La domenica della nonviolenza. 41



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 41 del 2 ottobre 2005

In questo numero:
1. Proposta di ordine del giorno da approvare nelle istituzioni italiane a
sostegno della Campagna per il disarmo in Brasile
2. Forum comunitario di lotta alla violenza: Dimmi di si' il 23 di ottobre.
Un appello per il si' al referendum
3. A Rovereto il 7 ottobre per il si' al referendum per il disarmo
4. Luca Salvi: Si', e scriviamo a tuti i giornali
5. Luciano Bertozzi: Il piazzista
6. Rosangela Pesenti: Se nessuna donna...
7. Anna Bravo: Nodi
8. Comitato promotore della quarta giornata ecumenica del dialogo
cristianoislamico: Auguri a tutti i musulmani d'Italia per l'inizio del
Ramadan
9. Maria Teresa Carbone intervista Sindiwe Magona

1. MATERIALI. PROPOSTA DI ORDINE DEL GIORNO DA APPROVARE NELLE ISTITUZIONI
ITALIANE A SOSTEGNO DELLA CAMPAGNA PER IL DISARMO IN BRASILE
[Riproponiamo il seguente documento, gia' pubblicato giorni fa, proponendo
ai nostri interlocutori di promuoverne ulteriormente la diffusione, la
presentazione e l'adozione nelle istituzioni democratiche. La seguente
proposta di ordine del giorno e' stata elaborata dal "Centro di ricerca per
la pace" di Viterbo (per contatti: nbawac at tin.it) sulla base delle
indicazioni pervenute da vari promotori brasiliani della Campagna per il
disarmo e del Referendum del 23 ottobre 2005 per la proibizione del
commercio delle armi. Essa e' stata redatta altresi' sulla base sia di una
prolungata esperienza amministrativa in piu' istituzioni italiane, sia di
una trentennale esperienza di organizzazione di campagne di solidarieta']

Premesso che
- il Brasile e' un paese in cui sono in circolazione piu' di 17 milioni di
armi da fuoco, di cui soltanto il 10% appartengono alle forze armate e alle
forze di polizia, mentre il resto e' nelle mani di civili;
- ogni giorno in Brasile circa cento persone muoiono uccise da armi da
fuoco;
- nel 2003 39.325 persone in Brasile sono morte uccise da armi da fuoco;
- le istituzioni brasiliane hanno promosso una Campagna di disarmo
volontario attraverso cui e' stato chiesto ai cittadini in possesso di armi
di consegnarle alle autorita' affinche' venissero distrutte;
- nel 2004 grazie a questa Campagna di disarmo piu' di 450.000 armi da fuoco
sono state tolte dalla circolazione, e per la prima volta in 13 anni il
numero dei morti uccisi da armi da fuoco in Brasile e' diminuito: rispetto
ai dati del 2003 nel 2004 sono state salvate 3.234 vite umane;
- il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile il primo referendum della
storia di quel Paese, referendum in cui ai cittadini verra' posto il
quesito: "Il commercio di armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in
Brasile?";
- intorno alla Campagna per il disarmo vi e' stato un grande coinvolgimento
popolare: l'associazionismo democratico, imprenditori, sindacati, chiese,
movimenti, personalita' della cultura, dello sport e dello spettacolo,
operatori sociali e sanitari, docenti universitari, si sono uniti alle
istituzioni nell'impegno di salvare quante piu' vite umane possibile;

il Consiglio [Circoscrizionale, Comunale, Provinciale, Regionale] di ...

1. esprime solidarieta' all'impegno delle istituzioni e della societa'
civile del Brasile per ridurre il numero delle vittime di uccisioni da armi
da fuoco;

2. esprime apprezzamento per la scelta di civilta' di chiedere ai cittadini
di disarmarsi volontariamente e di decidere democraticamente ed
umanitariamente di salvare quante piu' vite umane sia possibile;

3. sollecita che l'esempio brasiliano si estenda quanto piu' possibile, e
che anche altri paesi ed altre popolazioni scelgano la via del disarmo e del
rispetto per la vita umana;

4. auspica che l'intera umanita' abbia un futuro di pace e convivenza, ed a
tal fine si impegna a promuovere la cultura della pace, del dialogo, della
solidarieta', della legalita', del disarmo, della nonviolenza;

5. esprime un convinto e coerente si' alla difesa della vita di ogni essere
umano, si' alla pace tra le persone e tra i popoli, si' alla sicurezza di
tutti nel rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, si' alla
legalita', si' al disarmo della societa', si' alla civile convivenza.

*

Il Consiglio [Circoscrizionale, Comunale, Provinciale, Regionale] di ...

dispone inoltre che il presente ordine del giorno, approvato nella seduta
svoltasi in data ...,
a) sia reso noto alla cittadinanza mediante affissione di manifesti, invio
ai mezzi d'informazione locali e nazionali, e in tutte le altre forme
consuete ed opportune;
b) sia inviato per opportuna conoscenza ai seguenti soggetti istituzionali:
- Ambasciata del Brasile in Italia,
- Ambasciata italiana in Brasile,
- Presidenza della Repubblica del Brasile;
- Presidenza della Repubblica Italiana;
c) sia inviato inoltre ai seguenti ulteriori referenti istituzionali
brasiliani:
- Ministero della Giustizia;
- Ministero della Salute;
d) sia inviato inoltre per opportuna conoscenza ai seguenti indirizzi di
referenti istituzionali e della societa' civile brasiliani particolarmente
impegnati nella Campagna per il disarmo:
acresemarmas at uol.com.br
oca-ong at bol.com.br
fccv at ufba.br
suzanav at atarde.com.br
estadodepaz at estadodepaz.com.br
inamaramelo at yahoo.com.br
pazpelapaz1 at yahoo.com.br
borgescoml at bol.com.br
desarmamentodf at desarmamentodf.org
otaviofalcao at pop.com.br
samambaiadizsim at bol.com.br
federacaoinquilinosdf at bol.com.br
associacaomis at brturbo.com.br
desarmamentoes at paz-es.org.br
valparaiso at terra.com.br
cmtbatista at mixx.com.br
orestesoliveira at casamilitar.mt.gov.br
pteruel at terra.com.br
frentemunicipalbrasilsemarmas at yahoo.com.br
bh_sem_armas at yahoo.com.br
welingtonvenancio at bol.com.br
kleversonrocha at ig.com.br
depjordy at alepa.pa.gov.br
deparacelilemos at alepa.pa.gov.br
almirlaureano at yahoo.com.br
paz at londrinapazeando.org.br
murilocavalcanti at uol.com.br
f.tavares at digi.com.br
leandro_amme at yahoo.com.br
frentepelodesarmamento at ig.com.br
pemarcel at terra.com.br
gvieira7 at terra.com.br
seguranca at niteroi.rj.gov.br
beatriz at soudapaz.org
mariana at soudapaz.org
desarmecampinas at yahoo.com.br
ajardim at al.sp.gov.br
josecpinto at camaralimeira.sp.gov.br
gotadeorvalho at gmail.com
jbernegossi at prefeitura.sp.gov.br
mjduarte at uol.com.br
hpereira at al.sp.gov.br
marcoanjos at bol.com.br
marcosanjos at emsergipe.com
conic.brasil at terra.com.br
cbjp at cbjp.org.br
ronenu at canal13.com.br
jdarif at uol.com.br
naida at uol.com.br
pstoffel at saap.org.br
welinton_pereira at wvi.org
padrebizon at casadareconciliacao.com.br
ivoschoenherr at terra.com.br
frentepelodesarmamento at ig.com.br
rev.aquino at ig.com.br
torressantana at uol.com.br
norberge at terra.com.br
soniarosafaria at hotmail.com
mitra at diocesepetropolis.org.br
cier at cnbbsul4.org.br
czbsbf at terra.com.br
e) sia inviato inoltre per opportuna conoscenza ai seguenti indirizzi di
referenti italiani particolarmente impegnati a sostegno della Campagna per
il disarmo brasiliana:
- padre Ermanno Allegri, e-mail: ermanno at adital.com.br
- dottor Francesco Comina, e-mail: f.comina at ladige.it
- Centro per la pace del Comune di Bolzano, e-mail: welapax at hotmail.com
- Rete italiana per il disarmo, e-mail: segreteria at disarmo.org
- Centro di ricerca per la pace di Viterbo, e-mail: nbawac at tin.it

2. LETTERE DAL BRASILE. FORUM COMUNITARIO DI LOTTA ALLA VIOLENZA: DIMMI DI
SI' IL 23 DI OTTOBRE. UN APPELLO PER IL SI' AL REFERENDUM
[Ringraziamo Maria Eunice Kalil (per contatti: mabice at terra.com.br) per
averci inviato questo appello per il si' al referendum del 23 ottobre per la
proibizione del commercio delle armi diffuso dal "Forum comunitario di lotta
alla violenza" di Bahia. Maria Eunice Kalil e' responsabile del "Forum
comunitario di lotta alla violenza" di Bahia, Brasile (per contatti:
fccv at ufba.br). La traduzione italiana, non del tutto letterale, e' di Benito
D'Ippolito]

Dimmi di si' il 23 di ottobre
- non basta, lo so anch'io, ma intanto dillo.

Dimmi di si', che sia un segno di pace:
si' alla salute, si' al lavoro, e ancora
si' alla scuola, si' alla casa, e anche
si' alla giustizia, si' alla sicurezza.
Si' al diritto a vivere di ognuno.

Si' a tutto cio' che un'arma non puo' darti
che una pallottola non puo' raggiungere.

Un si' e' ancora poco, certamente:
continuiamo dunque questa lotta
per la vita di tutti e che altri si'
fioriscano il 23 di ottobre:
falla sbocciare questa primavera.

*
In Brasile - e in tutto il mondo - sono gli uomini quelli che piu' uccidono
e  piu' muoiono uccisi da armi da fuoco. Ma anche le donne sono ugualmente
colpite, in modo diretto e indiretto, da questo tipo di violenza.
Nelle principali citta' brasiliane il 44,4% delle donne vittime di omicidio
sono state uccise con armi da fuoco (Fonte: Iser 2005, dati Datasus, 2002).
Nel 2004 2.130 donne nella sola Rio de Janeiro sono state ricoverate in
ospedale per ferite da arma da fuoco  (Fonte: Iser 2005, dati Datasus).
Sono soprattutto le donne a doversi far carico di assistere le persone
ferite e rese invalide dalle armi da fuoco; sono soprattutto le donne che si
fanno carico del sostegno psicologico e dell'assistenza economica e
materiale alle famiglie e alle comunita' devastate dalla violenza.
*
Per saperne di piu' visita il sito www.referendosim.com.br
*
Il 23 ottobre vota si'.

3. INCONTRI. A ROVERETO IL 7 OTTOBRE PER IL SI' AL REFERENDUM PER IL DISARMO
[Da Andrea Trentini (per contatti: andrea.trentini at unimondo.org) riceviamo e
diffondiamo.
Andrea Trentini, amico della nonviolenza, e' impegnato nelle esperienze
della Rete di Lilliput, dei "Gruppi di azione nonviolenta", della redazione
del portale internet "Unimondo" (www.unimondo.org) e del Centro per la pace
di Rovereto, ed in altre esperienze di pace e di solidarieta'.
Padre Nino Allegri, originario di Bolzano, e' da trent'anni missionario in
Brasile, come anche il fratello Ermanno]

A Rovereto, venerdi' 7 ottobre, alle ore 20,25, nella sala della Roggia, in
piazza del Podesta', si svolgera' un incontro con padre Lino Allegri,
missionario bolzanino presente da trent'anni in Brasile, che raccontera'
dell'importante referendum che chiamera' il 23 ottobre i brasiliani a
esprimersi sul quesito "Deve essere proibito il commercio delle armi da
fuoco e delle munizioni in Brasile?". Seguira' la proiezione del film "La
citta' di Dio" che racconta la violenza e i problemi delle favelas
brasiliane. Nella speranza di un mondo senza armi.
Promuovono l'incontro il Gruppo di azione nonviolenta (Gan), il Progetto
Colomba e l'associazione 'Mi gente" all'interno del Centro di educazione
alla pace. Per informazioni: tel. 0464423206.

4. 23 OTTOBRE. LUCA SALVI: SI', E SCRIVIAMO A TUTTI I GIORNALI
[Ringraziamo Luca Salvi (per contatti: lucasalvi at msw.it) per questo
intervento. Luca Salvi fa parte del gruppo di iniziativa territoriale della
Banca Etica a Verona; e' impegnato in molte iniziative per la pace, la
giustizia, i diritti umani]

Cari amici, vi fara' piacere sapere che hanno pubblicato questa mia lettera
(sia pure in parte tagliata) sul "Corriere della sera" del 30 settembre.
Invito tutti gli amici della nonviolenza a scrivere lettere alle redazioni
dei giornali.
*
Il 23 ottobre i cittadini brasiliani saranno chiamati a decidere tramite un
referendum se vietare la vendita di armi da fuoco ai civili. E' la prima
volta che un tema quale il possesso delle armi diventa oggetto di una
consultazione popolare. Il Brasile e' la nazione al mondo con il piu' alto
numero di morti per armi da fuoco e ogni anno si registrano 39.000 morti per
ferite da armi da fuoco, ovvero muore una persona ogni quindici minuti.
Il referendum rappresenta la tappa finale di una grande campagna per il
disarmo promossa da Lula: il governo brasiliano, infatti, dopo una campagna
di coinvolgimento della popolazione, ha acquistato dai cittadini e ritirato
dalla circolazione oltre 400.000 armi con una significativa riduzione delle
morti violente nell'ultimo anno.
A pochi mesi dalla conferenza Onu sul commercio delle armi, la vittoria del
si' sarebbe un segnale forte del bisogno dei cittadini di poter vivere in
strade, scuole, spazi pubblici ripuliti dal pericolo delle armi.

5. ARMAMENTI. LUCIANO BERTOZZI: IL PIAZZISTA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 settembre 2005. Luciano Bertozzi e'
ricercatore, giornalista, saggista, si occupa da molti anni di rapporto
nord/sud, corsa agli armamenti, diritti umani; collaboratore di Amnesty
International e di varie esperienze impegnate per la pace e i diritti; tra
le sue opere: I bambini soldato, Emi, Bologna 2003]

Il ministro della difesa Antonio Martino ha partecipato all'inaugurazione di
Idef 2005, la fiera delle armi di Ankara dove oltre quattrocento societa' di
una cinquantina di paesi espongono il fior fiore della produzione militare.
Come l'aereo Eurofighter, realizzato da un consorzio multinazionale
italo-spagnolo-franco-inglese che in Turchia vede in posizione di maggiore
responsabilita' Alenia Aeronautica (gruppo Finmeccanica). La presenza del
ministro non e' casuale: infatti e' iniziata la trattativa, riferiscono le
agenzie, per la vendita di un certo numero di questi velivoli
all'aeronautica turca: una commessa del valore di 7, 5 miliardi di dollari.
Il gruppo Finmeccanica, fra i primi dieci produttori mondiali di armi - 10
miliardi di euro di fatturato nel solo settore della difesa - che ha quale
azionista di riferimento il ministero dell'economia, e' presente in forze
alla fiera turca.
Ankara e' uno dei principali clienti delle armi made in Italy. Nel 2004 la
Turchia ha firmato nuovi contratti, secondo dati governativi italiani, per
quasi 50 milioni di euro. All'inizio del 2005 Finmeccanica ha vinto un
contratto da 180 milioni di euro per la fornitura di dieci aerei
antisommergibile. Inoltre Agusta-Westland, la prima societa' elicotteristica
mondiale, e' in lizza per un ricco contratto e ci sono buone speranze anche
per vendere l'aereo addestratore M 311. La Turchia e' un ambito terreno per
gli industriali delle armi, soprattutto Usa. Nel periodo 2000-2004 Ankara e'
stato il quinto acquirente mondiale, secondo l'istituto svedese Sipri, con
piu' di tre miliardi di dollari. Cio' fa dell'esercito turco uno dei piu'
potenti eserciti della Nato. La Turchia pero' resta lontana dagli standard
europei sulla tutela delle liberta' fondamentali, ed e' il paese piu'
condannato dalla Corte europea dei diritti umani. Inoltre il Kongra-Gel (ex
Pkk) ha ripreso la lotta armata. Tale contesto non dovrebbe consentire, in
base alla legge 185 che disciplina il commercio delle armi italiane, le
esportazioni ad Ankara. Ma il governo Berlusconi ha modificato tale legge,
allentandone i vincoli.

6. RIFLESSIONE. ROSANGELA PESENTI: SE NESSUNA DONNA...
[Dalla mailing list "Lisistrata" (per contatti: lisistrata at yahoogroups.com)
riprendiamo questa lettera di Rosangela Pesenti (per contatti:
rosangela_pesenti at libero.it) a Nella Ginatempo, come risposta alla
sollecitazione del "Manifesto delle vittime civili" che abbiamo riprodotto
nel n. 1068 di questo foglio.
Rosangela Pesenti e' una delle figure piu' autorevoli e prestigiose del
movimento delle donne in Italia, acuta maieuta e sottile educatrice,
insegnante, psicologa, scrittrice, e' stata responsabile della sede
nazionale dell'Unione Donne Italiane. Opere di Rosangela Pesenti: Trasloco,
Supernova, Venezia 1998.
Nella Ginatempo (per contatti: nellagin at tiscali.it) e' una prestigiosa
intellettuale impegnata nei movimenti delle donne, contro la guerra, per la
globalizzazione dei diritti; e' docente di sociologia urbana e rurale
all'universita' di Messina; ha tenuto per alcuni anni il corso di sociologia
del lavoro, svolgendo ricerche sul tema del lavoro femminile; attualmente
svolge ricerche nel campo della sociologia dell'ambiente e del territorio.
Tra le sue pubblicazioni: La casa in Italia, 1975; La citta' del Sud, 1976;
Marginalita' e riproduzione sociale, 1983; Donne al confine, 1996; Luoghi e
non luoghi nell'area dello Stretto, 1999; Un mondo di pace e' possibile,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 2004]

Cara Nella,
le tue parole risuonano nel nostro cuore come sempre e mi auguro che nella
tua vita non s'aggiunga dolore a dolore, fatica a fatica.
Nelle nostre vite fragili la guerra e' un atroce eccesso che non siamo in
grado di affrontare.
Convinciamo ogni soldato a disertare.
Noi donne sappiamo bene quanto la guerra sia un gioco di potenti che usano e
sfruttano la nostra subalternita'.
A chi decide, alimenta, sostiene, pratica la guerra dovremmo negare ogni
cura che non sia lo stretto necessario per sopravvivere.
Se nessuna donna apparecchia la tavola, lava e stira per un soldato, se
nessuna donna sorride a un soldato, la guerra puo' finire.
Se nessuna donna accompagna, sostiene, favorisce la vita di un
guerrafondaio, la guerra puo' finire.
Un abbraccio.

7. RIFLESSIONE. ANNA BRAVO: NODI
[Ringraziamo Anna Bravo (per contatti: anna.bravo at iol.it) per averci messo a
disposzione questo suo articolo apparso sul quotidiano "La Repubblica" il 28
settembre 2005. Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a
Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne,
di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura
dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a
convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico
che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned
(Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa'
italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico
della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre
istituzioni culturali. Opere di Anna Bravo:  (con Daniele Jalla), La vita
offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza,
Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di
memoria della deportazione dall'Italia,  Angeli, Milano 1994; (con Anna
Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza,
Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal
Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria.
Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita
Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne
nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il
Mulino, Bologna 2003]

Prendiamo due fatti recenti. La decisione da parte del Policlinico di Milano
di escludere stabilmente gli omosessuali uomini dalla possibilita' di donare
sangue, annunciata pochi giorni dopo la protesta di un candidato respinto
come soggetto a rischio; l'ispezione disposta dal ministro della sanita'
presso l'ospedale "sant'Anna" di Torino, dove era appena iniziata la
sperimentazione della pillola RU486, con pubblicazione fulminea del decreto
di sospensione sulla Gazzetta ufficiale. Motivazioni specifiche:
l'omosessualita' implica comportamenti altamente pericolosi (ma a quale
preistoria gay si riferisce il responsabile del Centro trasfusionale
milanese?); sulla pillola mancherebbero verifiche adeguate (ma in vari paesi
e' in uso da piu' di un decennio). Motivazione di principio: la salute dei
cittadini e delle cittadine viene al primo posto - il che stride talmente
con lo stato della sanita' pubblica e privata (non tutta, per fortuna) che
ci si chiede subito da dove vengano tanta sollecitudine e tempestivita'.
Sicuramente da lontano. Per quanto diversi fra loro, tutti e due i casi
hanno a che fare con la sessualita' e il potere sui corpi. La paura
dell'omosesessualita' resta sullo sfondo finche' i gay stanno al loro posto,
fuori dalle emoteche, fuori dal ruolo di genitore. L'aborto chirurgico e'
piu' pericoloso e costoso, ma la pillola e' troppo rapida, troppo
dissimulabile, troppo "dolce" sul piano della sofferenza fisica - su quella
psichica, Nicoletta Tiliacos ha ricordato che non chiede permesso al
calendario della gravidanza per farsi sentire.
Dietro la vicenda della RU486 probabilmente non c'e' tanto un accesso di
crudelta', quanto l'abitudine, mai morta nonostante il femminismo e gli
imperativi della correttezza politica, di guardare alle donne con molto
sospetto e poco rispetto (su un giornale abitualmente moderato, nell'estate
2004 un articolo contro la Ru486 e' comparso sotto il titolo: "Con l'aborto
fai-da-te c'est plus facile"). E c'e' il timore maschile di non avere piu'
voce in capitolo e diritti di controllo, forse anche l'ansia per una
possibile riedizione dello storico asse donna/medico ai danni di compagni e
mariti.
*
Figli non voluti o troppo desiderati, omosessuali aspiranti padri e madri,
tornano i nodi della legge 40, su cui dopo il referendum gli interventi si
sono troppo rarefatti. Eppure la sconfitta ha parecchio da dire, a
cominciare dalle scelte di comunicazione.
Dell'alleanza donna/medico, per esempio, l'area del si' non ha quasi
parlato, mentre e' non solo il risvolto piu' interessante delle politiche
otto-novecentesche sulla fecondita', ma un argomento serio con cui
affrontare la sacrosanta diffidenza femminile verso la medicina e la
scienza. Perche' in quella fase non tutto e' andato come avrebbe dovuto.
E' vero che a inizio Ottocento, la gravidanza e' vista ancora con gli occhi
della tradizione, che dava grande peso alla percezione femminile di dolori,
gonfiori, movimenti del feto, mentre  a fine secolo e' diventata un insieme
di riscontri "oggettivi", attestati da professionisti e rilevanti sul piano
giuridico: un affare di Stato e di scienza. E' vero che l'aborto diventa,
oltre che peccato, reato, che le normative proibizioniste e per una
maternita' salutista e rispettabile rischiano di ridurre la donna a ambiente
di sviluppo del feto e a sua potenziale nemica. Sono le tappe del processo
che ha visto il potere statale, religioso, medico-scientifico, impadronirsi
del corpo fecondo, definendone lo statuto e fissando prescrizioni e divieti
in relazione al feto.
Ma, appunto, c'e' stato un imprevisto. Dai nuovi standard di assistenza
nasceva un legame piu' stretto fra donne della borghesia e medici, che
poteva evolvere in un patto a due per la gestione della salute e dei
rapporti familiari. Dal primo Novecento, gli operatori sanitari impegnati a
promuovere l'igiene e la morigeratezza delle classi popolari (e a denunciare
le carenze), spesso finivano col sostenere la lotta delle madri per
affrancare se stesse e i figli dalla miseria, dalla promiscuita', dalle
violenze del capofamiglia. Ovviamente, l'assistenza si intrecciava
all'ingerenza e alla repressione; ma l'idea che le donne fossero incapaci di
rendersene conto e di agire di conseguenza e' davvero poco fondata.
Certo, oggi tutto e' piu' complicato, basta pensare alle diverse immagini
sociali del medico, demiurgo, mestierante, epigono di Frankenstein. Ma
mostrare che (alcune) donne hanno saputo volgere a proprio favore una
condizione avversa, e che non tutti i medici sono nemici, avrebbe dato
coraggio, magari piu' chiarezza su quel che ci si puo' aspettare da chi si
dice amico. Sono cose da capitalizzare - e credo che a molte avrebbe fatto
piacere conoscere questo pezzo di storia.
*
Alle donne si e' rimproverato di essersi fatte sentire troppo poco nella
campagna sul referendum. Vero (ma non e' facile accedere ai media). In ogni
caso non e' stato solo per difetto di sensibilita' poltica, e' stato perche'
l'area del si' non ha potuto appoggiarsi a una robusta narrazione popolare
come nei referendum sul divorzio e sull'aborto. Perche' il senso comune ha
ancora cosi' paura degli eccessi femminili che volere ardentemente un figlio
desta piu' sospetti che non volerlo. Perche' Tv e stampa hanno dato enorme
spazio a dibattiti scientifico-filosofici monosessuali. Perche' idee,
sentimenti, emozioni, conoscenze, erano tutto un groviglio; e noi, temo, non
abbiamo fatto abbastanza per sciogliere i nodi.
Non che fosse facile. La separazione fra sapere scientifico e sapere
femminile, sociale, ha pesato come mai prima. Gli sforzi di alcune
scienziate e ginecologhe per costruire una buona divulgazione non sono
arrivati al grande pubblico, e neppure fra le donne mi sembra abbiano inciso
a fondo, peccato. Cercare informazioni era diventato una corvee: su che
criteri regolarsi, come distinguere l'approssimazione pia' onesta alla
verita'? Ho votato 4 si', ma con molte incertezze.
Era la tipica situazione in cui sarebbe stata necessaria una discussione
libera, aperta a tutti i dubbi. Che erano "trasversali" e sensati: sulla
liceita' di privare un essere umano di meta' della sua genealogia, su come
spiegare ai bambini che li ha portati una cicogna tecnologica, sulla
sensatezza di parlare di marginalizzazione dei corpi nella fecondazione
assistita se le e gli interessati non hanno mai smesso di fare l'amore. E
soprattutto: per le donne le biotecnologie significano piu' liberta' e
felicita', oppure piu' rischi e piu' dipendenza dal medico e dal mercato?
Su quest'ultimo punto, il femminismo si divide. Per alcune, gli interventi
sono una profanazione del corpo, in cui la donna fa da cavia. Secondo altre,
siamo gia' un impasto di biologia e tecnologia, con i chip sottopelle e le
microcamere per restituire un barlume di vista ai ciechi; e bisogna dare
credito alle donne, che, come le loro ave, non sarebbero affatto incapaci di
negoziare il loro consenso a un trattamento, di valutare pericoli e
vantaggi, sia quando la maternita' e' un sogno, sia quando rientra in una
strategia di potere (su societa', ideologie e biotecnologie sono utili,
oltre a Boccia, Zuffa, L'eclissi della madre, Pratiche Edizioni; Bonsignori,
Domijanni, Giorgi (a cura di), Si puo', Manifestolibri; e Faralli, Cortesi
(a cura di), Nuove maternita', Diabasis).
Oltre che di un diritto mite ci sarebbe stato bisogno di parole miti, quelle
che aiutano a reggere i conflitti.
*
Le cose sono andate diversamente. Si e' riaffacciato, vecchio ma vispo, lo
stereotipo di un paese diviso fra una parte giusta e sana, una malata e
sbagliata, le solite due Italie. Si e' riprodotto il cortocircuito fra
giudizio su un comportamento e giudizio su chi lo mette in atto: hai fatto
la tal cosa (la tal scelta di voto, la tal dichiarazione), dunque sei la tal
persona, assegnata a un'area politica in cui magari non ti riconosci
proprio. E' anche a questi cortocircuiti che si devono i guasti nei
rapporti, le sofferenze - e un dibattito cosi' impoverito che in alcune sedi
si capiva subito cosa bisognava dire e cosa non dire per guadagnare un
applauso o evitare mormorii ostili.
L'inchiesta di Simonetta Fiori uscita la scorsa settimana ha gettato luce su
alcune verita' utili da ripensare. Guardo alle sinistre, l'ambito che mi
interessa di piu'. In qualche caso si e' tornate alla contrapposizione tra
il femminismo originario e il femminismo delle militanti dei gruppi
extraparlamentari, meticce e meteci del paese delle donne. Lo scontro piu'
aspro, mi pare, non e' avvenuto fra laiche e cattoliche, ma nell'area stessa
della sinistra, con attacchi rivolti a donne cui sarebbe difficile imputare
simpatie di destra. Deve aver contato il fatto che per lo piu' erano
(eravamo) persone "di nessuna chiesa". A una credente si sarebbe
riconosciuto il diritto/valore di rifarsi a una tradizione e a una
spiritualita' millenarie; una non credente e non devota, di cosa si
immischiava, a che titolo? Per di piu', la scelta di esporre pubblicamente
dubbi e ripensamenti ci ha catapultato nella storica sottospecie umana dei
traditori, di cui si puo' dire (e cui si puo' far dire) letteralmente
qualunque cosa. Vecchia storia, anche questa. A me, hanno attribuito
nientemeno che l'affermazione che "le donne in lotta per depenalizzare
l'aborto erano violente e omicide, come tutto degli anni settanta".  Si', e
i comunisti mangiano i bambini. Ma sono cose che passeranno, mentre i nodi
restano.
*
C'e' bisogno di riassestare discorsi e rapporti, magari grazie a molti
incontri ristretti: fra poche, e' piu' difficile che i conflitti sfocino
nella distruttivita', bloccando pensieri e iniziative. Sara' casuale, ma sul
divieto alla RU486 per ora non c'e' stata una gran reazione. E non bastera'
un cambio di governo a risolvere ogni problema. Ma questo vale per tutti.

8. INCONTRI. COMITATO PROMOTORE DELLA QUARTA GIORNATA ECUMENICA DEL DIALOGO
CRISTIANOISLAMICO: AUGURI A TUTTI I MUSULMANI D'ITALIA PER L'INIZIO DEL
RAMADAN
[Diffondiamo il seguente messaggio augurale del comitato organizzatore della
quarta giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico (per contatti:
redazione at ildialogo.org)]

Cari amici, care amiche,
il 5 ottobre prossimo iniziera' il mese di Ramadan. Vogliamo augurarvi di
tutto cuore che questo mese possa essere per voi ricco di benedizioni.
Viviamo un momento particolarmente difficile della vita sociale e politica
italiana ed internazionale. La comunita' islamica, in particolare, vive un
momento di grave difficolta'. Numerosi e preoccupanti sono gli episodi di
intolleranza razziale, soprattutto nei confronti di immigrati musulmani.
Scrittori, giornalisti, filosofi, capi di stato, stanno facendo a gara nel
diffondere paura e violenza, razzismo e xenofobia, odio del diverso, di chi
ha un diverso colore della pelle o una diversa religione o cultura. Le
azioni terroristiche sono servite e servono tuttora a rafforzare tale
orientamento. E' particolarmente difficile, in queste condizioni, riuscire a
pensare a qualcosa di positivo e a formulare auguri che riescano a dare la
speranza di un cambiamento di una realta' intrisa di odio e violenza.
Ma ci viene in aiuto la nostra comune fede nel Dio unico, nel Dio di Abramo,
di Gesu', di Muhammad. Quel Dio che ci invita a non avere paura. "Non
abbiate paura. Siate forti e vedrete la salvezza che il Signore oggi opera
per voi; perche' gli Egiziani che voi oggi vedete, non li rivedrete mai
piu'" (Esodo 14, 13), disse Mose' agli israeliti appena usciti dall'Egitto
mentre erano inseguiti dal potentissimo esercito egiziano che fini'
miseramente sconfitto. "Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo,
ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il
potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna" (Matteo 10, 28),
disse Gesu' ai suoi discepoli inviandoli in missione. "Certo e' Satana che
cerca di spaventarvi con i suoi alleati. Non abbiate paura di loro, ma
temete Me se siete credenti", e' scritto nella Sura 3, 175 del Corano.
Siamo fiduciosi cosi' che i fomentatori di odio e divisone ed i profeti di
sventura rimarranno, ancora una volta, con un pugno di mosche in mano.
Che il vostro Ramadan possa essere di  stimolo alla ricerca della pace e a
rafforzare la convinzione che al male si deve e si puo' rispondere con il
bene, con la nonviolenza, bandendo dalla storia dell'umanita'
definitivamente la guerra, gli omicidi e la violenza che genera solo altra
violenza.
Che il vostro Ramada'n possa essere un momento per far si che gli uomini e
le donne di Dio costruiscano alleanze e dialogo fra le civilta' e le
religioni, togliendo qualsiasi alibi o appoggio a chiunque usi la violenza
terroristica o militare per risolvere i conflitti internazionali.
Dobbiamo "vincere la paura per costruire la pace": questo lo slogan,
drammaticamente attuale, che abbiamo lanciato quest'anno per la celebrazione
della quarta edizione della giornata ecumenica del dialogo
cristianoislamico, che, come negli anni scorsi, si terra' nell'ultimo
venerdi' di Ramadan che quest'anno cade il prossimo 28 ottobre 2005.
Ci auguriamo che, come negli altri anni, le moschee d'Italia possano essere
luoghi aperti all'incontro fra credenti di fede diversa ed in particolare
fra cristiani e musulmani, che non hanno alcun motivo per odiarsi ma che
hanno anzi molti motivi per essere uniti contro chi strumentalizza le
rispettive religioni a fini politici e di potere.
Buon Ramadan.
Shalom, salaam, pace.
Il comitato organizzatore della quarta giornata ecumenica del dialogo
cristianoislamico
*
Sottoscrivono e promuovono l'appello le seguenti riviste e associazioni a
cui ci si puo' rivolgere e per adesioni o segnalazione di iniziative:
Adista, via Acciaioli 7, 00186 Roma, tel. +39 066868692, +39 0668801924; fax
+39 066865898, e-mail: info at adista.it, sito: www.adista.it; Confronti, Roma,
tel. 064820503, 0648903241, fax: 064827901; e-mail: redazione at confronti.net,
sito: www.confronti.net, Cem-Mondialita', via Piamarta 9, 25121 Brescia,
tel. 0303772780, fax: 0303772781, e-mail: cemmondialita at saveriani.bs.it,
sito: www.saveriani.bs.it/cem; Cipax - Centro interconfessionale per la
pace, via Ostiense 152, 00154 Roma, tel. e fax: 0657287347, e-mail:
cipax-roma at libero.it, sito: www.romacivica.net/cipax, Emi - Editrice
missionaria italiana, via di Corticella 181, 40128 Bologna, tel. 051326027,
fax: 051327552, e-mail: stampa at emi.it, sito: www.emi.it; Forum
internazionale civilta' dell'amore, via Roma 36, 02100 Roeti, tel.
0746750127, fax: 0746751776, e-mail: forum at forumreligioni.it; Il dialogo,
via nazionale 51, 83024 Monteforte Irpino (Avellino), tel. 3337043384,
e-mail: redazione at ildialogo.org, sito: www.ildialogo.org; La nonviolenza e'
in cammino, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail:
nbawac at tin.it; Missione oggi, via Piamarta 9, 25121 Brescia, tel.
0303772780, fax: 0303772781, e-mail: missioneoggi at saveriani.bs.it, sito:
www.saveriani.bs.it/Missioneoggi; Mosaico di Pace, Via Petronelli 6, 70052
Bisceglie (Bari), tel. 0803953507, fax: 0803953450, e-mail:
info at mosaicodipace.it, sito: www.mosaicodipace.it; Notam, via Alciati 11,
20146 Milano, e-mail: notam at sacam.it, sito: www.ildialogo.org/notam; Qol,
piazza Unita' d'Italia 8, 42017 Novellara (Reggio Emilia), tel. 0522654251,
fax: 059650073, e-mail: torrazzo at libero.it, sito: www.qolrivista.it; Tempi
di fraternita', c/o Centro Studi "Domenico Sereno Regis", via Garibaldi
13,10122 Torino, tel. 0141218291, 0119573272, fax: 02700519846, e-mail:
tempidifraternita at tempidifraternita.it, sito: www.tempidifraternita.it;
Volontari per lo sviluppo, corso Chieri 121/6, 10132 Torino, tel.
0118993823, fax: 0118994700, e-mail: redazione at volontariperlosviluppo.it,
sito: www.volontariperlosviluppo.it
*
Per l'elenco completo dei firmatari dell'appello, per tutti i materiali ad
esso relativi e per le iniziative in corso si puo' visitare il sito:
www.ildialogo.org, per informazioni e contatti: e-mail:
redazione at ildialogo.org

9. LIBRI. MARIA TERESA CARBONE INTERVISTA SINDIWE MAGONA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 settembre 2005.
Maria Teresa Carbone, traduttrice, saggista, organizzatrice culturale, cura
con Nanni Balestrini il sito di letture e visioni in rete www.zoooom.it
Sindiwe Magona e' una importante scrittrice sudafricana]

Dell'assassinio di Amy Biehl, uccisa da un gruppo di giovani neri
nell'agosto del 1993 nella township di Guguletu, a Citta' del Capo, si
occuparono a suo tempo anche i giornali italiani, perche' la morte tragica
della studentessa americana, arrivata in Sudafrica con una borsa di studio e
impegnata nella preparazione delle prime elezioni democratiche dopo la fine
dell'apartheid, rappresentava molto bene le difficolta' di un paese che
doveva affrontare una transizione estremamente dolorosa. Da quell'omicidio
prende le mosse un romanzo, Da madre a madre, che - uscito in originale nel
'98 - e' stato ora pubblicato dalla giovanissima casa editrice Goree nella
traduzione di Rosaria Contestabile (pp. 289, euro 16). Per ricostruire la
vicenda, e soprattutto i drammi nascosti che le stavano dietro, l'autrice,
Sindiwe Magona, ha scelto di assumere la voce della madre di uno degli
assassini che, in una lettera aperta a Linda Biehl, la madre di Amy,
ripercorre la sua stessa vita e le sofferenze che l'hanno tessuta. Un tema
che Sindiwe Magona conosce fin troppo bene: nata nel Transkei e cresciuta
nei sobborghi di Citta' del Capo, ha allevato da sola i suoi tre figli,
lavorando come domestica. Grazie a una forza di volonta' che non e' luogo
comune definire indomabile, e' pero' riuscita a laurearsi all'universita' di
Citta' del Capo e a conseguire un master in scienze dell'organizzazione
sociale presso la Columbia University. A lungo attiva presso le Nazioni
Unite, Sindiwe Magona ha pubblicato nel 1991 il suo primo libro, To My
Children's Children, seguito da una raccolta di racconti, Living, Loving And
Lying Awake At Night (1994) e appunto da Mother to Mother. Oggi la
scrittrice, che e' tornata a vivere in Sudafrica, continua a essere molto
impegnata in attivita' legate ai temi dell'ambiente e dei diritti delle
donne: in questa veste partecipera' dal 12 al 15 ottobre a un forum
organizzato a Monteporzio Catone da Green Accord. L'abbiamo incontrata a
Roma nei giorni scorsi, in occasione della presentazione del suo libro alla
Casa delle donne.
*
- Maria Teresa Carbone: A differenza di altri suoi libri, Da madre a madre
si basa esplicitamente su una storia vera. Come e' arrivata a questa
decisione?
- Sindiwe Magona: A essere sinceri, non sono io che ho scelto di scrivere
questo libro, e' stato il libro a impormi questa decisione, nel corso di
cinque lunghi anni. Quando ho saputo dell'assassinio di Amy, nell'estate del
1993, vivevo a New York: ho provato subito un grande dolore per lei e per i
suoi genitori, ma in fin dei conti Amy non era la prima ragazza a essere
stata uccisa, in Sudafrica o negli Stati Uniti. Sei mesi dopo sono tornata
in Sudafrica per le elezioni, e sono rimasta tre settimane. Il giorno della
partenza, mentre un'amica mi riaccompagnava all'aeroporto, la conversazione
e' caduta sull'assassinio di Amy Biehl, e cosi' sono venuta a sapere che uno
dei ragazzi che l'avevano uccisa era il figlio di una nostra vecchia amica:
con lei, come si dice da noi, avevamo "condiviso la nostra saliva". Per la
prima volta nella vita mi sono resa conto di quanto soffrano anche le
famiglie degli assassini, e il mio dolore non era piu' tiepido, distaccato,
mi sentivo io stessa gravida di sofferenza. Ripensavo alla mia amica quando
aveva undici anni: era una ragazzina allegra e intelligente, ma la sua era
stata una vita difficile, era rimasta incinta giovanissima e poi aveva avuto
non so quanti figli. In tempi antichi, quando il membro di una famiglia
faceva del male a un'altra famiglia, andava da loro a scusarsi, faccia a
faccia. Riflettendo sulle nostre tradizioni, mi sono pero' resa conto che la
mia amica non avrebbe avuto le parole per rivolgersi alla madre di Amy. Ed
e' stato allora che mi e' venuto in mente che quelle parole avrei potuto
trovarle io. Anch'io venivo da una famiglia di contadini semianalfabeti, e
ho cresciuto i miei figli da sola, ma la mia vita, a differenza della sua,
e' stata un miracolo, e tutti i miei ragazzi sono arrivati all'universita',
un traguardo che molte famiglie, anche benestanti, non raggiungono in
Sudafrica. Per mesi sono stata sul punto di chiamare Linda Biehl, ma ogni
volta mi e' mancato il coraggio. In un certo senso e' stata la mia
vigliaccheria a dettarmi l'idea di scrivere questo libro. Quando ne ho
parlato a un incontro fra scrittori, tutti mi hanno incoraggiato, e nel giro
di pochi giorni ho buttato giu' una quarantina di pagine; ma di nuovo mi
sono bloccata. Ci sono voluti altri due anni prima che portassi a termine il
libro. E finalmente nel 1998, quando il romanzo stava per uscire, ho dovuto
affrontare l'incontro con i genitori di Amy Biehl, che nel frattempo avevano
aperto in Sudafrica una fondazione, socialmente molto attiva, in ricordo
della figlia. Avevo paura della loro reazione perche', calandomi nei panni
della madre del ragazzo, avevo espresso anche la sua aggressivita' nei
confronti di Amy, la rabbia che una madre prova nel desiderio di difendere a
ogni costo il proprio figlio. Cosi', quando Linda Biehl mi ha abbracciato,
dicendomi che il mio libro l'aveva aiutata a capire quello che era accaduto,
per me e' stato come vincere il Pulitzer.
*
- Maria Teresa Carbone: In tutti i suoi libri le donne hanno un ruolo
centrale, sono i personaggi dominanti.
- Sindiwe Magona: Nel mio prossimo libro c'e' una frase che suona piu' o
meno cosi': "Dio sapeva che le donne africane avrebbero avuto una vita dura,
per questo diede loro una pelle tanto liscia in modo che non si vedessero
tutti i dolori che portano dietro quel volto". In tutta l'Africa le donne
hanno una vita durissima, e questo vale anche per il Sudafrica.
Politicamente le donne sono libere e la nostra costituzione dice al
proposito cose bellissime, ma ogni quattro minuti una donna viene
violentata, e spesso le vittime sono bambine piccolissime, stuprate da
uomini affetti dall'aids, che cercano corpi vergini nella stupida speranza
che questo li possa curare. Nei confronti di questi uomini, e degli altri
che non fanno niente per fermarli, provo odio, e mi viene rabbia quando vedo
le mogli pronte a sopportare tutto pur di avere un uomo accanto.
*
- Maria Teresa Carbone: Come la maggior parte degli scrittori sudafricani
lei ha scelto di comporre i suoi libri in inglese, nonostante la sua
madrelingua sia lo xhosa.
- Sindiwe Magona: La scelta della lingua inglese e' collegata per me alla
scelta stessa di scrivere. In quanto sudafricana, considero la scrittura
come un modo per esplorare problemi che non capisco o per condividere temi
su cui ho riflettuto con altri, che magari non li hanno ancora affrontati.
Le storie che racconto, le questioni di cui parlo, sono in realta' risapute
nelle townships. Quindi in un certo senso io mi rivolgo soprattutto ai
sudafricani bianchi, a coloro che al tempo dell'apartheid non avevano
nessuna idea di quello che significava vivere nelle townships. Senza contare
che, se scrivessi in xhosa, i miei libri sarebbero accessibili solo a chi
parla questa lingua.
*
- Maria Teresa Carbone: Non trova contraddittorio rivolgersi a un pubblico
composto per lo piu' da lettori bianchi?
- Sindiwe Magona: In realta', quello che piu' mi preme e' che i miei libri
durino nel tempo, che questa mia eredita' resti per i figli dei figli dei
miei figli, cosi' che quando loro guarderanno indietro, a quella che era la
vita nel ventesimo secolo e all'inizio del ventunesimo, possano cogliere non
solo il punto di vista degli storici bianchi, ma ritrovino la nostra storia,
cosi' come noi neri la vediamo, raccontata con la nostra voce. Anche noi
dobbiamo lasciare delle tracce, cosi' che la nostra progenie possa sapere
chi siamo stati.
*
- Maria Teresa Carbone: Sembra un proposito che si ricollega alle grandi
saghe della tradizione orale africana.
- Sindiwe Magona: E' proprio cosi', io faccio le stesse cose che faceva mia
nonna, usando gli strumenti del presente. Lei raccontava le sue storie
seduta su una pelle di capra, su un pavimento di fango intorno al fuoco, e
cosi' faceva sua nonna prima di lei. Io non ho la pelle di capra, e la mia
famiglia non si raccoglie intorno al fuoco. Ma se i bambini del mio
villaggio non sentono la mia voce, questo per me non e' motivo di tristezza,
perche' con i mezzi che ho a disposizione - la scrittura, il computer, i
libri - posso raggiungere non solo i miei nipoti, ma anche altri, che vivono
in tutto il mondo e perfino nel futuro.
*
- Maria Teresa Carbone: Tornando a Da madre a madre, pensa che l'uso
dell'inglese abbia comunque influenzato l'espressivita' di certi dialoghi
fra l'io narrante, la madre di Mxolisi, e i suoi figli o le sue amiche?
- Sindiwe Magona: In realta', una volta presa la difficile decisione di
scrivere questo libro, la storia e' venuta da sola, e anche la composizione
dei dialoghi e' stata facile: tutti i personaggi hanno un interlocutore
preciso, la madre di Amy, e quindi si esprimono in modo che lei possa
capire. Da parte mia, cerco di trasmettere non solo le parole di Mandisa ma
i suoi sentimenti, il tono della sua voce. Le parole hanno un colore, ci
sono parole di rabbia, rosse o viola, e ci sono parole dalle tinte tenere,
che esprimono garbo e gentilezza. Sono questi i sentimenti che devo
trasmettere alla madre di Amy, e quindi e' poco importante che le parole
siano in xhosa o in inglese.

==============================
LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
==============================
Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 41 del 2 ottobre 2005

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