Minime. 694



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 694 dell'8 gennaio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Incipit
2. Il "Cos in rete" di dicembre
3. Pier Francesco Gasparetto: John Maxwell Coetzee (2003)
4. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta"
5. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009"
6. L'Agenda dell'antimafia 2009
7. Letture: Paolo Cacciari, Decrescita o barbarie
8. Letture: Mauro Lucco, Giovanni Carlo Federico Villa (a cura di), Giovanni
Bellini
9. Riletture: Laurana Lajolo, Gramsci
10. Riletture: Mimma Paladini Musitelli, Introduzione a Gramsci
11. Riletture: Mimma Paulesu Quercioli (a cura di), Gramsci vivo
12. Riedizioni: Copernico, Opere
13. Riedizioni: Ovidio, Le metamorfosi
14. Riedizioni: Virgilio, Eneide
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. INCIPIT

Il mio vecchio professore di calligrafia e retorica mi diceva sempre: prima
agisci bene, poi predica pure. E non sbagliava.
Opponiti alla guerra che il tuo paese sta facendo in Afghanistan. Opponiti
alla persecuzione razzista in Italia. Poi chiedi anche ad altri di deporre
le armi, di cessare le stragi e le parsecuzioni. A questa condizione la tua
voce puo' essere ascoltata.
*
Opporsi alla guerra e al razzismo, opporsi a tutti gli eserciti e a tutte le
armi, lottare con la forza della verita' per un'umanita' di persone libere
ed eguali in dignita' e diritti, solidali e responsabili, sollecite del bene
comune e della biosfera.
Scegliere la nonviolenza.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI DICEMBRE
[Dall'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (per contatti:
l.mencaroni at libero.it) riceviamo e diffondiamo]

Cari amici,
vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di dicembre 2008 del "C.O.S. in rete"
(www.cosinrete.it).
Ricordando il Centro di Orientamento Sociale di Capitini, il primo
esperimento di partecipazione democratica alle decisioni del potere locale e
nazionale, raccogliamo e commentiamo una scelta di quello che scrive la
stampa sui temi capitiniani della nonviolenza, difesa della pace,
liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso,
religione aperta, educazione aperta, antifascismo.
La partecipazione al "C.O.S. in rete" e' libera e aperta a tutti mandando i
contributi a capitini at tiscali.it o al blog del C.O.S.:
http://cos.splinder.com
Il sito con scritti di e su Aldo Capitini e' www.aldocapitini.it

3. PROFILI. PIER FRANCESCO GASPARETTO: JOHN MAXWELL COETZEE (2003)
[Dal mensile "Letture", n. 602, dicembre 2003, col titolo "J. M. Coetzee" e
il sommario "Lo schivo scrittore sudafricano ha ambientato nella terra
d'origine i suoi romanzi, nei quali si fondono temi diversi come i complessi
rapporti umani dell'Africa postcoloniale, il dramma dell'apartheid, la magia
dei paesaggi"]

Non mangia carne, non beve alcolici, non fuma, il nuovo premio Nobel della
letteratura, John Maxwell Coetzee. "E' un uomo di disciplina quasi
monacale", sintetizza il collega scrittore Rian Malan. Non solo, e' parco
anche di parole. Se lo interroghi, si limita a risponderti, ben che vada,
con un sorriso. Se lo inviti a cena, corri il rischio di vederlo arrivare e
andarsene senza una sola parola. Se gli scrivi, ti risponde con un
monosillabo (in genere: "no"). Questo a dar credito a una leggenda
rafforzata dalla testimonianza di quanti ora in folla - intervistatori,
recensori, accademici - colgono l'occasione per vantarsi di avere ricevuto i
suoi sorrisi, i suoi silenzi, i suoi no. Scontrosita', sgarberia? La
risposta di Wayne Booth, l'autorevole critico e studioso dell'Universita' di
Chicago, e' concisa e definitiva: si tratta di riservatezza e non di
ritrosia e Coetzee e' "una delle persone piu' modeste e umili che io abbia
mai incontrato". Difficilmente ora, il neo premio Nobel potra' evitare la
folla degli intervistatori che vorranno conoscere tutto su di lui e sulla
sua vita pubblica e privata, nascita e formazione, famiglia e studi. E tutto
sui motivi e i risvolti della sua leggendaria ritrosia, o riservatezza.
Sapra' ancora una volta cavarsela a sorrisi, monosillabi e mutismi?
John Maxwell Coetzee e' nato in Sudafrica, a Citta' del Capo, il 9 febbraio
1940. Il padre, Zacharias Coetzee, era un afrikaner, un discendente da
quegli antichi boeri di ceppo olandese che erano stati gli iniziali
colonizzatori del Sudafrica, prima di venire spodestati dagli inglesi. In
seguito a mutamenti politici, aveva perso nel 1948 il posto di funzionario
amministrativo a Citta' del Capo e si era trasferito con la famiglia in una
cittadina di provincia, Worcester, dove aveva trovato lavoro come semplice
contabile (piu' attaccato alla bottiglia che al lavoro, pero'). John, fin
dalla prima infanzia, non ama il padre. Anzi, lo odia al punto che "il solo
pensiero lo fa rabbrividire dal disgusto", come confessera' nel suo volume
autobiografico Infanzia (Boyhood, 1997). Nei riguardi della madre e' piu'
tollerante, anche se la giudica una donna "senza orgoglio" e "priva di senso
dell'umorismo". In certi casi, le e' addirittura solidale, specie quando si
tratta di farsene un'alleata contro il padre. E' pero' riservato anche con
lei ne' piu' ne' meno di quanto lo sia con gli estranei: non le racconta
nulla e si sforza persino di evitare di offrirle ogni occasione di
interessamento. Ad esempio, si impegna a essere sempre il primo della classe
in tutta la sua carriera scolastica, nel calcolo che "fintantoche' avro' una
pagella perfetta, lei non avra' il diritto di fare domande". Trascorre,
cosi', l'infanzia attento a erigere attorno a se' un muro sempre piu'
invalicabile di riservatezza. Rifiuta di confidarsi in famiglia, si sottrae
alle manifestazioni di affetto dei parenti, evita la compagnia dei coetanei,
detesta la conversazione, giudica "prospettiva intollerabile" quella di
"dover vivere in compagnia degli altri". Lettore famelico, non frequenta la
biblioteca pubblica "per evitare eventuali domande della bibliotecaria al
momento in cui porta i libri a timbrare". Il suo sogno? "Pedalare nel
crepuscolo lungo strade ampie e vuote, quando tutti gli altri ragazzini sono
ormai rincasati e fuori c'e' soltanto lui, simile a un re".
Non basta. Si circonda di segreti che giudica "inconfessabili". La sua vita
scolastica e' uno di questi. A scuola tiene celato, infatti, il piu'
inconfessabile dei suoi segreti, quello di essersi dichiarato cattolico
romano fin dall'appello del primo giorno, pur essendo di confessione
protestante. Ne guadagna in momenti di liberta' mentre il resto della classe
e' impegnato nelle funzioni religiose. Ma per tutti gli anni in cui
frequentera' quella scuola vivra' assillato da un lato dalle insospettite
inquisizioni dei ragazzi cattolici e dall'altro lato dalle persecuzioni dei
ragazzi protestanti. Gia', i ragazzi protestanti, gli afrikaners. John li
giudica "massicci, brutali, bitorzoluti". E maneschi. Per nulla al mondo
vorrebbe essere considerato uno di loro, ma, voglia o non voglia, afrikaner
lo e'. Anche se prova imbarazzo quando i meticci della fattoria del nonno
paterno gli rivolgono la parola in deferente terza persona chiamandolo die
kleinbaas, "il padroncino". Anche se considera i meticci "un biasimo
vivente", prova simpatia solidale con i nativi e non prova nessuna simpatia
per i boeri. Ne prova, piuttosto, per gli inglesi. Non fosse altro perche'
"vivono dietro un muro e custodiscono bene il proprio cuore". John, anzi,
sogna di potersi recare in Inghilterra e di poter vivere per sempre fra
quegli inglesi "altezzosi, arroganti, cattivi", come descritti dai suoi
libri di scuola.
*
Una strana infatuazione
Anni Sessanta. John frequenta l'universita'. I suoi progetti, sono ora,
pero', ben definiti: sara' un artista, lo ha deciso gia' da molto tempo. I
suoi modelli, letterari e umani, sono Ezra Pound, T.S. Eliot, Walt Whitman e
Jonathan Swift. In particolare, Pound perche' "ha sacrificato la sua vita
all'arte" vivendo nel dolore e nell'ignominia, e Swift per il suo essere "un
selvaggio, un solitario". All'universita' e' iscritto ai corsi di matematica
e di inglese. Vive in una stanzetta ammobiliata, autonomo dalla famiglia che
non va mai a trovare. Lavora sodo, guadagna bene: vuole dimostrare a se
stesso che "ogni uomo e' un'isola; non c'e' bisogno dei genitori". E'
inoltre impaziente di mettere da parte i soldi per comprare il biglietto
della nave per l'Inghilterra. Sono anche anni in cui il Paese attorno a lui
e' in tumulto, ovunque esplodono manifestazioni contro le leggi razziali. A
Sharpeville, una cittadina a cento chilometri da Johannesburg, la polizia
spara sulla folla impegnata in una pacifica marcia di protesta: una
settantina sono i morti, centinaia i feriti. John vive ora in un nuovo
incubo: quello del reclutamento, ed e' angosciato da un unico pensiero:
andarsene prima che sia troppo tardi.
Raggiunge finalmente la sua Inghilterra. Gli inizi non sono incoraggianti:
condivide con un amico un monolocale, dorme nel sacco a pelo che si e'
portato dal Sudafrica, rabbrividisce di freddo in quella citta' gelida,
grigia e insensibile. Non importa: quella citta' e' Londra, "l'unico posto
al mondo dove si puo' vivere la vita con la massima intensita'". Oltre a
quel sacco a pelo, ha portato con se' da casa anche i suoi risparmi, una
laurea in matematica e una in inglese. Accetta un lavoro all'Ibm, anche se
non sa neppure che cosa siano i computer. Lavora in una stanza dipinta di
grigio, con mobili grigi. Per i suoi istruttori e' un apprendista deludente,
per i suoi colleghi e' "il sudafricano". Per evadere si rifugia nei cinema.
E si innamora dell'Eclisse di Antonioni, le sue citta' deserte, le sue
solitudini angosciate. Ma piu' ancora si innamora di Monica Vitti, "le sue
gambe perfette, le sue labbra sensuali, la sua espressione assorta". Se la
immagina bussare alla sua porta, entrare, liberarsi, grazie a lui, del peso
di ogni sua angoscia. Ma nessuna Monica Vitti bussa alla sua porta, deve
accontentarsi di pallidi surrogati, colleghe di lavoro, ragazze alla pari,
conoscenze occasionali. Meno perfette, ma non meno angosciate. Si
angosciano, soprattutto quando scoprono, sui diari negligentemente lasciati
in giro, tutto quanto lui viene minutamente e impietosamente scrivendo sul
loro conto e alle loro spalle. Si', John scrive. Pagine febbrili di diario.
E poesie. Come T.S. Eliot, che lavorava in banca, o Wallace Stevens, che
lavorava in una compagnia di assicurazioni, colletti bianchi come lui. Ma le
sue poesie non sono come le loro. Ne e' sempre meno convinto, le rilegge, le
giudica "piccoli componimenti contorti, minori in ogni senso". Diagnostica
il motivo di quei parziali fallimenti: scrivere poesie significa riversare
su una pagina le proprie emozioni, mentre lui prova orrore a quella sola
idea. "Sarebbe come recidere un'arteria e guardare sgorgare la propria linfa
vitale".
C'e' la prosa, pero'. La prosa non esige che si metta a nudo la propria
anima, che si espongano le proprie emozioni, "e' come un tranquillo specchio
d'acqua, sul quale si puo' navigare a piacimento, disegnando sulla
superficie arabeschi". Scrive, cosi', il suo primo racconto. Senza trama
vera e propria, svolto tutto nella mente del protagonista. E ambientato in
Sudafrica. Suo malgrado, perche' il giovane Coetzee considera il Sudafrica
come un handicap che gia' aveva deciso di lasciare definitivamente alle
spalle mettendosi in salvo in Inghilterra. Sente, pero', di non riuscire
ancora a raffigurare in prosa questa sua nuova terra di salvamento, nella
quale, anzi, comincia a sentirsi sempre meno a suo agio. Si e' licenziato
dall'Ibm, dai suoi mobili grigi, dai colleghi maldisposti. Da un anno circa,
grazie a una borsa di studio, si e' iscritto come studente in absentia a un
master in letteratura presso l'Universita' di Citta' del Capo. Ha scelto la
narrativa di Ford Madox Ford come argomento delle sue ricerche. Frequenta il
British, lavora alla tesi. Ma tutto questo non gli basta. Trascorre intere
giornate in cui teme di morire di freddo e di infelicita'. Persino di
solitudine, proprio lui a cui andava tanto a genio starsene da solo. Si
scopre a segnare sull'agenda con una malinconica "s" i giorni trascorsi in
totale silenzio.
*
Sudafrica, ineliminabile pensiero
Anno 1962: Kennedy denuncia l'installazione di basi missilistiche sovietiche
a Cuba e decide il blocco navale dell'isola. In Inghilterra si moltiplicano
le manifestazioni in favore del disarmo nucleare. Coetzee ammette di provare
scarsa simpatia per i manifestanti, "uomini secchi e allampanati e donne
insignificanti e scarmigliate che innalzano cartelli e urlano slogan",
tuttavia si reca un giorno a Trafalgar Square dove e' in atto un grande
raduno del Cnd, il movimento per il disarmo nucleare. Ascolta i loro
discorsi, sente denunciare incombente il disastro nucleare, imminente il
bombardamento di Londra. Che ironia! Fuggire dagli afrikaner che vogliono
arruolarlo e dai neri che vogliono buttarlo a mare, per ritrovarsi su
un'isola che sara' ridotta a un mucchio di cenere. "Dove si puo' andare per
essere liberi dalla furia della politica?", si chiede. Per il momento va nel
Berkshire, a due ore di treno da Londra, dove ha trovato un nuovo lavoro,
ancora una volta come programmatore, presso una societa' di computer. Per
ritrovarsi presto, sconsolatamente, immerso nell'uggia, nella solitudine,
nello scoramento. Da molto non ha piu' scritto, ne' un verso ne' una riga di
prosa. E' convinto del suo definitivo fallimento come scrittore.
Tornare in Sudafrica, dichiararsi sconfitto? No, non vuole buttare la
spugna, lo ossessiona la prospettiva di seguire il destino del padre. E
neppure acconsente a uniformarsi alla mediocrita' delle esistenze che lo
circondano, sposarsi, comprarsi una macchina, farsi una casa, cercare
soddisfazioni nel lavoro, in una parola: sottostare alla realta'. Sceglie di
non arrendersi. Riflette che quello e', in fondo, "un mondo dal quale ancora
puo' fuggire. Non e' troppo tardi". Sconfitto e come il padre, mai.
Nel 1965 lascia Londra per gli Stati Uniti, dove trova lavoro in qualita' di
teaching assistant presso l'universita' texana di Austin, nel 1969 consegue
un dottorato di ricerca in linguistica, l'anno dopo e' lecturer a Buffalo
presso l'Universita' di Stato, si e' sposato, ha due figli. Ecco, dunque,
J.M. Coetzee con moglie, figli, un rispettabile lavoro, una bella casa, la
macchina. Come, appunto, aveva temuto. Ancora una volta: troppo tardi per
quel suo ricorrente, insistente sogno di diventare artista? Coetzee risponde
mettendosi a tavolino, non piu' a scrivere versi sul modello di Eliot, ma
pagine di prosa sul modello, semmai, di Beckett, di cui ha imparato ad amare
sia la scrittura sia l'abilita' nel giocare su piu' ribalte
contemporaneamente. Riprende la prosa dopo l'abortito esperimento del
racconto di ambientazione sudafricana scritto durante gli anni londinesi. Ma
anche questa sua nuova prova e' ambientata in Sudafrica, piu' specificamente
nel periodo dei suoi antenati boeri, come lo saranno, del resto, molti libri
che verranno, quasi che Coetzee, dopo essersi scosso dai piedi la polvere
del nuovo Sudafrica, avesse desiderato ritrovare il Sudafrica di un tempo,
"quando l'Eden era ancora possibile". Cresciuto nel Sudafrica
dell'apartheid, pur essendosi in ogni occasione inequivocabilmente
dichiarato contro le discriminazioni razziali, Coetzee ha sempre accettato
con disagio l'etichetta di "narratore africano", specie se riferita non alla
sostanza letteraria, ma a risvolti geopolitici. Traduce i suoi sentimenti
nei confronti del Paese natale nell'immagine di un albatro che gli sta sul
groppone. Vorrebbe toglierselo di dosso, non gli importa come, "cosi' da
cominciare a respirare". Ma lo vorrebbe davvero? La sua narrativa e' tutta
saldamente ancorata alla storia e ai problemi della sua terra d'origine, dal
dramma dell'apartheid in mezzo al quale e' cresciuto ai complessi rapporti
umani dell'Africa postcoloniale, alla magia dei paesaggi, alla seduzione
delle leggende e delle tradizioni, sia pure filtrando il tutto attraverso
parabole metaforiche che sarebbero piaciute all'amato Kafka, l'autore da lui
approfondito negli anni di studio londinesi.
*
Diversita' e sopraffazione
Apartheid, metafore, paesaggio, tutto e' gia' presente in questo suo primo
libro, Terre al crepuscolo (Dusklands), iniziato a Buffalo nel 1971,
pubblicato nel 1974 a Johannesburg, soprattutto nella sua seconda parte, "Il
racconto di Jacobus Coetzee", una cronaca redatta, nella finzione
letteraria, da un antenato boero del '700, Jacobus Coetzee, proprietario
terriero e cacciatore di elefanti. Il Coetzee del Settecento considera i
nativi come creature elementari, chiuse nel presente ("All'ottentotto non
importa da dove viene ne' dove va"), con qualche controllata tolleranza per
quelli che giudica "addomesticati". Durante una battuta di caccia,
spingendosi nell'interno ancora inesplorato del Paese e' costretto a
fermarsi presso un insediamento di ottentotti del tutto ignari dell'uomo
bianco e da cui si attende doverosi riguardi. Invece viene trattato come un
comune mortale, se non addirittura con sufficienza e ironia, mentre i suoi
servi "addomesticati" si ribellano scopertamente alla sua autorita'.
Ritornera' piu' avanti a quel villaggio con una scorta di armati per dare ai
servi infedeli e agli irrispettosi ottentotti una lezione esemplare. Salvo
indulgere a tardive considerazioni, dopo aver ucciso uomini e bruciato case,
piu' sull'onda della perplessita' che dei rimorsi: "Come faccio a sapere che
i morti ottentotti non fossero un mondo immenso di delizie precluse ai miei
sensi? Non potrei forse aver ucciso qualcosa di valore inestimabile?".
Seguira', nel 1977, In the Hearth of the Country (tradotto in Italia come
Deserto nel 1993), il cui io narrante, Magda, e' una ragazza bianca che vive
con il padre in una fattoria circondata da un deserto pietroso e in una
condizione patologica di farneticante apatia. Chiusa in una stanza, affida a
un diario un resoconto allucinato dove la realta' si confonde
inestricabilmente con la fantasia, la vittima con il carnefice, la violenza
con la rassegnazione, l'odio con l'urgenza di affetto, fra stupri, omicidi,
gelosie e vendette, mentre l'universo dei padroni bianchi viene in
dissolvenza inghiottito dal deserto. Al romanzo verra' assegnato il premio
Cna, il piu' importante riconoscimento letterario nel suo Paese. Nel 1985 ne
verra' tratto un film in coproduzione franco-belga, Dust, Leone d'argento a
Venezia, con Jane Birkin nella parte della protagonista.
Nel 1980, Coetzee pubblica Waiting for the Barbarians (Aspettando i barbari,
Rizzoli, 1983), il suo primo libro di successo. E' la storia di un
magistrato bianco mandato a lavorare in una terra di confine, in una
situazione che ricorda molto da vicino Il deserto dei tartari di Buzzati.
Anche qui, infatti, la remota localita' dove si trova a operare il
protagonista e' come uno sterminato fortino dove un intero esercito vigila
in armi contro un nemico invisibile e sfuggente, i barbari. Il magistrato si
trova presto in contrasto con un colonnello torturatore, per finire in
carcere con l'accusa di tradimento, insicuro di se stesso e delle sue
convinzioni, in rassegnata (fiduciosa?) attesa degli Altri, inopinabili e
sconosciuti. Il titolo del romanzo e' tratto da un verso di Kavafis: "Che ne
sara' di noi senza barbari? / A modo loro erano una soluzione". In Life and
Times of Michael K, del 1983 (La vita e il tempo di Michael K., Rizzoli,
1986), Coetzee abbandona le atmosfere rarefatte e simboliche del romanzo
precedente, pur rimanendo nella tematica della sopraffazione e
dell'apartheid e nel clima di cieca violenza della guerra. E' per fuggire
dalla guerra, appunto, che Michael K., un giovane nero mentalmente ritardato
e fisicamente deformato da un vistoso labbro leporino, lascia con la madre
la grande citta' alla ricerca di un'imprecisata campagna, viva soltanto
negli idealizzati ricordi materni. La peregrinazione si fa interminabile e
sempre piu' accidentata, tra poliziotti ostili e vagabondi malintenzionati,
finche' la madre muore di stenti e Michael K. prosegue il viaggio con le sue
ceneri in un sacchetto, nella fiduciosa intenzione di poterle seppellire
nell'umile Eden dei loro sogni. Trova infine rifugio in una fattoria
abbandonata, ma li' viene ineluttabilmente raggiunto dalla guerra, catturato
e trascinato in un campo profughi, naufrago del tempo, "troppo occupato,
troppo stupido, troppo assorto nelle sue cose, per dare retta agli
ingranaggi della Storia". La vita e il tempo di Michael K. risultera'
vincitore del Booker Prize, il piu' prestigioso premio letterario inglese,
ma il suo autore ne sara' cosi' moderatamente lusingato da non presentarsi
neppure a ritirarlo (stesso trattamento riservera' al premio nel 1999,
quando lo vincera' per la seconda volta con Vergogna, indifferente al vanto
di essere l'unico autore ad avere ottenuto per due volte il Booker).
*
Laceranti sensi di colpa
Il romanzo Foe, del 1986 (tradotto da Rizzoli con lo stesso titolo nel 1987)
e' un metaforico rifacimento del Robinson Crusoe di Daniel Defoe, qui
soltanto Foe. Come gia' in Deserto, anche in questo caso il racconto e'
affidato a una voce femminile, Susan Barton, abbandonata da marinai ribelli
sull'isola dove Robinson Crusoe, qui soltanto Cruso, domina da crudele
tiranno come su un suo piccolo impero personale. Sull'isola vive anche un
Venerdi' totalmente muto per essergli stata tagliata la lingua (forse dallo
stesso Cruso). Raccolti, vengono portati in Inghilterra, dove Susan e
Venerdi' si mettono alla ricerca di un autore che possa scrivere la loro
storia. Troveranno Foe, un deludente pennivendolo in fuga perenne dalla
giustizia e dai creditori e con l'irritante tendenza a intervenire a modo
suo, nella loro vita e in quella loro storia, aggiungendo nuovi personaggi
(una figlia brasiliana per Susan) e rielaborandone altri da altre sue opere,
quali Moll Flanders e Lady Roxana. L'intertestualita' con cui Coetzee gioca
da funambolo si fa cosi' sempre piu' sofisticata e svincolata da ogni
convenzione temporale o tematica e sciogliendosi in una sottesa filosofia
generatrice di domande e di incertezze, ma senza risposte se non quella, non
meno incerta, dell'attesa: "Non abbiamo nulla da piantare - dice Robinson -.
Piantare e' riservato a quelli che verranno, e avranno la previdenza di
portare i semi". Analogo funambolismo intertestuale ricompare in The Master
of Petersburg del 1994, (Il maestro di Pietroburgo, Donzelli, 1994), la
trasposizione narrativa di un oscuro episodio della vita di Dostoevskij,
dove il protagonista, lo stesso celebre narratore russo, indaga sulla morte
misteriosa del figliastro, Pavel Alexandrovic Isaev (Coetzee stesso in
quegli anni aveva perso il figlio, morto per un'inspiegabile caduta da un
terrazzo).
Torna una voce narrante femminile in The Age of Iron del 1990 (L'eta' del
ferro, Donzelli, 1995). E torna anche l'ambientazione nel Sudafrica
dell'apartheid. La protagonista, Elizabeth Curren, condannata da una
malattia terminale (anche in questo caso, Coetzee aveva vissuto analoga
tragedia, con la morte di cancro dell'ex moglie) confessa in una lunga
lettera alla figlia la sua insensibilita' nei confronti della violenza e
della degradazione del potere bianco. Ma, con il procedere della
confessione, il suo senso di colpa risulta sempre piu' indecifrabile e
sfuggente, insieme alla crescente difficolta' di precisarne la reale portata
("Fintanto che provo vergogna, so di non aver ceduto al disonore") e, piu'
ancora, di trovare le parole per descriverlo: "Il mio errore e' come una
nebbia, ovunque e in nessun luogo, non riesco a vederlo, toccarlo, dargli un
nome". E' il dubbio che Coetzee solleva sulla possibilita' di riscatto e di
rinnovamento in una societa' dove risulta impossibile una vera confessione e
un convinto riconoscimento delle proprie colpe. Un dubbio, quindi, che
inestricabilmente coinvolge sia la degradazione della cultura morente sia
l'inflessibilita' di quella Eta' del ferro che da' il titolo al romanzo e
che "attende di fare ritorno".
Il senso di colpa provato da Elizabeth Curren viene vissuto anche nel
romanzo successivo, Vergogna (1999). Il protagonista, David Lurie, la
vergogna non solo la prova, ma anche la subisce, come del resto suggerito
nel titolo originale, Disgrace, che in inglese traduce non tanto vergogna
quanto esposizione alla vergogna, la gogna, il marchio. Ed e' il duplice
sentimento che Coetzee riserva al professor David Lurie, che dal motivo di
provarla in quanto afrikaner passera' a quello di subirla quando verra'
cacciato dall'Universita' di Cape Town per avere violentato un allieva e
quando finira' come aiuto-infermiere e becchino presso l'ambulatorio
veterinario di un paese di campagna, ospite della figlia che vive da
contadina e che sta per mettere al mondo il frutto di uno stupro subito da
tre neri. Un racconto inquietante e spietato, intrecciato di piu' trame e
sottotesti ad accentuare narrativamente la complessita' e la drammaticita'
dei rapporti e delle passioni umane, dell'esistenza stessa. Ma ancora una
volta, Coetzee non pone domande, non suggerisce risposte, non esprime
giudizi. Solo lascia intendere, per chi e' disponibile all'ascolto, che la
vergogna - e la pietas -, che si provi o si subisca, e' dei violentatori e
dei violentati, dei bianchi e dei neri, e' di noi, e' di tutti.
*
Animalista convinto
Dalla violenza non sono esclusi nemmeno gli animali. Grande paladino delle
altre creature (e fervente vegetariano), Coetzee in The Lives of Animals,
sempre del 1999 (La vita degli animali, Adelphi, 2000), riprende un tema
laterale di Vergogna, dove, appunto, il protagonista nell'ambulatorio
veterinario dove lavora e' costretto ad assistere, e a partecipare, alla
soppressione di cani e altri animali quale pratica scontata e quotidiana. Ma
lecita fino a che punto? Risponde in questo suo romanzo-saggio un suo nuovo
e ancora piu' congeniale portavoce, la scrittrice australiana Elizabeth
Costello, infaticabile animalista (anche lei vegetariana), determinata a
difendere i diritti degli animali e a contestare la nostra liceita' a
ucciderli fino a paragonare, nel corso di un seminario tenuto in
un'universita' americana, la strage che l'uomo fa degli animali alla Shoah.
"L'orrore dei campi di morte - e'la tesi - scaturisce dal rifiuto da parte
degli assassini di immaginarsi al posto delle vittime, dall'aver chiuso i
loro cuori". E di conseguenza "anche noi chiudiamo i nostri cuori a quei
luoghi di morte che sono i macelli". Scandalo, proteste veementi, durissime
reazioni. Ma Elizabeth Costello non cambia idea.
E neppure Coetzee. Che celebra il Nobel tornando in libreria con un nuovo
romanzo, Elizabeth Costello: Eight Lessons. Dove, caparbio e recidivo, non
soltanto ripropone il suo alter ego femminile, ma riprende e amplifica sia
l'argomento sia le provocazioni del precedente Vita degli animali. Tanto
deliberatemente - e provocatoriamente - da ripubblicarne qui il testo sotto
forma di due conferenze tenute all'Universita' di Amsterdam. Lungo saggio, o
raccolta di saggi, piu' che non romanzo, quindi, come del resto gia'
denunciato dal titolo: otto lezioni sul tema favorito dei diritti degli
animali, ma ampliate a percorsi altrettanto malagevoli, dal "problema del
male" a ipotesi sulla vita futura, dalla mitologia greca alla censura, dalla
critica letteraria alla sessualita', fino alle implicazioni di
un'immaginaria esecuzione di Hitler. Un crescendo di temi, stili e moduli
narrativi sempre piu' astratti e sofisticati, tanto da far azzardare a piu'
di un critico l'ipotesi che il nuovo Nobel della letteratura stia sempre
piu' insistentemente (malauguratamente?) trasferendosi dalla narrativa al
saggio filosofico. Indecifrabile e imprevedibile, Coetzee, interrogato,
sorride, e tace. Intinge la penna, e scrive: "Sono uno scrittore, scrivo
quello che odo. Sono lo scriba dell'invisibile. Questa la mia missione:
scrivere sotto dettatura. Non sta a me fare domande o giudicare quanto mi
viene dettato. Mi limito semplicemente a trascrivere le parole e a
verificarle per accertarmi di aver udito correttamente".
*
Due volte il "Booker Prize", nessuno come lui
John Maxwell Coetzee e' nato il 9 febbraio 1940 a Citta' del Capo, in
Sudafrica, figlio di Zacharias Coetzee, di origine boera, procuratore
legale, e di Vera Wehmeyer, di origine tedesca, insegnante. Cresce nella
campagna di Worcester, dove il padre si e' trasferito avendo perso il suo
lavoro a Citta' del Capo. Descrivera' quei suoi primi anni vissuti in
un'atmosfera cupa e alienante fra le violenze e le prevaricazioni
dell'apartheid in Infanzia. Scene di vita di provincia, romanzo
autobiografico del 1997. Nel 1956 si iscrive all'Universita' di Citta' del
Capo dove si laurea in Letteratura inglese nel 1960 e in Matematica nel
1961. L'anno seguente si trasferisce in Inghilterra, a Londra, dove lavora
come programmatore di computer, presso l'Ibm, esperienza che tradurra' nel
suo secondo romanzo autobiografico, Gioventu', del 2002. Si sposa nel 1963
con Philippa Jubber, dal matrimonio nasceranno due figli, Nicolas, nel 1966,
e Gisela, nel 1968. Nel 1965 lascia l'Inghilterra per gli Stati Uniti con un
incarico di teaching assistant presso l'Universita' di Austin, Texas. Nel
1969 consegue un dottorato di ricerca in linguistica. Nel biennio 1970-'71
insegna Letteratura all'Universita' di Stato di Buffalo. E' in quei suoi
anni di Buffalo che iniziera' a scrivere il suo primo romanzo, Terre al
crepuscolo. Si trasferisce, quindi, in Sudafrica avendo ottenuto un
insegnamento di Letteratura presso l'Universita' di Citta' del Capo.
Rimarra' a insegnare in Sudafrica per circa trent'anni e li' scrivera' quasi
tutti i suoi romanzi e saggi critici. Dal gennaio del 2002 ha lasciato
l'universita' di Citta' del Capo per quella di Adelaide, in Australia,
alternandosi con l'Universita' di Chicago, dove nell'autunno 2002 ha tenuto
corsi di letteratura e sociologia.
Prima dell'attuale Nobel, J.M. Coetzee ha vinto numerosi premi letterari di
alto prestigio: per tre volte il Cna, il principale premio del suo Paese, il
Prix Etranger Femina, il Jerusalem Prize, l'Irish International Fiction
Prize e per due volte il Booker Prize, nel 1983 con La vita e il tempo di
Michael K., e nel 1999 con Vergogna. In Italia e' stato premiato con il
Mondello nel 1994 e con il Grinzane Cavour nel 2003.
*
Un autore ancora poco studiato in Italia
Di Coetzee sono stati pubblicati in Italia: Nel cuore del paese, del 1977
(col titolo Deserto, Donzelli, 1993), il romanzo viene ora riproposto da
Einaudi in una nuova edizione prevista proprio in questo mese; Aspettando i
barbari, l'opera che lo ha portato alla ribalta dell'attenzione letteraria
nel mondo, e' stata pubblicato da Rizzoli nel 1983; sempre presso Rizzoli e'
stato pubblicato tre anni dopo, nel 1986, il romanzo vincitore del Booker
Prize, La vita e il tempo di Michael K., nel 2001 riproposto da Einaudi; Foe
compare presso Rizzoli nel 1987 e nel 1993 Deserto presso Donzelli; lo
stesso editore Donzelli pubblichera' nel 1994 il romanzo Il maestro di
Pietroburgo, nel 1995 il romanzo L'eta' del ferro e nel 1996 il volume di
saggi Pornografia e censura; presso Adelphi compare nel 2000 il
romanzo-saggio La vita degli animali e con Einaudi tutte le traduzioni
successive: i due volumi autobiografici Infanzia. Scene di vita di
provincia, nel 2001, e Gioventu'. Scene di vita di provincia, nel 2002.
Sempre nel 2002 il romanzo Vergogna, vincitore del secondo Booker Prize, e,
infine, in questo 2003, Terre al crepuscolo, il primo romanzo scritto da
Coetzee. Nel mese di aprile del 2004 e' prevista l'uscita, sempre presso
Einaudi, di Elizabeth Costello, la sua opera piu' recente.
In Italia sono apparse numerose recensioni sulle singole opere di Coetzee,
ma nessun studio specifico ancora, cosi' come ancora non esiste un sito
ufficiale sull'autore, se si eccettuano notizie, non sempre aggiornate tra
l'altro, allocate nei siti delle varie case editrici o in quello del Booker
Prize, il premio letterario inglese da lui vinto in due occasioni. La
critica internazionale gli ha, invece, dedicato attenzione piu' approfondita
ed esaustiva e si va dallo studio di Teresa Dovey (The Novels of J.M.
Coetzee) pubblicato a Cape Town nel 1988, alla raccolta di saggi critici
sull'autore curata da Graham Huggan e Stephen Watson pubblicata da Macmillan
nel 1996, al J.M. Coetzee di Dominic Head (Cambridge Univ. Press, 1997), a
un'ulteriore raccolta di saggi (Critical Essays on J.M. Coetzee) pubblicata
a New York nel 1998 a cura di Sue Kossew, al J.M. Coetzee: romancier
sud-africain, di Andre' Viola (Parigi, 1999) fino allo studio recentissimo
J.M. Coetzee: Writing with/out authority, di Fiona Probyn, Universita' di
Sydney, Australia.

4. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da
Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito
sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via
Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e
15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

5. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009"

Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano
per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita',
per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla
forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione
tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno
dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della
nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata.
E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009".
- 1 copia: euro 10
- 3 copie: euro 9,30 cad.
- 5 copie: euro 8,60 cad.
- 10 copie: euro 8,10 cad.
- 25 copie: euro 7,50 cad.
- 50 copie: euro 7 cad.
- 100 copie: euro 5,75 cad.
Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946,  e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it

6. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009

E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne
nella lotta contro le mafie e per la democrazia.
E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di
Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani.
Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro
Impastato o all'editore.
*
Per richieste:
- Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa
Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail:
csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it
- Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax:
923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito:
www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com

7. LETTURE. PAOLO CACCIARI: DECRESCITA O BARBARIE
Paolo Cacciari, Decrescita o barbarie, Carta, Roma 2008, pp. 64, euro 6 (in
supplemento a "Carta"). Diversi gli spunti degni di riflessione ed
approfondimento.

8. LETTURE. MAURO LUCCO, GIOVANNI CARLO FEDERICO VILLA (A CURA DI): GIOVANNI
BELLINI
Mauro Lucco, Giovanni Carlo Federico Villa (a cura di), Giovanni Bellini,
Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Milano) 2008, pp. 384, euro 14,90 (in
supplemento a "La Repubblica" e a "L'Espresso"). Catalogo della mostra in
corso alle Scuderie del Quirinale a Roma (fino all'11 gennaio 2009), il
volume contiene saggi, schede, apparati e naturalmente riproduzioni delle
opere del Giambellino. Una festa per gli occhi e per l'intelligenza.

9. RILETTURE. LAURANA LAJOLO: GRAMSCI
Laurana Lajolo, Gramsci. Un uomo sconfitto, Rizzoli, Milano 1980, 1981, pp.
224, lire 3.500. Una meditata, preziosa biografia. Con una prefazione di
Umberto Terracini.

10. RILETTURE. MIMMA PALADINI MUSITELLI: INTRODUZIONE A GRAMSCI
Mimma Paladini Musitelli, Introduzione a Gramsci, Laterza, Roma-Bari 1996,
pp. VI + 216, lire 18.000. Nell'utile collana de "Gli scrittori" una buona
monografia introduttiva.

11. RILETTURE. MIMMA PAULESU QUERCIOLI (A CURA DI): GRAMSCI VIVO
Mimma Paulesu Quercioli (a cura di), Gramsci vivo nelle testimonianze dei
suoi contemporanei, Feltrinelli, Milano 1977, pp. 320, lire 2.000. Un libro
che ancora raccomandiamo. Con una prefazione di Giuseppe Fiori.

12. RIEDIZIONI. COPERNICO: OPERE
Copernico, Opere, Utet, Torino 1979, Mondadori, Milano 2008, pp. 872, euro
12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). Il volume, a cura di
Francesco Barone, contiene il Commentariolus, l'Epistula contra Wernerum, il
capolavoro copernicano Le rivoluzioni delle sfere celesti, la Dissertazione
sul conio della moneta, ed in appendice la "Prima esposizione" del Retico, e
due lettere di altri interlocutori. Opportunamente nella dotta e acuta
introduzione Barone mette in guardia dal leggere Copernico come se la
rivoluzione copernicana fosse scaturita come Minerva dalla testa di Giove
gia' calzata e vestita ed armata di tutto punto, e non sia stata invece un
lungo ed ampio e complesso processo.

13. RIEDIZIONI. OVIDIO: LE METAMORFOSI
Ovidio, Le metamorfosi, Rizzoli-Rcs, Milano 1997, Rcs, Milano 2008, pp. 998,
euro 7,90 (in supplemento al "Corriere della sera"). Nella traduzione di
Giovanna Faranda Villa, col testo latino a fronte, le parche note di
Rossella Corti, un'introduzione di Gianpiero Rosati e un indispensabile
indice dei nomi, uno dei libri piu' letti e piu' illeggibili della cultura
occidentale. Da due segni infallibili da diversi anni misuro quanto sono
invecchiato: il fatto che le ragazze mi danno la precedenza agli ingressi
degli edifici, e il fatto che comincio ad ammettere che vi e' qualcosa di
bello anche nella poesia di Ovidio. Finanche nelle Metamorfosi (e dopo
questo riconoscimento forse Dante mi trovera' meno sordo e bestia).

14. RIEDIZIONI. VIRGILIO: ENEIDE
Virgilio, Eneide, Rcs, Milano 2002, 2008, pp. 1170, euro 7,90 (in
supplemento al "Corriere della sera"). Col testo latino a fronte, la
traduzione e le note di Riccardo Scarcia e un'introduzione di Antonio La
Penna. Solo da vecchio ho cominciato ad apprezzare l'Eneide. Fino alla fine
del secolo scorso il Virgilio che piu' amavo era quello delle Bucoliche e
delle Georgiche, e di alcuni luoghi patetici o sottili dell'epopea. E' che
della latinita' sempre ho prediletto su tutti Lucrezio, l'eta' repubblicana,
poi Seneca tragico, e gli storici d'opposizione. L'Eneide e' schiacciata dal
modello omerico e dal peso di secoli di letteratura, e dalla grancassa
imperiale. Eppure pazientemente, anno dopo anno, decennio dopo decennio, ho
continuato a rileggerla; e un giorno di pioggia e di angustie a Perugia,
credo nel '99 o nel Duemila, di colpo mi accorsi che alla sua
poesia-struttura non ero piu' sordo. Strana la vita.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 694 dell'8 gennaio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it