Telegrammi. 1242



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1242 del 12 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. "Pacem in terris". Un incontro a Viterbo

2. Un incontro di studio sulla poesia italiana delle origini

3. In ricordo di Primo Mazzolari

4. Alcuni testi del mese di novembre 2003 (parte seconda)

5. Domani, in Europa

6. Dovuto a Luciano Violante

7. Contro il muro della segregazione e contro l'antisemitismo

8. Una nota

9. "In fair Verona, where we lay our scene"

10. Chiediamo a tutti gli enti locali, le biblioteche, le scuole, di abbonarsi alle riviste per la pace e la nonviolenza

11. Contro il muro della segregazione, il terrorismo, il razzismo

12. Da Verona per un'Europa nonviolenta

13. Le bombe di Viterbo

14. Una strage annunciata e un dovere immediato

15. La "Carta" del Movimento Nonviolento

16. Per saperne di piu'

 

1. INCONTRI. "PACEM IN TERRIS". UN INCONTRO A VITERBO

 

Si e' svolto giovedi' 11 aprile 2013 a Viterbo per iniziativa del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di commemorazione e di riflessione nel cinquantesimo anniversario della promulgazione dell'enciclica "Pacem in terris" di Giovanni XXIII.

Nel corso dell'incontro e' stata integralmente letta e commentata l'enciclica, uno dei testi capitali della cultura della pace nel XX secolo.

Concludendo l'incontro, il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha invitato ad "inverare nella prassi quotidiana l'appello di Angelo Roncalli all'impegno per la pace e i diritti umani, un appello rivolto all'intera umanita' affinche' scelga la nonviolenza, ed attraverso l'azione nonviolenta si opponga a tutte le guerre, a tutte le uccisioni, a tutte le violenze, a tutte le devastazioni; un appello al riconoscimento della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente.

"Accogliere quell'appello qui ed ora significa innanzitutto impegnarsi per far cessare tutte le guerre, ed in primo luogo la guerra cui anche l'Italia illegalmente scelleratamente partecipa in Afghanistan: cessi dunque immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti; e si impegni l'Italia per il disarmo e la smilitarizzazione.

"Accogliere quell'appello qui ed ora significa innanzitutto impegnarsi contro ogni uccisione ed ogni persecuzione: siano quindi abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti.

A cinquant'anni dalla "Pacem in terris" quelle parole ancora ci illuminano, ci indicano il compito di ogni persona di volonta' buona e di ogni ordinamento giuridico degno di tal nome: il compito di salvare le vite, di recare aiuto, di riconoscere, rispettare e sostenere l'altrui dignita' e gli altrui diritti; il compito di scegliere il bene, il compito di scegliere la nonviolenza: solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'".

 

2. INCONTRI. UN INCONTRO DI STUDIO SULLA POESIA ITALIANA DELLE ORIGINI

 

Si e' svolto nella serata di giovedi' 11 aprile 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di lettura e commento di testi della poesia italiana delle origini.

Nel corso dell'incontro e' stata anche svolta una riflessione sulle forme espressive letterarie del Duecento (e sulle loro relazioni con il contesto storico, politico, sociale e culturale) poste a confronto con quelle attuali.

 

3. MEMORIA. IN RICORDO DI PRIMO MAZZOLARI

 

Il 12 aprile 1959 moriva don Primo Mazzolari, uomo della Resistenza, uomo di pace.

Nell'anniversario della scomparsa del grande maestro di nonviolenza, venerdi' 12 aprile 2013 a Viterbo il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" promuove un incontro di commemorazione, nel corso del quale sara' letta integralmente una delle grandi opere di Mazzolari, "Tu non uccidere", un testo classico del pensiero nonviolento.

Alleghiamo un breve ricordo gia' apparso anni fa sul notiziario "La nonviolenza e' in cammino".

*

In memoria di Primo Mazzolari

 

Veniva dalla Resistenza, don Primo Mazzolari

che reca dura la scienza

del bene e del male, il conoscere insieme

il valore del pane e del vino, la fame e la morte.

 

Veniva dalla campagna, don Primo Mazzolari

che conosce il ciclo dei giorni

e dei raccolti, e la disperazione

della grandine e della fame

e come gli uomini fecondino la terra

e tutto e' fatica e rigoglio.

 

Veniva dalla sequela, don Primo Mazzolari

credeva nell'assurdo di un figliuolo

dell'uomo che i potenti condannarono

a vile morte e che mori' indifeso.

 

Credeva nell'assurdo: il mansueto

che accetta l'ingiustizia di morire

e che cosi' di morte l'ingiustizia

per sempre smaschera

e annienta la violenza

con l'umile suo gesto di negare

di aggiungere violenza alla violenza.

 

Sapeva lottare, don Primo Mazzolari

con le arti della volpe e del leone,

con scienza di serpente e di colomba,

il lento lavoro della goccia

che scava la pietra stilla a stilla

a scheggia a scheggia scava la pietra.

 

E sapeva le parole, don Primo

Mazzolari, le parole che sanno

girare ruote e trascinare carri

muovere le montagne.

 

E se dovessi, cari, dire tutto

quel che mi pare di saper di lui

questo direi, che Primo Mazzolari

prese sul serio l'unico comando:

tu non uccidere.

 

Chi vuol rendergli onore

questo ricordi, a questo apprenda tutto

il cuor gentile suo:

tu non uccidere.

 

4. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI NOVEMBRE 2003 (PARTE SECONDA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di novembre 2003.

 

5. DOMANI, IN EUROPA

 

L'incontro che si svolgera' sabato 8 novembre a Verona, dalle ore 11 alle ore 16, presso la Casa per la nonviolenza in via Spagna 8, potrebbe essere l'avvio di un processo rilevante.

Il processo che intorno alla proposta formulata da Lidia Menapace e dalla Convenzione permanente di donne contro le guerre "per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta", faccia convergere riflessioni ed esperienze diverse ma ugualmente persuase dell'idea che la nonviolenza possa essere e debba divenire principio giuriscostituente, criterio e  impegno di un'Europa che si unifichi ed istituzionalizzi e costituzionalizzi nel segno della pace e dei diritti umani.

Il processo che chiami il popolo della pace ad essere non piu' effettualmente subalterno, o meramente reattivo, ma progettuale e costruttore di pace in senso forte: che con la scelta della nonviolenza acquisisca la capacita' di determinare quale Europa sia in cantiere, di orientarne la politica in senso forte, di definirne inquadramento legislativo, forme istituzionali, strumenti operativi, articolazioni amministrative, modalita' organizzative; insomma di proporsi come soggetto politico-culturale egemone. Poiche' a dispetto delle miserie dei gruppi dirigenti (anche delle organizzazioni del movimento per la pace), la nonviolenza e' gia' radicata, invocata e attiva nei cuori e nelle menti della gran parte dell'umanita': si tratta di tradurla in azione, in programma, in istituti, in politica.

Un'Europa nonviolenta non e' solo una grande speranza: puo' essere un grande progetto politico intorno a cui mobilitare il piu' e il meglio del vecchio continente, intorno a cui costruire nuove relazioni internazionali tra Europa e sud del mondo, intorno a cui sperimentare istituzioni e legislazione inveratrici dell'umanesimo integrale, del principio responsabilita', dell'ahimsa, del satyagraha.

L'incontro di Verona di sabato 8 novembre puo' essere un passaggio rilevante: da esso puo' sortire, deve sortire, un appello e una proposta di iniziativa che raccolga su una proposta finalmente chiara ed inclusiva, aperta ma non generica, concretamente fattibile, le energie in grado di promuovere la costruzione di una massa critica adeguata ad incidere fin sul testo della Costituzione europea, fin sui programmi di quanti concorreranno a formare il prossimo parlamento europeo, e subito sulla politica dell'Unione e degli stati che la compongono e che sono candidati ad entrarvi.

*

Una proposta che gia' ora reca un programma costruttivo, nella miglior tradizione delle mobilitazioni nonviolente: sapendo che non sara' facile realizzarlo, ma che occorre promuoverlo ed iniziare a praticarlo.

Un programma costruttivo che alle dichiarazioni di principio da inserire nella Costituzione europea (il ripudio della guerra, la neutralita' attiva e operante, la costruzione della pace con mezzi di pace, il disarmo e la smilitarizzazione come scelta strategica, la cooperazione internazionale in forme infine adeguate al diritto e alla liberazione dei popoli e delle persone, l'accoglienza delle persone e la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, un modello di sviluppo sostenibile ed autocentrato con tecnologie appropriate e gestibili democraticamente, il "potere di tutti" di capitiniana memoria, e cosi' via) aggiunga specifiche iniziative pratiche da avviare subito: il disarmo; lo smantellamento e la riconversione dell'industria bellica a usi civili; la difesa popolare nonviolenta; la sostituzione del militare con il servizio civile; i corpi civili di pace; una politica della difesa e della sicurezza che preveda che gli interventi internazionali di pace istituzionali in aree di crisi siano affidati non piu' agli eserciti ma ad una struttura di polizia internazionale alle dipendenze di un'Onu riformata nel senso del superamento dell'oligarchia e dell'inveramento di quanto stabilito nel preambolo della carta dell'Onu costitutiva e nella Dichiarazione universale dei diritti umani del '48; e cosi' via.

*

Le persone che parteciperanno all'incontro dell'8 novembre a Verona avranno il loro bel daffare. Possono dare un contributo grande alla promozione di una politica nonviolenta per l'Europa. Un contributo grande hanno gia' dato tutte e tutti coloro che in questi anni hanno sperimentato, proposto, discusso queste ed analoghe idee. E qui non si puo' non ricordare la riflessione e la progettualita' a nostra parere decisive in questo senso di Rosa Luxemburg, di Simone Weil, di Virginia Woolf; e quel grande precursore del nostro odierno progetto e lavoro che e' stato l'indimenticabile Alexander Langer.

Dall'incontro di Verona sortira' un appello - scritto in bella e nitida prosa, per favore -, ed una proposta di iniziative ulteriori (la successiva, di presentazione pubblica, dovrebbe essere a Venezia, nella solenne cornice del terzo salone dell'editoria di pace), ed una campagna da condurre alacri e persuasi. Al lavoro dunque.

*

E se una glossa piccina possiamo qui aggiungere, pro domo nostra per cosi' dire, rinnoviamo l'invito a tutte le persone amiche dela nonviolenza ed anche di questo fglio, di continuare ad inviarci interventi che la riflessione comune sulla proposta di Lidia Menapace arricchiscano ed approfondiscano ancora. E a tutti di nuovo grazie.

 

6. DOVUTO A LUCIANO VIOLANTE

Si puo' non essere d'accordo con Luciano Violante su molte cose.

Ma ogni persona di retto sentire sara' per sempre grata a Luciano Violante e alla commissione parlamentare antimafia da lui presieduta per la straordinaria attivita' di studio, di riflessione, di documentazione e di denuncia che mise capo a quella relazione su mafia e politica che e' una delle cose piu' nitide ed esatte dalle istituzioni italiane prodotte nel corso della ancor giovine storia dello stato italiano.

Chi oggi aggredisce Luciano Violante per la lotta di Luciano Violante contro la mafia, da se stesso si smaschera per quello che e', e senza avvedersene rivela in quale campo nella lotta tra umanita' e potere mafioso si collochi.

 

7. CONTRO IL MURO DELLA SEGREGAZIONE E CONTRO L'ANTISEMITISMO

 

Cosi' come l'assemblea generale delle Nazioni Unite, l'opinione pubblica di tutto il mondo chiede al governo di Israele la rinuncia a costruire il muro della segregazione e l'abbattimento dei tratti di esso gia' costruiti.

E chiede che siano finalmente riconosciuti i diritti del popolo palestinese calpestati dall'occupazione militare e dalla politica aggressiva ed espansionista del governo di Israele.

Chiede che sorga uno stato palestinese al fianco dello stato di israele; chiede che due popoli possano vivere liberi in due stati; chiede pace, dialogo, dignita' e sicurezza per la popolazione palestinese e per la popolazione israeliana.

Chiede alla comunita' internazionale di fare ogni sforzo a sostegno di un processo di pace che proprio in questi giorni puo' riprendere grazie all'impegno della societa' civile israeliana e palestinese.

E chiede che cessino tutte le stragi e le persecuzioni: che cessino tutte le azioni terroristiche, di stato, di gruppo, individuali.

Chiede rispetto per tutte le vittime, e che si cessi finalmente di uccidere.

*

Ma queste richieste in tanto sono credibili ed in tanto verranno ascoltate in quanto chi le fa inizi lui stesso a praticare una solidarieta' non strabica, e si impegni direttamente a favorire le forze di pace in Palestina ed in Israele. E tra le cose che possiamo e dobbiamo fare qui c'e' anche l'opposizione ad ogni razzismo e ad ogni terrorismo.

Le iniziative pubbliche di questi giorni devono essere nitide ed intransigenti nella solidarieta' con il popolo palestinese e con quello israeliano; nell'opposizione sia al terrorismo del governo Sharon, sia al terrorismo dei gruppi armati palestinesi; nel ripudio e nella lotta contro ogni forma di razzismo ed innanzitutto contro quella forma di razzismo che e' l'antisemitismo, purtroppo ancora cosi' fortemente presente nell'Europa che poco piu' di mezzo secolo fa si macchio' del crimine assoluto della Shoah.

 

8. UNA NOTA

 

... apprezziamo particolarmente questo documento che sgombra il campo da ambiguita' ed equivoci del passato ed e' finalmente chiaro nel dichiarare l'opposizione ad ogni terrorismo e nel contrapporsi ad ogni manifestazione di antisemitismo comunque si travesta. Continua invece a non persuaderci la richiesta di sospensione del patto di associazione tra Unione Europea e Israele, a nostro avviso invece l'Europa deve maggiormente incalzare Israele in un rapporto piu' intenso che sia anche costruzione di un riferimento alternativo per Israele rispetto agli Usa. L'Europa e' l'area del mondo dove si e' data in massima parte la bimillenaria persecuzione antiebraica dopo la distruzione del tempio e la deportazione, fino all'orrore assoluto della Shoah: sarebbe bene che tutti gli europei non dimenticassero mai come i discendenti dei perseguitati possono interpretare certe posizioni; e sarebbe bene che l'Europa anche verso Israele, oltre che verso tutto l'ebraismo della diaspora, assumesse un atteggiamento adeguato di riconoscimento di colpa, e di impegno per un risarcimento nella misura del possibile, e di solidarieta' sincera e non strumentale. Solidarieta' che ovviamente non puo' essere complicita' con le politiche del governo di Israele quando esse sono criminali, ma che anzi si estrinsechi nelll'impegno a sostenere il processo di pace, la sicurezza e il benessere della popolazione israeliana, la democrazia e i diritti umani; solidarieta' che deve esercitarsi anche in un'iniziativa politica democratica nelle relazioni con gli altri paesi dell'area mediorientale affinche' in essi cessi, e venga perseguita come reato, la scellerata propaganda razzista antiebraica, talora fin esplicitamente inneggiante al genocidio, sovente favoreggiata quando non direttamente promossa dai regimi al potere in quegli stati. Molto puo' l'Europa, molto deve.

 

9. "IN FAIR VERONA, WHERE WE LAY OUR SCENE"

 

Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, dalle ore 11 alle ore 16 (ma fin dalle ore 10, per chi vorra' scambiare quattro chiacchiere prima di entrare in medias res) si incontreranno presso la Casa per la nonviolenza, in via Spagna 8, "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena" (certo: Shakespeare, Romeo e Giulietta, il secondo verso del prologo), non soltanto promuovono un appello, ma a un appello rispondono: all'invocazione che dalla notte dei tempi la coscienza umana lacerata grida: mai piu' guerre, mai piu' omicidi, scelga l'umanita' la convivenza e la solidarieta'.

La nonviolenza e' questa radicale interrogazione, questo cammino, questa risposta che e' un cammino, appunto un'assunzione di responsabilita', la verita' in marcia: la nostra comune verita', la verita' che nell'intimo di ogni essere umano geme o ruggisce: anch'io ho diritto a esistere. Quella verita' che suscita quindi per necessaria conseguenza logica ed assiologica l'interdetto che fonda ogni civilta': tu non uccidere.

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Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, dalle ore 11 alle ore 16 (ma fin dalle ore 10, per chi vorra' scambiare quattro chiacchiere prima di entrare in medias res) si incontreranno presso la Casa per la nonviolenza, in via Spagna 8, "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena", non soltanto promuovono un appello, ma a un appello rispondono: all'appello che Lidia Menapace ha avuto la saggezza, la concentrazione e la tenacia di formulare, e argomentare, e sostenere (e lungamente da molti inascoltata, e da molti sovente fraintesa), raccogliendo la riflessione ed elaborando la prassi del movimento delle donne. Il movimento delle donne: la piu' grande luminosa esperienza storica della nonviolenza in cammino, la prova vivente che la nonviolenza puo' cambiare il mondo, farci uscire tutte e tutti da questa preistoria nella luce della nascita e del giorno.

La nonviolenza e' questa voce e questo volto, e questo movimento storico esatto ed urgente, che oggi convoca tutte e tutti a un impegno grande di riconoscimento, di inveramento, che alla violenza si opponga, che edifichi la pace, che adempia la speranza e il programma della Ginestra, e del discorso della montagna, e della poetessa di Mitilene.

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Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, si incontreranno presso la Casa per la nonviolenza, in via Spagna 8, "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena", non soltanto promuovono un appello, ma a un appello rispondono: all'appello di Erasmo e di Voltaire, di Rosa Luxemburg e Simone Weil, di Bertrand Russell e Martin Buber, di Virginia Woolf e di Hannah Arendt, di Aldo Capitini e Marianella Garcia e Chico Mendes, di Primo Levi e Alex Langer, di Tomaso Serra, di Luce Fabbri, di Clara Bolognani.

La nonviolenza che e' persuasione, che e' compresenza, la nonviolenza che e' infinita apertura.

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Le persone che oggi, sabato 8 novembre 2003, si incontreranno "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena", non soltanto promuovono un appello, ma a un appello rispondono: l'appello "per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta", l'appello di Lidia Menapace che puo' e deve diventare punto di coagulo di tante diverse esperienze e riflessioni, che puo' e deve contribuire alla costruzione di una proposta politica nonviolenta per l'Europa, e di un'Europa che inveri la politica della nonviolenza.

Poiche' e' necessaria un'Europa nonviolenta, essa e' anche possibile; poiche' noi fermamente lo crediamo, con cio' stesso noi gia' la facciamo iniziare ad esistere. Certo, il tempo e' poco ed il cammino lungo: e' un buon motivo per non attardarci; certo, moltissimo e' da fare, ma non poco e' gia' stato pensato e fatto.

*

Possano, le persone che oggi si incontreranno "nella bella Verona, dove poniamo la nostra scena", e che siano tante, e diverse, e parimenti disposte all'ascolto e al parlare - cio' di cui consiste l'amicizia, in corale colloquio proporci un passo ulteriore sulla buona via.

Di lungi, ma vicino, vicino a voi col cuor (ci sia concessa qui questa stoccata da recitativo secco, che attenui un po' in sorriso la solennita' della presente concione), chi scrive queste righe vi ringrazia e vi saluta.

"O brother Montague! give me thy hand" (ibidem, V, III, 296).

 

10. CHIEDIAMO A TUTTI GLI ENTI LOCALI, LE BIBLIOTECHE, LE SCUOLE, DI ABBONARSI ALLE RIVISTE PER LA PACE E LA NONVIOLENZA

 

L'iniziativa degli amici della Rete nonviolenta dell'Abruzzo merita di essere estesa in tutta Italia: chiediamo a tutti gli enti locali, a tutte le biblioteche pubbliche, a tutti gli istituti scolastici e le universita', di abbonarsi alle riviste che promuovono la pace e la nonviolenza: da "Azione nonviolenta", a "Qualevita", a "Mosaico di pace", a "Quaderni satyagraha", a numerose altre.

Organizziamo comune per comune, provincia per provincia, regione per regione, iniziative in tal senso: scrivendo ai responsabili delle istituzioni, incontrandoli, sollecitandoli a contribuire anche in questo modo a diffondere la cultura della pace ed a migliorare cosi' il servizio pubblico.

 

11. CONTRO IL MURO DELLA SEGREGAZIONE, IL TERRORISMO, IL RAZZISMO

 

Nell'anniversario della caduta del muro di Berlino su invito delle associazioni umanitarie palestinesi si svolgono in questi giorni in varie parti del mondo e anche d'Italia iniziative contro il muro della segregazione voluto dal governo Sharon; iniziative che per essere rigorose, persuasive e adeguate devono essere altresi' contro il terrorismo e contro il razzismo, devono essere per la pace e il dialogo, devono affermare i diritti inalienabili tanto del popolo palestinese quanto di quello israeliano, devono sostenere un processo di pace che passa oggi attraverso il riconoscimento dell'esistenza di due popoli in due stati, entrambi sovrani, entrambi sicuri.

 

12. DA VERONA PER UN'EUROPA NONVIOLENTA

 

Si e' svolto sabato 8 novembre presso la Casa per la nonviolenza di Verona l'incontro con Lidia Menapace per sviluppare la proposta promossa da Lidia e dalla Convenzione permanente di donne contro le guerre "per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta".

Sugli esiti dell'incontro, cui hanno preso parte tante persone provenienti da vari parti d'Italia e che e' stato occasione di calda convivialita' e di una intensa e profonda riflessione comune, pubblicheremo nei prossimi giorni materiali e testimonianze.

Fin d'ora preghiamo tutte le persone che vi hanno preso parte di mandarci interventi, sia di testimonianza che di riflessione ulteriore; cosi' come rinnoviamo l'invito a tutti i nostri interlocutori ad inviarci altri contributi che arricchiscano la proposta e il corale colloquio.

Ovviamente appena sara' pronta la stesura definitiva pubblicheremo anche il testo dell'appello dall'incontro emerso; come si usa tra persone sagge ed amiche esso non e' stato scritto nella fretta di una riunione che si conclude, ma si e' dato mandato a Lidia di redigerlo valorizzando tutti i contributi che l'incontro ha raccolto ed espresso.

 

13. LE BOMBE DI VITERBO

 

Sono ormai alcuni anni che a Viterbo vengono realizzati attentati con bombe cosiddette "artigianali".

Ma fino a tempi recenti gli ordigni erano diretti a distruggere cose, e fatti brillare dagli stessi autori in orari notturni e in assenza di altre persone.

Cosicche' un po' tutti hanno sottovalutato la cosa.

Adesso che altre bombe vengono preparate non so dove, ma certo inviate a Viterbo per uccidere delle persone, un po' tutti ci si accorge che nell'uovo era in incubazione il serpente.

*

Io sono di quelli che non sottovalutava cosa stava accadendo, ma anch'io mi tormento per non essere riuscito a fare qualcosa che fermasse il processo in corso, e tremo ormai per tante persone che mi sono care che possono essere destinatarie del prossimo pacco assassino.

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E sono di quelli che per aver vissuto con piena coscienza, da adulto, da militante politico e da persona che ha orrore delle uccisioni, gli anni di piombo (ero all'universita' di Roma la mattina della strage di via Fani, ho un ricordo angoscioso e incancellabile dell'orrore e della follia di quei giorni); sono di quelli, dico, che hanno cercato con tutte le proprie forze di contrastare ogni azione e ogni atteggiamento che all'uso della violenza - che nella sua essenza e' sempre omicida - nella lotta politica portano o sono corrivi.

Siamo stati pochissimi in questi ultimi trent'anni ad esserci battuti contro l'uso della violenza nella lotta politica; siamo pochissimi ancora oggi, poiche' troppi continuano a fare i retori irresponsabili, troppi continuano a sorridere quando a rompere una testa e' un amico loro, troppi giustificano la pedagogia dell'assassinio sostenendo che un po' di violenza sia inevitabile. Ed e' questo infame ragionamento che alleva gli assassini.

*

Questo foglio che con non poca fatica metto insieme e sottoscrivo e' evidentemente schierato: vuole parlare a tutte le persone di volonta' buona, ma in primo luogo si rivolge "a tutte le persone amiche della nonviolenza": ed e' a loro che lancia un appello: cessate tutti di essere complici di teorie e pratiche che giustificano ed appoggiano la violenza come strumento di lotta politica, che si inebriano di cultura militarista e retorica che animalizza gli altri, che dichiarano che i picchiatori, gli squadristi, gli organizzatori di aggressioni teppistiche e di risse e di agguati possano essere nostri "compagni di lotta" nell'impegno per la pace e la giustizia.

Chi teorizza, usa e giustifica la violenza che lede ed annienta degli esseri umani come scelta e strumento di lotta politica e' nostro avversario, e' sempre stato nostro avversario, sempre sara' nostro avversario: cessi ogni complicita'.

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Cessi ogni complicita' con gli attentatori suicidi palestinesi cosi' come con i soldati trasformati in killer dal governo di Israele; cessi ogni complicita' con i fascisti, di qualunque colore si incasacchino, che proclamando di lottare "contro il neoliberismo e  per l'umanita'" riproducono al livello delle tecnologie e delle capacita' organizzative loro disponibili la piu' feroce delle violenze, quella che per affermare la propria presenza e i propri obiettivi e il proprio dominio non esita a rompere il corpo di un altro essere umano; e che cosi' facendo si rivelano allievi e imitatori ed effettuali servitori proprio di quella dominazione politica, economica, militare e culturale sedicente neoliberista ed effettualmente tendenzialmente totalitaria cui pur proclamano di volersi opporre.

E cessino le stolte e scellerate esercitazioni retoriche secondo cui torturare o uccidere qualcuno e' piccola cosa rispetto a fondare una banca o fare dei commerci: L'opera da tre soldi di Brecht dovrebbe essere letta tutta - ed anche la collocazione della tanto citata, ma sempre avulsa dal contesto, frase della rapina ha un senso che va colto appunto nel contesto dialettico ed epico dell'opera, e nella voce e nel ruolo del personaggio che parla, andiamo -; e l'analisi marxiana dell'economia politica e' cosa assai piu' intelligente e complessa della ripetizione a memoria di quell'ignobile metafora della violenza levatrice della storia: la violenza assassina le persone, non le fa nascere.

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Che il movimento per la pace in quanto tale si opponga al terrorismo, ad ogni terrorismo, e che il terrorismo sia nemico del movimento per la pace, e' cosa talmente ovvia ed evidente che non mette neppure conto di starne a parlare.

Ma che nel movimento che si dichiara per la pace ci siano anche settori, e non marginali, che hanno atteggiamenti ambigui sulla violenza come strumento di lotta politica e' un fatto innegabile; un fatto drammatico, ignobile e sciagurato, rispetto a cui si ha il dovere di fare chiarezza, rispetto a cui occorre una esplicita e netta rottura teorica  e pratica. Perche' si puo' essere costruttori di pace solo se si contrasta la violenza senza reticenze e senza collusioni. Si puo' essere costruttori di pace solo se si fa la scelta della nonviolenza.

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Invece, purtroppo, tante, troppe persone impegnate nel movimento per la pace, in questi giorni sentendosi offese e provocate piuttosto da illazioni giornalistiche (sovente del tutto ingiuste, malevole ed inintelligenti) che da una tragica realta' quotidiana di bombe che arrivano a minacciare di morte degli esseri umani, non hanno trovato di meglio da fare che assumere una posizione complice con la violenza purche' piccina e simbolica - ma andate a chiederlo a chi la subisce se e' simbolica o se e' concreta -, e non si accorgono che questa loro posizione e' tale che gia' legittima anche le violenze maggiori e piu' cruente, poiche' tutti, anche gli assassini piu' efferati, sono sempre in grado di indicare atti di violenza precedenti e piu' sanguinari di quelli da loro commessi.

E tante, troppe persone impegnate nel movimento per la pace ancora confondono stoltamente dialogo con le persone e complicita' con i malfattori: si puo' dialogare con chiunque, ma se l'interlocutore mentre chiacchieriamo sta per uccidere qualcuno, il nostro dovere e' fermarlo, non dargli bel tempo.

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E tante, troppe persone impegnate nel movimento per la pace continuano a fingere di non capire di cosa stiamo veramente parlando: stiamo parlando di scegliere tra essere complici di omicidi o lottare contro le uccisioni.

E cosi' come ci stiamo giustamente impegnando contro la guerra e contro gli eserciti, contro il riarmo e contro le dittature (quelli di noi che lo fanno, perche' c'e' ancora chi distingue tra dittature buone e dittature cattive, tra guerre crudeli e guerre "umanitarie" - ancora una volta: andate a chiederlo a chi le subisce), dobbiamo impegnarci contro gli adoratori della violenza e di violenze banditori e facitori ed apologeti che nel movimento per la pace si sono da anni infiltrati, ed incistati, ed anzi si sono insignoriti di tanta parte della rappresentanza di esso appo i mass-media, visto che tanti altri - che pur sono brave persone e talvolta addirittura dichiarano di essere amici della nonviolenza, evidentemente non sempre sapendo di cosa parlano - non solo non hanno mai dichiarato che quei loschi figuri nulla hanno a che vedere con noi, ma anzi sovente reggono loro il sacco e la coda.

*

E non si dica, per cortesia, che si deve essere subalterni a gruppi di sciagurati irresponsabili e di veri e propri squadristi perche' si vuole "dialogare coi centri sociali" (uso questa formula prendendola in prestito da un caro amico, amico personale e amico della nonviolenza, che come me sa bene che una cosa e' dialogare con un'esperienza sociale e un'altra - tutt'altra - cosa e' essere corrivo con personaggi nefasti ed azioni nefande, e contro tutte le violenze e' impegnato).

Io che scrivo queste righe sono tra coloro che hanno fatto nascere il centro sociale occupato autogestito di Viterbo oltre dieci anni fa, sono la persona che il primo giorno di occupazione condusse le trattative con le forze dell'ordine e l'amministrazione comunale affinche' quell'esperienza non venisse stroncata sul nascere, e che si fece garante nei confronti delle istituzioni della bonta' dell'iniziativa col proprio prestigio personale e col proprio ruolo di pubblico amministratore; naturalmente sono anche il primo dei denunciati e dei condannati per quell'occupazione che restitui' alla citta' un bene pubblico abbandonato da decenni: da amico della nonviolenza ho accettato di buon grado e senza obiezioni quella condanna come formalmente legittima e quindi del tutto corretta de jure, sebbene la subissi per aver fatto una cosa sostanzialmente buona e giusta (come gli anni successivi hanno dimostrato: tante persone bisognose hanno trovato accoglienza, aiuto e umanita' in quel centro sociale); e mi sono battuto per anni affinche' quel centro sociale facesse la scelta della nonviolenza, persuadendo con la mia condotta prima che con le parole chi era dubbioso, e ottenendo che non pochi provocatori se ne andassero rendendosi conto che li' non c'era spazio per gli scopi dei violenti e le ambizioni dei ciarlatani.

Cosicche' non mi si venga a dire che per "dialogare con i centri sociali" bisogna genuflettersi ai violenti e agli imbecilli; le persone amiche della nonviolenza, se nei centri sociali decidono di impegnarsi, devono farlo battendosi affinche' anche li' si faccia la scelta della nonviolenza, e siano gli irresponsabili e i lestofanti a dover scegliere se correggere il proprio ignobile agire o andarsene altrove.

Ma di questo basta cosi'. E vediamo di concludere questa ennesima cicalata.

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"C'e' un solo modo per uscire da questo macabro gioco di parole" (sono parole della lettera ai giudici di Lorenzo Milani, che qui mi sembra appropriato evocare): avere il coraggio di dire ai giovani che per lottare per la pace e la giustizia occorre fare la scelta della nonviolenza, che e' una scelta esigente, la scelta di opporsi a tutte le violenze e le menzogne, la scelta di lottare contro tutte le ingiustizie, la scelta di rompere tutte le complicita' e rinunciare a tutti i privilegi.

La scelta della nonviolenza, necessaria ed urgente, la sola che in questa distretta possa salvare l'umanita' della catastrofe. L'umanita' intera, ma anche l'umanita' di ciascuno di noi.

 

14. UNA STRAGE ANNUNCIATA E UN DOVERE IMMEDIATO

 

Un immenso dolore e' il primo sentimento per la strage di cui sono restati vittima a Nassiriya, in Iraq, molti italiani che poteri senza scrupoli, in violazione della legalita' costituzionale e del diritto internazionale, avevano gettato nella fornace di quella guerra e di quell'occupazione militare illegale e criminale.

Un immenso dolore e un'esigenza profonda ed urgente di pieta' e di verita': un dolore ed un'esigenza che richiedono, necessario ed immediato, da parte del nostro paese un atto di civilta', di umanita':

- l'Italia esca immediatamente da quell'occupazione militare che e' prosecuzione di una guerra terrorista e stragista che nuovo terrorismo e nuove stragi produce;

- l'Italia rientri immediatamente nella legalita' costituzionale che la nostra partecipazione a quella guerra e a quell'occupazione militare proibisce.

L'Italia faccia subito l'unico atto che puo' salvare le vite umane dei superstiti che anch'essi sono in grave pericolo di morte: si ritiri dalla guerra e dall'occupazione, e si adoperi nelle istituzioni della comunita' internazionale e nelle relazioni bilaterali con gli altri stati in quell'area presenti per far cessare guerra e occupazione militare.

Solo con un'azione di pace, immediata e limpida, si puo' fermare tanto orrore.

Oggi noi italiani sentiamo anche nelle nostre carni, nella carneficina dei nostri figli, dei nostri fratelli, il dolore immenso del popolo iracheno, gia' oppresso da una feroce dittatura per tanti anni armata anche dall'Italia, gia' oppresso da tre guerre senza soluzioni di continuita' (la guerra con l'Iran, l'invasione del Kuwait, la prima guerra del Golfo) che hanno devastato indicibilmente il paese e provocato infiniti lutti, poi oppresso dal persistere della dittatura ed insieme - della dittatura effettuale complice - da un embargo disumano, irrazionale e genocida voluto da un'Onu dimentica delle sue finalita' istituzionali e asservita a poteri assassini, infine nuovamente colpito da una guerra che tuttora si prolunga in occupazione militare colonialista.

A tanto orrore si deve porre fine, e solo la pace puo' porvi fine, e solo la cessazione dell'occupazione militare straniera puo' aprire una via alla pace.

Ci sta a cuore la vita della popolazione irachena cosi' come ci sta a cuore la vita dei giovani americani, inglesi, italiani e di altre nazionalita' inviati li' da poteri disumani, vigliacchi e scellerati a rischiare di uccidere e farsi uccidere, a correre il pericolo di divenire vittime o assassini.

Per questo, mentre ci inchiniamo in lacrime dinanzi alle vittime di quest'ultima strage, con piu' forza chiediamo:

- cessi la guerra e l'occupazione militare dell'Iraq;

- l'Italia ritiri immediatamente tutte le sue forze armate li' schierate;

- l'Italia si adoperi nelle sedi internazionali per la cessazione della guerra;

- l'Italia invii subito aiuti umanitari al popolo di quel paese martoriato.

Date una possibilita' alla pace.

 

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

16. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1242 del 12 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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