Minime. 25



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 25 dell'11 marzo 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. O la guerra o la pace
2. Una sola umanita'
3. Annamaria Rivera: La perversione del linguaggio politico della sinistra
4. Francesca Paci intervista Shirin Ebadi
5. Letture: Stefano Petrucciani, Introduzione a Adorno
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. O LA GUERRA O LA PACE

O la guerra o la pace, la pretesa
di uccidere e sanare, di recare
aiuto e insieme morte, e' bieca offesa
a chi gode del ben del ragionare.

Chi alle vite vuole offrir difesa
cominci allora con il disarmare,
chi vuole costruir dialogo e intesa
rinunci all'aggressione militare.

O il fascismo o la democrazia:
un parlamento che vota la guerra
s'asserve alla barbarie, all'anomia

ogni diritto umano vi sotterra
s'arrende del terrore alla follia.
E questo sa ogni mente che non erra.

2. RIFLESSIONE. UNA SOLA UMANITA'
[Daniele Mastrogiacomo, giornalista, e' stato rapito alcuni giorni fa in
Afghanistan]

Per Daniele Mastrogiacomo, per tutte le persone rapite, per tutte le persone
vittime della guerra, delle dittature, del terrore: chiediamo si salvino le
loro vite, chiediamo che siano lasciate libere, chiediamo che siano
rispettati i loro diritti, la loro dignita'.
Vi e' una sola umanita'.
La guerra e' nemica dell'umanita' intera.
Pace, disarmo, civile convivenza. Tutti i diritti umani a tutti gli esseri
umani.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

3. RIFLESSIONE. ANNAMARIA RIVERA: LA PERVERSIONE DEL LINGUAGGIO POLITICO
DELLA SINISTRA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 marzo 2007.
Annamaria Rivera (per contatti: annamariarivera at libero.it), antropologa,
vive a Roma e insegna etnologia all'Universita' di Bari. Fortemente
impegnata nella difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, ha
sempre cercato di coniugare lo studio e la ricerca con l'impegno sociale e
politico. Attiva nei movimenti femminista, antirazzista e per la pace, si
occupa, anche professionalmente, di temi attinenti. Al centro della sua
ricerca, infatti, sono l'analisi delle molteplici forme di razzismo,
l'indagine sui nodi e i problemi della societa' pluriculturale, la ricerca
di modelli, strategie e pratiche di concittadinanza e convivenza fra eguali
e diversi. Fra le opere di Annamaria Rivera piu' recenti: (con Gallissot e
Kilani), L'imbroglio etnico, in quattordici parole-chiave, Dedalo, Bari
2001; (a cura di), L'inquietudine dell'Islam, Dedalo, Bari 2002; Estranei e
nemici. Discriminazione e violenza razzista in Italia, DeriveApprodi, Roma
2003; La guerra dei simboli. Veli postcoloniali e retoriche sull'alterita',
Dedalo, Bari 2005.
Theodor W. Adorno, nato nel 1903 a Francoforte sul Meno, costretto
all'esilio dall'avvento del nazismo, acutissimo osservatore della societa'
contemporanea, filosofo e musicologo, e' deceduto nel 1969. Una delle figure
di massimo spicco della "scuola di Francoforte". Opere di Theodor W. Adorno:
nella sua vastissima produzione segnaliamo almeno, per un primo approccio,
Dialettica dell'illuminismo (con Max Horkheimer), Minima moralia, Dialettica
negativa, tutti presso Einaudi, Torino. Opere su Theodor W. Adorno: si veda
almeno, per un primo orientamento, Tito Perlini, Che cosa ha veramente detto
Adorno, Ubaldini, Roma 1971; Marzio Vacatello, Th. W. Adorno. Il rinvio
della prassi, La Nuova Italia, Firenze 1972; Sergio Moravia, Adorno e la
teoria critica della societa', Sansoni, Firenze 1974; Enzo Rutigliano,
Teoria o critica. Saggio sul marxismo di Adorno, Dedalo, Bari 1977; Carlo
Pettazzi, Th. W. Adorno: linee di origine e di sviluppo del pensiero
(1903-1949), La Nuova Italia, Firenze 1979; Martin Jay, Theodor W. Adorno,
Il Mulino, Bologna 1987; Massimo Nardi, Pensare nella verita'. L'itinerario
della ragione dialettica in Th. W. Adorno, Studium, Roma 1993; Fredric
Jameson, Tardo marxismo, Manifestolibri, Roma 1994; Elena Tavani,
L'apparenza da salvare. Saggio su Th. W. Adorno, Guerini e associati, Milano
1994; Angelo Cicatello, Dialettica negativa e logica della parvenza. Saggio
su Th. W. Adorno, Il melangolo, Genova 2001; Stefan Mueller-Doohm, Theodor
W. Adorno. Biografia di un intellettuale, Carocci, Roma 2003; Lucio
Cortella, Una dialettica nella finitezza. Adorno e il programma di una
dialettica negativa, Meltemi, Roma 2006; Stefano Petrucciani, Introduzione a
Adorno, Laterza, Roma-Bari 2007. Sulla scuola di Francoforte si vedano
almeno le monografie introduttive di Assoun (Lucarini), Bedeschi (Laterza),
Jay (Einaudi), Rusconi (Il Mulino), Therborn (Laterza), Wiggershaus (Bollati
Boringhieri), Zima (Rizzoli).
Marco Revelli, storico e saggista, figlio di Nuto Revelli, e' docente di
scienza della politica all'Universita' del Piemonte Orientale. Opere di
Marco Revelli: Lavorare in Fiat, Garzanti, Milano 1989; (con Giovanni De
Luna), Fascismo/antifascismo, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1995; Le due
destre, Bollati Boringhieri, Torino 1996; La sinistra sociale, Bollati
Boringhieri, Torino 1997; Fuori luogo, Bollati Boringhieri, Torino 1999;
Oltre il Novecento, Einaudi, Torino 2001; La politica perduta, Einaudi,
Torino 2003; (con Fausto Bertinotti e Lidia Menapace), Nonviolenza. Le
ragioni del pacifismo, Fazi, Roma 2004; Carta d'identita', Intra Moenia -
Carta, Napoli-Roma 2005. Ha anche curato l'edizione italiana del libro di T.
Ohno, Lo spirito Toyota, Einaudi, Torino 1993; un suo importante saggio e'
in Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Appuntamenti di fine secolo,
Manifestolibri, Roma 1995]

"Quanto piu' si dissolve l'aspettativa razionale di un mutamento reale del
destino della societa'", tanto piu' rispettosamente i dirigenti "venerano
gli antichi nomi: massa, solidarieta', partito, lotta di classe". Cosi'
scriveva Adorno in uno dei frammenti di Minima Moralia. Basta eliminare
"lotta di classe", caduto in disuso, ed aggiungere "nonviolenza", "pace",
"movimenti" perche' quel lucido frammento ridiventi attuale.
Non aggiungo niente all'analisi di Marco Revelli, che condivido parola per
parola. Vorrei solo introdurre un ulteriore piano di lettura dello
spettacolo offerto dai dirigenti comunisti d'un tempo, oggi divenuti
ferventi paladini della governance a tutti i costi. Il piano e' quello
semantico, per usare un termine colto. La progressiva perversione del
linguaggio e della comunicazione che ha accompagnato questi mesi di governo
e' cosa che lascia allibiti. Se lo stile berlusconiano era all'insegna della
menzogna aperta, trasparente e fanfarona, quello dell'attuale governo e dei
suoi partiti ha qualcosa di orwelliano e contorto, al tempo stesso
grottesco. Quando le parole sono usate a stravolgere l'esperienza e la
realta' fanno piu' danni perfino dei contenuti delle politiche. Non solo
perche' ingannano i cittadini, gli elettori, i militanti, considerandoli
minus habentes, incapaci di farsi un'idea della realta' (nell'era della
comunicazione globale). Ma soprattutto perche' minano profondamente il
rapporto fra i cittadini e le istituzioni, e alimentano sfiducia. Occultare
la dura realta' delle concessioni - obbligate, ci dicono, e forse e' vero -
ai poteri forti e agli orientamenti "moderati" (un altro termine da abolire)
con il ricorso a formule autoconsolatorie ed ingannevoli - quale la litania
della "discontinuita'" - e' una forma di perversione della comunicazione a
lungo andare autolesionistica. Salutare con entusiasmo la furbesca relazione
del ministro degli esteri sulla politica internazionale come una scelta
limpida e avanzata in favore del "multilateralismo" (un'altra parola magica:
una guerra puo' essere multilaterale e nondimeno illegittima, ingiusta,
sanguinosa) e' far torto alla propria storia politica e all'intelligenza dei
cittadini e degli elettori.
*
V'e' qualcosa di orwelliano nella lingua assunta da certi parlanti
governativi, anche della "sinistra radicale". Pensavamo che l'accusa
d'essere anime belle, rivolta a chi non vuole tradire la propria coscienza
morale, appartenesse storicamente al linguaggio della destra e dello
stalinismo, tanto e' intrisa di disprezzo verso chi pensa che i principi
etici e politici, la dimensione dell'idealita' siano inscindibili dalla
pratica politica.
Oggi i rari disertori della guerra imperialista tornano ad essere ingenui
idealisti e soggettivisti, secondo un tipico gergo di marca staliniana (chi
scrive fu espulsa, verso la fine degli anni Settanta, da un partitino
emme-elle, diretto fra gli altri da un membro dell'attuale governo, con
l'accusa di deviazionismo, politico e morale, e di soggettivismo, per
l'appunto).
V'e' un altro piano che conviene considerare. E' sconfortante che degli ex
sostenitori dell'internazionalismo proletario, poi convertiti
all'altermondialismo, siano prigionieri d'una visione cosi' ristretta e
provinciale della politica.
La vicenda minuta del governo d'un piccolo paese occidentale val bene per
loro i "sacrifici umani", per citare Revelli, ma in senso letterale: le
stragi di civili, la devastazione degli stati-canaglia, insomma le
ingiustizie e le tragedie che si consumano su scala internazionale. Niente
di nuovo, in realta': quante volte nel passato i partiti operai hanno
sacrificato al nazionalismo il dovere della solidarieta' internazionale,
facendosi complici di politiche razziste, coloniali e neocoloniali.
Basta pensare al sostegno dato dai partiti di sinistra francesi alla feroce
politica coloniale in Algeria. Anche allora (era il 1960) centosessantuno
anime belle, il meglio della cultura francese, rivendicarono in un manifesto
il diritto all'insubordinazione: "Non vi sono forse dei casi - scrivevano -
in cui il rifiuto e' un dovere sacro e il 'tradimento' significa coraggioso
rispetto della verita'?". Fu anche grazie alla testimonianza di quegli
ingenui idealisti che negli anni seguenti non ci si dovette vergognare
d'essere di sinistra.

4. TESTIMONIANZE. FRANCESCA PACI INTERVISTA SHIRIN EBADI
[Dal quotidiano "La stampa" del 7 marzo 2007 riprendiamola seguente
intervista (disponibile anche nel sito www.lastampa.it).
Francesca Paci (Roma, 1971), giornalista del quotidiano "La stampa"; laurea
in lettere moderne, master europeo in comunicazione multimediale, master di
specializzazione in peacekeeping management; si occupa particolarmente di
immigrazione, diritti umani, questione femminile, intercultura, Medio
Oriente; dal 2007 e' corrispondente da Gerusalemme. Opere di Francesca Paci:
L'Islam sotto casa, Marsilio, Venezia 2004; Islam e violenza. Parlano i
musulmani italiani, Laterza, Roma-Bari 2006.
Shirin Ebadi, giurista iraniana, gia' magistrata, impegnata nella difesa dei
diritti umani, premio Nobel per la pace nel 2003. Riportiamo di seguito
alcun stralci da un articolo di Sara Sesti gia' riprodotto su questo foglio:
"Il 9 ottobre 2003 e' stato assegnato ad Oslo il Nobel per la pace
all'iraniana Shirin Ebadi, 56 anni, avvocata, madre di due figlie. Il premio
le e' stato conferito "per il suo impegno nella difesa dei diritti umani e a
favore della democrazia. Si e' concentrata specialmente sulla battaglia per
i diritti delle donne e dei bambini". Ebadi e' l'undicesima donna a vincere
il Nobel per la pace, da quando il riconoscimento e' stato istituito nel
1903, ed e' la prima musulmana. Shirin Ebadi, nata nel 1947, e' stata la
prima donna nominata giudice prima della rivoluzione. Laureata in legge nel
1969 all'Universita' di Teheran, e' stata nominata presidente del tribunale
dal 1975, ma dopo la rivoluzione del 1979 e' stata costretta a dimettersi
per le leggi che limitarono autonomia e diritti civili delle donne iraniane.
Con l'avvento di Khomeini al potere infatti venne decretato che le donne
sono troppo emotive per poter amministrare la giustizia. Avvocato, ha difeso
le famiglie di alcuni scrittori e intellettuali uccisi tra il 1998 e il
1999. E' stata tra i fondatori dell'Associazione per la protezione dei
diritti dei bambini in Iran, di cui e' ancora una dirigente. Nel 1997 ha
avuto un ruolo chiave nell'elezione del presidente riformista Khatami. E'
stata avvocato di parte civile nel processo ad alcuni agenti dei servizi
segreti, poi condannati per aver ucciso, nel 1998, il dissidente Dariush
Forouhar e sua moglie. Nel 2000 ha partecipato ad una conferenza a Berlino
sul processo di democratizzazione in Iran, organizzata da una fondazione
vicina ai Verdi tedeschi, che provoco' grande clamore e la pronta reazione
dei poteri conservatori a Teheran, che arrestarono diversi dei partecipanti
al loro ritorno in Iran. Perseguitata a causa delle indagini che stava
svolgendo, nel 2000 e' stata sottoposta a un processo segreto per aver
prodotto e diffuso una videocassetta sulla repressione anti-studentesca del
luglio 1999, materiale che secondo l'accusa 'disturbava l'opinione
pubblica'. Arrestata, ha subito 22 giorni di carcere. Il Comitato del Nobel
e' lieto di premiare 'una donna che fa parte del mondo musulmano', si legge
nella motivazione del premio che sottolinea come Ebadi 'non veda conflitto
fra Islam e i diritti umani fondamentali'. 'Per lei e' importante che il
dialogo fra culture e religioni differenti del mondo possa partire da valori
condivisi', prosegue il comitato, la cui scelta appare particolarmente
mirata in un contesto storico di tensioni fra Islam e Occidente. 'La sua
arena principale e' la battaglia per i diritti umani fondamentali, e nessuna
societa' merita di essere definita civilizzata, se i diritti delle donne e
dei bambini non vengono rispettati' prosegue la nota. 'E' un piacere per il
comitato norvegese per il Nobel assegnare il premio per la pace a una donna
che e' parte del mondo musulmano, e di cui questo mondo puo' essere fiero,
insieme con tutti coloro che combattono per i diritti umani, dovunque
vivano'". Su Shirin Ebadi cfr. anche i profili scritti da Giuliana Sgrena e
Marina Forti apparsi nei nn. 701 e 756 di questo foglio. Dal "Corriere della
sera" riprendiamo anche la seguente scheda: "Shirin Ebadi, 59 anni, sposata
con due figlie, e' diventata giudice nel 1970. Dopo la rivoluzione islamica
del '79 ha perso il posto. Nel '93 ha avuto l'autorizzazione per svolgere
l'attivita' di avvocato. Prima personalita' iraniana a ricevere il Nobel per
la pace (nel 2003). Ebadi difende gratis dissidenti e donne vessate dalla
legislazione iraniana. Ora le autorita' le hanno intimato di sospendere le
attivita': 'Possono arrestarmi in ogni momento'". Opere di Shirin Ebadi: Il
mio Iran, Sperling & Kupfer, Milano 2006]

"Il governo di Ahmadinejad sostiene che gli iraniani vogliono il nucleare?
Bisognerebbe chiederlo a loro con un referendum". Tailleur nero, volto
ieratico, parole scelte con cura che la mediazione della traduttrice fa
apparire ancora piu' ponderate. Il premio Nobel per la pace Shirin Ebadi
parla sempre in farsi, la sua lingua, orgogliosa. E' una donna iraniana e
testimonia che c'e' un'altra Teheran oltre quella tetra degli ayatollah.
Seduta alla scrivania di un salottino romano disegna, metodica, una serie di
mele tonde come il mondo con tanto di gambo e foglioline, poi tira una linea
netta e le spacca, tutte.
*
- Francesca Paci: Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e' stato
attaccato dal predecessore Rafsanjani sulla politica economica e
sull'intransigenza in tema di nucleare. La popolarita' del primo appare in
forte calo tra la popolazione: Rafsanjani, lo sconfitto alle ultime
elezioni, sta recuperando consensi?
- Shirin Ebadi: Ahmadinejad aveva promesso di migliorare le condizioni di
vita della gente. Diceva che avrebbe stroncato la corruzione e invece la
situazione economica e' peggiorata. Le statistiche rivelano che 25 milioni
di iraniani vivono in poverta', ma il nostro paese e' ricco, possiede
petrolio, uranio, rame. E' vero, la popolarita' del presidente e' molto
calata. Io pero' non so dire chi abbia guadagnato consensi al suo posto, ci
vorrebbe un sondaggio.
*
- Francesca Paci: Lei ha lanciato un appello contro la guerra in Iran. Ma
com'e' la situazione all'interno del paese? Crede all'ipotesi di un colpo di
stato?
- Shirin Ebadi: Non sono d'accordo con i colpi di stato. Sono passati i
tempi dei golpe. Credo nelle riforme. Se l'Iran continua ad arricchire
l'uranio corre il rischio di essere attaccato.
*
- Francesca Paci: Il suo governo ripete che la gente vuole il nucleare
perche' anche Israele ne e' dotato e comunque l'Iran ha diritto ad
arricchire l'uranio a scopi civili. E' cosi'?
- Shirin Ebadi: I nostri politici insistono sulla volonta' degli iraniani.
Ma bisognerebbe chiedere direttamente alla popolazione se a queste
condizioni vuole davvero il nucleare. Propongo un referendum con una domanda
secca: siete favorevoli all'arricchimento dell'uranio, si' o no? Un
referendum sotto il controllo dell'Onu. Un'iniziativa democratica, non un
golpe.
*
- Francesca Paci: Il politologo americano Michael Walzer ritiene probabile
l'attacco degli Stati Uniti all'Iran. La minaccia esterna favorisce gli
oppositori oppure ricompatta il paese?
- Shirin Ebadi: Le minacce esterne permettono sempre ai governi autoritari
di limitare le liberta' del popolo. E' una regola politica. Da quando
rischiamo di essere bombardati la violazione dei diritti e' aumentata: basta
fiatare per essere accusati di essere spie degli americani. Ma non lo siamo,
l'attacco sarebbe una catastrofe per tutti.
*
- Francesca Paci: Nella seconda guerra mondiale i bombardamenti servirono a
liberare l'Europa dal nazifascismo. Cosa e' cambiato?
- Shirin Ebadi: Sono passati sessant'anni. I raid aerei sarebbero una
tragedia. Guardate l'Iraq, Saddam e' morto, ma la gente e' felice? Non
permetteremo mai che l'Iran diventi un altro Iraq.
*
- Francesca Paci: Perche' gli Stati Uniti hanno trovato un accordo sul
nucleare con la Corea del Nord e non con l'Iran?
- Shirin Ebadi: Bisognerebbe chiederlo a Bush e Ahmadinejad.
*
- Francesca Paci: Il presidente iraniano ha incontrato a Ryad il ministro
degli esteri saudita e il re Abdullah per scongiurare "lo scontro
interreligioso in Medio Oriente". Teme una guerra civile nell'islam, una
faida tra sciiti e sunniti?
- Shirin Ebadi: Tutto puo' accadere. Teheran ha dodici milioni di abitanti,
ci sono chiese e sinagoghe. Ma non ci sono moschee sunnite, per quanto
insistano non hanno il permesso di costruirle.
*
- Francesca Paci: Gli Stati Uniti, d'intesa con Baghdad, sarebbero
intenzionati a coinvolgere Teheran nel processo di stabilizzazione dell'Iraq
sin dall'imminente riunione del 10 marzo. Dopo il meeting di Ryad, considera
questo un altro passo in direzione della diplomazia?
- Shirin Ebadi: Aspettiamo di vedere cosa produrranno gli incontri. Noi
iraniani non siamo antiamericani ma dissentiamo dalla politica estera
dell'amministrazione Bush. Mi auguro che le divergenze con gli Stati Uniti
si risolvano con il dialogo, con la negoziazione.
*
- Francesca Paci: Secondo un sondaggio della Bbc, effettuato in 27 nazioni,
Israele e l'Iran sono i paesi con l'influenza piu' negativa al mondo. Cosa
ne pensa?
- Shirin Ebadi: Mi dispiace. Il comportamento politico dell'Iran e' da
biasimare. Pero' il mondo ha dimenticato cosa hanno fatto gli Stati Uniti in
Iraq, quanta gente e' stata uccisa. Se bisogna dare il voto ai governi piu'
cattivi ce ne sono anche altri.
*
- Francesca Paci: Ieri 70 studenti della minoranza Bahai sono stati espulsi
dall'universita' di Teheran perche' rifiutavano di convertirsi all'islam, 32
donne arrestate domenica perche' manifestavano per l'8 marzo, altre cinque
in prigione da giugno. Ahmadinejad ha ordinato il giro di vite?
- Shirin Ebadi: La situazione dei diritti umani nel mio paese e' pesante,
sin dalle discriminazioni sessuali. Per legge, la vita della donna vale la
meta' dell'uomo e come tale, ad esempio, viene risarcita negli incidenti
stradali. Io lavoro da 35 anni, ero un giudice, sono un avvocato, ho scritto
quindici libri e ho ottenuto il Nobel, ma se vado in tribunale a denunciare
un pestaggio la testimonianza dell'ultimo analfabeta conta il doppio della
mia.
*
- Francesca Paci: La sua connazionale Azar Nafizi, autrice del best seller
Leggere Lolita a Teheran, ritiene le donne l'antidoto alla teocrazia. E'
d'accordo?
- Shirin Ebadi: Le donne sono il nostro orgoglio. La guerra all'8 marzo e'
cominciata nel '79, con la rivoluzione. Trenta donne sono in carcere per
aver promosso la raccolta di un milione di firme contro la discrimazione
femminile in Iran. Da ieri sono in sciopero della fame: qualsiasi cosa
accada loro ritengo responsabile il mio governo.
*
- Francesca Paci: Sembrate un paese sdoppiato: il medioevo degli ayatollah e
l'illuminismo del Nobel, il chador castigante per le strade e, nel privato,
costumi occidentali. Qual e' il vero Iran?
- Shirin Ebadi: E' tutta questa schizofrenia: da una parte la legge,
dall'altra la societa'. Uno dei vice del presidente e' una donna, ma se deve
andare a parlare a nome dell'Iran all'Onu ha bisogno del permesso del marito
per viaggiare.

5. LETTURE. STEFANO PETRUCCIANI: INTRODUZIONE A ADORNO
Stefano Petrucciani, Introduzione a Adorno, Laterza, Roma-Bari 2007, pp. IV
+ 186, euro 10. Un'utile monografia introduttiva sul grande pensatore
francofortese.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 25 dell'11 marzo 2007

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