Minime. 51



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 51 del 6 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Daniele Lugli: Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
2. Un'inchiesta della Rai sulle bombe atomiche americane in Italia
3. Yanar Mohammed: Donne in Iraq. Una richiesta di aiuto
4. Elena Loewenthal presenta "Il medico di Sefarad" di Cesar Vidal e "La
fortuna dei Meijer" di Charles Lewinsky
5. Edoarda Masi presenta "Puo' la barca affondare l'acqua?" di Chen Guidi e
Wu Chuntao
6. Enrico Peyretti presenta "Fede e nonviolenza" di Jean Goss
7. Letture. Valentina Colombo (a cura di), Basta! Musulmani contro
l'estremismo islamico
8. Letture: Adam Michnik, Il pogrom
9. Letture: Susan Sontag, Tzvetan Todorov, Michael Ignatieff e altri: Troppo
umano
10. Riletture: Ibn Hamdis, La polvere di diamante
11. Riedizioni: Quinto Orazio Flacco, Tutte le opere
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. PROPOSTE. DANIELE LUGLI: IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Ringraziamo Daniele Lugli (per contatti: daniele.lugli at libero.it) per
questo intervento. Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta
sul reddito delle persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006,
apponendo la firma nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi
destinato a "sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilita'
sociale" e indicando il codice fiscale del Movimento Nonviolento:
93100500235; coloro che si fanno compilare la dichiarazione dei redditi dal
commercialista, o dal Caf, o da qualsiasi altro ente preposto - sindacato,
patronato, Cud, ecc. - devono dire esplicitamente che intendono destinare il
5 per mille al Movimento Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il
modulo va consegnato in banca o alla posta. Per ulteriori informazioni e per
contattare direttamente il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123
Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org
Daniele Lugli (per contatti: daniele.lugli at libero.it) e' il segretario
nazionale del Movimento Nonviolento, figura storica della nonviolenza,
unisce a una lunga e limpida esperienza di impegno sociale e politico anche
una profonda e sottile competenza in ambito giuridico ed amministrativo, ed
e' persona di squisita gentilezza e saggezza grande]

Il cinque per mille al Movimento Nonviolento e' un modo semplice e concreto
di aiutare un cammino, ormai lungo e molto faticoso, orientato alla e dalla
nonviolenza.
Sempre piu' la nonviolenza appare come il varco della storia, di cui ci
parlava Capitini, capace di sottrarci a un destino di distruzione comune.
E' un contributo modesto ma significativo quello che percio' mi sento di
proporre, perche' sia praticato e proposto ad altri.
Rientra tra le cose minime, ma necessarie, che questo foglio non si stanca
di ricordarci.

2. MATERIALI. UN'INCHIESTA DELLA RAI SLLE BOMBE ATOMICHE AMERICANE IN ITALIA
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo]

Rainews24 ha realizzato un'inchieste sugli ordigni atomici statunitensi
stoccati in Italia: "Quelle imbarazzanti novanta atomiche in giardini", di
Mario Sanna, Angelo Saso, Maurizio Torrealta.
Nonostante il profondo segreto  su questo argomento, una organizzazione non
governativa americana, la Nrdc (Natural Resources Defense Council), ha
pubblicato la mappa degli ordigni atomici presenti in Europa e in Italia: si
tratta di circa 480 atomiche in Europa e 90 in Italia.
Rainews24 ha intervistato negli Stati Uniti Hans M. Krinstensen, l'autore
del rapporto sulle atomiche in Europa per la Nrdc.
Rainews24 ha  anche intervistato  alcuni dei cittadini di Aviano che hanno
citato in giudizio civile il Governo degli Stati Uniti con la richiesta che
vengano rimosse le armi atomiche presenti ad Aviano, perche' - secondo
loro - "pericolose ed in contrasto con il Trattato di Non Proliferazione
Nucleare, sottoscritto e ratificato dall'Italia, che sancisce l'obbligo per
il nostro paese di non ospitare ordigni nucleari e per un paese nucleare,
come gli Usa, l'obbligo di non dispiegare tali armamenti al di fuori del
proprio territorio".
Impossibile sbarazzarsi degli ordigni atomici nel nostro paese?
Rainews24 ha intervistato l'ex ministro della Difesa e l'ex ministro della
Giustizia greco che hanno promosso il trasferimento al di fuori del paese
degli ordigni nucleari Nato presenti.
Paesi come la Grecia o il Canada hanno deciso di non mantenere le bombe
nucleari e se ne sono liberati rapidamente. Anche il Parlamento belga ha
richiesto al Governo di prendere  una decisione simile e anche la stessa
Germania ha cominciato a discuterne in Parlamento. Il direttore del Gruppo
di Pianificazione Nucleare della Nato Guy Roberts, intervistato da
Rainews24, ha dichiarato: "Ogni decisione in questo campo e' rimessa alla
sovranita' nazionale. Ogni nazione e' libera di decidere se intende o meno
partecipare attivamente alla gestione condivisa dei dispositivi nucleari".
Oltre ai 50 ordigni nella base di Aviano, Rainews24 ha avuto conferma di 40
ordigni atomici anche nella base di Ghedi, vicino Brescia, una base italiana
che non dovrebbe detenere o utilizzare ordigni nucleari, secondo il trattato
di non proliferazione nucleare, piu' volte sottoscritto dal nostro paese.
Ma quale  puo' essere la necessita' di stoccare nelle basi italiane bombe
atomiche come le B-61, che hanno, secondo Krinstensen, un tempo di
attivazione addirittura di alcuni mesi? Secondo le opinioni raccolte di
Rainews24 il vero rischio potrebbe essere quello che le attuali testate
nucleari vecchie ed  obsolete vengano sostituite da nuovi ordigni nucleari
piu' piccoli e di potenza scalabile che potrebbero aggirare i vincoli dei
vecchi trattati di non proliferazione ed essere utilizzati potenzialmente
contro i paesi del Medio Oriente.
L'inchiesta e' disponibile anche sul sito www.Rainews24.it in formato video
e  in formato testuale.

3. MONDO. YANAR MOHAMMED: DONNE IN IRAQ. UNA RICHIESTA DI AIUTO
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento di
Yanar Mohammed.
Yanar Mohammed, presidente dell'Organizzazione per la liberta' delle donne
in Iraq (Owfi), e' nata nel 1960 a Baghdad,  si e' laureata nel 1984
all'Universita' di Baghdad, dove ha anche ottenuto il master in architettura
nel 1993 e ha lasciato l'Iraq nel 1993 assieme al marito ed al figlio appena
nato; in Canada ha lavorato con altre donne irachene fondando
l'organizzazione "Difesa dei diritti delle donne irachene" nel 1998: i
rifugi che tale gruppo ha creato in Iraq hanno salvato dagli "omicidi
d'onore" numerose donne; nel giugno 2004, l'associazione ha cambiato nome,
diventando l'Organizzazione per la liberta' delle donne in Iraq, e si e'
trasferita in Iraq; Yanar edita a Baghdad un giornale chiamato "Eguaglianza"
("Al-Mousawat"); oltre ad essere un'attivista per i diritti umani, Yanar e'
un'artista e un'architetta: uno dei suoi murales in ceramica adorna
l'entrata della sede della Federazione Arabo-Canadese a Toronto]

La situazione per le donne in Iraq e' diventata scioccante. Ho gia' detto
molte volte che ci sentiamo come se stessimo vivendo in un mondo alla
rovescia. Ed e' un mondo sempre piu' pericoloso. Il cuore mi si spezza nel
vedere il ritorno di pratiche estreme anti-donne che erano scomparse da
decenni. Quando io crescevo in Iraq, le donne andavano a scuola. Donne
istruite e professioniste erano parte della nostra societa'. Oggi una donna
rischia la vita semplicemente andando dal droghiere. Le nostre vite ci sono
state strappate via.
Negli ultimi mesi, mentre la guerra civile infuria, la violenza contro le
donne e' cresciuta a livelli da incubo. Le esecuzioni pubbliche di donne ora
sono comuni. Una mia collega ha visto con i propri occhi una ragazza
trascinata fuori della propria casa da membri delle milizie. E' stata
trascinata con una cavo elettrico attorno al collo sino al locale campo di
calcio, picchiata e appesa alla traversa di una porta, poi le hanno
scaricato addosso i fucili. Suo fratello, che ha tentato di intervenire, e'
stato anch'egli ucciso a colpi díarma da fuoco.
Stimiamo che circa 30 donne al mese vengano giustiziate dalle milizie a
Baghdad e nei sobborghi. Nei primi dieci giorni del novembre 2006 piu' di
150 corpi di donne, non reclamati da alcuno, sono passati dalla morgue di
Baghdad: la maggioranza di essi era priva di testa, o sfigurata, o recava
segni di pesanti torture.
Non racconto questo per scioccarvi, ma per mostrarvi la realta' con cui
abbiamo a che fare nel mio paese. Le milizie islamiste, che sono parte del
governo e delle forze di polizia sostenute dagli Usa, stanno decidendo
cos'e' giusto e cos'e' sbagliato, chi deve vivere e chi deve morire. E le
vite delle donne non hanno per costoro alcun valore.
*
Il lavoro dell'Owfi (Organizzazione per la liberta' delle donne in Iraq) e'
piu' importante che mai. Mentre la situazione per le donne a causa del
montare della violenza settaria peggiora, e' urgente che noi si sia forti. E
lo saremo. Nei prossimi mesi continueremo a portare avanti i nostri
programmi per salvare vite ed ispirare speranza.
Tramite i nostri rifugi per le donne a Baghdad, Kirkuk, Erbil e Nasariyeh,
siamo in grado di raggiungere le donne e di aiutarle a sfuggire la minaccia
dei "delitti d'onore", la violenza domestica e quella settaria. Di recente
una donna si e' rivolta ad uno dei nostri rifugi perche' e' una sunnita
sposata ad uno sciita. Uno dei fratelli del marito ha minacciato di
ucciderlo se non divorziava da lei: cosi' la donna e' stata buttata in mezzo
alla strada. Se non avesse trovato la strada del rifugio sarebbe
probabilmente stata uccisa. Dobbiamo continuare a fare tutto quello che
possiamo perche' le nostre porte restino aperte per chiunque abbia bisogno
di noi.
L'Owfi pubblica un giornale che si chiama "Eguaglianza", al fine di
diffondere le notizie sulla situazione nel nostro paese e far sapere alle
donne a chi possono rivolgersi per avere assistenza. Grazie anche all'aiuto
delle attiviste di "Madre" abbiamo dato inizio ad una "ferrovia
sotterranea", una rete di posti sicuri che vengono usati dalle donne per
fuggire da situazioni che minacciano la loro vita e mettersi in salvo.
*
Un coraggioso gruppo di giovani artisti sunniti e sciiti si e' unito a noi
nel nostro nuovo progetto, che si chiama "Azione d'arte irachena per la
pace". Secondo la logica della guerra civile, questi giovani appartenenti a
comunita' in guerra dovrebbero essere nemici. Ma loro si rifiutano di
soccombere all'odio settario. Invece, si sono uniti e lavorano per creare
una societa' che promuova i diritti umani e la pace.
L'"Azione d'arte irachena per la pace" ha ormai tenuto diversi raduni, detti
Spazi di liberta': si tratta di performance pubbliche dove la gente si
riunisce per condividere poesia e musica. Gli incontri sono stati banditi
dagli islamisti che ora governano l'Iraq. Le milizie hanno sistematicamente
torturato ed ucciso artisti e musicisti. Solo pochi mesi fa, hanno attaccato
una casa dove vi era un raduno di poeti. Hanno ucciso un poeta molto noto,
amico dell'Owfi, Ayman Al Salmawie, e suo fratello. Noi sappiamo che gli
incontri d'arte stanno rispondendo ad un bisogno vitale: nonostante i
tremendi rischi che corrono, le persone affollano questi raduni in massa; al
secondo incontro il numero di partecipanti gia' si triplica. In effetti, i
raduni sono i soli eventi di questo tipo oggi in Iraq, uno spazio in cui la
gente puo' levarsi al di sopra della brutalita' che la circonda, ed usare
l'arte per creare alternative alla guerra di vera vita. Io sono molto
orgogliosa di questi giovani che rifiutano di essere nemici, e che stanno
fornendo a tutti noi in Iraq il modo per esprimere quel che proviamo, rabbia
e paura, ma anche speranza.
*
Sono incredibilmente grata e profondamente commossa dal sapere che ci sono
persone, negli Usa e nel mondo, che sono al nostro fianco in questa lotta.
Restate con noi, anche in questi giorni bui. E per favore, fate cio' che
potete per aiutarci. Condividete questa mia lettera con altri. Fate loro
sapere cosa stiamo passando.
Grazie, Yanar Mohammed

4. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA "IL MEDICO DI SEFARAD" DI CESAR VIDAL E
" LA FORTUNA DEI MEIJER" DI CHARLES LEWINSKY
[Dal supplemento librario settimanale "Tuttolibri" del quotidiano "La
stampa" del 31 marzo 2007 riprendiamo la seguente recensione (disponibile
anche nel sito www.lastampa.it).
Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a
Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce
letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio
speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa"
e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il
rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti
e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del
premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena
Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini
& Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani,
Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le
altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi
ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal
III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando
l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis
Ginzberg.
Cesar Vidal (Madrid, 1958), scrittore spagnolo, dottore in storia,
filosofia, teologia e diritto, e' anche un profondo conoscitore del mondo
orientale e della saggezza cabalistica; ha insegnato presso le principali
universita' europee e americane ed e' membro di prestigiosi enti accademici,
tra i quali la Society of Oriental Research e l'Oriental Institute di
Chicago; ha pubblicato piu' di un centinaio tra ricerche storiche, saggi,
romanzi, racconti per ragazzi; collaboratore abituale di diverse testate
giornalistiche e televisive, da "El Mundo" a Telecinco, ha ricevuto fra gli
altri il Premio della Critica per il miglior romanzo storico (2000), il
Premio Las Luces de Biografia (2002), il Premio Espiritualidad (2004);
difensore instancabile dei diritti umani, e' stato insignito del Premio
Humanismo de la Fundacion Hebraica (1996) ed ha ricevuto riconoscimenti di
organizzazioni quali Yad-Vashem, Supervivientes del Holocausto, Ort, e
Jovenes contra la intolerancia. Opere di Cesar Vidal: L'apprendista
cabalista, Il Punto d'Incontro, 2005; Il testamento del pescatore, Il Punto
d'Incontro, 2006; Il medico di Sefarad, Ponte alle Grazie, 2007.
Mose' Maimonide (Cordova 1135 - Il Cairo 1204), filosofo, medico e giurista,
e' uno dei piu' grandi pensatori del medioevo.
Charles Lewinsky (1946), scrittore svizzero, vive a Zurigo e in Francia; e'
autore di drammi e romanzi, e di molte trasmissioni televisive. Opere di
Charles Lewinsky: La fortuna dei Meijer, Einaudi, Torino 2007]

Distanti angoli di mondo. Storie diverse, quasi opposte: l'una che si apre
all'indomani di una lunga settimana funebre, l'altra con un vivido travaglio
di parto. L'una che ha sede nel cuore piu' sommesso e quasi inosservato
dell'Europa, l'altra tutta fra atmosfere mediterranee. Ma soprattutto, due
incontri di lettura segnati da prospettive quasi speculari: l'uno e' romanzo
corale, o meglio schiettamente familiare, cosi' come s'intende la famiglia
nel mondo ebraico. Cioe' un susseguirsi in terra, su un cammino comune che
ciascuno interpreta a proprio modo, generazione dopo generazione. L'altro,
invece, e' un libro profondamente individuale, come d'obbligo quando si
affronta, seppure in via romanzata, la biografia di un grande personaggio.
Tale fu, e in modo mirabile, Mose' Maimonide, forse la figura piu' imponente
di tutto l'ebraismo medievale: filosofo, talmudista, medico.
A lui lo scrittore spagnolo Cesar Vidal dedica Il medico di Sefarad (trad.
di Alessio Cazzaniga, Ponte alle Grazie, pp. 283, euro 14,50). Si tratta di
un romanzo storico imperniato sul personaggio Maimonide, soprattutto nei
panni di illustre e appassionato medico. Intorno a lui Vidal ricostruisce il
contesto dell'epoca con una precisione mai pedante, senza retorica. Ne
risulta quel mondo multietnico ante litteram che fu il Mediterraneo
medioevale: un po' cristiano, un po' musulmano, un po' ebraico; non sempre
pacifico, certo. Ma dotato di una sua armonia tutta speciale.
Ben diverso e', come si diceva, il contesto storico e umano in cui si svolge
La fortuna dei Meijer, dello scrittore svizzero Charles Lewinsky (trad. dal
tedesco di Valentina Tortelli, Einaudi, pp. 897, euro 19,50). La mole del
romanzo, infatti, e' lo specchio di una storia che si dipana lungo i secoli
e dove la protagonista unica e' proprio lei, questa grande famiglia annidata
in una regione in cui la storia si fa sottovoce. Anche quella dei Meijer, in
fondo, che Lewinsky ricostruisce con un tocco a volte davvero magistrale.
Affetti, mestieri, contrasti, piccoli segreti e grandi passi verso il
futuro: tutto e' affrontato con una vena leggera, qualche grano di ironia e
soprattutto quel tipico spleen ebraico che e' miscuglio di tanti sentimenti
insieme.
Ci sono in questo romanzo momenti drammatici e altri di drastico
cambiamento - come quando, nel lontano 1871, arriva nella placida dimora di
famiglia il misterioso cugino Janki, con il quale l'epopea prende avvio. Ci
sono delle belle figure di personaggi, come l'operosa e intelligente Chanele
o la viziata ma in fondo altruista Mimi. C'e' l'atmosfera dei borghi
ebraici, in questa linda rivisitazione svizzera. Su tutto riposa il velo
sommesso di una storia dal ritmo pacato dove nulla ha fretta di accadere.
Dove persino la catastrofe della Shoah penetra stemperata oltre quei
confini: ed e' proprio questa, la "fortuna" dei Meijer.

5. LIBRI. EDOARDA MASI PRESENTA "PUO' LA BARCA AFFONDARE L'ACQUA?" DI CHEN
GUIDI E WU CHUNTAO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 aprile 2007.
Edoarda Masi e' nata a Roma nel 1927, intellettuale della sinistra critica,
di straordinaria lucidita', bibliotecaria nelle biblioteche nazionali di
Firenze, Roma e Milano, ha insegnato letteratura cinese nell'Istituto
Universitario Orientale di Napoli; ha vissuto a Pechino e a Shangai, dove ha
insegnato lingua italiana all'Istituto Universitario di Lingue Straniere. Ha
collaborato a numerose riviste, italiane e straniere, tra cui "Quaderni
rossi", "Quaderni piacentini", "Kursbuch", "Les temps modernes". Tra le
opere di Edoarda Masi: La contestazione cinese, Einaudi, Torino 1968; Per la
Cina, Mondadori, Milano 1978; Breve storia della Cina contemporanea,
Laterza, Bari 1979; Il libro da nascondere, Marietti, Casale Monferrato
1985; Cento trame di capolavori della letteratura cinese, Rizzoli, Milano
1991. Tra le sue traduzioni dal cinese in italiano: Cao Xuequin, Il sogno
della camera rossa, Utet, Torino 1964; una raccolta di saggi di Lu Xun, La
falsa liberta', Einaudi, Torino 1968; e Confucio, I dialoghi, Rizzoli,
Milano 1989.
Chen Guidi e Wu Chuntao sono giornalisti d'inchiesta cinesi]

Nel 2003 i giornalisti Chen Guidi e Wu Chuntao pubblicarono una "Inchiesta
sui contadini cinesi" (Zhongguo nongmin diaocha) da loro condotta per tre
anni nello Anhui. Il libro - un esempio fra i tanti dell'attivita' di
giornalisti indipendenti, avvocati e studiosi che, pur fra mille difficolta'
e qualche rischio personale, hanno deciso di mettersi "al servizio del
popolo" - ebbe subito un grande successo e compare ora anche in Italia in
una traduzione (dall'americano) col titolo Puo' la barca affondare l'acqua?
Vita dei contadini cinesi (Marsilio 2007, pp. 237, euro 15).
Al centro dell'opera, in realta', non sono le condizioni di vita dei
contadini in generale, quanto gli abusi praticati in una delle regioni
rurali piu' povere, in particolare rispetto alla pratica delle tassazioni
illegali. Ma al di la' del tema specifico (in gran parte superato, dal
momento che le tasse sul reddito agricolo sono state soppresse),
dall'inchiesta emerge un quadro di sopraffazione intollerabile da parte dei
burocrati locali e di resistenza ostinata e coraggiosa dei contadini, che
getta luce sulla situazione dell'intera fascia rurale - circa due terzi
della popolazione cinese.
Gli abusi nella riscossione delle tasse non sono un fenomeno nuovo nella
Cina rurale: anzi, evocano inevitabilmente quanto e' avvenuto nel corso dei
lunghi secoli della Cina imperiale, quando la base principale dell'economia
era la rendita agraria e i liberi coltivatori erano soggetti alle angherie
della classe dirigente locale. Fenomeni come questi - intrinseci
all'esercizio di una gerarchia dispotica di cui proprietari e funzionari
locali erano fra gli ultimi anelli - venivano pero' condannati come
violazione dell'ordine morale confuciano, cosi' come dell'ordine politico
(il potere dello stato imperiale), ed erano indicati fra le cause della
"perdita del mandato" e della caduta delle dinastie. La grande rivoluzione
dello scorso secolo, che ha liberato i contadini dal peso della proprieta'
terriera, ha stabilito un nuovo mandato: non ha cancellato nel popolo una
visione del mondo dove politica e morale sono intrecciate, e lo stato e i
suoi funzionari fungono da garanti del bene comune. La bandiera rossa
davanti alla quale i contadini dello Amhui si inginocchiano in piazza
Tian'anmen, in un episodio di questo reportage, e' simbolo del nuovo patto.
La morale-politica e' centrale nelle coscienze dei contadini, e anche degli
autori del reportage, nella forma della tradizione ora fusa con elementi
nuovi, in primo luogo il riferimento al comunismo.
*
Pur contenendo una verita', questa coscienza comune puo' ostacolare la
comprensione piena della realta' attuale. Sembra perduta la memoria delle
lotte politiche e teoriche dei primi trent'anni: la causa dei mali viene
attribuita moralisticamente alla condotta degli individui, e sembrano
ripetersi, in una antica e perenne maledizione, le condizioni di ricchezza e
poverta', di soggezione e sopraffazione. L'intero periodo della Repubblica
popolare appare qui senza storia, cosi' che si cade in contraddizioni
inevitabili. Nel capitolo "Breve storia del carico fiscale dei contadini
cinesi", si rileva correttamente che dagli anni Cinquanta l'accumulazione
del capitale avvenne a carico dell'agricoltura, ma si da' una versione
forzata (vicina a quella oggi ufficiosa) della prima collettivizzazione in
cooperative, omettendo pero' che, nel conflitto politico ai vertici del
partito che l'accompagno', la fazione favorevole all'accumulazione forzata
era quella contraria alla collettivizzazione. E non si ricorda che il grande
balzo (un grave errore, che porto' alla carestia) avrebbe avuto come scopo
il superamento dell'abisso che divideva i contadini dal mondo urbano. Anche
le comuni agricole vengono presentate in termini del tutto negativi, ma nel
capitolo "Tanti cappelli da funzionario", l'amministrazione locale nei primi
trent'anni della Repubblica popolare viene invece descritta realisticamente,
e positivamente, riconoscendo che lo smantellamento delle comuni segno'
l'inizio del disastro.
Contrapponendo ai malvagi funzionari locali il moderno imperatore garante
dei diritti (l'irraggiungibile Pechino), si nasconde il fatto che
nell'ultima ventina d'anni al decentramento verso le unita' produttive e'
stato sostituito, ad opera della dirigenza centrale, il decentramento verso
le amministrazioni locali. E proprio grazie al confluire degli interessi
degli amministratori locali con quelli del capitale privato interno e
internazionale, si sono compiuti passi da gigante verso quel passaggio al
neoliberismo che l'amministrazione centrale ha inteso favorire pur senza
assumerlo in proprio. Lo sfruttamento estremo della mano d'opera nelle zone
rurali non e' la ripetizione di un antico male ne' un fenomeno residuale, ma
la condizione primaria per i brillanti risultati del "socialismo di
mercato".
*
E' paradossale che a non rendersi conto di questa situazione siano degli
intellettuali cinesi, quando proprio in Cina, negli anni Sessanta e
Settanta, il conflitto fra le classi nel periodo "postmoderno" si era
manifestato per la prima volta in forma esplicita. Nella critica al
"socialismo reale" dell'Urss, che tendeva a ripetersi in Cina, i comunisti
cinesi dell'ala sinistra avevano individuato la figura della classe in cui
il capitale si incarna in coloro che lo gestiscono, piuttosto che in
proprietari privati puramente nominali. L'assunzione della logica del
capitale da parte dei suoi gestori, inclusi gli amministratori pubblici e
statali, era apparsa chiara e aveva condotto a una frattura radicale fra i
comunisti.
Morto Mao Zedong, la fazione dei dirigenti "sulla via del capitalismo" ebbe
la meglio. Finche', un passo alla volta, proprieta' e gestione privata e
pubblica tendono a coincidere - ma nello smarrimento delle coscienze, di
fronte alla drammatica contraddittorieta' fra un regime che fa riferimento a
una cultura politica socialista e la realta' di una strada, imboccata da
tempo, che va in tutt'altra direzione. Nonostante la buona fede, mettere
l'accento sulla corruzione degli amministratori locali in contrapposizione
alle buone direttive del "centro", e' un escamotage che cela carattere e
funzione strutturali di comportamenti che formalmente appaiono come
angherie. La ripetizione apparente di forme di oppressione proprie di
sistemi di potere del passato, quali la tassazione abusiva (opportunamente
corretta dal potere centrale) e' solo uno dei casi in cui pratiche
tradizionali sono acquisite e rese funzionali a fini "moderni" o
postmoderni. Non dissimili da quelli propri dei luoghi ritenuti piu'
"avanzati".

6. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "FEDE E NONVIOLENZA" DI JEAN GOSS
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per averci
messo a disposizione la seguente recensione.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio,
ed uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha
insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e
diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora
regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno
Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e'
membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace
delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista
"Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro
Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e
del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie
prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e
politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile
nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di
cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie
Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico
Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte
riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari
suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e
alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu'
ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731
del 15 novembre 2003 di questo notiziario.
I coniugi Jean Goss (1912-1991) e Hildegard Goss-Mayr (1930-vivente) sono
tra i maggiori testimoni della nonviolenza, segretari itineranti del
Movimento Internazionale della Riconciliazione (in sigla: Mir) e di numerose
esperienze e gruppi di azione liberatrice nonviolenta in varie parti del
mondo. Jean Goss e' nato a Lione nel 1912 ed e' scomparso a Parigi nel 1991;
Hildegard Mayr e' nata a Vienna nel 1930 (il padre, Kaspar Mayr, e' stato
uno dei fondatori del Movimento Internazionale della Riconciliazione). Opere
di Jean Goss e Hildegard Goss-Mayr: Une autre revolution, Cerf, Paris 1969;
La nonviolenza evangelica, Edizioni La Meridiana, Molfetta (Bari) 1991; in
francese cfr. anche (con Jean Lasserre), Une revolution pour tous les
hommes, Centre d'Information pour l'ouverture au tiers-monde, Tolosa 1969;
Evangile et luttes pour la paix, Les Bergers et les Mages, Parigi 1989;
opere di Jean Goss: Fede e nonviolenza, L'Epos, 2006; opere di Hildegard
Goss-Mayr: Come i nemici diventano amici, Emi, Bologna 1997. Opere su Jean
Goss e Hildegard Goss-Mayr: si veda il libro-intervista curato da Gerard
Houver, Jean e Hildegard Goss. La nonviolenza e' la vita, Cittadella, Assisi
1984, nuova edizione accresciuta, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq)
1994]

Jean Goss, Fede e nonviolenza, a cura di Etta Ragusa, Edizioni L'Epos (via
Dante Alighieri 25, 90141 Palermo, tel 0916113191, e-mail: info at lepos.it;
sito: www.portidiulisse.it), pp. 170, euro 16,80.
Nella collana, arrivata all'ottavo volume, di studi e testi di storia del
cristianesimo sotto il profilo della pace, diretta da Sergio Tanzarella,
della Facolta' teologica di Napoli, appare ora questa raccolta di scritti e
discorsi, dagli anni '50 agli '80, di Jean Goss (1912-1991). Egli scopri' il
vangelo e la nonviolenza in prigionia, dopo avere ucciso in guerra (p. 158).
Insieme alla moglie Hildegard Mayr, e' stato un grande animatore e operatore
della nonviolenza evangelica, nel Movimento Internazionale della
Riconciliazione (Mir). E', questo, un piccolo ma tenace movimento, che conta
fino ad oggi sei Premi Nobel, operoso in tutto il mondo. Fondato da
protestanti inglesi e tedeschi nel 1914, per tagliare le frontiere di guerra
con la riconciliazione, e' entrato in Italia nel 1952 ed e' oggi apertamente
ecumenico.
I coniugi Goss-Mayr, cattolici, hanno diffuso la nonviolenza in Europa
orientale, in Russia, presso i vescovi nel Concilio Vaticano II, in America
Latina, in Medio Oriente, in Africa, in Asia. Sono all'origine della
liberazione nonviolenta delle Filippine dalla dittatura di Marcos, nel 1986.
La loro azione e' riferita nel libro di Hildegard Goss-Mayr, Come i nemici
diventano amici, Emi, Bologna 1997.
In Jean Goss la nonviolenza ha una forte ispirazione evangelica, ma e' del
tutto comunicante con la nonviolenza umanistica e con quella gandhiana. Con
riferimento a Matteo 25 scrive: "Ogni ateo che vive questo amore sara' alla
Sua destra, ogni credente - anche un papa - che non vive questo amore sara'
alla Sua sinistra" (p. 46).
Come la violenza e' il peccato contro la persona umana, la nonviolenza, dice
Goss, e' l'amore, la santita' (p. 69). Essa e' ben di piu' di un insieme di
tecniche: "I due pilastri della nonviolenza sono il perdono delle offese e
l'amore per il nemico" (p. 74). Goss non parla ai dotti, ma al fondo umano
di tutti. La conversione del violento e' possibile: un poliziotto
torturatore, nel Brasile sotto dittatura, e' trasformato dal comportamento
di Hildegard (pp. 79-81). "Bisogna credere che gli uomini hanno un cuore e
una coscienza, anche i peggiori" (p. 123). "La nonviolenza attacca la
coscienza, l'anima e il cuore, mai il corpo" (p. 87). L'idea di questo
"attacco" e' ripetuta: esso avviene col dire la verita', denunciare
l'ingiustizia, e cosi' risvegliare, smuovere le coscienze, pronti a pagare
il conto. "La prima volta che sono stato torturato ho sentito di amare
quelli che mi torturavano" (p. 88). L'azione nonviolenta richiede
preparazione interiore (identificarsi con gli altri) ed esteriore: il
dominio mentale del dolore, che rende piu' forti dell'aggressore. La
strategia dell'azione consiste nel dialogo, nell'azione diretta nonviolenta,
nella disobbedienza civile. Il dialogo e' anzitutto scoprire la verita' che
e' nell'altro, anche nell'avversario, e dirgli come l'abbiamo disconosciuta,
perche' ogni persona ha una verita' ("Anche la Chiesa cattolica, quando
pensa di avere il monopolio della Verita', diventa violenta", p. 110); poi
dire all'avversario la nostra verita' e quanto poco le siamo stati fedeli;
quindi dirgli le ingiustizie che ha commesso, motivo per il quale cerchiamo
il dialogo con lui; e infine proporre una soluzione concreta. Se il dialogo
non ha raggiunto una soluzione, si passa all'azione diretta nonviolenta: e'
la manifestazione (parla piu' il silenzio che le urla), la dimostrazione
(un'azione che renda evidente l'ingiustizia e tocchi le coscienze), il
digiuno, che e' pentimento e purificazione, mentre "lo sciopero della fame
e' una pressione che vuole costringere, non e' piu' nonviolento, ma e' una
violenza" (p. 124). "Anche se imponiamo la nostra maniera nonviolenta di
vedere le cose, siamo dei violenti" (p. 138). Infine, la disobbedienza
civile a ordini e leggi ingiuste: "Bisogna imparare a disobbedire. Che cosa
invece ci insegna la religione? Ci insegna ad obbedire. (...) Bisogna
obbedire al Padre, non agli uomini, se non quando professano la legge di
Dio" (p. 131). Trovo anche qualcosa di discutibile, come l'affermazione "Per
principio il potere e' sempre violento" (p. 139), che meriterebbe alcune
distinzioni.
Con un titolo che piacerebbe a chi non crede nella nonviolenza, La violenza
dei nonviolenti, nell'ultimo capitolo Jean Goss denuncia la complicita' dei
"buoni" con un mondo di violenze inaudite, e col potere nucleare: "La nostra
morale e' monca" (p. 156). Racconta come ha "attaccato" le Chiese, nelle
persone dei cardinali Suhard, Ottaviani, Montini, perche' prendessero sul
serio il problema della guerra.  Quando quelli "che, in guerra, hanno, come
me, ucciso senza saperlo centinaia di migliaia di uomini", si accorgono "che
la Chiesa non solo non e' stata turbata da questo problema, ma che non vi ha
neppure pensato in profondita', credetemi, si fa fatica a non perdere la
fede" (p. 158). Il libretto termina con un semplice "appello ai teologi"
perche' colmino il ritardo delle chiese, e ai laici perche' li stimolino. In
questi decenni qualcosa e' stato fatto: abbastanza?
Se qualcuno trova troppo "religiosa" la nonviolenza di Jean Goss, puo'
pensare che molte strade portano a questa scelta, ma puo' trovare anche
un'ammissione relativa all'inizio del suo impegno: "Non sapevamo esporre il
problema da tutti i punti di vista, sapevamo esporlo solo dal punto di vista
della nostra fede nell'uomo e in Dio. Ma ci sfuggiva la conoscenza della
maggior parte delle scienze umane": questa carenza e' oggi meglio affrontata
dalla cultura nonviolenta, ma quella ispirazione da' grande energia
interiore.

7. LETTURE. VALENTINA COLOMBO (A CURA DI): BASTA! MUSULMANI CONTRO
L'ESTREMISMO ISLAMICO
Valentina Colombo (a cura di), Basta! Musulmani contro l'estremismo
islamico, Mondadori, Milano 2007, pp. LXII + 376, euro 9,40. Una utile
raccolta di interventi e documenti di intellettuali musulmani impegnati per
i diritti umani e contro la violenza del fondamentalismo e del terrorismo
che si ammanta di pretese e pretesti religiosi, con un'ampia introduzione
della curatrice (benemerita studiosa e traduttrice), introduzione che ha
qualche passaggio anche alquanto discutibile e fin inaccettabile (sostegno
all'abominevole guerra americana, incomprensione della frustrazione araba
per le violenze subite dal colonialismo e dal razzismo occidentale,
sottovalutazione dell'islamofobia, giudizi sommari su esperienze meno
univoche di come vengono descritte, alcuni toni forse unilateralmente
propagandistici) ma e' ben meritoria nell'appassionato invito alla difesa
dei diritti umani di tutti gli esseri umani e alla solidarieta' nitida e
piena con persone e popolazioni vittime di abusi gravissimi e sovente in
concreto pericolo di morte. Si puo' non concordare in toto con alcuni degli
interventi qui raccolti (ben 52 articoli di 46 diversi autori e autrici di
cui 25 residenti in paesi arabi e musulmani e 21 in paesi occidentali, ed
alcune rilevanti dichiarazioni collettive) ma non si puo' non ascoltare
queste voci, e non si puo' non sostenere la lotta contro la violenza del
totalitarismo, del fanatismo e del terrorismo; contro tutti i terrorismi,
tutti i fanatismi, tutti i totalitarismi, per il riconoscimento di tutti i
diritti umani a tutti gli esseri umani.

8. LETTURE. ADAM MICHNIK: IL POGROM
Adam Michnik, Il pogrom, Bollati Boringhieri, Torino 2007, pp. 80, euro 7.
Il grande intellettuale democratico polacco riflette sul pogrom di Kielce
del 4 luglio 1946 - e sulla storia e la cultura della Polonia, e sull'umana
dignita'. A cura di Francesco M. Cataluccio che alle pagine di Michnik
aggiunge un suo scritto, "Il massacro dei sopravvissuti", che fornisce ai
lettori italiani ulteriori informazioni e riflessioni ineludibili. Prima
dell'invasione tedesca vivevano a Kielce 24.000 ebrei, alla fine della
guerra ne restavano due; dopo la Shoah ne tornarono circa 150; il 4 luglio
1946 furono vittime di un pogrom che ne trucido' 42 ferendone circa
cinquanta; nessun ebreo resto' a Kielce.

9. LETTURE. SUSAN SONTAG, TZVETAN TODOROV, MICHAEL IGNATIEFF E ALTRI: TROPPO
UMANO
Susan Sontag, Tzvetan Todorov, Michael Ignatieff e altri: Troppo umano. La
giustizia nell'era della globalizzazione, Mondadori, Milano 2005, pp. 386,
euro 8,40. La raccolta delle "Oxford Amnesty Lectures" tenute nel
febbraio-marzo 2001 all'Universita' di Oxford a sostegno di Amnesty
International. A cura di Nicholas Owen e con contributi, oltre che del
curatore, di Niall Ferguson, Tzvetan Todorov, Timothy Garton Ash, Michael
Ignatieff, John Broome, Peter Singer, John Gardner, Geoffrey Bindman, Robert
J. C. Young, Gayatri Chakravorty Spivak, Johnatan Glover, Gitta Sereny,
Hermione Lee, Susan Sontag, Roy Foster, Eva Hoffmann. Una lettura che
vivamente raccomandiamo.

10. RILETTURE. IBN HAMDIS: LA POLVERE DI DIAMANTE
Ibn Hamdis, La polvere di diamante, Salerno Editrice, Roma 1994, pp. 154,
lire 14.000. A cura di Andrea Borruso una bella antologia del poeta arabo
siciliano dell'XI secolo (Siracusa 1055 - Maiorca 1133). I "topoi" sono
quelli che chi ama la poesia araba e islamica (ed europea) coeva si
aspetta - la contemplazione della luna, quell'altro deserto che e' l'omerico
mare e quell'altro che e' il cuore che in petto ti dolora, l'incanto della
spada e del cavallo, il tempo che fugge in goccia e in lampo e il vino che
scioglie e schiude, l'amore e la bellezza eterni e in fuga, l'esilio e la
vecchiaia... - e l'organizzazione per temi e la traduzione li mettono in
forte rilievo. Di Ibn Hamdis segnaliamo anche le belle traduzioni di
Francesca Maria Corrao in collaborazione con illustri poetesse e poeti
italiani contemporanei.

11. RIEDIZIONI. QUINTO ORAZIO FLACCO: TUTTE LE OPERE
Quinto Orazio Flacco, Tutte le opere, Mondadori, Milano 2007, pp. LXXI +
968, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). Ci perdonino
tutti i nostri amici latinisti e con essi l'ombra di Togliatti per la cruda
confessione che ci incombe: non abbiamo mai sopportato Orazio. Siamo della
scuola che da Lucrezio va a Leopardi, e quasi tutto di Orazio ci dispiace; e
quando ci appassiona e ci commuove (perche' talora capita anche con i
peggiori soggetti, e con Orazio sovente, poiche' il furbastro conosce tutte
le malizie del mestiere, l'apoftegma che non si dimentica, l'ironia che
appunto resiste, l'ammiccamento cui e' impossibile sottrarsi, quel buon
senso cui non si puo' non consentire, e mille altre arti ancora, e fonda -
riconosciamoglielo - uno stile, una tradizione, che ancora dara' frutti
magnifici in uno e forse piu' eteronimi di Pessoa) anche li' ci pare
talvolta di cogliere una debolezza del nostro sentire piu' che una veritiera
simpatia, e - per usare un'espressione carducciana - di un lusingatore
sentiamo di subir la seduzione. Ha scritto una volta Concetto Marchesi
nell'immortale sua Storia della letteratura latina (che resta per noi il
miglior viatico a quella vicenda storica e culturale): "Circa due mila anni
non sono bastati a risolvere il problema della poesia oraziana. Ancora oggi
si fa questione se Orazio sia veramente un grande poeta e dove sia e in che
consista la sua grandezza", e ci sembra giusta sentenza, che ad un tempo
definisce ed apre, apprezza e misura; ad essa anche il nostro diamo voto.
Tutto cio' proclamato ore rotundo, per gli intimi aggiungiamo che questa
edizione, curata da Marco Beck, reca una densa introduzione di Niall Rudd,
testo a fronte, traduzioni di Luca Canali (per Odi, Epodi, Carme secolare) e
d Beck (per Satire ed Epistole - e quindi anche per l'Arte poetica),
commento e note di Maria Pellegrini e del curatore. Last, but not least, non
possiamo esimerci dal suggerire a chi ci legge di volersi immergere anche
nella traduzione di Enzio Cetrangolo (Orazio, Tutte le opere, Sansoni,
Firenze 1968, 1988), tra le piu' belle di una poesia cosi' ardua da rendere
in lingua italiana.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 51 del 6 aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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