Minime. 27



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 27 del 13 marzo 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Il pianeta degli ostaggi
2. Osvaldo Caffianchi: Una leggenda apocrifa ovvero eulogia di Massimiliano
di Cartagine
3. Ida Dominijanni: La famiglia da reinventare
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. IL PIANETA DEGLI OSTAGGI

Ci addolora e ci indigna che qualcuno rapisca e minacci di sopprimere una
persona. E con tutto il cuore chiediamo: liberate gli ostaggi, tutti gli
ostaggi, senza condizioni.
*
E chi rapisce e minaccia e vessa e trucida molte persone?
E chi rapisce e minaccia e vessa e trucida interi popoli?
*
Anche al nostro governo e al nostro parlamento chiediamo: cessate la guerra,
cessate la complicita' col terrorismo di stato e imperiale; cessate le
detenzioni e deportazioni degli esuli, dei profughi, delle vittime dei
conflitti; cessate di uccidere e di essere complici delle uccisioni. Anche
al nostro governo chiediamo: liberate gli ostaggi, tutti gli ostaggi, senza
condizioni.
*
Vi e' una sola umanita'.
La nonviolenza e' la via.

2. RIFLESSIONE. OSVALDO CAFFIANCHI: UNA LEGGENDA APOCRIFA OVVERO EULOGIA DI
MASSIMILIANO DI CARTAGINE
[Riproponiamo ancora una volta il seguente testo steso anni fa dal nostro
collaboratore Osvaldo Caffianchi. Il 12 marzo e' la data in cui si fa
memoria del martirio di quel Massimiliano, che per essere fedele alla sua
fede rifiuto' il servizio militare e ne fu ucciso nel 195 d. C. (cosi' vuole
la tradizione, e qui non conta se sia storia o leggenda). L'agiografia -
invero - non solo avverte dell'incertezza della tradizione, ma racconta una
storia diversa, e finanche piu' commovente: il padre militare, e solidale
col figlio; la citta' che e' un'altra; il dono della veste al carnefice che
lo decapito'. Ma questa variazione del nostro collaboratore (il cui
elefantiaco titolo completo sarebbe "Una leggenda apocrifa ovvero eulogia di
Massimiliano di Cartagine, in forma di litania che finisce in parenesi o
istigazione che dir si voglia") ci e' parsa comunque non priva di una sua
patetica verita', e la offriamo ai lettori]

I.
Solo questo so di te, che nell'anno
195 ti fucilarono
perche' obiettore al servizio militare.

Immagino che venne un centurione
coi suoi esperti di pubbliche relazioni,
psicologi, pubblicitari, sceneggiatori di telenovelas,
a dirti mentre eri in galera
sei un bravo giovane, chi te lo fa fare
vieni con noi, imparerai un mestiere.
E Massimiliano rispose di no.

Mandarono da lui certi suoi parenti, certi prominenti
concittadini, a dirgli
lo sai che noi cartaginesi
siamo gia' guardati con sospetto
per certe vecchie storie di Alpi e di elefanti
di annibali e di asdrubali e scipioni
non metterti a fare casino
vesti la giubba, non c'e' altro da fare
e combattere per l'impero ha pure i suoi vantaggi.
Ma Massimiliano rispose di no.

E vennero allora a persuaderlo
certi amici di quando al campetto
giocavano insieme a pallone, gli amici
del bar: Massimilia' falla finita
da quando ti sei messo con quei tizi
del galileo morto ammazzato
ti stai mettendo in un mare di guai.
Che diamine mai hai contro i marines?
Falla finita con quei beduini
dà retta al nostro buon signor Belcore
la paga e' buona ed il lavoro e' poco.
E quello cocciuto, come un mulo a dire no.

II.
Dicono male delle corti marziali
dicono male dei plotoni d'esecuzione
forse che e' meglio farlo col coltello
in un vicolo buio di notte?

Dicono che siamo repressori
e genocidi addirittura; e andiamo!
forse che non ci vuole anche un po' d'ordine
in questo letamaio di colonie?
e il roman way of life non costa niente?
Eppure la volete, la televisione
il telefonino.

E allora poche storie, lo ammazzammo
perche' dovemmo, mica potevamo
lasciarlo andare il vile disertore
oltretutto terrone, anzi affricano.

La civilta', insomma, va difesa.

III.
Quante incertezze, quanta paura certo durasti.
Solo i babbei
pensano che gli eroi sono una specie
di nazisti spretati. E invece i martiri
hanno paura come noi, e tremano
come noi, come noi dubitano
di star tutto sbagliando, di sprecare per nulla la vita.

Ma infine ristette fermo nel suo no
Massimiliano di Cartagine. E fu fucilato.

IV.
Ecco, io mi alzo in piedi nell'assemblea
e prendo la parola, e dico:
obietta alla guerra e alle uccisioni
combatti contro gli eserciti e le armi
scegli la nonviolenza.

Ecco, io prendo la parola in assemblea,
mi alzo in piedi e dico:
fermiamo le fabbriche di armi
assediamo le basi militari
impediamo i decolli dei bombardieri
strappiamo gli artigli alle macchine assassine.

Ecco, io dico al soldato: diserta
io dico al ferroviere: ferma il convoglio
io dico al vivandiere: non preparare
di carne umana il pranzo al generale.

Ecco, io dico, la guerra
puo' essere, deve essere fermata.
Con l'azione diretta nonviolenta.
Con il gesto del buon Massimiliano
cartaginese, che i romani fucilarono.

3. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: LA FAMIGLIA DA REINVENTARE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 marzo 2007.
Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia
sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale
femminista. Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di
liberta', Angeli, Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania
Giorgi), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005.
Elisabeth Roudinesco, storica, psicoanalista, docente universitaria,
saggista, ha fatto parte dell'"Ecole freudienne de Paris" (1969-1981) e del
comitato di redazione di "Action poetique" (1969-1979); dal 1991 e'
direttrice di ricerca presso il dipartimento di storia dell'Universita'
Paris VII; dal 1990 e' vicepresidente della Societe' internationale
d'histoire de la psychiatrie et de la psychanalyse (Sihpp); collabora con
varie istituzioni scientifiche e prestigiose riviste; scrive abitualmente
sul quotidiano "Le Monde". Dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle
scienze filosofiche (www.emsf.rai.it) riprendiamo la seguente scheda
(risalente ad alcuni anni fa): "Elisabeth Roudinesco e' nata nel 1944.
Storica, psicoanalista, scrittrice, e' autrice di molte opere di critica
letteraria e di storia del pensiero soprattutto francese. Dal 1969 al 1981
e' stata membro dell''Ecole freudienne de Paris', diretta da Jacques Lacan
(sciolta dallo stesso Lacan nel 1981).Attualmente e' direttrice di ricerche
al dipartimento di Storia dell'Universita' di Paris VII e chargee de
conferences all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales. E' inoltre
vicepresidente della Societe' Internationale d'Histoire de la Psychiatrie et
de la Psychanalyse (diretta dallo psicoanalista Rene' Major). Collabora
regolarmente al quotidiano 'Liberation'. Ad un tempo storica della
psicoanalisi e psicoanalista, Elisabeth Roudinesco va considerata come la
piu' importante storica della psicoanalisi francese, e in particolare
dell'analista a cui si e' sentita piu' affine, Jacques Lacan. Il suo
approccio storico e' influenzato dal clima culturale del post-strutturalismo
parigino degli anni '70, e in particolare dal pensiero di Jacques Derrida.
Attualmente sta preparando un'opera di sintesi sullo stato della
psicoanalisi in tutto il mondo, e sul sapere psicoanalitico da cento anni a
questa parte". Tra le opere di Elisabeth Roudinesco: Pour une politique de
la psychanalyse, Maspero, paris 1977; Histoire de la psychanalyse en France,
vol. I (1982), Fayard, Paris 1994; Histoire de la psychanalyse en France,
vol. II (1986), Fayard, Paris 1994; Theroigne de Mericourt. Une femme
melancolique sous la Revolution, Seuil, Paris 1989; Jacques Lacan. Esquisse
d'une vie, histoire d'un systeme de pensee, Fayard, Paris 1993 (tr. it.,
Cortina, Milano 1995); Genealogies, Fayard, Paris 1994; Dictionnaire de la
psychanalyse, Paris, Fayard, 1997; Pourquoi la psychanalyse?, Fayard, Paris
1999.
Roberto Volpi, statistico, ha progettato il Centro nazionale di
documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza del Ministero del
Welfare presso l'Istituto degli Innocenti di Firenze. Impegnato in un
progetto di Osservatorio sulla stampa e i minori. Tra le opere recenti di
Roberto Volpi: Figli d'Italia. Quanti, quali e come alle soglie del Duemila,
La Nuova Italia, Firenze 1996; C'erano una volta i bambini, La Nuova Italia,
Firenze 1998; I bambini inventati. La drammatizzazione della condizione
infantile oggi in Italia, La Nuova Italia, Firenze 2001; Liberiamo i
bambini. Piu' figli, meno ansie, Donzelli, Roma 2004; La fine della
famiglia. La rivoluzione di cui non ci siamo accorti, Mondadori, Milano
2007.
Franca Bimbi e' docente universitaria e parlamentare, tra le sue
pubblicazioni recenti: (a cura di, con Alisa Del Re), Genere e democrazia.
La cittadinanza delle donne a cinquant'anni dal voto, Rosenberg & Sellier,
Torino 1997; (a cura di, con M. Carmen Belloni, presentazione di Massimo
Cacciari), Microfisica della cittadinanza. Citta', genere, politiche dei
tempi, Angeli, Milano 1997; (a cura di, con Rita D'Amico), Sguardi
differenti. Prospettive psicologiche e sociologiche della soggettivita'
femminile, Angeli, Milano 1998; "L'Italie. Concertation sans representation"
(con Vincent Della Sala), in Jane Jenson, Mariette Sineau (sous la direction
de), Qui doit garder le jeune enfant? Modes d'accueil et travail des meres
dans l'Europe en crise, L. G. D. J., Paris 1998; "Measurement, Quality, and
Social Change in Reproduction Time. The Twofold Presence of Women and the
Gift Economy", in Olwen Hufton, Yota Kravaritou (eds.), Gender and the Use
of Time / Gender and Emploi du Temps, European University Institute, Centre
for Advanced Studies, Firenze, Kluwer Law International, 1999; "The Family
paradigm in the Italian Welfare State", in Gonzalez Maria Jose', Jurado
Teresa, Naldini Manuela (eds.), Gender Inequalities in Southern Europe.
Women, Work and Welfare in the 1990s, South European Society & Politics,
4/2, Autumn 1999; (a cura di), Madri sole. Metafore della famiglia ed
esclusione sociale, Carocci, Roma 2000; (a cura di, con Cristina Adami,
Alberta Basaglia, Vittoria Tola), Liberta' femminile e violenza sulle donne,
Angeli, Milano 2000; (a cura di, con Ruspini Elisabetta) "Poverta' delle
donne e trasformazione dei rapporti di genere", in Inchiesta, 128,
aprile-giugno 2000; (a cura di), Sex Worker. Reti sociali, progetti e
servizi per uscire dalla prostituzione, Aesse, Roma 2000; "Prostituzione,
migrazioni e relazioni di genere", in Polis, 1, 2001; "Violenza di genere,
spazio pubblico, pratiche sociali", in C. Adami, A. Basaglia, V. Tola (a
cura di), Dentro la violenza: cultura, pregiudizi, stereotipi, Angeli,
Milano 2002; (a cura di), Differenze e diseguaglianze, Il Mulino, Bologna
2003.
Rossana Trifiletti insegna attualmente sociologia della famiglia e politica
sociale all'Universita' di Firenze;ha insegnato anche sociologia, sociologia
applicata e storia del pensiero sociologico; i suoi interessi di ricerca si
concentrano, da un lato, sulla storia del pensiero sociologico e della
ricerca empirica nella sociologia americana dal dopoguerra ad oggi e,
dall'altro, sulla sociologia della famiglia e le politiche sociali che
investono la famiglia italiana; nel campo della ricerca empirica ed
applicata si e' occupata soprattutto di politiche dei servizi nel quadro
delle attuali trasformazioni della famiglia e della condizione femminile e
in un'ottica comparativa; e' membro dell'Osservatorio nazionale sulle
famiglie e le politiche locali di sostegno alle responsabilita' familiari;
ha partecipato a diversi networks europei su questi temi. Tra le opere di
Rossana Trifiletti: "The Impact of Social Policies on the Italian Family of
the Seventies", in Marriage and Family Review, 1/2, 1989; L'identita'
controversa. L'itinerario di Erving Goffman nella sociologia contemporanea,
Padova, Cedam, 1991; "Family Obligations in Italy", in J. Millar, A. Warman
(a cura di), Defining Family Obligations in Europe, Bath, Bath Social Policy
Papers, 23, 1995; (coautrice), Tutela del bambino e famiglia "invisibile".
L'analisi di una politica sociale in Toscana, Milano, Angeli, 1996;
"Politiche sociali in un'ottica di genere: il caso italiano", in F. Bimbi e
A. Del Re (a cura di), La cittadinanza delle donne a 50 anni dal voto,
Torino, Rosenberg & Sellier, 1997; "Le metafore del Verstehen tra Simmel e
Weber", in Politica e societa'. Studi in onore di Luciano Cavalli, Padova,
Cedam, 1997; "Restructuring Social Care in Italy", in J. Lews (a cura di),
Gender, Social Care and Welfare State Restructuring in Europe, Aldershot,
Ashgate, 1998; "Women's Labour Market Participation and the Reconciliation
of Work and Family Life in Italy", in L. den Dulk, A. van Doorne-Huiskes e
J. Schippers (eds.), Work-family arrangements in Europe, Amsterdam, Thela
Thesis, 1999; "Processi identitari e costruzione delle politiche. Storie di
vita a Firenze", in F. Bimbi (a cura di), Le madri sole. Processi di
inclusione ed esclusione sociale, Roma, Carocci, 2000]

"Quando i gay e le lesbiche della costa californiana, a partire dal
1965-'70, vollero diventare genitori, inventarono una cultura della famiglia
che non era, per molti aspetti, che la perpetuazione del modello che avevano
contestato e che era gia' in piena trasformazione. Ed e' proprio perche'
questa cultura portava con se' un grande desiderio di normativita' che fu
accolta come la peggiore delle ferite inflitte all'ordine simbolico". Ne La
famiglia in disordine (Meltemi 2006), un libro intelligente e di questi
tempi assai consigliabile della psicoanalista francese Elisabeth Roudinesco,
i/le omosessuali entrano in scena solo alla fine, nel capitolo dedicato alla
famiglia a venire che chiude la sua illuminante ricostruzione di una crisi
della famiglia tradizionale cominciata, come vedremo fra poco, almeno un
paio di secoli fa. Ma intanto l'osservazione appena citata di Roudinesco e'
illuminante per capire quello che di reale e di fantasmatico si agita oggi
in Italia attorno alla pur modesta proposta dei Dico. Sul "desiderio di
normativita'" che muove le richieste di legalizzazione delle coppie
omosessuali circola oggi infatti un legittimo interrogativo nella cultura
radicale che dagli anni Sessanta in poi si e' nutrita di contestazione
dell'istituto familiare e matrimoniale, a molti e molte - compresa chi
scrive - quel desiderio di norma sembrando in contraddizione con la
trasgressivita' del desiderio omosessuale. Roudinesco risponde pero' che e'
proprio quella domanda di norma, e di normalita', a mettere in crisi la
norma e la normalita' dell'ordine familiare, come se ne minacciasse il
monopolio. Non solo: suggerisce che nell'allarme omofobico che si leva da
ogni dove agisce, piu' che l'intolleranza per la sessualita' "diversa" dei
gay e delle lesbiche, il panico per la loro possibile genitorialita'.
Per quanto siano stati per secoli "perseguitati, trattati da paria,
invertiti, uraniani, sodomiti, poveri diavoli, omofili, pederasti, povere
diavole, tramatrici", gli /le omosessuali, argomenta Roudinesco, sono stati
tuttavia relativamente tollerati finche' si sono tenuti nell'ombra della
sfera privata e si sono attenuti all'interdizione di procreare. Ma se alla
rivendicazione e alla politicizzazione di una sessualita' "diversa" si
aggiunge "il rifiuto di piegarsi alle regole della procreazione naturale",
allora il gioco si fa duro: il tabu che si infrange non e' piu' solo quello
della norma eterosessuale, ma quello della procreazione naturale che procede
dall'accoppiamento di un uomo e di una donna. Piu' dell'omosessualita'
dunque, e' proprio la famiglia omosessuale, o il suo fantasma, a scatenare
le reazioni fobiche di un ordine socio-simbolico che si sente minacciato in
una sua colonna portante.
Non solo dal versante dell'omosessualita', del resto. Nell'interpretazione
di Roudinesco, dicevamo, la "minaccia" omosessuale all'ordine familiare e'
l'ultima tappa di una parabola di crisi della famiglia che comincia a fine
Settecento con la Rivoluzione francese ed esplode a fine Novecento con la
rivoluzione tecnologica della procreazione assistita. Protagonisti di questa
parabola sono per un verso la crisi progressiva dell'autorita' paterna: dal
"Dio-padre" della famiglia pre-moderna al patriarca secolarizzato del
contratto sociale, dal "patriarca mutilato" dalla ribellione dei figli e
dall'emancipazione femminile che Freud registra nel teorema dell'Edipo e che
abita la societa' novecentesca all'eclissi del padre (e del patriarcato)
delle societa' post-femministe di oggi. E per l'altro verso, il processo di
emancipazione e l'irruzione novecentesca della liberta' femminile, con
quello che ne consegue per la separazione della sessualita' dalla
procreazione e per il rilievo centrale che la figura materna assume a fronte
del declino di quella paterna. "L'ordine naturale della procreazione" si
ritrova dunque attaccato, a fine Novecento, sia sul fronte delle relazioni
eterosessuali sia sul fronte delle relazioni omosessuali. Ed e' questo il
vero fantasma che agita oggi i sonni della Chiesa e dell'esercito neo e
teocon mobilitato a difesa della famiglia tradizionale.
*
Si spiega facilmente, in questa prospettiva, la doppia crociata che il
Vaticano ha lanciato in Italia prima contro la procreazione assistita, poi
contro la famiglia omosessuale, nell'un caso e nell'altro la posta in gioco
essendo per l'appunto la difesa dell'ordine procreativo naturale. E si
spiega facilmente anche come nelle analisi sociologiche di stampo
tradizionalista sullo stato della famiglia la preoccupazione numero uno sia
rappresentata, piu' che dalle trasformazioni delle tipologie familiari, dal
declino della natalita' e della "ambizione" di mettere al mondo dei figli.
Illuminante in questo senso La fine della famiglia di Roberto Volpi
(Mondadori 2007), un'indagine statistico-valoriale che guarda con occhi
desolati al mutamento in corso, diagnosticandolo come ineluttabile declino
dell'istituzione familiare. Due cause, scrive Volpi, concorrono a questo
declino: la "riduzione ai minimi termini" del numero di figli all'interno
dei nuclei "regolari" e l'aumento delle tipologie familiari (single e
coppie) senza figli (nel censimento 2001, su 100 famiglie 25 sono
unipersonali, 22 sono costituite da coppie senza figli, 43 da coppie con
figli ma con una media di 1,11 figli per coppia, un valore costantemente in
picchiata negli ultimi trent'anni). Non solo: prima che la spinta a
procreare, nell'Italia di oggi manca la spinta ad accoppiarsi: la famiglia
che resiste e' solo quella di provenienza. Conclusione: "Hanno vinto i
celibi e le nubili, i trentenni che vivono ancora in famiglia come figli, le
coppie di una sola persona e quelle senza figli". E perso l'ancoraggio ai
figli, la famiglia perde peso, senso e prestigio, e l'individualismo
trionfa.
*
Ma e' davvero cosi'? O e' piuttosto l'ottica familista a non saper piu'
rendere conto delle nuove declinazioni della famiglia e delle relazioni
affettive che in essa maturano? Guardando l'insieme del quadro dal punto di
osservazione delle madri sole, Franca Bimbi (e Rossana Trifiletti, Madri
sole e nuove famiglie, Edizioni lavoro, 2006) arriva a tutt'altre
conclusioni: l'indagine sui nuclei monoparentali mostra non una famiglia
incompleta o impoverita, ma al contrario un universo articolato "in cui le
relazioni di cura e i legami sembrano moltiplicarsi", uscendo dai confini
stretti della coabitazione della famiglia "regolare" nucleare e dalla
coincidenza obbligata fra il suo perimetro biologico, affettivo e giuridico.
Dove l'analisi tradizionale vede processi di de-familiarizzazione, si puo'
intravedere al contrario un ritorno in forme nuove della famiglia allargata
di un tempo: a dimostrazione che "il presente contiene piu' passato di quel
che non appaia, mentre il futuro spesso ci sorprende anche quando sembra
ripetere il gia' noto".
A condizione, s'intende, di lasciarsi sorprendere; e dunque di guardare al
mutamento familiare e sociale con occhi sgombri da pregiudizi e ideologie,
apocalittiche o progressiste che siano. Non c'e' fine ma trasformazione
della famiglia in corso. E se non c'e' una norma a cui adeguarsi, nemmeno ci
puo' essere una normalizzazione a cui aspirare. Piu' che famiglie da
catalogare e giudicare, ci sono soggettivita' ed esperienze differenti da
far parlare e da ascoltare. Come scrive Roudinesco, "di fronte al vasto
cimitero di riferimenti patriarcali abbandonati" o aggressivamente
resuscitati - esercito, Chiesa, nazione, partito - la famiglia puo' morire
anch'essa, o viceversa ritrovare la sua generativita' simbolica: ma a patto
di essere "di nuovo reinventata".

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 27 del 13 marzo 2007

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