Telegrammi. 1091



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1091 del 12 novembre 2012

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com

 

Sommario di questo numero:

1. Alcuni testi del mese di gennaio 2009 (parte prima)

2. Ormai a disagio

3. La via

4. Una sola umanita'

5. La prima cosa. E il commento

6. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni

7. Aut aut

8. Ridurre il trasporto aereo, difendere la biosfera, rispettare i diritti umani

9. In poche parole. Dal punto di vista dell'umanita'

10. Conoscere la diversita' delle opinioni e delle percezioni. Riconoscere a tutti gli esseri umani tutti i diritti umani. Opporsi a tutte le guerre e a tutte le uccisioni

11. Fermare la guerra, fermare le uccisioni

12. Nella colluvie di parole vuote

13. Incipit

14. Alla scuola di Hannah Arendt

15. Cessino i massacri

16. Il grande crimine e le piccole infamie

17. Opporsi a tutte le uccisioni

18. Alcune cose che ho imparato

19. La "Carta" del Movimento Nonviolento

20. Per saperne di piu'

 

1. MATERIALI. ALCUNI TESTI DEL MESE DI GENNAIO 2009 (PARTE PRIMA)

 

Riproponiamo qui alcuni testi apparsi sul nostro foglio nel mese di gennaio 2009.

 

2. ORMAI A DISAGIO

 

Manifestare occorre per la pace, contro ogni guerra e contro ogni uccisione.

Per questo benedette siano anche le manifestazioni che si terranno in Italia in questi giorni, se esse saranno limpide nei contenuti e nelle condotte, appunto  per la pace, contro ogni guerra e contro ogni uccisione. Nonviolente e per la nonviolenza.

*

Se ci fosse in Italia un movimento, non dico per la pace, ma almeno contro la guerra e le uccisioni, esso si batterebbe innanzitutto contro la guerra terrorista e stragista cui l'Italia sta prendendo parte di Afghanistan. Ma su questo crimine l'omerta', la totalitaria omerta', l'omerta' fascista e razzista, e' pressoche' totale.

E solo se vi fosse in Italia un movimento, non dico per la pace, ma almeno contro la guerra e le uccisioni, troverei ovvio che esso oggi si battesse anche - non solo, ma anche - contro gli attacchi missilistici di Hamas verso il sud di Israele e contro i raid terroristici di Israele a Gaza.

Ma poiche' in Italia non c'e' un movimento, non dico per la pace, ma almeno contro la guerra e le uccisioni, il manifestare odierno contro i criminali e stragisti raid israeliani e solo contro i criminali e stragisti raid israeliani rivela in molti una posizione che non e' contro la guerra, contro il terrorismo, contro le uccisioni: e' prevalentemente solo contro Israele, ed e' prevalentemente solo contro Israele perche' al fondo di queste mobilitazioni in molti soggetti che esse promuovono agiscono ancora antiche pulsioni per le quali vi e' un nome preciso.

Queste cose vanno pur dette.

*

Il popolo palestinese ha diritto alla solidarieta' del mondo intero. Hamas no. Hamas e' un'organizzazione fascista. Il fatto che abbia vinto le elezioni - grazie anche alla corruzione dei gruppi dirigenti di quella che fu l'Olp - non cambia questo fatto: anche Mussolini e Hitler vinsero le elezioni. Anche Berlusconi ha vinto le elezioni.

La politica del governo di Israele e' criminale, stragista, violatrice dei piu' fondamentali diritti umani. Ma la popolazione israeliana ha diritto alla solidarieta' del mondo intero. Tutti coloro che vogliono colpire l'intera popolazione israeliana come rappresaglia per i crimini del suo governo riproducono la medesima mentalita' e la medesima condotta che presiede ai raid su Gaza, che presiede ai lanci di missili sul sud di Israele, che presiede alle logiche infine genocidarie: "Ammazzateli tutti, Dio riconoscera' i suoi", come dicono disse quel papa promotore della crociata contro gli albigesi - ovvero dello sterminio degli albigesi.

*

Non ci fosse stata la Shoah, la vicenda palestinese sarebbe stata del tutto diversa: ma la Shoah c'e' stata.

E non vi fossero stati duemila anni di persecuzione antiebraica da parte dell'impero romano prima, della cristianita' poi, dell'Europa razzista e colonialista sempre, la vicenda palestinese sarebbe stata del tutto diversa: ma quei duemila anni di persecuzione vi sono stati, e tuttora continuano.

*

A me sembra che non sia possibile una solidarieta' effettiva col popolo palestinese che non sia anche solidarieta' effettiva con la popolazione israeliana.

A me sembra che non sia possibile una denuncia effettiva dei crimini dei governi di Israele che non sia anche una denuncia effettiva dei crimini dei gruppi e dei regimi fondamentalisti e terroristi e razzisti che continuano ad agitare e praticare la parola d'ordine della distruzione dello stato di Israele e dello sterminio della componente ebraica della sua popolazione.

A me sembra che sia necessario che si arrivi subito alla proclamazione dello stato di Palestina ed insieme a un definitivo riconoscimento internazionale dello stato di Israele comprensivo della cessazione di ogni minaccia di distruzione e di ogni propaganda a tal fine intesa contro di esso.

*

Ma soprattutto a me sembra necessario che cessino immediatamente le attivita' militari, che cessino le uccisioni, e che si cominci subito a soccorrere tutte le vittime e a ricostruire condizioni di vita sicure e degne per tutti gli esseri umani.

 

3. LA VIA

 

Fermare le guerre. Fermare le stragi. Fermare le uccisioni.

La nonviolenza e' la via.

 

4. UNA SOLA UMANITA'

 

Vale per tanta parte della sedicente solidarieta' internazionale col popolo palestinese quello che il dottor Ernesto Guevara scriveva della solidarieta' dei progressisti col popolo vietnamita: che ricordava l'amara ironia dell'incoraggiamento della plebe per i gladiatori mandati a morire nel Colosseo.

Tanta parte della sedicente  solidarieta' italiana che si ammanta di slogan truculenti e s'impanca a maestra di verita' mentre e' omertosa sui crimini di guerra della guerra terrorista e stragista in corso in Afghanistan cui l'esercito italiano partecipa, e' cosi' palesemente grottesca e falsa che nessuno puo' prenderla sul serio. Solo chi si oppone ai crimini di guerra del proprio paese, puo' denunciare credibilmente i crimini di guerra altrui.

Cosi' come chi pretende di opporsi alla guerra e insieme si proclama solidale con le teorie e le prassi terroriste e totalitarie delle organizzazioni e dei regimi fascisti del fondamentalismo pseudoreligioso (ed in realta' atrocemente blasfemo), come puo' pensare che la sua parola possa essere ascoltata da qualcuno, se non con ribrezzo?

Cosi' come chi si dichiara amico di Israele e in nome di questa sedicente amicizia avalla le politiche stragiste dei suoi governi, in realta' si fa complice della morte di tanti innocenti, e con cio' si fa promotore e complice del terrorismo contro la popolazione di Israele che delle vittime provocate da quella politica governativa stragista strumentalmente si alimenta, ed in essa si rispecchia in una catena di orrori e paura, paura ed orrori, che occorre al piu' presto spezzare.

Questa solidarieta' cinica e sanguinaria non e' solidarieta', e' peggio che niente: e' compiacimento e complicita' col massacro in corso.

*

La prima urgenza e' che cessino le stragi, ed anche quella strage compiuta con mezzi apparentemente non militari che si chiama embargo, un crimine da abolire, non da reduplicare come propongono slogan insensati.

La seconda urgenza - ma le due sono una sola, a tal punto sono intrecciate - e' la nascita dello stato di Palestina, che si affianchi a quello di Israele in pieno reciproco riconoscimento e garanzia di sovranita' e sicurezza.

E se queste due urgenze possono tradursi in una massima di valore universale, essa sarebbe: si scelga la convivenza, cessi ogni uccisione; si scelga il riconoscimento della comune umanita', cessi ogni uccisione; si scelga di salvare le vite anziche' distruggerle, e cessi ogni uso - ogni produzione, ogni commercio, ogni uso - delle armi assassine; si scelga la pace in cui e' possibile vivere e si ripudi la guerra, ogni forma di guerra.

*

Non si tratta di essere astrattamente equidistanti, non si e' mai equidistanti, ma di scegliere da quale parte stare: e sia essa dunque la parte delle vittime: "il partito dei fucilati", come si diceva nel maquis.

Si scelga la parte degli esseri umani che dalle armi vengono uccisi, mutilati, straziati. Le armi sono il nostro comune nemico, l'umanita' e' la nostra parte, l'umanita' incarnata in ogni singola persona.

Per questo cosi' come chi favoreggia il criminale governo di Israele e' nemico tanto del popolo palestinese quanto della popolazione israeliana, analogamente chi favoreggia Hamas - e i regimi e i potentati che la foraggiano ed armano - e' nemico tanto della popolazione israeliana quanto del popolo palestinese.

Non ha alcuna efficacia una solidarieta' che pretenda di raggiungere solo uno dei due popoli: la solidarieta' che occorre deve raggiungerli entrambi. Non per omologare, ma per riconoscere l'umanita' di tutti.

*

Chi ancora ritiene legittimo il terrorismo di stato consideri quali frutti e quali semi esso inchiodi nelle carni dell'umanita'.

Chi ancora ritiene sensate lotte di liberazione condotte con modalita' militari e assassine consideri a quali esiti reali esse abbiano infine condotto l'umanita', sull'orlo di quale abisso oggi tutti ci si trovi.

La nonviolenza e' la via.

La nonvionza sempre piu' si rivela l'unica politica adeguata al tempo presente.

La nonviolenza.

O non vi sara' scampo per nessuno.

Vi e' una sola umanita'.

 

5. LA PRIMA COSA. E IL COMMENTO

 

La prima cosa da dire e' che cessino i massacri a Gaza. La prima cosa da dire.

Quando chiesero a Hillel in cosa consistesse la Legge, rispose: "Fa' al prossimo tuo quel che vorresti fosse fatto a te stesso. Il resto e' commento". Ho sempre trovato magnifica questa risposta.

*

E adesso il commento.

1. C'e' qualcosa di bizzarro e di ipocrita - e di totalitario e razzista - nel tacere sulla guerra cui l'Italia sta partecipando in Afghanistan, e parlare solo di altri tragici conflitti, anzi pretendere di fare la morale agli altri mentre le proprie mani sono sporche di sangue. Per questo trovo fasulla ed inane, grottesca e cialtrona, la pseudosolidarieta' col popolo palestinese di tanti potenti e burocrati e manutengoli e relativa truppa che in questi giorni costi' han fatto o faranno un proclametto o una passeggiatina - magari urlando macabri slogan hitleriani (forse inconsapevolmente hitleriani, ma hitleriani restano) - tra il cenone di Natale e quello di Capodanno.

2. C'e' qualcosa di bizzarro e di ipocrita - e di totalitario e razzista - nel non riconoscere che la popolazione ebraica di Israele si sente veramente minacciata. Minacciata di sterminio. Avendone ben donde: giacche' nella civilissima Europa la Shoah si diede non in evi remotissimi, ma al tempo di gente che ancora oggi vive. Finche' non si riconosce la realta' esistenziale di questa percezione non si riuscira' ad ascoltare, e quindi a parlare alla societa' israeliana.

3. E naturalmente c'e' qualcosa di bizzarro e di ipocrita - e di totalitario e razzista - nel non riconoscere che il popolo palestinese sta subendo - dal 1948 - una politica di annientamento come popolo: e non solo da parte della politica militare e stragista, e d'occupazione e d'espulsione, dei governi israeliani, ma anche da parte della cosiddetta comunita' internazionale (regimi arabi e regimi islamisti inclusi). Finche' non si riconosce anche questa realta' effettuale non si riuscira' ad ascoltare, e quindi a parlare alla societa' palestinese.

4. Poi c'e' qualcosa di bizzarro e di ipocrita - e di totalitario e razzista - anche nel non riconoscere che Hamas non e' solo un movimento sociale e politico, l'ente gestore di molte attivita' assistenziali, eccetera; ma anche un'organizzazione armata che promuove e pratica la violenza e il terrorismo. Certo, e' capitato talvolta nella storia che organizzazioni e dirigenti terroristi poi siano divenuti rispettivamente rilevanti partiti politici ed eminenti statisti: ma le eventuali evoluzioni future non giustificano giammai la pratica presente del terrore. Chi sperava che la vittoria elettorale di Hamas avrebbe avviato una sua rapida trasformazione in altro da se', ha commesso lo stesso errore di valutazione di chi pensava che l'Uck assunto il potere non sarebbe piu' stata un'organizzazione terrorista e mafiosa, o di chi foraggio' i combattenti alla Bin Laden contro l'occupazione militare sovietica dell'Afghanistan. E si potrebbe continuare.

5. E c'e' qualcosa di bizzarro e di ipocrita - e di totalitario e razzista - nel non riconoscere che la politica dei governi israeliani nei confronti del popolo palestinese (tanto nei Territori occupati quanto in Israele) e' persecutoria e criminale, violatrice dei piu' fondamentali diritti umani, e - diciamo la parola terribile - prevalentemente intesa a negare la stessa esistenza del popolo palestinese come soggetto nazionale che legittimamente aspira a una statualita' propria: una politica prevalentemente annientatrice. E' terribile dirlo, ma e' cio' che vediamo.

6. Ed ancora: c'e' qualcosa di bizzarro e di ipocrita - e di totalitario e razzista - nel non riconoscere che quanto accade in Medio Oriente riguarda l'Europa, poiche' le radici di quel dramma stanno qui: in duemila anni di persecuzione antiebraica culminata nella Shoah; e nella sanguinaria vicenda che va dall'impero romano alle crociate, al colonialismo, alle guerre del nuovo ordine imperiale cui la "nuova" Europa agli Usa invassallata partecipa fin nelle piu' basse bisogne, e all'attuale sfruttamento schiavista e persecuzione razzista dei migranti.

7. Ed inoltre: c'e' qualcosa di bizzarro e di ipocrita - e di totalitario e razzista - nel non riconoscere che quale che sia il giudizio sul governo di Israele o su Hamas, nulla giustifica le stragi in corso. Nulla. Uccidere esseri umani non e' mai una politica, e' solo un crimine, il piu' orribile dei crimini.

8. Ed infine: c'e' qualcosa di bizzarro e di ipocrita - e di totalitario e razzista - nel non riconoscere che sia in Israele che nei Territori palestinesi occupati non vi sono solo le destre militariste e fondamentaliste, terroriste e razziste, non vi sono solo gruppi dirigenti largamente inquinati da personaggi cinici, corrotti e assassini. Vi sono persone, movimenti, esperienze - nella societa' come anche nelle istituzioni - di immenso valore che resistono contro l'ingiustizia e contro le uccisioni; vi sono persone, movimenti, esperienze di immenso valore che lottano per salvare le vite di tutti e costruire relazioni di dialogo, di riconoscimento reciproco e di solidarieta' umana fondate sulla verita' e la giustizia; vi sono persone, movimenti, esperienze di immenso valore che hanno fatto la scelta - ormai indispensabile ovunque, ma a maggior ragione nei luoghi di piu' divampante conflitto - della nonviolenza. Ed a queste sorelle ed a questi fratelli, israeliani e palestinesi e delle due diaspore, va tutto l'affetto, l'ammirazione e il sostegno che possiamo esprimere.

*

Ma troppe altre cose ancora occorrerebbe aggiungere, e discutere, so bene.

Ad esempio io sono di quelli che credono che proporre il boicottaggio economico e culturale di Israele sia uno sciagurato errore (Israele - con tutti gli errori e gli orrori della sua classe politica - non e' il Sudafrica dell'apartheid), un errore catastrofico da non compiere.

Ad esempio io sono di quelli che credono che non si possa in nessun caso solidarizzare con il cosiddetto "islamismo politico radicale", ovvero con quei movimenti politico-militari sedicenti islamici che invece dell'Islam come religione tradiscono l'ispirazione fondamentale, ed hanno come programma una politica totalitaria e femminicida e come ideologia e prassi il disprezzo della dignita' e della vita umana: movimenti fascisti e assassini.

Ad esempio io sono di quelli che credono che la soluzione "due popoli, due stati" sia oggi una ineludibile ed urgente necessita'. Insistere in questa fase sulla parola d'ordine dell'unico stato binazionale che pure fu propria di tanta parte della sinistra europea degli scorsi decenni significa non tener conto della situazione concreta, del concreto vissuto, delle concrete possibilita' di una dinamica di pace. Cosi' come proporre hic et nunc una soluzione federale tra Israele ed altri paesi retti da regimi che alimentano la propaganda - e non solo la propaganda - della distruzione di Israele, e' sogno che lieve si puo' fare in lontane torri eburnee, mentre cola' - nell'area del disastro, sul terreno del conflitto - sarebbe null'altro che folle un incubo, e l'ennesima prova di una incomprensione profonda.

Ad esempio io sono di quelli che credono che la lettura della vicenda mediorientale prevalente nell'epoca della guerra fredda oggi non regga piu' (e gia' allora in verita' non favori' ne' il movimento della decolonizzazione e le lotte di liberazione nazionale dei popoli oppressi, ne' la lotta delle classi sfruttate) e chi vi si attarda e' prigioniero di una gabbia ideologica e una coazione a ripetere che forse lo rassicurera' nelle sue antiche certezze, ma che lo acceca dinanzi alla realta' effettuale.

Ad esempio io sono di quelli che credono che la cosiddetta comunita' internazionale dovrebbe garantire con ingenti risorse economiche per un lungo periodo il benessere della popolazione dello stato palestinese, non come elemosina o come risarcimento per le sofferenze patite, ma come scelta politica di prospettiva: poiche' la pace si costruisce con la giustizia, e siccome "ad impossibilia nemo tenetur" il popolo palestinese deve oggi e per un non breve lasso di tempo essere sostenuto dalla comunita' internazionale finche' lo stato palestinese, l'economia palestinese, le infrastrutture palestinesi, non si siano consolidate, senza minacce e senza ricatti.

Ad esempio io sono di quelli che credono che la cosiddetta comunita' internazionale dovrebbe garantire con ingenti risorse economiche per un lungo periodo la sicurezza della popolazione dello stato di Israele, non come elemosina o come risarcimento per le sofferenze patite, ma come scelta politica di prospettiva: poiche' solo quando percepisce di non essere piu' minacciata di sterminio una societa', tutta la societa' e non solo le sue parti migliori, disarma la sua vita e sue istituzioni, e puo' aprirsi con fiducia al dialogo.

*

Ma la prima cosa da dire e' che cessino i massacri a Gaza. La prima cosa da dire.

Cessino subito le stragi.

Nasca subito lo stato di Palestina, democratico e sovrano.

Cessi subito ogni minaccia di distruzione di Israele.

Guerra e terrorismo sono nemici dell'umanita'.

La pace e la sicurezza si costruiscono col disarmo e il dialogo, col rispetto e la promozione di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

6. CONTRO TUTTE LE GUERRE, CONTRO TUTTE LE UCCISIONI

 

Ogni giorno in Afghanistan e Pakistan la guerra fa stragi e stragi e stragi. La guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista, mafiosa e totalitaria. La guerra cui l'Italia sta partecipando in violazione del diritto internazionale e della legalita' costituzionale.

E non c'e' uno dei tanti nostrani pacifisti parastatali che manifesti la minima opposizione; tutti allineati da anni a sostegno della guerra e quindi delle stragi: la nostra guerra, le nostre stragi.

Per questo quando questi signori stragisti di complemento predicano ad altri la sublime virtu' della pace le loro parole suscitano solo sdegno e disprezzo.

*

Cosi' come bisogna essere davvero accecati dalla propria tracimante tracotanza imperialista e razzista per stilare e bandire tronfi proclami in cui si ingiunge di deporre le armi in nome della "pace di Cristo" a combattenti che hanno conosciuto fin troppo bene lungo secoli e secoli di persecuzioni e di colonialismo, di crociate e di roghi, di antisemitismo e di islamofobia, di ghetti e di pogrom, fino alla Shoah, quale effettuale politica sotto l'etichetta della "pace cristiana" e della "civilta' europea" sia stata spacciata dai poteri e dalle ideologie dominanti del crucifero occidente. Non potrebbero tante sorelle e tanti fratelli cristiani essere un po' piu' consapevoli e rispettosi dell'esistenza degli altri, che alla loro fede non aderiscono? Non potrebbero per una volta evitar di brandire le loro insegne ed assumere un atteggiamento se non penitente almeno umile ed egualitario, meno autoritario e piu' disposto all'ascolto, e quindi piu' sinceramente fraterno e sororale? Gliene saremmo tutti assai grati.

*

Manifestare certo occorre per chiedere la cessazione dei raid dell'esercito israeliano su Gaza e per chiedere la cessazione degli attacchi missilistici di Hamas sulle citta' meridionali di Israele.

Per esprimere solidarieta' al popolo palestinese e alla popolazione israeliana. Per esprimere opposizione alla scellerata politica del governo di Israele, e alla scellerata politica di Hamas e dei regimi e delle organizzazioni che Hamas sostengono, finanziano ed armano.

Per esprimere opposizione ad ogni terrorismo: di stato, di gruppo, individuale.

Per chiedere alla comunita' internazionale un impegno finalmente concreto affinche' sorga subito lo stato di Palestina, sovrano e democratico, ed affinche' cessi ogni minaccia di distruzione rivolta allo stato e alla popolazione di Israele.

Manifestare occorre: contro la guerra e per la pace, contro la violenza e per la nonviolenza, contro tutti gli eserciti e le armi e per l'umanita' che e' una.

E solo se sono nonviolente e per la nonviolenza queste manifestazioni sono buone e giuste. Senza ambiguita', senza complicita'.

*

Manifestare certo occorre, contro tutte le guerre e contro tutte le uccisioni.

La guerra e' nemica dell'umanita'.

La nonviolenza e' la politica necessaria.

 

7. AUT AUT

 

O ci si oppone a tutti gli omicidi, o non ci si oppone ad alcuno.

O ci si oppone a tutte le guerre, o non ci si oppone ad alcuna.

O si sceglie la nonviolenza, o si resta schiavi della violenza che tutto divora.

*

I movimenti di liberazione dei popoli oppressi ora sanno: solo la nonviolenza puo' portare alla vittoria la loro lotta.

I movimenti di resistenza all'inumano ora sanno: con le armi vincono sempre e solo i fascisti.

Legalita', democrazia, diritti umani: coincidono ormai con la nonviolenza.

*

Non vi e' piu' altra politica che la nonviolenza. Tutto il resto e' Auschwitz e Hiroshima.

 

8. RIDURRE IL TRASPORTO AEREO, DIFENDERE LA BIOSFERA, RISPETTARE I DIRITTI UMANI

 

Nel movimento che nell'Alto Lazio si oppone alla illegale e insensata realizzazione di un devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma, si sono ritrovate ancora una volta le persone che dagli anni Settanta del secolo scorso hanno dato vita alle lotte antinucleari e contro le servitu' militari, contro il regime della corruzione e la penetrazione mafiosa, per un modello di sviluppo autocentrato e con tecnologie appropriate, per la difesa e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali e delle autentiche vocazioni produttive del territorio, per una mobilita' sostenibile e democratica.

*

Il mega-aeroporto e' un'opera che devasterebbe irreversibilmente l'area termale del Bulicame (il bene naturalistico, storico-culturale, terapeutico, sociale ed economico piu' prezioso della comunita' viterbese) e provocherebbe gravi danni alla salute degli abitanti di popolosi quartieri della citta'.

Il mega-aeroporto e' un'ennesima servitu' che si vorrebbe imporre all'Alto Lazio gia' colpito da pesanti servitu' energetiche e militari, da opere speculative e devastanti, da molteplici aggressioni all'ambiente e alla salute.

Il mega-aeroporto e' un ennesimo sperpero di soldi pubblici: uno sperpero colossale a fini di speculazione, devastazione ed avvelenamento.

Il mega-aeroporto e' un'ennesima flagrante violazione della vigente legislazione e regolamentazione europea ed italiana e regionale.

Il mega-aeroporto e' un'ennesima opera che contribuirebbe al disastro climatico globale.

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Per molte buone ragioni figure storiche dell'impegno ecopacifista, come tanti giovani, e un numero crescente di cittadini dell'Alto Lazio, si stanno impegnando per impedire la realizzazione del nocivo e distruttivo mega-aeroporto a Viterbo, ed insieme per ridurre il trasporto aereo, difendere la biosfera, rispettare i diritti umani.

 

9. IN POCHE PAROLE. DAL PUNTO DI VISTA DELL'UMANITA'

 

1. Opporsi alla guerra e' il primo dovere di ogni essere umano. Opporsi ad ogni uccisione, opporsi a tutte le uccisioni.

2. Non vi e' alcuna guerra difensiva: ogni guerra e' contro l'umanita', consistendo nell'uccisione di esseri umani.

3. E' del tutto irragionevole che esseri umani uccidano altri esseri umani. Ed e' del tutto immorale. Uccidere e' un crimine e una follia.

4. Il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto di non essere ucciso.

5. Ergo: il primo dovere di ogni essere umano e' il dovere di non uccidere.

6. La storia della civilta' umana e' la storia dell'applicazione di questo principio: non uccidere.

7. E' compito dell'umanita' prendersi cura della biosfera, difendere la vita sul pianeta: la sua stessa vita, la vita degli altri organismi viventi, la vita dell'intero sistema nel suo complesso.

8. Ogni strumento - utensile, tecnica, organizzazione, ideologia - che serve ad uccidere e' nemico dell'umanita' ed in quanto tale la sua produzione, diffusione ed uso va ripudiata.

9. La politica e' l'arte, la tecnica, del vivere insieme, in reciproco e comune riconoscimento di diritti e dignita'.

10. Nonviolenza e' il nome della politica necessaria.

 

10. CONOSCERE LA DIVERSITA' DELLE OPINIONI E DELLE PERCEZIONI. RICONOSCERE A TUTTI GLI ESSERI UMANI TUTTI I DIRITTI UMANI. OPPORSI A TUTTE LE GUERRE E A TUTTE LE UCCISIONI

 

Presentiamo qui di seguito, come del resto abbiamo gia' fatto nei giorni scorsi, testi che propongono punti di vista anche assai differenti - e talora in conflitto tra loro -, ma tutti interessanti e degni di meditazione. Si puo' non essere d'accordo con alcune delle tesi qui di seguito documentate e delle percezioni che testimoniano, e si puo' anche ritenere che alcune opinioni siano fin inaccettabili; ma occorre conoscerle e riconoscerle.

*

L'opinione del nostro notiziario e' semplice e nota: opposizione integrale alla guerra; opposizione integrale ad ogni uccisione; riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani; proposta nitida e intransigente della nonviolenza come politica concreta adeguata ai compiti presenti dell'umanita'.

 

11. FERMARE LA GUERRA, FERMARE LE UCCISIONI

 

Ogni vittima ha il volto di Abele. Ogni guerra e' contro l'umanita'.

 

12. NELLA COLLUVIE DI PAROLE VUOTE

 

Nella colluvie di parole vuote che in questi giorni ogni sorta di demagoghi ha vomitato nelle nostre orecchie, vorremmo provare a riassumere alcuni principi che a noi sembrano evidenti.

1. Nulla giustifica le uccisioni di esseri umani. La civilta' umana si regge sul principio del riconoscere ad ogni essere umano il diritto a non essere ucciso.

2. Non vi puo' essere una solidarieta' dimezzata, secondo la quale la vita di qualcuno vale di piu' della vita di qualcun altro. Ogni essere umano ha diritto a non essere ucciso. La solidarieta' deve raggiungere l'umanita' intera: umanita' che si incarna in ogni persona.

3. Consistendo dell'uccisione di esseri umani, la guerra e' nemica assoluta dell'umanita'.

4. La politica, che e' l'arte della civile convivenza, e' innanzitutto il contrario della guerra e dell'uccidere. E' l'opposizione assoluta alla guerra e all'uccidere.

5. Contrastare la guerra e' non solo necessario, ma anche possibile. Occorre innanzitutto abolire i suoi strumenti e i suoi apparati: le armi e le organizzazioni armate; le ideologie, le strutture e le prassi disumanizzanti e omicide; le criminali iniquita' che favoriscono la propaganda della convinzione secondo cui la vita propria o altrui non val la pena di essere vissuta, rispettata, difesa, sostenuta.

6. Salvare le vite umane anziche' distruggerle: e' il compito della civilta'.

7. Chiamiamo nonviolenza la politica oggi necessaria e possibile. Possibile perche' necessaria.

8. Chiamiamo nonviolenza la politica ragionevole e possibile. Possibile perche' ragionevole.

9. Tu non uccidere. Tu agisci nei confronti dell'altro come vorresti che l'altro agisse verso di te. Il resto verra' da se'.

10. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

13. INCIPIT

 

Il mio vecchio professore di calligrafia e retorica mi diceva sempre: prima agisci bene, poi predica pure. E non sbagliava.

Opponiti alla guerra che il tuo paese sta facendo in Afghanistan. Opponiti alla persecuzione razzista in Italia. Poi chiedi anche ad altri di deporre le armi, di cessare le stragi e le parsecuzioni. A questa condizione la tua voce puo' essere ascoltata.

*

Opporsi alla guerra e al razzismo, opporsi a tutti gli eserciti e a tutte le armi, lottare con la forza della verita' per un'umanita' di persone libere ed eguali in dignita' e diritti, solidali e responsabili, sollecite del bene comune e della biosfera.

Scegliere la nonviolenza.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

14. ALLA SCUOLA DI HANNAH ARENDT

 

Alla scuola di Hannah Arendt questo si apprende: ad opporsi al fascismo, ad amare l'umanita'.

 

15. CESSINO I MASSACRI

 

Cessino i massacri. In Afghanistan.

Cessino i massacri. A Gaza.

Cessino i massacri. Ovunque.

E cessi ovunque il razzismo.

Vi e' una sola umanita'.

La nonviolenza e' la via.

 

16. IL GRANDE CRIMINE E LE PICCOLE INFAMIE

 

Il grande crimine

E' la guerra, l'uccisione di esseri umani. Nulla lo giustifica. E nulla e' piu' folle di una specie vivente che distrugge se stessa. Il genere umano ha sviluppato capacita' e coscienza tali che da un bel pezzo dovrebbe averla fatta finita con le uccisioni, ed anzi dovrebbe esercitare una viva solidarieta' e una vigile responsabilita' in difesa della vita e della dignita' umana e dell'intera biosfera terrestre. Invece... Il grande crimine, appunto.

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Esseri umani e pezzi di stoffa

Bisogna aver perso il lume della ragione per sostenere che uccidere un essere umano o bruciare un pezzo di stoffa sono due cose parimenti gravi. E' pur vero che dove si bruciano libri poi si bruceranno uomini (lo lessi in Heinrich Heine quando ero giovane, e non l'ho piu' dimenticato), ma tra l'atto dell'offendere un simbolo e l'atto di assassinare una persona una differenza sostanziale c'e'. Non credo possa esservi chi non la veda.

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A proposito di boicottaggio

Coloro che propongono di boicottare i prodotti agricoli israeliani dovrebbero spiegare perche' non boicottano anche tutte le merci italiane, giacche' l'Italia da anni sta partecipando a una guerra terrorista e stragista non meno scellerata di quella che infuria nella striscia di Gaza e nel sud di Israele. E questa e' la versione gentile.

Poi c'e' quella sincera: urlano di boicottare l'economia di Israele soprattutto quei prominenti che urlando contro il "nemico esterno" di turno vogliono far dimenticare la loro complicita' con la guerra terrorista e razzista cui l'Italia sta partecipando in Afghanistan, la loro complicita' con il razzismo dispiegato in Italia dalla riapertura dei campi di concentramento (primo governo Prodi, 1998) ad oggi. E nel loro urlare contro Israele rivelano la propria complicita' con la guerra e con il razzismo. Sono cose che abbiamo gia' visto in passato. Sappiamo dove portano.

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Ad ogni occhio la sua trave

In verita' non dicono cose granche' diverse il ministro degli esteri del governo golpista in carica, la ex-sinistra arlecchina e i sedicenti pacifisti parastatali: predicano agli altri di smettere di fare la guerra e di praticare il razzismo, mentre l'Italia continua l'una e l'altro. Poi si chiedono perche' nessuno li ascolta. Anzi neppure se lo chiedono, che e' gia' l'ora di pranzo e devono correre a vedersi in tivu'.

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L'inevitabile pistolotto

Cessino subito le stragi, cessino. Subito.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

17. OPPORSI A TUTTE LE UCCISIONI

 

Opporsi a tutte le uccisioni: e' il programma minimo per una politica ragionevole.

Scegliere la nonviolenza: e' il compito dell'ora per salvare la civilta' umana.

 

18. ALCUNE COSE CHE HO IMPARATO

 

"Quod apud Graecos in proverbium cessit: talis hominibus fuit oratio qualis vita"

(Seneca, Ad Lucilium, 114, 1)

 

Il vantaggio di avere una lunga barba bianca, ovvero di essere ancora vivo a un'eta' in cui si sa di essere fortunati ad esserci arrivati, e' che alcune cose dovresti averle imparate.

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1. Ho imparato che la giusta e necessaria lotta di liberazione e di solidarieta' dei popoli e delle classi oppresse deve essere nonviolenta, o sara' destinata alla sconfitta, ed in questa sconfitta sara' travolta l'umanita' intera. La nonviolenza e' la lotta di liberazione e di solidarieta' che l'umanita' intera raggiunge, convoca, riconosce, salva.

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2. Ho imparato che l'unica vera fondamentale misura della liberta' di tutti e' nella liberta' femminile: una societa' - o una cultura - che nega la liberta' delle donne e' gia' il fascismo.

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3. Ho imparato che la civilta' umana si fonda sul riconoscimento dell'altrui umanita' e sulla comune responsabilita' per la biosfera. E che quindi l'uccidere e la guerra sono nemici assoluti dell'umanita', ed e' compito dell'umanita' intera e di ogni persona in cui essa si incarna contrastare la guerra e le uccisioni, e di esse tutti gli strumenti, gli apparati e le logiche.

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4. Ho imparato che non sara' la lotta armata (sia essa degli eserciti regolari degli stati arabi, della guerriglia di liberazione nazionale, del terrorismo fondamentalista) che potra' garantire la nascita di uno stato in cui il popolo palestinese possa vivere in liberta', sicurezza e benessere. Solo la pace garantira' la liberta' e i diritti del popolo palestinese in uno stato di Palestina indipendente e democratico al fianco dello stato di Israele. Chi uccide o tenta di uccidere pretendendo di farlo in nome del popolo palestinese, del popolo palestinese e' nemico.

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5. Ho imparato che nessuna guerra potra' mai garantire la sicurezza della popolazione dello stato di Israele e l'esistenza stessa di quello stato, anzi ogni guerra accrescera' il pericolo per essa ed esso. Politicanti irresponsabili e assassini facendo la guerra possono vincere le elezioni, certo; ma nessuno spargimento di sangue potra' portare pace, sicurezza, benessere. Solo la pace garantira' la sicurezza e il benessere della popolazione israeliana in uno stato di Israele sovrano e democratico al fianco dello stato di Palestina. Chi uccide o tenta di uccidere pretendendo di farlo in nome della popolazione e dello stato di Israele, del popolo e dello stato di Israele e' nemico.

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6. Ho imparato che in Europa Hitler ha seminato tanti seguaci ed eredi che sono divenuti legione e prominenti non solo nei governi di destra e nelle gerarchie religiose, ma finanche nei gruppi dirigenti e nelle basi militanti della sedicente sinistra (che pertanto sinistra gia' non e' piu'). Di solito costoro fingono di essere contrari ai pogrom, fingono di essere inorriditi dalla Shoah, fingono di non essere piu' razzisti. Ma ogni tanto, anzi fin troppo spesso, le loro parole e i loro gesti piu' banali e irriflessi tradiscono un loro piu' fondo pensiero e talune loro piu' profonde intenzioni, ed a me che soffro di nevralgia del trigemino e basta un nonnulla per sentirmi trafiggere quasi non passa giorno che non percepisca nelle parole di autorevoli religiosi, di neofascisti e razzisti in doppiopetto o in orbace, e di scalmanati, imprenditori e burocrati dello squadrismo che pretende spacciarsi per sinistra, le stesse frasi, gli stessi scarponi, lo stesso filo spinato, lo stesso corso di ferine pulsioni e di disumanate ideologie dei seguaci del Mein Kampf. La lotta contro Hitler non finisce mai. Alla lotta contro Hitler devi prendere parte tu oggi, dentro e fuori di te.

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7. Ho imparato che se riuscissimo, le persone di volonta' buona tutte insieme, a promuovere la pace e la giustizia in terra di Palestina, fra dieci o cinque o tre generazioni non ci sara' piu' motivo per due stati diversi in quel luogo: venuta la pace, quelle popolazioni si riconosceranno sorelle, si riconosceranno infine una popolazione sola dalle molte preziose radici, una sola umanita' come in effetti gia' sono, come in effetti gia' e' l'umanita' intera. Ma oggi, oggi, occorre che nasca subito lo stato di Palestina a fianco dello stato di Israele. Subito. Occorrono subito due stati indipendenti, sovrani, liberi, sicuri, democratici. E' un passaggio urgente e indispensabile.

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8. Ho imparato che la massima sciagurata "il nemico del mio nemico e' mio amico" e' l'idiozia delle idiozie, la scelleratezza delle scelleratezze. Coloro che oggi sostengono i neonazisti del cosiddetto fondamentalismo islamico (ovvero i gruppi politico-militari che si spacciano per islamici, tradendo cosi' l'islam nel suo fondamento stesso ed essendo pertanto in realta' anti-islamici) sono dei folli e dei criminali. Cosi' come coloro che sostengono la deriva militarista e razzista del governo di Israele.

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9. Ho imparato che essere vivi e' l'unico bene che abbiamo senza del quale altro bene non si da'. E che quindi l'uccidere e' il crimine che l'umanita' deve bandire per sempre.

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10. Ho imparato che la nonviolenza e' l'unica politica adeguata ai compiti presenti dell'umanita'.

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E' stato detto: neminem laedere. E' un buon inizio. E' stato detto: tratta le altre persone come vorresti essere trattato tu. E' una buona norma. E' stato detto: ama il tuo nemico. Ed e' ben detto. E' stato detto: nessun essere umano e' mio nemico. Ed e' ancor piu' ben detto. Vi e' una sola umanita', abbine cura.

 

19. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

20. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 1091 del 12 novembre 2012

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it , centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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