Minime. 46



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 46 del primo aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Daniele Mastrogiacomo: Liberate Adjmal e Rahmatullah
2. Rete italiana per il disarmo: Il governo italiano finanzia "contractors"
in Iraq
3. "Contractors" cioe' mercenari. Un commento alla notizia che precede
4. Iwc: Un appello di donne per la normalizzazione delle relazioni con il
nuovo governo palestinese
5. Tommaso Di Francesco presenta "Jiri Pelikan. Un lungo viaggio
nell'arcipelago socialista" di Francesco Caccamo
6. Premio di laurea "Dino Frisullo"
7. Riedizioni: Gaio Giulio Cesare, Opera omnia
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. APPELLI. DANIELE MASTROGIACOMO: LIBERATE ADJMAL E RAHMATULLAH
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il
messaggio di Daniele Mastrogiacomo alla manifestazione promossa da Emergency
il 31 marzo 2007 a Roma per la liberazione di Rahmatullah Hanefi e Adjmal
Nashkbandi.
Daniele Mastrogiacomo e' il giornalista del quotidiano "La repubblica"
rapito dai talebani in Afghanistan e successivamente liberato grazie ad
Emergency.
Adjmal Nashkbandi, il giornalista ed interprete afgano che era stato rapito
con Daniele Mastrogiacomo, e' ancora sotto sequestro e in pericolo di vita.
Rahmatullah Hanefi (Rahmat per le persone amiche), manager dell'ospedale di
Emergency a Lashkargah, artefice fondamentale della salvezza della vita di
Daniele Mastrogiacomo, e' stato sequestrato dai servizi segreti afgani]

In questo momento mi trovo lontano. Cerco di riprendermi, di recuperare, di
uscire da questa terribile esperienza. Ma il mio animo, la mia mente e' li'
con voi.
E' con il mio interprete Ajmal che continua ad essere prigioniero dei
Taliban che volevamo intervistare e che ci hanno sequestrato uccidendo sotto
i nostri occhi Saeed Agha, il nostro autista. Continua ad essere vittima di
un assurdo ricatto. Ora minacciano di ucciderlo, quando dieci giorni fa, il
giorno del mio rilascio anche lui stava assaporando la liberta' e il ritorno
a casa. Ho visto togliergli le catene dalle caviglie, l'ho visto prepararsi
per uscire dalla nostra ultima prigione, salire sull'auto di un altro
convoglio. Ero convinto che ci saremmo riabbracciati, felici di essere stati
restituiti ai nostri affetti.
Il mio cuore, i miei pensieri sono concentrati su di lui e su Rahmatullah,
sul suo viso dolce, i suoi occhi che mi consolavano mentre piangevo per
essere tornato libero. Lui e' venuto a prendermi di persona nel profondo
sud, in pieno territorio Taliban. Si e' offerto come mediatore per salvare
una vita umana. Lo ha fatto con lo slancio e la passione che lo hanno sempre
distinto e lo hanno fatto apprezzare. Di Rahmatullah si sa poco e niente. Si
sa che e' trattenuto da un'autorita' ufficiale del governo di Hamid Karzai e
che nessuno ha potuto visitarlo per accertare le sue condizioni di salute.
Penso alla famiglia del nostro autista, Saeed Agha, a sua moglie e ai suoi
cinque figli, ai quali vanno tutto il mio affetto e la solidarieta' del mio
giornale che sta portando avanti una sottoscrizione.
Rinnovo il mio forte appello al governo e al parlamento afgano, alle
ambasciate occidentali presenti a Kabul, alle Nazioni Unite, alle
organizzazioni non governative, ai colleghi giornalisti afgani e italiani,
alle associazioni umanitarie perche' facciano del tutto per ottenere il
rilascio di Ajmal e di Rahmatullah.
Vi ringrazio per l'immensa solidarieta' che tutti voi mi avete trasmesso e
l'affetto con cui avete accolto il mio rilascio. Continuiamo la
mobilitazione, con lo stesso impegno e con la stessa forza, fino a quando
non saranno liberati anche i miei due amici.

2. MONDO. RETE ITALIANA PER IL DISARMO: IL GOVERNO ITALIANO FINANZIA
"CONTRACTORS" IN IRAQ
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondamo il seguente comunicato del
29 marzo 2007 della Rete italiana per il disarmo (per contatti: tel.
3283399267, e-mail: segreteria at disarmo.org, sito: www.disarmo.org) il cui
titolo originale e': "Compagnie private assoldate dall'Italia in Iraq? La
Rete Disarmo esprime preoccupazione e chiede chiarezza. Il decreto sulle
missioni all'estero appena approvato prevede 3,5 milioni di euro per la
stipula di un contratto per la protezione dell'Unita' di Sostegno alla
Ricostruzione irachena"]

Con l'approvazione al Senato e' entrato in vigore il decreto sulle missioni
militari all'estero, che contiene qualche sorpresa problematica. Accanto
infatti al ritiro delle truppe italiane dall'Iraq ed all'impegno nell'Unita'
di sostegno alla ricostruzione (anche se paiono esagerati i fondi stanziati
per la presenza di esperti italiani) si trova infatti un grosso stanziamento
per la protezione della stessa Usr da parte di una compagnia militare
privata.
Il Governo, come si apprende dalla relazione tecnica che accompagna il
decreto-legge in esame intende infatti garantire la sicurezza e
l'incolumita' del personale civile presente presso l'Unita' tramite un
contratto con una societa' di sicurezza privata gia' operante in Iraq con
personale locale. La spesa complessiva prevista e' di 3.498.000 euro, cioe'
oltre dieci volte l'impegno stanziato per il funzionamento dell'Unita' di
sostegno alla ricostruzione.
La Rete italiana per il disarmo esprime preoccupazione e chiede chiarezza
per questa decisione, che tende forse solo mascherare una presenza militare
tramite un appalto ad un'azienda privata.
*
Va ricordato che in Italia la delicata materia delle societa' di sicurezza
privata non dispone di una normativa specifica con regole certe,
trasparenza, controlli e sanzioni, come sta iniziando ad accadere, ad
esempio, negli Stati Uniti. Grazie ad un provvedimento previsto nella legge
di bilancio del Pentagono anche gli operatori privati di sicurezza militare
con contratti del Ministero della difesa saranno sottoposti alla
giurisdizione della corte marziale, in caso di reati compiuti su teatro
bellico.
"Solo recentemente il Pentagono ha adottato questa soluzione, che tutti gli
analisti vedono come primo passo per sistemare e regolare un comparto che ad
oggi e' una vera giungla", afferma Francesco Vignarca, coordinatore  della
Rete italiana per il disarmo ed esperto della materia (suo lo studio
Mercenari Spa, sul settore della fornitura di servizi militari privati).
"In Italia invece, dove alcuni segnali di ampliamento di questo business
stanno giungendo e dove anche il nostro Governo pensa di utilizzare tali
compagnie mettendole sotto contratto, nessuna regola e' stata scritta e
certamente non possono funzionare le leggi attualmente in vigore".
La preoccupazione aumenta poi se si vanno a considerare alcune indiscrezioni
giornalistiche (si veda servizio de "l'Unita'" online all'indirizzo
www.unita.it/view.asp?IDcontent=64395) che sostengono che il contratto
verra' concluso con l'Aegis Defence Systems, una delle aziende leader del
settore sul campo iracheno ma anche una delle piu' chiacchierate e
problematiche.
Gia' da alcuni anni alla britannica Aegis e' stato affidato il compito di
fare da punto di riferimento per almeno 50 compagnie di sicurezza presenti
sul suolo iracheno: una possibilita' effettiva di avere quindi al proprio
comando un vero e proprio esercito suddiviso in compartimenti aziendali.
Il contratto e' un esempio lampante di cosa non si dovrebbe fare in questo
campo: il controllo sulle compagnie private (da sempre punto debole di
questo sistema di appalti) viene affidato ad una delle stesse aziende,
riproponendo poi il deleterio meccanismo "cost-plus", che implica un enorme
sperpero di denaro pubblico dando la possibilita' alle compagnie di esporre
a piacimento costi di gestione.
"Sarebbe importante capire su quali basi, non solo militari e quindi di
regole di ingaggio ma anche economiche e di contratto, il nostro Governo
intenda affidare l'incarico a tale societa'" continua Vignarca. "In fin dei
conti e' una grossa somma di denaro pubblico che dovrebbe avere la massima
trasparenza di utilizzo, considerato poi il delicato compito che si va a
finanziare. Certamente non pensavo che nel concetto di 'esportazione' della
democrazia si arrivasse cosi' vicini al senso puramente economico della
parola".
Infine, ma non da ultimo, la preoccupazione di Rete Disarmo si sofferma su
uno dei capi e fondatori di Aegis: Tim Spicer, militare e mercenario
protagonista di affari oscuri, colpi di stato e vendite di armi in mezzo
mondo. Un personaggio che vive con orgoglio la sua condizione di operatore
di servizi militari nel mondo e che con sfrontatezza ha difeso - nel suo
libro intitolato Un soldato non ortodosso - le sue azioni poco chiare sia in
Sierra Leone (fornitura d'armi durante la guerra) sia in Papua Nuova Giunea
(supporto segreto al governo in azioni di contrasto a ribelli).
*
La Rete Disarmo chiede quindi urgentemente al Governo di chiarire le
condizioni di aggiudicamento del contratto previsto dal decreto sulle
missioni e confermare o meno l'identita' della compagnia che ne usufruira'.
Riteniamo che sia importante arrivare, sul tema della fornitura privata di
servizi militari ad un forte controllo e ad un'efficace regolazione anche
perche' sempre di piu' come "armi" non dobbiamo solo intendere gli strumenti
e le tecniche fisiche ma pure questi aspetti della nuova natura bellica
mondiale: i servizi di natura bellica (supporto, addestramento, logistica).
Sempre piu' compagnie (anche italiane, si veda ad esempio l'ultimo numero di
"Altreconomia" www.altreconomia.it/mercenarioquotidiano) in tutto il mondo
sono in grado di procurare ai governi tali servizi. Con buona pace dei
trattati e delle "regole di ingaggio" e con buona pace dei piu' elementari
criteri di trasparenza.

3. RIFLESSIONE. "CONTRACTORS" CIOE' MERCENARI. UN COMMENTO ALLA NOTIZIA CHE
PRECEDE

Non solo l'Italia non e' fuori neppure dalla guerra irachena, ma prosegue e
traveste la sua presenza e complicita' in essa finanziando organizzazioni di
mercenari.
Anche in questo il decreto che rifinanzia l'immorale e criminale politica
bellicista, militarista, razzista e imperialista italiana all'estero (di cui
la scellerata prosecuzione della partecipazione militare diretta alla guerra
terrorista e stragista in corso in Afghanistan e' solo la parte emersa
dell'iceberg) rivela come dietro le belle parole di pace si nasconda
l'oscena realta' della guerra e della complicita' col terrorismo planetario
dei potenti di cui il planetario terrorismo dei disperati e' solo altra
faccia della medesima medaglia.
Questa non e' una politica: questa e' mera epifania della barbarie. Una
barbarie la cui escalation onnicida e' sotto gli occhi di tutti.
Occorre il disarmo.
Occorre la smilitarizzazione dei conflitti.
Occorre la politica della solidarieta' e della liberazione delle oppresse e
degli oppressi realizzabile solo attraverso la scelta della nonviolenza.
La nonviolenza come inveramento del diritto alla vita e alla dignita'
inerente ad ogni essere umano, la nonviolenza come lotta contro tutte le
uccisioni, la nonviolenza come conflitto civile e civilizzatore, la
nonviolenza come resistenza ad ogni oppressione. La nonviolenza come
principio responsabilita'. La nonviolenza come consapevolezza che vi e' una
sola umanita'. La nonviolenza come combattimento contro la violenza. Sempre
e ovunque. Qui e adesso.

4. APPELLI. IWC: UN APPELLO DI DONNE PER LA NORMALIZZAZIONE DELLE RELAZIONI
CON IL NUOVO GOVERNO PALESTINESE
[Da Luisa Morgantini (per contatti: tel. 0669950217, cell. 3483921465,
e-mail: luisa.morgantini at europarl.europa.eu) riceviamo e diffondiamo il
seguente appello del 22 marzo 2007 della Commissione internazionale di donne
per una pace giusta e sostenibile in Palestina e Israele (in sigla: Iwc).
Luisa Morgantini, parlamentare europea, presidente della delegazione del
Parlamento Europeo al Consiglio legislativo palestinese, fa parte delle
Donne in nero e dell'Associazione per la pace; il seguente profilo di Luisa
Morgantini abbiamo ripreso dal sito www.luisamorgantini.net: "Luisa
Morgantini e' nata a Villadossola (No) il 5 novembre 1940. Dal 1960 al 1966
ha lavorato presso l'istituto Nazionale di Assistenza a Bologna occupandosi
di servizi sociali e previdenziali. Dal 1967 al 1968 ha frequentato in
Inghilterra il Ruskin College di Oxford dove ha studiato sociologia,
relazioni industriali ed economia. Dal 1969 al 1971 ha lavorato presso la
societa' Umanitaria di Milano nel settore dell'educazione degli adulti. Dal
1970 e fino al 1999 ha fatto la sindacalista nei metalmeccanici nel
sindacato unitario della Flm. Eletta nella segreteria di Milano - prima
donna nella storia del sindacato metalmeccanico - ha seguito la formazione
sindacale e la contrattazione per il settore delle telecomunicazioni,
impiegati e tecnici. Dal 1986 e' stata responsabile del dipartimento
relazioni internazionali del sindacato metalmeccanico Flm - Fim Cisl, ha
rappresentato il sindacato italiano nell'esecutivo della Federazione europea
dei metalmeccanici (Fem) e nel Consiglio della Federazione sindacale
mondiale dei metalmeccanici (Fism). Dal novembre del 1980 al settembre del
1981, in seguito al terremoto in Irpinia, in rappresentanza del sindacato,
ha vissuto a Teora contribuendo alla ricostruzione del tessuto sociale. Ha
fondato con un gruppo di donne di Teora una cooperativa di produzione, "La
meta' del cielo", che e' tuttora esistente. Dal 1979 ha seguito molti
progetti di solidarieta' e cooperazione non governativa con vari paesi, tra
cui Nicaragua, Brasile, Sud Africa, Mozambico, Eritrea, Palestina,
Afghanistan, Algeria, Peru'. Si e' misurata in luoghi di conflitto entro e
oltre i confini, praticando in ogni luogo anche la specificita' dell' essere
donna, nel riconoscimento dei diritti di ciascun essere umano: nelle
rivendicazioni sindacali, con le donne contro la mafia, contro l'apartheid
in Sud Africa, con uomini e donne palestinesi e israeliane per il diritto
dei palestinesi ad un loro stato in coesistenza con lo stato israeliano, con
il popolo kurdo, nella ex Yugoslavia, contro la guerra e i bombardamenti
della Nato, per i diritti degli albanesi del Kosovo all'autonomia, per la
cura e l'accoglienza a tutte le vittime della guerra. Attiva nel campo dei
diritti umani, si e' battuta per il loro rispetto in Cina, Vietnam e Siria,
e per l'abolizione della pena di morte. Dal 1982 si occupa di questioni
riguardanti il Medio Oriente ed in modo specifico del conflitto
Palestina-Israele. Dal 1988 ha contribuito alla ricostruzione di relazioni e
networks tra pacifisti israeliani e palestinesi. In particolare con
associazioni di donne israeliane e palestinesi e dei paesi del bacino del
Mediterraneo (ex Yugoslavia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia). Nel
dicembre 1995 ha ricevuto il Premio per la pace dalle Donne per la pace e
dalle Donne in nero israeliane. Attiva nel movimento per la pace e la
nonviolenza e' stata portavoce dell'Associazione per la pace. E' tra le
fondatrici delle Donne in nero italiane e delle rete internazionale di Donne
contro la guerra. Attualmente e' deputata al Parlamento Europeo... In Italia
continua la sua opera assieme alle Donne in nero e all'Associazione per la
pace". Opere di Luisa Morgantini: Oltre la danza macabra, Nutrimenti, Roma
2004]

L'Iwc (Commissione internazionale di donne per una pace giusta e sostenibile
in Palestina e Israele) considera la formazione di un governo di unita'
palestinese un passo in avanti positivo e di estrema importanza.
Questo governo, una coalizione allargata composta da differenti gruppi
parlamentari del Consiglio legislativo palestinese, da' voce ad un ampio
ventaglio di opinioni nella societa' palestinese. Prevede nel suo programma
gli elementi necessari per la ripresa di negoziati definitivi per la
risoluzione del conflitto israelo-palestinese. La piattaforma politica del
governo di unita' stabilisce chiaramente che il governo onora il diritto
internazionale e tutti gli accordi esistenti firmati dall'Olp. Riconosce che
i negoziati sono mandato dell'Olp e da' fiducia al presidente Abbas nel
condurre le trattative come legittimo negoziatore palestinese per la pace.
Il governo di unita' ha definito il suo obiettivo nel raggiungimento di una
soluzione basata sui due stati attraverso la creazione di uno stato
palestinese sui confini del 1967 e nel consolidamento di fondamenta basilari
per la pace, la sicurezza e la prosperita' per le generazioni presenti e
future nell'intera regione. Ha riaffermato che, come gia' riconosciuto dalla
comunita' internazionale, la fine dell'occupazione e' un requisito
essenziale per risolvere il conflitto arabo-israeliano. Ha espresso il suo
impegno a lavorare con la comunita' internazionale per realizzare questi
obiettivi.
Il nuovo governo palestinese ha anche preso un fermo impegno per un
esauriente reciproco "cessate il fuoco". Ha indicato che lavorera' con tutti
i partner coinvolti per il rilascio di Gilad Shalit sulla base di uno
scambio di prigionieri.
L'Iwc fa appello alla comunita' internazionale affinche' siano
immediatamente normalizzate le relazioni con il nuovo governo di unita'
palestinese e affinche' si promuova la ripresa della fase finale dei
negoziati sul conflitto israelo-palestinese. Il boicottaggio del precedente
governo palestinese ha danneggiato le istituzioni pubbliche e ha minato la
capacita' delle autorita' di provvedere ai servizi basilari alla societa'
palestinese. Le sanzioni al popolo palestinese hanno creato alti livelli di
disoccupazione e di poverta'. I civili, in particolare donne e bambini, ne
stanno pagando il prezzo. Miglioramenti concreti devono essere avvertiti sul
campo per dimostrare che passi significativi nella giusta direzione sono in
grado di fornire risultati tangibili.
La comunita' internazionale gioca  un ruolo critico nella  costruzione di
una fiducia maggiore e nel fare in modo che tutte le parti siano
responsabili dei loro dichiarati impegni per la ripresa dei negoziati in un
clima di fiducia.
Una pace giusta e sostenibile e' la sola via per garantire la sicurezza ad
entrambe le popolazioni ed all'intera regione. Una netta maggioranza della
popolazione israeliana e palestinese sostiene la soluzione dei due stati.
Deve iniziare immediatamente un movimento a favore della fase finale dei
negoziati e ogni spontanea voce per la pace deve essere rafforzata e
amplificata, inclusa una forte presenza delle donne. L'Iwc evidenzia che
ogni pace sostenibile dipende da un fermo impegno delle parti nel promuovere
e proteggere i diritti delle donne e una giustizia di genere.
E' ora il momento per i leader coraggiosi di superare ogni timore  e
mettersi a lavoro per la risoluzione delle questioni piu' difficili. Le
donne dell'Iwc stanno mostrando il modo e possono essere considerate un
attivo sostegno al processo per il negoziato politico.
*
L'Iwc, fondata sotto l'egida dell'Unifem in concreta attuazione della
risoluzione 1325, e' un organismo composto da donne israeliane, palestinesi
e internazionali che lavorano per una pace giusta e sostenibile tra Israele
e Palestina. La partecipazione alla Commissione e' su base individuale e
volontaria. L'Iwc e' composto da: componenti palestinesi: Mayada Abbasi,
ambasciatrice palestinese in Brasile; Wafa' Abdel-Rahman, direttrice
generale Filastiniyat Organisation; Tahani Abu-Daqqa, attivista per i
diritti delle donne e consulente per lo sviluppo comunitario; Maha
Abu-Dayyeh Shamas, direttrice generale Women's Centre for Legal Aid and
Counseling; Hanan Ashrawi, membro del Consiglio legislativo palestinese e
presidente del Miftah; Annan Attiri, direttrice del Governatorato di Nablus;
Naila Ayesh, direttrice generale Women's Affairs Center, Gaza; Samia Bamieh,
ambsciatrice, gia' responsabile degli Affari Europei del Ministero degli
Esteri, Territori Palestinesi; Siham Barghouthi, presidente Society of
Women's Action; Hania Bitar, direttrice Pyalara (organizzazione giovanile);
Nebras Bseisso, direttrice Palestinian Banking Association, Gaza; Leila
Chahid, ambasciatrice palestinese in Belgio; Samar Hawash, coordinatrice
Nablus Palestinian Working Women Society for Development; Salwa Hdeib,
viceministro presso Il Ministero per gli Affari delle Donne; Lama Hourani,
coordinatrice Gaza Palestinian Working Women Society for Development; May
Kaileh, ambasciatrice Palestinese in Cile; Zahira Kamal, direttrice, Women's
Centre for Studies and Research; gia' ministra per gli Affari Sociali; Amal
Khreisheh, direttrice generale Palestinian Working Women Society for
Development; Hanan Taha, direttrice Paltrade, sede di Gaza; componenti
israeliane: Sarai Aharoni, attivista per i diritti delle donne presso il
Centro femminista di Haifa; Isha l'isha, dottoranda presso l'Universita' di
Bar-Ilan; Colette Avital, membro della Knesset, Partito Laburista, portavoce
(vice) della Knesset;  Khulood Badawi, ricercatrice sul campo sul Muro di
separazione per conto della Association of Civil Rights in Israel, membro
dell'esecutivo di Bat Shalom, membro del movimento Taayush; Naomi Chazan,
docente di Scienze Politiche presso l'Hebrew University di Gerusalemme
(emerita) e preside della  School of Government and Society, the Academic
College of Tel-Aviv-Yaffo, gia' membro della Knessett, Partito Meretz, gia'
portavoce (vice) della Knesset; Busayna Dabit, architetta, coordinatrice del
Mixed Cities Project, Shatil; Naava Eisin, direttrice The Archives of Jewish
Education, Universita' di Tel Aviv, membro di Machsom Watch; Roberta Fahn
Schoffman, Ceo, Mind Set Strategic Consulting; Zehava Galon, membro della
Knesset, Partito  Meretz-Yahad, presidente della Commissione sul Trafficking
in Women della Knesset; Galia Golan, docente di Government, Hebrew
University di Gerusalemme (emerita) e Interdisciplinary Centre, Herzlyia,
membro dell'esecutivo di Peace Now, membro dell'esecutivo del Partito
Meretz-Yahad; Nurit Haghagh, direttrice Hakeshet Hademocratit Hamizrahit
Movement; Rola Hamed (Abu Zied), gia' coordinatrice di progetto, Heinrich
Boell Foundation, membro dell'esecutivo di Bat Shalom; Deborah Lerman,
direttrice del Marketing, Sapiens International, membro dell'esecutivo di
Bat Shalom, membro delle Donne in Nero; Shlomit Lir, attivista per i diritti
delle donne, ingeniere Informatico, dottoranda presso l'Universita' di Tel
Aviv; Eti Livni, gia' membro della  Knesset, Partito  Shinui; gia' portavoce
della Knesset; Talia Livni, advocate, presidente di Na'amat Israel -
Movement of Working Women and Volunteers; Molly Malekar, direttrice Bat
Shalom dell'Organizzaione Jerusalem Link; Anat Saragusti, giornalista tv
Channel 2, membro dell'esecutivo Itach - Women Lawyers for Social Justice,
membro dell'esecutivo The Association of Civil Rights in Israel; Aida
Touma-Sliman, direttrice generale Women Against Violence organisation;
componenti internazionali: Feride Acar, dipartimento di Scienze Politiche,
Middle East Technical University (Turchia); Sylvia Boren, Novib (Olanda);
Frene Ginwala, gia' portavoce dell'Assemblea Nazionale (Sud Africa); Ana
Gomes, membro del Parlamento Europeo (Portogallo); Noeleen Heyzer,
direttrice generale Unifem, co-chair; Antigoni Karali-Dimitriadi,
rappresentante nazionale presso le Nazioni Unite di Csw, Cedaw 1998-2004
(Grecia); Luisa Morgantini, vicepresidente del Parlamento Europeo (Italia);
Jessica Neuwirth, presidente Equality Now (Usa); Simone Susskind, consulente
presso il Ministero della Giustizia (Belgio); componenti onorari: Carin
Jamtin, gia' ministro per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo
(Svezia); Ellen Johnson-Sirleaf, presidente Liberia; Leire Pajin Iraola,
segretaria di Stato per la Cooperazione Internazionale (Spagna); Patrizia
Sentinelli, viceministro Affari Esteri (Italia).
*
Per informazioni: Luisa Morgantini (Steering Committee dell'Iwc), tel.
0669950217, cell. 3483921465, e-mail: luisa.morgantini at europarl.europa.eu

5. LIBRI. TOMMASO DI FRANCESCO PRESENTA "JIRI PELIKAN. UN LUNGO VIAGGIO
NELL'ARCIPELAGO SOCIALISTA" DI FRANCESCO CACCAMO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 23 marzo 2007.
Tommaso Di Francesco, giornalista del "Manifesto", esperto di politica
internazionale, e' curatore e autore di acuti saggi di analisi e di
intervento politico, ma anche di pregevoli testi letterari in versi e in
prosa; tra i suoi volumi segnaliamo particolarmente: in ambito
saggistico-politico: (a cura di), Jugoslavia perche', Gamberetti, Roma 1995;
(a cura di), La Nato nei Balcani, Editori Riuniti, Roma 1999; in ambito
letterario: (a cura di), Veleno, Savelli, Milano 1980; Quintopiano, Edizioni
Manuzio, Roma 1981; (a cura di, con Antonio Ricci), Elenca, Valore d'Uso,
Roma 1982; Doppio deserto, PellicanoLibri, Roma 1985; Cliniche, Crocetti,
1987; (a cura di, con Pino Blasone), La terra piu' amata. Voci della
letteratura palestinese, Il manifesto, Roma 1988 (seconda edizione
accresciuta e aggiornata: Wasim Dahmash, Tommaso Di Francesco, Pino Blasone
(a cura di), La terra piu' amata. Voci della letteratura palestinese,
Manifestolibri, Roma 2002); Il giovane Mitchum, Il lavoro editoriale,
Ancona-Bologna 1988; Tuffatori, Crocetti, 1992; Incorpora testo, Piero
Manni, Lecce, 1994; Hotel Abisso, Mancosu, Roma, 1994.
Jiri Pelikan (Olomouc, 7 febbraio 1923 - Roma, 26 giugno 1999) e' stato uno
straordinario, indimenticabile militante per i diritti umani e per la pace.
"Jiri Pelikan fu un testimone d'eccezione del Novecento. Attraverso un
percorso complesso e a tratti tormentato, sperimento" in prima persona la
resistenza antinazista nella natia Cecoslovacchia, la militanza comunista
negli anni cupi dello stalinismo, la primavera di Praga; poi, dopo
l'intervento delle forze del Patto di Varsavia e la normalizzazione,
l'esilio in Italia, la polemica sempre piu' consapevole contro il socialismo
reale e contro la politica di potenza dell'Urss, la pubblicazione della
rivista in lingua ceca 'Listy', l'appoggio al dissenso dell'Est, fino ai
grandi rivolgimenti del 1989. Anche nella patria di adozione Pelikan svolse
un ruolo di rilievo, coltivando i rapporti con le varie componenti della
sinistra italiana..." (dalle note di copertina del libro qui recensito). Un
suo ricordo scritto da Luciano Antonetti e' nel n. 525 de "La nonviolenza e'
in cammino".
Francesco Caccamo, saggista e docente universitario, insegna storia
dell'Europa orientale all'Universita' "Gabriele D'Annunzio" di
Chieti-Pescara; ha pubblicato numerosi saggi dedicati all'Europa
centro-orientale e alla penisola balcanica su riviste italiane e straniere;
attualmente e' impegnato in diversi progetti di ricerca sulla primavera di
Praga, oltre a essere curatore di un lavoro collettaneo sull'occupazione
della Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale. Opere di Francesco
Caccamo: L'Italia e la nuova Europa, Luni, Milano-Trento 2000; Jiri Pelikan.
Un lungo viaggio nell'arcipelago socialista, Marsilio, Venezia 2007]

Una luce unica e' venuta da Praga. Non solo per gli anni Sessanta dove tutto
appariva sovrailluminato. Da quella esperienza di trasformazioni in atto,
poi fallite, arrivavano un legame e un linguaggio che rendevano
intelligibili anche i giorni occidentali. Di questa originale luminosita'
facevano parte gli occhi zingari di Jiri Pelikan, l'esule che viveva a Roma.
Quello sguardo aiutava chi voleva capire, sosteneva le giovani domande,
faceva attualita' della sua testimonianza d'eccezione. Dall'arresto da parte
della Gestapo a soli 17 anni alla clandestinita' nella lotta al nazismo,
dalla scelta di non fare il pittore ma di dedicarsi alla politica dopo la
scoperta che la madre era morta ad Auschwitz alla partecipazione attiva
all'instaurazione del potere assoluto dei comunisti nel 1948, dalla
militanza comunista durante lo stalinismo, all'adesione al "corso di
gennaio" con la svolta di Alexander Dubcek alla direzione del partito
comunista, sarebbe diventata la Primavera di Praga, dall'intervento armato
del Patto di Varsavia nell'agosto '68, alla normalizzazione e all'esilio, da
protagonista, in Italia.
Ora, a otto anni dalla morte, lo ricorda un libro prezioso, Jiri Pelikan, un
lungo viaggio nell'arcipelago socialista di Franco Caccamo, (Marsilio
Editori, pp. 134, 14 euro) che rappresenta il primo tentativo di riannodare
il racconto della sua esperienza, solo in parte sedimentato nel Fondo
Pelikan dell'Archivio storico del parlamento.
*
Jiri Pelikan e' una storia che ci ha attraversato. Non solo perche'
partecipo' attivamente negli anni Settanta ai nostri convegni sull'Est,
aperti per raccogliere il nuovo che la' si esprimeva e a rappresentare le
minacce che si intravvedevano se una nuova rivoluzione sociale non fosse
intervenuta a rimettere in discussione il rapporto mostruoso tra governanti
e governati del socialismo realizzato. Ma soprattutto perche' nel paese che
si vedeva negata ancora la piena conoscenza di Kafka, si anticipavano gli
eventi del mondo. La' proprio attraverso Jiri Pelikan - l'ex presidente
della storica Unione internazionale degli studenti - si era stabilito un
legame con i processi rivoluzionari in atto in altri paesi, in particolare a
Cuba. Cosi' dai giovani comunisti cecoslovacchi sarebbe venuta la leva degli
insegnanti di economia e di diplomazia, come ci avrebbero raccontato
l'economista Waltr Komarek, docente del ministro Ernesto Che Guevara, e Jiri
Hajek, che poi sarebbe diventato il ministro degli esteri della Primavera
'68.
E il ruolo di Jiri Pelikan? Un anticipatore dei tempi. Era stato nominato
direttore della televisione cecoslovacca. Da quel luogo privilegiato aveva
lanciato una stagione di trasformazioni, con le prime trasmissioni a est
dove i cittadini facevano domande libere a ministri e parlamentari, con
inchieste sociali e politiche, "I giovani s'interrogano" si chiamava una
famosa e spesso censurata trasmissione. Era attivato quel circuito positivo
di conflitto e dibattito che avrebbe visto a Praga gli economisti innovatori
alla Ota Sik favorevole ad introdurre elementi di mercato contraddetti
pubblicamente, in diretta, dai consigli operai che lo contestavano chiedendo
una Primavera piu' socialista, con piu' diritti in fabbrica e fuori e meno
di mercato. Fino alla nuova creativita' nel cinema che avrebbe trasformato
tutta l'Europa. Fu dunque il primo a praticare una "rivoluzione" televisiva
della societa'.
Ma l'aspetto piu' innovativo del suo agire fu quello di assumere, contro
ogni evidenza e tanti abbandoni della prima ora, il negativo e le macerie
come materiali da costruzione. Proprio mentre partiva la normalizzazione del
1969, si allargava a macchia d'olio la disperazione e se ne dilatava la
percezione. Jan Palach si dava fuoco contro la chiusura di ogni spazio di
liberta' a Praga e contro il mondo che bruciava del napalm dei bombardamenti
sul Vietnam - cosi' testimoniano le sue ultime parole sul letto di morte. E
Jiri Pelikan, non ancora in Italia, tentava di riattivare il "partito
comunista degli esclusi": la nuova dirigenza filosovietica aveva infatti
espulso circa 480.000 iscritti legati alle trasformazioni di Dubcek, dopo
avere cancellato il congresso di Vysocany, un quartiere di Praga, dove i
comunisti si erano riuniti alla macchia protetti dagli operai e da militanti
armati contro la possibile repressione dei militari "fratelli" che
occupavano il paese. Certo era kafkiano. Ma ancora piu' kafkiano fu scoprire
dopo - con la Rivoluzione di velluto dell'89 e l'avvento di Vaclav Havel che
permise l'avvio di una famigerata legge di epurazione, la lustrace - che
proprio quei comunisti espulsi e quegli operai armati che avevano sfidato i
servizi segreti di Mosca sarebbero stati epurati e messi nell'impossibilita'
di lavorare a scuola e nelle istituzioni. Ancora piu' kafkiano fu poi
constatare che, a tavolino, senza alcun referendum popolare, venne decretata
dalla nuova leadership filoccidentale la morte della Cecoslovacchia e la
creazione di due paesi, la Repubblica ceca e la Slovacchia.
*
La sua, in Italia, e' stata una testarda perseveranza. Prima la fondazione
della rivista "Listy", per riannodare l'interno isolato con l'emigrazione
politica e culturale, spesso nella scoperta dell'evaporazione dell'una e
dell'altra; poi il tentativo di entrare attivamente nelle fila
dell'eurocomunismo e del dibattito dell'amato Pci di Enrico Berlinguer, con
tanto di rifiuto o, meglio, di condizioni poste a non interferire con quello
che accadeva a est; infine, l'approdo istituzionale ed elettorale nel Psi di
Craxi e nel Parlamento europeo. Ma sempre con l'occhio attento, la porta
aperta all'aiuto, al soccorso a chi a sinistra, come "Il manifesto",
lavorava ad una unita' superiore, leggeva diversamente quel che a est
cominciava a muoversi con l'arrivo di Mikhail Gorbaciov alla segreteria del
Pcus nel 1985, intravvedendo i bagliori del terremoto dell'89. Continuando
negli anni Novanta ad essere fonte decisiva sulle nefandezze della nuova
Cechia, in balia di una vortice di scandali economici ormai collegati a
quelli occidentali.
Parafrasando Luciano Antonetti, l'interlocutore italiano di Alexander Dubcek
ma anche carissimo amico di Jiri "Jirka" Pelikan, questo libro farebbe
"sorridere Jirka, con il sorriso di chi ha fatto di tutto per evitare alle
nuove generazioni la ripetizione degli errori compiuti".

6. INIZIATIVE. PREMIO DI LAUREA "DINO FRISULLO"
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo.
Dino Frisullo (1952-2003), impegnato nel movimento antirazzista e per i
diritti umani, per la pace e la liberazione dei popoli, fondatore delle
associazioni "Senzaconfine" e "Azad", per il suo impegno di solidarieta' con
il popolo kurdo e' stato detenuto in Turchia. E' deceduto il 6 giugno 2003
nel giorno del suo cinquantunesimo compleanno. Tra le opere di Dino
Frisullo: L'utopia incarcerata, L'altritalia, Roma 1998; Se questa e'
Europa, Odradek, Roma 1999; postumo e' apparso Sherildan, La citta' del
sole, Napoli 2003. Alcune testimonianze in ricordo di Dino Frisullo sono nei
nn. 577 e 1008 de "La nonviolenza e' in cammino"]

Bando di concorso 2007 del Premio di laurea "Dino Frisullo".
Il premio, promosso dalle associazioni "Senzaconfine" ed "Azad - per la
liberta' del popolo kurdo", con la collaborazione scientifica degli
insegnamenti di etnologia ed antropologia sociale dell'Universita' di Bari,
e di critica letteraria e di letterature comparate dell'Universita' di Roma
"Tor Vergata", sostenuto dalla Regione Lazio e realizzato con il contributo
dei Centri di servizio per il volontariato del Lazio Cesv-Spes, nasce dalla
volonta' di mantenere vivo il ricordo di Dino Frisullo e del suo impegno
culturale, etico, sociale e politico a sostegno delle lotte dei lavoratori,
a tutela delle donne e degli uomini migranti, in difesa dei diritti umani e
per la liberta' ed i diritti dei popoli, in particolare di quello kurdo.
Il premio e' destinato a giovani, uomini e donne, migranti e italiani, con
la finalita' di valorizzare studi, tesi di laurea o di dottorato che abbiano
per tema e oggetto di indagine le migrazioni, l'asilo, le lotte dei popoli
per l'autodeterminazione.
Lo scopo che si propone questa iniziativa e' diffondere la conoscenza della
figura e dell'opera di Dino Frisullo attraverso la promozione in svariati
campi disciplinari - dal giuridico al sociologico all'antropologico fra gli
altri - di lavori di giovani studenti e dottori di ricerca relativi a
emigrazione, fuga dai paesi di origine, politiche e processi d'integrazione,
fenomeni di discriminazione nei paesi di arrivo, dialogo e scambio
transculturale, teorie e pratiche d'intercultura.
*
Numerose le adesioni giunte in pochi giorni dalla pubblicazione del bando,
di seguito riportate in ordine alfabetico.
Organizzazioni: Asgi - Associazione per gli studi giuridici
sull'immigrazione, Arci nazionale, Arci Roma, Associaizone No. Di. - I
nostri diritti (Roma), Attac, Attac Catania, Casa dei diritti sociali -
Roma, Cir - Consiglio Italiano per i Rifugiati, Donne in nero, Lunaria,
Murales - Fondi (Latina), Opera Nomadi, Istituto S. Gallicano, Todo Cambia
(Milano).
Singole persone: Nasir Ahmad, Angela Bellei, Hosne Ara Begum, Anna
Brambilla, Sergio Briguglio, Juri Carlucci, Carlo Cartocci, Yilmaz Coskun,
Anna Cotone, Irene Castagna, Nadia Cervoni, Letizia Cicconi, Simonetta
Crisci, Giulia De Martino, Hevi Dilara, Alfonso Di Stefano, Donatella
Frisullo, Clara Gallini, Antonietta Gangale, Rosaria Gatta, Alberto
Giustini, Claudio Graziano, Sara Grimaldi, Tatiana Gutierrez, Christopher
Hein, Azizur Rahman Khan, Maria Lourdes, Rolando Magnano, Patrizia Mancini,
Mustapha Mansouri, Francesco Martone, Eugenio Melandri, Rosa Mendes, Luciana
Menna, Vincenzo Miliucci, Filippo Miraglia, Shabir Mohamed, Kibria Golam
Mohamed, Germana Monaldi, Raul Mordenti, Roberto Morea, Aldo Morrone, Grazia
Naletto, Aida Nahum, Laura Nobili, Yvonne Panfilo, Gianluca Peciola, Alfonso
Perrotta, Walter Peruzzi, Corrado Pesce, Franco e Lidia Pittau, Anna Pizzo,
Daria Pozzi, Enrico Pugliese, Annamaria Rivera, Giulio Russo, Simona
Sinopoli, Giovanni Russo Spena, Romana Sansa, Pilar Saravia, Gianfranco
Schiavone, Elena Strummiello, Alessandra Tibaldi, Lorenzo Trucco, Annachiara
Valle, Fulvio Vassallo Paleologo, Cesira Viola, Ruggero Vittori, Ettore
Zerbino, Hamadi Zribi.
*
Il bando e' reperibile nel sito www.cesv.org nella sezione bandi, e per
maggiori informazioni e' possibile scrivere all'indirizzo
senzaconfine at libero.it

7. RIEDIZIONI. GAIO GIULIO CESARE: OPERA OMNIA
Gaio Giulio Cesare, Opera omnia, Einaudi-Gallimard, Torino 1993, Mondadori,
Milano 2007, 2 voll. per complessive pp. LXXVIII + 1664, euro 12,90 + 12,90
(in supplemento a vari periodici Mondadori). Cosi' come lo spagnolo si
impara leggendo il Chisciotte (teste Marx), e l'inglese leggendo Dickens
(teste Tagore), il latino s'impara leggendo Cesare. E non solo il latino: la
glaciale violenza hitleriana dei romani; lo stile squisito e perfetto di cui
talora gli assassini sanno dar prova quando imbracciano la penna come fosse
un'arma di precisione; le arti della propaganda cristallizzate in ferrei
sillogismi e la forza dell'ideologia che si sprigiona e si camuffa in
descrizioni che si presentano come oggettive incorporando la violenza
deflagrante del potere nella capsula di una pretesa storica necessita'; la
presunzione egotistica e totalitaria - e nichilista al fondo - di chi muove
guerra onde asservire l'orbe e - appunto - "O Cesare o nessuno"; la retorica
piu' fiammeggiante in veste di nitida e asettica prosa scientifica; e anche:
la bellezza del narrare che reduplica il mondo nelle sue tenebre e nelle sue
luci e gli da' un senso che esso altrimenti non avrebbe, e cosi' da' senso
all'esistenza ancora - e non conta che sia menzogna e illusione, siamo fatti
della stoffa dei sogni, e di carni che sempre dolorano; e infinite altre
cose del cuore degli uomini e del mondo, maravigliosamente grande e
terribile. Leggere Cesare occorre, vedere il mondo senza illusione alcuna; e
scegliere la nonviolenza. Scegliere la nonviolenza: e combattere fino alla
fine. Nel primo volume la Guerra gallica e quella civile, nel secondo il
resto del Corpus caesarianum; testo a fronte, apparati cospicui, la
traduzione del Bellum civile e' di Antonio La Penna, le altre di Adriano
Pennacini che introduce e cura questa edizione; note di commento di Michele
Faraguna, Albino Garzetti e Dionigi Vottero, l'apparato iconografico e'
curato da Paola D'Angelo.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 46 del primo aprile 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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