Telegrammi. 439



 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 439 del 18 gennaio 2011

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

 

Sommario di questo numero:

1. Enrico Peyretti ricorda Josef Schiffer

2. Marco Ambrosini e Marco Graziotti intervistano Angela Dogliotti Marasso

3. Una lettera aperta al Ministro della Salute

4. Si e' svolta il 17 gennaio a Viterbo una giornata di studi

5. Per sostenere il Movimento Nonviolento

6. "Azione nonviolenta"

7. Segnalazioni librarie

8. La "Carta" del Movimento Nonviolento

9. Per saperne di piu'

 

1. LUTTI. ENRICO PEYRETTI RICORDA JOSEF SCHIFFER

[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo ricordo.

Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le opere di Enrico Peyretti: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio; vari suoi interventi (articoli, indici, bibliografie) sono anche nei siti: www.serenoregis.org, www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Un'ampia bibliografia degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68.

Su Josef Schiffer si vedano anche gli articoli di Enrico Peyretti apparsi ne "La nonviolenza e' in cammino" nei numeri 83 e 749]

 

Sono un cittadino italiano, di Torino.

Avevo nove anni quando fini' la guerra, nel 1945.

Sentii parlare, allora, di un soldato dell'esercito tedesco che aveva aiutato e protetto la popolazione civile italiana, durante l'occupazione.

Cinquant'anni dopo, nel 1995, lo cercai e lo trovai. Era Josef Schiffer.

Egli fu invitato e premiato con una medaglia d'oro del Comune di Aulla (in Lunigiana, provincia di Massa Carrara). Ho visto come i vecchi di Aulla e Pallerone lo ricordavano, dopo piu' di cinquant'anni, come lo festeggiavano e lo abbracciavano.

Dietro mia proposta, ricevette una onorificenza del Presidente della Repubblica italiana. Anche il Presidente della Repubblica Federale tedesca lo premio' per il valore civile.

Feci intensa amicizia con lui, che venne molte volte in Italia, anche a Torino, dove incontro' il sindaco Castellani e il presidente provinciale dell'Associazione dei Partigiani.

Io venni a fargli visita a Duesseldorf tre volte, e feci un discorso quando fu festeggiato nella Rathaus per i suoi novant'anni.

Ho scritto diversi articoli sul suo comportamento umano e civile durante la guerra. Egli e' stato "piu' uomo che soldato".

Ci sono vari tipi di pace. La pace prima della guerra, invece della guerra, e' molto buona. La pace dopo la guerra e' buona perche' si smette di uccidere e di soffrire, ma e' la pace della forza e non del diritto. La pace che ha fatto Josef Schiffer e' stata la piu' grande: e' la pace dentro la guerra, nonostante la guerra, e' l'amicizia invece dell'inimicizia, l'umanita' invece dell'odio.

Cosi' Josef Schiffer, come altri cittadini tedeschi contrari al nazismo, ha salvato l'onore della Germania, che era stato offeso dalla violenza nazista, complice il fascismo italiano.

"Beati gli operatori di pace, perche' saranno chiamati figli di Dio" (vangelo secondo Matteo 5, 9).

Noi oggi ringraziamo Dio Padre di Gesu' Cristo e di tutti i popoli, per la vita buona di Josef.

Affidiamo Josef, sereno amico della pace, all'amore misericordioso del Padre, che e' Vita, e da' vita.

 

2. RIFLESSIONE. MARCO AMBROSINI E MARCO GRAZIOTTI INTERVISTANO ANGELA DOGLIOTTI MARASSO

[Ringraziamo Marco Ambrosini (per contatti: agrcasetta at inventati.org) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco at gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista ad Angela Dogliotti Marasso.

Marco Ambrosini e Marco Graziotti fanno parte della redazione di "Viterbo oltre il muro. Spazio di informazione nonviolenta", un'esperienza nata dagli incontri di formazione nonviolenta che si svolgono settimanalmente a Viterbo.

Angela Dogliotti Marasso, rappresentante autorevolissima del Movimento Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento, svolge attivita' di ricerca e formazione presso il Centro studi "Sereno Regis" di Torino e fa parte della Commissione di educazione alla pace dell'International peace research association; studiosa e testimone, educatrice e formatrice, e' una delle figure piu' nitide della nonviolenza in Italia. Tra le sue opere segnaliamo particolarmente Aggressivita' e violenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino; il saggio su Domenico Sereno Regis, in AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999; con Maria Chiara Tropea, La mia storia, la tua storia, il nostro futuro, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2003; Con Elena Camino (a cura di), Il conflitto: rischio e opportunita', Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2004. Un'ampia intervista ad Angela Dogliotti Marasso e' nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino" n. 220; un'altra intervista e' nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 345]

 

- Marco Ambrosini e Marco Graziotti: Nella storia del Novecento la nonviolenza ha caratterizzato importanti esperienze, dalle lotte condotte da Gandhi dapprima in Sudafrica e successivamente in India, alle esperienze di resistenza nonviolenta contro il nazifascismo, alle lotte di Martin Luther King contro il razzismo, fino alla lotta di Aung San Suu Kyi. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza alla storia degli ultimi cento anni? A questo si aggiunga che la riflessione nonviolenta si e' intrecciata con varie tradizioni del pensiero politico, ha apportato contributi fondamentali, ed ha costituito e costituisce una delle esperienze maggiori della filosofia politica odierna. Come definirebbe e descriverebbe il contributo della nonviolenza al pensiero politico?

- Angela Dogliotti Marasso: La storia degli ultimi cento anni ha visto l'emergere di un paradigma di azione e di cambiamento sociale che gia' era comparso in altre sporadiche occasioni nei secoli passati, ma che nel corso del Novecento ha visto la sua piena attuazione. E' il metodo satyagraha teorizzato e sperimentato da Gandhi, prima in Sudafrica e poi in India.

Vale la pena soffermarsi dunque ad analizzare nel concreto alcuni aspetti della strategia di lotta gandhiana, prendendo in esame il caso della marcia del sale del 1930.

Il testo che segue e' tratto da un mio articolo "Noncollaborazione e resistenza civile: analisi di casi storici", pubblicato nel testo Difendere, difendersi: rapporto 2005, a cura dell'"Osservatorio sui sistemi d'arma, la guerra e la difesa" e del Cisp dell'Universita' di Pisa (Plus, Pisa 2007).

*

Il caso indiano

Per comprendere lo straordinario processo di disobbedienza civile che Gandhi realizza con la marcia del sale nel 1930 e' necessario richiamare, seppur schematicamente, alcuni elementi di contesto (1).

Per riuscire a controllare l'immenso sub-continente indiano, passato direttamente alla Corona britannica dalla Compagnia delle Indie orientali (la regina Vittoria e' proclamata Imperatrice delle Indie nel 1877), i colonizzatori inglesi devono trovare il modo di superare la grande sproporzione tra il loro esiguo numero e la grande massa degli Indiani.

Gli Inglesi cercano di realizzare questo obiettivo puntando su tre elementi:

- la frammentazione e la passivita' delle masse;

- la collaborazione dell'aristocrazia terriera e delle classi medie occidentalizzate, cui viene affidata parte dell'amministrazione territoriale;

- un sistema di controllo basato sulla politica "del bastone e della carota" e su quella del "divide et impera" (sfruttando a proprio vantaggio le molteplici divisioni di lingua, di casta, di religione, di posizioni politiche e cosi' via...).

In questo contesto nasce un movimento nazionale indiano composito ma guidato dalle componenti moderate ed occidentalizzate, nel quale, al suo rientro dal Sudafrica, si inserisce Gandhi, operando una svolta fondamentale che trasformera' il nazionalismo indiano in movimento di massa.

Gandhi comprende infatti che il punto critico per gli Inglesi e favorevole per gli Indiani e' proprio questa sproporzione quantitativa: "Come possono centomila Britannici controllare piu' di 350 milioni di Indiani? Il sistema funziona per l'acquiescenza degli Indiani. Se smettiamo di fare tutto quello che vogliono come possono cavarsela?" (2). E ancora: "Non ce l'hanno presa loro (l'India), siamo noi che gliel'abbiamo consegnata" (3).

Cio' che Gandhi vuole sottrarre e' il consenso indiano a un governo straniero, recidere il legame di collaborazione dei dirigenti locali indiani che gli Inglesi utilizzano per realizzare il loro sistema di controllo dell'India e attivare il potere dei villaggi indiani.

Nell'ambito del Congresso, la componente politica radicale di Bal Gangadhar Tilak aveva gia' da tempo espresso posizioni analoghe, nel tentativo di mobilitare le masse e sottrarre il consenso alla dominazione inglese. Cosi' si era infatti espresso Tilak nel 1902: "Sebbene oppressi e dimenticati, dovete essere consapevoli del vostro potere di rendere impossibile il controllo britannico se solo decidete di agire in tal senso... Siete voi che mandate avanti le ferrovie e il telegrafo, siete voi che stipulate accordi e raccogliete le imposte" (4).

Ma per Gandhi la politica di non-cooperazione si fonda su una visione ancora piu' profonda del cambiamento. Egli e' convinto infatti che l'indipendenza non possa essere intesa solamente come un nuovo status politico, ma richieda profonde trasformazioni dal basso delle radici stesse della societa' indiana, realizzabili solo attraverso una vasta e capillare azione nonviolenta.

Per lui swaraj comporta un risveglio in ogni settore della vita, che deve iniziare dalla presa di coscienza di ogni singola persona. Presuppone unita' tra le caste e le comunita' religiose, amore per tutto cio' che e' indiano e profondi cambiamenti nell'amministrazione locale, nell'educazione, nell'igiene pubblica, nella condizione delle donne, cosi' come riforme sociali nel senso di una piu' equa redistribuzione economica delle risorse, in primo luogo della terra.

Per sperimentare questo modello di vita e renderlo concretamente visibile a tutti fonda comunita' di persone disponibili ad accogliere questi principi nel proprio stile di vita. Sono gli ashram gandhiani, punti di forza della lotta nonviolenta; uno dei piu' importanti e' quello di Ahmedabad, l'ashram Sabarmati, da cui partira' la marcia del sale.

Le prime azioni politiche significative di Gandhi stesso nel processo di lotta per l'indipendenza sono azioni di disobbedienza civile e di non-collaborazione. Il suo primo satyagraha in India, infatti, e' il rifiuto di lasciare il distretto di Champaran, nel Bihar, dove si era recato nel 1917 per condurre un'inchiesta sulle condizioni dei contadini, pesantemente sfruttati. All'ingiunzione delle autorita' locali di lasciare la regione, rifiuta di obbedire ed e' citato in giudizio, vincendo la causa in tribunale. A questa prima azione seguiranno gli scioperi a sostegno dei lavoratori tessili di Ahmedabad, e l'organizzazione dell'auto-riduzione delle imposte da parte dei contadini del Kheda, in seguito agli scarsi raccolti del 1917.

La non-collaborazione diventa cosi' una nuova strategia complessiva di lotta per l'indipendenza che, attraverso la mobilitazione delle masse e insieme agli altri elementi della politica gandhiana (conquista del Partito del Congresso, ricerca dell'alleanza indo-musulmana, programma costruttivo) portera' l'India al raggiungimento del suo obiettivo.

Una delle forme di non-collaborazione e' il boicottaggio dei tessuti e delle merci straniere. Simbolo di questa lotta ed emblema dello swadeshi (self-reliance, autosufficienza) e' l'uso del kadi, il vestito di filato di cotone locale, che diventa l'uniforme dei satyagrahi e di tutti gli Indiani coinvolti nella lotta (importanza dei simboli!).

Queste azioni simboleggiavano il profondo cambiamento causato dal movimento gandhiano: le persone riconoscevano la propria responsabilita' per il male che cercavano di cambiare e quindi cambiando se stesse erano in grado di cambiare la loro situazione (5).

Ma il culmine della strategia gandhiana e' la marcia del sale. Essa esemplifica in modo emblematico le tappe e le caratteristiche di una lotta nonviolenta di massa. Vediamone i passaggi essenziali.

- L'avvertimento. All'inizio del marzo 1930 Gandhi scrive al vicere' Irwing per comunicargli la sua decisione di contestare la tassa sul sale, presa come simbolo del potere britannico, con un atto di disobbedienza civile: andare sulla costa a produrre sale illegalmente infrangendo il monopolio inglese e invitando tutti gli Indiani a fare altrettanto;

- il piano di sviluppo dell'azione. Gandhi traccia un itinerario di circa 400 km, dall'ashram Sabarmati di Ahmedabad a Dandi, sulla costa, cercando un coinvolgimento di popolo e un crescendo graduale che non faccia precipitare le cose con gli Inglesi (ricerca dell'unita' al di la' delle differenze; gradualita');

- la presenza della stampa straniera: serve per coinvolgere delle terze parti esterne (opinione pubblica occidentale, in particolare) e portarle dalla propria parte;

- l'azione simbolica (raccolta di una manciata di sale), che diventa azione di disobbedienza civile di massa, espressione della determinazione al raggiungimento dell'indipendenza da parte di un intero popolo;

- l'uso politico della repressione subita. Gli arresti, le brutalita', la repressione, accettate come parte della lotta, vengono usate come un boomerang e si ritorcono contro chi le esercita: "Volevamo dimostrare tutta la brutalita' e la ferocia del governo e ci siamo riusciti; ... se un'autorita' si crogiola nel suo potere e si scontra con una disobbedienza diffusa, il suo potere si svuota" (6);

- la coercizione nonviolenta al negoziato. La lotta si estende, il commercio inglese cala del 25%, tre negozi di tessuti stranieri su quattro chiudono. Nel febbraio del 1931 il primo ministro britannico Ramsey McDonald e' costretto al negoziato, e ordina il rilascio di Gandhi e dei dirigenti della resistenza. Gandhi interrompe la disobbedienza civile rimandando a successivi incontri, a Londra, le questioni costituzionali.

"L'azione nonviolenta non era riuscita a cacciare gli Inglesi nel 1930-'31, e non aveva funzionato come Gandhi aveva sperato, ma aveva funzionato. La sofferenza di coloro che avevano messo in atto la protesta non aveva cambiato la mente degli Inglesi, ma aveva cambiato la mente degli Indiani verso gli Inglesi. Per decine di milioni di Indiani la lotta satyagraha e i suoi risultati avevano trasformato la cooperazione con il raj da una fortuna a una empieta'. Il vecchio ordine, nel quale il controllo britannico si reggeva sull'acquiescenza indiana si era definitivamente sfaldato..." (7).

L'India resta sotto dominio britannico, ma la marcia del sale ha posto fine alla pretesa legittimita' di tale dominio. Essa ha permesso agli Indiani di diverse regioni, classi e provenienze religiose di stabilire una forte unita' di azione e ha risvegliato in loro la consapevolezza del proprio potere. In questo modo ha impresso una svolta, un punto di non ritorno al processo di indipendenza, che giungera' a compimento sedici anni dopo, nel 1947.

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Se la marcia del sale  ben rappresenta il modello di lotta nonviolenta praticato da Gandhi, ancor piu' sorprendente e' analizzare un altro caso di resistenza civile, quello del salvataggio degli ebrei danesi durante l'occupazione nazista, che si sviluppa come movimento spontaneo, al di fuori di ogni teorizzazione, e poi confrontare i due casi (anche questa parte e' tratta dall'articolo di cui sopra).

Il caso danese

Quando il 9 aprile 1940 i Tedeschi invadono la piccola Danimarca, essi si presentano come "protettori" e alleati del governo danese contro il "pericolo" di invasione inglese, e promettono di non interferire con la vita politica interna, sperando, in tal modo, di non incontrare opposizione all'occupazione.

Il re e il governo decidono di accettare lo stato di fatto per evitare danni maggiori al paese e alla popolazione. L'obiettivo di questa prima fase e' "riuscire a sopravvivere" e a mantenere la sovranita' danese, seppur sotto occupazione nazista. Ma ben presto la politica di cooperazione, attuata dal governo come male minore, viene avvertita come insufficiente dai gruppi piu' attivi della societa' civile. Essi danno inizio ad azioni di resistenza, come quelle esemplificate nel volantino redatto da un giovane studente diciassettenne, Arne Sejr, il Decalogo del buon danese, che esprime una chiara insofferenza per l'occupazione tedesca e invita ad atti concreti di resistenza antinazista.

Tra la popolazione si diffondono rapidamente comportamenti di presa di distanza dalle truppe di occupazione ("tattica della spalla fredda", cioe' ignorare i tedeschi, farli sentire isolati, indesiderati...), si organizzano cori tradizionali danesi in concomitanza con i concerti della banda militare tedesca; i Danesi si riuniscono nei parchi cittadini per cantare inni nazionali e per acclamare al re, come simbolo della propria identita' e fondamento delle proprie istituzioni indipendenti.

La resistenza cresce e si organizza nel corso del 1941, per rispondere alla pretesa nazista di coinvolgere la Danimarca nella guerra a fianco dei Tedeschi, inviando soldati danesi sul fronte orientale. Si formano gruppi di sabotatori, si diffonde la stampa clandestina, si organizzano scioperi e manifestazioni: e' la resistenza civile aperta, che pone il governo danese guidato da Scavenius in un dilemma sempre piu' insostenibile. Se reprime la resistenza si delegittima rispetto al proprio popolo, se non lo fa si mette contro i Tedeschi.

La svolta avviene il 28 agosto 1943, quando, di fronte all'ultimatum tedesco che impone al governo la proclamazione dello stato di emergenza, Scavenius si dimette, e i Tedeschi assumono il controllo diretto della Danimarca. La politica di cooperazione non e' ormai piu' possibile, e non c'e' piu' spazio per un "cuscinetto" costituito dal governo danese tra la popolazione e i nazisti occupanti.

E' a questo punto che avviene una delle manifestazioni piu' straordinarie della resistenza civile europea. Quando, alla fine del settembre 1943, il plenipotenziario tedesco Best ordina l'arresto di tutti gli Ebrei presenti in Danimarca, tutta la societa' danese si mobilita e riesce ad impedire la retata, prevista per il primo ottobre, nascondendo gli Ebrei ovunque: nelle case private, negli ospedali, nelle ambulanze, nelle cantine...

"La notizia [che gli Ebrei dovevano essere nascosti] si diffuse con la velocita' della luce, grazie anche a molti Danesi non Ebrei. Il guidatore di ambulanze Jorgen Knudsen cerco' nelle guide telefoniche gli indirizzi di famiglie con nomi ebrei. Poi ando' a prenderli con la sua ambulanza e porto' all'ospedale o nelle case dei medici attivi nella resistenza quelli che non avevano posto dove nascondersi. Altri Ebrei furono avvicinati per la strada da sconosciuti che offrivano loro le chiavi delle loro case..." (8).

"Gli Ebrei danesi erano scomparsi dietro il muro vivente innalzato dal popolo danese nello spazio di una notte" scrive Leni Yahil, professore di storia ebraica moderna all'Universita' di Haifa (9).

Il salvataggio degli Ebrei galvanizza i Danesi e rafforza la loro resistenza. Si diffondono proteste nelle Universita', si leggono lettere dai pulpiti delle chiese e, di fronte all'ordine tedesco che il 2 ottobre intima di consegnare gli Ebrei all'autorita', si formano gruppi di cittadini che ne organizzano la fuga verso la Svezia, su piccole barche di pescatori.

Dei 7.695 Ebrei presenti nel paese, ben 7.220 riescono a sottrarsi alla cattura e a mettersi in salvo; solo 475 sono arrestati.

L'obiettivo nazista della "soluzione finale" per gli Ebrei, in Danimarca fallisce clamorosamente.

A proposito di queste vicende, Hannah Arendt, scrivera': "La storia degli Ebrei danesi e' una storia sui generis, e il comportamento della popolazione e del governo danese non trova riscontro in nessun altro paese d'Europa... Su questa storia si dovrebbero tenere lezioni obbligatorie in tutte le universita' ove vi sia una facolta' di scienze politiche, per dare un'idea della potenza enorme della nonviolenza e della resistenza passiva, anche se l'avversario e' violento e dispone di mezzi infinitamente superiori" (10).

Il Consiglio della Liberta', nato nel settembre 1943 per coordinare le azioni di resistenza, si era conquistato il riconoscimento di "governo di fatto" della nazione. Rivolgendosi al popolo danese, il Consiglio sottolinea in un suo documento il valore e l'importanza primaria della resistenza nonviolenta, che, a differenza di quella in armi, e' accessibile a tutti i cittadini e in cio' trova la sua forza e la sua efficacia.

Negli ultimi mesi del '44 e nei primi del '45 la lotta diventa sempre piu' dura, con manifestazioni di massa come i due minuti di silenzio a mezzogiorno durante i quali tutta Copenhagen si ferma; il blocco delle ferrovie per impedire il trasporto di prigionieri danesi in Germania; gli scioperi, come quello in risposta all'arresto dei diecimila poliziotti danesi, fino al primo maggio 1945, giorno della Liberazione.

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Elementi di confronto tre i due casi

Il confronto tra i due casi presi in esame e' interessante perche' consente di individuare sia aspetti comuni nella strategia di lotta, sia elementi diversi o complementari.

Se in entrambe le situazioni si possono riconoscere alcune caratteristiche tipiche di una lotta di resistenza nonviolenta come l'uso di simboli, le forme di protesta e di noncollaborazione, diversificate in relazione al contesto, ma uguali nell'intento di svuotare il potere dell'occupante, emergono anche alcune differenze interessanti, che arricchiscono il quadro delle tipologie di resistenza.

Si puo' cercare di elencare alcuni punti di confronto.

1. La diversa struttura della leadership resistente e dell'organizzazione. Nel caso dell'India c'e' un leader carismatico, Gandhi, che si muove in modo organizzato e strategicamente preparato, anche sulla base di una teoria del conflitto e di una cultura di nonviolenza specifiche. Nel caso della Danimarca c'e' invece una leadership diffusa che sorge in modo spontaneo e decentrato e solo in un secondo tempo si coordina, si organizza e trova un riferimento unitario e centralizzato nel Consiglio della Liberta'.

2. La natura della coesione resistente. In India l'unita' e' fortemente centrata sul leader carismatico, che riesce momentaneamente a superare le profonde divisioni interne, senza peraltro riuscire a risolverle (la nascita del Pakistan e' espressione della piu' profonda, forse, di queste: quella tra Indu' e Musulmani). In Danimarca, i tre cerchi della resistenza civile (11), quello delle istituzioni, della resistenza attiva dal basso e della complicita' passiva, realizzano una coesione sociale che diventa inespugnabile, anche per un esercito come quello nazista. L'identita' nazionale e una forte coscienza civile hanno in cio' un ruolo essenziale, che sopperisce anche alla mancanza di preparazione iniziale.

3. Le motivazioni della lotta. In India la motivazione alla lotta e' anticoloniale e da cio' scaturisce una presa di coscienza della propria forza e della necessita' di rivendicare la propria indipendenza politica, di contare sulle proprie forze, sviluppando le risorse interne e la struttura economico sociale fondata sul villaggio, cuore profondo dell'India. In Danimarca si inserisce nella lotta contro l'occupante un elemento nuovo: la protezione verso una parte distinta della societa' danese costituita dalla sua popolazione ebraica o dagli Ebrei che in essa si erano rifugiati. Qui l'elemento che scatta e' la solidarieta' verso il debole, il perseguitato, da sottrarre alla barbarie dell'invasore, anche quando e' straniero. E' in questo presente un elemento culturale rilevante: l'assenza di antisemitismo e in generale la scarsa presa delle teorie razziste sulla maggioranza della societa' civile danese.

4. La presenza di terze parti. In entrambi i casi giocano un ruolo importante delle terze parti. In India sono soprattutto giornalisti stranieri, operai e partiti inglesi, anche persone singole che appartengono al campo avverso, come l'inglese Mirabel, figlia di un alto militare, che sposa la causa indiana e diventa collaboratrice di Gandhi. In Danimarca, tra le terze parti interne c'e' anche un addetto all'ambasciata tedesca, stretto confidente di Best, Georg Duckwitz, che opponendosi alla cattura degli Ebrei perche' teme che possa pregiudicare ulteriormente le relazioni tedesco-danesi, rivela i piani di Best ad un politico socialdemocratico danese suo amico, sollecitandolo ad agire.

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Considerazioni conclusive

In entrambi i casi qui brevemente esaminati, la forza della resistenza nonviolenta costringe un avversario, assai piu' potente e militarmente attrezzato, a venire a patti o a rinunciare ad un proprio obiettivo.

In entrambi i casi l'avversario e' portato fuori dal terreno a lui congeniale, quello dello scontro militare diretto, e' spiazzato da un approccio indiretto e asimmetrico, che non punta a contrapporre una forza dello stesso tipo, ma a sbilanciare l'avversario piu' forte svuotandone il potere dall'interno. Sia in India che in Danimarca partecipano alle azioni di disobbedienza civile e di resistenza grandi masse, ma diversi episodi dipendono dalle scelte personali di singoli.

Nella dinamica della lotta si cerca di rompere il fronte avversario, di evitare le polarizzazioni (Gandhi sottolinea piu' volte che non e' contro gli Inglesi, ma contro l'occupazione britannica dell'India: i cittadini del Regno Unito saranno sempre i benvenuti in un paese indipendente).

Combinando la disciplina nella lotta con la solidarieta' e la resistenza, l'azione nonviolenta rende esplicita la repressione e la usa a proprio favore per spostare il rapporto di forza: la nonviolenza fa in modo che la repressione funzioni come un boomerang che si ritorce contro chi la compie, sottraendogli consenso. E' lo sbilanciamento che Gene Sharp chiama ju-jitsu politico (12).

Esso smuove le terze parti e le induce a schierarsi a favore del gruppo di protesta, crea dissenso nel campo dei sostenitori, rendendolo meno compatto, mentre consolida il gruppo di protesta, realizzando in tal modo uno spostamento di potere a favore della dissidenza.

L'astenersi dalla violenza, l'evitare di umiliare l'avversario, il compiere sacrifici palesi per la causa, sono atteggiamenti che possono mettere in crisi l'avversario, rendendo possibile un cambiamento.

In sintesi, presupposti fondamentali per organizzare una lotta nonviolenta sono dunque la liberazione dalla paura, l'accettazione della sofferenza, il rifiuto di odiare, distinguendo la persona dal problema, la consapevolezza di possedere una forza, diversa dalla violenza, da cui deriva un potere che si puo' usare per sbilanciare l'avversario, recidendo le fonti su cui si basa il suo dominio.

Sia in India, sia in Danimarca questi presupposti erano in vario modo presenti e sono stati alla base del successo dei rispettivi movimenti di resistenza nonviolenta; essi rimangono come un esempio della capacita' della nonviolenza di incidere nella lotta politica, in maniera efficace e significativa.

Per un approfondimento del tema si veda la bibliografia prodotta e costantemente aggiornata da Enrico Peyretti:

http://db.peacelink.org/tools/author:php?l=peyretti

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Note

1. Si veda a questo proposito, tra i  testi disponibili, il fondamentale lavoro di M. Torri, Dalla collaborazione alla rivoluzione nonviolenta, Torino, Einaudi, 1975, cui fanno riferimento le note che seguono.

2. A Force More Powerful, Defying the Crown, intervista ad Abigne Padamse (traduzione italiana di Michi Lanza ad uso interno; ora disponibile in Dvd).

3. Idem.

4. Sumit Sarkar, Modern India, Basingstoke, Macmillan, 1989, p. 100 (la traduzione e' mia).

5. Shelley Douglass, in Ken Butigan, Dalla violenza alla pienezza, Bologna, Emi, 2005, p. 95.

6. Idem; e' cio' che G. Sharp definisce lo ju-jitsu politico, v. Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Torino, Ega, 1985-1997, vol. 3.

7. P. Ackerman, J. Duvall, A Force More Powerful: A Century of Non-Violent Conflict, New York, St. Martin Press, 2000, p. 109 (la traduzione e' mia).

8. P. Ackerman, J. Duvall, op. cit., p. 223 (la traduzione e' mia).

9. Idem.

10. H. Arendt, La banalita' del male, Milano, Feltrinelli, 1993, p. 178.

11. J. Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, Sonda, Torino, 1993.

12. G. Sharp, op. cit., vol. 3.

 

3. DOCUMENTI. UNA LETTERA APERTA AL MINISTRO DELLA SALUTE

[Riceviamo e diffondiamo]

 

Al Ministro della Salute

e per opportuna conoscenza: al prefetto di Viterbo, al sindaco del Comune di Caprarola, al sindaco del Comune di Ronciglione, al presidente della Provincia di Viterbo, alla presidente della Regione Lazio, a tutti i consiglieri del Comune di Caprarola, a tutti i consiglieri del Comune di Ronciglione, a tutti i consiglieri della Provincia di Viterbo, a tutti i consiglieri della Regione Lazio, alla ministra dell'Ambiente, al ministro dei Beni culturali, alla ministra del Turismo, ai mezzi d'informazione locali e nazionali

Oggetto: Richiesta di intervento per il risanamento del lago di Vico, per la salubrita' delle acque e la tutela della salute dei cittadini di Caprarola e Ronciglione

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Gentile Ministro della Salute,

le e' gia' nota la grave situazione delle acque del lago di Vico, sulla quale da tempo e' stato sollecitato un intervento delle competenti istituzioni al fine dell'adozione di urgenti e adeguati provvedimenti per il risanamento del lago di Vico, per la salubrita' delle acque e la tutela della salute dei cittadini di Caprarola e Ronciglione.

Non risulta tuttavia che i Ministeri variamente competenti abbiano fin qui esercitato una adeguata, tempestiva, efficace azione, e la situazione continua ad essere assai preoccupante.

*

Un quadro della situazione si evince dal recente esposto inviato dall'"Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia)" al Commissario Europeo all'Ambiente il 24 maggio 2010, che di seguito testualmente riproduciamo:

"Al Commissario all'Ambiente dell'Unione Europea, al Ministro della Salute, al Ministro dell'Ambiente

e per opportuna conoscenza: al Prefetto di Viterbo, al Sindaco di Caprarola, al Sindaco di Ronciglione, al Direttore generale della Asl di Viterbo, al Direttore sanitario della Asl di Viterbo, al Dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica della Asl di Viterbo, al Servizio veterinario della Asl di Viterbo, al Direttore generale dell'Istituto superiore di sanita', al Presidente dell'Istituto superiore di sanita', all'Arpa Lazio - sezione di Viterbo, al Presidente della Provincia di Viterbo, ai responsabili dell'Ato 1 - Lazio, al Presidente della Giunta Regionale del Lazio, al Garante del Servizio idrico integrato della Regione Lazio, al Direttore dell'Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo, al Direttore Regionale Energia e Rifiuti, al Direttore del Centro Tecnico Logistico Interforze Nbc, all'Assessore all'Ambiente della Provincia di Viterbo, all'Assessore all'Ambiente della Regione Lazio, all'Assessore alla Sanita' della Regione Lazio, al Presidente della Commissione  Ambiente del Senato, al Presidente della Commissione Igiene e sanita' del Senato, al Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, al Presidente della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati

Oggetto: Un contributo di analisi ed una ennesima richiesta di intervento in relazione agli sviluppi della vicenda del lago di Vico dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo.

L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde di Viterbo il  30 marzo 2010  ha presentato un esposto (in allegato) al Ministro dell'Ambiente e al Ministro della Salute sul gravissimo rischio sanitario ed ambientale derivante dal degrado e dall'inquinamento dell'ecosistema del lago di Vico.

L'esposto, oltre a fornire un quadro dettagliato, documentato e circostanziato delle problematiche ambientali e del rischio sanitario determinato dal rapido deterioramento della qualita' delle acque del lago, ha indicato anche le proposte, piu' volte formulate, dell'Isde di Viterbo per l'avvio di una rapida ed efficace bonifica e tutela dell'intero ecosistema lacustre e per garantire acque salubri e potabili alle popolazioni di Caprarola e Ronciglione.

A seguito di questo esposto sono state presentate numerose interrogazioni da parte di deputati, senatori ed europarlamentari.

L'Isde, in relazione ai piu' recenti sviluppi di questa situazione, intende con il presente documento mettere a disposizione un ulteriore contributo sia di informazione, sia di replica a erronee dichiarazioni altrui e sia di rinnovata proposta di interventi ormai non piu' procrastinabili.

L'attuale situazione ambientale del  lago di Vico

Sono evidenti e ormai ben documentate le gravi problematiche ambientali del lago di Vico (presenza di periodiche fioriture dell'alga rossa Plankthotrix rubescens, produttrice di una microcistina tossica e cancerogena, marcata riduzione del quantitativo di ossigeno nelle sue acque e della loro trasparenza, presenza di metalli pesanti in elevata concentrazione nelle acque e nei suoi sedimenti, etc.).

Nella riunione, promossa dall'Assessorato all'Ambiente della Provincia di Viterbo, svoltasi il  2 marzo 2010, sul tema "Attivita' di contrasto al degrado della qualita' delle acque del lago di Vico", sono stati presentati dati che hanno evidenziato la presenza nelle acque del lago di valori elevati di Arsenico (As) e di  altre sostanze tossiche e cancerogene di norma estranee alle acque del lago quali: Mercurio, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), e nei suoi sedimenti alte concentrazioni di Arsenico - 647 mg/kg SS (valore soglia 20 mg/kg SS) -, Cadmio - 12 mg/kg SS (valore soglia 2 mg/kg SS) -, e  Nichel - 566 mg/kg SS (valore soglia 120 mg/kg SS) -.

Ulteriori risultati di indagine, presentati dall'Arpa Lazio - sezione di Viterbo alla riunione svoltasi il 10 maggio 2010 presso il  Dipartimento Regionale Rifiuti ed Energia, hanno confermano la presenza di Arsenico in concentrazioni molto elevate nei sedimenti lacustri.

Un recente documento del Centro tecnico logistico interforze Nbc di Civitavecchia riferisce i risultati di una indagine geofisica commissionata dal Ministero della Difesa per la ricerca di masse anomale interrate presso il Magazzino Materiali di Difesa Nbc di Ronciglione (indagine che ha evidenziato la presenza di masse metalliche e non metalliche interrate in diversi punti del sito).

Da questo documento emerge che da carotaggi ed analisi chimiche su campioni di terreno prelevati sono stati rilevati valori di Arsenico superiori a quanto previsto dalla normativa in vigore e pertanto il sito militare in prossimita' del lago risulta contaminato.

Questi dati e documenti confermato il degrado e l'inquinamento del lago di Vico e impongono immediate norme di tutela ed interventi di bonifica non piu' rimandabili: riduzione immediata e drastica dell'uso di fitofarmaci in tutta la conca del lago di Vico con riconversione al biologico di tutte le attuali forme di coltivazioni agricole; controllo e verifica di  tutti gli scarichi fognari delle utenze private e pubbliche poste in prossimita' del lago; intensificazione dei controlli di tutte le attivita' all'interno della riserva; avvio della bonifica del sito militare Nbc di Ronciglione.

La potabilizzazione  delle acque erogate alla popolazioni di Ronciglione e Caprarola

I comuni di Caprarola e Ronciglione utilizzano per la maggior parte acque captate dal lago di Vico.

Le acque in relazione alla loro classificazione devono subire un efficace processo di filtrazione e potabilizzazione prima di essere distribuite alle popolazioni per uso umano.

L'inadeguatezza della filtrazione e quindi della potabilizzazione delle acque distribuite alla popolazioni di Caprarola e Ronciglione risulta evidente da una nota del  4 gennaio 2008, con la quale il Dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica, sezione 4 Vetralla della Asl di Viterbo, in considerazione dei risultati degli esami effettuati dall'Arpa Lazio - sezione di Viterbo che evidenziavano la presenza di Cianobatteri - Plankthotrix spp -, proponeva ordinanza di non potabilita' dell'acqua ai sindaci di Caprarola e Ronciglione.

L'inadeguatezza della filtrazione risulta anche da alcuni esami condotti sempre dall'Arpa Lazio - sezione di Viterbo nel periodo compreso da marzo 2008 a dicembre 2009, che evidenziano l'abbondante e costante presenza di alghe (Diatomee, Cloroficee e Microflagellati) e in particolare la massiccia presenza di Cianobatteri anche dopo l'esecuzione di lavori di adeguamento dei potabilizzatori nei Comuni lacustri.

Una conferma del pregresso cattivo stato dell'impianto di potabilizzazione nel comune di Ronciglione e' inoltre contenuta in un   "Memorandum" redatto in data 23/12/2009 dal  Dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica - sezione 4 Vetralla della Asl di Viterbo; nella  relazione  tecnica "Verifica delle condizioni tecnico-qualitative dell'acquedotto comunale di Ronciglione - Vt" redatta dalla societa' Sif (Sistema Integrato di Fitodepurazione) e nell'ordinanza n. 12/2010 del sindaco di Ronciglione nella quale si fa addirittura risalire al maggio 2002 il riscontro dell'inadeguatezza dei filtri e quindi il loro non utilizzo.

Le pregresse e le attuali condizioni di funzionamento dei potabilizzatori comunali sembrano pertanto non garantire in modo completo ed efficace la potabilita' delle acque captate dal lago e tale situazione accresce la preoccupazione per il rischio sanitario al quale sono state esposte e sono esposte le popolazioni anche in considerazione della presenza dei nuovi ed eterogenei elementi inquinanti rilevati di recente nelle acque del lago e nei suoi sedimenti.

E' urgente quindi che siano predisposte ed individuate immediatamente fonti alternative di approvvigionamento idrico per tutta la popolazione, per gli esercizi commerciali, per le scuole, per l'ospedale di Ronciglione e per tutte le industrie alimentari locali.

E' altresi' necessario avviare, come piu' volte richiesto dall'Isde di Viterbo, uno studio di fattibilita' finalizzato alla realizzazione di pozzi da dotare di dearsenificatori per  garantire un approvvigionamento idrico di migliore qualita' e sicurezza e che siano posti in opera in tempi brevissimi impianti di filtrazione e potabilizzazione cosiddetti pilota per studiare le migliori tecniche di purificazione dell'acqua in relazione alle peculiari problematiche di degrado ed inquinamento del lago di Vico.

Il monitoraggio della microcistina tossica e cancerogena nelle acque destinate a consumo umano

Il microrganismo Planktothrix rubescens, detta comunemente alga rossa e segnalata dal 2007 nelle acque del lago di Vico, produce numerosi tipi di tossine dette microcistine a valenza epatotossica, gastroenterica e con possibile azione cancerogena.

Gli effetti delle microcistine sulle persone e gli animali possono essere cosi' riassunti: epatotossicosi acuta per ingestione diretta; polmoniti allergiche ed epatotossicosi se respirate, nel corso di attivita' ricreative e sportive in sistemi idrici contaminati da alghe in fase di fioritura; promozione di tumori, se ingerite in dosi sub-acute per diverso tempo (tumori epatici, gastrointestinali, epiteliali).

Le persone possono essere esposte alle tossine attraverso l'ingestione di acqua potabile contaminata, tramite la balneazione, l'inalazione di aerosol durante attivita' ricreative in prossimita' delle aree di fioritura dell'alga, con l'assunzione di alimenti trattati e realizzati con acque contaminate (la microcistina non e' termolabile), durante i trattamenti di emodialisi.

La  fauna ittica che vive nei bacini e negli invasi contaminati e' anch'essa esposta alle tossine cosi' come gli animali che vivono in allevamenti, nel caso vengano abbeverati con acque contaminate dalle microcistine, e le specie vegetali irrigate con le stesse.

La flora e la fauna contaminata da queste microcistine possono divenire ulteriori vettori di esposizione per le persone in quanto entrano a far parte della  catena alimentare.

Da quanto sopra esposto risulta del tutto evidente che sarebbe stato indispensabile e di grande importanza, a partire dal 2007, un costante monitoraggio della concentrazione e della presenza di questa microcistina nelle acque del lago, nella fauna ittica e soprattutto, e per evidenti motivi di tutela della salute pubblica, nelle acque destinate a consumo umano.

Dalla documentazione in possesso dell'Isde: il Memorandum del Dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica - sezione 4 Vetralla della Asl di Viterbo, e un carteggio tra questo stesso Dipartimento, l'Arpa Lazio - sezione di Viterbo e l'Ato1 -Lazio, non risulta che finora sia stato attuato alcun monitoraggio di questa microcistina.

In tre lettere inviate all'Isde dal Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria dell'Istituto Superiore di Sanita', rispettivamente: n. di protocollo 11/05/2010 - 0020790, n. 11/05/2010 - 0020791 e n. 11/05/2010 - 0020792, si afferma che non esiste alcuna convenzione tra l'Istituto Istituto Superiore di Sanita' e le amministrazioni comunali di Caprarola e Ronciglione ma che sono stati effettuati finora solo esami estemporanei su alcuni campioni di acqua prelevati il 5 marzo 2010 a Caprarola e il 7 aprile 2010 a Ronciglione, mentre e' iniziata solo dal 15 marzo 2010, e in forma sperimentale, una ricerca "sull'eventuale presenza e rimozione di tossine algali nelle acque da destinare e destinare a consumo umano prelevate dal lago di Vico" ad integrazione di una precedente convenzione sempre tra l'Istituto Istituto Superiore di Sanita' e l'Ato 1 - Lazio.

Il mancato monitoraggio, dal 2007 ad oggi, della presenza e della concentrazione di questa microcistina tossica e cancerogena, nelle acque destinate a consumo umano ed in quelle utilizzate nei pubblici esercizi, nelle scuole e per le preparazioni di alimenti ha di fatto determinato una condizione di elevato rischio sanitario derivante dall'esposizione cronica e non quantificata a questa sostanza per le popolazioni e in particolare per i bambini, le donne in gravidanza e i malati.

L'Isde ribadisce l'estrema urgenza dell'avvio del monitoraggio nelle acque destinate a consumo umano di questa sostanza e di tutti gli altri possibili inquinanti, soprattutto di quelli individuati dalle recenti ricerche dell'Arpa Lazio - sezione di Viterbo nelle acque e nei sedimenti del lago.

L'Isde, per le ragioni esposte, ribadisce la necessita' e il dovere che gli enti preposti programmino e diano inizio a studi di monitoraggio e sorveglianza di lungo periodo dello stato di salute delle popolazioni di Caprarola e Ronciglione.

L'Arsenico, gli IPA e i metalli pesanti nelle acque e nei sedimenti del lago di Vico

Il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D. Lgs. 27/02, disciplina la qualita' delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone la salubrita' e la pulizia.

Il valore limite ammesso da questo Decreto per l'Arsenico nelle acque destinate a consumo umano e' di 10 microgrammi/litro e solo per  continue deroghe regionali e' stato innalzato a 50 microgrammi/litro per i Comuni dell'Alto Lazio appartenenti all'Ato1 - Lazio.

L'arsenico in considerazione della sua cancerogenicita' e tossicita' e della possibile interazione con le altre sostanze tossiche derivanti dal degrado e dall'inquinamento del lago di Vico, dovrebbe essere monitorato con una frequenza di sicuro maggiore rispetto a quanto fatto finora e secondo quanto prescritto e disposto dal D. Lgs. 31/2001 all'art. 8 comma 1, che, in situazioni di criticita' delle acque, impone di aumentare i controlli rispetto a quelli effettuati di routine in modo tale da "garantire la significativa rappresentativita' della qualita' delle acque distribuite durante l'anno, nel rispetto di quanto stabilito dall'allegato II".

I recenti dati che hanno evidenziato la presenza nelle acque del lago di Vico di valori elevati di Arsenico (As) e di altre sostanze tossiche e cancerogene di norma estranee alle acque del lago quali: Mercurio, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), e nei suoi sedimenti alte concentrazioni di Arsenico - 647 mg/kg SS (valore soglia 20 mg/kg SS) , Cadmio - 12 mg/kg SS (valore soglia 2 mg/kg SS) -, e Nichel - 566 mg/kg SS (valore soglia 120 mg/kg SS) - costituiscono un'ulteriore e seria preoccupazione per le possibili conseguenze sanitarie e ambientali.

E' del tutto evidente inoltre che devono essere indagate ed individuate provenienza  e responsabilita' per le sostanze tossiche e cancerogene rilevate nel lago di Vico che di norma sono estranee agli ecosistemi lacustri.

L'Isde ritiene necessario ed urgente, anche in considerazione degli elementi tossici rilevati nei sedimenti del lago, un monitoraggio piu' frequente di tutte le sostanze tossiche che possano essere presenti nelle acque destinate a consumo umano, in quanto esiste la possibilita' che gli elementi inquinanti presenti nei sedimenti possano essere mobilizzati e captati dalle prese degli acquedotti comunali anche in concentrazioni dannose per la salute soprattutto se il livello delle acque del lago dovesse essere ridotto.

E' inoltre un dato scientificamente acquisito che piu' elementi tossici e/o cancerogeni possono determinare rischio e danno alla salute con meccanismi di interazione ed amplificazione diversi da quello della sola e semplice sommazione delle diverse concentrazioni dei singoli elementi nocivi.

Relativamente all'Arsenico, presente nelle acque e nei sedimenti del lago di Vico, e' noto che l' Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) classifica questo elemento come cancerogeno certo di classe 1 e lo pone in diretta correlazione con diverse patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute.

L'assunzione cronica di Arsenico e' indicata da numerosissimi studi scientifici quale responsabile anche di patologie cardiovascolari  (in particolare della "malattia del piede nero - black foot disease" per compromissione della vascolarizzazione periferica); di  neuropatie periferiche; di diabete di tipo 2; di lesioni cutanee (iperpigmentazione ed ipopigmentazione, cheratosi); di disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.

L'Isde torna quindi a ribadire la necessita' di un monitoraggio che sia effettuato con maggiore frequenza e su un piu' largo e  rappresentativo numero di fonti e punti di distribuzione rispetto a quanto fatto in passato e rispetto al numero minimo di controlli previsti in condizioni di routine in aree non sottoposte a provvedimenti di deroga.

L'informazione ai cittadini

L'Isde, come previsto dal Decreto Legislativo del 2 febbraio 2001 n. 31,  torna a chiedere la convocazione di assemblee pubbliche, nelle quali i dirigenti del Dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica della Asl di Viterbo, dell'Arpa Lazio - sezione di Viterbo insieme ai Sindaci delle due amministrazioni comunali, informino i cittadini sulle problematiche ambientali del lago di Vico e sulle possibili conseguenze sanitarie che ne possono derivare.

E' necessario convocare queste assemblee anche per rispondere alla motivata e crescente preoccupazione dei cittadini di Caprarola e Ronciglione e per dare consigli ed istruzioni per un corretto utilizzo dell'acqua  teso a ridurre il rischio sanitario in attesa di interventi risolutivi e definitivi.

Conclusioni

Il lago di Vico e' una risorsa idrica fondamentale per l'intero territorio viterbese oltre ad essere un'area di inestimabile valore paesaggistico, naturalistico ed economico per le tante attivita' legate al turismo.

Il suo attuale inquinamento e degrado sono anche la conseguenza di quella stessa mancanza di legalita' e senso di responsabilita' che ha generato e continua a generare disastri ambientali e sanitari in tante parti d'Italia.

Il lago di Vico deve essere subito protetto, tutelato e risanato e questo e' possibile, come indicato in piu' occasioni dall'Isde, attraverso l'uso di specifiche tecnologie di bonifica, interventi mirati di studio, monitoraggio e l'eliminazione di ogni fonte di inquinamento.

L'Isde chiede un impegno concreto e collegiale perche' si arrivi rapidamente ad una soluzione positiva di questa vicenda nell'interesse della collettivita' e per il pieno rispetto delle vigenti disposizioni di legge in materia ambientale e sanitaria e per la tutela del diritto alla salute per tutte le persone e in particolare per i bambini".

*

Successivamente il Commissario Europeo all'Ambiente e' intervenuto preannunciando che "La Commissione Europea chiedera' alle autorita' italiane di riferire in merito agli ultimi risultati dei controlli effettuati sull'acqua destinata al consumo umano nei comuni di Caprarola e Ronciglione e continuera' a monitorare attentamente l'osservanza della normativa, prendendo all'occorrenza i necessari provvedimenti, tra cui l'eventuale attivazione della procedura di infrazione".

*

Ma la situazione non e' successivamente migliorata: nell'ultima seduta del tavolo tecnico istituito dalla Provincia di Viterbo sull'emergenza delle acque del lago di Vico del 7 ottobre 2010 la rappresentante dell'"Associazione italiana medici per l'ambiente" ha esposto la situazione attuale nei termini che di seguito riportiamo riprendendo la sintesi del suo intervento:

"L'"Associazione italiana medici per l'ambiente" di Viterbo esprime apprezzamento per tutte le iniziative delle istituzioni messe in programma per il risanamento e la tutela dell'ecosistema del lago di Vico ma al tempo stesso deve ribadire la forte preoccupazione per i possibili rischi sanitari connessi al ben documentato degrado della qualita' delle acque del lago.

La maggior parte delle acque erogate dagli acquedotti dei Comuni di Caprarola e Ronciglione sono infatti captate dal lago di Vico e anche recentissimi  esami, eseguiti nel mese di agosto 2010 dall'Arpa Lazio continuano ad evidenziare una massiccia e costante presenza di alghe e di cianobatteri, a cui appartiene anche il Plankthotrix rubescens, detto comunemente alga rossa, sia prima che dopo i sistemi di potabilizzazione di Ronciglione e Caprarola.

Questa situazione non permette di garantire in modo sicuro e costante la pulizia e la salubrita' delle acque erogate alle popolazioni, come disposto dal Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D. Lgs. 27/2002, che all'art. 4 afferma: "1. Le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite. 2. Al fine di cui al comma 1, le acque destinate al consumo umano: a) non devono contenere microrganismi e parassiti, ne' altre sostanze, in quantita' o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana".

Il Servizio igiene alimenti e nutrizione e il Dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanita' pubblica - sezione 4 Vetralla - della Asl di Viterbo hanno inviato gia' in data 8 luglio 2010 le comunicazioni n. protocollo 34971 e n. protocollo 34972 rispettivamente al sindaco di Caprarola e a quello di Ronciglione, nelle quali chiedevano di adottare le seguenti misure: " a) divieto di uso potabile, cioe' quale bevanda abituale; b) divieto d'incorporazione in alimenti prodotti da industrie alimentari; c) divieto di utilizzo per la cottura di alimenti di consumo familiare e nelle attivita' di ristorazione collettiva..." e invitavano i due sindaci a disporre: "l'espletamento di un approvvigionamento idrico alternativo mediante l'utilizzo di acqua idonea al consumo umano erogata da autobotte al fine di poter garantire un livello essenziale di assistenza alla popolazione, in alternativa alle limitazioni d'uso imposte per l'acqua".

L'"Associazione italiana medici per l'ambiente" torna quindi a chiedere che, per quanto esposto, nel rispetto del principio di precauzione e delle gia' citate comunicazioni dei servizi della Asl di Viterbo, tutte le istituzioni e gli enti preposti avvino al piu' presto interventi e programmi tali da garantire con assoluta certezza acque salubri e pulite ai cittadini di Caprarola e Ronciglione e che, in attesa di questi interventi, sia erogata acqua da fonti alternative a quella lacustre".

*

Alla luce di tutto quanto precede, ci uniamo a quanti - medici e scienziati, servizi pubblici e pubblici amministratori consapevoli, associazioni professionali, movimenti ambientalisti, comitati di cittadini - sollecitano un adeguato, tempestivo, efficace intervento in difesa del diritto alla salute della popolazione locale e per il risanamento dell'ecosistema lacustre.

Restando a disposizione per ogni ulteriore informazione, distinti saluti,

*

le persone partecipanti all'incontro di formazione alla nonviolenza svoltosi domenica 16 gennaio 2011 presso il centro sociale "Valle Faul" di Viterbo

Viterbo, 18 gennaio 2011

Per comunicazioni: partecipanti agli incontri di formazione alla nonviolenza presso il centro sociale "Valle Faul", strada Castel d'Asso snc, 01100 Viterbo, e-mail: viterbooltreilmuro at gmail.com

 

4. INCONTRI. SI E' SVOLTA IL 17 GENNAIO A VITERBO UNA GIORNATA DI STUDI

 

Lunedi' 17 gennaio 2011 a Viterbo, presso la sede del "Centro di ricerca per la pace", si e' svolta una nuova giornata di studi nell'ambito di un'iniziativa di promozione del diritto allo studio in corso da mesi.

La giornata si e' articolata in due parti.

La prima parte e' stata dedicata allo studio della storia dell'arte medioevale.

La seconda parte e' stata dedicata ad alcuni temi ed autori del pensiero filosofico europeo, particolarmente approfondendo la riflessione giuridica e politica di Hegel e di Habermas.

 

5. APPELLI. PER SOSTENERE IL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Sostenere economicamente la segreteria nazionale del Movimento Nonviolento e' un buon modo per aiutare la nonviolenza in Italia.

Per informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

 

6. STRUMENTI. "AZIONE NONVIOLENTA"

 

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.

Redazione, direzione, amministrazione: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 30 euro sul ccp n. 10250363 intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.

E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".

 

7. SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Riedizioni

- Maria Cristina Maiocchi, Degas e la pittura della vita moderna, E-ducation.it, Firenze 2007, 2010, pp. 312, euro 14,90 (in supplemento a "La Repubblica" e a "L'espresso").

 

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

 

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:

1. l'opposizione integrale alla guerra;

2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;

3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;

4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.

Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.

Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

 

9. PER SAPERNE DI PIU'

 

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

Numero 439 del 18 gennaio 2011

 

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza

Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

 

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