La nonviolenza e' in cammino. 1135



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1135 del 5 dicembre 2005

Sommario di questo numero:
1. Giulio Vittorangeli ricorda Xabier Gorostiaga
2. Alex Zanotelli: Ammazzateci tutti
3. Gli indici della rivista "L'ospite ingrato" 1998-2004
4. Gabriella Bonacchi presenta "La mamma" di Marina d'Amelia
5. Diana Sartori presenta "Offesa e riparazione" di Marco Bouchard e
Giovanni Mierolo
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. MEMORIA. GIULIO VITTORANGELI RICORDA XABIER GOROSTIAGA
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo ricordo di Xabier Gorostiaga. Giulio Vittorangeli e' uno dei
fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18
dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e
alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una
lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il
responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso
numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in
rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche
un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento,
riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la
solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita'
pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti
di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni;
tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati
gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e
le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di
innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio
1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica
desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita'
umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione,
Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da
soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa
Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica,
Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali,
Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca
della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta'
internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente
insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di
politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale
viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997).
Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"]

Sono passati poco piu' di due anni dalla scomparsa di Xabier Gorostiaga,
gesuita, gia' rettore della Universita' Centroamericana.
Era arrivato in Nicaragua nel 1961, se ne era andato durante la dittatura
somozista per ritornare nel paese dopo il 1979. Consigliere del governo
sandinista, fu direttore del Ministero della pianificazione e poi lavoro'
intensamente nell'Istituto nicaraguese di studi sociali e nella Coordinadora
regional de investigaciones economicas y sociales. Collaboro' anche con le
riviste "Pensamiento propio" ed "Envio". Durante gli anni '90 visse
personalmente le lotte degli studenti universitari.
Due anni fa, in Italia, nessuno ha dato notizia di questa scomparsa.
Strano destino della rivoluzione sandinista e di chi (grande o piccolo,
famoso o sconosciuto, intellettuale o semplice militante) ha speso tutto se
stesso per questa causa. Strano destino, perche' e' diventata una delle
tante rivolte, oggi ignorate, che hanno segnato la storia recente
dell'America Latina. Come dire che le vittorie hanno molti padri e padrini,
mentre le sconfitte restano orfane.
Eppure mezzo mondo, negli anni Ottanta, ha amato e difeso il sandinismo. Era
la novita' di una rivoluzione popolare che sembrava fondare una speranza
nuova; rispetto ad altre rivoluzioni di ispirazione marxista proponeva il
pluralismo politico, l'economia mista, il non-allineamento a livello
internazionale; l'originalita' di un marxismo sandinista, non economicista
ma umanista, aperto all'apporto etico e rivoluzionario della fede cristiana.
Di tutto questo Xabier Gorostiaga e' stato interprete e protagonista,
simbolo di una societa' piu' giusta tutta da costruire, a dimostrazione che
la storia non la fanno solo i potenti ne' solo le avanguardie militanti.
Lo ricordiamo con le sue stesse parole (testimoniano la lucidita' politica
di un uomo e intellettuale coraggioso e coerente), una brevissima sintesi
dell'intervento (non rivisto dall'autore) che tenne all'assemblea nazionale
dell'Associazione Italia-Nicaragua, a Rimini nell'ottobre 1990, all'indomani
dell'imprevista sconfitta elettorale del Fronte Sandinista; perche', come e'
stato scritto, la storia non e' finita e gli uomini, come Xabier Gorostiaga,
hanno piantato semi che germineranno.
*
"Nel momento in cui e' terminato lo scontro Est-Ovest e' apparso
all'orizzonte quello, piu' autentico e crudo, Nord-Sud e capitale-lavoro. Il
Nord e' contro il Sud e il capitale contro il lavoro come non mai nella
storia. C'e' tutta la storica dominazione del Nord sul Sud, la dipendenza
della periferia dal centro del sistema. Questa bilancia Nord-Sud e
capitale-lavoro, presenta tre elementi strutturali: la dematerializzazione,
l'automatizzazione e la rivoluzione tecnologica.
- La dematerializzazione della produzione: per ogni prodotto occorre meno
materiale di quello che serviva 25 anni fa. In Giappone dal 1965 al 1985
l'utilizzo di materiale e' calato del 39%. Questo significa che la materia
prima che produce il Terzo Mondo vale sempre meno.
- L'automatizzazione: serve sempre meno manodopera nella produzione per
l'elevata tecnicizzazione, vedi l'utilizzo dei robot. Il lavoro quindi perde
valore in rapporto al capitale, sia nel Sud che nel Nord. La crisi dei
sindacati in Europa non e' dovuta unicamente ad uno spostamento a destra, ma
anche al fatto che il lavoro vale sempre meno.
- La rivoluzione tecnologica: si possono costruire sistemi artificiali per
la produzione di materie prime, avvalendosi della biotecnologia e della
nuova genetica.
"Qualsiasi tipo di solidarieta', affinche' non risulti artificiale, deve
prendere coscienza di questi fenomeni, deve confrontarsi con la bilancia
Nord-Sud e capitale-lavoro. Mai come adesso il Nord e il Sud hanno un
destino comune, per la prima volta si parla di 'villaggio globale'.
L'interdipendenza solidale, che prima era un sentimento, oggi e' una realta'
strutturale.
"Siamo tutti sulla stessa barca che affonda. Credo che non sia accettabile,
per l'intera umanita', che solo 600-800 milioni di persone controllino il
potere economico, politico, istituzionale. Non e' possibile che il 20%
dell'umanita' utilizzi l'80% della ricchezza mondiale. Questa insostenibile
situazione e' gia' esplosiva. Basta pensare ai conflitti regionali,
all'immigrazione caotica per cui il Sud invade il Nord del mondo. Lo
sviluppo, o civilizzazione, 'occidentale e cristiano' e' in crisi perche'
non e' estendibile a tutta l'umanita', a tutto il pianeta terra, pena la sua
distruzione... Non possiamo fare solidarieta' se non abbiamo chiaro lo
scontro in atto fra Nord e Sud, del capitale contro il lavoro".

2. RIFLESSIONE. ALEX ZANOTELLI: AMMAZZATECI TUTTI
[Dalla rivista mensile di Pax Christi "Mosaico di pace" di novembre 2005
riprendiamo l'editoriale di Alex Zanotelli. Alessandro Zanotelli,
missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista "Nigrizia" conducendo
inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai
paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e
militare italiano: rimosso dall'incarico e' tornato in Africa a condividere
per molti anni vita e speranze dei poveri, solo recentemente e' tornato in
Italia; e' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace" promossa
da Pax Christi; e' tra i promotori della "rete di Lilliput" ed e' una delle
voci piu' prestigiose della nonviolenza nel nostro paese. Tra le opere di
Alessandro Zanotelli: La morte promessa. Armi, droga e fame nel terzo mondo,
Publiprint, Trento 1987; Il coraggio dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I
poveri non ci lasceranno dormire, Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il
potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade
di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses
mia nat par noi, Cum, Verona 1998; La solidarieta' di Dio, Emi, Bologna
2000; R...esistenza e dialogo, Emi, Bologna 2001; (con Pietro Ingrao), Non
ci sto!, Piero Manni, Lecce 2003; (con Mario Lancisi), Fa' strada ai poveri
senza farti strada. Don Milani, il Vangelo e la poverta' nel mondo d'oggi,
Emi, Bologna 2003; Nel cuore del sistema: quale missione? Emi, Bologna 2003;
Korogocho, Feltrinelli, Milano 2003. Opere su Alessandro Zanotelli: Mario
Lancisi, Alex Zanotelli. Sfida alla globalizzazione, Piemme, Casale
Monferrato (Al) 2003]

La barbara uccisione dell'on. Francesco Fortugno, vicepresidente del
Consiglio regionale della Calabria ci ha riportati tutti a toccare con mano
lo strapotere della 'ndrangheta, oggi regina delle mafie. Ci rendiamo conto
che le mafie, dalla Sicilia alla Campania, sono ritornate a controllare il
territorio come e piu' di prima. E non e' semplicemente un fenomeno
meridionale ma e' ormai un cancro che rode l'intero tessuto nazionale. "Il
problema oggi" - ha detto il coraggioso vescovo mons. Bregantini ai funerali
di Fortugno - "non e' solo a Locri ma e' soprattutto a Roma. C'e' una
dimensione nazionale e non solo locale". E' quanto mi avevano ripetuto i
ragazzi tossicodipendenti del rione Sanita' di Napoli: "Alex, non usare piu'
la parola camorra, ma parla di 'o sistema'". La 'ndrangheta ha un fatturato
di 35 milioni di euro, superiore al Pil della California. E' sempre piu'
ricca e sempre piu' internazionale, spiazzando la stessa Cosa Nostra. "Si e'
rafforzata nel silenzio - ha scritto recentemente Attilio Bolzoni su "La
Repubblica" - nelle complicita' vicine e lontane, ha stretto patti con i
cartelli colombiani, si e' inserita nelle logge massoniche o nel sistema
economico come neanche i siciliani erano riusciti a fare". E' importante
oggi sottolineare questi intrecci tra cosche mafiose e logge massoniche.
Sembra ormai confermato che ogni cosca abbia il suo rappresentante nella
locale loggia massonica (trovo incredibile il totale silenzio stampa sulla
massoneria e sul ruolo che sta giocando).
Questa situazione preoccupa seriamente questa redazione di "Mosaico di pace"
perche' la nostra e' una rivista collocata a Sud e non puo' non essere
interpellata dal fenomeno mafioso. Come possiamo dirci una rivista sulla
pace se non ci impegniamo in prima fila ad analizzare e poi a sfidare queste
organizzazioni criminali responsabili di una violenza inaudita all'interno
delle nostre comunita'? E' questo l'insegnamento di Tonino Bello (che ha
voluto - e ha voluto al Sud - "Mosaico di pace") che tanto si e' impegnato
anche su questo fronte. In fedelta' al grande vescovo ("santo" lo ha
chiamato Bregantini) la nostra rivista desidera affrontare con piu' coraggio
questo "cancro". "La 'ndrangheta non e' un tumore da estirpare da un
organismo sano - afferma l'antropologo Lombardi Satriani -. E' cosi'
invischiata nel tessuto economico che non si puo' non entrare in contatto".
E' soprattutto nella cultura cosi' profondamente mafiosa. Una cultura
diffusa che sta diventando globalizzata. Le piccole cosche della 'ndrangheta
e di Cosa nostra sono legate a livello mondiale (e sono le piu' ricche del
pianeta) e controllano il cuore della finanza internazionale. Sono queste
famiglie, legate sia alle mafie sia alle logge massoniche sia ai servizi
segreti, che governano il mondo. E' questo intreccio incredibile fra realta'
mafiose locali e grandi famiglie che controllano la finanza che rende ancora
piu' difficile l'impegno contro le mafie locali. Davanti a tutto questo,
cosa possiamo fare noi?
Non lasciamo sola la Chiesa e la comunita' calabrese. Sarebbe bello leggere
un appello congiunto dell'episcopato calabrese. Una lettura condivisa della
realta' che possa incoraggiare le comunita' cristiane della regione. Perche'
non pensare un Concilio regionale delle Chiese del Sud per affrontare questa
drammatica realta'?
Sarebbe auspicabile che tutta la Chiesa italiana si prepari al convegno
nazionale del prossimo anno a Verona focalizzando l'attenzione su questo
problema chiave. Per realizzare tutto questo e' necessario che le realta'
ecclesiali di base facciano rete con tutte le altre realta'. Solo cosi'
possiamo affrontare le mafie: esse non possono ammazzare intere comunita'
ne' un popolo unito. Non ci servono croci, ci servono cittadini uniti che si
alzano in piedi.
Occorre un forte risveglio delle coscienze, non alimentando piu' l'iniquita'
del male, opponendoci alle richieste estorsive, denunciando l'usura. Occorre
uno sforzo comune da parte di tutti contro una diffusa cultura mafiosa che
e' humus per il dilagare della criminalita' organizzata. In un contesto
mafioso deve nascere uno stile di vita alternativo: "Piu' chiara sia la
nostra parola di preti, piu' vivo il Vangelo che annunciamo, piu' profetica
la nostra testimonianza cristiana, piu' consequenziale tutta la nostra vita"
(mons. Bregantini).

3. MATERIALI. GLI INDICI DELLA RIVISTA "L'OSPITE INGRATO" 1998-2004
[Dal sito della casa editrice Quodlibet (www.quodlibet.it) riprendiamo gli
indici di tutti i fascicoli fin qui usciti della rivista "L'ospite ingrato",
la rivista del Centro studi Franco Fortini dell'Universita' degli studi di
Siena. Poeta e saggista tra i maggiori del Novecento, Franco Lattes (Fortini
e' il cognome della madre) e' nato a Firenze nel 1917, antifascista,
partecipa all'esperienza della repubblica partigiana in Val d'Ossola. Nel
dopoguerra e' redattore del "Politecnico" di Vittorini; in seguito ha
collaborato a varie riviste, da "Comunita'" a "Ragionamenti", da "Officina"
ai "Quaderni rossi" ed ai "Quaderni piacentini", ad altre ancora. Ha
lavorato nell'industria, nell'editoria, come traduttore e come insegnante.
E' stato una delle persone piu' limpide e piu' lucide (e per questo piu'
isolate) della sinistra italiana, un uomo di un rigore morale ed
intellettuale pressoche' leggendario. E' scomparso nel 1994. Opere di Franco
Fortini: per l'opera in versi sono fondamentali almeno le raccolte
complessive Poesie scelte (1938-1973), Mondadori; Una volta per sempre.
Poesie 1938-1973, Einaudi; Versi scelti. 1939-1989, Einaudi; cui si
aggiungano l'ultima raccoltina Composita solvantur, Einaudi, e postuma la
serie di Poesie inedite, sempre presso Einaudi. Testi narrativi sono Agonia
di Natale (poi riedito col titolo Giovanni e le mani), Einaudi; e Sere in
Valdossola, Mondadori, poi Marsilio. Tra i volumi di saggi, fondamentali
sono: Asia Maggiore, Einaudi; Dieci inverni, Feltrinelli, poi De Donato; Tre
testi per film, Edizioni Avanti!; Verifica dei poteri, Il Saggiatore, poi
Garzanti, poi Einaudi; L'ospite ingrato, De Donato, poi una nuova edizione
assai ampliata col titolo L'ospite ingrato. Primo e secondo, presso
Marietti; I cani del Sinai, Einaudi; Ventiquattro voci per un dizionario di
lettere, Il Saggiatore; Questioni di frontiera, Einaudi; I poeti del
Novecento, Laterza; Insistenze, Garzanti; Saggi italiani. Nuovi saggi
italiani, Garzanti (che riprende nel primo volume i Saggi italiani apparsi
precedentemente presso De Donato); Extrema ratio, Garzanti; Attraverso
Pasolini, Einaudi. Si veda anche l'antologia fortiniana curata da Paolo
Jachia, Non solo oggi, Editori Riuniti; la recente bella raccolta di
interviste, Un dialogo ininterrotto, Bollati Boringhieri; e la raccolta di
Saggi ed epigrammi, Mondadori, Milano 2003. Tra le opere su Franco Fortini
in volume cfr. AA. VV., Uomini usciti di pianto in ragione, Manifestolibri,
Roma 1996; Alfonso Berardinelli, Fortini, La Nuova Italia, Firenze 1974;
Romano Luperini, La lotta mentale, Editori Riuniti, Roma 1986; Remo
Pagnanelli, Fortini, Transeuropa, Jesi 1988. Su Fortini hanno scritto molti
protagonisti della cultura e dell'impegno civile; fondamentali sono i saggi
fortiniani di Pier Vincenzo Mengaldo; la bibliogafia generale degli scritti
di Franco Fortini e' in corso di stampa presso le edizioni Quodlibet a cura
del Centro studi Franco Fortini; una bibliografia essenziale della critica
e' nel succitato "Meridiano" mondadoriano pubblicato nel 2003]

"L'ospite ingrato" e' la rivista del Centro studi Franco Fortini
dell'Universita' degli studi di Siena. Esce con cadenza semestrale (a
partire dal n. I/2003) ed e' articolata in diverse sezioni. Nella prima
(Saggi), a carattere monografico, studiosi di fama internazionale affrontano
temi cari alla riflessione di Fortini e legati a questioni di attualita' nei
campi piu' disparati, dalla storia alla filosofia, dalla critica letteraria
all'antropologia, la sociologia, la linguistica, la psicanalisi. Nella
seconda (L'ospite) vengono pubblicati testi originali inediti di scrittori,
saggisti e poeti. Nella terza (Archivio) sono presentati, con ampio apparato
filologico e storico-documentario, testi inediti di Fortini e di altri
scrittori ed intellettuali che con lui hanno avuto rapporti (come Barthes,
Brecht, Calvino, Vittorini); nella quarta (Rassegna) vengono discussi in
forma di dibattito argomenti di carattere culturale e recensiti libri e
periodici scelti fra le novita' piu' stimolanti in campo editoria.
*
I, 1998 Intellettuali e societa', pp. 200 Lire 35.000, euro 18,07
Indice:
- Saggi:
Sergio Bologna, Il ruolo e le caratteristiche sociologiche degli
intellettuali come ceto in uno scritto di Theodor Geiger
Edoarda Masi, Il singolare e il plurale
Michele Ranchetti, Osservazioni sugli intellettuali e la Chiesa
Felice Rappazzo, "Una funzione insopprimibile". Gli intellettuali per Franco
Fortini
- Archivio:
1. Dalla corrispondenza di Fortini
Italo Calvino - Franco Fortini, Lettere scelte 1951-1977
Giuseppe Nava, Le ragioni dell'altro: il carteggio Calvino-Fortini
Mario Barenghi, La purezza e la metamorfosi
2. Inediti e varianti.Due poesie di Fortini
La gronda
Mi hanno spiegato
- L'ospite:
Versi inediti di Giovanni Raboni
- Il commento:
Guido Mazzoni, La totalita' e i desideri
- Rassegna:
Disobbedienze (Conversazione con Edoarda Masi, Rossana Rossanda, Paolo
Virno)
*
II, 1999 Memoria, pp. 400, lire 42.000, euro 21,69
Indice:
- Saggi:
Editoriale, Contro la guerra
Edoarda Masi, Quale memoria?
Antonio Pizzorno, Amici, riviste, idee negli anni del disgelo e del consumo
Piero Clemente, La postura del ricordante. Memorie, generazioni, storie
della vita e un antropologo che si racconta
Giovanni Contini, Un luogo comune: la memoria collettiva come fonte di
identita'
Romano Luperini, Essere comunisti oggi. Memoria privata e memoria
collettiva. Una Conversazione con Francesco Orlando
Renata Broggini, "Svizzera rifugio della liberta'". L'esilio inquieto di
Franco Fortini
Emanuele Zinato, Variazioni belliche fortiniane
David Dalmas, "Bisogna scegliere". Kierkegaard e Fortini
- Archivio:
1. Dalla corrispondenza di Fortini
Franco Fortini - Roland Barthes, Carteggio (1956-1961)
Giuseppe Nava, "Fraternizzavamo in Brecht": il carteggio Barthes-Fortini
Andrea Zanzotto - Franco Fortini, Due lettere (1960-1968) e un'intervista
Velio Abati, Poesia e Verita'. Dialogo tra Fortini e Zanzotto
2. Inediti e varianti
Otto stesure di "Stanotte..." di Franco Fortini. Edizione delle varianti con
un saggio interpretativo (a cura di Valentina Tinacci)
- L'ospite:
Michele Ranchetti, Poesie
Lu Xun, Erbe selvatiche
(a cura di Edoarda Masi)
*
III, 2000 Globalizzazione e identita', pp. 400, lire 42.000, euro 21,69
Indice:
- Saggi:
Romano Luperini, Poesia e identita' nazionale: dal popolo nazione al popolo
che non c'e'
Edoarda Masi, La colonizzazione globale: le false unita' e le false
identita' nelle ideologie dell'impero
Luciano Giannelli, Globalizzazione, identita' e il sogno di Jose'
Alessandro Portelli, Le origini della letteratura afroitaliana e l'esempio
afroamericano
Antonio Melis, La globalizzazione nel dibattito culturale latinoamericano
Pier Vincenzo Mengaldo, Omogeneizzazione e identita' linguistiche
Roberto Finelli, "Globalizzazione": una questione astratta, ma non troppo
Istvan Meszaros, La necessita' di un'alternativa radicale (intervista)
Youmis Tawfik, Globalizzazione letteraria e migrazione delle identita'
(ntervista)
Noam Chomsky, Il senato che governa il mondo (intervista)
- Su Fortini:
Francesca Menci, Dialettica e concezione figurale in Fortini
Donatello Santarone, "Profezie e realta' del nostro secolo": un manuale
critico di educazione alla mondialita'
- L'ospite:
Franco Loi, Poesie
- Archivio:
Dalla corrispondenza di Fortini
1. Elio Vittorini - Franco Fortini, Lettere scelte 1947-1965
Giuseppe Nava, Fortini, Vittorini e i sogni dei poeti
Felice Rappazzo, "Quello che avremmo voluto fare". Sulle lettere fra Fortini
e Vittorini
2. Giovanna Gronda - Franco Fortini, Lettere scelte 1974-1981
- Il commento:
Luigi Lollini, Una figura d'amore
*
IV-V, 2001-2002 La traduzione, pp. 408, euro 21,50
Indice:
- Sebastiano Timpanaro in memoriam:
Perry Anderson, Sebastiano Timpanaro
Romano Luperini, Ricordando Timpanaro: il dibattito sul materialismo e altre
questioni degli anni Sessanta e Settanta
- Saggi e interviste:
Bernard Simeone, In metamorfosi. Scrivere, tradurre
Giulio Lepschy, Appunti sulla traduzione
Sigrid Wiegel, La lettura subentra alla traduzione
Jean-Charles Vegliante, Traduzione e studi letterari: una proposta per fare
il punto
Paolo De Benedetti, La traduzione della Bibbia
Giovanni Raboni, Frammenti di un omaggio a Etienne Dolet
Edoarda Masi, Alcuni problemi nella traduzione della lingua-scrittura cinese
Barbara Leonesi, Dall'aridita' al risveglio del cuore: note sulla traduzione
cinese di Corno inglese di Montale
Pietro Cataldi, Tradurre i classici
Edoardo Esposito, Traduzione e poesia (in margine a un'antologia del
Novecento europeo)
Tradurre Kant. Intervista a Emilio Garroni
Tradurre e' sovvertire. Intervista a Jean-Marie Straub e Daniele Huillet
- Su Fortini:
Giacomo Magrini, Tra impersonale e personale, tra Eluard e Fortini
Mario Melchionda, Una versione contro
- L'ospite:
Giovanni Giudici, Io e te che sorridiamo dalla foto di Dondero
- Archivio:
Cesare Cases - Franco Fortini, Lettere scelte 1966-1968
Roberto Venuti, "Poeta suavissime", "Magister clarissime". Fortini, Cases e
la traduzione del Faust
Franco Fortini, Venture e sventure di un traduttore
Franco Fortini, Il passaggio della gioia
Riccardo Bonavita, La scuola della gioia. Le "occasioni" leopardiane di
Fortini
- Il commento:
Stefano Carrai, Un souhait di Fortini: La buona voglia
- Rassegna:
Riccardo Bellofiore, Lavoro e modernita'. A proposito di Burgio e Revelli
*
VI, I/2003 Conflitto/Lavoro, pp. 312, euro 18
Indice:
- Per Ruth:
Jean-Charles Vegliante, Pour une epouse / Per una sposa
Franco Loi, Inturna a'n taul se parla de la mort / Attorno a un tavolo si
parla della morte
Edoarda Masi, Lo stile del rigore
- Saggi:
Sergio Bologna, Competenze e poteri
Vittorio Rieser, Impresa e conflitto sociale
- Interviste:
A cura di Daniele Balicco
Riccardo Bellofiore, Dalla fine del lavoro al lavoro senza fine: capitale,
lavoro e movimenti all'inizio del nuovo millennio
Maurizio Zipponi, Una nuova catena di diritti nella realta' del lavoro
frantumato
Alex Foti, Il lavoro precario e' il nuovo soggetto del conflitto sociale
- Altri conflitti:
Michele Ranchetti, "La terra promessa": una lettera inedita di Freud sulla
guerra
Paola Tabet, Il danno e la beffa
Christian Bromberger, Iran: i tempi in urto
- Bourdieu in memoriam:
Guenter Grass e Pierre Bourdieu, La restaurazione "progressista"
Ulrich Beck, Il malinteso come progresso: gli intellettuali nell'era della
globalizzazione
Laudatio di Pierre Bourdieu
- L'ospite:
Roberto Sosa, Poesie
A cura e con una nota di Antonio Melis
- Archivio:
Franco Fortini, Dalla collina
Le stesure. A cura di Valentina Tinacci, Fabrizio Podda, Francesca Menci
Franco Fortini - Vittorio Sereni, Due lettere (1963)
A cura di Elisabetta Nencini
Fabrizio Podda, Itinerari dell'io poetico
- Discussioni:
Massimo Cappitti, Alcune riflessioni su Bonhoeffer a partire da un libro di
Affinati
Roberto Fineschi, La "Mega" per rileggere Marx
John Bellamy Foster, Imperialismo e "Impero"
*
VI, II/2003 Conflitto/guerra/media, pp. 304, euro 17
Indice:
- Saggi:
Edoarda Masi, La base dei conflitti
Sergio Bologna, I nuovi confini del conflitto
Carlo Tombola, Deindustrializzazione, caso Fiat e nuovo capitalismo
Ravi' Arvind Palat e Mark Selden, L'l11 settembre, la guerra senza tregua e
il nuovo volto dell'Impero
Sergio Finardi, L'Armada e i suoi oppositori
Ilan Pappe, Il problema dei profughi palestinesi fra storia e storiografia
Nicola Labanca, Guerre del periodo post-bipolare: la centralita' della
comunicazione
Philip M. Taylor, La definizione di uno spazio informativo globale nella
guerra contro il terrorismo internazionale
Alejandro Pizarroso, Disinformazione, propaganda e opinione pubblica nelle
nuove guerre asimmetriche
Giovanni Raboni, Vite private e destini generali. La rappresentazione dei
conflitti nella letteratura contemporanea
- L'ospite:
Jean-Charles Vegliante, Poesie (traduzione di Giovanni Raboni)
Cristina Alziati, Poesie
Patrizio Esposito, Monitor Iraq. 16 polaroid
- Archivio:
Franco Fortini, Agli italiani e altri scritti di guerra e di pace
a cura di Elisabetta Nencini
Franco Fortini, Canzonette del Golfo. Varianti e inediti
a cura di Marianna Marrucci
- Discussioni:
Massimo Cappitti, Un'etica della disobbedienza. Brevi note su un libro di
Michele Ranchetti
Luca Lenzini, Le forbici di Brecht
Giovanni La Guardia, Cronache da un assedio
*
VII, I/2004 La responsabilita' della critica, pp. 320, euro 17
Sommario:
Franco Brioschi, Sull'identita' della critica letteraria
Fausto Curi, Il critico-stratega
Luca Lenzini, Tre paragrafi sulla paura della critica
Romano Luperini, Precettistica minima per convivere con la "crisi della
critica" e provare a uscirne
Pier Vincenzo Mengaldo, La critica militante in Italia, oggi
Cesare Segre, Critica ed etica
Emanuele Zinato, Stili e strategie di sopravvivenza della critica
Sigrid Weigel, II martire e il sovrano. Scenari di una moderna tragedia,
letta attraverso Benjamin e Schmitt
Fabio Milana, Il vangelo del Dio nuovo. Su Tartaglia
Valentina Tinacci, Fortini e i destinatari della saggistica. Lettura di Da
una versione di Gongora
Geoffrey Hill, Poesie
Alessandro Fo, Variazioni Chopin
Cesare Garboli - Franco Fortini, Lettere scelte 1959-1992
Giuseppe Nava, Amici-rivali. II carteggio Garboli-Fortini
Franco Fortini, Sulla tomba di Matilde
Giuseppe Nava, Per Cesare Garboli
Carlo Ginzburg, Sguardo su un'amicizia
Giacomo Magrini, "Eterno come tutto cio' che non lascia traccia"
Silvia Rossi, La lezione del maestro. Una traduzione di Fortini da Machado
Fredric Jameson, La politica dell'utopia
Perry Anderson, Il fiume del tempo
Giovanni Ibba, Alcune riflessioni su "La terra promessa". Una lettera
inedita di Freud
*
VII, II/2004 Editoria e industria culturale, pp. 328, euro 17
Sommario:
Piergiorgio Bellocchio, Su Raboni
Editoria e industria culturale
- Saggi:
Pierre Bourdieu, Una rivoluzione conservatrice nell'editoria
Donald Sassoon, I mercati culturali
Piero Attanasio, Accesso alla cultura e accesso al mercato editoriale
Evaldo Violo, Trent'anni di classici alla Bur
- Interviste:
Andre' Schiffrin, Dalla Russia del '17 agli Stati Uniti dell'11 settembre
Josep Maria Castellet, Edicions 62 e la nascita della nuova editoria
catalana
Jorge Herralde, Propettive culturali e di mercato in Spagna e America Latina
Gianni Crespi, Il mercato editoriale italiano: problemi e prospettive
Antonella De Robbio, Open Access come frontiere per la "Societa' della
Conoscenza"
Antonio Franchini, Identita' e trasformazione degli editori italiani
Antonio Riccardi, Editoria e mutamenti sociali: il rapporto con
l'"accademia"
Giancarlo Zanoli, La libreria in evoluzione
- Altri saggi:
Susanna Boehme-Kuby, Kurt Tucholsky ai posteri
Massimo Cappitti, La passione del molteplice. Note su Canetti
Daniele Balicco, L'industria culturale in Fortini fra Panzieri, Adorno e
Tronti
- L'ospite:
Rainer Maria Rilke, Elegia seconda
Kurt Tucholsky, Quattro testi
- Archivio:
Cesare Cases-Renato Solmi, Il "caso Adorno" cinquant'anni dopo
Franco Fortini, Due progetti di rivista
- Discussioni:
Luca Baranelli, Leone Ginzburg editore
- Rassegna

4. LIBRI. GABRIELLA BONACCHI PRESENTA "LA MAMMA" DI MARINA D'AMELIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del primo dicembre 2005.
Gabriella Bonacchi, storica, saggista, responsabile studi e ricerche della
Fondazione Basso-Issoco. Tra le opere di Gabriella Bonacchi: (con Angela
Groppi, a cura di), Il dilemma della cittadinanza. Diritti e doveri delle
donne, Laterza, Roma-Bari 1993; (a cura di), Una Costituzione senza stato,
Il Mulino, Bologna 2001; (con Sandro Bellassai), Vivencia. Conoscere la vita
da una generazione all'altra, Rosenberg & Sellier, Torino 2003.
Marina D'Amelia (per contatti: marina.damelia at uniroma1.it, o anche:
damelia at mail.nexus.it) e' professoressa associata presso il dipartimento di
Storia moderna e contemporanea dell'Universita' di Roma "La Sapienza". Dal
sito dell'Universita' riprendiamo alcuni stralci di una scheda di
autopresentazione: "Mi sono a lungo interessata delle economie e delle
societa' preindustriali, sia dal punto di vista dei problemi dei consumi e
delle forme di approvvigionamento alimentare nelle citta' d'antico regime,
sia delle prime attivita' imprenditoriali in societa' ancora caratterizzate
da una cultura e da abitudini agrarie. Sul tema dell'approvvigionamento
alimentare come settore strategico del funzionamento degli stati in eta'
moderna sono ritornata piu' volte con vari saggi... Non meno interessanti
per capire la vita delle popolazioni preindustriali sono le forme di
assistenza previste, in particolare ho analizzato quelle previste per le
ragazze povere nelle citta' d'antico regime... Sul tema della protoindustria
mi sono chiesta quale cultura e quali atteggiamenti nei confronti del lavoro
caratterizzassero una mano d'opera immessa per la prima volta in una
struttura produttiva di fabbrica, sia quali forme e quali logica assumessero
le proteste collettive nelle societa' preindustriali... Negli ultimi anni ho
rivolto i miei interessi sempre piu' ai rapporti tra gruppi sociali e
amministrazione dello stato nell'Italia moderna, soprattutto dal punto di
vista dell'esercizio dell'autorita' giudiziaria..., alla storia della
famiglia e alla storia delle donne (Storia della maternita', Laterza
1997...). Poiche' credo sia importante per gli studenti capire cosa sia la
ricerca d'archivio e venire a contatto con i nuovi orientamenti, nei miei
corsi ho sempre dato particolare attenzione alle fonti, al dibattito
storiografico e alla possibilita' di incontrare storici stranieri. In questa
direzione vanno le visite in archivio, il ciclo di incontri seminariali
intitolato a Storia e generi, organizzato nel 1990-1992, che ha visto la
partecipazione di storici italiani e stranieri e di giovani dottorandi, e il
seminario Biografie e autobiografie.Tra tradizione e nuovi orientamenti nel
2001. Infine, dal 1994 faccio parte del comitato di redazione della rivista
"Dimensioni e problemi della ricerca storica", pubblicata dal dipartimento
di Storia moderna e contemporanea. Dal 1999-2000 faccio anche parte del
corpo docente del dottorato di ricerca in Storia moderna e contemporanea,
Storia delle donne e dell'identita' di genere di cui l'Universita' di Roma
e' sede consorziata insieme all'Universita' di Bologna, di Napoli e di
Torino"]

Nel brillante ma un ormai un po' ripetitivo orizzonte della storiografia
italiana sull'eta' moderna, la ricerca di Marina d'Amelia e' percorsa da una
ispirazione che appare ancora ricca di futuro. Il panorama generale offre
infatti solide esplorazioni di strade da tempo aperte: dalle indagini sulle
avventure della proprieta' e della sua trasmissione, fino alle accidentate
trasformazioni di culture e forme di religiosita' nella "lunga durata" del
moderno. Marina d'Amelia sta invece da tempo innovando gli studi sui temi
della maternita': dobbiamo alle sue cure la pubblicazione di una Storia
della maternita' (Laterza, 1997) che per essere a piu' voci non perde lo
smalto di un saldo disegno unitario.
Prendendo ora in mano il volume La mamma (Il Mulino, pp. 336, euro 14,50),
viene spontaneo l'impulso a comparare gli esiti di questa sua indagine di
lunga lena. I suggerimenti e gli spunti sono molteplici. Il libro di Marina
d'Amelia e' tanto semplice nella struttura - un susseguirsi di sequenze
temporali accompagna il lettore nella costruzione storico-culturale della
"mamma" come mito e come ossessione dell'Italia unita: dal Risorgimento al
secondo dopoguerra - quanto denso e complicato nella sostanza.
Non ci offre infatti una accumulazione lineare di nozioni, bensi' (e senza
darlo a vedere) una preziosa lezione di metodo. Le sequenze prescelte sono
vere e proprie incursioni nel cantiere della mentalita' italiana in
costruzione. L'idea di incursione smonta fin da subito la pretesa di una
oggettivita' del sapere. Il risultato e' cosi' tutto il contrario di una
contro-storia, o di un manuale rovesciato, che assuma - per esempio - il
punto di vista del femminile come vertice ottico dell'analisi. Il fatto e'
che d'Amelia connette diversamente autori e sistemi di pensiero gia'
ampiamente noti, ma e' proprio da questa "semplice" operazione che
scaturisce una temporalita' completamente diversa dal percorso per tappe
immaginato dallo storicismo.
E' attraverso le diverse connessioni stabilite dall'autrice che diventa
infatti pensabile - ed e' questa la posta in gioco - un rapporto fra storia
e invenzione di una tradizione. Nel libro, d'Amelia si fa scolara di Ernst
Gellner, prima ancora che di Eric Hobsbawm, nell'intendere la fortuna del
"mammismo" (categoria inventata da Corrado Alvaro negli anni '50 del secolo
appena trascorso), come potente bussola per non perdersi nella confusione
del presente, la solida radice a cui fare nel bene e nel male riferimento in
un momento di vertiginosa trasformazione. In questo orizzonte interpretativo
il libro diventa un piccolo e prezioso manuale di ingegneria sociale e
culturale che valuta una tradizione inventata per smascherare le ipocrite
nostalgie di chi, con monotona insistenza, non cessa di riproporci un
passato dove la mancanza di liberta' femminile rendeva la vita del maschio
apparentemente meno problematica. Il libro smantella questa via di fuga
comoda e falsa, anche se semplice e suadente.
Le incursioni di d'Amelia nel "mammismo" italiano hanno come obiettivo
principale una ricostruzione scandita dal ritmo "cardiaco" di soggetti in
carne e ossa: le madri e i loro celebri figli - da Mazzini a Mussolini, fino
agli scrittori che come Corrado Alvaro hanno inventato le parole per dire la
realta' concreta di un rapporto che da ogni pagina del libro emerge come
fondativo per la storia d'Italia. Certo, l'apparente sobrieta' dei propositi
dell'autrice, non cela i mille spunti offerti verso una radicale
riformulazione delle priorita' della ricerca storica. Vengono cosi' in mente
certe parole di Anna Maria Ortese (Il porto di Toledo, Adelphi, 1998) sulla
letteratura come reato di aggiunta e mutamento nei confronti delle donne, da
sempre derubate della loro storia...
*
Non dobbiamo tuttavia fraintendere la genealogia costruita da d'Amelia
paragonandola a una sotterranea e alternativa "galleria" delle eroine
nascoste dalle mille storie - al maschile - degli italiani. E' vero che,
anche per l'autrice, l'ascolto della parola femminile produce quella
mutazione di animo e linguaggio che e' necessaria per vivere con minore
contraddizioni il proprio presente. Ma l'appuntamento misterioso tra
generazioni che sono state e la nostra, non possiede che una sola forza
messianica: la necessita' di strappare la trasmissione del passato al
conformismo che ogni tempo presente non cessa di produrre. A questo servono
gli esempi illustri che il saggio prende in esame - da Maria Mazzini Drago a
Eleonora Curlo Ruffini e Adelaide Cairoli, agli inquietanti esempi di Rosa
Maltoni Mussolini e delle madri prolifiche convocate a Roma nel 1933, in
occasione della prima Giornata della madre e del fanciullo, fino alle madri
dei partigiani evocati dalla diaristica resistenziale. Di tali esempi il
libro ricostruisce gli aspetti privati, riuscendo a metterne finalmente in
luce la rilevanza pubblica, grazie a un abbondante ricorso - del tutto
inconsueto nel panorama storiografico italiano - a carteggi e a documenti
biografici. A questo scopo, ad esempio, vengono strappate a un lunghissimo
oblio le parole scritte da Maria Drago al figlio Giuseppe "Pippo" Mazzini,
per spronarlo a seguire la sua missione senza curarsi delle ridicole
preoccupazioni paterne: "Lasciamo gracchiare gli scettici, i pusilli, che
obbediscono alla loro natura, ma non potranno mai ostacolare il cammino
degli eletti del Signore". E d'Amelia ha ragione a ricordare le parole con
cui si apre il libro L'ultimo fronte di Nuto Revelli: "Le custodi piu'
gelose sono le madri, quando la madre e' viva esiste quasi sempre il pacco
delle lettere".
Ma altri spunti, questa volta tratti da materiali piu' vicini al nostro
tempo, come il Sillabario n. 2 di Goffredo Parise e la Nuova enciclopedia di
Alberto Savinio, si spingono oltre. Da questi materiali sembra precisarsi
meglio cio' che interessa davvero d'Amelia. Cosi', molto classicamente, e'
l'ultimo capitolo (La guerra delle madri) a offrirci un'altra e forse piu'
significativa chiave di questa sorta di mosaico fatto di tessere insolite ed
eccellenti. La pagina letteraria riesce in entrambi i casi in un'operazione
sfuggita all'indagine per cosi' dire scientifica sul nostro paese, sul quale
grava - dice d'Amelia - il ritorno della madre italiana "a ondate
successive, come lo psicoanalitico ritorno del rimosso". E' la parola degli
scrittori - e, significativamente, non delle scrittrici - a restituire
quell'assenza/presenza della madre nella storia italiana, divenuta proprio
in virtu' di questa oscillante pervasivita', una "imago minacciosa e
giudicante... che domina l'inconscio maschile". Ma - viene a questo punto da
chiedermi - l'inconscio femminile no? Siamo sicure che lo sguardo che
ricostruisce il rapporto madri-figli d'Italia possa davvero prescindere da
ogni ricostruzione - comparativa, analogica, oppositiva o non so che altro -
del rapporto madre-figlia?
*
In altri termini: il bilancio che si trae da questo bel libro, e' il
seguente: a fornire termini simbolici, colpevolmente sottaciuti ma
tutt'altro che irrilevanti per l'identita' italiana, e' esclusivamente il
rapporto con i figli maschi. Ma - viene un'altra volta da chiedersi - non
sara' proprio questa esclusivita', la vera chiave di volta dell'identita'
italiana? Vale a dire quella chiave di volta che impedisce alla mamma di
divenire veramente madre: di se stessa e - finalmente - anche delle figlie e
(persino) dei figli d'Italia?

5. LIBRI. DIANA SARTORI PRESENTA "OFFESA E RIPARAZIONE" DI MARCO BOUCHARD E
GIOVANNI MIEROLO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 dicembre 2005.
Diana Sartori e' filosofa e lavora da sempre con la comunita' filosofica
femminile di Diotima; insieme a Barbara Verzini coordina la rivista on-line
di Diotima "Per amore del mondo" (www.diotimafilosofe.it); fa parte anche
della comunita' scientifica femminile "Ipazia". Ha contribuito a vari volumi
collettanei, tra cui: Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990;
Autorita' scientifica, autorita' femminile, Editori Riuniti, Roma 1992;
Oltre l'uguaglianza, Liguori, Napoli 1995.
Marco Bouchard, nato a Pomaretto (Torino) nel 1956, magistrato, giurista,
saggista; in magistratura dal 1986, dal 1990 al 1997 e' stato giudice presso
il tribunale per i minorenni di Torino, e successivamente sostituto
procuratore presso la procura circondariale di Torino; e' autore di numerosi
saggi sulla giustizia riparativa. Tra le opere di Marco Bouchard: (a cura
di), Quando un bambino viene allontanato. Diritto del bambino e diritto
degli altri, Franco Angeli, Milano 1997; (a cura di), Una giustizia minore.
Trent'anni di giustizia minorile nell'esperienza di Paolo Vercellone, Ega,
Torino 1997; (con Giovanni Mierolo, a cura di), Prospettive di mediazione,
Ega, Torino 2000; (con Giovanni Mierolo), Offesa e riparazione, Bruno
Mondadori, Milano 2005.
Giovanni Mierolo e' psicologo e psicoanalista. Opere di Giovanni Mierolo:
(con Marco Bouchard, a cura di), Prospettive di mediazione, Ega, Torino
2000; (con Marco Bouchard), Offesa e riparazione, Bruno Mondadori, Milano
2005]

Lo ammetto: sono uscita dal cinema cantando quando ho visto Kill Bill. Ma
questa sorta di simpatia per Lady Vendetta la trovavo anche inquietante,
disdicevole, e in definitiva politicamente scorretta. D'accordo che Uma
Thurman in tutina gialla fosse preferibile a Erin Brockovitz, ma insomma
anche non fidando che "ci sara' un giudice a Berlino" almeno fino ad allora
la mia eroina di giustizia era stata Qiu Ju, che da un tribunale all'altro
cercava piuttosto che punizione, riconoscimento e scuse riparatorie.
Marco Bouchard e Giovanni Mierolo con il loro Offesa e riparazione. Per una
nuova giustizia attraverso la mediazione (Bruno Mondadori, pp. 244, euro 20)
hanno finalmente conciliato nella mia mente la mite e antica Qiu Ju e
l'odierna vindice Beatrix in una comune irriducibilita' al tradizionale plot
di una civilta' della giustizia che si afferma su un fronte contro
l'incivilta' della vendetta e sull'altro contro la primitivita' della
regolazione pregiuridica e soggettiva dei conflitti nelle relazioni umane.
Quella storia, si sa, maschera il fondamento violento del diritto e il suo
essere non tanto rinuncia alla violenza quanto somministrazione amministrata
della violenza. Ma costruisce nel contempo, sostengono gli autori, il
diritto come una maschera che impedisce alle persone interessate di assumere
il pieno e diretto controllo delle proprie azioni, affidandole a tecnici ed
esperti, burocrazie e formalismi che le espropriano del proprio potere
decisionale in cio' che in prima persona, e nella sofferenza, le riguarda.
Su questa espropriazione, sul "divieto assoluto fatto alla vittima di
esercitare dei poteri diretti sull'aggressore", che espelle l'esperienza
della sofferenza dei soggetti in carne e ossa, e anzi espelle loro stessi
con i loro sentimenti, identita', dignita', passioni, relazioni,
attaccamenti, si fonda la costruzione della giustizia penale. L'edificante
opera tribunalizia, che si e' tanto imponentemente imposta al centro dello
spazio del nostro vivere comune, mostra tuttavia oggi crepe vistose ed e'
attraversata e scossa da una miriade di istanze, forze, richieste, spinte
che rendono non piu' rimandabile una revisione delle fondamenta stesse di
quell'edificio. Cosi' che la ricerca di riparazione e riconoscimento di Qiu
Ju e persino lo spirito di vendetta di Beatrix possano in qualche modo
trovarvi luogo.
*
Peraltro, rilevano Bouchard e Mierolo, da un lato gia' ora "nel tempio della
penalita' si contratta, si negozia, si patteggia, si media, si cerca di
riparare piu' che di punire", cosi' che la mediazione e la ricerca della
riparazione sono al centro della modernizzazione delle risposte
istituzionali al reato. Dall'altro porre ascolto al desiderio di vendetta
consente di riconoscere come essa contenga un principio che "lungi dal dover
essere demonizzato, merita un fecondo recupero: il crimine e la pena senza
la vittima, espongono dei corpi avulsi dalle relazioni umane che, al
contrario, possono spiegare l'illecito e fondare un senso piu' compiuto
della penalita'".
E' infatti, nei due casi, comunque l'irruzione delle vittime sulla scena
penale a evidenziare il punto piu' critico della tenuta di quel sistema
giuridico e insieme il punto di leva per immaginare di aprire un nuovo
spazio alla giustizia.
Su questa centralita' della vittima verte l'attenzione del libro, che prende
le mosse dalla presa d'atto del fatto che "le vittime hanno reclamato una
considerazione e un posto che non hanno precedenti nella storia dei sistemi
penali" per giungere ad avanzare un vero e proprio "paradigma vittimologico"
incardinato sull'esperienza del dolore di chi ha subito il crimine e
sull'intento riparativo, nella consapevolezza che "se non e' possibile una
definizione positiva della nostra giustizia, proprio per la sua limitatezza,
e' possibile invece una definizione dell'ingiustizia".
*
La crescita della centralita' del ruolo delle vittime non e' solo in
correlazione con il crescere dei reati, ma soprattutto con la crescita del
sentimento d'insicurezza, che corrisponde insieme a una nuova consapevolezza
della vulnerabilita' e al diffondersi della percezione di se' come vittima
che puo' reclamare i propri diritti. La vitalita', per non dire frenesia,
della giurisdizione volta alla valorizzazione dei diritti testimonia di
questa crescita di coscienza, ma rivela anche il diffondersi di un modello
vittimistico, una "tendenza del cittadino coccolato nel paradiso capitalista
a pensarsi sul modello dei popoli perseguitati", quasi una sorta
d'individualismo dai tratti infantili che "si esprime attraverso due logiche
contrastanti: da un lato la rivendicazione infinita dei diritti e dall'altro
la domanda costante di protezione".
Se e' vero che questo alimenta la propensione a richiedere sempre maggiore
regolazione giuridica in tutte le dimensioni del vivere comune, colludendo
con la tendenza alla giuridificazione della vita quotidiana che vira la
legge in onnipresente norma, e' anche vero che quella crescente richiesta da
parte delle vittime e' andata, e doveva andare, frustrata contro le strette
pareti dei tribunali, data la natura stessa della nostra costruzione
giudiziaria, e quando non e' riuscita a incanalarvisi si e' diretta verso
altri luoghi che potessero offrire la risposta di una regolazione, di una
mediazione (patteggiamenti, giudici di pace, sedi di consulenza e assistenza
familiare e psicologica...).
*
Bouchard e Mierolo (magistrato e giurista il primo, psicoterapeuta il
secondo) conoscono bene questi luoghi per averli praticati e scommettono sul
fatto che quella mediazione - che e' stata piu' una diffusa pratica e la
suggestione di un'idea carica di promesse - possa farsi principio di una
nuova giustizia. Una scommessa alta e una sfida ardua che impegna gli autori
in un percorso al quale, per ampiezza, spessore e anche intensita', e'
davvero impossibile qui render giustizia. Ma che al fondo ha un'intuizione
semplice, come capita alle eresie: "come tutte le eresie, essa propone un
ritorno alle origini, la riscoperta del legame da cui sgorgano i conflitti,
la restituzione della parola ai contendenti, l'abolizione dei filtri che
impediscono ai soggetti l'assunzione responsabile dei loro atti".
La giustizia riparativa attraverso la mediazione risponde quindi alla
richiesta di riparare l'offesa delle vittime e ad aiutarle a elaborare il
lutto (piu' che alle tradizionali funzioni riparatrici della legalita'
violata o della societa', o della rieducazione), ma anche al bisogno di
ritrovare autenticita' nelle relazioni, di ritrovare il contatto, di
ristabilire il legame sociale che il reato e il conflitto lacerano, di
raggiungere non gia' la verita' quanto la soddisfazione delle parti e la
reintegrazione della loro identita' e dignita', di "elaborare una via laica
alla reintegrazione dei corpi e dei sentimenti aggrediti che discende
inevitabilmente dalle concrete possibilita' di riparazione del fatto" e non
dal perdono, che scioglie e non lega.
*
Il luogo informale della mediazione rappresenta nell'occidentale crisi della
modernita' e della sovranita', "nei conflitti parcellizzati cui non sanno
piu' rispondere ne' la macchina giudiziaria ne' i sistemi di prevenzione e
di assistenza... una sorta di 'terra di mezzo' ai confini degli spazi
giuridici, dei servizi di aiuto alle persone e delle energie espresse
spontaneamente dalla vita civile". In questa terra di mezzo, spazio di
mediazione simbolica presupposto d'ogni riparazione, si puo' dare
"l'occasione per dare forma inedita ai legami e riscrivere nuovi patti di
cittadinanza", pur nella consapevolezza della scivolosita' di quel terreno.
La mediazione e' infatti ambivalente e non priva di rischi. Il rischio
normalizzante "di aderire a una funzione, orientata alla produzione di
adeguamenti, che considera il conflitto un'anomalia da estinguere", che
collude con la trasformazione biopolitica. Ma anche il rischio del
fallimento, connesso alla sua connaturata fragilita' e alla fragilizzazione
della capacita' degli individui di reggere il confronto e il conflitto in
relazioni sempre piu' labili e sfuggenti.
Esposta a questo costante rischiosita', la mediazione non puo' pretendere di
recidere il cordone che la lega alla giustizia formale, alla quale e'
alternativa pur non essendone l'alternativa: "la giustizia informale non
insegue un'improbabile sostituzione delle procedure tradizionali, ma cerca
di armonizzare la giustizia 'formale' con quella 'sociale'".
Ci ricorda, insomma, concludono gli autori, che ci sono sempre state due
giustizie: una impositiva che divide e scioglie, una conciliativa che lega e
conserva. Ma forse anche che la giustizia puo' aver luogo laddove ci si
incontra, e non necessariamente ci si incontra nel luogo della giustizia.
*
Far luogo alla giustizia a partire dall'incontro reale con l'altro,
ripensando sia la riparazione che il male nella loro portata relazionale in
tutti i luoghi, formali e informali, dove si puo' accogliere il primo grido
dell'ingiustizia, e' peraltro cio' che non solo Beatrix o Erin o Qui Ju
rappresentano, ma che altre donne impegnate a pensare la giustizia hanno
sostenuto a chiare lettere.
Penso alla critica all'individualismo vittimistico dei diritti di Elizabeth
Wolgast, o al diritto relazionale di Martha Minow, o al diritto postmoderno
informale di Hanne Petersen, o ancora alle elaborazioni piu' vicine a noi di
Lia Cigarini o Tamar Pitch. A tutto quell'ambito, insomma, di riflessione
femminista sul diritto con cui Bouchard e Mierolo potrebbero aver costruito,
avendolo voluto, proficui incontri per quella prospettiva di giustizia nella
differenza che auspicano.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1135 del 5 dicembre 2005

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