Telegrammi. 1234



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1234 del 4 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Ricordato Jean Goss a Viterbo

2. In ricordo di Martin Luther King

3. "Politica e morale". Un incontro di riflessione a Viterbo

4. Alcuni testi del mese di ottobre 2002 (parte seconda)

5. Del piacere della lettura

6. In una riga e mezza. E una glossa e un ottonario

7. Dante e Catullo al centro sociale

8. Una proposta del Centro di ricerca per la pace di Viterbo: "ogni vittima ha il volto di Abele"

9. In memoria di Aldo Capitini, nel XXXIV anniversario della scomparsa

10. Il colpo di stato e la Resistenza nonviolenta

11. Alcuni "cadaveri squisiti"

12. Pacifisti da operetta e da cortile

13. Una esperienza di addestramento alla nonviolenza ad Amelia

14. Il 4 novembre in piazza per la pace

15. L'attrito del generale

16. Chiamare golpe un golpe

17. Resoconto dell'incontro di educazione alla pace svoltosi a Tuscania

18. Una nota

19. Tre glosse a un articolo di Rossana Rossanda

20. Da una lettera a un amico (sull'articolo 11 della Costituzione e sul "chiamare il 113" per arrestare i golpisti)

21. La "Carta" del Movimento Nonviolento

22. Per saperne di piu'

 

1. MEMORIA. RICORDATO JEAN GOSS A VITERBO

 

Nell'anniversario del decesso avvenuto il 3 aprile 1991, il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo ha ricordato Jean Goss, una delle maggiori figure della nonviolenza, la mattina di mercoledi' 3 aprile 2013 con un incontro di testimonianza e di riflessione.

Jean Goss (1912-1991), insieme alla moglie Hildegard Mayr (nata nel 1930 e tuttora vivente), e' stato segretario itinerante del Movimento Internazionale della Riconciliazione (in sigla: Mir) e partecipe e suscitatore di numerose esperienze di azione liberatrice nonviolenta in varie parti del mondo.

Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni scritti, discorsi e colloqui di Jean Goss e di Hildegard Mayr.

L'incontro si e' concluso naturalmente con l'esortazione a proseguire - con la forza della verita', con la scelta della nonviolenza - la lotta contro tutte le violenze, per difendere e promuovere la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

"Nel ricordo di Jean Goss - ha concluso il responsabile della struttura nonviolenta viterbese - in particolare oggi in Italia occorre innanzitutto proseguire ed intensificare l'azione nonviolenta affinche' cessi immediatamente la criminale partecipazione italiana alla guerra afgana che ogni giorno miete vittime innocenti, ed affinche' siano abrogate immediatamente le infami misure razziste che perseguitano, schiavizzano, mandano a morte i migranti. Salvare le vite umane e' il primo dovere di ogni persona decente. Opporsi a tutte le uccisioni ed a tutte le persecuzioni e' il primo compito della buona morale e della buona politica. Scegliere la nonviolenza significa agire concretamente in difesa dei diritti di tutti gli esseri umani - comprese le generazioni future - e per la salvaguardia della biosfera casa comune dell'umanita' intera. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'".

 

2. MEMORIA. IN RICORDO DI MARTIN LUTHER KING

 

Il 4 aprile 1968 a Memphis cadeva assassinato Martin Luther King.

Il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo lo ricorda il 4 aprile 2013 con un incontro di commemorazione, di studio e di riflessione sul lascito del grande testimone della nonviolenza, del grande lottatore contro il razzismo e per la pace, la giustizia sociale, i diritti umani di tutti gli esseri umani.

*

Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (e' il primo dicembre quando Rosa Parks da' inizio alla lotta contro la segregazione sui mezzi di trasporto) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968.

 

3. INCONTRI. "POLITICA E MORALE". UN INCONTRO DI RIFLESSIONE A VITERBO

 

Si e' svolto nel pomeriggio di mercoledi' 3 aprile 2013 a Viterbo presso il "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" un incontro di riflessione sul tema "Politica e morale".

 

4. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI OTTOBRE 2002 (PARTE SECONDA)

 

Riproponiamo qui alcuni altri testi apparsi sul nostro foglio nel mese di ottobre 2002 (la prima parte di questa selezione abbiamo pubblicato nel "Telegrammi" n. 611 del 9 luglio 2011).

 

5. DEL PIACERE DELLA LETTURA

 

Agli amici che dicono di non aver tempo per leggere, "Oh, voi infelici" rispondo. E la mia compassione e' autentica.

Ma non mi nascondo che vi e' anche in me un sentimento di delusione, e un pensiero di critica non occultabile.

Leggere e' necessario. E' il modo migliore per dialogare con altri e con noi stessi ad un tempo.

E penso che non sia un buon militante quello che non dedica qualche ora al giorno alla meditazione silenziosa, e leggere e' il piu' efficiente fomite a provocarla.

Devo gia' sopportare la ciancia di tanti che pretendono appassionarmi a sciocchezze come il pallone e le automobili, devo gia' per dovere sorbirmi una caterva di ciarlatani che ripetono e vieppiu' degradano quel che hanno letto stamani sui quotidiani o sentito in tv, avro' ben diritto di partecipare al colloquio terribile e magnifico di Otello con l'onesto Jago, di accostarmi al castello con Kafka, di conoscere l'amore con Saffo e Saba, di indagare la societa' e la psiche con Freud e Marx, di apprendere l'orrore del mondo e la dignita' umana con Primo Levi e Franco Basaglia, di interrogarmi sui nostri doveri con Dietrich Bonhoeffer e Vandana Shiva.

A questo convito tutti sono invitati. Che peccato che pochi vi prendano parte. E quanto questa ignavia danneggia il nostro impegno.

E cosi' ai nostri interlocutori vogliamo dirlo chiaro e forte: meno volantini e piu' Shakespeare, meno riunioni e piu' Moliere, meno comunicati stampa e piu' Leopardi, meno fretta e piu' gioia.

 

6. IN UNA RIGA E MEZZA. E UNA GLOSSA E UN OTTONARIO

 

Le persone che confezionano questo foglio aderiscono allo sciopero generale del 18 ottobre. In difesa della pace e dei diritti.

Innanzitutto dei diritti di quelli che sono minacciati di morte dal terrore, dalla guerra e dalla fame; di quelli che non possono manifestare la loro opinione perche' perseguitati e oppressi, intimiditi e abbrutiti; di quelli che sono la parte piu' grande e piu' sofferente dell'umanita': figura del nostro comune consistere, e appello che ti brucia nelle carni e ti convoca al giudizio, e alla responsabilita', e alla lotta.

Che farai, fra Jacopone?

 

7. DANTE E CATULLO AL CENTRO SOCIALE

 

Tra le esperienze condotte nel corso del tempo presso il centro sociale occupato autogestito "Valle Faul" di Viterbo vi e' stata la lettura integrale e approfonditi lo studio e la discussione di tutto l'Inferno dantesco, protrattisi per molti mesi, e la lettura integrale dei Carmina di Catullo (ma questi in traduzione italiana, sebbene confrontando il testo latino a fronte e cercando insieme altre soluzioni di traduzione oltre quelle che leggevamo - abbiamo usato quelle di Salvatore Quasimodo, di Enzio Cetrangolo, di Mario Ramous, e di altri ancora).

Ci si chiedera': Dante al centro sociale occupato? Certo, e dove se no? Un uomo condannato a morte, di tenace concetto, che conobbe "come sa di sale/ lo pane altrui, e come e' duro calle/ lo scendere e 'l salir per l'altrui scale", e' un uomo che trova costi' i suoi interlocutori ben piu' che nelle scuole di ogni ordine e grado.

Ma Catullo? Gia', Catullo. Che e' certo personaggio imbarazzante, con la sua impronunciabile pornografia, gli insulti peggio che ripugnanti, e poi anche quei poemetti d'argomento diciamo cosi' mitologico scritti come veri tour de force nel repertorio piu' snob che neppure l'insopportabile Gabriele D'Annunzio.

Eppure. Eppure anche qui c'e' da imparare (e non solo un armamentario di ingiurie e grossezze): ad esempio che la civilta' latina non era solo quella processione di statue di marmo, di cinici azzeccagarbugli, di sfruttatori molli e crudeli, e di killer di massa; ma soprattutto che nella fenomenologia dei sentimenti infinite sono le variazioni ed innumerevoli i paradossi, e sulla compresenza dell'odio e dell'amore molto e' da dire, e molto e' da soffrire.

Quando penso al mio ideale di comunita' solidale penso a questa esperienza nei suoi momenti piu' alti: un gruppo di amici accogliente, che offre un piatto di minestra e un tetto sotto cui dormire a chiunque lo chieda; una lotta senza requie contro ogni forma di oppressione, e un tenace lavoro su se stessi; che studia e pratica la nonviolenza fino ad affrontare - e per alcune ore sconfiggere - la macchina bellica piu' potente del mondo; e che insieme sa leggere Dante e Catullo, e godere della poesia.

 

8. UNA PROPOSTA DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE"

[Il seguente appello e' stato diffuso il 17 ottobre 2002]

 

"Ogni vittima ha il volto di Abele".

Il 4 novembre in tutta Italia promuoviamo iniziative pubbliche di pace in ricordo delle vittime di tutte le guerre affinche' mai piu' vi siano guerre.

In occasione del 4 novembre, anniversario della conclusione della "inutile strage" della prima guerra mondiale, il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo invita tutti i movimenti pacifisti, nonviolenti e per i diritti umani a commemorare e onorare le vittime di tutte le guerre e a rendere visibile con cerimonie pubbliche, in dolore e compostezza, in silenzio e in meditazione, l'impegno corale delle persone ragionevoli, delle istituzioni democratiche e delle buone leggi affinche' mai piu' si facciano guerre.

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell).

 

9. IN MEMORIA DI ALDO CAPITINI, NEL XXXIV ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSA

 

In fervido silenzio alleluiando

moveva in fiera ascesi e in soave ascesa

la' verso Assisi di Perugia andando

lieve viandante a niun recando offesa.

 

Diceva la sua nascita esser quando

diceva un tu, e che l'anima in attesa

gia' si tendeva inver l'altrui dimando

tutta gioiosa, a comunione intesa.

 

Dell'umanita' intera era fratello,

dei morti e dei viventi la vitale

sentiva compresenza, e il buono e il bello

 

sapeva essere nel dir corale

e nel corale agire, impegno e appello

che costruisce il bene e vince il male.

 

10. IL COLPO DI STATO E LA RESISTENZA NONVIOLENTA

 

Anche illustri personalita' sono cadute in trappola: hanno accettato di discutere sulla violazione dell'articolo 11 della Costituzione come se si trattasse di cosa su cui si puo' discutere. Ed invece c'e' solo da chiamare il 113 e mandarlo a casa dei golpisti.

Poiche' occorre ricordare che l'articolo 11 della Costituzione, che in modo assoluto ripudia la guerra sia come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli sia come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, fa parte di quei "principi fondamentali" della Carta su cui si fonda il nostro ordinamento giuridico che sono immodificabili se non con un colpo di stato.

Che si permetta ai signori Berlusconi e D'Alema di teorizzare il colpo di stato e' davvero troppo.

Che si permetta al governo e al parlamento di violare impunemente l'articolo 11 della Costituzione (con la ripetuta criminale partecipazione italiana a scellerate guerre dal '91 in qua) e' davvero troppo.

Che si permetta al capo dello stato di tradire il suo compito di supremo garante della legalita' costituzionale e farsi complice dei golpisti - come e' ripetutamente avvenuto in questi ultimi anni - e' davvero troppo.

Che si permetta alla magistratura di far finta di niente mentre la legalita' costituzionale e' massacrata, lo stato di diritto e' distrutto, la democrazia e' aggredita da una banda di gangster in doppiopetto nelle persone di coloro che pro tempore rappresentano governo, parlamento e capo dello stato, persone le quali hanno precipitato e nuovamente spingono l'Italia verso la guerra illegale e immorale, stragista e golpista, e' davvero troppo.

E allora bando alle ciance: occorre resistere, in difesa della pace e della democrazia, in difesa della legalita' costituzionale e del diritto internazionale, in difesa sia delle vite umane delle vittime designate delle guerre, sia della dignita' e della civilta' del nostro paese, sia della nostra gia' cosi' ferita comune umanita'.

Occorre opporsi alla guerra: in nome del diritto alla vita di ogni essere umano, e in nome della difesa delle leggi buone e giuste. Ed occorre che questa opposizione alla guerra sia limpida ed intransigente, che sia una resistenza nonviolenta.

E frattanto chiamiamo il 113 e informiamolo che ci sono in giro per l'Italia dei golpisti dalle mani sporche di sangue.

 

11. ALCUNI "CADAVERI SQUISITI"

[Nei corsi di educazione alla pace e di formazione alla nonviolenza che sovente sono invitato a tenere, da anni propongo come una delle esercitazioni conclusive la scrittura collettiva di poesie con la tecnica surrealista del "cadavere squisito". Ne sortiscono dei piccoli gioielli. Il metodo e' noto: si fanno piccoli gruppi - io propongo di solito di quattro persone - ed ogni partecipante ha un foglio: vi scrive sopra un verso, lo piega in modo che quanto ha scritto non sia leggibile, e lo passa alla persona che gli siede al fianco, che aggiunge un verso, piega il foglio e lo passa; finito il giro si leggono tutte le poesie (e' importante che ci siano piu' gruppi, per attenuare l'effetto di riconoscimento del contributo individuale e della distorsione in chiave "competitiva" dell'esperienza; ed ovviamente e' importante la lealta' dei partecipanti, che nella fase della scrittura non devono mettersi d'acordo su cosa scrivere ne' sbirciare quel che hanno scritto gli altri). Per chi non ha mai fatto questo gioco, l'esito e' spesso sorprendente. Si trova sovente nei testi scritti cosi' non solo una qualita' di parola poetica autentica, ma anche una coerenza di ragionamento e un gioco di rimandi formali che ad una persona ignara dell'effettivo processo di scrittura sembrano il frutto di un lungo lavoro di lima di un autore di acuminata concentrazione. Perche' cio' accade? Accade, penso, per due motivi. Il primo, il clima di serieta' e di affinita' creatosi tra le persone che partecipano al gioco, gioco che propongo sempre verso il termine dei training, o dei corsi, quindi dopo che per piu' giorni e per diverse ore il gruppo ha riflettuto insieme, ha studiato insieme, ha potuto conoscersi e costruire l'affinita' nel rispetto e nella benevolenza reciproca. Il secondo, perche' ogni opera di scrittura (e di comunicazione) e' opera aperta: e' il destinatario che la colma di contenuti cooperando con l'autore, che vi trova le sue ragioni anche laddove l'autore non sapeva di avercele messe. La scrittura e' sempre dialogo e apertura. E poi vi e' una terza idea, che mutuo da Borges, che amava spesso ripeterla: ovvero che la bellezza (di cui la poesia e' una delle manifestazioni) la incontri per strada, e' frequente, basta solo mettersi all'ascolto, volerla riconoscere. Cosi' offro in saggio ai lettori queste miniature scelte tra molte non meno belle realizzate con amici assai cari a Viterbo, Orte, Gubbio, Acquapendente, Amelia]

 

Amore, parola sublime

amore, la parola piu' dolce

nel dolce riposo del meriggio

la chioma d'oro del vento.

*

Andavo per i campi

il sole imperturbabile scalda

vorrei dispiacermi profondamente

per ogni mia codardia.

*

C'e' bisogno di luce

tra le reti dei pescatori e le imbarcazioni di pesci cariche nel porto

spettrale

sto dietro la finestra e tocco il vetro e tutto

uno diceva: spero che voi salviate il mondo

la penna scivolava lenta sul foglio.

*

E si va verso le nuvole

una voce rompeva le tenebre

sulla base del principio di non contraddizione

parto e subito ritorno.

*

Era notte e una voce disse:

anche perche' il vino non era molto buono

vado alla deriva

al buio.

*

Il giorno del ricordo

il ricordo del tuo viso

la neve si e' fatta ghiaccio

la pace comincia dal proprio cuore

avendo fame di luce e d'amore

e' grande il privilegio dell'uomo che puo' fare progetti

l'amore e' l'unica emozione che fa provare in momenti diversi

            tutti gli altri sentimenti.

*

Il merlo erede del bosco spinoso canta antiche melodie di pace

il fuoco e' caldo e brucia quando fuori e' buio

frattanto il mondo veniva distrutto

e l'oscurita' regno' sovrana

una nuova vita.

*

La coscienza

il blu del mare e le sue sfumature mi ricordano il tuo dolce sorriso

arrivera'

i pensieri fluttuano nell'aria

quando a me verrai?

amore fraterno per una pace vera

la porta resto' chiusa. Ma la luce filtrava.

*

La gente e' libera di pensare

con i tuoi traguardi di donna

meccanico amore inutile

l'alba illumina il tuo viso, il mio tempo e' giunto.

*

La vita e' un dono

disse, ed aveva paura del buio

ogni giorno e' diverso dall'altro

un giorno vorrei svegliarmi grazie al calore del sole

            al profumo dei fiori

            e alla freschezza del vento

ci coinvolgera' in uno splendido sogno

sincero come lo sguardo di un bambino

corrono i bambini mentre ridono felici.

*

O le labbra di lei

incrocia il mio sguardo e vivro' per sempre

la liberta' e' un diritto

attendo i ricordi e la malinconia.

*

Quando aprirai quella porta

gli alberi in festa ospitavano le anime felici

da domani la nonviolenza non e' piu' tabu'

il desiderio di unirci ci ha di nuovo diviso.

*

Sei un immenso volo d'amore

mi sembrava troppo dolce il profumo di rose

ricordo di valli nascoste da torrenti

il mondo e' una distesa di idee

*

Un palpito nel cielo azzurro

suona il libro solo per chi sa ascoltarlo

il sole brucia gli occhi

la musica filtrava il mio sangue

ando' verso il ritorno.

*

Urlarono sconvolti e inorriditi

la sedia e' percepibile nel buio solo per chi vi e' seduto

la cornamusa sprofonda nel mare

fiori erano sparsi sull'asfalto dopo il silenzio.

*

Verra' un giorno bello, verra'

lacrima dolce carezza

frattanto veniva una notte di fuoco

ognuno deve dare all'altro il massimo di se'

sono felice

e' stata un'esperienza positiva

dolce ricordo di un'esperienza passata.

 

12. PACIFISTI DA OPERETTA E DA CORTILE

 

Mi creda conte Agenore, vi son proprio dei bei tipi.

Ad esempio cotali che presumono di convincere altri a volere la pace sputando loro addosso. Fine virtu' di persuasione, da far venir la bile a Lisia e Gorgia.

O tali, giurabacco, cosi' ottusi da non saper neppur prender sul serio le cose ragionevoli che altri per loro erudizione pur lor dice.

E invece mi par chiaro, e mi par giusto, che chi s'ingaggia (e scusi il francesismo) in pro di monna pace e dei signori diritti umani che agli umani tutti vanno riconosciuti, ebbene, allora, che si abbia la pazienza di ascoltare e la bonta' di argomentare in modo da esser convincente e non servile ne' tracotante. Creda, caro conte, vi e' gente che non sa quel che si fa.

Dovro' parlarne al buon mio amico Bumbury...

 

13. UNA ESPERIENZA DI ADDESTRAMENTO ALLA NONVIOLENZA AD AMELIA

 

Il 13 ottobre 2002 si e' svolto un incontro di addestramento alla nonviolenza ad Amelia, in provincia di Terni.

Dallo scorso anno periodicamente un gruppo di persone impegnate in varie esperienze di pace e di solidarieta' ed in legami di amicizia tra loro, si incontrano per riflettere sulla nonviolenza (dopo un primo incontro nel dicembre 2001, si e' tenuto un ciclo di incontri dal febbraio al giugno 2002; un nuovo incontro, propedeutico ad un nuovo ciclo, si e' svolto il 29 settembre scorso); gli incontri sono aperti a tutte le persone interessate e si tengono presso la "casa del sole" di Amelia, gentilmente messa a disposizione.

Domenica 13 ottobre e' stato avviato il secondo ciclo ed e' stata effettuata un'esercitazione, di cui qui di seguito si offre uno schematico resoconto basato sul canovaccio di lavoro proposto dal facilitatore, sui ricordi - non sempre chiarissimi - dello stesso, e sui sintetici appunti messi a verbale.

In questo resoconto si e' preferito indicare solo il canovaccio dell'esercitazione, e dar conto di cio' che e' effettivamente accaduto durante - diciamo cosi' - la recita a soggetto (sulla base del minimo canovaccio proposto, agli interpreti era richiesto di agire per improvvisazione) soltanto per quegli accadimenti la cui conoscenza e' indispensabile per comprendere il successivo svolgimento dell'azione (le parti in cui si riferisce di cio' recano a inizio di frase un asterisco).

Scopo di questo resoconto non e' infatti una descrizione completa delle dinamiche agite, quanto di indicare la cornice dell'attivita' svolta.

*

1. Inizio dell'incontro. I partecipanti (12) si siedono tutti intorno a un tavolo, e l'incontro si apre, come d'abitudine, con la firma del registro delle presenze (che funge anche da verbale) da parte di tutti i partecipanti.

2. Si effettua poi un giro di presentazione reciproca tra i partecipanti (alcune persone partecipavano per la prima volta).

3. La persona cui e' attribuito il compito di facilitatore illustra la proposta di lavoro della giornata: rappresentare con la tecnica del "gioco di ruolo" una raccolta di firme in piazza contro la guerra, proposta elaborata sulla base della decisione presa nel precedente incontro.

Il facilitatore illustra brevemente il senso di una esercitazione nella forma del gioco di ruolo:

- esplorare conflitti esteriori ed interiori (dinamiche interpersonali ed infrapsichiche): paure, processi escalativi e deescalativi dell'aggressivita', meccanismi della menzogna, dell'obbedienza, della fuga, etc.

- sperimentare altri punti di vista (ovvero, piu' precisamente, i propri pre-giudizi - ovvero pre-concetti - su altri ruoli sociali e relazionali e su altri punti di vista e modalita' di ragionamento e di comportamento);

- l'esercitazione e' un gioco e come tale deve essere considerata, partecipa chi vuole (gli altri sono spettatori muti durante la recitazione, ma possono anch'essi interromperla in ogni momento e naturalmente partecipano alla discussione che segue ad ogni "scena" della recitazione), in ogni momento si puo' interrompere, in ogni momento chi vuole puo' chiamarsi fuori, etc.;

- non si vince niente: vale a dire che non si tratta di trovare soluzioni e "risposte esatte", ma di esplorare situazioni critiche e conflitti complessi; e' un esperimento non competitivo, ed e' il contrario dei "quiz", la cosa piu' interessante infatti e' proprio l'esplorazione di situazioni esistenziali e relazionali che non ammettono risposte semplici e non hanno svolgimenti obbligati;

- questo tipo di esercitazioni e' piu' proficuo, a parere del facilitatore, se realizzato in condizioni di stanchezza e di stress, e se l'oggetto della recitazione e' realistico e coinvolgente; per questo il facilitatore proporra' durante la recitazione delle intensificazioni degli elementi conflittuali che rendano piu' critica la situazione;

- Peraltro deve essere chiaro che questa non e' una simulazione verosimile di situazioni reali, ma resta un esercizio fortemente stilizzato ed astratto; cosicche' sia piu' agevole contenere e gestire gli elementi di imbarazzo e di angoscia; ed evitare una eccessiva identificazione nel ruolo del gioco.

Il facilitatore fornisce anche alcune indicazioni di condotta preliminari:

- controllare la tensione e percepire le dinamiche relazionali e i processi escalativi e deescalativi;

- dedicare particolar cura alla respirazione: una consapevole ed efficace respirazione e' di fondamentale importanza per affrontare situazioni di difficolta';

- chiarezza nel comunicare: ergo cercar di parlare uno per volta, usare frasi brevi, chiare, semplici, con un lessico comprensibile da tutti;

- consapevolezza nel comunicare: prestare attenzione sia agli aspetti linguistici e fonetici (quindi anche al tono della voce e al ritmo del discorso), sia agli elementi non verbali: postura, gesti, espressioni facciali, contatto oculare - ovvero il guardarsi negli occhi -), sia alla dinamica di feedback (la costante compresenza e il reciproco condizionamento di azione e retroazione dell'interazione comunicativa);

- in qualunque momento chiunque (partecipanti e osservatori) puo' fermare il gioco, alzando la mano e dicendo ad alta voce "stop al gioco"; fermato il gioco si apre la discussione;

- ricordare che si tratta di una recitazione, e che quindi i partecipanti mentre recitano improvvisando sui canovacci proposti dal facilitatore sono solo delle "maschere", e quanto accade nella recitazione non e' "la realta'", ma solo un esperimento molto stilizzato la cui utilita' non e' di trarne indicazioni per l'azione, ma di far emergere conflitti, difficolta', contraddizioni, ambiguita' che successivamente verranno esaminati durante la discussione tra una scena e l'altra della rappresentazione ed in una discussione per cosi' dire "a mente fredda" in un incontro successivo.

Il facilitatore propone anche di scandire il lavoro non soltanto attraverso l'alternanza tra recitazione e discussione, ma inserendo degli intermezzi distensivi tra le principali fasi in cui si articola il training, intermezzi in cui si propone la lettura di alcune poesie di Franco Fortini.

La proposta ottiene il consenso di tutti i partecipanti.

*

4. costituzione dei gruppi (tre gruppi, due di quattro e uno di tre persone; il facilitatore ovviamente non partecipa ai gruppi).

I gruppi vengono costituiti attraverso l'affinita': il facilitatore chiede alle prime tre persone sedute alla sua sinistra di alzarsi e collocarsi in tre angoli diversi della stanza dove ci si riunisce, e di dire quale musica e quale cinema preferiscono; dopo che tutte e tre le persone si sono espresse gli altri partecipanti si dislocano a seconda della condivisione delle preferenze; con un minimo aggiustamento si ottengono i tre gruppi.

Formati i gruppi ognuno di essi si riunisce in una stanza diversa per cinque minuti di conversazione libera in cui conoscersi meglio per incrementare l'affinita'.

Ci si riunisce di nuovo tutti insieme, il facilitatore chiede ad ogni gruppo di darsi un nome di animale, per il primo gruppo che inizi con la lettera A, per il secondo con la lettera B, per il terzo con la lettera C. Dopo breve riunione ogni gruppo decide la propria denominazione col metodo del consenso (il gruppo A opta per Alce, B per Bassotto, C per Cammello) [di seguito, in questo resoconto, si usera' tuttavia la sola lettera iniziale].

Il facilitatore attribuisce ad ogni gruppo un contrassegno (al gruppo A un adesivo con un disegno, al gruppo B un foglietto di carta colorata - di quella parzialmente adesiva da ufficio -, al gruppo C nessun contrassegno. I contrassegni, collocati sul petto, servono per poter identificare in ogni fase dell'esercitazione a quale gruppo appartengano i personaggi.

Per aiutare ancora l'individuazione dei gruppi e dei ruoli durante l'esercitazione ci si avvarra' anche di una collocazione spaziale relativamente stabile (dietro o davanti il tavolo della raccolta delle firme contro la guerra, intorno a cui si sviluppa la prima e piu' ampia fase dell'azione).

*

5. lavoro per gruppi preliminare

5. 1. Al gruppo A viene proposto di impersonare i pacifisti che devono realizzare l'iniziativa pubblica di raccolta delle firme contro la guerra.

Si danno 5 minuti affinche' loro:

a) stendano un elenco di tutti i passaggi organizzativi da compiere e del

materiale da procurare;

b) stabiliscano come presentarsi quando realizzeranno l'iniziativa della raccolta pubblica delle firme contro la guerra (comitato, insieme di sigle, singoli, etc.);

- elaborare cinque argomenti forti per convincere i passanti a firmare, e metterli per iscritto in un cartello.

Mentre il gruppo A fa questo, tutti gli altri assistono in silenzio.

5. 2. Al gruppo B viene proposto di impersonare i passanti avversi ai pacifisti e favorevoli alla guerra. Si danno 5 minuti per:

- elaborare cinque argomenti forti a favore della guerra o comunque contro i pacifisti, e metterli per iscritto in un cartello.

Mentre il gruppo B fa questo, tutti gli altri assistono in silenzio.

5. 3. Al gruppo C viene proposto di impersonare le forze dell'ordine che dovranno occuparsi della tutela dell'ordine pubblico durante l'iniziativa.

Si danno 5 minuti per:

- elaborare cinque regole di condotta cui attenersi nel loro servizio, e metterle per iscritto in un cartello.

Mentre il gruppo C fa questo, tutti gli altri assistono in silenzio.

Si evita di aprire il dibattito sugli argomenti annotati nei tre cartelloni; solo il facilitatore formula alcune possibili argomentazioni ulteriori per i tre cartelli.

*

6. Preparazione della scena.

Si cambia stanza, e di qui in poi si restera' sempre tutti in piedi durante la recitazione fino all'ultima fase del lavoro.

Si dispone al centro della stanza un tavolo, e si realizzano con il contributo di tutti i partecipanti i materiali necessari: si procurano delle penne; si preparano alcuni moduli per raccogliere le firme; si preparano alcuni volantini (manoscritti, composti ciascuno di una sola frase ideata spontaneamente dai singoli partecipanti e se ne preparano cosi' qualche decina; si preparano alcuni "libri", realizzati piegando in due un foglio di formato A4 e scrivendo sulla prima facciata il nome di un autore e il titolo del libro (anche a questo riguardo ogni partecipante spontaneamente scrive autori e titoli che vuole, sia veri che inventati); si preparano degli "stracci di pace" con delle striscie di carta; si predispone una scatola per raccogliere fondi con la scritta: "a sostegno di Emergency"; uno dei partecipanti scrive l'autorizzazione rilasciata dal Comune all'occupazione del suolo pubblico ed anch'essa e' sistemata sul tavolo insieme all'altro materiale.

Si leggono tutti i testi scritti.

Concluso questo lavoro, la scena e' pronta e la recitazione puo' iniziare.

Si legge un testo di Franco Fortini, ci si rilassa un po'.

*

7. Scena prima: pacifisti e passanti avversi

Il gruppo B fa la parte dei pacifisti; il gruppo A fa la parte dei passanti avversi; il gruppo C fa da osservatore esterno che non partecipa alla rappresentazione.

Stop al gioco e discussione.

8. Scena seconda: pacifisti, passanti avversi e passanti neutrali

Il gruppo C fa la parte dei pacifisti; il gruppo B fa la parte dei passanti avversi; il gruppo A fa la parte dei passanti neutrali.

Stop al gioco e discussione.

9. Scena terza: pacifisti e forze dell'ordine

Il gruppo A fa la parte dei pacifisti; il gruppo C fa la parte delle forze dell'ordine; il gruppo B fa da osservatore esterno che non partecipa alla rappresentazione.

* In questa scena e'avvenuto il sequestro dei volantini che non erano stati depositati preliminarmente e non recavano l'indicazione del responsabile, del luogo della stampa e della data.

Stop al gioco e discussione.

10. Scena quarta: pacifisti, passanti avversi e forze dell'ordine

Il gruppo C fa la parte dei pacifisti; il gruppo A fa la parte dei passanti avversi, il gruppo B fa la parte delle forze dell'ordine.

Stop al gioco e discussione.

11. Scena quinta: intervento di un provocatore

Il gruppo C fa la parte dei pacifisti; un singolo (accompagnato da due altre persone) fa la parte del provocatore con particolare violenza sia verbale verso le persone che fisica sugli oggetti (a piu' riprese afferra e getta in terra i materiali che erano sul tavolo).

Tutti gli altri assistono da osservatori esterni che non partecipano alla rappresentazione.

Stop al gioco e discussione.

12. Pausa, lettura di una poesia di Franco Fortini, momento di convivialita' con dolciumi portati da alcuni partecipanti e da loro stessi cucinati, e distensione.

*

13. Preparazione della scena sesta: preparazione dell'intervento per far cessare l'iniziativa pacifista

Dopo l'accaduto (l'azione del provocatore) si assume che le autorita' hanno deciso che per evitare piu' gravi avvenimenti l'iniziativa sia sospesa per motivi di ordine pubblico, e le forze dell'ordine sono incaricate di intervenire a tal fine

14. Scena sesta, parte prima: gli appartenenti alle forze dell'ordine che hanno il compito di far cessare la raccolta delle firme, di sequestrare il materiale, di identificare i pacifisti e di fermare chi oppone resistenza, decidono come agire.

Il gruppo B impersonale gli appartenenti alle forze dell'ordine.

Tutti gli altri assistono da osservatori esterni che non partecipano alla rappresentazione.

* Il facilitatore fa passare un lungo lasso di tempo prima di dichiarare conclusa la scena, cosicche' gli "attori" dopo un primo abbastanza ovvio scambio di opinioni si trovano a dover affrontare un prolungato periodo di silenzio ed imbarazzo, cui fa seguito un alternarsi di dialoghi e silenzi.

Stop al gioco e discussione.

15. Scena sesta, parte seconda: i pacifisti decidono la condotta da adottare

Il gruppo C impersona i pacifisti.

Tutti gli altri assistono da osservatori esterni che non partecipano alla rappresentazione.

Stop al gioco e discussione

16. Scena settima: lo sgombero, parte prima: pacifisti e forze dell'ordine

Il gruppo B impersona i pacifisti; il gruppo A impersona le forze dell'ordine; il gruppo C fa da osservatore esterno che non partecipa alla rappresentazione.

Stop al gioco e immediato passaggio alla scena successiva.

17. Scena ottava: lo sgombero, parte seconda: pacifisti, forze dell'ordine, passanti avversi

Il gruppo A impersona i pacifisti, il gruppo B i passanti avversi, il gruppo C le forze dell'ordine.

Stop al gioco e discussione.

18. Scena nona: lo sgombero, parte terza: pacifisti, forze dell'ordine, passanti neutrali

Il gruppo B impersona i pacifisti; il gruppo C i passanti neutrali; il gruppo A le forze dell'ordine.

* In questa fase cogliendo l'occasione dell'intervento a favore dei pacifisti di alcuni passanti neutrali il facilitatore stabilisce che sia giunto alle forze dell'ordine presenti la disposizione, recata da un dirigente autoritario e particolarmente maldisposto, di procedere al fermo di uno dei passanti e portarlo presso la sede delle forze dell'ordine; questo provoca un diffuso sentimento di dispiacere e di solidarieta' tale per cui altre persone, tra pacifisti e passanti neutrali, chiedono di essere fermate anch'esse; la scena si conclude con il fermo e l'accompagnamento presso la sede delle forze dell'ordine di quattro persone.

Stop al gioco e discussione.

*

19. Esercizi di presa rapida delle decisioni

Giunti a questo punto si passa a un diverso tipo di esercitazione: la presa rapida di decisioni. In un tempo molto limitato viene chiesto agli attori di prendere decisioni non semplici in situazioni critiche e fortemente conflittuali.

20. Scena decima: primo esercizio di presa rapida delle decisioni: mentre si attende l'arrivo delle forze dell'ordine di cui si sa che procederanno a far cessare l'iniziativa pacifista, uno dei pacifisti rivela agli altri di di non essere cittadino italiano e di essere senza permesso di soggiorno

Un gruppo impersona i pacifisti.

Tutti gli altri assistono da osservatori esterni che non partecipano alla rappresentazione.

Stop al gioco e discussione.

* Durante la dicussione si svolge una intensa riflessione sul "metodo del consenso", una delle fondamentali tecniche deliberative nonviolente.

21. Scena undicesima: stessa situazione, con arrivo delle forze dell'ordine e decisione da parte loro

Un gruppo impersona i pacifisti, un gruppo impersona le forze dell'ordine; un gruppo fa da osservatore esterno che non partecipa alla rappresentazione.

* Poche' i pacifisti avevano deciso di chiedere alla persona senza permesso di soggiorno di allontanarsi, mentre questi lo fa, le forze dell'ordine che pure hanno notato la manovra, decidono di lasciarlo allontanare.

Stop al gioco e discussione.

22. Scena dodicesima: secondo esercizio di presa rapida delle decisioni: mentre si attende l'arrivo delle forze dell'ordine di cui si sa che procederanno a far cessare l'iniziativa pacifista, uno dei pacifisti rivela agli altri di avere con se' una quantita' di una sostanza psicotropa per uso personale

Un gruppo impersona i pacifisti.

Tutti gli altri assistono da osservatori esterni che non partecipano alla rappresentazione.

Stop al gioco e discussione.

23. Scena tredicesima: stessa situazione, con arrivo delle forze dell'ordine e decisione da parte loro

Un gruppo impersona i pacifisti, un gruppo impersona le forze dell'ordine; un gruppo fa da osservatore esterno che non partecipa alla rappresentazione.

* Poiche' i pacifisti avevano deciso di chiedere di allontanarsi alla persona che aveva con se' una quantita' di una sostanza psicotropa per uso personale, questi si allontana. Ma le forze dell'ordine avendo notato la manovra, e ritenendo (su specifica indicazione del facilitatore) che il personaggio sia uno spacciatore, intervengono per arrestarlo.

Stop al gioco e immediato passaggio alla scena sucessiva.

24. Scena quattordicesima: stessa situazione, con arrivo di passanti

Un gruppo impersona i pacifisti; un gruppo impersona le forze dell'ordine; un gruppo impersona i passanti.

* Si crea una situazione piuttosto confusa, nella quale la persona accusata di essere uno spacciatore e dapprima trattenuta dalle forze dell'ordine riesce comunque ad allontanarsi.

Stop al gioco e discussione.

25. Pausa e distensione.

*

26. Scena quindicesima: interrogatorio nella sede delle forze dell'ordine di una persona fermata

Cambia lo scenario, non si e' piu' nella piazza, ma nella sede delle forze dell'ordine (scenografia: una scrivania, due sedie da un lato, una sedia dal lato opposto).

Una persona rappresenta una persona fermata; due persone rappresentano i pubblici ufficiali che conducono l'interrogatorio; tutti gli altri assistono da osservatori esterni che non partecipano alla rappresentazione.

Strop al gioco e discussione.

* Emerge l'esigenza di avere una seppur minima conoscenza delle disposizioni di legge e degli aspetti procedurali di una situazione come questa.

27. Scena sedicesima: i pacifisti che non sono stati fermati, ed altri pacifisti che non erano presenti ma sono stati chiamati telefonicamente, si riuniscono per decidere cosa fare dopo quanto accaduto Si torna a sedersi tutti intorno a un tavolo (il tavolo di grandi dimensioni, in una diversa stanza, quella in cui si e' svolta la fase preliminare dell'incontro di cui si e' riferito ai punti 1-5), tutti partecipano alla discussione, una meta' dei partecipanti impersona i pacifisti che erano presenti quando e' stata interrotta l'iniziativa pacifista e sono stati eseguiti i fermi; un'altra meta' dei partecipanti rappresenta i pacifisti che non erano presenti ma sono stati chiamati telefonicamente.

Stop al gioco e discussione.

* Emerge l'esigenza di chiamare subito un avvocato che intervenga tempestivamente a tutela delle persone fermate; di chiedere a un rappresentante del Comune (che aveva autorizzato l'occupazione di suolo pubblico dell'iniziativa pacifista) di intervenire a sua volta a tutela delle persone fermate; di recarsi presso la sede delle forze dell'ordine, e con la massima civilta' ed il massimo garbo informarsi della situazione dei fermati, chiedere un colloquio sia con i fermati che con qualche responsabile delle forze dell'ordine, e dichiarare la propria intenzione di restare li' finche' la situazione non si sia chiarita con piena soddisfazione di tutti e nel rispetto piu' rigoroso di quanto stabilito dalla legge.

28. Fine dell'attivita' di rappresentazione; attivita' distensive: canto di alcune canzoni in coro, lettura di una poesia di Franco Fortini.

*

29. Giro di opinioni sull'esercitazione svolta.

30. Scambio informale di informazioni e congedo dei partecipanti.

 

14. IL 4 NOVEMBRE IN PIAZZA PER LA PACE

 

"Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell)

Abbiamo promosso l'idea che il 4 novembre in tutta Italia si realizzino cerimonie di commemorazione per le vittime di tutte le guerre da parte delle istituzioni, delle associazioni e delle persone impegnate per la pace e la nonviolenza.

Cerimonie semplici e silenziose, di cordoglio sincero, di profonda austerita' e di rigoroso impegno al rispetto e alla promozione della dignita' umana di tutti gli esseri umani. Di solidarieta' dell'umanita' intera contro la violenza e la morte. Di opposizione alla guerra e ai suoi apparati.

Un 4 novembre che nel ricordo di tutte le vittime delle guerre sia anche monito ed impegno contro le guerre presenti e future, contro tutte le violenze e contro tutti gli strumenti di morte.

Un 4 novembre che non deve piu' essere strumentalizzato dai comandi militari che con il loro lavorare per la guerra e inneggiare alla guerra irridono oscenamente le vittime delle guerre; ma divenire giornata di lutto e di memoria, e di solenne impegno affinche' mai piu' degli esseri umani perdano la vita a causa di guerre, affinche' mai piu' si facciano guerre.

*

Alcune riflessioni ulteriori:

- Il 4 novembre e' un giorno di lutto, e nelle vicende umane anche l'elaborazione del lutto per coloro che non solo piu' conta. E conta altresi' il ricordo di coloro cui e' stata tolta la vita con la violenza.

Non ricordarli sarebbe come volerli cancellare, quasi ucciderli una seconda volta.

Chi defini' la prima guerra mondiale con la formula lapidaria "inutile strage" colse un punto decisivo: fu una orribile strage; e - di contro alle retoriche dei potenti che mandarono al macello tanta povera gente - non ebbe alcuna ammissibile utilita', poiche' le stragi non sono mai utili (se non al trionfo del male ed alla sofferenza dell'umanita'), sono stragi e basta, e tutti quelli che pensano che si possa costruire qualcosa dando ad altri la morte commettono uno sciaguratissimo e infame errore di ragionamento, oltre che un abominio morale, che li rende promotori o complici del piu' orrendo dei crimini.

La memoria delle vittime e' uno degli elementi su cui e con cui costruire l'impegno per la difesa e la promozione dei diritti umani di tutti gli esseri umani (sulla memoria delle vittime ed anche sui possibili rischi di un uso distorto e strumentale di essa ha scritto pagine indimenticabili Tzvetan Todorov, ad esempio in Memoria del male, tentazione del bene).

- Ebbene, la ricorrenza del 4 novembre, fine della prima guerra modiale (per l'Italia), e' stata fin qui strumentalizzata proprio dai poteri militari, che in questa giornata, loro si', "festeggiano" le forze armate, cioe' scherniscono quei poveri morti che loro stessi comandi militari hanno fatto morire. Lo troviamo ripugnante.

- Sic stantibus rebus, non convincono le iniziative subalterne, e non convince il lasciar stare, il far finta di niente. Cosicche' abbiamo pensato (anche sulla base di esperienze del passato) che il 4 novembre non debba essere lasciato come irridente e iniquo monopolio delle gerarchie militari e di quella retorica pseudopatriottica che il dottor Johnson qualche secolo fa definiva "l'ultimo rifugio delle canaglie"; non debba essere lasciato alle loro menzogne ed alla loro propaganda necrofila.

- Di qui la proposta: in quella data le persone e le istituzioni amanti della pace e fedeli al diritto internazionale e alla legalita' costituzionale non permettano che prevalga la sciagurata finzione che la guerra sia bella e che le vittime debbano essere contente di essere state trucidate, ma oppongano alla menzogna la verita', e all'ipocrisia la pieta'.

In quella data si ricordino le vittime per affermare che la guerra, del cui orrore la loro morte testimonia, ebbene, la guerra e' un crimine che mai piu' deve darsi.

"Ogni vittima ha il volto di Abele".

 

15. L'ATTRITO DEL GENERALE

 

Il generale presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati nel chiedere piu' quattrini per gli aspiranti uccisori in divisa e stellette, e nel definire en passant il punto di vista di chi difende la legalita' costituzionale (quella Costituzione alla quale il generale dovrebbe pur aver giurato fedelta') come "mentalita' stupidamente pacifista", ha dichiarato, riferisce l'agenzia di stampa Asca in una nota del 22 ottobre che ''se domani dovessimo partecipare ad un'azione con un piu' alto attrito noi non saremmo onestamente in condizione''.

Con l'algido eufemismo "attrito" intende forse quelle azioni chiamate di guerra in cui esseri umani innocenti vengono assassinati a mucchi?

Interessante eufemismo. Da fare il paio con altri non meno eleganti: "effetti collaterali" o "soluzione finale", per esempio.

 

16. CHIAMARE GOLPE UN GOLPE

 

La paradossale provocazione di Mao Valpiana, uno dei piu' rigorosi e costanti animatori della nonviolenza nel nostro paese, oltre che un amico carissimo tra i piu' cari, coglie nel segno.

E' vero: l'articolo 11 della Costituzione e' stato calpestato infinite volte. Come infinite volte e' stato calpestato quell'antico principio che recita "Tu non uccidere". Non per questo quell'antico principio cessa di valere; non per questo quell'articolo 11 della Costituzione perde di valore; non per questo dobbiamo cessare di difenderlo, in nome della legge, della democrazia, dell'umanita'.

Si tratta, dice bene Mao, di attuarlo.

Ed e' compito nostro: nostro diritto e nostro dovere.

E poiche' i nostri antichi studi giuridici ci hanno reso edotti che i primi dodici articoli della Costituzione in quanto "principi fondamentali" del nostro ordinamento giuridico sono immodificabili, a meno di un colpo di stato; allora coloro che nella cosiddetta costituzione materiale (cioe' nel concreto agire dei decisori politici) li hanno reiteratamente violati deliberando e avallando la partecipazione italiana a stragi mostruose, sono dei golpisti, colpevoli del reato di alto tradimento e di crimini di guerra e contro l'umanita', per chiamare le cose col loro nome, avendo essi giurato fedelta' alla Costituzione - che quei crimini ed orrori proibisce - nel momento in cui hanno assunto le rilevantissime e ben foraggiate cariche pubbliche che hanno occupato e occupano; e vanno pertanto perseguiti ai sensi di legge.

Non vedo proprio perche' dobbiamo stare a discutere con dei criminali. Sarebbe come voler fare una tavola rotonda sull'omicidio considerato come una delle belle arti con la partecipazione straordinaria di Toto' Riina o Bin Laden. No, grazie. L'omicidio e' un crimine e gli assassini sono dei criminali.

Se non si difende la Costituzione, se non ci si oppone ai golpisti, le tante belle parole sul "resistere" di cui tutti ci riempiamo la bocca restano appunto parole, e neppure piu' tanto belle perche' metamorfosate ipso facto in vacua retorica.

E dunque: chiamiamo il 113 e facciamoli arrestare i messeri golpisti (se poi qualcuno di noi non vuole chiamare il 113, sia pure: ci sono anche i carabinieri).

 

17. RESOCONTO DELL'INCONTRO DI EDUCAZIONE ALLA PACE SVOLTOSI A TUSCANIA

 

Si e' svolto ieri, 23 ottobre 2002, il primo incontro del corso di educazione alla pace per l'anno scolastico 2002-2003 presso il liceo scientifico di Tuscania (in provincia di Viterbo).

L'incontro aveva per tema: "La dignita' umana, la comunicazione, il conflitto". Esso si e' articolato nei seguenti punti.

1. Riflessione collegiale sulla dignita' umana. Sono emerse alcune definizioni che sono state oggetto di approfondita meditazione: cosa sia il rispetto (e come il rispetto di se' e degli altri si implichino reciprocamente); il ruolo dell'amore nelle relazioni umane - e si sono esaminati i concetti espressi dai termini greci di philia, eros e agape -; la capacita' di ogni essere umano di comprendere; il ripudio della lesione fisica e psicologica.

2. Analisi sistemica della comunicazione. In particolare si sono evidenziati:

a) gli elementi fondamentali dell'interazione comunicativa: messaggio, emittente, ricevente, canale, codice;

b) l'interazione;

c) la compresenza nel messaggio di contenuto e relazione;

d) la comunicazione non verbale (posture, gesti, espressioni del volto) e verbale;

e) la comunicazione verbale orale e scritta (e le differenze tra le due).

3. Analisi dei concetti di potere e di conflitto. In particolare si e' approfondita l'analisi che la riflessione nonviolenta fa del potere oppressivo come caratterizzato dalla compresenza di forza e consenso, cosicche' per opporsi anche al potere piu' oppressivo fondamentale e' la negazione del consenso.

4. Studio di casi. Primo: la scena II dell'atto III del Don Giovanni di Moliere. Dopo una breve ricostruzione della figura di Don Giovanni nelle sue molte versioni, da Tirso de Molina a Da Ponte-Mozart (fino al film di Losey), ed aver presentato alcuni cenni su Moliere e la sua opera, si e' letta e commentata la terribile e profondissima scena II dell'atto III in cui vi e' il dialogo tra don Giovanni, il suo servitore (che nella versione di Moliere si chiama Sganarello) e un povero affamato; la scena culmina nella proposta di don Giovanni di dare al povero una moneta d'oro se costui accettera' di bestemmiare; la lapidaria risposta conclusiva del povero ("No, signore. Preferisco morire di fame") perfora persino il cinismo di don Giovanni che accetta di donargli la moneta senza condizioni "per l'amore dell'umanita'". Il coordinatore dell'incontro ha guidato il commento battuta per battuta dell'intera scena, di una ricchezza concettuale straordinaria.

5. Studio di casi. Secondo: il colloquio tra Iago e Otello al centro della scena III dell'atto III dell'Otello di Shakespeare. Anche in questo caso e' stata dapprima narrata la trama dell'immortale tragedia, si sono date alcune informazioni essenziali sul teatro shakespeareano, e si e' fatto cenno tra l'altro alla straordinaria opera cinematografica di Orson Welles (di cui alcune sequenze sono state girate proprio a Tuscania). Si e' poi proceduto alla lettura del lungo dialogo, commentandolo e discutendolo battuta per battuta. Anche qui si e' evidenziata la straordinaria ricchezza e densita' dei contenuti e delle dinamiche del testo.

6. Si e' poi svolta una conversazione libera su temi relazionali ed esperienze esistenziali con particolar riferimento alla riflessione di Gregory Bateson e della scuola di Palo Alto: al termine della conversazione che ha toccato temi relativi ai conflitti nella famiglia, all'oppressione della donna e al disagio giovanile, si e' convenuto sulla necessita' di un impegno di tutti affinche' nessuna persona in difficolta' venga lasciata sola.

Concluse le tre ore dell'incontro, ci si e' aggiornati all'incontro di mercoledi prossimo. Il tema del secondo incontro sara': "La violenza contro l'umanita'".

 

18. UNA NOTA

 

... Noi siamo stati sempre convinti che la legge Bossi-Fini sia incostituzionale, e per parte nostra fermamente crediamo che - per il motivo irrefragabile che gia' Immanuel Kant enuncio' - ogni essere umano in quanto tale ha diritto di accesso in tutti i paesi della terra.

 

19. TRE GLOSSE A UN ARTICOLO DI ROSSANA ROSSANDA

 

1. Rossanda, come Ingrao, come molti altri maestri grandi, stanno cadendo in una trappola. E la trappola e' questa: di accettare il terreno di ragionamento proposto dai golpisti. E invece occorre dir chiaro che sull'articolo 11 non si discute: esso e' uno dei "principi fondamentali" della Costituzione, ovvero uno di quei "valori supremi" che in forza del combinato disposto degli articoli 138-139 e alla luce di un decisivo pronunciamento della Corte Costituzionale sono immodificabili; la sua modifica equivale a un colpo di stato.

Ed il fatto che il presidente del Consiglio dei Ministri in carica, e quello che lo ha preceduto, propongano di cassare questo articolo equivale a istigare al colpo di stato. Mi pare ci sia ben motivo per denunciarli alla magistratura ordinaria.

2. Rossanda vacilla nell'interpretare cio' che non conosce adeguatamente: cita Capitini e Balducci dandone una interpretazione debole, falsificante e fin caricaturale, in definitiva ridicola e offensiva. Ed invece occorre dir chiaro che proprio a partire dalle posizioni e dalle prospettive aperte da Capitini e Balducci la sinistra puo' ricostituire identita' e progetto, oppure ha gia' cessato di esistere; che proprio a partire dalla scelta della nonviolenza occorre ricostruire e una lettura della realta' e una prospettiva di trasformazione della societa'.

3. Anche leggendo la Rossanda trent'anni fa imparai quel che so della politica, poco o tanto che sia, e mi decisi a dedicare il resto della mia vita a questo impegno; e da allora ogni volta che con la Rossanda non sono d'accordo e' una spina nei cuore, duole non riconoscersi nelle parole dei maestri. Ma proprio per l'amore che portiamo loro occorre dir chiaro quando non ci convincono.

 

20. DA UNA LETTERA A UN AMICO (SULL'ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE E SUL "CHIAMARE IL 113" PER ARRESTARE I GOLPISTI)

 

... la Costituzione e' modificabile solo secondo il combinato disposto degli artt. 138-139; e la stessa Corte Costituzionale, con sentenza n. 1146 del 29 dicembre 1988, riconosce l'esistenza nella Costituzione italiana di "principi supremi che non possono essere sovvertiti o modificati nel loro contenuto essenziale neppure da una legge di revisione costituzionale o da altre leggi costituzionali. Tali sono tanto i principi che la stessa Costituzione esplicitamente prevede come limiti assoluti al potere di revisione costituzionale, quale la forma repubblicana (art. 139 Cost.), quanto i principi che, pur non essendo espressamente menzionati fra quelli non assoggettabili al procedimento di revisione costituzionale, appartengono all'essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana". E questa mi e' sempre sembrato evidente essere l'interpretazione autentica non solo per autorevolezza della fonte, o per comune consenso, ma per vincolo rigido derivante dalla corretta interpretazione del combinato disposto degli artt. citati.

Ergo: i "principi fondamentali" che fanno da cornice ed enunciano e costituiscono i "valori supremi" che fondano e connotano la Repubblica, sono effettualmente immodificabili.

Poi, se ci sono al potere dei golpisti (e magari golpisti da lunga pezza con tanto di tessera della P2), e' ben prevedibile che della legalita' costituzionale costoro se ne infischino.

Ed e' evidente che siamo in diritto (e che abbiamo il dovere) di denunciarli alla magistratura.

 

21. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

22. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1234 del 4 aprile 2013

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

 

Per non riceverlo piu':

nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

 

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web

http://web.peacelink.it/mailing_admin.html

quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

 

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web:

http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

 

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

Gli unici indirizzi di posta elettronica utilizzabili per contattare la redazione sono: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com