Minime. 688



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 688 del 2 gennaio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. La via
2. Fulvio Panzeri ricorda Giovanni Testori
3. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta"
4. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009"
5. L'Agenda dell'antimafia 2009
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. LE ULTIME COSE. LA VIA

Fermare le guerre. Fermare le stragi. Fermare le uccisioni.
La nonviolenza e' la via.

2. MEMORIA. FULVIO PANZERI RICORDA GIOVANNI TESTORI
[Dal mensile "Letture", n. 597, maggio 2003, col titolo "Giovanni Testori" e
il sommario "A dieci anni dalla morte e a ottanta dalla nascita,
ripercorriamo l'opera di uno scrittore poliedrico, provocatore e votato alla
sofferta ricerca di Dio, che egli riconobbe nei reietti di questa societa'
inumana e benpensante"]

Dieci anni fa, il 16 marzo 1993, moriva Giovanni Testori, senz'altro uno
degli scrittori piu' significativi del secondo Novecento, anche se ancora
oggi le storie letterarie lo ignorano e gli dedicano solo poche righe. Del
resto Testori e' un intellettuale completamente "fuori canone", sia per le
scelte esistenziali, sia per il complesso della sua opera. In vita ha
vissuto da isolato rispetto alla societa' letteraria italiana che non amava
frequentare: preferiva il mondo degli artisti o quello degli "ultimi", dei
carcerati, dei drogati, dei disperati, che andava a trovare per una parola
di aiuto e di conforto. Eppure il suo nome ha riempito le pagine dei
giornali, per gli scandali che hanno sempre accompagnato le sue opere, in
particolare le messe in scene teatrali.
Testori era certamente un uomo di grande generosita' e di grande umanita',
anche se non amava troppo i compromessi. E' stato uno scrittore scomodo
perche' non ha mai taciuto. Ha sempre provocato e preso a pugni nello
stomaco, come uno dei suoi straordinari pugilatori, dipinti in un memorabile
ciclo degli anni Settanta, i suoi lettori e i suoi spettatori, non tanto per
un gusto di quel "nero di plastica" che e' diventato una moda negli anni
Novanta, attraverso il "pulp", ma per cambiare le coscienze, assopite nel
perbenismo e nel consumismo. Testori non e' stato uno scrittore facile, ne'
da leggere, ne' da ascoltare. I suoi testi interrogano, non lasciano
tranquilli: impongono un esame di coscienza. Questo suo spirito libero,
questa impossibilita' a catalogarlo ideologicamente lo ha reso inviso alla
societa' letteraria italiana, proprio perche' Testori non voleva essere
omologato all'interno di un discorso puramente estetico e letterario. A lui
interessava la realta' e la sua ferita e provocava continuamente in questo
senso.
Testori e' stato un artista poliedrico e complesso che ha voluto
sperimentare tutte le possibilita' della scrittura, dal racconto al romanzo,
dalla poesia alla scrittura teatrale, dal giornalismo alla critica d'arte.
Con una passione che lo ha sempre accompagnato, fin dagli anni della
giovinezza, quella del disegno e della pittura. Testori e' un raro esempio
di scrittore che non e' catalogabile in un genere letterario preciso: per
lui la scrittura rappresenta un'unita' e la frequentazione di tanti generi
letterari e' data dalla necessita' di scegliere la forma piu' adatta per
dare maggiore espressivita' ai suoi poveri e derelitti personaggi. Ad
esempio, come critico d'arte Testori e' stato unico, perche' ha affiancato
il discorso critico alla forma poematica, cosi' che ogni suo scritto risulta
un racconto interpretativo dell'opera dell'artista. Nei testi teatrali molto
spesso ha usato la forma del monologo, condotto attraverso gli strumenti
della poesia, come nell'ultimo suo libro, quel grande testamento che sono i
Tre lai. Testori e' stato uno scrittore che ha avuto la necessita' di
sperimentare qualsiasi forma di linguaggio, sempre a un livello di forte
incandescenza morale. Dal punto di vista espressivo Testori ha sempre
prediletto un linguaggio espressionista e sperimentale, reinventato
attraverso l'uso di parlate dialettali, di slang, di latinismi, di lingue
smozzicate e urlanti per meglio aderire alla personalita' e alla natura dei
suoi personaggi: questo linguaggio rappresenta l'unita' all'interno di una
scelta cosi' variegata di generi.
Nella sua opera si puo' riscontrare una continuita' di variazioni intorno a
precisi nuclei tematici: la Croce e il sangue, la madre e il senso della
nascita, la citta' e l'Apocalisse, il mondo degli "irreparabili" e dei
disperati, intuiti come nuova immagine di Cristo. Testori potrebbe
addirittura definirsi uno scrittore dell'ossessione: rimane legato sempre al
bisogno di esprimere la lotta dell'uomo che si interroga sul mistero della
nascita. L'uomo che inscena lo scrittore milanese e' minacciato, quasi
sopraffatto dal male, in un mondo devastato e indifferente, che non conosce
piu' il senso della pieta' e della carita'. Dopo la morte della madre, la
visione della terra come un inferno in cui l'uomo si dibatte, schiacciato
dalla sua disperazione e dal peso di un potere intuito come annientante la
propria dignita', si placa e rivela la natura del male come dimensione
metaforica interna alla logica della Croce, necessaria per giungere alla
redenzione.
*
Legato alla sua Lombardia
Testori era nato nel maggio del 1923 a Novate, un paese dell'hinterland
milanese, in una famiglia che aveva una fabbrica tessile. I suoi genitori
pero' provenivano dalla Valassina, dove Carlo Emilio Gadda aveva la famosa
villa di Longone al Segrino. E' una zona montuosa che si situa al centro dei
due rami del Lario, quello di Como e quello di Lecco. Del resto i paesi
d'origine dei genitori (Sormano e Lasnigo) si trovano sulla strada che da
Erba sale verso il passo del Ghisallo, uno dei luoghi piu' amati dal
ciclismo italiano, per poi discendere verso Bellagio, una cittadina
turistica che si trova al centro del lago di Como. Testori restera' sempre
legato ai luoghi amati della Valassina, dove con la madre da piccolo
trascorre le vacanze e li nominera' spesso come luoghi elettivi dell'anima
nelle sue opere. Li' scopre il mondo e la sua bellezza, ma trova anche
ragioni importanti di riflessione. Ad esempio, in un ricordo, rivela
l'incontro, avvenuto a Lasnigo, quando aveva pochi anni, con un uomo
trascinato via dai gendarmi. Lo sguardo di quell'uomo incrocia quello dello
scrittore bambino e sembra segnarne il destino, nella consonanza umana e
poetica con le figure dei disperati, dei poveri di spirito, degli
irreparabili. Lasnigo e i suoi dintorni ritornano continuamente nelle sue
opere e anche le forme dialettali che usa non sono quelle del dialetto
milanese, ma quelle dell'Alta Brianza, di stretta derivazione materna.
Inizia ad appassionarsi all'arte fin da giovanissimo e dipinge i primi
quadri a diciotto anni. Durante gli anni della guerra scrive alcuni drammi e
i primi scritti d'arte, che pubblica sulle riviste dei Guf (in particolare
su "Pattuglia" di Forli'), anche se e' contro le idee del fascismo, tanto
che per la troppa liberalita' delle sue scelte quelle riviste sono costrette
a chiudere. E' questa una fase ancora poco conosciuta del lavoro di Testori,
anche se, da poco, il recupero dell'archivio di Walter Ronchi, uno degli
animatori di "Pattuglia", che aveva scritto l'introduzione ai due primi
testi teatrali di Testori, La morte e Un quadro, ha fatto emergere materiali
che consentiranno di approfondire il suo lavoro in quel periodo.
Nei primi anni del dopoguerra lavora intensamente come pittore, anche se
distrugge molte delle sue tele e gia' emerge il suo carattere provocatorio:
la tesi di laurea viene censurata perche' abbraccia le tesi del modernismo;
cancella con un'imbiancatura gli affreschi riguardanti i quattro evangelisti
che aveva realizzato per la chiesa di San Carlo perche' non piacevano ai
Padri Serviti che gli avevano commissionato l'opera e al sovrintendente ai
Monumenti. Anche in questi anni, dal punto di vista letterario, la sua
predilezione e' verso il teatro, tanto che scrive e mette in scena alcuni
drammi a carattere religioso, in cui si evidenzia gia' quel ricorso
all'elemento del sangue che ricorda il sacrificio di Cristo, a una forma di
inquietudine religiosa che accompagna l'urlo dell'uomo sofferente. Di questa
trilogia "giovanile", composta da Caterina di Dio, una rilettura in chiave
contemporanea dell'esperienza di santa Caterina da Siena, portata in scena
da una giovanissima Franca Valeri, da Le Lombarde, riferito a un fatto di
cronaca di allora: lo strazio delle madri per aver perduto in mare, al largo
di Albenga, i propri figli su un vecchio battello finito contro gli scogli e
subito inabissatosi; e da Tentazione nel convento, sulle inquietudini e sui
dubbi di una giovane conversa, e' stato ritrovato solo quest'ultimo testo,
l'unico, allora, a non essere stato rappresentato.
La svolta per Testori avviene negli anni Cinquanta, quando incontra il
grande critico d'arte Roberto Longhi, in occasione di una mostra sul
Caravaggio a Milano, che lo invita a scrivere per la rivista "Paragone". Al
suo esordio, con uno scritto su Francesco del Cairo, condotto come
sottolinea Testori stesso "tra critica, letteratura e psicoanalisi", suscita
polemiche accese e alla redazione della rivista giungono molte lettere di
indignazione verso il giovane critico. Il rapporto con Longhi si consolida,
tanto che questi lo invita a curare nel 1953, con Renata Cipriani, la mostra
che si tiene a Palazzo Reale di Milano, "I pittori della realta' in
Lombardia". E' l'inizio di una  lunga fase di studi critici che spaziano
anche all'ambito piemontese e Testori, con le scoperte e le attribuzioni
critiche, nonche' attraverso l'organizzazione di mostre ormai "storiche",
rivaluta i grandi artisti che hanno lavorato al Sacro Monte di Varallo,
Gaudenzio Ferrari e Tanzio da Varallo. I suoi studi valorizzano le loro
opere e l'intero percorso dei Sacri Monti, rivalutando questo tipo di arte
popolare, non piu' da considerarsi come espressione minore, ma come momento
centrale nella storia dell'arte italiana.
*
I segreti di Milano
Nel 1954 con la pubblicazione nei "Gettoni" di Einaudi, collana diretta da
Elio Vittorini, della prima opera narrativa, Il dio di Roserio, inizia il
grande ciclo intorno alla periferia milanese che si estende tra Vialba, Via
Mac Mahon e Roserio, quartieri popolari, abitati da una gioventu' che vive
tra speranze e disillusioni, la dura fatica dell'esistenza. Nel 1958,
pubblica, per Feltrinelli, la raccolta di racconti Il ponte della Ghisolfa
che apre il ciclo "I segreti di Milano", in cui lo scrittore allarga il suo
discorso sulla vivace periferia di quegli anni, con gli incontri tra i prati
lungo la ferrovia, le corse dei ciclisti, gli allenamenti dei giovani pugili
nelle palestre, la vita agra di qualche sbandato, i sogni da fotoromanzo e
gli amori delusi delle ragazze. Nel 1959 pubblica una seconda raccolta di
racconti, La Gilda del Mac Mahon, in cui rivive anche la passione per la
rivista, genere teatrale allora di gran moda. Un racconto, "Si', ma la
Masiero", e' imperniato sul fascino della famosa soubrette, "una specie di
farfalla matta, capace delle cose piu' straordinarie, di farti rotolar dal
ridere, quando tira fuori la voce all'americana, o di farti piangere, quando
tira fuori il sentimento". Il ciclo dei "Segreti di Milano" prosegue con la
commedia La Maria Brasca, che amoreggia sui prati, che per amore o per
gelosia, litiga con il suo Romeo, con sua sorella e con suo cognato,
guardando da lontano il grande caseggiato del "fabbricone", dove abita la
sua rivale. Interpretata da Franca Valeri, va in scena nel 1960 al Piccolo
Teatro di Milano, con la regia di Mario Missiroli.
Per Testori non esiste altro interesse al di la' di queste sue periferie e
lo sguardo partecipe, "neoromantico", da indagatore dell'anima segna queste
opere tra le piu' significative nel passaggio dal neorealismo a una visione
meno convenzionale della realta'. Allora Pietro Citati scriveva a proposito
di questo ciclo: "I cinque tomi dei Segreti di Milano sono nati, in primo
luogo, da una ingegnosa invenzione dialogica. Tra il fitto brontolio,
l'enorme basso continuo che risuona dietro le pianure e le colline lombarde,
Testori e' riuscito a cogliere e a isolare genialmente una cadenza vocale.
Ha inventato un dialogo verboso e torbido, moralistico e volgare,
asseverativo ed esibizionista, nervoso e confuso; non si poteva render
meglio, mi sembra, quel che di patetico, di indifeso e insieme di
testardamente e vacuamente predicatorio si annida in fondo alla inesauribile
loquacita' lombarda".
Anche Luchino Visconti si interessa all'opera di Testori e dopo essersi
ispirato a due racconti de Il ponte della Ghisolfa, per il film Rocco e i
suoi fratelli, presentato nel settembre 1960 alla Mostra del Cinema di
Venezia, firma la regia di un altro testo teatrale dello scrittore,
L'Arialda. E' subito scandalo, per i temi trattati, ritenuti oltraggiosi per
il comune senso del pudore. Dopo le molte repliche al Teatro Eliseo di Roma,
lo spettacolo arriva a Milano ma viene tolto dal cartellone del Teatro
Nuovo, dopo una sola recita, su ordine del procuratore Spagnuolo, "per
turpitudine e trivialita'".
Nel marzo 1961 Testori pubblica il suo primo romanzo, Il Fabbricone, che,
nonostante sia stato accolto con molte perplessita' dai critici, ottiene un
vasto consenso di pubblico, grazie anche allo scalpore suscitato
dall'Arialda. Quest'ultimo dramma teatrale mette in crisi per Testori la
stessa concezione del mondo delle periferie e lo stesso rapporto con la
narrativa. In un'intervista a Tullio Kezich dichiara di volersi allontanare
dal naturalismo di fondo che rileva nei suoi libri precedenti per dar forma
e anima a personaggi esemplarmente tragici. Per Testori il proletariato "e'
la classe sociale che ha la maggiore vitalita', tanto da essere in grado di
riscoprirsi da sola, di ritrovare da sola i grandi temi tragici", tanto che
si chiede: "Perche' nella letteratura popolare non c'e' ancora un
personaggio enorme come Amleto, come Macbeth?". Delinea cosi' il cambiamento
che e' in atto nel suo modo di intendere la letteratura. La narrativa non
gli basta piu' e ritorna l'ossessione del teatro come forma espressiva di
arte totale. Infatti Testori dice: "Vorrei arrivare a sottolineare proprio
quella indipendenza del personaggio, a fare questa specie di salto. Mi
sembra piu' facile realizzarlo a teatro, in un clima di piu' accesa
drammaticita'. Percio' ogni tanto penso che finiro' per scrivere solo
commedie. Nel teatro vedo la possibilita' di tendere ai grandi temi tragici,
mentre nella narrativa c'e' pur sempre un certo ron ron sentimentale".
Si spiega cosi' la chiusura del ciclo dei "Segreti di Milano" con Il
Fabbricone, nonostante lo scrittore abbia in progetto una lunga serie di
titoli: progetti non realizzati o rimasti inconclusi. Porta a termine solo
un altro romanzo, scritto in questo periodo, Nebbia al Giambellino, rimasto
inedito e pubblicato postumo solo nel 1995, dove l'accento tragico, alla
Bernanos, e' assai accentuato e scrive altri due drammi, rimasti inediti, Il
Branda e L'Imerio, incentrati sulla crisi della borghesia lombarda, posta di
fronte alla propria follia e al proprio cinismo esistenziale. In pieno boom
economico Testori cosi' si rifiuta di celebrarne i fasti, ma mette in scena
le cupe ombre che possono accendersi rispetto a una perdita dei valori
primari, quelli piu' strettamente legati all'umano. E negli anni Sessanta,
oltre a continuare gli studi di critico d'arte, accentuando i propri
interessi sul bergamasco Fra' Galgario e sull'area bresciana a partire da
Romanino e Moretto fino a Giacomo Ceruti, spazia tra teatro e poesia.
*
Il teatro degli "Scarrozzanti"
Nel teatro inizia la rivisitazione delle grandi figure letterararie
diventate archetipi, quali la Monaca di Monza, Erodiade, ma anche un'inedita
Elettra; in poesia inizia un discorso sull'amore e sugli affetti, sul suo
bisogno di essere padre, non disgiunto da una  rivisitazione delle grandi
tele della storia dell'arte che per lui rappresentano la simbologia
dell'allarme, il grido ultimo dell'uomo rispetto allo sfacelo del proprio
mondo. Ecco cosi' il grande poema I Trionfi, in cui ritroviamo vicenda
personale, spazio immaginativo e lungo attraversamento di opere d'arte come
La zattera della Medusa del francese Gericault e L'ultima processione di San
Carlo dell'amato Tanzio da Varallo.
Testori come poeta non ha ancora avuto il riconoscimento che gli spetta:
Montale, quando usci' I Trionfi nel 1965 (ora diventato anche un ottimo
spettacolo teatrale, prodotto dalla Compagnia di Elsinore con la regia di
Antonio Latella), pose il suo veto per una recensione del libro sul
"Corriere della Sera" e anche negli anni il corso della produzione poetica
testoriana e' stata valutata episodicamente dalla critica. Eppure Carlo Bo,
gia' a proposito di quel primo libro, aveva sottolineato: "Dire che il
Testori vi ha raccontato col pretesto bruciante e dolente dell'amore i tempi
e i modi della sua esistenza e' soltanto un primo dato di accostamento,
visto che il racconto si spezza continuamente in domande, in esaltazioni e
segue il corso della piu' violenta e disperata delle confessioni... La
redenzione che si adatta alla natura di fuoco del Testori non riesce a
staccarsi dalla carne e dal sangue e raramente ci e' capitato di cogliere in
un testo letterario tanta fusione, e a tutti i livelli, di amore e di
disperazione, di purezza e di fango, di crudelta' e di tenerezza".
Una svolta sostanziale al proprio modo di intendere la letteratura e il
rapporto con il linguaggio Testori la imprime nei primi anni Settanta, con
la "Trilogia degli Scarrozzanti", una rilettura teatrale dei grandi
classici, da Amleto che diventa l'Ambleto a Macbeth che diventa Macbetto,
fino all'Edipus che rappresenta, oltre alla fine dello Scarrozzante, anche
la fase piu' disperata di una protesta contro la vita e la sua sofferenza
che sta al centro della trilogia. Gli Scarrozzanti sono degli attori un po'
scalcinati, senza mezzi ne' fortune, che girano per i paesi della Lombardia
rappresentando, nella forma popolaresca che gli e' propria, i grandi drammi
del teatro. Per loro Testori inventa un linguaggio tutto nuovo, attraverso
il ricorso alle parlate dialettali, ai latinismi, a inflessioni dal francese
e dallo spagnolo. Lo stesso magma linguistico caratterizza anche uno dei
romanzi piu' intensi e meno ricordati di Testori, Passio Laetitiae et
Felicitatis, pubblicato nel 1975, la storia di una disperata suora di
Lasnigo, il paese valassinese da cui proveniva la madre. Giuliano Gramigna,
il critico che ha scandagliato con maggior precisione e acutezza l'assetto
linguistico dell'opera testoriana, recensendo il libro ne aveva gia' intuito
la grande forza espressiva, tanto che concludeva: "Testori ha investito in
questa storia, in certo modo non-scrivibile, tutta la spinta non solo
espressiva ma vitale maturata attraverso una complessa carriera di scrittore
(e anche di appassionato di una certa arte figurativa lombarda); gli e'
riuscita la straordinaria scommessa di dire appunto cio' che non sembrerebbe
dicibile non gia' per la scabrosita' dei casi ma per il carico di dolore".
La "Trilogia" e' uno degli eventi del teatro italiano degli anni Settanta e
inaugura anche il Salone Pier Lombardo e una fervida collaborazione con
l'attore Franco Parenti e con la giovane regista Andree Ruth Shammah. Cesare
Garboli, parlando dell'Ambleto, sottolinea anche il tipo di operazione
letteraria effettuata da Testori per l'intera trilogia: "Il suo Ambleto non
e' un rifacimento, un restauro, un ritocco, un ammicco. Non e' neppure un
pastiche letterario, uno scaltro episodio di parassitismo culturale. Testori
si e' servito di Amleto cosi' come ci si serve di un mito, offrendoci di un
mito moderno una variante geniale e creativa. Non ha 'riscritto' Amleto. Ha
scritto un Amleto diverso, un Ambleto che e' debitore a Shakespeare di tutto
e di niente. Nel copione di Testori i personaggi non possiedono altra
realta', altra identita' che quella di essere gli attori della tragedia di
Shakespeare".
*
Nel segno della speranza
Nel 1977 muore la madre, Lina Paracchi. "In quell'occasione", scrive
Testori, "il rapporto con la morte mi e' sembrato cosi' dolce, cosi'
accettabile da gettare una luce su tutta la mia vita". Inizia a scrivere il
monologo Conversazione con la morte, per l'attore Renzo Ricci, che pero'
muore prima di portare in scena il testo. Testori stesso lo leggera' nelle
chiese e nei teatri di tutta Italia. Dopo la disperata visione della vita,
espressa attraverso la "Trilogia degli Scarrozzanti", egli giunge a
un'accettazione del senso della nascita, a una nuova speranza attraverso la
fede cristiana. Sono anche questi i temi che tratta da polemista sulla prima
pagina del "Corriere della sera", poi raccolti nel volume La maesta' della
vita, e nel colloquio con don Luigi Giussani sul senso della nascita, che
inaugura una collana da lui diretta per la Bur Rizzoli, "I libri della
speranza". Anche i suoi nuovi testi teatrali sono all'insegna della
preghiera e di una dimensione teatrale scarna ed essenziale. Con
Interrogatorio a Maria che, dopo centinaia di repliche in tutta Italia,
viene rappresentato alla presenza di Giovanni Paolo II, il teatro testoriano
compie una svolta, verso la forma dell'oratorio, nella semplice proposta di
una drammaturgia cristiana, liturgica, teologica. A questo testo segue
Factum est, l'urlo disperato di un feto che reclama il diritto alla vita,
interpretato da Andrea Soffiantini per la Compagnia dell'Arca.
Sono questi anni di grande vitalita' e di forte impegno morale e civile per
Testori, un impegno che si manifesta nell'organizzazione di grandi eventi
che scuotono il clima un po' frivolo e rampantista degli anni Ottanta e
incidono una voce fuori dal coro rispetto alla crescente voglia di una
"Milano da bere". Si occupa, tra le altre cose, di una grande mostra
dedicata alla Ca' Granda, l'ospedale dei milanesi, e alla sua quadreria,
accentuando il discorso sul senso della carita' e sul diritto dei malati;
intesse un dialogo con un pittore giapponese, Kei Mitsuuchi, proveniente
quindi da un'altra cultura religiosa, sulla figura di Cristo; rilegge la
grande lezione manzoniana per un ritorno al "suo" teatro, il Pier Lombardo,
con un testo teatrale, I promessi sposi alla prova, in cui un Maestro spiega
agli attori il grande romanzo e il suo senso, in vista di una
rappresentazione. Per Testori I promessi sposi "sono un romanzo della storia
e il popolo incarna questa storia nella liberta' piu' assoluta. Il popolo,
l'uomo, incarna la storia e incarnandola riconosce nella storia un dono, un
dono anche duro, pesante, ma che e' pur sempre un grande bene da portare a
compimento". Cosi' per Testori il testo teatrale ha necessita' di porsi come
"restituzione della memoria", definita come "l'operazione piu'
rivoluzionaria che oggi possa compiersi in un meccanismo, come dire,
produttivistico, demenziale, che tende a ridurre l'uomo a oggetto o, peggio
ancora, a fabbricarselo da se', l'uomo". La memoria, dunque, serve a un
presente "che non ha le spalle e il cuore per spingersi verso il futuro".
Tanto che I promessi sposi alla prova si chiude nel segno della speranza,
quella che pronuncia il Maestro alla fine del lungo spettacolo teatrale.
*
Nel cuore degli irreparabili
Il culmine espressivo Testori pero' lo raggiunge nella collaborazione con
l'attore Franco Branciaroli, nella seconda meta' degli anni Ottanta, quando
ritorna a raccontare l'umanita' dei diseredati dalla sua citta', Milano. Non
sono piu' le Gilde o i Carisna, i Dante Pessina o gli Enea nella loro
naturale voglia di combattere una vita grama a essere presenti nelle sue
opere, ma i disperati di cui l'arte non fa memoria, i drogati che si bucano
sulle panchine del parco, le tragedie familiari che ricordano episodi
biblici come quello di Caino e Abele. A Testori interessa la realta' degli
ultimi, perche' in loro vede riflessa l'immagine contemporanea di Cristo.
Cosi' la prima "Branciatrilogia" e' terribile in questo senso, ma anche
ultimativa. Il testo teatrale Confiteor mette in scena la drammatica storia
di un fratello che uccide il fratello handicappato. Al romanzo In exitu, uno
dei capolavori di Testori, ha lavorato per cinque anni: "Il grado di non
totale disonore di fronte al mondo sta nell'intensita' con cui ho pagato il
libro in me stesso. E anche nell'intensita' dell'amore e della disperazione
con cui ho accettato di farmi invadere da questa creatura, dal Riboldi
Gino". Racconta, attraverso un linguaggio smozzicato, le ultime ore di un
drogato e il suo urlo contro la citta', Milano, indifferente e sorda al
dolore degli "irreparabili", di chi ha piu' bisogno. In una diversa
versione, In exitu diventa anche un evento teatrale e Testori sale sul
palco, insieme a Branciaroli. Contestato nei teatri "tradizionali", viene
rappresentato anche in luoghi non convenzionali e inediti, come la Stazione
Centrale di Milano, luogo naturale della vicenda, dove Riboldi Gino morira'
di overdose. Verbo', una rilettura del rapporto tra i grandi poeti francesi,
Rimbaud e Verlaine, protagonisti ancora Franco Branciaroli e Giovanni
Testori, chiude la trilogia, nell'incandescenza di una rilettura teologica
del tema del battesimo.
Con la Traduzione della prima lettera ai Corinti ritorna al tema della
carita', riportando nel suo linguaggio poetico la grande verita' del testo
di san Paolo. Lo stesso Testori ha detto: "E' stato un terribile impegno che
mi sono preso con San Paolo e soprattutto con la cultura e, dunque, con la
lingua da cui esco, cui appartengo e con cui lavoro, lotto e, per il suo
attuale essersi svenduta all'inerzia, m'indigno".
Con il romanzo Gli angeli dello sterminio racconta la distruzione della sua
citta', Milano, affinche' avvenga una rigenerazione morale, ritornando a uno
dei temi cardine della sua opera, l'apocalisse. Il suo ultimo capolavoro, ma
anche un testamento poetico, e' i Tre lai, dedicati ad altrettante figure
femminili, Cleopatra (Cleopatras), Erodiade (Erodias), la Vergine Addolorata
(Mater Strangoscias), in cui Testori riprende, senza reinvenzioni, come
lingua propria, la purezza del dialetto materno, quello della Valassina,
quasi un ultimo omaggio alla figura sempre cara e presente della madre. Qui
Testori sembra riassumere tutti i temi che ha sviluppato nella sua opera, a
partire dal ricordo familiare, straziante e dolcissimo, della "gran
topografia del regno mio", quello della Valassina, fino ad arrivare alle
memorie del "gran teatro montano", quello in cui si situa la Mater
Strangoscias, figura che rimanda all'arte e alle immagini di Gaudenzio
Ferrari e di Tanzio da Varallo. Anche in questo caso Testori propone una
lunga meditazione, su diversi toni, a piu' voci, sulla vita come sofferenza
e come inganno, la cui unica, sola speranza e' quella della resurrezione,
quella che annuncia e ricorda, a memoria per gli uomini, la Mater
Strangoscias.
*
Una vita tra scandalo e preghiera
1923 Nasce il 12 maggio a Novate Milanese.
1941 Pubblica, firmandosi Gianni Testori, i primi scritti d'arte su "Via
Consolare", legata al gruppo "Pattuglia".
1943 Escono La morte e Un quadro, i suoi primi testi teatrali, e
l'introduzione a Manzu' per le edizioni di Pattuglia, oltre al saggio su
Matisse per Goerlich di Milano.
1947 Si laurea in Lettere e Filosofia all'Universita' Cattolica di Milano,
con la tesi La forma della pittura moderna, in un primo tempo respinta
perche' ritenuta non degna di essere discussa in quell'universita', in
quanto abbracciava le tesi del modernismo, e poi riproposta da Testori con
espunte le parti contestate.
1948 Va in scena al Teatro della Basilica di Milano il suo primo testo
teatrale, Caterina di Dio, interpretato da una giovane Franca Valeri.
1949 In seguito all'intervento della Sovrintendenza ai Monumenti, cancella
gli affreschi, commissionati dai Padri Serviti e raffiguranti i quattro
evangelisti realizzati per la chiesa di San Carlo a Milano.
1950 Scrive Tentazione nel convento e va in scena al Teatro Verdi di Padova,
con la regia di Gianfranco de Bosio, un altro suo testo teatrale, Le
Lombarde.
1952 Inizia la collaborazione con "Paragone", rivista diretta dal grande
critico d'arte Roberto Longhi, con un saggio su Francesco del Cairo che crea
discussioni e polemiche.
1953 Partecipa all'organizzazione della mostra "I pittori della realta' in
Lombardia" a Palazzo Reale, a Milano.
1954 Pubblica nei "Gettoni" di Einaudi, collana diretta da Elio Vittorini,
la prima opera narrativa, Il dio di Roserio.
1955 Organizza la "Mostra del manierismo piemontese e lombardo del Seicento"
che si tiene a Palazzo Madama a Torino e al Centro culturale Olivetti di
Ivrea e l'anno successivo quella su Gaudenzio Ferrari a Vercelli.
1958 Pubblica, per Feltrinelli, la raccolta di racconti Il ponte della
Ghisolfa che apre il ciclo "I segreti di Milano". Al libro viene assegnato
il Premio Puccini-Senigallia. Ad alcuni racconti del libro Luchino Visconti
si ispira per il film Rocco e i suoi fratelli.
1959 Pubblica una seconda raccolta di racconti, La Gilda del Mac Mahon.
Organizza la mostra su Tanzio da Varallo, tra i suoi artisti prediletti, a
Palazzo Reale di Torino.
1960 Va in scena, al Piccolo Teatro di Milano, con la regia di Mario
Missiroli e protagonista Franca Valeri, La Maria Brasca, terzo quadro della
serie "I segreti di Milano". Dopo alcuni interventi della censura
preventiva, va in scena, il 22 dicembre al Teatro Eliseo di Roma, L'Arialda,
con la compagnia Morelli-Stoppa e la regia di Luchino Visconti. Nel febbraio
1961, dopo le 53 repliche romane, lo spettacolo arriva a Milano, ma viene
tolto dal cartellone del Teatro Nuovo dall'autorita' giudiziaria, dopo una
sola recita, "per turpitudine e trivialita'".
1961 Pubblica il suo primo romanzo Il fabbricone e la monografia d'arte
Elogio dell'arte novarese.
1962 Entra a far parte della redazione di "Paragone".
1965 Raccoglie tutti gli studi dedicati a Gaudenzio Ferrari in Il gran
teatro montano, pubblicato da Feltrinelli. Scrive anche Il Memoriale e
l'Esterminio, prefazione al Memoriale ai milanesi di San Carlo Borromeo.
Pubblica anche il poema I Trionfi.
1967 Organizza la mostra "Ceruti e la ritrattistica del suo tempo
nell'Italia settentrionale". Va in scena al Teatro Quirino di Roma, con la
compagnia Brignone-Fortunato-Fantoni e per la regia di Luchino Visconti, La
Monaca di Monza.
1969 Pubblica il testo teatrale Erodiade e la monografia su Fra' Galgario.
Ritorna a occuparsi del Sacro Monte di Varallo e pubblica lo studio dedicato
alla "Cappella della Strage" del Paracca.
1971 Espone i suoi disegni alla Galleria Galatea nella citta' di Torino.
1973 Un suo testo teatrale, L'Ambleto, inaugura un nuovo teatro milanese, il
Salone Pier Lombardo. E' l'inizio di un lungo sodalizio con l'attore Franco
Parenti e con la regista Andree Ruth Shammah. Partecipa all'organizzazione
della mostra "La pittura lombarda del Seicento" che si tiene a Milano. Nel
catalogo pubblica il saggio Sennacherib e l'angelo. Pubblica la raccolta di
poesie Nel Tuo sangue, cui viene assegnato il Premio internazionale di
poesia Etna-Taormina.
1974 Ritorna dopo piu' di dieci anni a pubblicare un romanzo, La Cattedrale,
e va in scena al Pier Lombardo Macbetto, la seconda parte della "Trilogia
degli Scarrozzanti".
1975 Pubblica un altro romanzo Passio Laetitiae et Felicitatis, e scrive
l'introduzione alle Rime di Michelangelo Buonarroti, per la Bur Rizzoli.
Pubblica le monografie d'arte Romanino e Moretto alla Cappella del S.S.
Sacramento e Beniamino Simoni a Cerveno.
1977 Va in scena al Salone Pier Lombardo, Edipus, terza parte della
"Trilogia degli Scarrozzanti". A luglio muore la madre, Lina Paracchi, e
inizia a scrivere Conversazione con la morte, a lei dedicata. Inizia a
pubblicare articoli di argomento etico-morale sul "Corriere della Sera".
1978 Legge per la prima volta Conversazione con la morte al Salone Pier
Lombardo e poi in piu' di cento teatri e chiese di tutta Italia. Inizia la
collaborazione con un nuovo settimanale, "Il Sabato", espressione del
movimento di Comunione e Liberazione.
1979 Viene rappresentato a Milano, nella chiesa di Santo Stefano, da parte
della Compagnia dell'Arca e con la regia di Emanuele Banterle,
Interrogatorio a Maria, che diventera' un evento con rappresentazioni in 200
citta' e paesi italiani. Il 29 luglio 1980, a Castelgandolfo, alla presenza
dello stesso scrittore, Interrogatorio a Maria ha uno spettatore
d'eccezione: Papa Giovanni Paolo II.
1980 Inizia la direzione della collana "I libri della speranza". Il primo
titolo e' un colloquio tra Testori e don Luigi Giussani, Il senso della
nascita.
1981 Partecipa all'organizzazione della mostra che si tiene a Milano "La Ca'
Granda. Cinque secoli di storia e arte dell'Ospedale Maggiore di Milano".
Pubblica il monologo teatrale Factum est che viene rappresentato da Andrea
Soffiantini, per la prima volta, alla chiesa del Carmine di Firenze.
1982 Gli articoli a carattere etico-morale, pubblicati sul "Corriere della
Sera" e sul "Sabato", vengono raccolti nel volume La maesta' della vita.
1983 Con Post-Hamlet torna a confrontarsi, in chiave strettamente cristiana,
con la figura di Amleto. L'opera viene rappresentata al Teatro di Porta
Romana dalla Compagnia degli Incamminati, costituita da Testori (che ne e'
presidente), insieme a Emanuele Banterle e Riccardo Bonacina. Pubblica la
raccolta di poesie Ossa mea.
1984 Riscrive il monologo teatrale Erodiade, rappresentato al Teatro di
Porta Romana, protagonista Adriana Innocenti, con la regia di Testori
stesso.
1985 I Promessi Sposi alla prova viene rappresentato al Salone Pier Lombardo
dalla Compagnia Franco Parenti, con la regia di Andree Ruth Shammah. Nel
catalogo della mostra "Manzoni. Il suo e il nostro tempo" pubblica il saggio
Ricordi figurativi del e dal Manzoni, un itinerario nelle opere d'arte che
si ricollegano alla lezione del grande scrittore lombardo. Riceve il Premio
"Renato Simoni - una vita per il teatro".
1986 Dopo due anni in cui viene continuamente annunciato, viene messo in
scena Confiteor, con cui inizia la lunga collaborazione con l'attore Franco
Branciaroli.
1987 Al Centre Georges Pompidou di Parigi viene allestita la mostra di
disegni "Testori: Erodiade e la testa del Profeta". Porta al Salone Pier
Lombardo come regista il Filippo di Vittorio Alfieri, al quale seguira', nel
1988, anche la regia di Oreste, sempre dell'Alfieri.
1988 Pubblica il romanzo In exitu. In una versione ridotta alle esigenze del
teatro, il testo va in scena al Teatro La Pergola di Firenze, con la regia
dello scrittore, protagonisti Franco Branciaroli nel ruolo di Riboldi Gino e
Testori stesso in quello dello "scrivano". Al teatro Out Off di Milano tiene
un ciclo di tre lezioni sul proprio lavoro, intitolato "La parola, come".
Vince il Premio Pandolfo con la raccolta di poesie ...et nihil.
1989 Va in scena al Piccolo Teatro di Milano Verbo', terza parte della prima
"Branciatrilogia", dedicata ai poeti francesi Verlaine e Rimbaud,
protagonisti Franco Branciaroli e lo scrittore stesso. Pubblica, presso
Franco Maria Ricci, un volume sulle figurazioni artistiche della Maddalena.
1990 Viene ricoverato all'ospedale San Raffaele di Milano, dove, nonostante
l'aggravarsi della malattia, continua a scrivere, dedicandosi alla
Traduzione della prima lettera ai Corinti. Va in scena al Teatro Nazionale
di Milano, Sfaust, il primo titolo della seconda "Branciatrilogia".
1991 Al Teatro Goldoni di Venezia viene rappresentato sdisOre', la seconda
parte della seconda "Branciatrilogia". Pubblica Traduzione della prima
lettera ai Corinti.
1992 Esce il romanzo Gli angeli dello sterminio. Nella stanza dell'ospedale
San Raffaele, dove e' ricoverato, scrive i Tre Lai (Cleopatras, Erodias,
Mater Strangoscias), che verranno pubblicati postumi.
1993 Muore il 16 marzo 1993. La sua ultima testimonianza viene affidata a
una intensa intervista televisiva di Riccardo Bonacina, trasmessa dalla Rai
nei giorni precedenti la morte.
*
Per leggere Testori
Opere complete:
L'opera omnia di Testori e' pubblicata da Bompiani nella collana dei
"Classici":
Opere 1943-1961, a cura di Fulvio Panzeri, introduzione di Giovanni Raboni,
Bompiani, Milano, 1996; nuova edizione 2003.
Opere 1965-1977, a cura di Fulvio Panzeri, introduzione di Giovanni Raboni,
Bompiani, Milano, 1997; nuova edizione 2003.
Il terzo volume, Opere 1978-1993, sara' pubblicato nel 2004.
Altre edizioni:
Mondadori sta ripubblicando negli "Oscar" le nuove edizioni delle opere piu'
importanti di Testori:
Il dio di Roserio, Mondadori, Milano 2002.
Il Fabbricone, Mondadori, Milano 2002.
Il ponte della Ghisolfa, Mondadori, Milano 2003.
I promessi sposi alla prova e La Monaca di Monza, Mondadori, Milano, 2003.
Longanesi ha riproposto le sue ultime opere:
Sfaust, Longanesi, Milano 1990.
sdisOre', Longanesi, Milano 1991.
Traduzione della prima lettera ai Corinti, Longanesi, Milano 1991.
Gli angeli dello sterminio, Longanesi, Milano 1992.
Tre lai, Longanesi, Milano 1994.
Questi gli inediti pubblicati solo di recente:
Il Branda, Aragno, Torino 2001. Si tratta di un testo teatrale dei primi
anni Sessanta, ambientato a Como, nella periferia di Camerlata.
Amleto. Una storia per il cinema, Aragno, Torino 2002. E' la sceneggiatura,
degli anni Settanta, di un film di cui Testori avrebbe dovuto essere regista
e del quale ha anche disegnato i costumi, riprodotti nel volume.
Segno della gloria, Libri Scheiwiller, Milano 2003. E' un libro che
raccoglie le poesie scritte da Testori per i pittori contemporanei di cui si
e' occupato, da Francis Bacon a Rainer Fetting, da Giorgio Morandi a Enzo
Cucchi, da Samuele Gabai a Arnulf Rainer.
Per un primo approccio alla critica d'arte di Testori, relativa agli artisti
del Novecento, si segnalano le due raccolte, curate da Stefano Crespi:
La cenere e il volto. Scritti sulla pittura del Novecento, Le Lettere,
Firenze 2001.
La cenere e la carne. Scritti sulla scultura del Novecento, Le Lettere,
Firenze 2002.
Per un approfondimento della sua attivita' pittorica:
Giovanni Testori parole e colori (testi di Luigi Cavadini, Stefano Crespi,
Alain Toubas), Mazzotta, Milano 2003. E' il catalogo della mostra allestita
a Cernobbio (Como) in Villa Bernasconi e aperta fino al 26 giugno 2003;
propone un itinerario completo, dalle prime e inedite prove degli anni
Quaranta fino agli ultimi acquarelli, una serie di tramonti dipinti
all'ospedale San Raffaele.
Segnaliamo, infine, alcuni recenti saggi monografici:
Fabio Pierangeli - Davide Dall'Ombra, Giovanni Testori biografia per
immagini, Gribaudo, Cavallermaggiore (Cn) 2000.
Andrea Bisicchia, Testori e il teatro del corpo, San Paolo, Cinisello
Balsamo (Mi) 2001.
Fulvio Panzeri, Vita di Testori, Longanesi, Milano 2003.

3. STRUMENTI. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da
Aldo Capitini nel 1964, mensile di formazione, informazione e dibattito
sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad Azione nonviolenta, via Spagna 8, 37123 Verona.
E' possibile chiedere una copia omaggio, inviando una e-mail all'indirizzo
an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione nonviolenta'".
Per informazioni e contatti: redazione, direzione, amministrazione, via
Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e
15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

4. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009"

Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti". E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009"/ una copia,
10 euro.
Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946,  e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it

5. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009

E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, curata dal Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo: una copia, 10 euro.
Per richieste:
- Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa
Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail:
csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it
- Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax:
923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito:
www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 688 del 2 gennaio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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