Telegrammi. 680



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 680 del 16 settembre 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Tre domande a Ricciardo Aloisi

2. Una lettera di Maurizio Burcini

3. Sei domande a Elisa Kidane'

4. Sette domande a Maria Immacolata Macioti

5. Sette domande a Luisa Santelli Beccegato

6. Sette domande a Mirko Tutino

7. Segnalazioni librarie

8. La "Carta" del Movimento Nonviolento

9. Per saperne di piu'

 

1. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. TRE DOMANDE A RICCIARDO ALOISI

[Ricciardo Aloisi e' un vecchio amico di questo foglio]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Ricciardo Aloisi: Affermare il diritto di ogni essere umano e dell'umanita' intera alla vita, alla dignita', alla pace, alla solidarieta'.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno? E su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Ricciardo Aloisi: L'opposizione alla guerra e al razzismo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Ricciardo Aloisi: Commetto l'ineleganza di citare un testo gia' piu' volte apparso su questo foglio.

I. Una premessa terminologica

Scriviamo la parola "nonviolenza" tutta attaccata, come ci ha insegnato Capitini, per distinguerla dalla locuzione "non violenza"; la locuzione "non violenza" significa semplicemente non fare la violenza; la parola "nonviolenza" significa combattere contro la violenza, nel modo piu' limpido e piu' intransigente.

Chiamiamo le persone che si accostano alla nonviolenza "amici della nonviolenza" e non "nonviolenti", perche' nessuno puo' dire di essere "nonviolento", siamo tutti impastati di bene e di male, di luci e di ombre, e' amica della nonviolenza la persona che rigorosamente opponendosi alla violenza cerca di muovere verso altre piu' alte contraddizioni, verso altri piu' umani conflitti, con l'intento di umanizzare l'agire, di riconoscere l'umanita' di tutti.

Con la parola "nonviolenza" traduciamo ed unifichiamo due distinti e intrecciati concetti gandhiani: "ahimsa" e "satyagraha". Sono due parole densissime che hanno un campo semantico vastissimo ed implicano una concettualizzazione ricca e preziosa.

Poiche' qui stiamo cercando di esprimerci sinteticamente diciamo che ahimsa designa l'opposizione alla violenza, e' il contrario della violenza, ovvero la lotta contro la violenza; ma e' anche la conquista dell'armonia, il fermo ristare, consistere nel vero e nel giusto; e' il non nuocere agli altri (ne' con atti ne' con omissioni), e quindi innocenza, l'in-nocenza nel senso forte dell'etimo. Ahimsa infatti si compone del prefisso "a" privativo, che nega quanto segue, e il tema "himsa" che potremmo tradurre con "violenza", ma anche con "sforzo", "squilibrio", "frattura", "rottura dell'armonia", "scissura dell'unita'"; in quanto opposizione alla lacerazione di cio' che deve restare unito, l'ahimsa e' dunque anche ricomposizione della comunita', riconciliazione.

Satyagraha e' termine ancora piu' denso e complesso: tradotto solitamente con la locuzione "forza della verita'" puo' esser tradotto altrettanto correttamente in molti altri modi: accostamento all'essere (o all'Essere, se si preferisce), fedelta' al vero e quindi al buono e al giusto, contatto con l'eterno (ovvero con cio' che non muta, che vale sempre), adesione al bene, amore come forza coesiva, ed in altri modi ancora: e' bella la definizione della nonviolenza che da' Martin Luther King, che e' anche un'eccellente traduzione di satyagraha: "la forza dell'amore"; ed e' bella la definizione di Albert Schweitzer: "rispetto per la vita", che e' anch'essa un'ottima traduzione di satyagraha. Anche satyagraha e' una parola composta: da un primo elemento, "satya", che e' a sua volta derivato dalla decisiva parola-radice "sat", e da "agraha". "Agraha" potremmo tradurla contatto, adesione, forza che unisce, armonia che da' saldezza, vicinanza; e' la forza nel senso del detto "l'unione fa la forza", e' la "forza di attrazione" (cioe' l'amore); e' cio' che unisce in contrapposizione a cio' che disgrega ed annichilisce. "Satya" viene tradotto per solito con "verita'", ed e' traduzione corretta, ma con uguale correttezza si potrebbe tradurre in modi molto diversi, poiche' satya e' sostantivazione qualificativa desunta da sat, che designa l'essere, il sommo bene, che e' quindi anche sommo vero, che e' anche (per chi aderisce a fedi religiose) l'Essere, Dio. Come si vede siamo in presenza di un concetto il cui campo di significati e' vastissimo.

Con la sola parola nonviolenza traduciamo insieme, e quindi unifichiamo, ahimsa e satyagraha. Ognun vede come si tratti di un concetto di una complessita' straordinaria, tutto l'opposto delle interpretazioni banalizzanti e caricaturali correnti sulle bocche e nelle menti di chi presume di tutto sapere solo perche' nulla desidera capire.

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II. Ma cosa e' questa nonviolenza? lotta come umanizzazione

La nonviolenza e' lotta come amore, ovvero conflitto, suscitamento e gestione del conflitto, inteso sempre come comunicazione, dialogo, processo di riconoscimento di umanita'. La nonviolenza e' lotta o non e' nulla; essa vive solo nel suo incessante contrapporsi alla violenza.

Ed insieme e' quella specifica, peculiare forma di lotta che vuole non solo vincere, ma con-vincere, vincere insieme (Vinoba conio' il motto, stupendo, "vittoria al mondo"; un motto dei militanti afroamericani dice all'incirca lo stesso: "potere al popolo"); la nonviolenza e' quella specifica forma di lotta il cui fine e' il riconoscimento di umanita' di tutti gli esseri umani: e' lotta di liberazione che include tra i soggetti da liberare gli stessi oppressori contro il cui agire si solleva a combattere.

Essa e' dunque eminentemente responsabilita': rispondere all'appello dell'altro, del volto muto e sofferente dell'altro. E' la responsabilita' di ognuno per l'umanita' intera e per il mondo.

Ed essendo responsabilita' e' anche sempre nonmenzogna: amore della verita' come amore per l'altra persona la cui dignita' di essere senziente e pensante, quindi capace di comprendere, non deve essere violata (e mentire e' violare la dignita' altrui in cio' che tutti abbiamo di piu' caro: la nostra capacita' di capire).

Non e' dunque una ideologia ma un appello, non un dogma ma una prassi.

Ed essendo una prassi, ovvero un agire concreto e processuale, si da' sempre in situazioni e dinamiche dialettiche e contestuali, e giammai in astratto.

Non esiste una nonviolenza meramente teorica, poiche' la teoria nonviolenta e' sempre e solo la riflessione e l'autocoscienza della nonviolenza come prassi. La nonviolenza o e' in cammino, vale da dire lotta nel suo farsi, o semplicemente non e'.

Esistono tante visioni e interpretazioni della nonviolenza quanti sono i movimenti storici e le singole persone che si accostano ad essa e che ad essa accostandosi la fanno vivere, poiche' la nonviolenza vive solo nel conflitto e quindi nelle concrete esperienze e riflessioni delle donne e degli uomini in lotta per l'umanita'.

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III. Tante visioni della nonviolenza quante sono le persone che ad essa si accostano

Ogni persona che alla nonviolenza si accosta da' alla sua tradizione un apporto originale, un contributo creativo, un inveramento nuovo e ulteriore, e cosi' ogni amica e ogni amico della nonviolenza ne da' una interpretazione propria e diversa dalle altre. Lo sapeva bene anche Mohandas Gandhi che defini' le sue esperienze come semplici "esperimenti con la verita'", non dogmi, non procedure definite e routinarie, non ricette preconfezionate, ma esperimenti: ricerca ed apertura.

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IV. La nonviolenza come insieme di insiemi

Io che scrivo queste righe propendo per proporre questa definizione della nonviolenza cosi' come a me pare di intenderla e praticarla: la nonviolenza e' cosa complessa, un insieme di insiemi, aperto e inconcluso.

1. E' un insieme di concetti e scelte logico-assiologici, ovvero di criteri per l'azione: da questo punto di vista ad esempio la nonviolenza e' quell'insieme di scelte morali che potremmo condensare nella formula del "principio responsabilita'" in cui ha un ruolo cruciale la scelta della coerenza tra i mezzi e i fini (secondo la celebre metafora gandhiana: tra i mezzi e i fini vi e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta).

2. E' un insieme di tecniche interpretative (il riconoscimento dell'altro, ergo il rifiuto del totalitarismo, della cancellazione o della sopraffazione del diverso da se'), deliberative (per prendere le decisioni senza escludere alcuno) ed operative (per l'azione di trasformazione delle relazioni: interpersonali, sociali, politiche); come esempio di tecnica deliberativa nonviolenta potremmo citare il metodo del consenso; come esempio di tecniche operative potremmo citare dallo sciopero a centinaia di altre forme di lotta cui ogni giorno qualcuna se ne aggiunge per la creativita' di chi contro la violenza ovunque si batte.

3. E' un insieme di strategie: e ad esempio una di esse risorse strategiche consiste nell'interpretazione del potere come sempre retto da due pilastri: la forza e il consenso; dal che deriva che si puo' sempre negare il consenso e cosi', attraverso la noncollaborazione, contrastare anche il potere piu' forte.

4. E' un insieme di progettualita' (di convivenza, sociali, politiche): significativo ad esempio e' il concetto capitiniano di "omnicrazia", ovvero: il potere di tutti. La nonviolenza come potere di tutti, concetto di una ricchezza e complessita' straordinarie, dalle decisive conseguenze sul nostro agire.

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V. Un'insistenza

Insistiamo su questo concetto della nonviolenza come insieme di insiemi, poiche' spesso molti equivoci nascono proprio da una visione riduzionista e stereotipata; ad esempio, e' certo sempre buona cosa fare uso di tecniche nonviolente anziche' di tecniche violente, ma il mero uso di tecniche nonviolente non basta a qualificare come nonviolenta un'azione o una proposta: anche i nazisti prima della presa del potere fecero uso anche di tecniche nonviolente.

Un insieme di insiemi, complesso ed aperto.

Un agire concreto e sperimentale e non un'ideologia sistematica e astratta.

Un portare ed agire il conflitto come prassi di umanizzazione, di riconoscimento e liberazione dell'umanita' di tutti gli esseri umani; come responsabilita' verso tutte le creature.

La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' questo cammino. Il cammino vieppiu' autocosciente dell'umanita' sofferente in lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.

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VI. Una grande esperienza e speranza storica

Non patrimonio di pochi, la nonviolenza si e' incarnata in grandi esperienze e speranze storiche, due sopra tutte: la Resistenza, e il movimento delle donne; ed e' il movimento delle donne, la prassi nonviolenta del movimento delle donne, la decisiva soggettivita' autocosciente portatrice di speranza e futuro qui e adesso, in un mondo sempre piu' minacciato dalla catastrofe e dall'annichilimento della civilta' umana.

 

2. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. UNA LETTERA DI MAURIZIO BURCINI

[Ringraziamo Maurizio Burcini (per contatti: mauriziobur at hotmail.com) per questa lettera di risposta a una richiesta di intervista.

Maurizio Burcini e' impegnato nel movimento di Pax Christi a Bologna. Si interessa di ecumenismo e di teologia della pace; sulla nonviolenza, e in particolare sulla teologia della pace, ha scritto e sta scrivendo articoli sulla rivista "Mosaico di pace"]

 

... La mia ricerca personale sul tema della pace nonviolenta mi sta portando dalla prospettiva teologica a quella politica. Come appartenente a un movimento per la pace, mi sento di invitare il movimento nonviolento, e tutte le associazioni e gruppi che si ispirano alla nonviolenza e la promuovono (sia dalla prospettiva di fede che da quella culturale) a fare in modo che gli ideali della nonviolenza entrino nella politica, che e' un obiettivo imprescindibile per la pace, come ci ha insegnato la vita dei grande nonviolenti della storia.

Far entrare la nonviolenza nella politica, significa disarmo a tutti i livelli; riduzione drastica delle spese militari, a favore di una capillare educazione alla pace, nella scuola e in tutti gli ambiti della societa'; significa abbandono di folli progetti militari (per esempio i cacciabombardieri F35); significa istituzione di un Ministero di pace che promuova ministri di pace, nazionali e internazionali, ispirati dalla strategia nonviolenta della prevenzione e del dialogo; significa progetti di riconversione delle industrie militari, e riconversione del lavoro del soldato verso nuove forme di difesa del territorio, disarmate e nonviolente; significa una profonda e radicale difesa dell'ambiente; significa proporre un referendum europeo antinucleare...

La nonviolenza nella politica significa tante e tante cose, molte delle quali sono ancora tutte da inventare. Servono nuove idee, poiche' servono anche fondi, per realizzare tanti progetti e per permettere a tanti di lavorare per il lavoro piu' bello che c'e': lavorare per la pace.

Pensare che la vecchia politica sposi tutti questi progetti, e' purtroppo la vera utopia, in quanto e' lo stesso apparato miliare che la legittima. Occorre quindi giocare la partita in prima persona, per portare la nonviolenza dentro la politica. Servono persone attente, decise, preparate, motivate.

Per questo invito tutte le associazioni nonviolente ad attivarsi, e a trovarsi informate e preparate in occasione delle prossime elezioni politiche nazionali, per dare il voto a coloro - singoli candidati o movimenti politici - che si schiereranno esplicitamente contro la guerra, ogni guerra, e a favore di una drastica riduzione delle spese militari, impegnandosi in tutti quei progetti che ho enunciato sopra. Dobbiamo dare fiducia e sostenere i nuovi movimenti che si ispirano agli ideali della nonviolenza, poiche' i vecchi partiti, di destra o di sinistra, hanno fallito, anzi, probabilmente per opportunismo e interessi di parte, hanno fatto scelte deliberatamente contrarie alla pace e alla nonviolenza (incremento delle spese militari, dell'esportazione di armi, avvio di folli progetti di riarmo, partecipazione a interventi militari nel mondo, repressioni violente della polizia contro i cittadini, devastazione del territorio, eccetera).

Dobbiamo costruire, nella politica italiana, una nuova possibilita'. Basta col farci illudere, ancora una volta, dalle sirene del passato; basta delegare chi e' invincibilmente incapace di vedere, nei suoi orizzonti, l'opportunita' di una politica nonviolenta: occorre saper osare strade nuove.

Ritengo sia solo questo il modo per dare alla pace, giusta e nonviolenta, una possibilita'. Non e' insomma possibile aspettare che altri svolgano il nostro ruolo: il nostro apporto e la nostra azione sono insostituibili.

 

3. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SEI DOMANDE A ELISA KIDANE'

[Ringraziamo Elisa Kidane' (per contatti: elisa at comboniane.org) per questa intervista.

Elisa Kidane' e' "missionaria comboniana e cittadina del mondo. Usa scarabocchiare versi e raccontare i sogni di un mondo piu' sano, piu' giusto, piu' buono. Non ha preferenze. Anzi una si': ama in maniera speciale il continente a forma di cuore, l'Africa culla dell'umanita'"]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Elisa Kidane': Mantenere il passo. In una societa' come la nostra dove tutto e' diventato effimero, volatile, etereo, questa marcia, inossidabile, ci ha dato la certezza che i valori della pace, della gustizia, e della nonviolenza, non solo sono inalienabili, ma anche inossidabili. Non invecchiano, e la loro longevita' non dipende dagli anni, ma dalla partecipazione attiva e personale di uomini e donne capaci di andare controcorrente e credere nell'utopia di un mondo nuovo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Elisa Kidane': Innanzitutto la ricorrenza dei suoi 50 anni. Ma spero che quello che verra' messo in luce in questa marcia e' l'urgenza, la necessita', di darsi davvero una mossa. Penso che non bastino piu' le marce in quanto tali. Fuori e dentro c'e' un mondo che brucia, alla deriva. Non basta piu' "prenderne atto", bisogna agire, subito, attraverso una pressione che sia capace di togliere il respiro ai "grandi della terra".

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Elisa Kidane': Diciamo pure che assomiglia un po' alle rovine di Pompei... Un monumento splendido ma lasciato alla merce' delle intemperie.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Elisa Kidane': Di sensibilizzazione e soprattutto di coscentizzazione. Un bel movimento come quello dei "Beati i costruttori di Pace" era importante e lasciava un impronta nella vita del Paese... E' un peccato che tante belle associazioni iniziano ma poi vuoi per stanchezza, vuoi per difficolta' interne, vuoi per mancanza di fondi necessari per portare avanti le iniziative, si perdano per strada. Il Movimento di Aldo Capitini deve uscire dal suo status di Movimento e diventare uno stile di vita in movimento. Ci vuole coraggio, determinazione, energia. Lavorare soprattutto negli ambienti giovanili, entrare nelle scuole, non solo in occorrenza della Marcia, ma nei 356 giorni di ogni anno. Un stile di vita in movimento no-stop. E soprattutto unificare gli sforzi. Mille movimenti, mille iniziative, sono come ruscelli d'estate, rinfrescano un momento... ma poi spariscono. Unire le forze, economizzare energie, puntare insieme su un solo obiettivo: dare una altra opportunita' di vita a questo nostro mondo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza? E su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Elisa Kidane': Penso che gli scenari mondiali ci offrano spunti per iniziative a tutti i livelli. La nonviolenza inizia dal linguaggio verbale. Quando si "urla" di abbassare i toni, significa che il livello di violenza e' arrivato ad un punto di non ritorno. Ecco, bisognerebbe educarci (iniziando dalla classe politica... non questa: questa ormai ha i freni guasti)  a riscoprire l'etica: nella politica, nel lavoro, nel rispetto dei diritti altrui. Bisognerebbe riscoprire il monito lasciatoci in eredita' da Alex Langer: "lentius, profundius, suavius" ("piu' lento, piu' profondo, piu' dolce"). Una rivoluzione pacifica.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Elisa Kidane': Dovrei dirgli: vieni e vedi come vivono i giovani che marciano per la nonviolenza, vieni e vedi come vivono coloro che hanno lasciato tutto per seguire il Cristo delle Beatitudini, vieni e vedi come vivono quelli che rivendicano le radici cristiane... Ma non sono tanto sicura dell'effetto. Ma poi direi: La nonviolenza e' il contrario di quello che in questi tempi vive l'umanita': guerre, fame, ingiustizie, violenze, arroganze... La nonviolenza e' farsi carico ogni giorno del sogno di Dio, e' giocarsi in prima persona per la crescita di un mondo nuovo. Vieni e vedi... e se vuoi resta e cammina con noi.

 

4. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A MARIA IMMACOLATA MACIOTI

[Ringraziamo Maria Immacolata Macioti (per contatti: mariaimmacolata.macioti at gmail.com) per questa intervista.

Maria Immacolata Macioti e' dal 1976 docente di Sociologia dell'Universita' "La Sapienza" di Roma. E' redattore capo della rivista "La Critica Sociologica" e collabora a diverse testate scientifiche italiane e straniere. Dirige i Master in "Immigrati e Rifugiati" e "Teoria e analisi qualitativa". E' coordinatrice del Dottorato in "Teoria e Ricerca Sociale". Ha fatto parte del direttivo dell'Ais, Associazione Italiana di Sociologia, della Sise, Societa' Italiana di Studi Elettorali, della Sisr, Societa' Internazionale di Sociologia della Religione, e'' membro della Isa (International Sociological Association). Attualmente e' nel consiglio direttivo dell' Awr, Associazione Mondiale Rifugiati, e' membro dell'Osservatorio sulle migrazioni di UnionCamere, della Consulta Nazionale sull'Immigrazione e della Caritas Diocesana di Roma. Ha insegnato e tenuto corsi e conferenze nelle universita' di San Paolo e Recife (Brasile), di Madrid e Valencia (Spagna), di Parigi e Lione (Francia), di Louvain (Belgio), di Cracovia e Varsavia (Polonia), di Budapest (Ungheria), di Chisinau (Moldova), Ginevra e Losanna (Svizzera). In Italia, alle Universita' di Torino, Milano, Padova, Pavia, Firenze, Siena, L'Aquila, Campobasso, Cassino, Napoli, Lecce, Bari ecc. Ha fatto ricerche in Francia, Marocco, Sud Africa, oltre che in Italia, interessandosi a fenomeni religiosi, processi migratori, marginalita' sociale e privilegiando un approccio qualitativo della ricerca sociale. Tra i suoi principali interessi di ricerca: a) Marginalita' urbana, borgate, disoccupazione, lavoro nero, immigrati; b) Metodi qualitativi; c) Religioni e movimenti religiosi, nuovi movimenti religiosi e nuovi culti, sette; d) Teorie e concetti sociologici. Tra le sue principali pubblicazioni: a) con F. Ferrarotti e altri, Studi e ricerche sul potere, Ianua, Roma 1980-1982 (3 voll.); La disgregazione di una comunita' urbana, Siares, Roma, 1988; Con Enrico Pugliese, Immigrati in Italia, Laterza, Roma-Bari, 1998 (1991); a sua cura: Per una societa' multiculturale , Liguori, Napoli, 1998 (1991); b) a sua cura sono usciti: Biografia storia e societa', Liguori, Napoli, 1997 (1985) e Oralita' e vissuto, Liguori, Napoli, 1997 (1985); piu' recentemente ha curato il volume La ricerca qualitativa nelle scienze sociali, Monduzzi, Bologna, 1997; c) Religione chiesa e strutture sociali, Liguori, Napoli, 1974; Teoria e tecnica della pace interiore. Saggio sulla "Meditazione Trascendentale", Liguori, Napoli, 1980; Fede mistero magia. Lettere a un sensitivo, Dedalo, Bari, 1991; Il Buddha che e' in noi. Germogli del Sutra del Loto, Seam, Roma, 1997; inoltre, con F. Ferrarotti e altri, Forme del sacro in un'epoca di crisi, vol. I, Liguori, Napoli, 1978; ha inoltre curato i volumi Maghi e magie nell'Italia di oggi, A. Pontecorboli, Firenze, 1995 (1991) e Attese apocalittiche alle soglie del Duemila, Liguori, Napoli, 1996; d) Il concetto di ruolo, Laterza, Roma-Bari, 1998 (terza edizione); Sociologia generale. I processi sociali nelle societa' industriali avanzate, Guerini, Milano, 1998. Tra le pubblicazioni recenti: La solitudine e il coraggio. Donne marocchine nella migrazione (2000); Pellegrinaggi e giubilei. I luoghi del culto (2000); L'esperienza migratoria. Immigrati e rifugiati in Italia (2005); Giallo e dintorni (2006). Cfr. anche i siti www.lacriticasociologica.it, www.masterimmigrati.it, www.metodologiaqualitativa.it]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Maria Immacolata Macioti: Credo che la marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni abbia avuto, inizialmente, il ruolo di aprire un percorso di riflessione sui temi della nonviolenza... Poi, via via, ha probabilmente concorso ad allargare l'area informando su questi temi e contribuendo a socializzare persone a questa filosofia di vita...

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Maria Immacolata Macioti: Credo che la prossima marcia del 25 settembre cada in un periodo davvero difficile. Difficile, certamente, per la forte crisi economica, ma difficile altresi' per la crisi di valori, per la perdita di prestigio delle istituzioni, per la sensazione, o, per alcuni, per la consapevolezza delle difficolta' al momento del pubblico, di quello che si definiva "bene comune". Anche i vertici ecclesiastici, che a lungo hanno affiancato e sostenuto l'attuale compagine di governo, sono oggi, a mio avviso, meno credibili di quanto non lo fossero prima del cosiddetto "progetto culturale" del cardinal Ruini. Il momento quindi e' davvero grave. C'e' da augurarsi che questa marcia per la pace sia un utile momento di confronto e solidarieta', di ripensamento e impegno.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Maria Immacolata Macioti: Sono vari i soggetti oggi interessati alla nonviolenza, in Italia. Non sempre tutti sulla stessa lunghezza d'onda, non sempre in grado di lavorare proficuamente insieme. La nonviolenza incontra limiti evidenti: basti pensare al coinvolgimento dell'Italia in Afghanistan, per non parlare della Libia e dei tanti migranti che hanno lasciato la vita nel tentativo di arrivare da noi. In queste circostanze, gruppi di base, singole persone, anche uomini politici come Pannella sono fortemente impegnati a favore della nonviolenza. Manca pero' ancora, credo, una azione continuata  e congiunta, per cui questo impegno rischia di apparire circoscritto nel tempo, frammentato.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Maria Immacolata Macioti: Credo che il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, cosi' come i vari altri gruppi, movimenti e associazioni che si muovono in quest'ambito potrebbero avere un importante ruolo innanzitutto nel portare avanti in primo luogo una riflessione in merito, di cui si sente il bisogno in un'epoca di interventi che si ipotizzano come umanitari ma che di umanitario hanno ben poco; in secondo luogo, nella comunicazione di questa impostazione, di questo modo di guardare allo stato delle cose. In terzo luogo, potrebbero utilmente giocare una parte importante nel sensibilizzare le piu' giovani generazioni. Sappiamo infatti che tra gli anziani e tra le persone con scarsi livelli di istruzione e' piu' facile che attecchiscano pregiudizi, stereotipi anche xenofobi, rispetto a quelli che sono invece i pensieri e gli atteggiamenti dei giovani: piu' disposti al confronto, all'apertura, piu' disponibili, ad esempio, nei confronti degli immigrati. Specie laddove la giovinezza anagrafica vada insieme a un certo livello di preparazione culturale. Infine, e proprio a partire da questo ultimo punto, penso che chi partecipa a una marcia del genere, che richiede si' impegno fisico, ma soprattutto una certa consapevolezza circa i valori importanti nella vita, potrebbe altresi' porsi come un importante punto di riferimento per indurre una piu' ampia riflessione sul ruolo della cultura oggi, che credo raramente abbia raggiunto livelli piu' bassi; sull'importanza di un ripensamento in merito, se non si voglia penalizzare in modo radicale il future delle giovani generazioni.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Maria Immacolata Macioti: Forse, i tentativi di entrare a Gaza da parte di gruppi pacifisti? Ma non ne sarei cosi' certa, perche' vi si abbina, al di la' delle intenzioni dei protagonisti, una certa spettacolarita'.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Maria Immacolata Macioti: Che dire? Certamente la marcia per la pace e' un momento comunicativo importante. Ma poi esiste la quotidianita', ed e' li' che si hanno o si possono avere comportamenti, scelte significative. Forse andrebbe affrontata meglio la questione del ruolo degli eserciti, italiano cioe' ma non solo, e delle "missioni umanitarie".

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Maria Immacolata Macioti: Esistono ormai vari esempi storici rilevanti, circa la nonviolenza. In varie parti del mondo ci si richiama, ad esempio, al pensiero e all'opera di Mohandas Karamchand Gandhi, il venerato Mahatma, noto per il suo impegno civile in favore dei deboli (penso alla sua difesa dei compatrioti in un Sud Africa che conosceva forme tremende di discriminazioni, a partire dall'apartheid - ho avuto la fortuna di visitare una casa dove lui ha vissuto, mi sembra a Durban, con foto d'epoca che ricordano il suo percorso); per la sua predicazione della disobbedienza civile contro leggi repressive, della nonviolenza: che diviene, con lui, impegno politico ed educativo. Combattere il nemico con la persuasione, senza nuocergli, e' stato il suo insegnamento: utopico, per molti. Eppure, come e' ben noto, esiste anche un ruolo sociale dell'utopia. Un altro esempio che mi sembra pertinente e' quello dei pacifisti israeliani: giovani che finiscono in carcere e si attirano addosso (a se' ma anche alle loro famiglie) biasimo sociale pur di non fare il servizio militare, che vorrebbe dire entrare comunque in un diverso ordine di idee. Un atteggiamento, un comportamento davvero inusuale, in un contesto dove si puo' venire facilmente stigmatizzati come persone che non credono alla patria o che rinnegano i valori fondanti dello stato israeliano. Sempre piu' spesso si sente proporre di ridurre il numero degli eserciti, dei militari. Per esempio, invece dei tanti eserciti nazionali si potrebbe avere un unico esercito europeo. Questo non risolverebbe il problema ma potrebbe essere un passo significativo in direzione di un restringimento dell'area della conflittualita', dell'intervento armato. Nonviolenza oggi: la dizione puo' assumere molti significati. Ai miei occhi ad esempio oggi c'e' una ingiustificata violenza contro migranti e rom da parte delle istituzioni. Non bisogna andare troppo lontano, per imbatterci in cause da difendere in modo nonviolento.

 

5. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A LUISA SANTELLI BECCEGATO

[Ringraziamo Luisa Santelli Beccegato (per contatti: luissan at tin.it) per questa intervista.

Luisa Santelli Beccegato, nata a Venezia, ha studiato all'Universita' di Padova dove e' stata assistente e professore incaricato di Storia della Pedagogia. Dal 1975 e' titolare della I Cattedra di Pedagogia Generale della Facolta' di Scienze della Formazione dell'Universita' di Bari. Gia' direttrice del Dipartimento di Scienze dell'Educazione, presidente del Corso di Laurea in Scienze dell'Educazione, direttrice del Cird (Centro Interdipartimentale di Ricerca Didattica) e presidente dell'Istituto Regionale di ricerca e sperimentazione educativa (Irrsae-Puglia), componente del Nucleo di Valutazione di Ateneo. Attualmente, oltre a Pedagogia Generale, e' titolare dell'insegnamento di Pedagogia Interculturale, Pedagogia sperimentale e di Teorie e metodi di programmazione e valutazione delle attivita' formative (Laurea Magistrale); presiede la Sezione di Pedagogia Interculturale; dirige il Corso di Alta Formazione Epmi (Esperto in Processi Multi e Interculturali) dell'Universita' di Bari ed e' Vicepresidente Nazionale della Concured (Conferenza Centri Universitari Ricerca Educativa e Didattica). Fa parte dei comitati scientifici e di redazione delle riviste pedagogiche Pedagogia e Vita, Rassegna di Pedagogia, Universita' e Scuola, Il Nodo. Le Scuole in rete e codirige la collana "Processi Formativi e Scienze dell'Educazione", editore Guerini, Milano. Svolge dal 1994 attivita' di coordinatrice di progetti Socrates/Erasmus tra l'Universita' di Bari e diverse Universita' europee. E' autrice di circa centoventi pubblicazioni, monografie e articoli, editi su riviste italiane e straniere, attinenti un'ampia serie di questioni di pedagogia generale, sociale e interculturale, di metodologia e didattica, con particolare riferimento alle questioni della formazione e di docimologia]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Luisa Santelli Beccegato: A mio avviso, ricordare e valorizzare il senso e il significato della pace in questo nostro tempo dove i livelli di ambiguita' e confusione sono in continuo aumento, e attestare quante siano le persone di tutte le eta' che si riconoscono nel messaggio di pace.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Luisa Santelli Beccegato: Ritengo che i significati portanti rimarranno in evidenza. Ad essi quest'anno si aggiungera' probabilmente il messaggio delle diverse forme di violenza che attraversano questi anni in cui la poverta' diventa purtroppo sempre piu' diffusa.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Luisa Santelli Beccegato: Molti i gruppi impegnati e interessanti gli studi di settore che vanno, senza dubbio, potenziati per cercare di rendere sempre piu' diffusa la cultura della nonviolenza. Una diffusione da perseguire nell'ambito delle diverse istituzioni, in particolare educative, ma non solo, esposte al messaggio della competitivita' che troppo spesso si traduce in conflittualita'.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Luisa Santelli Beccegato: Un ruolo trainante, come d'altronde sta facendo da anni. L'organizzazione di incontri, seminari, dibattiti, manifestazioni... e' importantissima per tenere alta l'attenzione. Molto importante - e da realizzare con urgenza - e' cercare peraltro di "fare rete".

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Luisa Santelli Beccegato: La presa di posizione del Presidente della Repubblica nei confronti della situazione dei migranti; l'accoglienza da parte di molti abitanti di Lampedusa di persone in difficolta'; la dichiarazioni del rappresentante americano delle vittime dell'11 settembre che ha ricordato tutte le vittime che da quel dramma sono conseguite.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Luisa Santelli Beccegato: Tenere piu' stretti rapporti a livello locale, nazionale e internazionale (anche attraverso siti web).

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Luisa Santelli Beccegato: Risponderei che e' il senso autentico della nostra umanita' e che quotidianamente siamo chiamati a scegliere tra comportamenti nonviolenti e violenti in tutti i contesti in cui viviamo. Leggere qualcosa in merito puo' aiutare a capire.

 

6. VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A MIRKO TUTINO

[Ringraziamo Mirko Tutino (per contatti: ass.pianificazione at mbox.provincia.re.it) per questa intervista.

Mirko Tutino e' assessore a Pianificazione, Cultura, Paesaggio, Ambiente della Provincia di Reggio Emilia. "E' nato a Genova il 26 aprile 1983, convive con la sua compagna a Reggio Emilia ed ha una figlia, Bianca. Ha conseguito la laurea magistrale in Scienze politiche - Studi internazionali ed europei presso l'Universita' di Parma, specializzandosi in Diritto amministrativo. L'impegno politico e' sempre stata una sua passione ed un valore della sua famiglia. Dal 2004 al 2010 e' stato assessore al Comune di Cavriago. Nel 2004 e nel 2009 e' risultato il primo degli eletti della lista di maggioranza ed e' tuttora consigliere comunale. Dal 1999 al 2010 ha anche ricoperto diversi incarichi negli organismi dirigenti della Sinistra Giovanile provinciale e regionale, nel Partito dei Democratici di Sinistra e nel Partito Democratico, dove si e' occupato di ambiente e territorio nell'Esecutivo provinciale. Dal 17 settembre 2010 e' assessore della Provincia di Reggio Emilia con deleghe alla pianificazione territoriale, alla cultura, al paesaggio e all'ambiente. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Politiche - Studi Internazionali ed Europei (classe 99) conseguita, da lavoratore, il 30 ottobre 2009 presso l'Universita' degli Studi di Parma con una tesi in Diritto Amministrativo Avanzato. In precedenza ha conseguito la Laurea Triennale in Scienze Politiche all'Universita' di Bologna ed il Diploma di Maturita' Scientifica presso il Liceo Ariosto-Spallanzani, dove per tre anni ha ricoperto la carica di rappresentante degli studenti nel Consiglio d'Istituto. Oltre agli incarichi elettivi ed amministrativi, e' stato Presidente del Cda dell'Azienda speciale Cavriago Infanzia nella fase di start-up, e Vicepresidente del Comitato di gestione del Cinema-Teatro Multisala 900. Dopo aver svolto alcuni lavori di breve durata nel primo periodo degli studi, ha lavorato come impiegato per Csr (Centro Studi e Ricerche) di Modena e per la cooperativa sociale Camelot di Reggio Emilia occupandosi del coordinamento dei Servizi bibliotecari provinciali"]

 

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Mirko Tutino: Cambiano i tempi, i governi e le stagioni storiche. Ma i conflitti armati continuano a mietere vittime in tutto il mondo (basti pensare alla vicinissima Libia) e la marcia per la pace e la fratellanza dei popoli e' stato un appuntamento costante per tutti coloro che intendono scrivere una storia diversa.

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- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Mirko Tutino: Con la marcia del 2011 ricorrono 50 anni dal primo storico appuntamento organizzato da Aldo Capitini. Quest'anno l'obiettivo e' riunire mille giovani impegnati a coltivare i valori della nonviolenza, della giustizia, della liberta', dei diritti umani, della pace e della responsabilita'. Sara' un evento importante sia per lanciare un forte messaggio rispetto ai conflitti in corso sia come passaggio di testimone verso le giovani generazioni.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Mirko Tutino: Se proviamo a immaginare come verra' ricordato il 2011 possiamo citare le primavere arabe, la guerra in Libia, l'arrivo in Europa e in Italia di migliaia di giovani migranti attraverso il Mediterraneo, la crisi economica e finanziaria della vecchia Europa e degli Stati Uniti, la presenza di 53 guerre nel mondo, la nascita di un nuovo Stato in Africa. Eventi che si intrecciano con le migliaia di storie individuali. C'e' ancora bisogno di questa marcia.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Mirko Tutino: Continuare il proprio impegno in maniera coordinata, coinvolgendo in particolare le giovani generazioni e chiedendo un cambiamento radicale all'approccio che la politica ha verso i conflitti.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Mirko Tutino: Il fatto che un'intera generazione si sia opposta a regimi dispotici come quelli di Egitto e Tunisia e che attraverso la rete in molti paesi a democrazia inesistente o limitata si siano attivate resistenze nonviolente sono grandi conquiste del nostro tempo.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Mirko Tutino: Anche alla luce del contesto economico, la riduzione delle spese militari in tutti in paesi d'Europa sarebbe un primo passo per segnalare il cammino verso una societa' nonviolenta.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Mirko Tutino: Vorrei che le notizie di morte che ogni giorno passano i telegiornali non le debba vedere anche mia figlia quando, tra 28 anni, avra' la mia eta'. Si potra' pensare ad un mondo di questo tipo solo se consideriamo la nonviolenza come una filosofia di vita individuale e collettiva.

 

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riletture

- Walt Whitman, Leaves of Grass, Penguin Books, New York 1943, 1944, pp. 314.

- Walt Whitman, Selected Poems, Dover, New York 1991, pp. VIII + 120.

- Walt Whitman, Foglie d'erba, Einaudi, Torino 1950, 1994, pp. LIV + 756. Versioni e prefazione di Enzo Giachino. Edizione integrale senza testo originale a fronte.

- Walt Whitman, Foglie d'erba, Einaudi, Torino 1950, Mondadori, Milano 1971, 1981, pp. 302. Scelta e traduzioni di Enzo Giachino. Testo originale a fronte.

- Walt Whitman, Foglie d'erba, Rizzoli 1988, 1990, pp. 520. Scelta, introduzione e note di Biancamaria Tedeschini Lalli, traduzione di Ariodante Marianni. Ampia scelta con testo originale a fronte.

- Walt Whitman, Foglie d'erba, Newton Compton, Roma 2007, 2010, pp. 414. Cura e traduzione di Igina Tattoni. Edizione integrale del 1856 con testo originale a fronte.

 

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

9. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 680 del 16 settembre 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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