Archivi. 15



 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XII)

Numero 15 del 15 gennaio 2011

 

In questo numero:

1. Parole senza musica

2. Benito D'Ippolito, Osvaldo Caffianchi, Luciano Bonfrate: Un dialogo su Lanza del Vasto, in tre sonetti per le rime

3. Benito D'Ippolito: In memoria di don Beppe Socci

4. Osvaldo Caffianchi: Un ricordo di Joe Strummer, in forma di lapide

5. Osvaldo Caffianchi: Domenico Sereno Regis, una litania con una chiusa in forma di epigrafe

6. Benito D'Ippolito: Le false memorie

7. Benito D'Ippolito: In cammino

8. Benito D'Ippolito: Nelle nostre mani

9. Benito D'Ippolito: Un encomio e un incitamento

10. Benito D'Ippolito, Osvaldo Caffianchi, Luciano Bonfrate: In memoria di don Sirio Politi, a quindici anni dalla scomparsa

11. Benito D'Ippolito: Ai partecipanti all'incontro di Assisi

12. Fedele Labruiero: La scacchiera

13. Luciano Bonfrate: In memoria di Martin Luther King

14. Benito D'Ippolito: In memoria di Alice Paul

15. Benito D'Ippolito: Franz Jaegerstaetter, nel sessantesimo anniversario della morte

16. Luciano Bonfrate: Da Assisi a Gubbio ricordando Darina Silone

17. Gli idilli di Margutte: gita a Guantanamo. Parla la guida turistica

18. Benito D'Ippolito: Dalle miniere della storia ansiosi

19. Benito D'Ippolito: Un improvvisato saluto agli amici del Centro di educazione alla mondialita' riuniti a Viterbo in questi giorni

20. Benito D'Ippolito: Cancun

21. Benito D'Ippolito: Biko

22. Benito D'Ippolito: Ballata dei governi che sanno quel che fanno

23. Benito D'Ippolito: Alcuni frammenti da due cantate in memoria di due persone amiche scomparse in questi giorni

24. Facile

25. Appendice. Benito D'Ippolito: Tre prischi idilli e uno scherzo con fuoco

 

1. EDITORIALE. PAROLE SENZA MUSICA

[Riproponiamo i seguenti testi gia' raccolti in "Voci e volti della nonviolenza" n. 335 del 23 maggio 2009]

 

Riproponiamo qui alcuni testi in versi apparsi sul nostro foglio tra il gennaio 2003 e il gennaio 2004. In appendice un testo apparso su "Educarsi alla pace" n. 4 del 17 maggio 2004. Abbiamo omesso molti altri testi gia' successivamente ripubblicati.

 

2. BENITO D'IPPOLITO, OSVALDO CAFFIANCHI, LUCIANO BONFRATE: UN DIALOGO SU LANZA DEL VASTO, IN TRE SONETTI PER LE RIME

 

I. Benito D'Ippolito agli amici suoi Osvaldo e Luciano

 

Tra le figure della nonviolenza

piu' grandi, quella di Lanza del Vasto

sempre mi e' parsa nella sua essenza

interrogante ad un fatal contrasto.

 

Cosi' assertiva come avesse scienza

di cio' che e' sano e cio' che invece e' guasto

come se avesse un metro la coscienza

che misurasse tutto in sguardo casto.

 

Enigmatica percio' figura

cosi' esigente e cosi' netta e forte

quasi vedesse la vita futura

 

e invece io solo questo ho avuto in sorte

di dubitar di tutto per natura

sempre sentendo il morso della morte.

 

*

 

II. Osvaldo Caffianchi agli amici suoi Benito e Luciano

 

Aveva nello sguardo la sapienza

che si coltiva camminando, e vasto

il mondo andando pellegrino e senza

della violenza sopportare il basto.

 

non ammetteva torpida indolenza,

e univa in sobrieta'; il fasto nefasto

bandiva come esca e come lenza,

e combatteva dei vizi l'impasto.

 

Di salda presa con mano sicura

dava soccorso a quanti gia' ritorte

e ceppi inviluppavan, la statura

 

rivendicando in tutti, e le piu' assorte

chiamando menti a risvegliarsi, e cura

prendendosi di contrastar la morte.

 

*

 

III. Luciano Bonfrate agli amici suoi Benito e Osvaldo

 

Nemico sempre di ogni ria violenza,

della saggezza il fiero e dolce pasto

recava in dono con la sua presenza

di buon amico e consiglier teofrasto.

 

Poneva chiara e netta l'esigenza

di verita', di impegno, e facea tasto

dell'altrui persuasione e diligenza

di voti dando rigido un catasto.

 

E' ostica anche a me la scelta dura

dell'ordine, la regola, le accorte

tassonomie in cui sento le mura

 

che per protegger soffocan le smorte

anime, e temo generin rancura

e sian di essenza viva forme morte.

 

3. BENITO D'IPPOLITO: IN MEMORIA DI DON BEPPE SOCCI

 

C'e' una Viareggio che non va in diretta

sui network degli assassini.

E' la Viareggio di cuore grande

la Viareggio degli animi bambini.

 

Don Beppe Socci, prete operaio

come don Sirio scelse la sua parte:

al fianco di chi soffre costruire

pace e giustizia fu la loro arte.

 

Viveva l'utopia che costruisce

mani di fabbro, e agile anima di ballerina

aveva fede nello spirito incarnato

nella piu' fonda notte recare la mattina.

 

Aveva quel sapere che si sa

solo se si e' insieme, la sapienza

che solo se e' coscienza vale e va

contro l'orrore e lo sconfigge, scienza

che si fa azione e comunione e gia'

ne sai tu il nome, e il nome e' nonviolenza.

 

4. OSVALDO CAFFIANCHI: UN RICORDO DI JOE STRUMMER, IN FORMA DI LAPIDE

 

Non era un gran musicista

Joe Strummer,

ma un militante si'.

 

E mi pare che questo

conti di piu'.

 

5. OSVALDO CAFFIANCHI: DOMENICO SERENO REGIS, UNA LITANIA CON UNA CHIUSA IN FORMA DI EPIGRAFE

 

Aveva un nome che era gia' un programma.

 

Domenico vuol dire la persona

che e' del Signore ed ha la sua fiducia

un nome che portato porta festa.

 

Sereno poiche' nulla e' la bonta'

se non sa dare la serenita'

senza di cui solo il dolore resta.

 

Quel Regis che tradotto vuole dire

"del re" a quale re allude? Certo

il Re che volle farsi servo attesta.

 

Aveva un nome che era gia' un programma

ma il nome e' nulla e nulla e' il programma

se non sovviene virtu' d'operare

che' l'opera e' che invera la parola

e la parola a farsi carne aspira.

 

Fu operatore di pace, Domenico Sereno Regis.

Gli amici non l'hanno dimenticato.

 

6. BENITO D'IPPOLITO: LE FALSE MEMORIE

 

Qui tutto e' tufo, tutto e' anima

tutto e' pioggia obliqua, tutto

e' acqua che scorre, tutto

e' filamenti di vento, seminagione

di nulla.

 

E in tanta disperazione

mi torni in mente tu.

 

7. BENITO D'IPPOLITO: IN CAMMINO

 

Questo di oggi e' un popolo in cammino

non sa verso dove ma sa da dove viene

da cosa fugge, a cosa si oppone.

 

E si oppone alla guerra, la guerra nemica

di tutte le genti e del mondo

divoratrice.

 

Fugge dall'apatia, la complicita'

che consiste nel dire decidano altri.

 

Viene da una storia di sangue e furore

la storia che uccide la storia e le storie

la storia che mena al piu' nulla.

 

E' gente in cammino e camminando

fa strada. Far strada

e' gia' opporsi alla morte.

 

Cammin facendo costruisce la vita

raccoglie i feriti e li cura,

raccoglie le armi e le spezza,

ascolta ed intreccia parole, fa luce

tutti accogliendo.

 

E' un duro cammino di gente che spera e che lotta

che vuole che il mondo continui

che ancora e di nuovo sia sera e mattina

 

per te, per Maria, per tutti.

 

8. BENITO D'IPPOLITO: NELLE NOSTRE MANI

 

Fermare la guerra e' ormai

solo nelle nostre mani.

 

Sei tu che devi fermarla, non altri.

 

Non chiedere ad altri, agisci.

 

Non attendere, il momento e' adesso.

 

La vita o la morte di molti

sono nelle nostre mani.

 

Sei tu che devi salvarli.

 

9. BENITO D'IPPOLITO: UN ENCOMIO E UN INCITAMENTO

 

I.

Non ho mai posseduto un'automobile

non ho mai neppure preso la patente

ogni giorno ho camminato per chilometri

il mio passo volli lieve sulla terra.

 

Se la guerra e' anche la guerra del petrolio

tu boicottalo il petrolio della guerra.

 

Un'umanita' di libere ed eguali

donne e uomini potra' darsi soltanto

se si sceglie una piu' lenta e sobria vita

un piu' vivo darsi tempo e darsi pace.

 

II.

Do' il mio appoggio al boicottaggio della Esso

che ha l'appalto per fornire il propellente

della macchina da stragi e che lubrifica

l'apparato digerente della guerra

che divora carne umana e fa profitto

della morte e che riduce a oscene scorie

quelle che erano un minuto fa persone.

 

III.

E cosi' vogliate avere, amici cari

di "StopEssoWar" e delle nonviolente

antibelliche biciclettate

anche il plauso del burbero vecchione

che qui scrive queste storte righe e lente.

 

E che pensa - e qui lo dico in un sussurro -

che anche questa e' necessario fare scelta:

rinunciare all'automobile privata

costruire invece collettivo e pubblico

un modello di mobilita' per tutti

rispettoso della dignita' di tutti

della salute di tutti e del mondo.

 

Lo dicevamo gia' molti anni fa:

contro la guerra, cambia la vita.

 

10. BENITO D'IPPOLITO, OSVALDO CAFFIANCHI, LUCIANO BONFRATE: IN MEMORIA DI DON SIRIO POLITI, A QUINDICI ANNI DALLA SCOMPARSA

 

I. Benito D'Ippolito: un ricordo

 

Di Comiso e Montalto erano gli anni

cupi nei quali conobbi don Sirio,

del sangue per le strade e sugli scranni

assisi i despoti. Anni di delirio

di furia e di empieta', felici quelli

che nulla sanno di quei tempi felli.

 

Ma insieme gli anni di lotte splendenti

lottate a viso aperto e cuore in mano

per conquistare con le unghie e i denti

a tutti dignita' di essere umano,

a tutti dagli stenti di sortire

trovando aita in un comun sentire.

 

Ed oggi che di nuovo la tempesta

infuria e la violenza si scatena

e la menzogna ogni pensiero infesta

e tutto invade nuova ria cancrena

al male opponi la tua resistenza

come gia' Sirio: con la nonviolenza.

 

*

 

II. Osvaldo Caffianchi: Alla memoria di don Sirio Politi

 

Viareggio e' una strana citta'

di acque che sanno di morte.

A Viareggio mi squarciarono la gola.

 

Viareggio e' una bella citta'

di gioie e di lotte profonde.

A Viareggio ritrovai il respiro.

 

Viareggio e' un'ardita citta'

ragazza dolente, e a Viareggio

la darsena, e nella darsena

Sirio Politi che alla nonviolenza

chiamava, ed usava quell'unica risorsa

in cui consiste infine il satyagraha:

dare l'esempio, e questo salva il mondo.

 

*

 

III. Luciano Bonfrate: Su questi binari a fermare la guerra

 

Ecco, mi torna in mente don Sirio

la lotta contro i missili, contro il nucleare

la lotta contro la macchina militare

e la solidarieta' concreta con chi soffre

il farsi prossimo di chi soffre

la vita condividerne e l'affanno.

 

Ecco, mi torna in mente don Sirio

l'obiezione di coscienza alle spese militari

l'obiezione di coscienza al servizio e all'industria militari

il ripudio delle armi e degli eserciti.

 

Ecco, mi torna in mente don Sirio

su questi binari, a fermare la guerra.

 

Ecco, don Sirio, non ho dimenticato

che alla violenza occorre opporsi sempre

e questa scelta e' la nonviolenza:

voce infinita che grida nel deserto

con sguardo e parola di donna tebana,

e si chiama coscienza.

 

11. BENITO D'IPPOLITO: AI PARTECIPANTI ALL'INCONTRO DI ASSISI

 

Nella polvere e nel vento queste parole

volino e giungano a voi, persone amiche

riunite in questi giorni per la pace

ad Assisi, cuore del mondo.

 

In questa ora di sforzo e di sgomento

prima del fumo e delle ceneri, vi giungano

queste parole, amici della pace

e della nonviolenza e quindi amici

dell'umanita' intera che si incarna

in ogni esistenza di donna e di uomo.

 

Possa anche questo incontro edificare

un riparo dal buio, un riparo dall'orco,

una difesa che la belva della guerra

non possa varcare.

 

Possa anche questo incontro dare mano

alla comune intrapresa la piu' urgente:

fare del mondo un luogo in cui convivere,

tutte le donne e tutti gli uomini in concordia.

 

Possa essere l'agire di noi tutti

coltivazione di pace, frutto di ragione,

salvezza per l'umanita', vittoria

- cosi' amava dire Vinoba - al mondo.

Riconoscimento

di tutti i diritti umani

a tutti gli esseri umani.

 

12. FEDELE LABRUIERO: LA SCACCHIERA

 

"La solidarieta' del mondo progressista per il popolo del Vietnam ricorda l'amara ironia che rappresentava, per i gladiatori del circo romano, l'incoraggiamento della plebe" (da una lettera ben nota del dottor Ernesto Guevara de la Serna)

 

Mentre scrivevo importantissimo un articolo

contro la guerra, il bimbo mio piccino

mi fa cadere con fracasso grande

dall'intarsiato suo bel tavolino

opima la scacchiera.

Il caro frugoletto e' qui che piange

per lo spavento, ma quella scacchiera

era dono e ricordo di famiglia

e adesso giace li', spezzata a un bordo

e mai ne trovero', ohime', l'eguale.

 

Quanti dolori deve sopportare

un uomo di buon cuore come me.

Ma non punii il bimbetto gemebondo,

siamo gente civile, e senza indugi

impartii l'ordine di pulir tutto

alla servetta, giovin clandestina

che di bonta' per impeto teniamo

quasi come se fosse una di casa.

 

E adesso, con augusta calma e forza

di volonta', il dolore gia' domato,

torniamo a scrivere che orrore grande

la guerra sia e come e' nostro impegno

convocar tutti ad opporsi alle stragi.

 

Che gran fatica e' vivere e che gioia

sentir di avere un'alma tanto magna.

 

13. LUCIANO BONFRATE: IN MEMORIA DI MARTIN LUTHER KING

 

A una vita di studio e di preghiera

forse pensava King, recar conforto

con le parole lievi e la sincera

fede, traendo i di' in placido porto.

 

Conobbe allora quella piu' severa

prova, di opporre dritta lotta al torto:

uno volle essere di quella schiera

che cerca liberta', cammin non corto.

 

La verita' fa liberi, nutrice

a chi soffri' per lunga grave pieta,

la verita' che di pace e' radice

 

la verita' che e' in marcia e che disseta

chi ha sete di giustizia, e all'infelice

reca il sollievo della buona meta.

 

E con la forza quieta

del persuaso agire nonviolento

accese un lume che non sara' spento.

 

14. BENITO D'IPPOLITO: IN MEMORIA DI ALICE PAUL

 

Sono passati cosi' tanti anni

e la memoria si affievolisce a tal punto

che nessuno ricorda piu' neppure

il colore delle rose dell'altr'anno

o la fragranza del pane di quando

eravamo giovani e affamati.

 

Quasi nessuno ricorda piu' le vittime

della guerra di pochi mesi fa

o di quelli che nel nostro paese

furono ammazzati dalla strategia

della tensione, dal terrorismo, dalla mafia.

 

Tutto e' appiattito su un presente

sottile come una lama

che diventa nulla.

 

Ma io ricordo ancora Alice Paul

con gratitudine le rendo omaggio

brucio per lei questo grano d'incenso.

 

So che senza di lei, senza Emmeline

ed infinite altre, anche la mia

sarebbe vita piu' oppressa e indegna.

 

15. BENITO D'IPPOLITO: FRANZ JAEGERSTAETTER, NEL SESSANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE

 

Molte sono le vie ed una sola e' l'arte

del ben morire.

 

Preferire essere ucciso piuttosto che uccidere.

In faccia al potere assassino dire no.

Amare la vita di tutti. Salvare

per quanto e' in te l'umanita' intera.

 

16. LUCIANO BONFRATE: DA ASSISI A GUBBIO RICORDANDO DARINA SILONE

 

Lungo la strada che da Assisi giunge

a Gubbio dove il povero persuase

il lupo ad altre imprese

nella coscienza della stessa fame

che si raddoppia in scienza dell'insieme

ed opera da farsi, condiviso

bene donato dalla compresenza,

anche sara' Darina nel ricordo.

 

Sara' Darina, poiche' quel cammino

prosegue di Darina e Secondino

il viaggio lungo e la memoria bella,

face e favella, e aprire strada andando.

 

Poiche' la nonviolenza e' questo: il varco

- diceva Capitini - attuale

si' della storia, che al gorgo del male

oppone comprensione e dignita',

e resistenza che fa forte il frale

e solidarieta' che non si estingue

e riconosce umanita' ed invera.

 

17. GLI IDILLI DI MARGUTTE: GITA A GUANTANAMO. PARLA LA GUIDA TURISTICA

 

E quelle sono le gabbie dei feroci

neppure il sole li rincivilisce

pensi che pregano parlando in arabo

lei si figuri se Nostro Signore

li puo' capire senza traduttore.

 

Oltre le mine ci sono i comunisti

intera un'isola di comunisti;

lei non ci credera', sanno giocare

a baseball e sono comunisti.

Non so perche' non li annientiamo tutti,

per i sigari, forse, e per l'esempio

di come li teniamo sotto tiro.

 

E questi qui sono i nostri ragazzi

a tutto pronti per la liberta'

in tutto il mondo, e questo e' il nostro motto:

a costo di ammazzarvi tutti quanti

difenderemo 'sti diritti umani.

 

I bagni stanno la', la' c'e' il fast-food.

 

18. BENITO D'IPPOLITO: DALLE MINIERE DELLA STORIA ANSIOSI

[Di colpo sovvenne al nostro Benito D'Ippolito questo suo testo di tanti anni fa, e a memoria ce lo ridisse]

 

Serba memoria anche di quel Margite, eroe leale

che molte cose seppe, e viste e udite, e tutte male.

 

Riscatta dall'oblio l'umanita':

le mura degli inferni silenziosi

frantumale via, non tu poesia

ma tu, liberta'.

 

19. BENITO D'IPPOLITO: UN IMPROVVISATO SALUTO AGLI AMICI DEL CENTRO DI EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA' RIUNITI A VITERBO IN QUESTI GIORNI

 

Amici carissimi, nostri e del mondo,

che giorno dopo giono edificate

i ponti necessari per convivere

parlandoci, trovandoci, riconoscendoci

reciprocamente ospitandoci

umani fra gli umani, donne e uomini

di volonta' buona e dignita' splendente.

 

Qui vi saluta e vi ringrazia uno

che alla vostra scuola e al vostro impegno

ultimo servo e compagno di strada

si sente chiamato al cammino.

E ancora vi ringrazia

per la mitezza, per la conviviale

ricerca, per lo stare insieme e fare

esistere di gia', tra tutti noi,

la solidarieta' che tutta unisce

l'umana famiglia; la liberazione

che e' da farsi senza indugi adesso;

la nonviolenza, che regoli la vita

e salvi il mondo prima che sia tardi.

 

20. BENITO D'IPPOLITO: CANCUN

 

Questo soltanto diremo di Cancun:

che una persona e' morta

e tutto il resto e' nulla.

 

21. BENITO D'IPPOLITO: BIKO

 

Di Steve Biko questo so che resta:

che la coscienza e' tutto e che a nessuno

devi permettere di calpestare

la dignita' che e' tua e che e' di tutti.

 

Che nessuna oppressione e' cosi' forte

che tu non possa opporle resistenza:

se tu cominci e' gia' cominciata

la Resistenza, e il regime gia' vacilla.

 

Che data ti puo' essere la morte

ma e' in te che essa ti trovi ancora vivo.

 

Di Steve Biko questo so che resta

non pote' cancellarlo chi lo uccise.

 

22. BENITO D'IPPOLITO: BALLATA DEI GOVERNI CHE SANNO QUEL CHE FANNO

 

Certe cose, via, le si capisce al volo

che c'e' quello che su teste mette taglie

che c'e' quello che fa stragi e rappresaglie

e c'e' quello che con l'ascia lui non ozia

e c'e' quello che negozia con il mitra e col tritolo.

 

Fece scuola al mondo intero, fece scuola l'imbianchino

fece scuola anche il georgiano, e nel tutto e nella parte,

nei trattati lor di arte di governo

dal profondo dell'inferno dan consigli ardenti ardenti

che statisti, oh, diligenti, han studiato a capo chino.

 

All'armeno, all'indio, al curdo,

nel teatro dell'assurdo che e' il gran mondo in cui viviamo

il munifico statista offre l'una o l'altra pista:

"se il tuo vivere e' si gramo che morire quasi e',

sai che faccio? ti rottamo, e mi godo quel che c'e'".

 

Ah, che mondo affascinante

che il governo l'esaltante fumigar del sangue umano

ogni di' ci garantisce, e ci mena, buon mandriano,

tutti all'abbeveratoio rosso cupo, e ci erudisce

sull'ingenuita' del lupo, e ci spiega che e' fatica

governare, esercitare l'arte sua del mattatoio

e di teschi far gran bica:

si commuove, e di consenso

chiede un cenno, un gran d'incenso,

chiede un cenno, e volentieri noi battiam, battiam le mani.

Cosi' oggi, cosi' ieri, e cosi' anche domani.

 

23. BENITO D'IPPOLITO: ALCUNI FRAMMENTI DA DUE CANTATE IN MEMORIA DI DUE PERSONE AMICHE SCOMPARSE IN QUESTI GIORNI

 

Avro' per sempre orrore del telefono

che reca le male novelle

dei lividi trionfi della morte.

Che spoglia la vita che resta

che cicatrice sopra cicatrice

incide questo sacco che si svuota.

 

*

 

Qui rendo omaggio al compagno Paolo Bemporad

insieme al quale negli anni poi detti di piombo

lottammo per aprire varchi nuovi

di liberta' per l'umanita' intera.

 

Qui rendo omaggio al compagno Paolo Bemporad

ed attraverso lui all'anarchia.

 

Nulla di quello che insieme facemmo mi pare sbagliato,

nulla sprecato, nulla

indegno o insensato. Tutto

rifarei di nuovo e per sempre.

 

Ma quell'ironia, quella pazienza, quel dolore

maturato in saggezza, quel lieve

guardare di fronte e attraverso, il parlare

per cenni ed ellissi - e li' e' l'amicizia,

la morte ha rapito per sempre.

 

E solo questo posso ora: salutarti

troppo tardi, antico compagno.

 

*

 

Di Titti ricordo ora soltanto

lo stanco sorriso di dolce fanciulla,

scintillante e dolente lo sguardo

l'incedere incerto e l'incerta parola,

di lungi il ricordo che turba

d'immagine lenta, ormai quasi ombra.

 

No, non e' questo che bisogna dire:

ma quali potrebbero parole

l'immensa dire sciagura della morte

di una giovinetta?

 

E come un lupo mi morde nel cuore

non aver saputo essere li', fermare la freccia.

Anch'io ti devo chiedere perdono

per averti soltanto due volte rivolto

lo sguardo, la parola, e adesso e' tardi,

troppo tardi ancora una volta.

 

*

 

La morte con volto di pietra

la morte con voce di pulce

la morte con guanti di sonno

la morte con grinta di cane.

 

Fame di vento

acque di sogno

pioggia di sabbia

pianto di vetro.

 

E tu, che fosti fiamma,

ormai statua di sale.

 

24. FACILE

Come e' facile abituarsi alla guerra, quando a morire sono gli altri.

Come e' facile abituarsi al fascismo, quando a morire sono gli altri.

 

25. APPENDICE. BENITO D'IPPOLITO: TRE PRISCHI IDILLI E UNO SCHERZO CON FUOCO

 

I. Gli ostaggi dimenticati

 

Quella favola antica dell'Anima e di Amore

anch'essa cede alla semplice visione

della luce sul respiro del mare.

 

La vita stupida come la luna

come una pera, uno sguardo nel pozzo

che scivola lungo il costone e diventa

valanga e poi rombo e poi morte ed infine

si scioglie in nulla.

La vita che balla la rumba

la vita che vivere non sa.

 

Tutta la morte in un guscio di noce

tutta la morte in un filo di vento

tutta la morte in un niente di niente.

 

Ancora ieri erano qui, erano vivi

dalla televisione fu ordinato di annientarli

uno stesso coltello taglia tutte le gole.

 

*

 

II. Parla ancora il presidente del consiglio

 

La notte sta finendo, il fuoco

e' braci, la nostra

riunione e' finita, riassumo

le decisioni, poi

ognuno tornera' alla sua tenda,

gia' sento vibrare nell'aria l'aurora dita rosate

molte cose abbiamo detto buone.

 

E questa e' la prima, che la nostra guerra

e' buona, cattiva e' quella degli altri.

Salvano vite i fucili dei nostri soldati, coloro

che si sono avventati contro i nostri

proiettili in volo, barbari sono, e suicidi.

E' ovvio che noi continueremo

a domarli, a sbranarli se occorre,

finche' non avranno a pentirsi

di essere vittime e sciocchi.

 

Gia' il dio dal volto di cane

lunghe conduce file di anime

agli elisi, e allo sheol. I nostri

saranno felici per sempre, saranno

per sempre infelici i loro.

 

Tolta e' la seduta. Sono ancora in onda?

 

*

 

III. Empia una salmodia

 

Felici quelli che sanno sedere

a consiglio su cataste di cadaveri, felici

quelli che persero in tempo l'olfatto.

 

Felici i comandanti dei plotoni

d'esecuzione, poiche' essi avranno

lucenti sciabole e interviste e scranni.

 

E felici coloro che sapienti

san gorgheggiare le melodie soavi

che allietano l'imperatore

gli schiavi ipnotizzano ancora

del coro dei morti sovrastano il lamento.

 

E felici i felici e gli infelici,

di vivere gli uni, di morire

gli altri. Felice

per sempre il silenzio.

 

*

 

IV. Epigramma

 

Per impedire la guerra civile

la guerra barbara ci e' d'uopo la' condurre.

Dovrebbero esser contenti

di essere ammazzati dalla nostra civilta'.

 

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ARCHIVI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO

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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" (anno XII)

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Numero 15 del 15 gennaio 2011

 

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