremmo fare noi in Italia non c'e' (a dire il vero credo che non ci sia nel mondo): un giornale della e per la nonviolenza. Mi sembra necessario ed urgente farlo nascere, e' l'unico giornale che hic et nunc puo' servire a qualcosa.

La nonviolenza e' insieme la proposta politica e culturale assolutamente piu' necessaria, e l'unica voce del tutto assente dalla stampa quotidiana italiana.

*

(...)

 

8. DA UNA LETTERA DEL 26 AGOSTO 2005

 

(...)

1. Alcune possibili funzioni del giornale

Il giornale potrebbe avrebbe tra le altre possibili funzioni anche quelle di:

a) alfabetizzare l'opinione pubblica e il dibattito politico e culturale alla conoscenza della nonviolenza sia come forza storica e movimento sociale e culturale, sia come punto di vista e chiave di lettura della realta', sia come progetto di ricerca e trasformazione sociale e politica;

b) favorire l'incontro ed il reciproco riconoscimento (ed in prospettiva l'eventuale coordinamento e/o la possibile collaborazione) delle persone e delle esperienze che gia' sono - ciascuna a partire dai propri valori, dalle proprie scelte, dalle proprie tradizioni e speranze - amiche della nonviolenza, quale che ne sia il livello di consapevolezza e di esplicitazione;

c) recare nel panorama culturale e politico dell'editoria quotidiana quell'"aggiunta" ormai indispensabile non solo per qualificare il dialogo tra le diverse tradizioni di pensiero e di azione, ma anche per inverare quanto di meglio ai fini dell'umana convivenza ciascuna tradizione reca con se'.

*

2. Ancora un repertorio per l'organizzazione dei contenuti del giornale

Mi sembrerebbe ragionevole che il giornale si articolasse attraverso una vasta gamma di forme, di cui le principali potrebbero essere le seguenti:

a) inchieste: sugli argomenti che ci stanno particolarmente a cuore;

b) campagne: peculiarmente nonviolente, ben definite, con obiettivi concreti, etc.;

c) notizie e commenti: senza subalternita' agli altri media, selezionando secondo le nostre priorita' e sottraendoci alla chiacchiera che accomuna oggi tutti i quotidiani italiani (che giorno per giorno parlano tutti delle stesse cose anche quando esse sono del tutto prive di interesse pubblico o di gran lunga meno rilevanti di altre notizie - che pure finanche molte agenzie internazionali riportano, ma che sui quotidiani italiani non vanno quasi mai oltre lo sbrigativo trafiletto);

d) approfondimenti e dibattiti;

e) libri classici e profili di autori ed autrici: si potrebbe sia pubblicare a puntate testi classici della nonviolenza, sia pensare a fascicoli o volumetti in supplemento (come fanno gia' vari quotidiani);

f) segnalazioni di esperienze e notizie di incontri e di iniziative;

g) formazione;

h) consuete rubriche (posta, libri, cinema, musica, etc.).

*

3. Ancora sulle modalita' di scrittura del giornale

(...) aggiungerei i criteri contenuti nell'articolo a firma di Severino Vardacampi nel notiziario n. 1024 del 16 agosto 2005, e aggiungerei anche:

a) che ogni numero del giornale deve saper bilanciare apporti e punti di vista diversi;

b) che ogni notizia o analisi deve essere data per quanto possibile in forma positiva e propositiva, secondo il criterio del giornale dei cafoni alla fine di Fontamara: di fronte a ogni fatto o argomento di cui parliamo dobbiamo chiederci cosa noi dobbiamo fare;

c) che occorre mantenere sempre aperta la discussione, l'ascolto, l'invito alla critica e alla proposta; nella consapevolezza di non avere gia' raggiunto conclusioni definitive ed escludenti, e che su molte questioni non abbiamo certezze ma solo domande e proposte da sottoporre a verifica.

*

4. Alcune verifiche (...)

(...)

c) Cominciare a buttar giu' un elenco di persone variamente coinvolgibili come potenziali collaboratori o consulenti o sostenitori.

(...) se il giornale si fa, credo che potremmo anche contare su prestigiosissimi collaboratori internazionali, poiche' credo che siano pressoche' innumerevoli le personalita' amiche della nonviolenza che in tutto il mondo gia' agiscono, studiano, insegnano e scrivono, che sarebbero liete di collaborare a un quotidiano della nonviolenza sia mettendo a disposizione loro testi gia' pubblicati (in altri paesi, in altre lingue), sia scrivendo articoli ad hoc.

En passant: credo di averlo gia' scritto, l'accuratezza delle traduzioni dovra' essere un punto di forza del giornale (purtroppo le traduzioni che circolano solitamente nella pubblicistica non solo nonviolenta sono sovente impresentabili).

*

5. Alcune questioni critiche da ragionare con franchezza e serenita'

(...)

5. 1. Remore e criteri sulla questione dei finanziamenti

(...)

5. 2. Uscire dalla marginalita' e dalla subalternita'

(...)

5. 3. Sulle diversita' di opinione e sul rispetto dei diversi punti di vista su questioni che afferiscono a temi profondamente sentiti

(...)

5. 4. Qualche altra questione critica ancora

a) il consumo di carta che fare un quotidiano comporta;

b) la fatica che almeno in fase di avvio occorrera' dispiegare ed il rischio che questo possa significare sottrarre risorse ad altre attivita';

c) le incomprensioni che la proposta dell'iniziativa del giornale potra' suscitare.

(...)

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 172 del 18 aprile 2013

 

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