Ogni vittima ha il volto di Abele. 27



 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 27 del 2 novembre 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: La scelta antimilitarista della nonviolenza

2. Un appello del Movimento Nonviolento, dell'Associazione per la pace, di Peacelink e del Centro di ricerca per la pace di Viterbo per il 4 novembre: Ogni vittima ha il volto di Abele

3. Girolamo Assannoni: Nel ricordo e nel nome delle vittime, opporsi alla guerra e al razzismo

4. Filomena De Sciscio: No alla guerra, no alla violenza

5. Agostino Letardi: Sentimento umano

6. Miriam Marino: Ogni guerra assassina

7. Giuliano Pontara: Mi associo all'iniziativa

8. Antonia Sani: Costruire la pace

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: LA SCELTA ANTIMILITARISTA DELLA NONVIOLENZA

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

Novant'anni fa, la salma di un giovane militare senza nome, morto nei campi di battaglia della prima guerra mondiale, fu trasportata da Aquileia a Roma e tumulata nell'Altare della Patria "come simbolo di una generazione sacrificatasi per l'Italia nel primo conflitto mondiale". E' il milite ignoto, trasformato in "eroe" dalla retorica militarista e fascista.

Oggi, quella stessa retorica ha voluto la riedizione storica dell'evento: il "Treno dell'eroe", cosi' e' stato chiamato il convoglio evocativo del viaggio di 90 anni fa, sara' accolto a Roma dal Presidente della Repubblica e dal Ministro della Difesa, che solo pochi mesi fa, in violazione della Costituzione, hanno coinvolto l'Italia nella guerra in Libia, che tanti "morti ignoti" ha provocato.

Solo chi fa la scelta antimilitarista della nonviolenza e si impegna per un futuro senza eserciti e senza armi puo' onorare degnamente i "militi ignoti" di tutte le guerre, della prima guerra mondiale come di quella in Libia.

 

2. INIZIATIVE. UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DELL'ASSOCIAZIONE PER LA PACE, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Associazione per la pace

per contatti: tel. (+39) 348392146, e-mail: luisamorgantini at gmail.com, sito: www.assopace.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info at peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac at tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GIROLAMO ASSANNONI: NEL RICORDO E NEL NOME DELLE VITTIME, OPPORSI ALLA GUERRA E AL RAZZISMO

[Girolamo Assannoni e' un vecchio amico di questo foglio]

 

Poiche' ogni vittima ha il volto di Abele.

Questo giuriamo nel ricordo delle vittime: mai piu' guerra, mai piu' razzismo, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Questo giuriamo nel nome delle vittime: mai piu' guerra, mai piu' razzismo, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Per questo lottiamo nel ricordo delle vittime: mai piu' guerra, mai piu' razzismo, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

Per questo lottiamo nel nome delle vittime: mai piu' guerra, mai piu' razzismo, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

E qui ed oggi dunque chiamiamo all'impegno affinche':

- cessi immediatamente la partecipazione dello stato italiano alle guerre assassine;

- cessi immediatamente la persecuzione razzista dello stato italiano nei confronti di migranti e viaggianti;

- siano abrogate immediatamente le misure legislative ed amministrative anomiche e disumane in cui si e' concretizzato il colpo di stato razzista;

- cessi immediatamente il colossale infame sperpero dei pubblici denari per le armi, gli armigeri, le guerre e le stragi;

- si dimetta immediatamente il governo della guerra e del razzismo, delle uccisioni e delle persecuzioni;

- si torni al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana che ripudia la guerra e riconosce e sostiene la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Poiche' ogni vittima ha il volto di Abele.

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. FILOMENA DE SCISCIO: NO ALLA GUERRA, NO ALLA VIOLENZA

[Ringraziamo Filomena De Sciscio (per contatti: Segreteria.AssessoreDeSciscio at municipio.re.it) per questo intervento.

Filomena De Sciscio e' vicesindaco e assessore al bilancio del Comune di Reggio Emilia. Nata a Benevento nel 1978. Vive a San Marco dei Cavoti (Bn) fino all'eta' di 18 anni conseguendo la maturita' classica. Si trasferisce a Campobasso per gli studi universitari. Si laurea in Scienza del Servizio Sociale nel 2001. Consegue successivamente i titoli di C.T.U. e di Esperto in Servizio Sociale Forense presso l'Universita' Federico II di Napoli. Diventa Esperta in Mediazione Sociale e Familiare a Modena. Diventa Socia ordinario dell'Associazione Internazionale dei Mediatori Sistemici Relazionali (Aims). Dal 2007 al 2010 ha lavorato presso Acer come mediatrice sociale, svolgendo il suo lavoro nei quartieri e nei condomini di proprieta' comunale per mediare in situazioni conflittuali di vicinato e per rieducare il cittadino al rispetto delle regole di civile convivenza]

 

Le guerre non servono a cambiare le cose.

Forse le guerre fanno bene ai "potenti", sono un modo per affermare il potere di uno stato su un altro, sono indette dalla voglia di conquistare territori, per impossessarsi del monopolio di materie prime (petrolio, tesori, ecc.) ma a rimetterci e' sempre il popolo, la povera gente. Chi o cosa potra' ripagare il dolore di una madre per la perdita di un figlio? Quale sara' la sua consolazione? La Patria? La liberazione di centinaia di vite?

Si dice che per ogni problema ci siano piu' soluzioni. Dobbiamo scegliere per forza la via della guerra? delle armi? Una guerra non e' mai giusta, non e' mai la soluzione ai tanti problemi che affliggono le nazioni, i popoli. Se si va in aiuto umanitario allora perche' portare le armi? Nessuna guerra dovrebbe essere fatta, nessuna vita dovrebbe essere sacrificata.

No alla guerra, no alla violenza di ogni ordine e grado.

Bisogna porsi alcune domande: la guerra mondiale e' servita ad abbattere barriere e confini? E' servita a creare una vera identita' nazionale? Ha rispettato i valori universali di liberta', fratellanza, e uguaglianza? La guerra e' solo un invito ad uccidere un tuo fratello!

Bisogna combattere la cultura della guerra e costruire una cultura della pace, agendo su tutti i fronti, a cominciare dall'educazione dei ragazzi, che tramite i media metabolizzano la violenza come normalita', e proseguire con la lotta contro le ingiustizie, che sono fondamento dell'odio fra i popoli. Per questo la costruzione di una societa' pacifica non puo' prescindere dalla lotta contro la fame e contro le sperequazioni sociali, per la liberazione dei popoli oppressi e l'emancipazione dei gruppi sociali sfruttati.

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. AGOSTINO LETARDI: SENTIMENTO UMANO

[Ringraziamo Agostino Letardi (per contatti: agostino.letardi at enea.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale.

Agostino Letardi (Roma, 1964), per oltre vent'anni socio attivo dell'Agesci (associazione scout cattolica) di cui e' stato responsabile di zona, membro del consiglio regionale Lazio e per un decennio della pattuglia nazionale Educazione alla Pace. Nel 1996 e' stato cofondatore a Roma di Tamburi di Pace, associazione attiva in progetti di educazione alla pace e alla nonviolenza. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 318]

 

... tre anni fa ho passato alcune giornate estive sul confine friulano-sloveno in compagnia di un paio di amici viennesi, con cui sono in stretti rapporti scientifici ma anche umani, e di altri colleghi provenienti da tutte le parti del mondo. Insieme ci e' capitato di visitare diversi memoriali dei tragici eventi della prima guerra mondiale ed e' stato emozionante farne una lettura parallela tra gli amici austriaci e il sottoscritto (entrambi non direttamente coinvolti in quei fatti ma entrambi cresciuti nei rispettivi paesi con il culto dei militari che parteciparono a quegli eventi), con la platea dei colleghi di varie zone del mondo, alcuni dei quali del tutto ignari degli eventi storici li' accaduti, e di come piu' volte abbiamo sottolineato il nostro comune "spaesamento" verso la retorica militaresca che nei nostri paesi si da' a quegli eventi, laddove la conoscenza "sul posto" di quanto accaduto rende evidente l'assurdita' di quel conflitto e la vera contrapposizione non tanto tra esercito italiano ed esercito austroungarico, quanto tra ottica militaresca e sentimento umano delle persone coinvolte e travolte da quei fatti storici.

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MIRIAM MARINO: OGNI GUERRA ASSASSINA

[Ringraziamo Miriam Marino (per contatti: miryammarino at libero.it) per questo intervento.

"Miriam Marino scrittrice, artista e attivista per i diritti umani, e' impegnata in tre associazioni: "Ebrei contro l'occupazione" (Eco) dal 2002, "Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese" da circa cinque anni (e' un'associazione di appoggio alla Mezzaluna Rossa palestinese e si occupa delle adozioni a distanza di bambini palestinesi orfani o feriti e della promozione e diffusione della cultura palestinese), e infine "Stelle Cadenti - Artisti per la pace" che si occupa di arte contemporanea con organizzazioni di mostre a carattere internazionale e di editoria, con una piccola casa editrice ed un forte impegno sociale. Ha militato fin dagli anni '70 nella sinistra extraparlamentare, gli ultimi libri pubblicati sono Handala, 2008, una raccolta di articoli sulla Palestina e Medio Oriente; Gabbie, 2009, una raccolta di racconti sulla Palestina, l'Irak, i migranti e altro, e Diario di viaggio in Palestina, 2010"]

 

Ricorre tra pochi giorni la giornata delle forze armate e come il 4 novembre di ogni anno verra' dispiegata un'oscena scenografia con l'esibizione orgogliosa dei nostri strumenti di guerra e distruzione. Vedremo sfilare carri armati, soldati impettiti e convinti del loro ruolo di difensori del suolo patrio. Malgrado la crisi economica che investe il paese e che getta nella poverta', nell'insicurezza, se non nella disperazione, sempre piu' larghe fasce di popolazione, i nostri governanti non si preoccupano di limitare le spese militari, una voce che non sara' tagliata come quelle dei servizi sociali, degli stipendi e delle pensioni, della sanita' e della scuola. Mentre e' la popolazione a pagare i costi della crisi e non chi l'ha generata essi si guardano bene dal tagliare l'unica spesa che andrebbe veramente eliminata e che pesa piu' di ogni altra sui bilanci dello strato. A cosa serve spendere i nostri soldi per acquistare armi sempre piu' sofisticate? Non certo a difendere il paese, nessuno mi pare ci sta attaccando. Servono a fare la guerra ad altri popoli seminando morte, disperazione e distruggendo il futuro di milioni di persone. Nel 2003 l'Italia ha partecipato alla "guerra preventiva" in Iraq, contribuendo a distruggere un meraviglioso paese. Ancora oggi l'Iraq non e' un paese sicuro, gli iracheni hanno perso tutto tranne la dignità e la volonta' di vivere in una democrazia che non sia quella occidentale delle bombe e dell'assassinio. Ma prima aveva dato il suo contributo anche ai danni dell'Afghanistan aiutando gli Usa a bombardare uno dei piu' poveri paesi del mondo e acuendo i problemi della popolazione, compresi quelli delle donne che non per questo potettero togliere il burka. E cosa dire della piu' disgustosa delle guerre a cui ha partecipato il nostro paese? "Guerra preventiva", "guerra umanitaria", sono le nuove false definizioni che dovrebbero giustificare la distruzione di paesi e di vite umane. Esse sono cosi' lontane dalla realta' che suonano come scherno alle vittime. Anche in Libia la motivazione era che bisognava difendere il popolo libico dal grave pericolo del dittatore Gheddafi fino a pochi giorni prima considerato amico. Cosi' l'Italia, con il plauso entusiasta del nostro presidente Napolitano ha partecipato allegramente e largamente offrendo le basi del suolo patrio alla guerra decisa da quell'associazione a delinquere che si chiama Nato. Non solo l'Italia non ha mai fatto i conti con il suo passato coloniale che tanto era costato alla Libia, ma ha bombardato e aiutato a bombardare senza un minimo di decenza proprio quel paese. Il risultato di tutto questo e' che la Libia esce dalla guerra piu' povera di prima, ma soprattutto estremamente peggiorata, la democrazia e' una chimera, la pulizia etnica con la distruzione di intere citta' e' in corso, i cosiddetti ribelli si sono dimostrati per quello che sono: gente feroce assetata di potere. Ma chi e' stato difeso in questa guerra? Sicuramente gli interessi economici, quanto alla popolazione migliaia e migliaia di vittime hanno pagato l'intervento "umanitario" della Nato.

L'indignazione dei popoli cresce di fronte alle macroscopiche ingiustizie e la guerra e' la piu' grave la piu' tragica la piu' nefasta di tutte le ingiustizie. Le vittime di quest'orrore, che dovrebbe essere cancellato dal mondo, appartengono sempre alla popolazione civile. I generali fanno i resoconti delle battaglie e uccidono senza neanche guardare la vittima in faccia, ormai basta un clik per scatenare strumenti di morte, non c'e' pieta' per nessuno, bambini, malati, neonati, vecchi. Essi pagano per gli interessi economici, la cupidigia senza freni dell'occidente neocolonialista, il quale distrugge paesi, ma respinge chi tenta di fuggire e andare a cercare una vita normale condannandoli a morte ancora una volta nelle acque del Mediterraneo. In fondo al corposissimo rapporto Goldstone c'e' l'elenco delle vittime dell'incursione genocida di "Piombo fuso" scatenata da Israele tra il 2008 e il 2009 a Gaza. Pagine e pagine fitte di nomi, in neretto quelli di centinaia e centinaia di bambini, una lettura che da' i brividi. Ognuno di quei nomi, ogni rigo di una di quelle pagine e' una vita stroncata. Tuttora a Gaza ancora assediata il terreno e' avvelenato e cosparso di fosforo bianco, tuttora l'acqua e' avvelenata. L'immensa crudelta' della guerra non si limita solo a uccidere e sterminare milioni di persone, ma rende anche invivibile il futuro di chi sopravvive, per la distruzione di infrastrutture civili, di case e di risorse e per l'alto numero di feriti e di malattie presenti e future dovute ai veleni, alle mine, all'inquinamento dell'acqua, del suolo e dell'aria.

Il 4 novembre invece di mostrare orgoglio per la propria potenza militare l'Italia dovrebbe fare profonde riflessioni su dove porta quella che e' la peggiore barbarie della storia. Noi non festeggeremo, ma onoreremo le vittime di ogni guerra assassina.

 

7. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GIULIANO PONTARA: MI ASSOCIO ALL'INIZIATIVA

[Ringraziamo Giuliano Pontara (per contatti: giuliano.pontara at philosophy.su.se) per questo intervento.

Giuliano Pontara e' uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale; riproduciamo di seguito una breve notizia biografica gia' apparsa in passato sul nostro notiziario (e nuovamente ringraziamo di tutto cuore Giuliano Pontara per avercela messa a disposizione): "Giuliano Pontara e' nato a Cles (Trento) il 7 settembre 1932. In seguito a forti dubbi sulla eticita' del servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre trent'anni all'Istituto di filosofia dell'Universita' di Stoccolma. E' in pensione dal 1997. Negli ultimi quindici anni Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in varie universita' italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara e' uno dei fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace (Iupip) - Universita' Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn), e dal 1994 al 2004 e' stato coordinatore del Comitato scientifico della stessa e direttore dei corsi. Dirige per le Edizioni Gruppo Abele la collana "Alternative", una serie di agili libri sui grandi temi della pace. E' membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale qualita' e' stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino 1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna 1995, come presidente della giuria, e sessione di  Barcellona 1996). Pontara ha pubblicato libri e saggi su una molteplicita' di temi di etica pratica e teorica, metaetica  e filosofia politica. E' stato uno dei primi ad introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha pubblicato in italiano, inglese e svedese, ed alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo e francese. Tra i suoi lavori figurano: Etik, politik, revolution: en inledning och ett stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: una introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara (a cura di), Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag,  Staffanstorp  1971, 2 voll., vol. I, pp. 11-70; Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; The Concept of Violence, Journal of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32; Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G. Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr. spagnola, Crisis de la democracia, Ariel, Barcelona 1985; Utilitaristerna, in Samhallsvetenskapens klassiker, a cura di M. Bertilsson, B. Hansson, Studentlitteratur, Lund 1988, pp. 100-144; International Charity or International Justice?, in Democracy State and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International, Stockholm 1988, pp. 179-93; Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future, Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y generationes futuras, Ariel, Barcelona 1996; La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano 1998; Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49; L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006. E' autore delle voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in Dizionario di politica, seconda edizione, Utet, Torino 1983, 1990 (poi anche Tea, Milano 1990, 1992). E' pure autore delle voci Gandhi, Non-violence, Violence, in Dictionnaire de philosophie morale, Presses Universitaires de France, Paris 1996, seconda edizione 1998. Per Einaudi Pontara ha curato una vasta silloge di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino 1996, cui ha premesso un ampio studio su Il pensiero etico-politico di Gandhi, pp. IX-CLXI". Una piu' ampia bibliografia degli scritti di Giuliano Pontara aggiornata fino al 1999 (che comprende circa cento titoli), gia' apparsa nel n. 380 de "La nonviolenza e' in cammino", abbiamo successivamente riprodotto nel n. 121 di "Voci e volti della nonviolenza".

Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006.

George L. Mosse  (1918-1999), illustre storico, tra i maggiori del Novecento, ha dato un contributo decisivo all'analisi del nazionalismo, del razzismo, del totalitarismo. Opere di George L. Mosse: tra molti altri testi segnaliamo particolarmente, per un avvio alla conoscenza, Il razzismo in Europa, Laterza, Bari, poi anche Mondadori, Milano. Un interessante saggio in cui Mosse riflette sulla sua vita e la sua opera e' nel volume La nazione, le masse e la "nuova politica", Di Renzo, Roma 1999 (in cui oltre al testo autobiografico di Mosse vi e' un ampio saggio di Giuseppe Galasso su di lui). Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente - purtroppo assai insufficiente - scheda: "George Lachmann Mosse (Berlino, 20 settembre 1918 - Madison, 22 gennaio 1999) e' stato uno storico tedesco naturalizzato statunitense che si e' occupato prevalentemente di nazismo, ma ha approfondito anche molti altri temi della storia contemporanea, unendo alla prospettiva storica anche quella sociologica e antropologica. Date le sue origini ebraiche, con l'avvento del nazismo emigro' prima in Inghilterra, e studio' a Cambridge, poi negli Stati Uniti, perfezionandosi a Harvard. Ha insegnato all'Universita' del Wisconsin-Madison ed e' stato visiting professor della Hebrew University di Gerusalemme. Da ricordare i suoi numerosi saggi sul nazionalismo tedesco, sui movimenti di massa, sui totalitarismi e sul razzismo in Europa. Alla sua morte ha devoluto parte del suo patrimonio per l'istituzione di corsi di storia alla Wisconsin-Madison University e alla Hebrew University di Gerusalemme. Tra le sue opere, pubblicate in italiano, si ricordano: Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti, Laterza, 2005; La nazionalizzazione delle masse, Il Mulino, 2004; Intervista sul nazismo, Laterza, 2004; Le origini culturali del Terzo Reich, Net, 2003; Il razzismo in Europa. Dalle origini all'Olocausto, Laterza, 2003; L'Europa del Cinquecento, Laterza, 1999; La nazione, le masse e la nuova politica, Di Renzo Editore, 1999; Sessualita' e nazionalismo, Laterza, 1996; L'uomo e le masse nelle ideologie nazionaliste, Laterza, 2002. Opere su George L. Mosse: Emilio Gentile, Il fascino del persecutore. George Mosse e i totalitarismi, Carocci, Roma 2007; Donatello Aramini, George L. Mosse, l'Italia e gli storici, Franco Angeli, Milano, 2010"]

 

Mi associo all'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele" - includendo tra le vittime tutti coloro che le guerre hanno brutalizzato, deumanizzato, disumanizzato.

Come diceva Gandhi: "La guerra con tutta la sua glorificazione della forza bruta e' essenzialmente una cosa degradante. Essa riduce la sensibilita' morale di coloro che vengono esercitati a farla. Brutalizza uomini di carattere per natura mite. E' un oltraggio contro ogni piu' alto canone morale. La via della sua gloria e' lorda delle passioni piu' basse e rossa del sangue dell'assassinio".

Consiglio, a proposito, la lettura, o rilettura, del libro di George L. Mosse, Le guerre mondiali, Laterza 1998.

 

8. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ANTONIA SANI: COSTRUIRE LA PACE

[Ringraziamo Antonia Sani (per contatti: antonia.sani at alice.it) per questo intervento.

Antonia Baraldi Sani - nata a Ferrara nel 1936 - vive a Roma. E' stata docente di materie letterarie nella Scuola Secondaria Superiore. E' tra i membri fondatori del Comitato Nazionale Scuola e Costituzione (1985) e presidente del Crides (Centro Romano di Iniziativa per la Difesa dei Diritti nella Scuola), che rappresenta l'articolazione romana del Comitato Nazionale Scuola e Costituzione. Ha fatto parte della Giunta Esecutiva dell'Associazione "Carta 89", fondata da F. Gentiloni, M. A. Manacorda, E. Garin, R. Luporini, F. Gianpiccoli, per la difesa della laicita' dello Stato fino al suo scioglimento. E' stata presidente del "Comitato per la difesa e il rilancio della Costituzione" di Roma (1990-97). E' tra i soci fondatori della "Associazione nazionale per la scuola della Repubblica" (1999) di cui e' coordinatrice. E' stata consigliera circoscrizionale (Roma, II Circoscrizione) per due consigliature come indipendente nelle liste del Pci (1981-1989). Ha fatto parte del Consiglio Scolastico Provinciale di Roma come insegnante di Scuola Superiore. Dal 2007 e' presidente della Wilpf Italia (Womens International League for Peace and Freedom). Collabora a vari quotidiani e periodici di ispirazione laica, tra i quali "Laicita'", "Ecole", "Alternative", "Italialaica", "IL Paese delle donne". Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 354]

 

Faccio parte di un'associazione internazionale, la Wilpf (Women's international League for Peace and Freedom), nata nel 1915  a L'Aja dall'incontro di donne dei paesi occidentali riunite per chiedere la fine dell'"inutile strage". Erano madri, spose, sorelle dei tanti soldati che cadevano sui fronti militari della prima guerra mondiale, ma anche delle vittime civili perite sotto i primi bombardamenti della storia, e di tutti i flagelli che il vaso di Pandora della guerra sa sprigionare: epidemie, carestie, emigrazioni...

Nel 1919, a Zurigo, quelle stesse donne, memori, hanno scritto nello statuto fondativo dell'associazione le seguenti affermazioni che rappresentano non solo un ripudio della guerra, ma una prospettiva strategica per evitarla: art. 1: "Noi, donne riunite in Congresso Internazionale, protestiamo contro la follia e gli orrori della guerra che conduce a uno sconsiderato sacrificio di vite umane e alla distruzione di cio' che l'umanita' si e' sforzata di costruire durante il corso dei secoli"; e all'art. 3: "La Wilpf considera suo obiettivo finale l'instaurazione di un ordine economico internazionale fondato sul principio della soddisfazione dei bisogni di tutti e non sul profitto e sul privilegio".

La Societa' delle Nazioni e' certo il piu' importante strumento del primo dopoguerra a riecheggiare in parte questi concetti. Bandite le guerre, i popoli sono chiamati a dirimere le controversie internazionali per via diplomatica e con spirito di fratellanza. Un proclama di grande impatto, ma drammaticamente evanescente... Con grande lucidita', quelle donne avevano - invano - gridato ai firmatari del Trattato di Versailles che le umiliazioni imposte al popolo tedesco rischiavano di porre le basi a nuove violenze e a una nuova guerra... Non si erano sbagliate! Cio' che tuttavia non poterono prevedere, a dispetto di tutta la loro saggezza, e' che appena un secolo piu' tardi, le cosiddette "guerre mondiali" avrebbero ceduto il passo a una multitudine di guerre e di conflitti civili, localistici e regionali suscitati essenzialmente dai loro stessi figli, nipoti e pronipoti, gli "occidentali". Il tutto imbandito da una quantita' d'armi senza precedenti, in grado di far saltare in aria il pianeta in meno di cinque minuti... Esorcizzare la guerra senza porre le basi per la costruzione di una pace autentica nella giustizia sociale fu il limite della Societa' delle Nazioni, ed e' ancora oggi il limite dello strumento nato dalle sue ceneri, l'Onu.

Ma, a differenza degli anni tra le due guerre, sempre piu', a partire dagli anni Cinquanta, le organizzazioni della societa' civile acquistano voce in capitolo, fino a dar luogo al fenomeno delle numerose Ong di questi ultimi decenni, con rappresentanza nelle sedi istituzionali nazionali e internazionali. La pace coniugata con la nonviolenza non e' piu' solo aspirazione/azione per la  cessazione delle guerre, rifiuto delle armi, per una soluzione pacifica delle controversie internazionali a favore della liberta' dei popoli oppressi, ma diviene in piccole porzioni di territori del sud del mondo forma di sperimentazione di un modello di sviluppo fondato sul rispetto dei diritti umani, sulla dignita' della persona, sulla lotta al predominio del controllo sul cibo esercitato dalle multinazionali, a favore di una "sovranita' alimentare" di cui siano protagoniste popolazioni oggi assoggettate a un mercato che le esclude da qualsiasi decisione. E nel nostro continente si manifesta come sollecitazione a cogliere gli aspetti di violenza anche non cruenta perpetrati quotidianamente da societa' apparentemente democratiche e a proporre  la pace come gestione democratica dei beni comuni...

Si tratta di piccoli passi contrastati dai poteri forti, determinati a chiudere ogni spazio a questi tentativi, innanzitutto con forniture di armi che alimentano conflitti etnici e religiosi impedendo l'affermazione di spinte popolari che potrebbero costituire una forma di opposizione unitaria...

La condanna della violenza e dell'uso delle armi che ci fa ripudiare la guerra "senza se e senza ma", mi lascia perplessa di fronte alle rivoluzioni dei popoli contro i tiranni (esempio, "primavera araba"). Mentre nelle guerre le azioni belliche vengono decise dai capi dei governi e le forze armate vengono mandate allo sbaraglio, vittime "inconsapevoli", come i civili nei bombardamenti delle loro case (ma anche i capi dei governi divengono in qualche modo Abele quando su di loro si abbatte la ferocia della vendetta...), al contrario, il popolo che si ribella e' consapevole e si batte - almeno cosi' crede - per la liberta'. Come potrebbe essere non violento? Certo, non dovrebbero esservi rifornimenti di armi, ma la violenza fisica puo' essere terribile anche senza armi... Quale complessa formazione, quale azione educativa occorrerebbe per far rivivere tra tutti costoro l'esempio del grande Mahatma... Sono Abele tutti coloro che cadono, da entrambe le parti, avendo operato una scelta consapevole? O "vittime" sono solo uomini, donne, bambini che non lottano e vengono colpiti casualmente, cosi' come sono Abele i soldati morti in azioni militari non decise da loro?

Ritornando alle guerre, tra il festeggiare una vittoria e il cancellare quella data (come avvenuto in Italia negli anni passati per il 4 novembre), credo sia giusta una terza posizione: non dimenticare la data di conclusione di una lunga guerra, quando la si conosca esattamente, ma solo per ricordare il sacrificio assurdo di tutti coloro - da una parte e dall'altra - morti in imprese militari alle quali hanno semplicemente obbedito, o in conseguenza di esse come civili.

Questo e solo questo deve essere, a mio avviso, il senso del richiamo ad Abele. Sarebbe totalmente negativo se per questa via si arrivasse a una sorta di revisionismo storico del tipo "tutti i morti sono uguali e quindi anche le ragioni delle guerre hanno pari dignita'". Tra gli zuavi pontifici e i patrioti italiani esistono differenze sostanziali e non si possono ammettere cerimonie che li accomunino come quella del 20 settembre di un paio d'anni fa alla Breccia di Porta Pia. Il rifiuto della guerra non puo' in nessun caso in nome della nonviolenza (e della pieta' per coloro che la follia della guerra ha assassinato) oscurare le identita'.

 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Numero 27 del 2 novembre 2011

 

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