Ogni vittima ha il volto di Abele. 6



 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100

Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 6 dell'8 ottobre 2011

 

In questo numero:

1. Mao Valpiana: Antimilitariste e antifasciste

2. Sergio Albesano: Un'inutile strage

3. Raffaele Barbiero: Rendere visibile e concreta la nonviolenza

4. Luciano Benini: Mai piu' la guerra

5. Giuliano Cora': Rinneghiamo tutte le guerre

6. Marco Palombo: Fuori la guerra dalla storia

7. Elio Rindone: Un residuo di mentalita' ormai inaccettabili

8. Un appello a tutte le persone di retto sentire e di volonta' buona per un 4 novembre dalla parte di Abele

 

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: ANTIMILITARISTE E ANTIFASCISTE

[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento.

Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive e ha lavorato come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"); attualmente e' presidente del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa per la nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del comitato scientifico e di garanzia della Fondazione Alexander Langer Stiftung; fa parte del Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta istituito presso L'Ufficio nazionale del servizio civile; e' socio onorario del Premio nazionale "Cultura della pace e della nonviolenza" della Citta' di Sansepolcro; ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 255 del 27 ottobre 2007; un'altra recente ampia intervista e' in "Coi piedi per terra" n. 295 del 17 luglio 2010]

 

La prima guerra mondiale apri' le porte al fascismo. Le commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre che saranno celebrate il prossimo 4 novembre, saranno percio' antimilitariste e antifasciste.

 

2. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. SERGIO ALBESANO: UN'INUTILE STRAGE

[Ringraziamo Sergio Albesano (per contatti: sergioalbesano at tiscali.it) per questo intervento.

Sergio Albesano e' nato il 4 giugno 1958 a Novara ed e' residente a Torino. Si e' laureato in materie letterarie con indirizzo in storia contemporanea con il massimo dei voti presso l'Universita' di Torino. Ha pubblicato i seguenti libri: Fra le rovine di me stesso, Edizioni Pentarco, Torino 1983, due edizioni, vincitore del premio Portovenere; Storia dell'obiezione di coscienza in Italia, Santi Quaranta, Treviso 1993; Le vie del male, Michele Di Salvo Editore, Napoli 2001; Genesi, Boopen, Napoli 2011. Ha pubblicato, insieme ad altri autori, i seguenti libri: Obiezione di coscienza e nonviolenza, Edizioni Era Nuova, Ellera Umbra (Pg) 1996, coautore insieme a Gabriele De Veris e Andrea Maori; Le periferie della memoria, AA.VV. (a cura di Sergio Albesano), Mn-Anppia, Verona-Torino 1999; La nonviolenza in Italia, AA.VV. (a cura di Sergio Albesano), M & P Publishing, Milano 2000. Sono stati pubblicati i seguenti suoi interventi: "Gli scioperi dei ferrovieri a Torino nel 1943", in J. Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, Sonda, Torino 1993; "Qualcosa da imparare", in AA.VV, Fantasy, Edizioni Italsacambi, Torino 1993, racconto vincitore assoluto del premio "La mole"; "La partita", in AA.VV., Il segreto del sogno, l'incanto della meraviglia, edizione fuori commercio 1997, racconto vincitore del secondo posto al concorso "Arte 96"; "Anche Milan", in "Cultura e societa'", 1998, racconto vincitore del primo premio assoluto al XV concorso per la pace indetto dal Centro studi Cultura e societa' di Torino; "Il bar della vergogna", in "La stampa", 1998, racconto vincitore del premio "Torino, passato e futuro" indetto dalla Citta' di Torino; "Una volta sola", in AA.VV., Storie di amore e di abbandono, Arci, Torino 1999, racconto vincitore del premio "Lettere d'amore" indetto dall'Arci di Torino; "La donna dei lupi", in AA.VV., La fabbrica delle nuvole, Edizioni Mep, Teramo 1999, racconto segnalato al concorso "La fabbrica delle nuvole". Oltre a quelli sopra riportati, ha vinto premi letterari con i seguenti lavori: "Portami", poesia vincitrice del premio Diffusioni artistiche nel 1980; "La liberazione", racconto vincitore del diploma di merito al premio Citta' di Collecorvino nel 1999; "La trasmissione della memoria", racconto vincitore del secondo premio assoluto del concorso "Io libro" organizzato dalle Edizioni dell'Altana di Roma nel 1999. La sua tesi di laurea "Storia dell'obiezione di coscienza in Italia dal 1945 al 1972" ha vinto il primo premio ex aequo del concorso La Pira indetto dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova nel 1992. E' collaboratore delle riviste "Talento" di Torino, "Nuova e nostra" di Milano e "Azione nonviolenta" di Verona. Suoi articoli sono stati pubblicati su diversi giornali, fra i quali "Alba", "AlfaZeta", "Avvenimenti", "Business", "Controcampo", "La voce del popolo", "L'indice", "L'incontro", "Missione oggi", "Satyagraha", "Spirali". Si veda anche l'ampia intervista apparsa in due parti in "Coi piedi per terra" n. 358 e 430]

 

La prima guerra mondiale fu un'"inutile strage".

La popolazione, nonostante cio' che poi fu sostenuto dalla retorica fascista, non concepi' il conflitto in termini di esaltazione patriottica, ma ne sopporto' le pesanti conseguenze sia sociali sia economiche. Per capire quanto vasta e di massa sia stata l'opposizione alla guerra basta pensare al fatto che furono celebrati oltre un milione di processi davanti ai Tribunali militari per renitenza, per diserzione e per altri gravi reati (procurata infermita', disobbedienza aggravata, ammutinamento, ecc.).

La rotta di Caporetto produsse un vero e proprio "sciopero militare", come lo defini' il generale Cadorna, a cui seguirono le decimazioni a livello di reparto.

La protesta contro la guerra investi' anche la popolazione civile. Il malcontento popolare culmino' nella rivolta di Torino dell'agosto del 1917.

Durante la cosiddetta "grande guerra" si ha notizia di un solo caso di obiezione di coscienza, quello di Luigi Lue' di San Colombano al Lambro, ma possono essere considerati obiettori buona parte dei renitenti, dei disertori e degli imputati davanti ai tribunali militari. I disertori della guerra 1915-18 furono cosi' numerosi che fu necessaria un'amnistia, promulgata nel 1919 dal Presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti.

Queste brevi note storiche bastano da sole a farci capire che il 4 novembre dobbiamo festeggiare la fine di una guerra e non la sua vittoria.

 

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. RAFFAELE BARBIERO: RENDERE VISIBILE E CONCRETA LA NONVIOLENZA

[Ringraziamo Raffaele Barbiero (per contatti: raffaele.barbiero at cisl.it) per questa intervista.

Raffaele Barbiero e' impegnato nell'"Associazione locale obiezione e nonviolenza" (www.alon.it) e nell'Iscos-Cisl di Forli'-Cesena]

 

La retorica militarista si nutre di cerimonie, perche' le cerimonie con i loro rituali e scenografie "parlano" al cuore ed alle emozioni dei presenti. E nulla importa se chi piange i morti ammazzati in guerra e' proprio il sistema militar-industriale che li ha mandati a morire per promuovere o difendere i suoi interessi. La cerimonia funziona sempre e alla fine lascia applausi ed emozioni.

A queste cerimonie, a darne valore e significato positivo, contribuiscono colpevolmente le fanfare delle autorita' pubbliche e religiose che con la loro presenza e, talora, (specie per l'ambito religioso) coinvolgimento finiscono per avvalorare le tesi di chi pensa che i conflitti si possono e si debbono risolvere, magari a malincuore, con l'uso delle armi e della violenza.

Nella mia personale esperienza, solo una volta e fuori dall'Italia, ho sentito commemorare i morti ammazzati in guerra per significare agli astanti che mai piu' sarebbe dovuta succedere una cosa simile, che ogni sforzo doveva essere fatto per evitare la guerra e l'uso delle armi.

Ben vengano quindi iniziative come quella promossa dagli amici del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo dove oltre all'emozione e alla commozione per il ricordo di chi comunque ha perso la vita convinto di contribuire ad una societa' migliore, si cerchi di far capire l'assurdita' della guerra e della violenza per affrontare i conflitti violenti, soprattutto nel nostro tempo.

Sono convinto che il maggior impegno di proposta e di riflessione da svolgere in quella giornata non sia tanto ricordare l'orrore della guerra o gli interessi che producono le guerre, ma sia quello di proporre, di rendere visibile e concreta la nonviolenza e le sue metodologie per affrontare i conflitti. Solo se le persone percepiscono la nonviolenza come qualcosa di reale, di pratico, in grado di trasformare e gestire i conflitti, ne risulteranno coinvolte.

Infine, per prospettare all'antimilitarismo e alla nonviolenza un futuro sono necessarie altre due condizioni: la prima e' che il variegato e frastagliato arcipelago pacifista e nonviolento capisca che e' necessario unire le forze e promuovere poche, ma partecipate iniziative. La testimonianza e le tante proposte, campagne, idee, vanno bene, ma se non trovano l'adesione e il coinvolgimento di tanti finiscono per disperdere energie e per risultare demotivanti anche per chi vi partecipa. La seconda condizione e' legata alla necessita' che dall'impegno per la pace e per la promozione della nonviolenza sempre piu' gente tragga di che vivere. Il volontariato e' importante, ma si deve poter vivere di pace e nonviolenza e di un impegno che diventi anche professione. Voi credete che i militari ed il sistema militare sarebbero cosi' forti senza l'abbondante ed imponente utilizzo di risoprse finanziarie, materiali ed umane che si possono permettere?

Dopo il cinquantennale della Marcia Perugia-Assisi questo 4 novembre dovrebbe essere il segno di qualcosa di diverso, non solo perche' si parla di nonviolenza, disarmo, di riconversione dell'industria bellica, di riduzione delle spese militari, etc., ma perche' si dovrebbe essere in grado di dare al popolo della nonviolenza e della pace una proposta organica ed unitaria in grado di dare slancio, visibilita' e concretezza alla nonviolenza.

 

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. LUCIANO BENINI: MAI PIU' LA GUERRA

[Ringraziamo Luciano Benini (per contatti: luciano.benini at tin.it) per questo intervento.

Luciano Benini, laureato in Fisica all'Universita' di Padova, specializzato in Fisica Sanitaria all'Universita' di Milano, attualmente responsabile del Servizio Radiazioni/Rumore del Dipartimento Arpam di Pesaro. Impegno politico: fondatore nel 1984 di una delle prime Liste Verdi italiane, quella di Trieste; consigliere comunale a Muggia (Trieste) nel 1989; promotore dell'iniziativa politica "Progetto per Fano" nel 1991; assessore alle politiche sociali e giovanili del Comune di Fano dal 1995 al 1999; consigliere comunale per i Verdi a Fano dal 1999 al 2004; consigliere comunale per la lista civica "Bene Comune" a Fano dal 2009 ad oggi. Impegno sociale e per la pace: fondatore, nel 1976, della sede Mir - Movimento Internazionale della Riconciliazione - di Padova (il Mir e' il movimento di Martin Luther King, Albert Schweitzer, Perez Esquivel, Rigoberta Menchu' e altri quattro premi Nobel per la pace); segretario nazionale del Mir dal 1983 al 1993 e dal 2001 al 2002; vicepresidente Nazionale del Mir dal 1996 al 1998 e dal 2005 al 2008; presidente Nazionale del Mir dal 1999 al 2001; promotore delle prime lotte antinucleari in Italia nel 1976; ondatore della Comunita' Emmaus (quelle dell'Abbe' Pierre) di Padova nel 1978; promotore delle iniziative nonviolente contro i missili nucleari a Comiso all'inizio degli anni '80; promotore della campagna nazionale di obiezione di coscienza alle spese militari nel 1981; fondatore e presidente della Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di Trieste nel 1987; promotore del Commercio Equo e Solidale nel Friuli Venezia Giulia, nel 1985, e poi a Fano, nel 1990; ideatore e promotore della Scuola di Pace del Comune di Fano nel 1998; ideatore e promotore del centro di documentazione ed iniziative per la pace "Equilibri" del Comune di Fano nel 1998; ideatore e responsabile della Scuola di Pace della diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola dal 2004 ad oggi; ideatore e responsabile del centro di documentazione "Sala della Pace" della Caritas di Fano; membro fondatore del Coordinamento Regionale per la Pace delle Marche. Nel 1994 ho ricevuto il ministero di Lettore nella diocesi di Fano. Una sua ampia intervista e' nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 304]

 

La morte e' l'ineluttabile fine terrena di ogni essere umano. Ma se la morte sopravviene per mano di un altro essere umano, e se questa morte avviene perche' qualcuno ha scatenato una guerra, e se di queste morti ce ne sono milioni, allora tutto questo e' inaccettabile e occorre ribellarsi e indignarsi.

Si puo' dunque chiamare "festa" questa "inutile strage"? Eppure il 4 novembre, fine dell'inutile strage (come la defini' Papa Benedetto XV) della prima guerra mondiale, e' ancor oggi festeggiata con una bolsa retorica militarista invece che divenire occasione per un rinnovato impegno contro tutte le guerre, per mettere in atto quel "Mai piu' la guerra, spirale di lutto e di violenza" di un altro Papa, Giovanni Paolo II.

Con don Milani diciamo: "Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verita' e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima. Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano". Oggi ai giovani occorre insegnare che "essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non e' piu' una virtu', ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo ne' davanti agli uomini ne' davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto".

Il 4 novembre puo' diventare una grande occasione collettiva per dire no per sempre alla guerra e alla sua preparazione.

 

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. GIULIANO CORA': RINNEGHIAMO TUTTE LE GUERRE

[Ringraziamo Giuliano Cora' (per contatti: giulianocora at virgilio.it) per questo intervento.

"Sono nato a Vicenza il 9 agosto 1950, e dal 1984 opero come Insegnante elementare presso una scuola della mia citta'. A latere, da circa vent'anni lavoro come traduttore dal francese per vari editori italiani. Tra i molti libri che ho tradotto mi piace segnalare, perche' fortemente attinenti al tema della nonviolenza, due opere del monaco buddhista Matthieu Ricard: "Il monaco e il filosofo" (Neri Pozza, 1997) e "Un viaggio immobile: l'Himalaya visto da un eremitaggio" (Ippocampo, 2009). Io stesso, quattro anni fa, sono diventato buddhista. Ho militato per molti anni in varie organizzazioni politiche della sinistra, che da molto tempo ho del tutto abbandonato. La mia 'azione politica' consiste oggi nel condividere col maggior numero possibile di amici e 'samideani' (sono anche esperantista, anche se, lo confesso, con uan conoscenza abbastanza approssimativa della lingua) informazioni e conoscenze, che raccolgo e smisto con una serie di mailing list dedicate a vari temi... Infine, da circa due anni ho aperto un blog (http://giulianolapostata.wordpress.com/) nel quale pubblico vari miei scritti su diversi argomenti]

 

Anche volendo trascurare ogni altra considerazione di ordine nonviolento e pacifista, la ripetizione del rito della "festa della vittoria" quasi cent'anni dopo gli avvenimenti cui si riferisce e', per non dir altro, semplicemente grottesca.

Allo stesso titolo si potrebbe celebrare la sconfitta di Annibale nelle Guerre Puniche, o quella dei Turchi a Lepanto. Dato e non concesso, naturalmente, che una "vittoria" sia mai da celebrare. Ma qui, appunto, si celebra "la" vittoria. Anzi: la "Vittoria mutilata", come venne chiamata, perche' fu per riparare a quella mutilazione che poco piu' tardi si sarebbero spalancate le porte alla ferocia fascista, che vent'anni dopo avrebbe trascinato l'Italia in un'altra guerra ancor piu' spaventosa, questa volta finalmente e giustamente persa. Per celebrare questa "sconfitta" - che invece fu essa si' una'vittoria: contro il fascismo e il nazismo - la Repubblica Italiana non ha mai profuso analogo entusiasmo. Se non fosse stato per l'impegno cocciuto e indefesso delle organizzazioni partigiane ed antifasciste, la celebrazione del 25 aprile sarebbe stata presto e volentieri relegata nel dimenticatoio, e del resto e' di poche settimane fa l'ennesimo tentativo di cancellarla. Invece, appunto, il Paese si appresta a commemorare nuovamente una guerra che, infame come tutte le guerre, si distinse per la sua barbarie sociale. Centinaia di migliaia di contadini analfabeti vennero gettati al massacro per "ideali" che erano loro totalmente estranei, strappandoli alla terra ed alla famiglia. Bassa macelleria, sacrificata per gli interessi di chi su quel sangue, su quella retorica militaresca e patriottarda, si arricchi', preparandosi ai fasti ed al potere del sopraggiungente Ventennio.

Nessuno ha mai avuto il coraggio di dire che l'unico modo di celebrare quella guerra sarebbe quello di vergognarsene, e di chiedere scusa a tutti quei poveri morti "inutili", da qualunque parte siano caduti. Facciamolo noi oggi, ovunque ci capiti di parlarne. Rinneghiamo quella guerra e tutte le guerre, rinneghiamo quei valori di morte, che essi si' sono sopravvissuti ai decenni, ed ancor oggi impestano la cultura e la politica. E battiamoci perche', finalmente, questa assurda commemorazione venga cancellata dalla storia del nostro Paese.

 

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MARCO PALOMBO: FUORI LA GUERRA DALLA STORIA

[Ringraziamo Marco Palombo (per contatti: elbano9 at yahoo.it) per questo intervento.

Marco Palombo (1957), amico della nonviolenza, lavora nel campo della difesa dell'ambiente e delle tecnologie appropriate, e' tra i promotori dell'appello di Verona dell'8 novembre 2003 per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta. Una recente intervista e' nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 249. "Sono cresciuto e tuttora residente anagraficamente all'Isola d'Elba. Ho sempre partecipato, in basso a sinistra, alle vicende politiche, anche se non quanto, e come, avrei voluto e comunque le ho seguite molto. Ho scoperto la cultura nonviolenta solo attorno al 2000 e considero questo una prova che in Italia la nonviolenza non viene proposta a tutti, ma solo in alcuni ambienti o zone geografiche. In questo momento a Roma con l'Associazione Internazionale Italia-Africa (nome sproporzionato rispetto alle sue dimensioni) abbiamo cominciato ad occuparci di come far conoscere e diffondere le energie rinnovabili in Africa e in generale nei paesi piu' poveri. Ritengo questo processo una rivoluzione gia' possibile per la tecnologia esistente, ma da inventare quasi completamente nel modo di realizzarla. Vogliamo portare in questi paesi il nostro pannello solare e soprattutto spiegare quante luci possiamo accendere portandone tutti uno ciascuno"]

 

Il 4 novembre manifestiamo contro la cultura, la retorica e la propaganda della guerra, mi auguro che sia l'inizio di un impegno continuo nel tempo per la progressiva scomparsa della guerra.

Facciamo della guerra un tabu'. Fuori la guerra dalla storia. Un mondo senza guerre.

Queste espressioni sono definite per lo piu': illusioni, utopie irrealizzabili, sogni ingenui di anime belle e acchiappanuvole.

Ma in ogni parte del mondo si sono alternate guerre e periodi di convivenza pacifica; nel secolo scorso gli stati dell'Europa occidentale hanno prima combattuto tra loro due guerre molto distruttive e sanguinose e dopo hanno vissuto piu' di 60 anni senza conflitti armati tra paesi dell'area, probabilmente  il periodo di pace piu' lungo della storia di questa parte del mondo.

Se questo e' vero allora e' sensato impegnarsi per la scomparsa della guerra e questo avra' risultati parziali in parte casuali e in parte proporzionati alla qualita' e quantita' del lavoro svolto.

Questa attivita' di opposizione alla guerra potrebbe anche arrivare ad una dimensione, efficacia e continuita' sufficiente a fare scomparire veramente la guerra.

Facciamo del 4 novembre una tappa di questo cammino, dedicata soprattutto alla opposizione alla retorica e cultura della guerra che se disvelata, appena criticata e discussa, privata di ogni collaborazione o silenzio complice o distratto, appare per quello che e', cioe' solo propaganda per tutto l'apparato militare che vive, benissimo, in funzione della guerra.

E' necessario pero' che l'impegno contro la guerra sia serio e determinato come quello solitamente usato per la guerra e la sua preparazione.

E se quest'ultima attivita' e' ripagata da sempre con uno status sociale ed economico maggiore rispetto a quello riservato ad altre attivita' umane, l'impegno per fare scomparire la guerra dalla faccia della terra e' molto piu' bello, utile e porta a tutti una maggiore serenita'.

 

7. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. ELIO RINDONE: UN RESIDUO DI MENTALITA' ORMAI INACCETTABILI

[Ringraziamo Elio Rindone (per contatti: eliorindone at tiscali.it) per questa intervista.

Elio Rindone, docente di storia e filosofia nei licei, oggi in pensione, ha conseguito nel 1984 il baccellierato in teologia presso la Pontificia Universita' Lateranense e in seguito, per tre anni, ha condotto un lavoro di ricerca presso l'Universita' Cattolica di Nijmegen (Paesi Bassi) tenendosi in contatto con E. Schillebeeckx. Ha pubblicato L'ispirazione della S. Scrittura dal Vaticano I al Vaticano II, Centro di Formazione Cristiana, Palermo 1982; Attualita' del pensiero greco. Quattro saggi, Centro di Formazione Cristiana, Palermo 1985; Per comprendere l'eucaristia, Augustinus, Palermo 1989; Ma e' possibile essere felici?, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Chi e' Gesu' di Nazareth?, Ilmiolibro, 2011, oltre a vari articoli su "Aquinas. Rivista internazionale di filosofia" e su "Critica liberale"]

 

Il 4 novembre come giorno di festa per celebrare la "vittoria" dell'Italia nella prima guerra mondiale? O piuttosto come occasione per ricordare gli uomini e le donne vittime di violenze causate da classi dirigenti mosse da inconfessabili interessi economici o da folle volonta' di potenza?

In un momento storico in cui la guerra viene rilegittimata come "intervento umanitario a difesa della democrazia", credo che sia piu' che mai urgente impegnarsi perche' si diffonda la coscienza che la guerra non e' mezzo inevitabile per risolvere contrasti altrimenti insolubili ma un residuo di mentalita' ormai inaccettabili, come la schiavitu' o l'inferiorita' della donna.

 

8. REPETITA IUVANT. UN APPELLO A TUTTE LE PERSONE DI RETTO SENTIRE E DI VOLONTA' BUONA PER UN 4 NOVEMBRE DALLA PARTE DI ABELE

[Riproponiamo il seguente appello]

 

Intendiamo riproporre quest'anno in tutta Italia per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele", iniziativa che a Viterbo realizziamo dal 2002 e che gia' negli scorsi anni si e' diffusa in alcune altre citta'.

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

 

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

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Numero 6 dell'8 ottobre 2011

 

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