Minime. 661



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 661 del 6 dicembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Enrico Piovesana: L'eccidio quotidiano
2. Giobbe Santabarbara: I pacifisti parastatali
3. Lorenzo Ferrero: Dmitrij Shostakovich
4. Riletture. Gaspara Stampa, Rime
5. L'agenda "Giorni nonviolenti 2009"
6. L'Agenda dell'antimafia 2009
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: L'ECCIDIO QUOTIDIANO
[Dal sito di "Peacereporter" (http://it.peacereporter.net/) riprendiamo il
seguente articolo del 5 dicembre 2008 col titolo "Afghanistan, un brutto
risveglio" e il sommario "Le tribu' pashtun condannano la brutalita' delle
truppe Usa"]

La strategia militare Usa del "Risveglio Afgano", che prevede di creare
delle milizie tribali pashtun per combattere i talebani (come gia'
sperimentato in Iraq con i "Consigli del Risveglio"), rischia di fallire
prima ancora di iniziare a causa della crescente ostilita' dei capi tribali
verso le truppe Usa, sempre piu' spesso accusate di crimini e violenze
contro la popolazione civile.
*
Il racconto degli afgani
Sabato notte un commando di forze speciali Usa ha fatto irruzione in un
villaggio di Garde Serai, nella provincia orientale di Paktia. I soldati
sono entrati in tutte le case sfondando porte e finestre. Said Alam, che
dormiva nella sua stanza da letto assieme alla moglie e al figlio piccolo,
e' stato freddato con quattro colpi al petto. Nel trambusto il bambino e'
caduto dal letto sul braciere, riportando gravi ustioni. La moglie, che
aveva inutilmente provato a proteggere il marito, e' morta di crepacuore
poche ore dopo.
*
Due versioni a confronto
La versione dei comandi Usa e' che Said Alam, militante della guerriglia, si
e' fatto scudo dei corpi della moglie e del figlio. "Tutto falso", hanno
denunciato i capi tribu' di Garde Serai alle autorita' governative di
Gardez. "Said non aveva nulla a che fare con la guerriglia e quella della
moglie e del figlio usati come scudi umani e' una balla inventata per
coprire la brutalita' e la spietatezza di questo raid. Queste cose devono
finire! La nostra comunita' non sostiene i talebani, ma se le cose vanno
avanti cosi' ci uniremo ai ribelli".
*
Tra l'incudine e il martello
"Siamo sotto pressione da due parti", ha dichiarato Janan, capo del
consiglio tribale di Garde Serai, a un inviato del quotidiano britannico
"Independent". "Da una parte i talebani con la spada e dall'altra gli
americani con i loro violenti raid notturni, le esecuzioni extragiudiziali,
le torture, i bombardamenti aerei. Come pretendono di avere il nostro
sostegno?".

2. LE ULTIME COSE. GIOBBE SANTABARBARA: I PACIFISTI PARASTATALI

I pacifisti parastatali
quando lo stato ha in corso una guerra
stanno buonini, garbati, curiali
ne' fan pipi' ne' sputan per terra.

I pacifisti parastatali
mentre lo stato massacra la gente
son servizievoli e fin serviziali
non si scompongono manco per niente.

I pacifisti parastatali
basta a tenerli tranquilli ed inerti
qualche soldino e due cerimoniali
modico e' il prezzo con cui li perverti.

I pacifisti parastatali
sono una gioia, sono un giulebbe:
ciechi alle gesta ferine e ferali
quale governo non li apprezzerebbe?

3. PROFILI. LORENZO FERRERO: DMITRIJ SHOSTAKOVICH
[Dal mensile "Letture", n. 627, maggio 2006, col titolo "Dmitrij
Shostakovich" e il sommario "A cento anni dalla nascita, ancora fervono le
dispute musicologiche e critiche sull'opera di Shostakovich. Ma la loro
decantazione progressiva ci permette di valutarne con serenita' la vita e
con orecchie nuove la musica"]

Nato nel 1906 a San Pietroburgo e scomparso nel 1975 alla soglia dei
settant'anni, Dmitrij Dmitrievich Shostakovich e' l'unico dei grandi
compositori russi a essere vissuto interamente nell'ambito della societa'
sovietica. La sua famiglia, di origini siberiane, apparteneva alla borghesia
liberale moderata. La rivoluzione lo coglie bambino. Entra al conservatorio
della sua citta', ancora diretto da Glazunov, nel 1922, avendo gia'
dimostrato un precoce talento di compositore e pianista. Conoscendo la sua
fama, che raggiunse il piu' ampio livello internazionale a trentacinque anni
con la Settima Sinfonia, dovremmo considerare naturale che occupasse anche
posizioni ufficiali importanti, fino a diventare membro del Soviet Supremo.
In realta', come avvenne per tutti gli intellettuali che operarono
all'interno del regime sovietico, la sua vita fu un percorso accidentato,
fatto anche di condanne ufficiali, autocritiche, discutibili gesti (come la
firma a una lettera di attacco al fisico Sakharov).
Compositore di regime, o segreto oppositore: questo l'oggetto del
contendere. A scatenarlo fu la pubblicazione nel 1979 del libro
Testimonianza di Solomon Volkov, che affermava di aver raccolto le memorie
del compositore, destinate alla pubblicazione postuma. Nel libro il
compositore si dimostra ferocemente critico nei confronti del regime, e
suggerisce spesso una lettura cifrata dei suoi lavori, una chiave
interpretativa in termini di denuncia perfino nelle opere apertamente
apologetiche. Anche se e' probabilmente un falso, confezionato ad arte
utilizzando altrui memorie e pettegolezzi, il libro ha aperto la strada a un
approfondimento dell'opera di Shostakovich in termini piu' complessi degli
schemi indotti dalla guerra fredda, e, in ultima analisi, grazie al
dibattito che ha destato fra "revisionisti" e non, e al numero di documenti
prodotti dall'una o dall'altra delle fazioni, ha avuto il merito di
avvicinarci a una verita' piu' complessa e contraddittoria sul compositore e
per certi versi sull'intera societa' sovietica.
*
Il giovane (e gaudente) Dmitrij
Attraverso gravi difficolta' economiche, legate alla prematura morte del
padre, che lo costringono a lavori d'occasione anche come pianista nei
cinema, la sua formazione procede celermente. Nel 1925 scrive la Prima
Sinfonia, tuttora frequentemente eseguita, che gli vale come prova d'esame
finale al conservatorio. Nel 1927 si guadagna una menzione onorevole al
Premio internazionale di Varsavia come pianista, anche se il suo stile secco
e antiromantico e' ben lontano dal gusto corrente. La figura amorevole e per
molti versi ingombrante della fiera madre domina questi anni, al punto che
nel 1932 sposa Nina Varzar senza avvertire nessuno, per evitare troppe
discussioni con la famiglia e appunto con la madre. Nina si adattera' in
seguito a vivere con la famiglia, e fu un matrimonio sostanzialmente felice
(incrinato ogni tanto dall'apparizione di qualche estemporanea nuova
"musa"), che vide la nascita dei figli Galina (1936) e Maxim (1938), futuro
direttore d'orchestra.
Il compositore che conosciamo dalle ultime foto, intimidito e nervoso nelle
grisaglie di rappresentante ufficiale della cultura sovietica, non
corrisponde al vivace personaggio di questi anni. Instancabile lavoratore,
ama anche la compagnia e qualche bevuta con gli amici, li fa ballare
suonando tanghi e fox-trot al pianoforte, gioca a carte, e' appassionato di
calcio, non risparmia l'ironia e le brillanti battute. La sua adesione alla
societa' sovietica e' piu' civile che politica. Nel 1926 non passa l'esame
di teoria marxista-leninista, ma per tutti gli anni '20 e oltre collabora
col teatro giovanile proletario Tram, una compagnia amatoriale di ottima
reputazione. Non gli piace il cambio di nome della sua citta', che chiama
scherzosamente, nelle lettere agli amici, "Saint Leninburg", ma la Seconda
Sinfonia e' dedicata all'Ottobre. A partire dal 1927 il suo piu' caro e
intimo amico e' Ivan Sollertinsky, un critico musicale di ampie vedute
culturali, che tra l'altro gli fara' apprezzare la musica di Mahler. Il piu'
grande e duraturo successo di questi anni e' l'opera da camera Il naso,
tratta da Gogol': una brillante satira della burocrazia scritta in un
linguaggio modernista ma aperto a inclusioni di musica di varieta' in
funzione grottesca. Il successo del Naso non piace pero' ai membri della
formazione estremista Rapm che agitano un'accusa destinata a diventare
tristemente famosa: formalismo. Le credenziali guadagnate col lavoro presso
la compagnia Tram lasciano senza particolari conseguenze l'accusa, anzi
contribuiscono a fare di Shostakovich uno dei protagonisti dello
scioglimento della Rapm e della successiva nascita dell'Unione dei
compositori.
Confortato dal successo del Naso, il compositore intraprende una nuova opera
di piu' grandi dimensioni, Lady Macbeth del distretto di Mtsensk, conosciuta
anche, nella revisione successiva alla sua riabilitazione dopo gli infiniti
guai che procuro' al suo autore, come Katerina Ismailova (1962). L'opera va
in scena con grandissimo successo in vari teatri nel 1934. Il tema, tratto
da Leskov, e' certamente morboso: la protagonista Katerina, annoiata e
sessualmente insoddisfatta giovane moglie di un mercante, insofferente della
vita di provincia, concepisce una sconvolgente passione per un affascinante
dipendente del marito. I due, per difendere la loro unione, commettono una
serie di delitti che portano alla loro condanna ed esilio in Siberia.
Laggiu' Katerina, sempre ossessionata dalla sua passione, si suicida
buttandosi nel Volga e trascinando l'amante con se'.
La musica segue in modo addirittura rovente e violento lo svolgersi del
dramma, non risparmiando accesi e dissonanti colori orchestrali, vicini
all'espressionismo di un Berg (per cui Shostakovich ha sempre professato
ammirazione). La scrittura vocale lascia pero' ampi spazi a una piena
cantabilita': "Ho dedicato grande attenzione alla cantabilita' e alla
melodiosita' di ogni parte vocale", scrive il compositore. L'originale
accostamento di vocalita' tesa, ma cantabile, e violenza della scrittura
orchestrale da' al Novecento uno dei suoi capisaldi operistici, salutato
oggi come un capolavoro da critica e pubblico.
*
Scoppia la bufera
Gli anni Trenta sono il periodo storico in cui Stalin consolida il potere
sovietico e la propria leadership stroncando ogni forma di opposizione
interna e di liberta' intellettuale. In questo contesto, la carriera della
Lady Macbeth e del suo autore subiscono un brutale arresto. Come un fulmine
a ciel sereno, nel 1936 un articolo non firmato sulla "Pravda", organo
ufficiale del partito, con lapidarie parole, definisce l'opera "disordine
invece che musica", "crudo naturalismo anziche' Realismo Socialista",
"dissonante e confuso flusso di suoni". L'articolo pare essere stato
direttamente ispirato da Stalin, che aveva assistito all'opera e abbandonato
il teatro prima della fine. E' indubbio che rappresenta un tipico intervento
da parte del partito nel merito dell'estetica a cui gli artisti si dovevano
adeguare. Coniata da Gor'kij con intenzioni piu' costruttive, l'espressione
Realismo Socialista diventa presto sinonimo di "ottimismo", di contenuti
apologetici (spesso rivolti alla figura di Stalin), di esaltazione degli
"eroici sforzi" per la "costruzione del socialismo".
Che la scure cada proprio su Shostakovich si spiega anche col fatto che il
suo attivismo anti-Rapm gli aveva sicuramente procurato qualche nemico, e
che un cosi' grande successo, a soli trent'anni, era visto in molti ambienti
e fra gli stessi colleghi con comprensibile invidia. Infine, la percezione
di certi contemporanei di fronte all'opera non e' per molti versi dissimile
dalla censura della "Pravda". Basti per tutti il giudizio di Strawinsky:
"Brutalmente martellante... e monotona". Non mancarono solidarieta'
eccellenti: fra tutte quella dello stesso Gor'kij, che scrisse con grande
lucidita' a Stalin: "[...] l'articolo della 'Pravda' ha autorizzato
centinaia di individui privi di talento, imbrattacarte di ogni tipo, a
perseguitare Shostakovich".
Per Shostakovich e' un colpo durissimo. Teme non senza ragione di subire la
sorte di molti suoi amici, imprigionati, esiliati, o uccisi. Le commissioni
di nuove opere si dileguano, e ulteriori rappresentazioni dell'opera vengono
cancellate. Cerca di compensare intraprendendo l'insegnamento, a partire dal
1937. Secondo la versione ufficiale, ritira anche di propria iniziativa la
Quarta Sinfonia. E' tuttavia significativo il fatto che la sua integrita'
artistica non si piega piu' di tanto. Chi si fosse aspettato un grande
lavoro sinfonico-corale, con adeguato programma apologetico, sarebbe rimasto
deluso dalla Quinta Sinfonia, del 1937. Il lavoro appare musicalmente piu'
conservatore, direttamente comunicativo ma non semplicistico. E' privo di
programma dichiarato, se non per una generica frase del compositore "una
laboriosa battaglia spirituale, coronata da successo". Il successo fu tale
che alcuni osservatori politici considerarono la reazione del pubblico una
sorta di ribellione ai dettami del partito, sostenuta da una cerchia di
amici del compositore. Ma il successo dura tuttora senza riserve, ed e'
legato non solo alla accessibilita' del linguaggio musicale, ma anche alla
sua maturita', in cui le spinte modernistiche si stemperano in una
riflessione-rivisitazione della tradizione sinfonica alla luce dell'esempio
di Mahler e dei classici russi.
In questi anni Shostakovich cerca di allontanarsi dalle luci piu' accese
della ribalta, dedicandosi alla musica da camera, con il Primo Quartetto, e
il Quintetto per pianoforte e quartetto d'archi. Scrive musica da film e
altra musica d'uso, in cui mostra di seguire e di sostenere le iniziative
del regime senza troppo compromettersi. Annuncia di voler scrivere un grande
lavoro dedicato a Lenin, di cui pero' non sono mai state trovate tracce fra
gli appunti. Insomma un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Ma quando
presenta la sua Sesta Sinfonia nel 1939 corre di nuovo grossi rischi. Dopo
il successo della Quinta Shostakovich non era uomo da ripetere se stesso. La
strana struttura in tre movimenti lascia perplessi, la solennita' del primo
movimento viene considerata pretenziosa, e i brillanti successivi tempi un
ritorno alla "civetteria" formalista. Questa l'opinione della critica. Il
pubblico fu piu' generoso, tuttavia il lavoro non ebbe e tuttora non ha
adeguata fortuna. Il Quintetto riceve comunque l'ambito Premio Stalin.
*
Tra le bombe, una sinfonia
La guerra fra la Germania nazista e la Russia inizia nel 1941. Leningrado e'
assediata, con orribili sofferenze per i suoi abitanti. Shostakovich
dimostra coraggio e patriottismo, rifiutando di essere evacuato insieme ad
altri artisti e prestando servizio in un corpo ausiliario di intervento
antincendio. Una foto lo ritrae con l'elmetto sul tetto del Conservatorio:
fara' il giro del mondo, arrivando sulla copertina di "Time" come simbolo
della eroica resistenza russa all'invasione. Scrive marce e canti
patriottici.
Sicuramente ispirato dalle circostanze belliche scrive la Settima Sinfonia,
con una certa rapidita'. Il primo movimento prende forma in agosto mentre i
nazisti organizzano l'assedio. Il 17 settembre dice alla radio: "Un'ora fa
ho finito la partitura di due movimenti di una sinfonia di ampie
proporzioni... Perche' vi dico questo? Perche' gli ascoltatori che mi stanno
sentendo sappiano che la vita nella nostra citta' va avanti normalmente".
Nonostante le sue obiezioni, le autorita' lo fanno evacuare in ottobre,
dapprima verso Mosca, poi verso Kujbyshev, dove si trovavano anche il
Governo e i diplomatici. Parte con la famiglia, ma lascia la madre e la
sorella, con la promessa di una evacuazione che le autorita' onoreranno
molto piu' tardi.
La Settima Sinfonia rappresenta, al di la' di ogni speranza, il suo
riscatto, anche se ancora una volta il suo senso di integrita' artistica lo
porta a ignorare i saggi suggerimenti degli amici. Alcuni di loro gli
avevano infatti consigliato di concludere il lavoro con un coro che
inneggiasse, con appropriate parole, alla Patria e alla sua guida politica.
Al di la' della dedica formale "alla lotta contro il fascismo, alla prossima
vittoria, e alla mia citta' natale Leningrado" il compositore intendeva
invece, con ragione, dare all'opera un respiro piu' universale, meno legato
alla pur gloriosa ed eroica cronaca del momento.
Il successo fu comunque inimmaginabile, nonostante la durata mahleriana del
lavoro, vicina agli ottanta minuti. Non si potrebbe immaginare una
composizione cosi' capace di muovere gli animi all'unisono, dapprima in
patria, poi in tutto il mondo. Leggendaria e' rimasta l'esecuzione nella
assediata Leningrado del 1942: i pochi musicisti rimasti (principalmente
l'orchestra della radio) suonarono la partitura arrivata in aereo sfidando
il blocco. Il 9 agosto del 1942 la sala era gremita, il concerto diffuso per
strada attraverso altoparlanti. Un intenso bombardamento delle postazioni
naziste precedette l'esecuzione in modo da ottenere il silenzio durante il
concerto. Nel 1942 arriva un altro Premio Stalin, insieme a riconoscimenti
internazionali. Nel 1943, insieme a Prokof'ev, e' eletto membro onorario
della American Academy of Arts and Letters. A distanza di oltre mezzo
secolo, la Settima Sinfonia mantiene intatta la sua forza. L'assenza del
finale eccessivamente retorico, che giustamente l'autore evito' di scrivere,
ne fa un momento musicale di grandissima umanita' e di espressione
universale.
Ma gia' nel '43 l'Ottava Sinfonia delude. Si dice che il suo carattere
gioioso e dinamico non coglie lo spirito dei tempi, perche' manca il senso
eroico della lotta per la vittoria. Prokof'ev trova debole il materiale
melodico e troppo lungo il lavoro. Dopo la Settima, le aspettative erano
troppo alte. Sta di fatto che l'ombra dell'accusa di formalismo torna ad
allungarsi. Nello stesso periodo il nostro partecipa a quattro mani con
Khachaturian al concorso per il nuovo inno sovietico. Non vince, ma il pezzo
diventa l'inno dell'Armata Rossa. Scrive anche il Secondo Trio per violino,
violoncello e pianoforte, che nel '46 ottiene il Premio Stalin (di seconda
categoria).
La Nona Sinfonia sorprende ancora una volta tutti. Le durate si condensano
in meno di mezz'ora, l'atmosfera e' trasparente, quasi mozartiana. La
sinfonia piace, ma non sembra all'altezza degli eventi storici. Per la
verita' nel '44 Shostakovich aveva contemplato l'idea di "glorificare per
l'eternita' gli eroi della nostra armata", ma la composizione, iniziata nel
'44 e ripresa dopo una sosta nel '45 aveva preso una piega completamente
diversa.
*
Dopo la guerra, la censura
Gli artisti che si aspettavano dalla fine della guerra una maggiore liberta'
e un alleggerimento del peso del regime furono presto delusi. Nel 1946
Stalin incarica il famigerato Zhdanov di mettere ordine nelle faccende
artistiche. Zhdanov miete vittime, in misure che vanno dall'espulsione dalle
varie Unioni degli scrittori, dei compositori, ecc., a provvedimenti ben
piu' drastici. Zhdanov prende di petto compositori come Prokof'ev,
Khachaturian, Myaskovskij, e lo stesso Shostakovich, che nel '48 vengono
indicati come "manifestazione di distorsioni formalistiche e tendenze
antidemocratiche che sono aliene dal popolo sovietico e dai suoi gusti
artistici". Per ognuno dei nominati e' il bando dalle esecuzioni
concertistiche e radiofoniche. Per la verita', la Prima, Quinta e Settima
Sinfonia e alcune composizioni cameristiche si salvano dal bando, ma in quel
clima, in cui Shostakovich stesso aspettava ogni notte l'arresto di fronte
all'ascensore, perche' la famiglia non venisse disturbata, chi avrebbe osato
avventurarsi a programmare un nome irrimediabilmente condannato? Secondo
alcuni testimoni il compositore contemplo' addirittura il suicidio. Di fatto
decise di adottare nuovamente la doppia faccia: pubblica autocritica e
ottimi propositi, mentre in privato componeva brani che doveva tenere nel
cassetto in attesa di tempi migliori (fra cui un Concerto per violino e una
serie di brani su canti popolari ebraici, proprio mentre scattava
l'antisemitismo del regime). Compose anche un lavoro satirico
sull'antiformalismo, ad uso dei piu' intimi amici, scoperto nell'89.
Non sfuggira' al lettore che i compositori citati sono fra i piu' noti. Il
processo di condanna sorvegliato dal partito aveva una natura per cosi' dire
costituzionale: erano i compositori stessi a dover condannare i lavori dei
colleghi, dopo ascolti e discussioni all'apparenza approfonditi e un certo
margine di dibattito. Di conseguenza l'azione di una maggioranza di quei
mediocri "scribacchini" di cui parlava Gor'kij si poteva rivolgere
impunemente contro gli invidiati e piu' fortunati colleghi: da documenti
recentemente emersi risulta che tra il '46 e il '47 a Shostakovich erano
stati elargiti onorari di 230.200 rubli, e a Prokof'ev di 309.900, quando lo
stipendio di un operaio era intorno ai 450 rubli e lo stipendio ufficiale di
Stalin 10.000. Il responsabile delle Edizioni Atovmian fu licenziato dal
Politburo a seguito delle proteste di compositori minori (vedi L.
Maximenkov, Stalin and Shostakovich: letters to a "friend", in Shostakovich
and his world). Vincere tre volte il Premio Stalin, come era occorso a
Shostakovich in un breve lasso di tempo, significava anche disporre di una
fortuna economica considerevole. Quanto forte fosse questa maggioranza
silenziosa e' riflesso dal fatto che anche dopo la condanna dello stalinismo
da parte di Khrushev nel '56, il braccio destro di Zhdanov in campo
musicale, il compositore Tikhon Khrennikov, fu rieletto alla testa
dell'Unione dei compositori. La condanna del '48 fu emendata, ma non
cancellata, nel 1958.
*
Un'importante telefonata
Per fortuna, nel '49 il Paese ha bisogno di inviare una delegazione negli
Stati Uniti che presenti la "faccia buona" del regime. Shostakovich,
invitato, si scusa con cattive condizioni di salute. Ma gli arriva una
telefonata direttamente da Stalin. A quel punto non puo' dire di no, ma
trova il coraggio di comunicare al dittatore il proprio sconcerto per la
proibizione della musica sua e degli altri nomi che sappiamo. Di fatto, non
solo Stalin gli offre di essere visitato da medici qualificati, e perfino un
buon sarto, ma il 16 marzo vengono annullate le conseguenze piu' nefaste del
"bando". Il viaggio si rivela politicamente difficile. La guerra fredda sta
cominciando. Shostakovich si mostra ligio e ortodosso sostenitore del regime
in numerose interviste e dichiarazioni. Parzialmente riabilitato, partecipa
anche alle celebrazioni bachiane di Lipsia del 1950, che gli ispirano uno
dei suoi lavori piu' interessanti, i 24 Preludi e fughe per pianoforte, e un
rinnovato interesse per il contrappunto che trovera' evidenza in molte
composizioni successive.
Nel 1953 Stalin muore. Shostakovich non mostra ne' gioia ne' dolore, ma
guarda ai tempi nuovi con scetticismo. Scrive al giovane compositore Edison
Denisov: "I tempi sono nuovi, ma gli informatori sono gli stessi". A
conferma di queste parole vengono le reazioni alla Decima Sinfonia,
presentata alla fine dello stesso anno: un lavoro carico di tensioni emotive
e con momenti di oscura, tragica mestizia. L'opera e' disseminata della
cifra musicale del nome dell'autore (le note D Es C H, re, mi bemolle, do,
si) e del nome della corrispondente e momentanea musa, la ventiquattrenne
pianista Elmira Nazyrova. Ancora una volta e' costretto a difendersi dalle
solite accuse, ma l'inatteso favore di Ponomarenko, ministro della Cultura
presente alla prima, chiude la questione. Tuttavia questa volta per il
Premio Stalin non si va oltre la candidatura, ma nel 1954 Shostakovich
insieme a Saporin e Khachaturian viene nominato "Artista del popolo
dell'Urss". La sinfonia rimane fra le piu' popolari. A partire dal 1953
vedono la luce varie composizioni rimaste nel cassetto. Nel 1954 muore la
moglie Nina. L'anno successivo la madre. Le circostanze gettano Shostakovich
nella disperazione. Una controversa storia d'amore con una ex allieva,
Galina Ustvolskaya, tuttora vivente e immersa in un impenetrabile riserbo,
non va a buon fine. Si risposa quindi rapidamente con Margarita Kainova nel
1956, ma il matrimonio dura pochissimo per diversita' di interessi e di
carattere.
*
Cittadino modello
Gli anni successivi alla morte di Stalin, tra il '56 e il '61, vedono la
nascita di due lavori che paradossalmente avrebbe forse fatto bene a
scrivere prima, almeno dal punto di vista dell'opportunita' politica:
l'Undicesima e la Dodicesima Sinfonia sono infatti dedicate rispettivamente
alla Rivoluzione del 1905 e del 1917. Della prima (Premio Lenin nel 1958) i
musicologi "revisionisti" sostengono che il messaggio segreto sia il
disappunto per la repressione ungherese ordinata da Khrushev, il che e' pur
possibile, considerando che in ogni caso, come sappiamo, il compositore
tendeva a ispirarsi a sentimenti universali e non a una apologetica di
circostanza. Tuttavia potrebbero essere il segno di una svolta interiore, di
una sorta di capitolazione psicologica, a cui fanno da ironico contraltare
onori crescenti, medaglie, discorsi di rappresentanza, inviti al Kremlino.
Una causa possibile, oltre allo stress degli anni appena passati, sono le
incipienti malattie, tra cui una tardiva poliomielite che quasi gli
paralizza la mano destra, impedendogli apparizioni pubbliche come pianista,
e rendendogli difficile comporre.
L'iscrizione al Partito nel 1960, fra lo stupore degli amici, e intorno alla
quale ci sono supposizioni che vanno da oscuri ricatti al fatto che al
momento di firmare avesse bevuto troppo, suggella questo processo. Sta di
fatto che da questo punto in poi, con poche eccezioni fra cui una agrodolce
escursione nel campo dell'operetta, le sue composizioni si fanno sempre piu'
tetre, vi aleggia una profonda tristezza se non un lampante senso della
morte, come nel bellissimo Ottavo Quartetto, esplicitamente definito un
"Requiem per se stesso".
Il vasto materiale prodotto da entrambi i partiti presi degli storici e dei
musicologi, le dichiarazioni del figlio, dell'amico Rostropovich, di tanti
ancora viventi, ci aiutano a far luce su una possibile interpretazione che
trova il suo baricentro nella considerazione che il compositore era, in fin
dei conti, un normale cittadino sovietico. Come ogni altro doveva fare i
conti con l'onnipresente apparato del partito anche per le esigenze di base,
come avere casa e lavoro. La sua particolare posizione gli permetteva di
perorare la causa di altri, cio' che fece sempre generosamente, ma non la
propria. Come ogni cittadino di una dittatura poteva fare dell'ironia in
casa, ma doveva essere irreprensibile fuori. Poteva fino a un certo punto
adottare una sorta di resistenza passiva, non obbedendo agli ordini fino in
fondo, o facendolo con ritardo. Poteva esprimere pubblicamente propositi a
cui non avrebbe dato seguito, sperando che se ne dimenticassero.
Per sua natura, comune a tanti russi, era profondamente scettico e un
tantino fatalista. Non poteva percio' essere un comunista convinto. Sapeva
benissimo che il paradiso non era dietro l'angolo. Ma la societa' sovietica
era l'unica che conosceva fin dall'infanzia. Sapeva anche che l'unica
alternativa era emigrare, cosa che non gli interessava per nulla, anzi la
sola idea lo intimidiva (non conosceva alcuna lingua straniera). Pertanto,
si adeguava. Di qui a dire che fosse un cripto-avversario del regime ce ne
corre. Alcuni temi dello stalinismo, che aveva riscoperto il valore
propagandistico del patriottismo, non gli erano del tutto estranei, nutrito
com'era della tradizione letteraria e musicale russa. Il regime lo aveva
contemporaneamente perseguitato ed esaltato, gli aveva dato i mezzi per
affermarsi e per raggiungere un pubblico sterminato, inconcepibile in
Occidente.
Gli incarichi, i premi, le prebende compaiono nella sua biografia spesso
fianco a fianco alle condanne e agli ostracismi. Dopo la morte di Stalin gli
onori prevalgono di gran lunga sulle polemiche, che semmai negli ultimi anni
della sua vita verranno da giovani desiderosi di affermare nuove idee contro
colui che era ormai il "grande padre" della musica russa.
*
Privata o pubblica, e' musica
E' indubbio il legame dei primi lavori coi fermenti modernisti che si
agitavano nei primi decenni del Novecento. Appartenendo, come Britten che fu
suo amico, a una generazione successiva a quella di Strawinsky (nato 24 anni
prima) e di Prokof'ev (15 anni prima), non fu coinvolto direttamente in quei
movimenti, ma ne eredito' quasi naturalmente lo spirito durante gli anni di
formazione.
La reazione antiromantica, l'uso coloristico della dissonanza, l'importanza
del ritmo, l'arco asciutto della melodia, le sonorita' secche e legnose, il
gusto per la deformazione grottesca, l'apertura alle espressioni musicali
considerate meno "alte", come il jazz, la musica dell'operetta e il cabaret,
sono per lui fatti acquisiti, e si sentono chiaramente nei primi lavori.
L'ammirazione per Mahler e per Berg riduce fortemente la spigolosita'
neoclassica, il gusto "barbaro" per il suono, ammorbidendoli in un ritrovato
legame col sinfonismo romantico, e permettendogli una espressivita' piu'
libera, che non cede tuttavia al sentimentalismo. Non a caso di Strawinsky
ammirava enormemente la Sinfonia dei salmi, ma tutto sommato si sentiva piu'
vicino al Prokof'ev "rimpatriato". Naturalmente gli elementi di partenza,
che hanno diversa e talvolta contraddittoria evidenza nei primi lavori, si
fondono nel corso del tempo in uno stile sempre piu' personale, e riemergono
a seconda delle esigenze narrative, drammaturgiche e formali in varia misura
nei lavori maturi, servendo una tavolozza molto ricca, che gli permette di
costruire lavori di ampio respiro. Non a caso i terreni della sinfonia e del
quartetto gli appaiono particolarmente congeniali.
Fu compositore prodigiosamente prolifico. Si contano attualmente 147 numeri
d'opera, fra musica sinfonica e da camera, cantate, musica da film e di
commento, canti patriottici, strumentazioni (fra cui una nuova versione del
Boris Godunov) e arrangiamenti. In tanta produzione si puo' distinguere una
linea piu' strettamente personale, e una linea in cui si mostra piu'
disponibile alle esigenze della committenza "pubblica".
Rivelatore dell'integrita' artistica di Shostakovich e' il fatto che nella
musica d'uso, per film, o d'occasione non aveva difficolta' ad affrontare la
piu' sfacciata retorica, e piu' di una sua melodia aveva fatto breccia nei
cuori piu' semplici e meno sofisticati (la sua canzone Le orecchie della
madrepatria venne cantata da Gagarin al suo ritorno sulla terra nel 1961),
ma nella linea piu' strettamente personale (opere, balletti, sinfonie,
quartetti, musica da camera), nonostante tutte le ingerenze e le pressioni,
si mantiene straordinariamente e, viste le circostanze, sorprendentemente
fedele a se stesso.
L'effetto peggiore della politica del regime si sente soprattutto in cio'
che non ha scritto: non vi e' dubbio che l'incidente della Lady Macbeth e la
sua troppo tardiva riabilitazione ci ha fatto perdere possibili lavori
operistici di uguale importanza, vista la passione del compositore per il
genere, e i numerosi progetti che prese in considerazione. Alle avanguardie
del secondo dopoguerra reagisce con netto distacco. Le sue parole pubbliche
"la dodecafonia non solo non ha futuro, ma non ha nemmeno un presente. E'
giusto una moda che sta gia' passando" appaiono reazionarie (e per certi
versi profetiche), ma nel privato non mostra una avversione "ideologica" a
nessun linguaggio, purche' non venga meno a quella ampia comunicazione col
pubblico che per lui rimase sempre irrinunciabile. Anzi in alcune tarde
composizioni usa alcune tecniche derivate dalla dodecafonia stessa.
*
Gli anni della fine
Altro frutto controverso della creativita' di Shostakovich fu nel 1962 la
Tredicesima Sinfonia (Babij Yar) su testi del controverso poeta del
"disgelo" Evtushenko, dedicati ai morti della guerra in Ucraina (il poema,
che conteneva solo un riferimento ai morti ebrei fu successivamente emendato
per includere anche russi e ucraini). La decisione del partito fu
sostanzialmente di ignorarla e di non creare un "caso". Ma l'opinione
ufficiale e' espressa indirettamente su "Sovetskaya Kultura": "[...] se un
compositore scrive una sinfonia basata principalmente su immagini tetre,
negative, sarcastico-parodistiche o lacrimevoli, il risultato e' la
denigrazione della nostra vita, e ne fa un ritratto erroneo e distorto".
La Quattordicesima Sinfonia del 1969, basata su undici testi di autori vari
(fra cui Rilke, Apollinaire e Lorca), e' ancora piu' esplicitamente dedicata
al tema della morte, con riferimenti sia al modello dei Canti e danze della
morte di Musorgskij, sia al trattamento cameristico dell'orchestra
dell'amico Britten, cui e' dedicata, che accentua il carattere intimo e
meditativo dell'opera.
La Quindicesima Sinfonia del 1971 e' decisamente enigmatica. Torna nel primo
movimento una sorta di leggerezza neoclassica ("un negozio di giocattoli",
commentera' l'autore), con citazioni di Rossini che pero' si intersecano nel
corso del lavoro col tema del fato del Sigfrido ed echi del Tristano e
Isotta di Wagner, col noto motto dell'autore, e con molte autocitazioni. Il
clima e' per certi versi meno tetro che nelle precedenti sinfonie, quasi che
al senso della morte si fosse sostituito un senso di rassegnazione, non
serena, ma consapevole del lungo percorso fatto.
Vera protagonista degli ultimi anni e' pero' la musica da camera, fino al
Quindicesimo Quartetto, alla Sonata per viola e pianoforte, a cui si
aggiungono i secondi Concerti per violino e violoncello, e qualche pezzo
d'occasione, come la Marcia della polizia sovietica del 1970.
Nella maggior parte degli ultimi lavori, apprezzati manco a dirlo piu' in
Occidente che in patria, e oggi meno frequentemente eseguiti di quanto
meriterebbero, prevale un senso di cupa malinconia, quasi sottolineato da
momentanei ritorni di vitalita' ritmica che appare come l'ombra di una
energia giovanile irrimediabilmente perduta.
Nel 1962 sposa Irina Supinskaya, allora ventisettenne. La terza moglie si
rivela una eccellente compagna e collaboratrice, nonche' un importante
sostegno in anni di crescenti difficolta' di salute e frequenti ricoveri in
ospedale. Alla poliomielite si aggiungono disturbi di cuore e infine il
cancro ai polmoni. Muore il 9 agosto 1975. Seguono funerali di Stato il 14
agosto. Primo firmatario del libro di condoglianze e' Leonid Brezhnev: con
lui il mondo in cui Shostakovich era vissuto comincia progressivamente a
dissolversi.
*
Un autore da (ri)scoprire
Libri
La musica di Shostakovich e' pubblicata da Boosey&Hawkes e da Sikorski.
Elizabeth Wilson, (1994). Shostakovich: A Life Remembered, Princeton
University Press, 1994.
Franco Pulcini, Shostakovich, Edt, 1988.
Laurel Fay, Shostakovich: A Life, Oxford University Press, 1999.
Franco, Pulcini (a cura di), L'album fotografico Dmitrij Shostakovich, De
Sono, 2003.
Autori Vari (a cura di Laurel Fay), Shostakovich and his world, Princeton
University Press, 2004.
Internet
http://en.wikipedia.org/wiki/Shostakovich (si puo' ascoltare il messaggio
del '41 alla radio).
www.geocities.com/rickredrick/Shostakovich.html (una posizione polemicamente
antirevisionista).
Discografia essenziale
Registrazioni storiche (Mravinskij, Richter, Oistrakh, Rostropovich e altri)
si trovano nei cataloghi Bmg classics, Chant du Monde, Emi e Parnassus.
Tutte le sinfonie, Wdr Sinfonieorchester, direttore Rudolf Barshai,
Brilliant Classics (11 cd).
Tutti i quartetti, Quartetto Rubio, Brilliant Classics (5 cd).
Lady Macbeth of Mtsensk: Galina Vishnevskaya, Nicolai Gedda, Dimiter Petkov,
Werner Krenn, Robert Tear e altri. Ambrosian Opera Chorus e London
Philharmonic Orchestra, direttore Mstislav Rostropovich, Emi.
Altre incisioni
Decima Sinfonia, Berliner Philarmoniker, direttore H. von Karajan, Dgg.
24 Preludi e fughe, Tatiana Nikolaeva, Hyperion.
Concerti n. 1 e 2 per violoncello e orchestra, Mstislav Rostropovich,
Intaglio.
Quarta, Quinta, Settima e Nona Sinfonia, Mariinskij Teatr, direttore Valerij
Gergiev, Philips.
*
Quindici quartetti per quindici sinfonie
1906 Nasce a San Pietroburgo il 25 settembre, da Dmitrij Boleslavovich e
Sofiya Vasil'evna, nata Kokulina.
1922 Entra al Conservatorio di San Pietroburgo.
1925 Prima Sinfonia.
1927 Il naso, opera da Gogol'. Seconda Sinfonia "Ottobre".
1929 Terza Sinfonia con cori Primo Maggio.
1930 L'eta' dell'oro, balletto.
1930-1932 Lady Macbeth del distretto di Mtsensk, opera.
1932 Sposa Nina Varzar.
1932-1933 24 Preludi per pianoforte.
1933 Primo Concerto per pianoforte e orchestra.
1934 Va in scena Lady Macbeth del distretto di Mtsensk.
1935 Primo Quartetto.
1935-1936 Quarta Sinfonia.
1936 Nascita della figlia Galina. Attacco della "Pravda".
1937 Insegna al Conservatorio di Leningrado. Quinta Sinfonia.
1938 Nascita del figlio Maxim.
1939 Sesta Sinfonia.
1939-1941 Nominato professore di Composizione.
1940 Quintetto per pianoforte e archi (Premio Stalin).
1941 Settima Sinfonia "Leningrado".
1942 Premio Stalin.
1943 Ottava Sinfonia. Membro onorario della American Academy of Arts and
Letters.
1944 Secondo Trio per violino, violoncello e pianoforte.
1945 Nona Sinfonia.
1945-1948 Di nuovo professore di Composizione a Leningrado.
1943-1948 Anche professore di Composizione a Mosca.
1946 Artista del popolo della Russia.
1947-1948 Concerto per violino e orchestra.
1948 Attacco di Zhdanov e bando delle musiche.
1949 Parziale ritiro del bando e viaggio negli Usa.
1950 Viaggio a Lipsia per le celebrazioni bachiane.
1950-1951 24 Preludi e fughe per pianoforte.
1952 Cantata Il sole splende sulla nostra patria.
1953 Morte di Stalin. Decima Sinfonia.
1954 "Artista del popolo dell'Urss". Premio internazionale della pace. Muore
la moglie Nina.
1955 Muore la madre.
1956 Secondo matrimonio, con Margarita Kainova.
1957 Undicesima Sinfonia "Anno 1905", secondo Concerto per pianoforte e
orchestra.
1958 Premio Lenin. Si trasferisce a Mosca.
1959 Primo Concerto per violoncello e orchestra.
1960 Segretario dell'Unione dei compositori russi. Ottavo Quartetto.
1961 Dodicesima Sinfonia "Anno 1917".
1962 Tredicesima Sinfonia "Babij Yar". "Katerina Ismailova", revisione di
Lady Machbeth. Rappresentante di Leningrado al Soviet Supremo. Terzo
matrimonio, con Irina Supinskaya.
1966 "Eroe del lavoro socialista", Ordine di Lenin, medaglia d'oro "Falce e
martello".
1967 Secondo Concerto per violoncello e orchestra.
1968 Premio di Stato.
1969 Quattordicesima Sinfonia.
1971 Quindicesima Sinfonia.
1974 Quindicesimo Quartetto.
1975 Sonata per viola e pianoforte. Muore il 9 agosto a Mosca.

4. RILETTURE. GASPARA STAMPA: RIME
Gaspara Stampa, Rime, Rizzoli, Milano 1954, 1976, pp. 304. Ogni volta che
rileggo il canzoniere di Gaspara Stampa mi dico che questa autrice troppo e'
stata sottovalutata, e di caldamente consigliarne la lettura mi sento.
Questo volumetto reca anche una introduzione di Maria Bellonci ed alcuni
utili materiali documentari.

5. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2009"

Dal 1994, ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine, insieme allo spazio quotidiano
per descrivere giorni sereni, per fissare appuntamenti ricchi di umanita',
per raccontare momenti in cui la forza interiore ha avuto la meglio sulla
forza dei muscoli o delle armi, offre spunti giornalieri di riflessione
tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno
dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di antologia della
nonviolenza che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata.
E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2009".
- 1 copia: euro 10
- 3 copie: euro 9,30 cad.
- 5 copie: euro 8,60 cad.
- 10 copie: euro 8,10 cad.
- 25 copie: euro 7,50 cad.
- 50 copie: euro 7 cad.
- 100 copie: euro 5,75 cad.
Richiedere a: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell.: 3495843946,  e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it

6. STRUMENTI. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2009

E' in libreria l'Agenda dell'antimafia 2009, quest'anno dedicata alle donne
nella lotta contro le mafie e per la democrazia.
E' curata dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di
Palermo ed edita dall'editore Di Girolamo di Trapani.
Si puo' acquistare (euro 10 a copia) in libreria o richiedere al Centro
Impastato o all'editore.
*
Per richieste:
- Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Via Villa
Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail:
csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it
- Di Girolamo Editore, corso V. Emanuele 32/34, 91100 Trapani, tel. e fax:
923540339, e-mail: info at ilpozzodigiacobbe.com, sito:
www.digirolamoeditore.com e anche www.ilpozzodigiacobbe.com

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 661 del 6 dicembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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