Minime. 752



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 752 del 7 marzo 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Secondo fronte e programma costruttivo contro il razzismo
2. Normanna Albertini: Di quanti otto marzo ci sara' ancora bisogno?
3. Enrica Bartesaghi: Niente da festeggiare
4. Daniela Binello: Lilly e le altre
5. Monica Lanfranco: Una mattina in classe, a parlare di stupro
6. Lidia Menapace: La vendetta del patriarcato
7. Giuliana Sgrena: 4 marzo 2005. In memoria di Nicola Calipari
8. Sulla caccia
9. Una trasmissione televisiva sul servizio civile
10. Il 14 marzo a Torino
11. Claudio Toscani presenta "Romanzi brevi e racconti" di Mario Soldati
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: SECONDO FRONTE E PROGRAMMA COSTRUTTIVO CONTRO IL
RAZZISMO

Riassumiamo in poche parole.
1. Opporsi occorre ai provvedimenti razzisti contenuti nei vari decreti e
disegni di legge noti come "pacchetto sicurezza"; occorre ottenere che la
Camera dei Deputati modifichi sostanzialmente il ddl approvato dal Senato il
5 febbraio 2009, ed occorre far recedere il governo dalle misure razziste
contenute nel piu' recente decreto che istituisce le ronde squadriste.
*
2. Ma non basta una lotta meramente difensiva di fronte all'aggressione
razzista e golpista; occorre anche un'iniziativa nonviolenta contro il
razzismo e per la legalita' che ponga la questione decisiva: ovvero
l'inammissibilita' che il paese sia governato da un'organizzazione razzista.
Occorre chiedere la messa fuorilegge della Lega Nord: questo e' il secondo
fronte di lotta nonviolenta e per la legalita' da aprire subito. Istituzioni
della Repubblica democratica e societa' civile devono impegnarsi subito
anche in questa direzione: che il crimine del razzismo sia perseguito ai
sensi di legge.
*
3. Ed occorre inoltre un versante positivo, un programma costruttivo,
articolato altresi' in:
a) provvidenze di accoglienza a livello locale, costruendo sicurezza per
tutte le persone nell'unico modo in cui sicurezza si costruisce: nella
solidarieta', nella legalita', nella responsabilita', nell'incontro,
nell'assistenza pubblica erogata erga omnes;
b) cooperazione internazionale: poiche' il fenomeno migratorio evidentemente
dipende dalla plurisecolare e tuttora persistente rapina delle risorse dei
paesi e dei popoli del sud del mondo da parte del nord, occorre restituire
il maltolto e cooperare per fare in modo che in nessuna parte del mondo si
muoia di fame e di stenti, che in nessuna parte del mondo vigano regimi
dittatoriali, che in nessuna parte del mondo la guerra devasti l'umanita',
che in nessuna parte del mondo i diritti umani siano flagrantemente,
massivamente, impunemente violati;
c) regolarizzazione di tutti i presenti nel territorio nazionale ed
interventi normativi ed operativi che favoriscano l'accesso legale nel
paese;
d) riconoscimento immediato del diritto di voto (elettorato attivo e
passivo) per tutti i residenti;
e) lotta alla schiavitu' ed ai poteri criminali locali e transnazionali che
la gestiscono e favoreggiano.
*
I provvedimenti razzisti ed anomici del governo dell'eversione dall'alto
possono e devono essere respinti.
Il razzismo puo' e deve essere contrastato e sconfitto.
Tutti i diritti umani ineriscono a tutti gli esseri umani.
Vi e' una sola umanita'.

2. OTTOMARZOTUTTOLANNO. NORMANNA ALBERTINI: DI QUANTI OTTO MARZO CI SARA'
ANCORA BISOGNO?
[Ringraziamo Normanna Albertini (per contatti: normin56 at alice.it) per questo
intervento]

Carissimi preti, pastori, imam, monaci, uomini tutti di qualsiasi religione,
vorrei, se riuscite, voi che vi ergete a difensori della famiglia, voi che
avete fatto della madre e della maternita' un'icona sacra, ma che non
riuscite ancora a concepire la donna come semplice compagna di viaggio,
vorrei che rifletteste sul perche' c'e' ancora bisogno di una festa della
donna.
Da "La Repubblica" di oggi, una notizia giusta per festeggiare l'8 marzo:
"Imbarazzo, rabbia, dolore, pieta', ma anche una sola incrollabile certezza:
'Abortire e' peccato. Sempre'. Queste le prime reazioni 'a caldo' colte in
Vaticano alla notizia che la Chiesa cattolica brasiliana ieri ha scomunicato
i medici che qualche giorno fa hanno autorizzato l'aborto ad una bambina di
9 anni rimasta incinta in seguito alle violenze sessuali subite dal patrigno
da quando aveva 6 anni. 'E' una tragedia grandissima, specialmente per
quella povera bambina, ma la pena della scomunica andava sanzionata perche'
lo prevede espressamente il Codice di Diritto Canonico di fronte ad un
palese caso di aborto procurato', spiegano riservatamente alla Pontificia
Accademia per la Vita".
Ancora notizie di questi giorni, cioe': "non notizie", perche' quando non si
tratta di rumeni, la violenza sulle donne perde di "valore": "Stupri e
violenze da persone conosciute: Carini (Palermo), maltrattamenti ad una
donna da parte del figlio; Firenze, sette fiorentini accusati per lo stupro
di gruppo avvenuto qualche tempo fa, nessun arresto; Cremona, un uomo -
amico di famiglia - accusato di molestie ad una ragazza; Benevento, un uomo
e' stato accusato di aver stuprato per due anni una ragazzina che si e'
suicidata all'eta' di 16 anni; Milano, violenta la figlia quattordicenne
della sua compagna".
Cultura? Si', una cultura di violenza e sopraffazione che, a quanto pare,
nemmeno l'atteggiamento di Cristo nei confronti delle donne, cosi' diverso
dal suo tempo e anche dai nostri tempi, e' riuscito a cancellare
completamente.
"Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo" (25,
24). Il libro del Siracide e' stato scritto da un grande teologo, da un
grande filosofo e da un grande letterato. Cultura dell'epoca.
Continua, il Siracide: "E' meglio la cattiveria di un uomo che la bonta' di
una donna, una donna che porta vergogna fino allo scherno" (42, 14). E
Qoelet, termine che indica il "predicatore", anch'egli un teologo, afferma
ispirato che: "Un uomo su mille l'ho trovato, ma una donna fra tutte non
l'ho trovata" (7, 28). Sempre Siracide insegna: "Una figlia e' per il padre
un'inquietudine segreta, la preoccupazione per lei allontana il sonno, nella
sua giovinezza perche' non sfiorisca, una volta accasata perche' non sia
ripudiata, finche' ragazza si teme che sia sedotta e che resti incinta nella
casa paterna, quando e' con un marito che cada in colpa, quando e' accasata
che sia sterile" (42, 9-10).
Quando si parla di radici giudaico-cristiane, noi donne dobbiamo ricordare
che significano anche questo. Siamo merce dell'uomo, uteri, forza-lavoro;
nient'altro. E bugiarde, inaffidabili.
L'unica volta che Dio ha parlato a una donna e' a Sara, la moglie di Abramo,
quando le ha detto che il marito cosi' vecchio avrebbe avuto un figlio da
lei. Sara si scompiscia dalle risate. "Figurati, mio marito e' vecchio, io
ormai sono rinsecchita, come posso avere un figlio?". Il Padre eterno si
rivolge a Sara e dice: "Hai riso!". "No, non ho riso". Una bugia. Dio non
parlera' mai piu' alle donne e da questa bugia di Sara nel trattato
giuridico di Israele viene fuori che la donna non e' credibile come
testimone perche' e' tendenzialmente bugiarda.
E se il Corano va preso alla lettera, nonostante le nuove legislazioni sul
diritto di famiglia di alcuni paesi musulmani, per le donne la completa
parita' con l'altro sesso e' ben lungi da venire: Sura IV An-Nisa' (Le
Donne), 34: "Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza
che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perche' spendono [per esse]
i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto
quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete
l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi
obbediscono, non fate piu' nulla contro di esse. Allah e' altissimo,
grande".
Come si vede, la prevalenza dell'uomo dipende dalla volonta' di Dio e
dall'ordine sociale. Se la donna non si sottomette all'uomo, questi prima la
rimprovera, poi interrompe i rapporti intimi con lei e alla fine passa alle
botte. Se la donna pero' si sottomette non deve essere piu' maltrattata.
Vi prego, preti, pastori, imam, monaci, uomini tutti di qualsiasi religione:
smettetela di preoccuparvi dei nostri peccati di donne, delle nostre povere
anime che non volete dannate all'inferno. Preoccupatevi dei crimini, degli
orribili reati che coloro che dovrebbero esserci compagni vanno diffondendo
per il mondo. Pregate per le vostre e le loro anime. Noi, le donne, siamo
state le uniche disposte a morire con Cristo, le uniche sotto la croce.
Davvero pensate che abbiamo bisogno di voi come tramite con Dio? Davvero
pensate che una bambina violentata di soli nove anni sia una peccatrice se,
per non morire, abortisce?
Di quanti otto marzo ci sara' ancora bisogno?

3. OTTOMARZOTUTTOLANNO. ENRICA BARTESAGHI: NIENTE DA FESTEGGIARE
[Ringraziamo Enrica Bartesaghi (per contatti: bartesaghie at tele2.it) per
questo intervento]

La mimosa quest'anno e' in ritardo, il mio piccolo albero e' stato mezzo
schiantato dalla neve, scesa abbondante durante tutto l'inverno. Chissa' se
ce la fara'. Il prezzo della mimosa salira' e, anche grazie alla crisi,
centinaia di uomini rinunceranno al tradizionale omaggio.
Meno male. Fine dell'ipocrisia, non ho mai sopportato questo triste tributo
alle donne per un giorno, un solo giorno. Tutti gli uffici e le case si
riempiono di mimosa che, dopo poche ore, perde la propria grazia, appassisce
e puzza. Lasciando dietro di se' tutte le donne sfruttate con salari
ingiusti ed inferiori a quelli degli uomini, le prime a pagare con
licenziamenti, riduzioni di orario e di stipendio. Si favella di portare
l'eta' pensionabile delle donne a 65 anni, come per gli uomini. Bene, si
faccia in modo che le donne abbiano le stesse possibilita' degli uomini di
accedere al mercato del lavoro, a pari condizioni ed opportunita'. Si faccia
in modo che le donne possano condividere i carichi di famiglia, insieme agli
uomini, allora potremo parlare di parita'.
Si faccia in modo che le donne possano accedere alla politica, al governo
delle istituzioni, allora potremo parlare di parita'.
Facciamo in modo che le donne possano riprendersi in mano la loro vita, la
loro storia, la loro sessualita'. Senza paura di essere violate, in casa e
fuori. Senza ronde, senza razzismi. Nel frattempo, l'8 marzo del 2009,
niente da festeggiare.

4. OTTOMARZOTUTTOLANNO. DANIELA BINELLO: LILLY E LE ALTRE
[Ringraziamo Daniela Binello (per contatti: blusole.db at gmail.com) per averci
messo a disposizione la seguente inchiesta apparsa su "LiberEta'" di marzo
2009]

Il 29 gennaio e' stato un bellissimo giorno per Lilly Ledbetter e per tutte
le lavoratrici americane. La prima legge che ha firmato Barack Obama da
neopresidente e' un provvedimento, promosso dalla senatrice democratica del
Maryland Barbara Mikulsky, a favore della parita' salariale fra i sessi.
Assunta come capoturno nello stabilimento di Gadsden in Alabama, una delle
sedi della Goodyear, la Ledbetter, che ora ha 70 anni e alcuni nipotini,
alla vigilia della pensione, dopo diciannove anni di lavoro nella fabbrica
di pneumatici, si accorse di essere stata discriminata rispetto ai suoi
colleghi maschi di pari livello. Per nulla soddisfatta della scoperta, si
era rivolta al tribunale chiedendo un  risarcimento di 200.000 dollari
(156.000 euro circa). Il tribunale le aveva dato ragione, ma la Corte
Suprema annullo' la sentenza con una motivazione piuttosto discutibile: la
richiesta era arrivata oltre i 180 giorni fissati per questo tipo di cause
di lavoro.
Lilly non otterra' il denaro perduto, pero' la sua battaglia e' stata
coronata da un successo insperato: un provvedimento sulla parita' salariale
che d'ora in poi portera' per sempre il suo nome, Lilly Ledbetter Fair Pay
Restoration Act.
Il 29 gennaio Obama ha anche ricordato che Madelyn, la nonna materna
scomparsa alle Hawaii pochi mesi fa, aveva lavorato tutta la vita in una
banca senza mai scoraggiarsi a causa di norme discriminatorie e poi,
rivolgendosi a Malia e Sasha, le sue due figlie di dieci e sette anni, aveva
promesso: "L'America e' un paese che non porra' limiti ai vostri sogni".
Il tema dell'equita' salariale fra i sessi e', dunque, sulle prime pagine
dei giornali nell'era di Obama, il quale, rivolgendosi al mondo dell'alta
finanza di Wall Street e dintorni, ha definito "vergognosi" i superpremi
ricevuti dai manager di molte banche nel 2008, mentre le stesse banche
sollecitavano la richiesta di soldi pubblici per sopravvivere alla crisi.
Secondo i dati del Census Bureau (l'istituto federale di statistica analogo
al nostro Istat), per ogni dollaro guadagnato dagli uomini, le donne
incassano soltanto 78 centesimi. In media, le donne negli Stati Uniti sono
pagate il 23% in meno dei colleghi e quelle appartenenti alle minoranze
etniche ancora di meno, nonostante la legge del 1964 sui diritti civili
abbia cercato di correggere le discriminazioni.
*
E in Europa, a che punto siamo con la parita'?
Nella trasgressiva Olanda, quella dove nonostante il recente giro di vite
del governo di Jan Peter Balkenende (leader cristiano-democratico) ci si
puo' ancora fumare in santa pace uno spinello nei coffee shop, assistiamo a
una parita' di fatto fra donne e uomini che, pero', vede solo le donne in
vetrina nei quartieri a luci rosse di Amsterdam. Il vantaggio evidente per
queste lavoratrici, nonostante la difficolta' di un mestiere che pone il
problema di vendere il proprio corpo a un uomo qualsiasi, e' di non essere
schiave di un pappone o pestate, infettate e buttate sulla strada.
Nel 2006 fece scalpore la proposta della parlamentare laburista Sharon
Dijksma di tassare le donne che, possedendo alte competenze scolastiche,
preferivano fare le casalinghe, anziche' "restituire allo Stato il capitale
ottenuto" (in Olanda per studiare e specializzarsi esistono cospicui
sostegni statali). La provocazione e' rimasta lettera morta, pero' il
governo dell'Aja ha abbattuto la disoccupazione femminile con il part-time,
strumento che, non solo in Olanda, viene considerato decisivo per risolvere
molte esigenze sociali.
Maureen Glandorf, una giovane olandese di 23 anni, lavora come flexworker
(lavoratrice flessibile) in una segheria. Guadagna 13 euro netti all'ora,
tanto quanto i suoi colleghi, e puo' essere licenziata da un giorno
all'altro, ma e' quasi certo che non succedera' perche' quello e' un settore
di punta. Lavorando part-time Maureen non guadagnerebbe abbastanza per
pagarsi gli studi e un monolocale e allora interviene lo Stato: lei studia
ecologia e se un giorno vorra' diventare mamma continuera', grazie ai
sussidi, a lavorare ed allevare il suo bambino.
La nazione piu' liberale d'Europa, pero', non incoraggia a fare figli per
forza. In Olanda la pillola abortiva Ru486 e' somministrata gratuitamente
entro la terza settimana di ritardo del ciclo mestruale.
I contratti flexworker sono richiesti soprattutto dalle donne e siccome
l'Olanda ha un tasso di disoccupazione sotto il 3,9% (che e' la meta' della
media europea) la possibilita' di cambiare termini e condizioni e' reale.
Alla Randstad, holding olandese che inserisce nelle aziende lavoratori in
affitto, offrono contratti che accompagnano le fasi delle esigenze familiari
della vita di ogni donna. Si comincia in genere da cinque giorni lavorativi
alla settimana, fino a concentrarli in quattro o tre in determinati periodi,
per poi tornare ai cinque giorni iniziali quando i figli sono piu' grandi.
L'aspetto strategico, pero', e' dato dai sussidi statali che sostengono le
scelte delle lavoratrici, molto piu' serene di noi italiane nel vivere la
loro doppia identita' di mamme e lavoratrici, se non addirittura di mamme
che lavorano e finiscono pure il dottorato.
Nella Spagna di Jose' Luis Rodriguez Zapatero, invece, e' entrata in azione
nel 2007 la Ley de Igualdad (legge di uguaglianza), applicata nelle imprese
con oltre 250 dipendenti. Con un patto sindacale si e' inserito un "indice
di responsabilita' familiare" da parte delle aziende, le quali,
applicandolo, godono di vantaggi fiscali. Il monitoraggio di questo
indicatore e' affidato all'Ifrei, che ha il compito di verificare il tasso
di pari opportunita' nei luoghi di lavoro.
L'aspetto principale della Legge di uguaglianza sta nella conciliazione fra
lavoro e famiglia, contro una tendenza del mercato che penalizza le
lavoratrici che vorrebbero fare figli.
Il tasso di natalita' spagnolo e' uno dei piu' bassi d'Europa (1,34%) e la
causa e' attribuita alla difficolta' di trovare un lavoro che frutti piu' di
mille euro al mese, consentendo allo stesso tempo di conciliare la vita
familiare con quella professionale.
Il Banco di Bilbao (Bbva), con filiali in tutta la Spagna, applica un orario
di lavoro flessibile per le lavoratrici che lo richiedono, oltre a uno
scambio fra ore di straordinario trasformabili in giornate libere. Le donne,
poi, possono chiedere fino a tre anni di aspettativa o estendere il
part-time fino all'eta' di otto anni dei loro figli.
Ma, cosa importante, la Legge di uguaglianza si applica anche ai padri, che
si devono corresponsabilizzare chiedendo almeno tredici giorni di congedo
per paternita', altrimenti l'aspettativa non viene concessa alla madre.
Questa norma e' stata voluta soprattutto dalle ministre "rosa" di cui si
avvale il premier Zapatero, ben nove su otto uomini.
E se ai maschi lavoratori viene chiesto di fare anche i padri, mediante il
congedo per paternita', che male c'e'? Ne sanno qualcosa i norvegesi, vanto
pubblicitario della Microsoft Norvegia che ha spinto i propri manager a dare
per primi l'esempio con il lancio della campagna "Il pacchetto del papa'".
La stessa cosa succede alla francesissima Renault.
Resterebbe solo un dubbio, a questo punto. Va bene che le donne possono fare
tutto, che sono le vere eroine della patria da che mondo e' mondo, ma e' poi
vero che alle donne faccia cosi' bene lavorare fuori casa, pur in presenza
di una famiglia con figli?
Sul fronte della salute della donna i dati parlano chiaro: una casalinga di
50 anni e' obesa e depressa nel 38% dei casi, contro il 23% di una donna
della stessa eta', con figli, ma che lavora e ha una relazione sentimentale.
Come dire: lavora che ti passa.

5. OTTOMARZOTUTTOLANNO. MONICA LANFRANCO: UNA MATTINA IN CLASSE, A PARLARE
DI STUPRO
[Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: monica.lanfranco at gmail.com) per
averci messo a disposizione il seguente articolo apaprso sul quotidiano
"Liberazione" del 3 marzo 2009]

"Cosa si puo' fare quando chi ha potere abusa di chi non ne ha? Almeno farsi
avanti, e gridare forte la verita'. Farsi avanti per se stessi, farsi avanti
per gli amici, farsi avanti anche se si e' da soli". E' uno dei passaggi
piu' significativi di North country - storia di Josie, film fortemente
voluto dall'attrice Charlize Theron che interpreta la parte della prima
donna che fece causa negli Stati Uniti per molestie sessuali alla miniera
dove lavorava, creando cosi' un precedente per l'introduzione
nell'ordinamento nordamericano delle class action incentrate sui diritti
sessuati.
I fatti sono del 1989, ma cio' che il film racconta e' cronaca di oggi: il
sessismo in un microcosmo lavorativo tutto maschile, i pregiudizi nei
confronti di una giovane madre single, la diffidenza e la mancanza di
solidarieta' da parte dei colleghi, e soprattutto delle colleghe, la
solitudine di chi per prima alza la voce nei confronti di abusi che non sono
riconosciuti come tali.
La protagonista ha anche un figlio adolescente, avuto in seguito ad uno
stupro da parte di un insegnante, quando era appena sedicenne, e come di
consueto c'e' chi avanza il dubbio che lei se la sia cercata. L'avvocato,
che si chiede come ci si possa difendere dagli abusi dice in modo diverso
quello che la femminista nera Alice Walker scrisse a proposito della
condizione delle afroamericane ne Il colore viola: "Le persone spesso cedono
il loro potere pensando di non averne affatto".
E' proprio questa la sensazione che lasciano i due incontri, che fanno parte
di un percorso piu' ampio di formazione sulla differenza di genere in alcune
scuole genovesi, finanziato nell'ambito del progetto Rigenera. Che molti
giovani non sappiano il potere che hanno, che non siano stati formati ed
educati alla possibilita' di fare scelte, e che le uniche strade per dirsi
siano quelle piu' facili, violente e di superficie.
Una delle scuole del progetto e' il Bergese, Istituto Professionale per i
Servizi Alberghieri e Turistici, circa 700 giovani lo frequentano nella
popolosa delegazione di Sestri Ponente. La scuola e' attivissima, ero gia'
stata li' per l'esame finale delle ultime classi, che nel caso
dell'alberghiero e' una cena completa, un'occasione speciale ed emozionante
nella quale tutte le future e i futuri maturandi si cimentano in sala con
l'armamentario che sara' il loro futuro lavoro: il servizio, l'abbigliamento
e la postura, la cucina, l'attenzione verso i commensali. Il progetto
Rigenera prevede incontri con alcune classi, e la scelta e' quella di
servirsi di un film da vedere insieme per entrare direttamente nel tema
della violenza maschile contro le donne, per provocare reazioni e dibattito
tra ragazze e ragazzi.
Cosi' come in altre scuole salta subito all'occhio che non ce la fanno a
stare fermi e attenti per piu' di pochi minuti: il fatto di non separarsi
mai ne' dal cellulare ne' dall'ipod, e l'essere abituati alle interruzioni
in tv sembra avere indotto una mutazione antropologica rispetto alle
generazioni precedenti. Molti insegnanti mi confermano che la percentuale di
disturbi dell'attenzione e' altissima.
Con le quarte (sono circa una sessantina) la scintilla scocca ancora prima
del film: quando cito le cifre sulla violenza e le molestie in Italia e nel
mondo un ragazzo salta su come una molla: "Va bene parlare di stupro, pero'
le ragazze a volte esagerano. Non mi va bene che se, per esempio, io bevo un
po' una sera, incontro una anche bevuta, e poi dopo succede qualcosa, al
mattino lei venga fuori con la storia che l'ho stuprata". Ci siamo. Una
ragazza, seguita da altre, risponde arrabbiata al compagno: il fatto di
avere alzato il gomito non giustifica il saltare addosso ad una ragazza,
perche' un ragazzo e' piu' forte fisicamente e puo' imporsi. Butto li' anche
la questione dell'abbigliamento: essere provocanti e svestite e'
un'attenuante per il violentatore? Su questo si dividono quasi nettamente:
le ragazze rivendicano il fatto di potersi vestire come vogliono (tranne una
minoranza che sostiene che se ti metti troppo in vista te la vai a cercare,
e si prendono un lieve applauso da parte di un gruppetto di maschi), mentre
i ragazzi, tranne uno, si descrivono come "piu' animali" delle femmine, e
quindi incapaci di trattenersi. La deriva parte da qui, dalla convinzione
che comunque esista una "naturale" predisposizione del maschio
all'incontinenza istintuale: hanno solo sedici, diciassette anni e gia' sono
certi che maschile sia sinonimo di pulsione sessuale selvaggia. Attenzione:
quando passo all'ovvia conclusione, che cioe' stanno dicendo che tutti gli
uomini sono potenziali violentatori, ecco che non ci stanno. Nonostante le
cifre che ho fornito siano li', scritte su un grande foglio bianco, e
inchiodino gli uomini italiani in grande maggioranza su quelli stranieri (e
gli uomini della cerchia familiare piu' di quelli sconosciuti) come autori
abituali degli abusi, scatta la ribellione.
No, non e' vero: gli stupratori sono gli altri. Rumeni, albanesi, di certo
non gli italiani, non quelli "come loro" sono i veri violenti. Dopo il film,
che dice con chiarezza che sulla violenza contro le donne c'e' spesso una
tacita connivenza della comunita', scatta in classe la difesa del
territorio. Ecco le motivazioni: intanto il film e' "vecchio" (la vicenda e'
del 1989, il film e' stato girato nel 2005). Poi la violenza che racconta e'
esagerata, e ora non e' piu' cosi', le donne lavorano dappertutto, non c'e'
piu' discriminazione. "Lo sa cosa ci vuole per rimettere le cose a posto? -
dice a voce alta uno dei ragazzi piu' chiacchieroni, la faccia pulita e
infantile - Piu' armi, pena di morte e castrazione, ma non quella chimica,
quella fisica, magari in piazza, cosi', per dare l'esempio". La matassa e'
intricatissima: stupro, sicurezza, razzismo, violenza generale, paura, odio,
impotenza si intrecciano, in un mix reso ancora piu' micidiale dall'assenza
di informazione e dall'approssimazione mediatica.
Il giorno dopo ci sono le quinte. Anche qui la prima reazione e' di difesa:
nel film si parla di Stati Uniti, c'e' la miniera di mezzo, certo che non e'
un posto da donne, e comunque ora tutto e' tranquillo nel mondo del lavoro.
Quando accenno al fatto che oggi, in Italia, ci sono aziende che fanno
firmare alle giovani donne dichiarazioni nelle quali loro si impegnano a non
restare incinte pena il licenziamento, ammutoliscono, cosi' come cala il
silenzio quando snocciolo i numeri della violenza in famiglia.
L'impressione e' che, se si riesce a fare fermare quel tanto che basta la
loro attenzione sulla materialita' e concretezza dell'argomento, se il
parlare delle relazioni tra uomini e donne passa dalla lontana teoria alla
pratica dei loro rapporti, dei loro corpi, allora la musica cambia. Una
ragazza con grande coraggio racconta che un fidanzato la riempiva di lividi,
e che per molto tempo dopo la rottura lui l'ha perseguitata. La reazione dei
compagni e' quasi unanime: quello non era normale. Pero', grattando sotto la
superficie, ecco che riemerge l'adagio dell'animalita' maschile: in fondo
bisogna capire che i maschi sono piu' reattivi, e quindi uno schiaffo ci
puo' stare, la gelosia e' brutta ma e' anche sintomo di attaccamento,
l'amore non e' bello se non e' litigarello, le donne dicono spesso no con la
bocca ma in fondo un po' bisogna forzarle. Hanno diciotto, vent'anni ma
esprimono concetti analoghi a quelli dei loro nonni.
E' un antico, raggelante ritornello: le donne sono una fortezza da
espugnare, gli uomini degli arieti che a testa bassa partono e non si
possono fermare.
Del resto se la loro formazione ai sentimenti e alla sessualita' resta
dominata dalla televisione della De Filippi e dai telefilm perche' stupirsi?
Almeno questa scuola sta provando a intercettarli, ma quante sono le scuole
in Italia dove questo accade?

6. OTTOMARZOTUTTOLANNO. LIDIA MENAPACE: LA VENDETTA DEL PATRIARCATO
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at alice.it) per
questo intervento]

L'ottomarzo di quest'anno cade durante una vendetta sociale del patriarcato
di rara durezza e anche abile.
Sembra che noi donne siamo chiamate a pagare per il cammino di
autodeterminazione che abbiamo percorso nella seconda meta' del secolo
scorso.
Un esempio tra i molti mi sembra piu' greve e significativo. Naturalmente
potrei parlare della precarieta' che coinvolge soprattutto le donne, della
cancellazione dello stato sociale, che ricarica sulle donne la fatica di
organizzare la vita quotidiana, potrei commentare la tetra vicenda di
Eluana, usata per violente pratiche sul suo corpo inerme e straziato, fino
alla atroce violenza di dire che avrebbe potuto concepire, pur non avendo
alcuna capacita' di dare un qualsiasi consenso, sia all'alimentazione
forzata che alla inseminazione forzata. Potrei  commentare la recente
trovata di prolungare l'eta' lavorativa delle donne del pubblico impiego
"per la parita'" come se la parita' non si potesse raggiungere anche
diminuendo la durata del lavoro per gli uomini, in previsione del fatto che
serviranno sempre meno ore di lavoro per produrre il necessario e anche di
piu' con nuove e non nocive tecnologie.
Ma una le riassume tutte: e mostra la reazione, l'ignoranza e la barbarie
che avanza. Si cerca di accreditare la folle idea che il Dna di chi stupra
possa essere "di razza" e che alcune "razze" siano ad esso piu' predisposte.
E che se si fanno castrazioni chimiche gli stupri possano diminuire. Qui
l'orrore si mescola alla stupidita': come se lo stupro non fosse spesso
commesso da uomini impotenti che si servono di bastoni, colli di bottiglia,
che impongono con la forza rapporti orali e altre nefandezze; o come se
essere picchiate, maneggiate, offese da stupratori chimicamente castrati
fosse una goduria. Inoltre come se dello stupro si potesse solo avere
vendetta, e sempre ovviamente dopo che e' avvenuto. Nessuna prevenzione, le
donne potrebbero uscire di notte solo con la scorta di una ronda?
Vorrei ricordare che prima della legge attuale contro la violenza sessuale,
in Italia la violenza detta "carnale" era  un reato "contro la morale" e che
le donne erano sempre sospettate di averla in fondo desiderata, e simulavano
e provocavano ecc. Se poi erano state violentate per davvero il violentatore
poteva sempre offirsi di sposarle, perche' "il matrimonio riparatore
estingue il reato" come diceva il codice Rocco. E la famiglia della
violentata poteva sempre ricorrere al delitto detto "d'onore".  Non fu il
parlamento a rimediare a una tale aberrazione giuridica, fummo noi donne che
raccogliendo un milione di firme sotto una proposta di legge di iniziativa
popolare alla fine  "obbligammo" - mettendoci due intere legislature - il
parlamento a legiferare, abbastanza bene. Tutto questo e' stato dimenticato.
Ma forse stiamo risvegliandoci. Che stiano tornando le streghe? non ci
vorrebbe di meno.

7. RIFLESSIONE. GIULIANA SGRENA: 4 MARZO 2005. IN MEMORIA DI NICOLA CALIPARI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 marzo 2009]

Quattro marzo 2005. Quattro anni fa, sembra ieri, oggi ancora piu' di un
anno fa. Quanto clamore aveva suscitato la morte di Nicola Calipari. Un
eroe, si diceva, tutti dicevano, quando e' tornato da Baghdad chiuso in una
bara. Io non credo agli eroi, proprio io, che sono qui grazie a lui. E non
solo io.
Quattro marzo 2009. Un silenzio assordante. Chi si ricorda ancora di Nicola
Calipari? Medaglia d'oro al valor militare consegnata a Rosa dal presidente
della Repubblica, scuole, strade intitolate a lui, tanti riconoscimenti. E
oggi? Dove sono finite le personalita', i politici di ogni tendenza che
allora lo avevano celebrato?
Quei militanti di sinistra che, come me, noi, avevano scoperto che essere un
servitore dello stato non vuol dire essere solo al servizio del potere ma
puo' voler dire anche intervenire in soccorso dei suoi cittadini? Tutti.
Come dimenticare che un processo - che forse non avrebbe fatto conoscere la
verita' su quanto successo il 4 marzo 2005 a Baghdad ma almeno avrebbe
potuto provarci - e' finito nel nulla senza che nessuno protestasse? Eppure,
ancora una volta, l'Italia ha rinunciato alla sua giurisdizione, anche di
fronte all'assassinio di un suo cittadino celebrato come un eroe. Una
sovranita' sacrificata in nome dei rapporti con gli Usa di Bush. Con Obama
sarebbe stato diverso? Forse, ma e' troppo tardi per saperlo. Da noi i
governi sono cambiati ma nessuno ha fatto un gesto per avere il processo,
per chiedere a Mario Lozano perche' nelle varie interviste a giornalisti
poco reattivi ha parlato di quella di Calipari come "una missione suicida",
per chiedergli perche' "in Italia era minacciato", da chi? Negli Usa, un
gruppo di avvocati di Los Angeles ha promosso un'azione giudiziaria per
chiedere le regole di ingaggio in vigore in tre azioni militari degli
americani in Iraq, una e' quella che ha visto l'uccisione di Calipari. Il
giudice ha riconosciuto la validita' della richiesta, il Pentagono non ha
ancora risposto, ma forse lo fara'. Forse in questo caso il nuovo corso di
Obama avra' qualche effetto.
Ma l'Italia, come gli Usa, ha archiviato il caso Calipari. L'Italia e'
diventato un paese senza memoria. Un paese che ogni giorno si arrende di
fronte alla demolizione delle fondamenta delle nostre istituzioni nate dalla
Resistenza contro il fascismo, come puo' ricordarsi di un servitore proprio
di quello stato democratico.
Eppure non tutti hanno dimenticato Nicola Calipari e non siamo solo noi a
ricordarlo. Spesso, girando per l'Italia, in vari incontri mi viene
sollecitato il ricordo di Nicola, un ricordo doloroso, da condividere con
gli altri, per non permettere l'oblio. Tante persone comuni, quelle che non
dimenticano, anche oggi 4 marzo 2009 si ricorderanno i momenti drammatici di
quattro anni fa. Non per celebrare un eroe - per gli eroi ci sono le
medaglie - ma per un uomo perbene, uno che come noi difendeva gli stessi
valori.

8. LE ULTIME COSE. SULLA CACCIA

Sulla caccia c'e' da dire una cosa sola: che va abolita.

9. INFORMAZIONE. UNA TRASMISSIONE TELEVISIVA SUL SERVIZIO CIVILE
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

Domenica 8 marzo 2009 alle 12,55 su Rai3 nell'ambito della trasmissione
"Racconti di vita" dedicata al servizio civile saranno intervistati Alberto
Trevisan, che negli anni Settanta pago' col carcere la sua obiezione di
coscienza al servizio militare, e Silvia Vitiello, che ha svolto il suo anno
di servizio civile presso l'Aism (Associazione Italiana Sclerosi Multipla).
Per ulteriori informazioni: www.raccontidivita.rai.it

10. INCONTRI. IL 14 MARZO A TORINO
[Da "Alteracultura" (per contatti: filosofareinsieme at alteracultura.org)
riceviamo e diffondiamo]

Il 14 marzo a Torino, presso la Gam, in corso Galileo Ferraris 30, si
svolgera' una conferenza sul tema "La nonviolenza".
Intervengono: Enrico Peyretti, professore di storia e filosofia; Roberto
Mancini, docente di filosofia presso l'Universita' di Macerata; Guido Dotti,
monaco della comunita' di Bose.
Per ulteriori Informazioni: e-mail: filosofareinsieme at alteracultura.org,
sito: www.alteracultura.org

11. LIBRI. CLAUDIO TOSCANI PRESENTA "ROMANZI BREVI E RACCONTI" DI MARIO
SOLDATI
[Da "Letture" n. 655 del marzo 2009 col titolo "Tutte le astuzie del
raccontare"]

Mario Soldati, Romanzi brevi e racconti, Mondadori "I Meridiani", 2009,
pagg. CXXXV-1786, euro 55.
*
"Soldati entra in letteratura di slancio, in movimento": cosi' esordisce il
notevole saggio introduttivo di Bruno Falcetto, curatore di questo secondo
volume dedicato allo scrittore torinese. Si tratta, per Soldati, di
incunearsi d'acchito nel mondo circostante, vuoi per appropriarsene che per
esecrarlo, tra subitanee partecipazioni, nette antitesi e qualche
ambivalenza. Un rapporto autobiografico, sia in prima che in terza persona
(e persino in seconda), sia per esposizione diretta che per trasposizione
onirica. Calamita segreta della sua pagina, dagli inizi alla fine, il tema
religioso e', alternativamente, frequentato e allontanato, subito e
impedito, in modo inquieto, dialettico, complicato.
Cinque i romanzi brevi piu' una ricca antologia di racconti: da La verita'
sul caso Motta (quadro in anni fascisti di una societa' omologata e di una
cultura plagiata dai nascenti media), a La confessione (discorso intimo tra
emozioni, smarrimenti, rimorsi, analisi psicologiche e battaglie d'anima,
tentazioni erotiche e orgogliose resistenze). Da Il vero Silvestri (caso di
un protagonista "assente", che chi narra ricostruisce dentro l'insuperabile
duplicita' tra chi siamo e come appariamo), a Salmace (novelle vive,
asciutte, mature, di dinamica lievita' ma di solido impianto), fino ad A
cena col commendatore (gruppo di testi strutturati in enigmi e confidenze,
testimonianze e invenzioni, vita e fantasia). E poi racconti brevi e meno
brevi, tra documento e immaginazione, intreccio psicologico e avventura
morale, mistero e morte. Estrosi vagabondaggi d'umore e di moralita', di
storia e d'invenzione, nella prosa vitrea propria di Soldati, in un volume
che ben ne celebra l'organicita' narrativa e la molteplicita' delle forme,
che ben ne illustra e perlustra la realta' e la coscienza, sua propria e
della societa'.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 752 del 7 marzo 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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