Archivi. 105



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

Numero 105 del 10 febbraio 2013

 

In questo numero:

1. Alcuni testi del mese di ottobre 2005 (parte terza)

2. Incidente a Kabul

3. Maria Luigia Casieri, Peppe Sini: A che punto e' la notte. Un appello ancora

4. Dal profondo del cuore

5. Contesa dei moderni e dei postumi. Un contributo in due note per il si' al referendum per il disarmo

6. Si'

7. Io sono quello

8. In timore e tremore

9. Tu

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI OTTOBRE 2005 (PARTE TERZA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di ottobre 2005.

 

2. INCIDENTE A KABUL

 

Uccidono, le armi. E le persone

muoiono. Quanti

dovranno ancora morire

prima di capire,

prima di capire.

 

3. MARIA LUIGIA CASIERI, PEPPE SINI: A CHE PUNTO E' LA NOTTE. UN APPELLO ANCORA

 

Manca una manciata di giorni al 23 ottobre, il giorno in cui la popolazione brasiliana sara' chiamata al voto in un referendum decisivo per la storia dell'umanita', il referendum  che chiede: "Il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni deve essere proibito in Brasile?".

Se vogliamo dare una mano alle sorelle e ai fratelli che stanno cercando di far cessare la strage che ogni anno strappa la vita a quarantamila esseri umani nel solo Brasile, e a innumerevoli altri ovunque nel mondo, il momento e' adesso.

Leggendo la stampa brasiliana e ascoltando gli amici brasiliani viene alla luce che il fronte dei trafficanti di armi, della criminalita' organizzata, degli squadroni della morte e dei mercanti di morte, sta dispiegando in questi giorni una sempre piu' percussiva e furente campagna di disinformazione e manipolazione, forte anche della complicita' di molti mass-media di larghissima diffusione.

La subdola campagna corruttiva degli assassini e degli imprenditori dell'assassinio e' efficace e penetrante: fa leva sulla parte peggiore che alberga nel cuore di ogni essere umano: l'indfferenza per il dolore altrui, l'egoismo che vuole tutto per se' e la morte per gli altri: stolto egoismo, che travolge nella sciagura anche chi se ne lascia sedurre.

Ma noi crediamo che il bene puo' vincere, che puo' vincere la verita', che puo' vincere la giustizia: che l'umanita' puo' vincere. E' successo raramente nella storia, ma talvolta e' successo. E il 23 ottobre e' necessario, non per il Brasile soltanto, ma per l'umanita' intera, che vinca la scelta del disarmo, la scelta di riconoscere ad ogni essere umano il diritto alla vita, senza del quale ogni altro diritto scompare.

Ma non basta ragionevolmente credere e fortemente sperare, occorre agire.

Occorre che ciascuno di noi faccia quanto e' in suo potere per la causa comune, la causa di tutti gli esseri umani, la causa buona.

*

Possiamo in questi ultimi giorni fare ancora tutte e tutti la nostra parte. Anche da qui, dall'Italia, possiamo e dobbiamo dare una mano, e ad esempio possiamo fare le cose seguenti:

a) scrivere ai mezzi d'informazione italiani ed internazionali affinche' diano notizia del referendum brasiliano per proibire il commercio delle armi da fuoco, descrivano la drammatica situazione, prendano posizione per salvare le vite umane anziche' sopprimerle;

b) chiedere alle istituzioni italiane ed internazionali di esprimere sostegno alla campagna per il disarmo in corso in Brasile che nel referendum del 23 ottobre avra' il suo culmine: abbiamo piu' volte pubblicato un modello di ordine del giorno (e che puo' esserci richiesto scrivendo all'indirizzo di posta elettronica: nbawac at tin.it), che puo' essere riprodotto e inviato a coloro che siedono nei Comuni, le Province, le Regioni, il Parlamento italiano e quello europeo, e in altre istituzioni ancora, affinche' venga presentato, votato e adottato in quei consessi rappresentativi del pubblico interesse, dei diritti di tutti;

c) diffondere l'informazione e la consapevolezza nel nostro paese sul referendum brasiliano e sul suo significato profondo: che il disarmo e' possibile oltre che necessario; che e' nelle mani dei popoli della terra il potere di farla finita con le armi e le uccisioni; che la forza della democrazia (che consiste, come scrisse una volta Guido Calogero, nel contare le teste anziche' romperle) puo' sconfiggere la violenza delle armi. Diffondere l'informazione e' possibile anche dal basso e senza deleghe: ognuno puo' parlare e scrivere ad amici, parenti, colleghi, conoscenti, ed anche alle organizzazioni ed associazioni di cui fa parte;

d) scrivere ai nostri amici in  Brasile impegnati in questa ultima settimana di passione affinche' vinca il si' al disarmo e alla vita: scrivere loro che siamo loro vicini, con la mente e con il cuore, con lo sguardo e con la voce; che il loro sentire e' anche il nostro; e che sappiamo che il futuro dei brasiliani e' il futuro dell'umanita' intera.

Segnaliamo qui di seguito per l'ennesima una serie di indirizzi di movimenti, chiese, sindacati, associazioni, e ad essi aggiungiamo anche gli indirizzi di deputati e  deputate, senatori e senatrici del parlamento brasiliano, impegnati per il si' al disarmo, alla vita, alla pace, all'umanita'. Ciascuno di noi scriva loro una lettera, faccia giungere loro un aiuto.

- associazioni e movimenti brasiliani ...

- parlamentari brasiliani ...

- principali referenti italiani ...

*

Per tutte le informazioni necessarie chi conosce il portoghese-brasiliano puo' visitare il sito www.referendosim.com.br , chi volesse leggere la documentazione essenziale in italiano e molte dichiarazioni di solidarieta' dall'Italia puo' consultare i vari numeri de "La nonviolenza e' in cammino" (ed i supplementi ad hoc) di questi ultimi mesi, disponibili alla pagina web:

http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html

*

E per concludere una preghiera ancora a chi ci legge: dateci notizia di quanto farete, e mandateci dichiarazioni di sostegno al referendum brasiliano da pubblicare sul nostro foglio (scrivendo al nostro indirizzo di posta elettronica: nbawac at tin.it).

E che il 23 ottobre possa essere un giorno di festa.

 

4. DAL PROFONDO DEL CUORE

 

Che grande tristezza la disattenzione del resto del mondo sulla prova cui la popolazione brasiliana e' chiamata questa domenica 23 ottobre.

Distratti da tante cose sovente di poco momento, i grandi mass-media, le grandi organizzazioni e finanche molte personalita' illustri non si sono accorti che fra tre giorni in Brasile e' in gioco il futuro dell'umanita' intera.

Perche' se domenica in Brasile vinceranno le nostre sorelle ed i nostri fratelli, e con lo strumento democratico del voto la maggioranza della gente di quel grande paese dira' si' al disarmo, si' alla proibizione del commercio delle armi assassine, si' al diritto di ogni donna e ogni uomo a vivere, ebbene, questo si' sara' un si' che varra' per l'umanita' intera. Questo si' aprira' un'epoca nuova. Questo si' porra' all'ordine del giorno in tutti i paesi del mondo la scelta del disarmo, dimostrando che essa non solo e' necessaria, ma anche possibile. Questo si' salvera' innumerevoli vite. Questo si' schiudera' un nuovo corso alla storia.

Se sciaguratamente dovessero vincere i trafficanti d'armi, i boss mafiosi, gli squadroni della morte, l'industria bellica, i fascisti di tutte le risme, allora sara' una sconfitta, una disasatrosa sconfitta, per l'umanita' intera.

*

Tutte e tutti avremmo dovuto in queste settimane correre al soccorso delle sorelle e dei fratelli brasiliani che con pochi mezzi e coraggio grande hanno promosso l'informazione e la coscientizzazione affinche' il voto referendario sia consapevole, giusto, buono. Un voto che salvi le vite, tutte le vite, anche le nostre e quelle di coloro che verranno.

Chi tra noi legge la stampa brasiliana sa che i mercanti di morte dispongono la', come qui, di un apparato propagandistico che comprende pressoche' tutti i piu' grandi mass-media e soprattutto quelli televisivi, la cui capacita' di ottundimento e manipolazione, la cui capacita' di corruzione e menzogna, e' enorme; enorme, e difficilmente contrastabile. Eppure le sorelle e i fratelli si sono gettate e gettati nella lotta, perche' sanno che la loro vittoria salvera' innumerevoli vite umane, la loro sconfitta provochera' nuove immani stragi.

Tutte e tutti avremmo dovuto in queste settimane correre al soccorso, dal mondo intero. Con i nostri mezzi limitati ma cumulabili, e con le nostre intatte volonta'.

In questo mondo meraviglioso e terribile ai quattro quinti dell'umanita' e' precluso finanche poter far sentire la propria voce. Ma noi, qui, la possibilita' di far sentire la nostra voce l'abbiamo. E quindi in questa circostanza avremmo dovuto essere anche voce dei senza voce, avremmo dovuto in queste settimane farci sentire anche per quelle e quelli le cui lingue sono state tagliate, avremmo dovuto farci sentire anche per quelle e quelli che sono stati uccisi, che ogni giorno vengono uccisi.

Ed ecco siamo a questo giovedi' 20 ottobre, e mancano tre giorni a quel voto.

E di cosa dobbiamo parlare se non di questo?

*

Chi puo', agisca.

Scrivendo alle persone brasiliane che conosce, pregandole di votare si' anche per noi, per salvare anche le nostre vite.

Scrivendo a tutte le persone amiche, in Italia e nel mondo, per chiedere loro di fare altrettanto, perche' dicano si' al disarmo e alla dignita' umana, al diritto alla vita di ogni umana persona.

Scrivendo ai mass-media distratti, la cui distrazione non e' innocente.

Scrivendo alle rappresentanze istituzionali, perche' l'ipocrisia non e' piu' l'omaggio  che il vizio rende alla virtu', ma l'ultima forma della complicita' con la ferocia assassina.

Scrivendo, parlando, pensando. Avendo a cuore l'umanita'.

Scegliendo di essere il cuore pensante di questa nostra immensa baracca.

Scegliendo la parte di Etty Hillesum. La parte di Anne Frank. La parte di Edith Stein. La parte di Marianella Garcia.

Dal profondo del cuore, si'.

 

5. CONTESA DEI MODERNI E DEI POSTUMI. UN CONTRIBUTO IN DUE NOTE PER IL SI' AL REFERENDUM PER IL DISARMO

 

1. Siamo alla fine di un'epoca, anzi gia' oltre la sua fine.

L'epoca in cui si poteva spacciare l'uccidere esseri umani per legittimo istituto giuridico a fini di difesa personale o collettiva e' finita da un pezzo e per sempre. L'epoca delle guerre e dei duelli, delle stragi e dei sicari, della clava e del mitra, e' gia' nelle menti e nei cuori di ogni persona ragionevole un orrore del passato, sebbene si prolunghi tuttora nei fatti presenti e certo ci accompagnera' per un non breve futuro.

Ma nel nostre sentire e capire e giudicare essa e' gia' finita: poiche' ne sappiamo definitivamente l'orrore e l'inammissibilita'. L'intera umanita' e' sulla via della nonviolenza. E non perche' ce lo abbiano insegnato le grandi donne ed i grandi uomini che a questa scelta nel corso dei millenni dell'umana civilta' ci hanno esortato, bensi' perche' ogni giorno ce lo insegnano le umane carni abbruciate, le rovine fumiganti, la grande fornace della guerra e del crimine, l'incombente apocalisse che negli ultimi cento anni ha distrutto piu' vite umane di quante ne possa immaginare l'onomastica o lo sguardo di ciascuna e ciascuno di noi.

La fine dell'epoca della violenza e' gia' avvenuta, anche se i potenti del mondo ottenebrati dal loro delirio d'onnipotenza e dalla paura che mangia loro l'anima non se ne sono ancora accorti. La fine e' stata sancita per sempre ad Auschwitz e Hiroshima. l'epoca delle dittature, degli eserciti e delle guerre, e' finita per sempre nell'orrore assoluto. Essa e' durata a lungo, in effetti, da molto prima della guerra di Troia. Ma e' finita. Poiche' essa ha raggiunto il suo limite. Quella modalita' di conduzione delle relazioni nello spazio pubblico non puo' piu' darsi senza mettere in pericolo la sopravvivenza della civilta' umana. Non piu' di questa o quella cultura, di questo o quell'insediamento, ma dell'intera civilta' umana. A questo limite giunti, la violenza diviene strumento non piu' utilizzabile. Resta solo la nonviolenza.

Certo, vi e' anche una seconda possibilita': che non si riesca a uscire dall'epoca della violenza, ovvero che le armi ci annientino tutti. La nostra lotta ha per suo peculiare fine contrastare il realizzarsi di questo secondo esito, che annienterebbe non solo il futuro dell'umanita', ma l'intera sua storia, poiche' l'esito nientificante toglierebbe senso e sviluppo, proiezione e memoria anche a tutto il passato dell'umanita': ucciderebbe non solo l'umanita' futura che non potra' nascere, non solo l'umanita' presente tra strazi indicibili, ma anche tutta l'umanita' passata, uccidendola, essa, per cosi' dire per la seconda e definitiva volta.

*

2. Di qui comincia la novella storia.

Il referendum brasiliano sembra a chi scrive queste righe essere il primo atto concreto che rompe una continuita' malefica e ormai insostenibile, e avvia un percorso di fuoriuscita dall'epoca della violenza verso l'epoca della nonviolenza. Apre futuro, invera umanita', indica la rotta.

Poiche' la nonviolenza e' questo: la lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro la violenza e la menzogna, contro il male che uccide ed umilia e dimidia le persone. La nonviolenza e' la lotta per una gestione piu' umana dei conflitti, e per il riconoscimento di tutti i diritti umani a  tutti gli esseri umani.

 

6. SI'

 

Si'. Contro tutte le uccisioni.

 

7. IO SONO QUELLO

 

Io sono quello che raccoglie la gente

morta ammazzata in mezzo alla strada.

Certo fuggi' da quegli squarci l'anima

e tutto il resto e' come fosse nulla.

 

Io sono quello che chiude gli occhi ai morti

perche' non vedano per sempre questo orrore.

L'urlo dell'orco spensa la fiamma

tenebre vennero di eterna solitudine.

 

Povera gente che si tuffa a pesce

nella saracinesca della morte.

Per ogni buco inchiodato nella carne

un altro tallero ingurgita lo scrigno.

 

E io sono quello che lava del sangue

le strade dell'alba, le strade dei sogni.

Mi turo il naso, mi tappo le orecchie

vedo passare l'orchestra dei diavoli.

 

Poi viene il giorno che non ce la fai piu'

non reggi piu' che si ammazzi la gente

piu' non sopporti chi lavora per la morte

e ti disgusta questo mondo rovesciato.

 

Io sono quello che vota si' al disarmo.

 

8. IN TIMORE E TREMORE

 

Giungono dal Brasile notizie incerte e contraddittorie.

Quanto sara' stata capace di mordere, e sbranare, la campagna di oscena menzogna e squallida manipolazione dei mercanti di morte?

Riuscira' il partito delle stragi ad imporre i suoi speciosissimi e infami sofismi (l'elogio della barbarie del far west, l'ignobile mito del "vero uomo" armato fino ai denti, l'occhio per occhio che rende tutti ciechi...) e convincere la maggioranza della popolazione brasiliana che e' meglio far morire quarantamila persone all'anno anziche' salvar loro la vita?

Riusciranno i trafficanti di armi con la loro strategia di depistaggi e corruzione (il referendum costa, le armi danno lavoro, chi viene assassinato se lo merita...) a persuadere la meta' dei brasiliani piu' uno a dire che e' un piacere essere uccisi se serve a far incassare ingenti profitti - sia pur lordi del sangue delle vittime - ai boss mafiosi e agli industriali armieri?

E' facile ipnotizzare la gente: noi italiani, noi europei, ne sappiamo qualcosa. Meno di cento anni fa vi fu chi osanno' fino alla catastrofe personaggi abominevoli e grotteschi come Mussolini e Hitler, e interi popoli si affidarono a questi carnefici, e si lasciarono condurre al piu' orribile dei macelli, ai crimini piu' efferati e aberranti cooperando. E' accaduto, quindi puo' accadere di nuovo.

Che i grandi mass-media brasiliani abbiano fatto propri gli interessi dei mercanti di morte rattrista ma non sorprende. Non e' accaduta la stessa cosa qui da noi piu' volte, ancora negli ultimi quindici anni quando piu' volte il nostro paese e' stato trascinato da governi sciagurati e fuorilegge a partecipare a guerre stragiste in aperta violazione della nostra legge fondamentale, la Costituzione della Repubbica Italiana che esplicitamente proibiva e proibisce che l'Italia prenda parte a crimini scellerati come le due guerre del Golfo e il massacro dei Balcani?

Con tutto cio' le nostre sorelle ed i nostri fratelli brasiliani si stanno battendo, ancora in queste ultime ore, affinche' vinca la verita', la verita' che salva le vite; affinche' vinca il si' al disarmo, alla solidarieta', alla speranza, all'umanita'. Si stanno battendo anche per noi, si stanno battendo contro le armi assassine per la vita dell'umanita' intera. Con una generosita' che ci commuove.

*

E noi cosa stiamo facendo, cosa abbiamo fatto, cosa avremmo dovuto fare?

Certo, ne parleremo dopo. Adesso, quando mancano ormai poche ore al voto, puo' sembrare poco elegante e forse finanche intempestivo voler dire quello che pur va detto. E comunque, dunque, diciamolo; e diciamolo cosi', in tre semplici proposte e tre penose considerazioni.

*

Le tre proposte.

La prima: chi tra noi puo' far sentire la sua voce presso persone amiche in Brasile, alzi il telefono, scriva una e-mail, preghi ogni possibile elettore di votare per salvare le vite, anziche' per sopprimerle.

La seconda: chi tra noi puo' richiamar l'attenzione dei media, o avere appo essi ascolto, si faccia sentire, si pronunci affinche' sia messo in chiaro e reso noto di cosa stiamo parlando, e cessi l'indifferenza che aiuta gli assassini.

La terza: chi tra noi ha persone amiche che potrebbero a loro volta dire una parola buona a loro interlocutori in Brasile, o diffondere ancora altrimenti l'informazione sul referendum brasiliano per il disarmo del 23 ottobre, le chiami, o scriva loro. Non lasciamo nulla d'intentato.

Queste tre cose, se possibile, subito. Poi naturalmente si potranno fare altre cose ancora: ma queste, o adesso o sara' troppo tardi.

*

E adesso le tre considerazioni, orsu'.

Che avremmo potuto dare una mano alle sorelle e ai fratelli brasiliani, ma tanti di quelli che affollano le variopinte parate, le fumose sale di riunione e chiassosi i salotti televisivi, tanti di quelli che di pace cianciano e cianciano ma mai sanno cogliere la necessita' di un gesto concreto e coerente sulla via della nonviolenza - e solo la nonviolenza costruisce la pace -, ebbene, tanti, troppi, hanno snobbato questa sfida che convocava invece l'umanita' intera. Stavano a pensare al piu' provinciale dei teatrini politicanti, stavano a curare le proprie carriere ed immagini, non si sono neppure accorti che in Brasile e' in atto uno scontro decisivo tra il disarmo e la morte; ma forse per certuni il Brasile e' solo occasione di turismo, e sia pure di turismo "militante" una volta all'anno in quel di Porto Alegre, come l'anno scorso a Marienbad. E questa era la prima considerazione.

Considerazione seconda: che avremmo dovuto suscitare - e per tempo - l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale sul referendum brasiliano. Avremmo potuto, ne abbiamo gli strumenti, e il fatto e' di tale rilevanza storica che se solo alcune organizzazioni ed alcuni mass-media avessero cominciato a darne notizia adeguata, sarebbe stato non difficile far emergere la decisivita' per l'umanita' intera di questa vicenda che ha luogo in Brasile ma tutti ci riguarda e convoca. Invece e' stato il silenzio. Fatta eccezione forse solo per questo povero foglio, diciamolo, gli strumenti informativi a periodicita' quotidiana - giornali, radio e televisioni, newsletter telematiche - poco o nulla hanno colto e hanno detto. Speriamo che il loro mancato aiuto non faccia la differenza. (E se una digressione qui e' concessa: mai come in questa circostanza si e' manifestata e sentita la mancanza in Italia di un quotidiano cartaceo specifico della e per la nonviolenza che raggiunga tutte le edicole: un quotidiano di cui e' ormai diffusamente avvertita la necessita', e' del tutto matura l'esigenza; un quotidiano stampato per cui esiste ampio un bacino d'utenza, un'interlocuzione di massa, un orizzonte d'attesa concreto e vivace; un quotidiano per cui esistono le competenze e le risorse, per cui esiste una vasta e ricca, preziosa e variegata tradizione - anzi molte tradizioni: le tante tradizioni anche specificamente italiane della nonviolenza in cammino -, e un bisogno e uno spazio e un appello e un'urgenza da adempiere).

E veniamo alla terza ed ultima considerazione: chi assortisce e reca in tavola questo foglio telematico quotidiano proviene da una strana peculiare storia. Negli ultimi trent'anni ci e' capitato piu' volte di impegnarci in campagne che potevano apparire a tutta prima superiori alle forze disponibili, ma che erano giuste e necessarie, e che se correttamente impostate si sono rivelate poi sovente fin vittoriose. Bastava voler guardare con sguardo onesto, bastava voler capire con cuore sincero, bastava voler lottare senza paura e senza menzogna. Cosi' prendemmo parte alla lotta per abolire i manicomi, alla lotta antinucleare, cosi' impedimmo alle imprese legate al potere mafioso di metter le mani su grandi opere pubbliche nella nostra regione, cosi' fermammo grandi opere pubbliche dall'impatto ambientale devastante, cosi' promuovemmo la campagna di solidarieta' con Nelson Mandela allora detenuto nelle carceri dell'apartheid, cosi' abbiamo promosso una proposta legislativa come quella per la formazione alla nonviolenza delle forze dell'ordine che se ancora non si e' tradotta in legge dello stato dovra' diventarlo perche' e' logico e necessario che questo avvenga. Cosi' abbiamo colto nel '79 che la rivoluzione sandinista in Nicaragua era una speranza nuova. Cosi' abbiamo tematizzato il nesso tra modello di sviluppo, sistema di potere politico-affaristico e penetrazione mafiosa nell'alto Lazio. Cosi' abbiamo dimostrato che anche poche persone con poche mongolfiere di carta - ma forti della nonviolenza dei forti - possono bloccare i decolli dei bombardieri assassini della piu' forte coalizione militare del mondo, perche' la nonviolenza e' piu' forte. Ma non e' questa la sede e non e' questo il momento per fare la storia del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Solo questo ci premeva qui dire: che le uniche lotte che si perdono sempre sono quelle che non si combattono. La nonviolenza e' lotta: la piu' nitidia e la piu' intransigente, contro tutte le violenze, le ingiustizie, le oppressioni, le menzogne. La nonviolenza e' opposizione a tutte le uccisioni. Se vi fosse stato nel nostro paese un ascolto adeguato, autentico, persuaso, alle ragioni della nonviolenza, vi sarebbe certo stato un movimento di massa a sostegno del referendum brasiliano. Cosi', ahinoi, non e' stato. E' per lo stesso motivo che non siamo riusciti a difendere la Costituzione italiana, che non siamo riusciti a impedire che il nostro paese partecipasse alle guerre criminali e illegali dal Golfo ai Balcani, che non siamo riusciti a impedire che il nostro paese sia tra i principali mercanti di armi assassine nel mondo. Speriamo che il popolo brasiliano vinca lo stesso anche per noi nel referendum di domenica 23 ottobre, e impegnamoci fin d'ora a far meglio la prossima volta.

*

Sorelle e fratelli brasiliani, noi vi preghiamo: domani vincete anche per noi.

E se il nostro sostegno e' stato poca cosa, qui ve ne chiediamo venia: abbiamo fatto quel poco che abbiamo saputo, troppo poco forse, anzi certamente; ma abbiamo avuto piena contezza della giustezza e della crucialita' della vostra iniziativa, e vi siamo vicini e ve ne siamo grati con tutto il cuore.

Si' al disarmo, si' all'umanita', si' al diritto alla vita di tutti gli esseri umani.

La nonviolenza e' in cammino.

 

9. TU

 

La mano assassina fermala tu.

Solo il disarmo salva la vita.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XIV)

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Numero 105 del 10 febbraio 2013

 

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