Minime. 22



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 22 dell'8 marzo 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Il primo diritto, il primo dovere
2. Maria G. Di Renzo: Residuati bellici
3. Appello delle donne di Vicenza contro il "Dal Molin" per un otto marzo di
pace
4. Oggi un incontro a Terni con Shirin Ebadi
5. Domani un incontro a Bolzano con Vesna Terselic
6. Luciano Bonfrate: Chi vota per la guerra e' un assassino
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. TRA GIOBBE E QOELET. IL PRIMO DIRITTO, IL PRIMO DOVERE
[Daniele Mastrogiacomo, giornalista, e' stato rapito alcuni giorni fa in
Afghanistan]

Coloro che fanno la guerra, coloro che preparano la guerra, coloro che
decidono la guerra, coloro che plaudono alla guerra, non piangano ipocriti
le vittime della guerra, le vittime del terrorismo: poiche' per causa loro
quelle persone muoiono.
Chi vuole salvare le vite si opponga a tutte le uccisioni. Si opponga a
tutte le stragi, si opponga a tutti i terrorismi, si opponga a tutte le
guerre, si opponga a tuttie le armi, si opponga a tutte - a tutte - le
organizzazioni armate.
*
E se potesse la nostra voce raggiungere qualche persona in cui potere e'
fare qualcosa di buono e luminoso in tanto dolore, in tanto orrore, questa
sola parola oggi diciamo: in nome di cio' che nel vostro cuore vale,
lasciate vivere, lasciare libero Daniele Mastrogiacomo, lasciate vivere,
lasciate libero il popolo afgano. Cessate di uccidere. Cessate la guerra.
Il primo diritto di ogni essere umano e' il diritto a non essere ucciso.
Il primo dovere di ogni essere umano e' salvare le vite.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

2. OTTO MARZO. MARIA G. DI RIENZO: RESIDUATI BELLICI
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005]

Ci sono persone, ed hanno tutta la mia ammirazione, la mia stima ed il mio
sostegno, che dedicano le loro vite alla rimozione delle mine antiuomo da
terreni per cosi' dire "infestati". Bonificano i campi della morte e vi
piantano vigne e speranza, perche' che credano o meno ad un paradiso
trascendente da raggiungere dopo la morte, non desiderano che si continui a
sperimentare l'inferno in terra.
Se chiedete a qualcuno di buon senso di identificare i problemi piu'
importanti che le donne stanno affrontando nel mondo, probabilmente
costei/costui vi parlera' dei diritti riproduttivi, della violenza contro
donne e bambini, del carico sproporzionato di fatiche e sofferenze che
vengono caricate sulla schiena delle donne dalla poverta', dei molti modi in
cui le guerre hanno impatto specifico e devastante sulle donne. Non ci sono
molte probabilita' che immediatamente menzioni anche l'informazione e i suoi
linguaggi. Pero' dovrebbe: sono due campi disseminati di mine antidonna.
*
In effetti, i media sono l'attuale ragione chiave per cui la cultura, che
apparentemente in quest'epoca si muove a velocita' supersoniche, e' cosi'
lenta ad accettare le trasformazioni in atto, e gli stereotipi che intessono
la struttura gerarchica del potere vengono di continuo riproposti e
rafforzati.
Cosa compriamo, come vestiamo, con chi usciamo, come ci sentiamo rispetto ai
nostri corpi, come vediamo noi stesse/i e come ci relazioniamo agli "altri",
i differenti da noi per provenienza geografica od etnica, per orientamento
affettivo/sessuale, per collocazione socio-economica e per appartenenza
religiosa: tutto cio' ci viene in gran parte suggerito dalla televisione e
in minor misura dai giornali. In Italia si legge generalmente poco, ma i
politici i quotidiani li leggono molto, perche' sono la loro principale
tribuna nonche', purtroppo, la fonte principale tramite la quale credono di
ottenere informazioni su "cio' che pensa e vuole la gente".
Sui media si parla di stupro e razzismo, crimini e guerre, ma si determina
anche chi avra' spazio e chi verra' ridotto al silenzio, quali aspetti
verranno discussi e in che cornice concettuale (ideologica). Quando la
questione concerne le donne, lingue e penne vengono intinte con abbondanza
nel fiele e nei distinguo (ideologici). Di che ideologia si tratta? Di una
molto trasversale, una cattedrale dell'odio e del disprezzo, ben legata a
vantaggi economici e sociali, che per esempio ricava guadagno da
pornografia, sfruttamento e turismo sessuale venduti agli uomini, che
spaccia ad ambo i sessi moda e chirurgia cosmetica, che produce sermoni
clericali e laici sulle terribile conseguenze che ha, per una donna,
l'essere una donna.
*
Quest'industria ha ogni interesse a tenere donne ed uomini sconnessi le une
dagli altri, a frantumare empatia e solidarieta' e desiderio di conoscenza,
perche' ci vende le "droghe", chimiche e no, che allevieranno
momentaneamente il nostro senso di solitudine, il nostro dolore e la nostra
alienazione.
Momentaneamente, lo ripeto, perche' la dissociazione resta, come una ferita
suppurante, e chiede di essere maneggiata: persone ormai convinte di essere
le uniche degne di attenzione nell'universo, e nel contempo di non avere
legami se non con ristrettissimi circoli di individui; persone a cui da
almeno due generazioni la cultura dominante veicolata dai media ripete di
sgomitare, competere, annientare gli altri se sono d'intralcio; persone il
cui unico modello e', simbolicamente, un guerriero arrogante e percio'
vincente e percio' legittimato a dettare indiscutibili regole per gli
altri... perche' non dovrebbero spazzar via a coltellate i vicini di casa,
se disturbano? Perche' non dovrebbero annegare il figlioletto, se e'
fastidioso? Perche', se sono ragazzini e vogliono qualcosa, non dovrebbero
prenderselo, che si tratti del cellulare del compagno di scuola o della
palpata alla professoressa o all'ora di violenza carnale "per divertimento"
con la coetanea?
Ma poiche' tutto questo, lungi dal placare il disagio, tende ad aumentarlo,
i media devono darci un capro espiatorio. Le donne sembrano fatte apposta.
Prendiamo solo lo stupro: si', e' un reato, o comunque non e' certo una cosa
"fine", pero' nella maggior parte dei casi si e' trattato di un raptus, e...
lei era vestita in modo provocante; lei era da sola in un bar; lei era
l'unica femmina disponibile al momento e, anche se aveva nove anni, un
pover'uomo quando gli monta il testosterone cosa puo' fare; lei e' mia
moglie, o mia figlia, mi appartiene e ne faccio quel che mi pare; lei era
troppo libera, trasgressiva, irrispettosa delle tradizioni, lo aveva gia'
fatto con altri uomini, e se lo aveva fatto con altre donne peggio ancora.
Inoltre, c'e' sempre lo psico-tuttologo pronto a spiegarci che la donna, in
fondo in fondo, lo stupro lo desidera e persino che esso sarebbe un tratto
evolutivo della nostra specie. (Servirebbe a far emergere il cosiddetto
"maschio alfa", quello che dopo aver ucciso simbolicamente o realmente la
sua compagna mostra i denti in un virile ruggito e si batte il petto come un
gorilla... uno veramente furbo e intelligente, la creme della specie, non
c'e' che dire).
Il risultato di questo chiacchiericcio pieno di veleno? La legittimazione a
spezzare milioni di vite, che poi si ricostruiscono a fatica o vanno
perdute, vite di donne, di ragazze, di bambine.
*
Mi dicono che la nuova legge contro la violenza sessuale in Italia sara'
pronta nel prossimo giugno: grazie, vorrei sapere dal Ministero competente
quando partira' la campagna culturale che accompagnera' questa legge per
renderla condivisa ed efficace. Vorrei sapere se, ad esempio, si comincera'
a valutare quanto i messaggi dei media contribuiscono alla giustificazione
ed alla propagazione della violenza, sulle donne e non, in tutte le sue
forme. Vorrei sapere se si ritiene ammissibile che l'unico modello proposto
alle ragazze in tv sia la "pupa" perennemente minigonnata e apparentemente
decerebrata. Vorrei sapere quando, rispetto alle donne, i politici nostrani
smetteranno di ammiccare, fare spallucce, ridacchiare e stilare elenchi
delle deputate meglio vestite (lo hanno compilato dei "coraggiosi"
parlamentari italiani, un paio di mesi fa, e dico coraggiosi perche' l'hanno
fatto girare senza firmarlo).
Sarebbe simpatico, per esempio, se nei discorsi relativi a candidature e
programmi politici sparisse la concezione delle donne come "risorse"
inutilizzate, perche' ormai la sento ripetere da vent'anni e non mi pare
abbia dato grandi risultati: siamo cittadine italiane e del mondo, abbiamo
diritti e responsabilita' e vogliamo l'agio, lo spazio e il rispetto
necessari ad esercitare entrambi.
E sarebbe meraviglioso vedere i giornalisti italiani, televisivi e non,
ricominciare a fare il loro lavoro con un minimo di senso critico e di
decenza professionale. Non davanti a tutto cio' che viene dalle gerarchie
delle fedi religiose, tanto per dirne una, e' necessario inchinarsi con
reverenza. Quando l'arcivescovo di Kampala in Uganda, Emmanuel Wamala, ha
detto alla Bbc che era preferibile morire di Aids piuttosto che usare un
preservativo, o quando il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del
Consiglio pontificio per la famiglia, ha dichiarato alla stampa
internazionale che il virus Hiv e' abbastanza piccolo da passare attraverso
un condom, o quando un imam australiano ha paragonato le donne a pezzi di
carne e suggerito che esse provocano i propri stupratori, gli opinionisti
esteri hanno fatto il loro mestiere, e hanno commentato tali uscite come
esse si meritavano.
*
Sui media, la demonizzazione delle donne, la loro stereotipizzazione e
l'invisibilita' delle donne reali non sono un caso: rispondono all'agenda
finanziaria e politica delle corporazioni economiche e delle destre. Ci sono
stati anni ed anni di investimento dei potentati nel restringere le
possibilita' di accesso all'informazione da parte delle donne e dei gruppi
marginalizzati.
La lotta per sminare questo terreno ha bisogno di tutti noi: se davvero
abbiamo a cuore il raddrizzare un po' di torti e lo sperimentare un assaggio
di giustizia sociale, e di equita' di genere, dobbiamo rimboccarci le
maniche.
Magari a partire da casa nostra: "Se qualcuno di voi rivoluzionari maschi
pensa che ci sia qualcosa di radicale, o di antisistema, nella pornografia
veda di pensarci di nuovo. Nonostante tutte le ipocrisie dette al proposito
non c'e' nulla di piu' accettabile della pornografia in qualsiasi societa'
patriarcale, poiche' tali societa' dipendono, per la loro esistenza, tanto
dalla guerra quanto dalla violenza sessuale" (Monica Sjoo, 1938-2005,
ecofemminista, artista, scrittrice).

3. APPELLI. APPELLO DELLE DONNE DI VICENZA CONTRO IL "DAL MOLIN" PER UN OTTO
MARZO DI PACE
[Riproponiamo ancora una volta il seguente appello delle donne vicentine, e
nuovamente ringraziamo Martina Vultaggio (per contatti:
freak_blabla at yahoo.it) per avercelo inviato.
Martina Vultaggio e' tra le animatrici del movimento che a Vicenza difende
il territorio, la pace e il futuro, e si oppone quindi alle servitu'
militari, al riarmo, alla guerra]

Noi donne vicentine per la tutela del territorio, per la pace e per il
futuro chiamiamo alla mobilitazione, in una giornata importante come l'otto
marzo, le donne che come noi stanno lottando.
Siamo per la tutela del territorio e la preservazione delle risorse e siamo
pronte a difendere la nostra terra anche con i nostri corpi, se necessario;
i nostri corpi sanno dare vita ma sanno anche essere determinati e mettersi
in gioco.
Siamo per la pace non come semplice "assenza di guerra" ma come condizione
sociale che ci permetta di vivere meglio, come cittadine e come donne; Se
c'e' pace c'e' piu' spazio per la tutela dei diritti dei soggetti sociali
piu' oppressi, a cui noi, purtroppo, sappiamo di appartenere; quando scoppia
una guerra le prime a risentirne sono donne e bambini, perche' la guerra ha
la capacita' di ribaltare i valori tradizionali di una societa' e ne mette
in crisi i ruoli.
Siamo per il futuro perche' vogliamo consegnare una citta' e un mondo
migliore ai nostri figli e alle generazioni future, ma anche a noi stesse;
vogliamo la liberta' di poterci riprendere il nostro tempo, di poter vivere
una citta' a misura d'uomo e di donna.
Noi donne vicentine siamo state protagoniste delle lotte in piazza che si
sono determinate nel nostro territorio e chiediamo a tutte le donne di
mobilitarsi nelle proprie citta', ognuna secondo le proprie forme e le
proprie caratteristiche, l'otto marzo.
Un pensiero va inoltre a tutte le donne vittime di guerra, dove la guerra
non e' solo quella che si combatte al fronte, ma e' quella che obbliga le
donne a migrare; a vendersi; che non ci da' la liberta' di poter girare
tranquillamente la notte da sole; che ci relega in ruoli lavorativi precari
e senza diritti; che fa avvenire le violenze dentro le mura domestiche.
Facciamo dell'otto marzo una giornata indimenticabile.
*
Le donne vicentine per la tutela del territorio, della pace e del futuro...
ovviamente contro il Dal Molin!

4. INCONTRI. OGGI UN INCONTRO A TERNI CON SHIRIN EBADI
[Shirin Ebadi, giurista iraniana, gia' magistrata, impegnata nella difesa
dei diritti umani, premio Nobel per la pace nel 2003. Riportiamo di seguito
alcun stralci da un articolo di Sara Sesti gia' riprodotto su questo foglio:
"Il 9 ottobre 2003 e' stato assegnato ad Oslo il Nobel per la pace
all'iraniana Shirin Ebadi, 56 anni, avvocata, madre di due figlie. Il premio
le e' stato conferito "per il suo impegno nella difesa dei diritti umani e a
favore della democrazia. Si e' concentrata specialmente sulla battaglia per
i diritti delle donne e dei bambini". Ebadi e' l'undicesima donna a vincere
il Nobel per la pace, da quando il riconoscimento e' stato istituito nel
1903, ed e' la prima musulmana. Shirin Ebadi, nata nel 1947, e' stata la
prima donna nominata giudice prima della rivoluzione. Laureata in legge nel
1969 all'Universita' di Teheran, e' stata nominata presidente del tribunale
dal 1975, ma dopo la rivoluzione del 1979 e' stata costretta a dimettersi
per le leggi che limitarono autonomia e diritti civili delle donne iraniane.
Con l'avvento di Khomeini al potere infatti venne decretato che le donne
sono troppo emotive per poter amministrare la giustizia. Avvocato, ha difeso
le famiglie di alcuni scrittori e intellettuali uccisi tra il 1998 e il
1999. E' stata tra i fondatori dell'Associazione per la protezione dei
diritti dei bambini in Iran, di cui e' ancora una dirigente. Nel 1997 ha
avuto un ruolo chiave nell'elezione del presidente riformista Khatami. E'
stata avvocato di parte civile nel processo ad alcuni agenti dei servizi
segreti, poi condannati per aver ucciso, nel 1998, il dissidente Dariush
Forouhar e sua moglie. Nel 2000 ha partecipato ad una conferenza a Berlino
sul processo di democratizzazione in Iran, organizzata da una fondazione
vicina ai Verdi tedeschi, che provoco' grande clamore e la pronta reazione
dei poteri conservatori a Teheran, che arrestarono diversi dei partecipanti
al loro ritorno in Iran. Perseguitata a causa delle indagini che stava
svolgendo, nel 2000 e' stata sottoposta a un processo segreto per aver
prodotto e diffuso una videocassetta sulla repressione anti-studentesca del
luglio 1999, materiale che secondo l'accusa 'disturbava l'opinione
pubblica'. Arrestata, ha subito 22 giorni di carcere. Il Comitato del Nobel
e' lieto di premiare 'una donna che fa parte del mondo musulmano', si legge
nella motivazione del premio che sottolinea come Ebadi 'non veda conflitto
fra Islam e i diritti umani fondamentali'. 'Per lei e' importante che il
dialogo fra culture e religioni differenti del mondo possa partire da valori
condivisi', prosegue il comitato, la cui scelta appare particolarmente
mirata in un contesto storico di tensioni fra Islam e Occidente. 'La sua
arena principale e' la battaglia per i diritti umani fondamentali, e nessuna
societa' merita di essere definita civilizzata, se i diritti delle donne e
dei bambini non vengono rispettati' prosegue la nota. 'E' un piacere per il
comitato norvegese per il Nobel assegnare il premio per la pace a una donna
che e' parte del mondo musulmano, e di cui questo mondo puo' essere fiero,
insieme con tutti coloro che combattono per i diritti umani, dovunque
vivano'". Su Shirin Ebadi cfr. anche i profili scritti da Giuliana Sgrena e
Marina Forti apparsi nei nn. 701 e 756 di questo foglio. Dal "Corriere della
sera" riprendiamo anche la seguente scheda: "Shirin Ebadi, 59 anni, sposata
con due figlie, e' diventata giudice nel 1970. Dopo la rivoluzione islamica
del '79 ha perso il posto. Nel '93 ha avuto l'autorizzazione per svolgere
l'attivita' di avvocato. Prima personalita' iraniana a ricevere il Nobel per
la pace (nel 2003). Ebadi difende gratis dissidenti e donne vessate dalla
legislazione iraniana. Ora le autorita' le hanno intimato di sospendere le
attivita': 'Possono arrestarmi in ogni momento'". Opere di Shirin Ebadi: Il
mio Iran, Sperling & Kupfer, Milano 2006]

L'8 marzo, giornata internazionale delle donne, con inizio alle ore 16,30,
si svolgera' a Terni, a Palazzo Gazzoli (sala blu), un incontro con Shirin
Ebadi, premio Nobel per la pace, che rpesentera' il suo libro Il mio Iran.
Per informazioni: Assessorato alle pari opportunita' della Regione Umbria,
tel. 0755045412, fax: 0755045428, e-mail: formazione at regione.umbria.it

5. INCONTRI. DOMANI UN INCONTRO A BOLZANO CON VESNA TERSELIC
[Dalla Fondazione Alexander Langer Stiftung (per contatti:
info at alexanderlanger.org) riceviamo e diffondiamo.
Vesna Terselic, nata a Lubliana nel 1962, e' docente di studi per la pace e
women studies. E' stata direttrice del Center for Peace Studies ("Centro di
studi per la pace") di Zagabria e negli anni del conflitto violento in
ex-Jugoslavia ha coordinato la Anti-War Campaign Croatia ("Campagna contro
la guerra - Croazia"). Ha una vasta esperienza come formatrice e
facilitatrice nella mediazione dei conflitti acquisita soprattutto in Bosnia
Erzegovina, Croazia, Kossovo e Kirghizistan, ed ha al suo attivo diverse
pubblicazioni in questo campo. E' stata insignita del premio Right
Livelihood Award nel 1998 e segnalata per il Premio Nobel nel 1997. Lavora
inoltre ai temi della rielaborazione della memoria nella costruzione della
pace.
Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e'
tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite
iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una
sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose
di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata
pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986
(poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie
di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua
scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La
scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero.
Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo,
Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin
1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma
1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and
Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta',
Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta"
1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere
dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005. Opere su Alexander Langer:
Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La
meridiana, Molfetta 2000; AA. VV., Una vita piu' semplice. Biografia e
parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005. Si
sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e gli interventi
(Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative
e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente
dispersa). Si vedano comunque almeno i fascicoli monografici di "Azione
nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di
presentazione de La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una
citta'", Forli' (per richieste: tel. 054321422; fax 054330421, e-mail:
unacitta at unacitta.it, sito: www.unacitta.it), ed il nuovo fascicolo edito
dalla Fondazione nel maggio 2000; una nuova edizione ancora e' del 2004 (per
richieste: tel. e fax 00390471977691, e-mail: info at alexanderlanger.org,
sito: www.alexanderlanger.org); la Casa per la nonviolenza di Verona ha
pubblicato un cd-rom su Alex Langer (per informazioni: tel. 0458009803; fax
0458009212; e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org).
Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Portici 49
Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax 00390471977691; e-mail:
info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org]

Venerdi' 9 marzo 2007, dalle ore 17 alle ore 19, a Bolzano, in via Santa
Geltrude 3 (aula verde), si terra' la lezione pubblica di Vesna Terselic,
gia' coordinatrice della Anti-War Campaign Croatia, dal titolo "Il ruolo
della societa' civile nella trasformazione dei conflitti".
L'incontro si terra' in ingelse con traduzione consecutiva in italiano.
Per ulteriori informazioni: 0471977691.

6. LE ULTIME COSE. LUCIANO BONFRATE: CHI VOTA PER LA GUERRA E' UN ASSASSINO

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"
(Costituzione della Repubblica Italiana, articolo 11)

Chi vota per la guerra e' un assassino
razzista, imperialista, disumano.
Nessuno spezzi il pane o beva il vino
alla sua mensa, o stringa la sua mano.

Il voto per la guerra e' artiglio, uncino
che tutto sgarra, strazia, rende vano
annienta anime e corpi, lana e lino
per sempre macula d'orrore arcano.

La guerra dell'umanita' e' nemica
come puo' un parlamento darle il voto?
la legge chiede si spezzi la sica,

la legge che contrasta ogni mal coto,
la legge della pace nuova e antica:
le vite salva dall'orrendo vuoto.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 22 dell'8 marzo 2007

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