Telegrammi. 1246



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1246 del 16 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Opporsi alla guerra, opporsi al razzismo

2. Un incontro di studio su Giacomo Matteotti e Carlo e Nello Rosselli

3. Segnalazioni librarie

4. Alcuni testi del mese di settembre 2003 (parte terza)

5. Atto di opposizione alla richiesta di archiviazione dell'esposto sui trasporti di armi a Pisa

6. Ruminazioni di un viandante eugubino

7. Tocca noi, tocca a noi

8. Cancun

9. Contro la necrofilia

10. Agli amici della Rete Radie' Resch in occasione della decima marcia per la giustizia da Agliana a Quarrata

11. Per una cultura antimafia: l'esempio di Giuseppe Puglisi...

12. Presentata opposizione alla richiesta di archiviazione dell'esposto sui "treni della morte"

13. Una nota

14. Biko

15. Lotta alla mafia e nonviolenza

16. La "Carta" del Movimento Nonviolento

17. Per saperne di piu'

 

1. EDITORIALE. OPPORSI ALLA GUERRA, OPPORSI AL RAZZISMO

 

Se non ci si impegna per salvare le vite, la barbarie ha gia' vinto.

Se non ci si impegna contro tutte le uccisioni e le persecuzioni, il fascismo ha gia' vinto.

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Cessi immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti.

Siano abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti.

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Opporsi alla guerra, opporsi al razzismo: primo dovere di ogni persona decente.

Opporsi alla guerra, opporsi al razzismo: primo dovere di ogni ordinamento giuridico democratico.

 

2. INCONTRI. UN INCONTRO DI STUDIO SU GIACOMO MATTEOTTI E CARLO E NELLO ROSSELLI

 

Si e' svolto lunedi' 15 aprile 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di studio sul tema: "Per una cultura e una prassi dell'antifascismo vivente e operante: la testimonianza di Giacomo Matteotti e di Carlo e Nello Rosselli".

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni passi dalle opere e dalle lettere dei tre eroici combattenti per la liberta' assassinati dai fascisti.

L'incontro era parte un ciclo di incontri di studio in preparazione del 25 aprile, incontri nel corso dei quali si vengono leggendo e commentando alcuni testi classici dell'antifascismo e della cultura democratica.

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Giacomo Matteotti, nato a Fratta Polesine nel 1885, laureato in giurisprudenza, militante socialista, pubblico amministratore, organizzatore dei lavoratori, parlamentare, oppositore fierissimo del fascismo, il 10 giugno 1924 venne sequestrato ed assassinato dai sicari fascisti. Tra le riflessioni e testimonianze in sua memoria particolarmente commovente il saggio commemorativo pubblicato da Piero Gobetti nello stesso 1924, dapprima su "La rivoluzione liberale" poi in opuscolo. In esso leggiamo anche la seguente lapidaria definizione di Matteotti: "Egli rimane come l'uomo che sapeva dare l'esempio". Opere di Giacomo Matteotti: una raccolta di interventi di Matteotti e' nel volumetto Reliquie, Dall'Oglio, Milano 1964. Opere su Giacomo Matteotti: cfr. almeno Piero Gobetti, Per Matteotti. Un ritratto, Il Melangolo, Genova 1994; cfr. anche almeno la raccolta documentaria a cura di Giuseppe Rossini, Il delitto Matteotti, Il Mulino, Bologna 1966. Dal sito de "La storia siamo noi" riprendiamo per estratti la seguente breve notizia biografica: "Giacomo Matteotti nasce a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 maggio del 1885. I Matteotti sono una famiglia benestante. Dopo il liceo, Giacomo si iscrive alla facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Bologna, dove si laurea con una tesi in diritto penale. Le prime testimonianze della sua militanza politica risalgono al 1904, quando inizia a collaborare al periodico socialista di Rovigo 'La Lotta'. Non sappiamo su quali letture maturi la sua fede politica, ne' come viva i contrasti interni al partito socialista dei primi anni del secolo. I biografi di Matteotti ci raccontano che dalla fine del 1910 il giovane socialista e' fra i protagonisti della vita politica e amministrativa di Rovigo, che nel 1912 e' un fiero avversario della guerra di Libia, e che allo scoppio della prima guerra mondiale si schiera risolutamente per la neutralita'... Quando viene eletto deputato - nelle elezioni del 1919 -, ha notevoli competenze, acquisite attraverso l'esperienza di amministratore locale. Ma e' con l'opposizione al regime fascista che Matteotti diviene un leader politico di livello nazionale. Come la maggior parte dei suoi compagni di partito, egli vede nel fascismo la reazione della borghesia alle lotte del movimento operaio. Vuole combattere il regime coniugando socialismo e democrazia e rivendicando l'importanza della questione morale. Nell'ottobre del 1921, al congresso socialista di Roma, la spaccatura fra riformisti e massimalisti diventa insanabile. Matteotti si schiera con i riformisti di Turati ed esce dal partito dando vita ad una nuova formazione politica: il Partito socialista unitario... Il 30 maggio del 1924 denuncia alla Camera dei deputati le violenze e i brogli elettorali che hanno portato il partito di Mussolini al 66,3% dei consensi. Nei mesi precedenti ha anche scoperto il giro d'affari che lega il fascismo alla compagnia petrolifera Sinclair Oil, ed e' pronto a rivelarlo. Si iscrive a parlare alla Camera per la seduta dell'11 giugno, ma il giorno prima e' rapito e trucidato dai fascisti". Dalla voce a Matteotti dedicata nella Wikipedia riprendiamo per estratti la seguente notizia bibliografica: a) opere di Giacomo Matteotti: "La recidiva. Saggio di revisione critica con dati statistici, Milano, Fratelli Bocca, 1910; Un anno di dominazione fascista, Roma, Tip. italiana, 1923; edizione inglese: The fascisti exposed. A Year of Fascist Domination, translated by E. W. Dickes, Londra, Indipendent Labour Party Publication Department, 1924; rist. Howard Fertig, 1969; edizione tedesca: Fascismus in Italien. Grundlagen - Aufstieg - Niedergang (con Hanns Erich Kaminski), Berlino, Verlag fur Sozialwissenschaft, 1925; edizione francese: Une annee de domination fasciste, Bruxelles, Maison nationale d'edition, 1924; Il fascismo della prima ora. Pagine estratte dal "Popolo d'Italia", Roma, Tipografica italiana, 1924; Reliquie, Milano, Corbaccio, 1924; Contro il fascismo, Milano-Roma, Avanti!, 1954; Discorsi parlamentari, 3 voll., Roma, Stabilimenti tipografici Carlo Colombo, 1970; Scritti e discorsi, Milano, Aldo Garzanti, 1974; Scritti e discorsi, Venezia, Marsilio, 1981; Scritti sul fascismo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1983; Giacomo Matteotti 1885-1985. Riformismo e antifascismo. Scritti e discorsi, testimonianze, contributi, Roma, Ediesse, 1985; Lettere a Velia, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1986; Sulla scuola, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1990; Sul riformismo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 1992; Lettere a Giacomo, a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 2000; Scritti giuridici, 2 voll., a cura di S. Caretti, Pisa, Nistri-Lischi, 2003; La questione tributaria, a cura di S. Caretti, Manduria, P. Lacaita, 2006; Scritti economici e finanziari, a cura di S. Caretti, 2 voll., Pisa, Plus, 2009; L'avvento del fascismo, a cura di S. Caretti, Pisa, Plus, 2011; Epistolario: 1904-1924, a cura di S. Caretti, Pisa, Plus, 2012"; b) opere su Giacomo Matteotti: "Luigi Cyaheled, Matteotti e' vivente, Napoli, Casa Editrice Vedova Ceccoli & Figli, 1924; Giuseppe Rossini (a cura di), Il delitto Matteotti tra il Viminale e l'Aventino, Bologna, Il Mulino, 1968; Antonio G. Casanova, Matteotti. Una vita per il socialismo, Milano, Bompiani, 1974; Ives Bizzi, Da Matteotti a Villamarzana. 30 anni di lotte nel Polesine (1915-1945), Treviso, Giacobino, 1975; Stefano Caretti, Matteotti. Il mito, Pisa, Nistri-Lischi, 1994; Mauro Canali, Il delitto Matteotti. Affarismo e politica nel primo governo Mussolini, Bologna, Il Mulino, 1997; Valentino Zaghi, Giacomo Matteotti, Sommacampagna, Cierre, 2001; Omaggio a Matteotti nell'ottantesimo anniversario della morte (1924-2004), a cura di Matteo Monaco. Roma, Ulisse, 2005; Mauro Canali, Il delitto Matteotti, Bologna, Il Mulino, 2004; Stefano Caretti, Il delitto Matteotti tra storia e memoria, Manduria- Bari-Roma, Lacaita Editore, 2004; Nunzio Dell'Erba, Matteotti: azione politica e pensiero giuridico, in "Patria indipendente", 28 maggio 2004, a. LIII, nn. 4-5, pp. 21-23; Stanislao G. Pugliese, Fascism, Anti-fascism, and the Resistance in Italy: 1919 to the Present, Rowman & Littlefield, 2004; Enrico Tiozzo, La giacca di Matteotti e il processo Pallavicini. Una rilettura critica del delitto, Roma, Aracne, 2005; Gianpaolo Romanato, Un italiano diverso. Giacomo Matteotti, Milano, Longanesi, 2010; Giovanni Borgognone, Come nasce una dittatura. L'Italia del delitto Matteotti, Bari, Laterza, 2012".

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Carlo Rosselli nacque nel 1899, insieme al fratello Nello - come lui grande intellettuale e limpido antifascista - fu assassinato dai sicari dell'organizzazione fascista dei cagoulards a Bagnoles-de-l'Orne, in Francia, nel 1936. Dal sito www.ossimoro.it riportiamo per estratti la seguente scheda: "16 novembre 1899: Carlo Rosselli nasce a Roma. Il padre Giuseppe Emanuele era compositore e musicologo. La madre, Amelia Pincherle, una scrittrice e autrice affermata di teatro. Sia la famiglia Rosselli che la famiglia Pincherle avevano preso parte al movimento per l'indipendenza e l'unita' nazionale. 1911: Muore il padre. 27 marzo 1916: Il fratello Aldo muore in combattimento nella prima guerra mondiale sui monti della Carnia. Ricevera' la medaglia d'argento alla memoria. 1918: Carlo e' nominato sottotenente e inviato in zona di guerra. 1920: Conosce Claudio Treves, Filippo Turati e Gaetano Salvemini. 1921: Si laurea in scienze politiche con la tesi "Il sindacalismo". 1922: A Roma il XIX congresso del partito socialista decreta l'espulsione dei riformisti di Treves, Turati e Matteotti. Rosselli si schiera con la corrente riformista che da' luogo al partito socialista unitario. Conosce Piero Gobetti e il gruppo di giovani intellettuali che pubblicano il settimanale "La Rivoluzione Liberale". Conosce inoltre Luigi Einaudi, Pasquale Jannacone e Achille Loria. Prende parte alla ristretta attivita' del Circolo di Cultura fiorentino, promosso da Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Ernesto Rossi, Ludovico Limentani, Piero Jahier e l'avvocato Alfredo Nicoli, nel cui studio si tenevano le riunioni. 1923: Conosce Gaetano Mosca. Si laurea in legge discutendo la tesi "Prime linee di una teoria economica dei sindacati". Si trasferisce a Londra qualche mese per approfondire il problema trattato nella tesi di laurea. 1924: All'indomani del delitto Matteotti si iscrive al partito socialista unitario. E' chiamato all'Istituto superiore del Commercio di Genova ad insegnare Istituzioni di Economia Politica. I fascisti devastano la sede del Circolo di Cultura fiorentino. 1925: Fonda con il fratello Nello, Salvemini ed Ernesto Rossi il bollettino clandestino "Non Mollare". Casa Rosselli e' devastata dai fascisti. 1926: Carlo e' aggredito dagli squadristi genovesi. A luglio e' costretto a lasciare l'insegnamento. Sposa l'inglese Marion Cave a cui era legato da molti anni. "Il Quarto Stato" e' soppresso. I dirigenti socialisti si convincono della necessita' di costituire un'organizzazione per l'espatrio. Carlo Rosselli, Ferruccio Parri e Riccardo Bauer preparano la fuga di decine di socialisti, tra i quali Treves, Saragat e Turati. 1927: Carlo Rosselli e Parri vengono arrestati per l'espatrio di Turati. Rosselli viene condannato a cinque anni di confino a Lipari per l'intervento diretto di Mussolini. 1930: Viene fondato a Parigi il movimento rivoluzionario antifascista "Giustizia e Liberta'". Volo Bassanesi. L'episodio che ebbe il Cantone Ticino come centro della vicenda e' all'origine di una splendida Lettera aperta all'onorevole Motta, che Alberto Tarchiani e Carlo Rosselli pubblicarono su "Libera Stampa". Esce a Parigi l'edizione francese di Socialismo liberale. 1930-'32: Numerose attivita' antifasciste tra cui la pubblicazione dei "Quaderni di Giustizia e Liberta'". 29 marzo 1932: Muore Filippo Turati. 11 giugno 1933: Muore Claudio Treves. 1934: A Parigi la Concentrazione antifascista si scioglie a causa del profondo dissidio operativo e ideologico tra Giustizia e Liberta' e il Partito socialista, ormai orientato ad un'alleanza con i comunisti. 1935: La questione abissina e' uno dei temi centrali degli scritti di Rosselli ("Perche' siamo contro la guerra d'Africa?"). 1936: Carlo arriva in Spagna per combattere a fianco delle truppe repubblicane. 9 giugno 1937: Carlo e Nello Rosselli sono assassinati a Bagnoles-de-l'Orne, ad opera di affiliati dell'organizzazione terroristica di destra La Cagoule, su preciso mandato dei vertici supremi del regime fascista italiano. Opere di Carlo Rosselli: Socialismo liberale, Einaudi, Torino 1997; Scritti dall'esilio I. "Giustizia e Liberta'" e la Concentrazione antifascista (1929-1934), a cura di Costanzo Casucci, Einaudi, Torino 1988; Scritti dall'esilio II. Dallo scioglimento della Concentrazione antifascista alla guerra di Spagna (1934-1937), a cura di C. Casucci, Einaudi, Torino 1992; Liberal Socialism, edito da Nadia Urbinati, Princeton University Press 1994; Oggi in Spagna, domani in Italia, Einaudi, Torino 1967; Scritti politici e autobiografici, a cura di Z. Ciuffoletti e V. Caciulli, Lacaita, Manduria 1992; Il "Quarto Stato" di Nenni e Rosselli, SugarCo, Milano 1977; Scritti politici, a cura di Z. Ciuffoletti e P. Bagnoli, Guida, Napoli 1988. Epistolari: I Rosselli. Epistolario familiare, a cura di Zeffiro Ciuffoletti, Mondadori, Milano 1997; Politica e affetti familiari. Lettere dei Rosselli ai Ferrero (1917-1943), a cura di Marina Calloni e Lorella Cedroni, Feltrinelli, Milano 1997; Dall'esilio. Lettere alla moglie 1929-1937, a cura di Costanzo Casucci, Passigli, Firenze 1997; Lettere a Carlo Rosselli e altri scritti di "Giustizia e Liberta'", di Emilio Lussu, a cura di Manlio Brigaglia, Ed. Libreria Dessi', Sassari 1979. Opere su Carlo Rosselli: Aldo Garosci, Vita di Carlo Rosselli, 2 voll., Vallecchi, Firenze 1973; Nicola Tranfaglia, Carlo Rosselli, dall'interventismo a "Giustizia e Liberta'", Laterza, Bari 1968; Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, Torino 1999; Alessandro Levi, Ricordi dei fratelli Rosselli, La Nuova Italia, Firenze 1947; Stanislao G. Pugliese, Carlo Rosselli: Socialist Heretic and Antifascist Exile, Harvard University Press, 1999; Aldo Rosselli, La famiglia Rosselli. Una tragedia italiana, Bompiani, Milano 1983; Franco Invernici, L'alternativa di "Giustizia e Liberta'". Economia e politica nei progetti del gruppo di Carlo Rosselli, Franco Angeli, Milano 1987; Giovanna Angelini, L'altro socialismo, Franco Angeli, Milano 1999; Santi Fedele, E verra' un'altra Italia. Politica e cultura nei "Quaderni di Giustizia e Liberta'", Franco Angeli, Milano 1992; Zeffiro Ciuffoletti, Paolo Bagnoli (a cura di), Il pensiero politico di Carlo Rosselli, Guida, Napoli 1988; Paolo Bagnoli, Rosselli, Gobetti e la rivoluzione democratica. Uomini e idee tra liberalismo e socialismo, La Nuova Italia, Firenze 1996; Giovanni Spadolini, Carlo e Nello Rosselli. Le radici mazziniane del loro pensiero, Passigli, Firenze 1990; Salvo Mastellone, Carlo Rosselli e "la rivoluzione liberale del socialismo", Olschki, Firenze 1999".

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Nello Rosselli nacque nel 1900, insieme al fratello Carlo - come lui grande intellettuale e limpido antifascista - fu assassinato dai sicari dell'organizzazione fascista dei cagoulards a Bagnoles-de-l'Orne, in Francia, nel 1936. Su Nello Rosselli dal sito dell'Anpi di Roma riprendiamo la seguente scheda a cura di Alessandra Campagnan: "Sabatino Rosselli, detto Nello, nacque a Roma il 29 novembre 1900. I genitori, Giuseppe Emanuele e Amelia Pincherle, appartenevano a famiglie della borghesia agiata ebraica con trascorsi risorgimentali: Mazzini era morto sotto il nome di Mr. Brown in casa dei nonni paterni e un nonno materno aveva partecipato alla difesa della repubblica di Venezia nel 1849. Nei primi anni del secolo Amelia coi tre figli, Aldo (morto durante la prima guerra mondiale), Carlo e Nello, si trasferi' a Firenze, entrando ben presto in contatto con gli ambienti culturali piu' vivaci e aperti della citta'. Nel 1917 a Firenze venne fondato, soprattutto per iniziativa di Nello, il giornale per studenti "Noi giovani", sul quale Carlo Rosselli comincio' a scrivere i suoi articoli politici. Nel 1920, insieme ad altri giovani tra i quali il fratello, Piero Calamandrei, Alfredo e Nello Niccoli, Nello fondo' il Circolo di Cultura, luogo di libero dibattito e ricerca sotto l'alto magistero di Gaetano Salvemini. Il Circolo venne chiuso d'autorita' nel 1925. Nel 1923 Nello discusse con Gaetano Salvemini la tesi di laurea "Mazzini e il movimento operaio dal 1861 al 1872", primo passo di quella che avrebbe potuto essere una brillante carriera di studioso del Risorgimento. Studioso di profondi sentimenti liberali, nel 1924 aderi' alla fondazione dell'Unione nazionale delle forze liberali e democratiche promossa da Giovanni Amendola, e nel 1925 partecipo' col fratello Carlo, Gaetano Salvemini, Nello Traquandi e altri alla fondazione del primo giornale antifascista clandestino "Non mollare". Sempre nel 1924 e' da ricordare la sua partecipazione al Convegno Ebraico di Livorno: per Nello Rosselli, ebreo non ortodosso e non osservante, l'ebraismo non si realizzava nel rispetto formale dei riti e delle tradizioni, ma era fondamento del suo impegno di vita, per cui non sentiva contrasto tra l'essere ebreo e l'essere italiano. Continuava intanto la sua attivita' di studioso testimoniata dalla pubblicazione, tra il 1923 e il 1927, di numerosi articoli su riviste storiche italiane e del saggio Mazzini e Bakunin. Il 3 giugno 1927 venne arrestato e condannato a cinque anni di confino a Ustica, ma nel 1928 venne rilasciato, forse perche' le sue idee liberali non venivano considerate troppo pericolose dal regime. Tuttavia nell'estate del 1929, dopo la fuga da Lipari del fratello, venne nuovamente arrestato e condannato a cinque anni di confino a Ustica e Ponza. Da qui trasse ispirazione per le pagine piu' belle del saggio Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano, che fu poi pubblicato nel 1932. Rilasciato, riprese la sua vita di studioso, con la possibilita' di ottenere il passaporto per recarsi all'estero a compiere le sue ricerche. Cosi' avvenne anche nel mese di maggio 1937: il passaporto gli fu dato con una sollecitudine che ad alcuni amici, fra cui Calamandrei, apparve sospetta. Evidentemente attraverso Nello si sperava di arrivare a Carlo che, per curare una flebite contratta durante la guerra di Spagna, si era recato alle terme di Bagnoles-de-l'Orne in Normandia. Insieme col fratello, il 9 giugno 1937, venne assassinato a Bagnoles-de-l'Orne e i loro corpi furono ritrovati l'11 giugno. Nel 1946 la casa editrice Einaudi pubblico' la raccolta di Saggi sul Risorgimento italiano e altri scritti, in cui sono compresi anche gli scritti minori. Accanto all'attivita' di studioso e di antifascista e' da ricordare anche quella di pittore di grande sensibilita', come testimonia la mostra di suoi quadri allestita nella Sala d'Armi di Palazzo Vecchio nella primavera del 1990". Tra le opere di Nello Rosselli: Mazzini e Bakunin (1927); Carlo Pisacane nel Risorgimento Italiano (1932); Saggi sul Risorgimento e altri scritti (postumo, 1946). Epistolari: I Rosselli. Epistolario familiare, a cura di Zeffiro Ciuffoletti, Mondadori, Milano 1997; Politica e affetti familiari. Lettere dei Rosselli ai Ferrero (1917-1943), a cura di Marina Calloni e Lorella Cedroni, Feltrinelli, Milano 1997. Opere su Nello Rosselli: ovviamente cfr. anche Aldo Garosci, Vita di Carlo Rosselli, 2 voll., Vallecchi, Firenze 1973; Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, Torino 1999; Alessandro Levi, Ricordi dei fratelli Rosselli, La Nuova Italia, Firenze 1947; Aldo Rosselli, La famiglia Rosselli. Una tragedia italiana, Bompiani, Milano 1983; Giovanni Spadolini, Carlo e Nello Rosselli. Le radici mazziniane del loro pensiero, Passigli, Firenze 1990.

 

3. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Lucio Anneo Seneca, L'apoteosi negata (Apokolokyntosis), Marsilio, Venezia 1989, 2007, pp. 110. Testo originale a fronte, a cura di Renata Roncali.

- Lucio Anneo Seneca, Apocolocyntosis, Rcs - Rizzoli Libri, Milano 1996, pp. 128. Testo originale a fronte, a cura di Rossana Mugellesi.

- Lucio Anneo Seneca, Apokolokyntosis, Mondadori, Milano 2008, pp. LXVI + 60. Testo originale a fronte, a cura di Giulio Vannini.

 

4. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI SETTEMBRE 2003 (PARTE TERZA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di settembre 2003.

 

5. ATTO DI OPPOSIZIONE ALLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE DELL'ESPOSTO SUI TRASPORTI DI ARMI A PISA

 

Al Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Pisa

alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa

al Presidente del Tribunale di Pisa

e per opportuna conoscenza:

alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma

alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vicenza

alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo

alla Procura Generale della Repubblica, Roma

e sempre per opportuna conoscenza:

al Presidente della Repubblica

al Consiglio Superiore della Magistratura

al Presidente del Consiglio dei Ministri

ai Ministri degli affari esteri, della difesa, della giustizia, dell'interno

e a vari altri soggetti istituzionali e della societa' civile

*

Oggetto: Opposizione ai sensi dell'art. 410 del codice di procedura penale alla richiesta di archiviazione presentata dal sostituto procuratore al giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Pisa in data 27 giugno 2003 e notificata al sottoscritto quale "persona offesa" il 2 settembre 2003, in riferimento all'esposto del 24 febbraio 2003 "contro i responsabili di detenzione e trasporto in territorio italiano di materiale bellico a fini di utilizzazione terroristica e stragista nella guerra illegale e criminale che si va preparando; recante la richiesta di un intervento urgente delle autorita' preposte affinche' si proceda al sequestro di detto materiale bellico e all'incriminazione e all'arresto dei responsabili e dei complici di tale flagrante violazione della legalita'", iscritto al n. 3574/03 del Registro generale delle notizie di reato in Pisa.

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Il sottoscritto Giuseppe Sini, direttore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, con sede in strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, a titolo personale ed a nome e per conto del Centro di ricerca che dirige,

ai sensi dell'art. 410 del codice di procedura penale,

propone opposizione

avverso la richiesta di archiviazione presentata in data 27 giugno 2003 dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pisa, dottor Antonio Di Bugno, in riferimento all'esposto "Contro i responsabili di detenzione e trasporto in territorio italiano di materiale bellico a fini di utilizzazione terroristica e stragista nella guerra illegale e criminale che si va preparando; recante la richiesta di un intervento urgente delle autorita' preposte affinche' si proceda al sequestro di detto materiale bellico e all'incriminazione e all'arresto dei responsabili e dei complici di tale flagrante violazione della legalita'", esposto dal sottoscritto presentato a varie Procure d'Italia in data 24 febbraio 2003 ed iscritto al Registro generale delle notizie di reato in Pisa col n. 3574/03.

Ai sensi dell'art. 410 del codice di procedura penale il sottoscritto chiede pertanto la prosecuzione delle indagini preliminari.

A tal fine indica l'oggetto della investigazione suppletiva e i relativi elementi di prova come dal codice prescritto, ed evidenzia altresi' l'assoluta insufficienza delle indagini fin qui svolte, e l'altrettanto assoluta insufficienza delle motivazioni della richiesta di archiviazione da parte della Procura.

*

1. Parte prima e prima motivazione dell'opposizione

Avendo ricevuto, ai sensi dell'art. 408 comma 2 del codice di procedura penale, nella mia qualita' di "persona offesa" in data 2 settembre 2003 notifica della richiesta di archiviazione del procedimento n. 3574/03 del Registro generale delle notizie di reato presentata dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pisa al Giudice per le indagini preliminari, ed essendomi recato in data 8 settembre 2003 presso gli uffici della Procura di Pisa ove ho preso visione del relativo fascicolo ed estratto copia di parte saliente di esso, ho dovuto con vivo rammarico rilevare quanto segue:

1. 1. che a seguito del mio esposto nessuna indagine e' stata svolta su disposizione della Procura di Pisa nel territorio di sua giurisdizione in riferimento ai fatti da me segnalati;

1. 2. che l'unico documento nel fascicolo contenuto che potesse configurarsi come attivita' investigativa era relativo alla realta' territoriale di Roma e si concludeva con la segnalazione che cola' (ovvero nel territorio di competenza della Questura di Roma, ben lungi da Pisa) "non risulta il passaggio di materiale di armamento";

1. 3. cosicche' nulla e' stato effettivamente indagato e accertato in merito alla dislocazione e al transito di armi di potenza straniera nel territorio di competenza della Procura del Tribunale di Pisa.

1. 4. Quanto poi alla motivazione della richiesta di archiviazione essa si riduce all'apodittica e totalmente indimostrata affermazione che testualmente recita: "rilevato la ovvia e manifesta infondatezza della denuncia". Affermazione a dir poco non persuasiva poiche', come e' noto, nel territorio pisano vi furono trasporti di armi di potenza straniera destinate alla guerra illegale, criminale e stragista poi iniziata in Iraq e tuttora in corso; trasporti di armi che pressoche' tutti i mass-media locali e nazionali documentarono ampiamente; trasporti di armi rispetto a cui molti cittadini ed autorevoli personalita' espressero la loro opposizione, denunciandone l'inammissibilita' morale e giuridica.

Pertanto sarebbe sufficiente gia' questo per adeguatamente motivare un'opposizione alla richiesta di archiviazione e la conseguente richiesta di prosecuzione delle indagini preliminari, in considerazione del fatto che:

a1) non sono state svolte o fatte svolgere dalle autorita' competenti indagini adeguate in relazione all'esposto (anzi, a Pisa, nessuna indagine tout court);

b1) la motivazione della richiesta di archiviazione consiste di una mera formula, ovvero ne' comprova ne' argomenta alcunche'.

Ho messo in rilievo questo secondo aspetto anche perche' altre Procure, e segnatamente la Procura di Viterbo, hanno presentato richiesta di archiviazione con motivazioni adeguate e persuasive, ed in quel caso il sottoscritto ovviamente non ha presentato opposizione, riconoscendo valida la motivazione della decisione e quindi la decisione stessa di quella Procura.

*

2. Parte seconda e seconda motivazione dell'opposizione

Ma torniamo all'epoca dei fatti oggetto dell'esposto, esposto che qui deve intendersi come integralmente trascritto; alcune cose sono di assoluta evidenza.

2. 1. E' palese che i trasporti di armi di potenza straniera avvenuti nel territorio italiano nel periodo della preparazione della guerra poi iniziata e condotta con la reiterata commissione di crimini di guerra e crimini contro l'umanita' hanno concorso alla preparazione di quella guerra illegale e criminale. Che in effetti e' iniziata quando il dispositivo bellico delle potenze che hanno aggredito ed invaso l'Iraq ha completato il suo dispiegamento offensivo di uomini e mezzi.

2. 2. E' palese altresi' che per quanto concerne il nostro paese l'art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana non solo fa obbligo di non partecipare a guerre di aggressione o "come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", ma in forza di quel cosi' nitido ed impegnativo "L'Italia ripudia la guerra" fa obbligo altresi' di non essere in alcun modo complici delle guerre altrui, e di opporsi alla guerra.

2. 3. In quel triste e tristo frangente purtroppo il nostro paese e' stato coinvolto in una effettuale complicita' con la preparazione di una guerra scellerata, inammissibile tanto per la nostra Costituzione quanto per la Carta delle Nazioni Unite, tanto per la nostra legislazione quanto per il diritto internazionale.

Il fatto che successivamente, sciaguratamente, l'Italia abbia anche inviato un corpo di spedizione militare nell'Iraq in guerra aggiunge crimine a crimine, violazione della legalita' costituzionale a violazione della legalita' costituzionale.

Sarebbe sufficiente gia' questo per adeguatamente motivare un'opposizione alla richiesta di archiviazione e la conseguente richiesta di prosecuzione delle indagini preliminari, in considerazione del fatto che:

a2) i trasporti di armi come operazione necessaria ed efficiente alla preparazione di un crimine, costituiscono ipso facto un crimine;

b2) la violazione della Costituzione italiana per quanto sopra argomentato e' flagrante;

c2) e' ragionevole supporre - ed anche su questo verteva la richiesta di indagini e di intervento da parte della magistratura - che in quel frangente siano state violate numerose altre leggi italiane;

d2) ma adeguate indagini relative a tutto cio' non sono state ancora svolte ne' dalla magistratura ne' da altri corpi dello stato a tal fine delegati dalla magistratura; cosicche' tutte le specifiche richieste nell'esposto contenute sono state sin qui eluse e disattese.

Vi e' quindi, dimostratamente, materia per la prosecuzione (anzi, si potrebbe dire: per l'inizio) di adeguate indagini.

Vi e' quindi preciso oggetto e vi sono quindi relativi elementi di prova: sono disponibili in tal senso - e la magistratura non avra' difficolta' ad acquisirli - numerosi atti ufficiali e finanche disposizioni amministrative, e prevedibimente finanche documentazione delle necessarie transazioni finanziarie per i lavori relativi; e naturalmente sono disponibili numerosi interventi parlamentari; e naturalmente i servizi apparsi su tutti i grandi mezzi di informazione, stampati, radiofonici e televisivi; e last but not least numerosi pronunciamenti e testimonianze, con discorsi, scritti e gesti di alto valore morale, di autorevoli personalita' della cultura e dell'impegno civile.

Vi e' quindi ovvia e manifesta fondatezza della denuncia.

*

3. Parte terza ed in forma assertiva ed interrogativa alcune possibili qualificazioni dei fatti oggetto dell'esposto

I fatti oggetto dell'esposto costituiscono, purtroppo e tragicamente, una realta' inconfutabile. Solo una percezione scotomizzata e dereistica potrebbe occultarne o mistificarne l'effettivita', il significato, le conseguenze.

a3) Si tratta di fatti gravissimi sia sotto il profilo morale che giuridico: la guerra, e massime una guerra illegale, criminale e stragista, e' un crimine enorme, e foriero di altri crimini ancora.

b3) La preparazione della guerra, e massime di una guerra illegale, criminale e stragista, costituisce anch'essa un crimine enorme, senza del quale la guerra non si darebbe.

c3) La complicita' (sia pur solo per omissione di atti dovuti ed efficienti di prevenzione e di contrasto) con la preparazione e realizzazione di una guerra, e massime di una guerra illegale, criminale e stragista, costituisce anch'essa un crimine enorme.

d3) La violazione della Costituzione italiana in uno dei suoi principi fondamentali al fine di consentire e cooperare (se non altro per omissione) ad atti di preparazione e realizzazione di una guerra, e massime di una guerra illegale, criminale e stragista, costituisce anch'essa un crimine enorme, anzi un duplice enorme crimine: di violazione della legge a fondamento del nostro ordinamento giuridico, e di violazione di essa finalizzata a consentire il piu' atroce e disumano dei crimini.

e3) Questa l'orribile realta'; questa la sua qualificazione in termini ad un tempo concreti, logici, etici, giuridici; questo il motivo della richiesta allora di un intervento delle competenti istituzioni e magistrature; questo il fondamento della richiesta che quei fatti siano sanzionati penalmente ed i responsabili di essi siano individuati, perseguiti, processati e  puniti secondo legge.

Richiamandoci a quanto gia' indicato nell'esposto del 24 febbraio 2003 e su cui non e' stata svolta indagine alcuna, qui aggiungiamo quanto segue:

3. 1. Il trasporto da parte di potenza straniera sul territorio italiano di armi al fine di iniziare una guerra illegale e criminale e stragista, configura o no un reato?

3. 2. Il trasporto e la detenzione da parte di potenza straniera sul territorio italiano di armi, tra cui anche armi di sterminio, viola o no la vigente legislazione italiana con riferimento sia alla sovranita' popolare e al diritto costituzionale, sia alle relazioni internazionali, sia alla difesa della pace, sia alla prevenzione del crimine, sia alla tutela dell'ambiente e della salute e della sicurezza della popolazione?

3. 3. Sono stati effettuati da parte delle competenti istituzioni italiane tutti i controlli su quei materiali, quelle allocazioni, quei trasporti, e sui pericoli implicati, per il territorio e la popolazione italiana e per il territorio e  la popolazione di altri paesi? O vi sono state omissioni?

3. 4. Avendo consentito tali trasporti efficienti alla commissione del crimine della guerra (una guerra, ripetiamolo, illegale, criminale e stragista sia per la nostra Costituzione sia per il diritto internazionale) vi sono state omissioni di atti d'ufficio da parte di istituzioni italiane che avevano il diritto e il dovere di intervenire per impedirli (e la base normativa e gli strumenti operativi efficienti a tal fine)?

3. 5. Vi sono stati o no delitti alla cui commissione erano ordinati e sono stati efficienti quei trasporti che hanno consentito il dispiegamento bellico di quelle armi e contribuito cosi' allo scatenamento ed alla realizzazione di massacri e  devastazioni?

3. 6. Detto altrimenti e secondo una ulteriore configurazione: vi sono stati o no danni morali e materiali a persone o cose, sia in Italia che altrove, a seguito di quei trasporti che hanno consentito il dispiegamento bellico di quelle armi e contribuito cosi' allo scatenamento ed alla realizzazione di massacri e  devastazioni?

3. 7. Avendo coinvolto l'Italia nel crimine della guerra, se non altro per implicito avallo dacche' le autorita' italiane non hanno impedito quei trasporti e sequestrato quelle armi - come era doveroso e necessario -, vi sarebbe altesi' materia per valutare se si configuri la fattispecie di reato della commissione di atti ostili verso uno Stato estero che espongono lo Stato italiano al pericolo di guerra (e al pericolo altresi' di atti di terrorismo).

Altre qualificazioni giuridiche ancora potrebbero individuarsi, ma sara' naturalmente compito della magistratura stabilire, all'esito delle indagini preliminari, tutte le eventuali fattispecie di reato ed i relativi responsabili.

*

4. Parte quarta ed ultima recante conclusioni e congedo

Con la presente opposizione ex art. 410 del codice di procedura penale si richiede pertanto la prosecuzione delle indagini preliminari.

Quanto precede costituisce, potremmo dire ad abundantiam, materia efficiente alla prosecuzione (anzi, all'effettivo inizio) delle indagini.

Come previsto dal comma primo dell'art. 410 del codice di procedura penale abbiamo costi' indicato ancora una volta ed in modo ancor piu' approfondito l'oggetto dell'investigazione (che sarebbe mera forma retorica definir "suppletiva" poiche' nessuna adeguata investigazione e' stata fatta in precedenza, ma sia pur definita "suppletiva" in omaggio a quanto il codice prescrive) e i relativi elementi di prova; sui quali, va da se', si richiede appunto alla magistratura di effettuare le acquisizioni, i riscontri, e quell'attivita' ermeneutica, valutativa e tassonomica che e' propria della funzione giudiziaria, al fine della prosecuzione dell'azione penale.

In guisa di postilla, ed in riferimento al comma secondo dell'art. 410 del codice di procedura penale, vorremmo aggiungere che ci parrebbe impossibile che qualcuno potesse ritenere inammissibile l'opposizione ed infondata la notizia di reato (che gia' l'esposto nitidiamente recava, ma che qui e' stata ulteriormente argomentata e suffragata con riferimenti ampi e puntuali).

Si resta naturalmente a disposizione per ogni chiarimento, informazione e contributo che dovesse essere ritenuto utile ed opportuno.

Per ogni comunicazione il sottoscritto elegge sede presso il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Il sottoscritto naturalmente conferma altresi' la richiesta di essere informato dell'esito della presente opposizione e degli sviluppi del procedimento cui si riferisce.

Vogliate gradire distinti saluti ed auguri di buon lavoro.

 

6. RUMINAZIONI DI UN VIANDANTE EUGUBINO

 

Ora sappiamo che il lupo siamo noi.

Che anche noi siamo nella pancia del lupo

che anche noi rechiamo il lupo nella pancia.

 

E questo sappiamo, che la nostra lotta

contro di noi dobbiamo cominciarla.

E questo e' il deserto, e questa e' la fame,

ed il nemico e' specchio di quanto

di non risolto, di non ancora a luce

sgorgato, di non compreso ancora,

e' in noi che soffre, in noi e', che ci sforza.

 

E anche questo sappiamo, che i pensieri migliori

si pensano coi piedi, camminando si pensano.

Si pensano andando e mentre si va

ci si da' voce e ascolto l'un l'altro,

si scopre che il meraviglioso dono

non e' quando si arriva ma il viaggio,

la strada condivisa e la compresa compagnia,

e cio' che si ode e vede e si consente,

e l'incontro inatteso, e dire tu al mondo.

 

7. TOCCA NOI, TOCCA A NOI

 

Sono tante le cose che si potrebbero e dovrebbero fare: la prima e' capire il dolore di tutti i sopravvissuti.

Sono tante le cose che si potrebbero e dovrebbero fare: la seconda e' chiedere a tutti che cessi l'uso delle armi.

Sono tante le cose che si potrebbero e dovrebbero fare: la terza e' non semplificare, non delegare, non fare discorsi dimezzati, non vedere solo la frasca nella cisterna altrui mentre nella propria e' putrido un tronco.

Sono tante le cose che si potrebbero e dovrebbero fare: la quarta e forse l'unica che conta sarebbe che milioni di esseri umani del nord del mondo andassero li', disarmati e decisi a disarmare, indifesi e decisi a difendere, senza dire parole ma solo ascoltando, senza fare proclami ma solo essendo presenti, muro di cuori che fermi una strage di cui non si riesce a vedere la fine, e che e' la continuazione di qualcosa che e' cominciata molto ma molto tempo fa, al tempo dell'impero romano, poi dei roghi, e delle colonie, e che ha avuto il suo apice nel secolo hitleriano.

Milioni di esseri umani come Rachel Corrie, che con la propria viva presenza garantiscano il popolo d'Israele e e quello di Palestina, lo stato d'Israele che va difeso da chi vuole annientarlo e lo stato di Palestina che immediatamente va proclamato e riconosciuto e liberato dal tallone altrui.

Milioni di esseri umani come Rachel Corrie, che con la loro viva presenza istituiscano una riconciliazione fondata sulla giustizia, una pace fondata sulla verita', un dialogo fondato sul comune dolore e sulla comune necessita' di uscire dall'orrore presente.

Forse questo servirebbe davvero. E per fare questo non giovano i vertici delle eccellenze, se mai agli stati occorrerebbe chiedere che mettano a disposizione mezzi di trasporto e generi di conforto, e poi andare, a milioni, come una migrazione finalmente non in fuga da qualcosa, ma per mettere in fuga la morte.

Questa sarebbe, mi dico, una via nonviolenta.

E anche stasera mentre scrivo queste povere parole mi chiedo tremante: sara' ancora vivo Muatez? sara' ancora vivo David? O anche di loro e' gia' stato fatto scempio?

 

8. CANCUN

 

Questo soltanto diremo di Cancun:

che una persona e' morta

e tutto il resto e' nulla.

 

9. CONTRO LA NECROFILIA

 

C'e' un motto del movimento delle donne (la piu' grande esperienza storica della nonviolenza in cammino), un motto mutuato dal bellissimo romanzo di Christa Wolf: "Tra uccidere e morire c'e' una terza via: vivere".

Mentre ci inchiniamo addolorati dinanzi a tutte le persone che hanno perso la vita, cui e' stata tolta o che di loro mano se la sono tolta, rinnoviamo l'antico invito: tu non uccidere, non levare la mano neppure su di te.

Io che scrivo sono della generazione cresciuta con Jan Palach.

E tra le persone che nella mia vita hanno contato, che mi hanno donato qualcosa che sento prezioso come il respiro e lo sguardo, ci sono Primo Levi ed Alexander Langer.

Sento che il mondo intero si squassa fin nelle piu' intime fibre ogni volta che un essere umano perde la vita, e che un enigma grande a dolore infinito si aggiunge ogni volta che un essere umano leva la mano su di se'.

Non giudico, ascolto; ed in me stesso sento uno strazio indicibile, un urlo muto che viene dai precordi, dalla notte ancestrale della paura e della solitudine che ognuno di noi reca nelle profondita' cupe e inesplorabili della caverna del cuore.

Parce sepultos, sempre. Abbi pieta' dei defunti. Seppe dirlo una volta per sempre John Donne.

*

Penso e dico e quasi grido da tempo (dalle violenze di Praga, mesi dopo vi fu il diluvio di sangue di Genova) che il movimento delle persone di volonta' buona che vogliono impegnarsi per la pace e la giustizia deve uscire da una triplice subalternita': ai potenti, ai mass-media, alla violenza.

Penso che una manifestazione che lascia dei morti sul terreno e' non solo un orrore a posteriori, ma una decisione sciagurata a priori.

Credo che il movimento che vuole opporsi alla barbarie debba con sempre maggior chiarezza persuadersi e persuadere che non vogliamo altri morti, che vogliamo lottare perche' gli esseri umani vivano, e quindi vogliamo che le stesse persone impegnate nel movimento vivano. Esporle alla morte e' gia' crimine grande, e' gia' complicita' con un ordine del mondo disumano e assassino.

Credo che solo se si fara' la scelta della nonviolenza si potra' veramente lottare sia contro la violenza nell'acuzie dispiegata sia contro la violenza cristallizzata e sovente travestita che chiamiamo ingiustizia. Solo la scelta della nonviolenza puo' contrastare efficacemente e limpidamente lo sfruttamento, l'inquinamento, l'oppressione e l'alienazione, il ferire e l'uccidere, e quel crimine dei crimini che e' la guerra.

Solo la nonviolenza.

Ricordando e rispettando un motto che reca una grande saggezza e segna il sentiero da percorrere, un motto del movimento delle donne (la piu' grande esperienza storica della nonviolenza in cammino), un motto mutuato dal bellissimo romanzo di Christa Wolf: "Tra uccidere e morire c'e' una terza via: vivere".

 

10. AGLI AMICI DELLA RETE RADIE' RESCH IN OCCASIONE DELLA DECIMA MARCIA PER LA GIUSTIZIA DA AGLIANA A QUARRATA

 

Lunga e' la via che mena alla giustizia

che reca in dono comprensione e pace,

e questa e' una buonissima ragione

per subito intraprenderla, gia l'ora

e' tarda, presto giungera' la sera.

 

Ma questo viaggio reca incanti tali

che tutta sanno illuminar la stanca

vita, e recare rorido un ristoro

quando si apre il cuore e incontri il volto

dell'altro che e' gia' qui e che ti attendeva.

 

11. PER UNA CULTURA ANTIMAFIA: L'ESEMPIO DI GIUSEPPE PUGLISI...

[Riproponiamo di seguito senza modifiche una scheda che redigemmo e diffondemmo nel 2000 e che ripubblicammo nel 2001 su questo foglio.

Giuseppe Puglisi, sacerdote cattolico, dal 1990 alla guida della parrocchia di san Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, un quartiere dominato dal potere mafioso; dal 1990 al 1993 un impegno sereno e inflessibile per i diritti e la dignita', per aiutare chi ha bisogno e promuovere la civile convivenza; la sera del 15 settembre 1993, mentre rincasava, con un colpo di pistola alla tempia un killer mafioso lo uccide. Opere su Giuseppe Puglisi: F. Anfossi, Puglisi. Un piccolo prete tra i grandi boss, Edizioni Paoline, Milano 1994; F. Deliziosi, "3 P". Padre Pino Puglisi. La vita e la pastorale del prete ucciso dalla mafia, Edizioni Paoline, Milano 1994; Bianca Stancanelli, A testa alta. Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe siciliano, Einaudi, Torino 2003; cfr. anche Saverio Lodato, Dall'altare contro la mafia. Inchiesta sulle chiese di frontiera, Rizzoli, Milano 1994; segnaliamo anche i contributi (molto interessanti) pubblicati in "Una citta' per l'uomo", nel fascicolo 4/5 dell'ottobre 1994 e nel fascicolo 1/2 dell'aprile 1995...]

 

Tra l'8 e il 10 maggio 1993 il papa visita la Sicilia occidentale: ad Agrigento, dinanzi a centomila fedeli, tiene un forte discorso contro la mafia.

Vi era gia' stato undici anni prima, nel novembre 1982, dopo le uccisioni di Pio La Torre in aprile e di Carlo Alberto dalla Chiesa in settembre; dopo l'omelia "di Sagunto" del cardinal Pappalardo che divenne quasi una bandiera e un grido di battaglia: ma allora nei discorsi effettivamente pronunciati da Giovanni Paolo II la parola "mafia" non comparve mai; i brani del testo diffuso alla stampa in cui si faceva riferimento alla mafia non vennero letti, ufficialmente per motivi di tempo.

Ma il 9 maggio 1993, sotto il tempio della Concordia nella Valle dei templi di Agrigento, la voce di Wojtyla risuono' alta e forte: "Dio ha detto: non uccidere! L'uomo, qualsiasi agglomerazione umana o la mafia, non puo' calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che e' vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Per amore di Dio. Mafiosi convertitevi. Un giorno verra' il giudizio di Dio e dovrete rendere conto delle vostre malefatte".

Don Pino Puglisi, parroco nel quartiere Brancaccio, che giorno per giorno contendeva alla mafia quel lembo di terra, quel pezzo di societa', le anime (sia consentito a noi laici usare tal termine per intendere: la dignita' e i diritti) e le vite  della gente, della sua gente, si', don Pino Puglisi si sara' sentito confortato ed orgoglioso per le parole del papa.

La mafia, invece, non ama le parole, soprattutto non ama quella parola che la designa e l'accusa. Anche la Chiesa, avra' ruminato qualcuno, non era piu' quella di una volta. Quella di una volta era quella dell'eminenza reverendissima il cardinal Ruffini e della sua lettera pastorale  del 1964 dal titolo Il vero volto della Sicilia.

Ma c'era, c'era sempre stata, anche un'altra chiesa: anzi, altre chiese, che per affermare i valori attestati dalla loro religione contro la mafia si erano battute ed avrebbero continuato a farlo, a costo del martirio. E questa altra tradizione ora emergeva e trovava ad un tempo ascolto e voce nelle parole del pontefice cattolico.

(E sia detto qui solo per inciso, non essendo questo il luogo per sviluppare un cosi' impegnativo tema: nella chiesa cattolica avrebbero naturalmente continuato a scontrarsi culture diverse e posizioni fin opposte: il costante sostegno vaticano ad Andreotti, ad esempio, pare a noi confliggere flagrantemente con la testimonianza dei cristiani impegnati contro la mafia).

*

Don Pino Puglisi era parroco di san Gaetano, a Brancaccio, dal 1990. Ed aveva fatto la sua scelta. L'aveva fatta con naturalezza, per coerenza, per convinzione, perche' era un prete, ed era naturale che un prete facesse certe cose e non altre: che cercasse di alleviare le sofferenze della gente intorno a lui, che si impegnasse per realizzare servizi educativi e sociali; che indirizzasse al vero ed al bene; che si prendesse cura degli ultimi. E che denunciasse il male; che contrastasse il male; che non scendesse a patti col male. Una persona normale, un prete come si deve. Ma era a Brancaccio.

Perche' Brancaccio e' la borgata in cui quando lo Stato decide di aprire un commissariato di pubblica sicurezza, a quarantott'ore dall'inaugurazione la mafia lo fa saltare in aria. Perche' a Brancaccio, ottomila abitanti, non ci deve essere ne' la scuola media ne' il cinema ne' la palestra, perche' a Brancaccio sia chiaro a tutti: qui e' la mafia che comanda, qui essa esercita la sua signoria territoriale.

E questo piccolo parroco cosa fa? Proprio quella le contende: contende alla mafia la signoria territoriale, contende alla mafia la risorsa decisiva, contrasta alla mafia il territorio, si pone nei fatti come contropotere, organizza la vita civile. Facendo le cose semplici, le cose logiche, le cose normali, fa la rivoluzione. A Gomorra don Pino Puglisi porta la Sierra Maestra. Tre anni di insurrezione evangelica, tre anni di rivoluzione delle coscienze, tre anni di lotta per la scuola e per l'assistenza, per i bisogni e per i servizi, per i diritti e per la luce, per il pane e le rose. La dittatura mafiosa lo ferma il 15 settembre 1993.

*

E' uno dei tanti paradossi di questa vicenda pirandelliana e kafkiana che e' la lotta per la vita e per la morte tra la mafia e l'umanita', il fatto che da assassinato don Pino Puglisi venga riconosciuto: la sua morte lumeggia (certo: di tragica, gelida luce) la sua vita e la sua azione: si capisce adesso quanto efficace fosse quella tenace costante testarda lotta fatta di piccole cose semplici, di quotidiani gesti netti, di sollecitudine per gli altri, di attenzione ai bisogni concreti; si capisce adesso la vittoria grande che Pino Puglisi aveva costruito giorno per giorno senza impettite parate, senza proclami e senza spot, senza le arti del truccatore e dei tecnici del suono e delle luci; si capisce adesso che nel quartiere Brancaccio un uomo, senza parere, facendo le cose ovvie e minute, stava rompendo il consenso alla mafia, stava organizzando la Resistenza, ogni giorno una barricata, ogni giorno un Gavroche. Il 15 settembre uccisero don Pino Puglisi e ci fecero conoscere la sua lotta e la sua strategia, ci fecero sapere che un prete li aveva sconfitti e umiliati proprio li', sul piazzale dell'appello. Uccidendolo ci rivelarono un segreto: che saranno gli uomini di pace, quelli del discorso della montagna, che spezzeranno la dittatura mafiosa...

 

12. PRESENTATA OPPOSIZIONE ALLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE DELL'ESPOSTO SUI "TRENI DELLA MORTE"

 

Il direttore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha depositato presso il Tribunale di Pisa atto di opposizione alla richiesta di archiviazione dell'esposto che denunciava l'illegalita' dei trasporti di armi americane in territorio italiano avvenuti in preparazione della guerra illegale, criminale e stragista tuttora in corso in Iraq.

Il responsabile della struttura viterbese chiede che si effettuino adeguate indagini fin qui non svolte, e si giunga alla formulazione dei capi d'imputazione nei confronti dei responsabili di quei trasporti finalizzati alla commissione di un crimine esplicitamente proibito sia dalla Costituzione della Repubblica Italiana, sia dal diritto internazionale.

Nell'atto di opposizione Il direttore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo sottolinea anche che la cooperazione italiana a una guerra illegale, criminale e stragista, prima con le dissennate e golpiste dichiarazioni di avallo di autorevoli esponenti governativi; poi col favoreggiamento all'invio attraverso il territorio italiano di armi utili alla guerra illegale ed alla commissione di crimini di guerra e crimini contro l'umanita' di cui essa e' consistita; infine con l'invio di militari italiani nell'Iraq in cui la guerra e' tuttora in corso (ennesima flagrante violazione della Carta Costituzionale), espone altresi' l'Italia a divenire oggetto sia di atti di guerra sia di attentati terroristici.

A seguito della presentazione dell'atto di opposizione la magistratura pisana dovra' valutare se far proseguire il procedimento avviato dall'esposto presentato il 24 febbraio 2003 dal direttore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo.

*

Il direttore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha dichiarato:

"Possa la magistratura italiana far piena luce sull'accaduto, possa far valere la forza del diritto di contro al crimine.

Possa la magistratura italiana applicando rigorosamente le leggi italiane far prevalere le ragioni del diritto, della civilta' e dell'umanita'.

Possa la magistratura italiana secondo le competenze attribuitele dall'ordinamento esprimere nitido un giudizio di condanna nei confronti del crimine piu' grande che possa darsi: la commissione di stragi di cui la guerra consiste, la violazione del diritto italiano ed internazionale di cui la guerra in corso e' ignobile esempio, la preparazione ed il favoreggiamento di stragi, preparazione e favoreggiamento che quel trasporto di armi avvenuto in Italia mesi fa con tutta evidenza configura.

Possa la magistratura italiana difendere la legalita' costituzionale e perseguire coloro che per favoreggiare il crimine della guerra l'hanno proditoriamente violata e ne hanno consentito la violazione.

Possa la magistratura italiana difendere il diritto ad esistere di tutti gli esseri umani esprimendo un cogente giudizio di condanna nei confronti di chi vite umane ha criminalmente soppresso e di chi ha contribuito a preparare quella soppressione di vite umane.

Prevalga la legge, sia sconfitta la barbarie".

 

13. UNA NOTA

 

... Al di la' della retorica e del politicantese tipici di questo genere di scritture, tra varie cose ragionevoli e qualcuna scarsamente meditata, dispiace ed e' sintomatico che ancora una volta manchi il benche' minimo riferimento alla scelta della nonviolenza: e questo silenzio su una scelta logico-assiologica, ermeneutica e metodologica, operativa e programmatica semplicemente fondamentale, purtroppo la dice lunga sui limiti, le ambiguita', le contraddizioni e gli errori che ancora offuscano, indeboliscono e rendono poco credibile e ancor meno efficace tanta parte del movimento per la pace e la giustizia.

 

14. BIKO

 

Di Steve Biko questo so che resta:

che la coscienza e' tutto e che a nessuno

devi permettere di calpestare

la dignita' che e' tua e che e' di tutti.

 

Che nessuna oppressione e' cosi' forte

che tu non possa opporle resistenza:

se tu cominci e' gia' cominciata

la Resistenza, e il regime gia' vacilla.

 

Che data ti puo' essere la morte

ma e' in te che essa ti trovi ancora vivo.

 

Di Steve Biko questo so che resta

non pote' cancellarlo chi lo uccise.

 

15. LOTTA ALLA MAFIA E NONVIOLENZA

 

Lotta alla mafia e nonviolenza si incontrarono con le grandi esperienze di lotta del movimento contadino all'epoca delle occupazioni delle terre; poi si incontrarono di nuovo con le lotte e le riflessioni di Danilo Dolci, la cui figura, il cui pensiero e il cui lavoro continuano ad essere incredibilmente sottovalutati; si incontrarono ancora nelle esperienze del movimento antimafia degli anni '80 e dei primissimi anni '90, che fu nonviolenza in atto anche se non usava questo termine per definire la propria prassi.

Possono e devono incontrarsi ancora. Assumendo come punto di riferimento il lavoro del Centro Impastato di Palemo e la ricchissima elaborazione teorica di Umberto Santino; e superando le astrattezze e le genericita' di non piccola parte della poca pubblicistica di area esplicitamente nonviolenta che negli scorsi anni ha accostato il tema non sempre con sufficiente lucidita' e concretezza...

 

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

17. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1246 del 16 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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