La nonviolenza e' in cammino. 748



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 748 del 3 dicembre 2003

Sommario di questo numero:
1. Sull'urgenza di un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata,
solidale e nonviolenta
2. Appuntamento a Venezia
3. L'appello di Verona per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e
smilitarizzata, solidale e nonviolenta (testo in italiano e in spagnolo)
4. Enrico Euli: una partecipazione attiva dal basso (un contributo
all'iniziativa promossa da Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva,
disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta)
5. Carlo Schenone: alcune perplessita' (un contributo all'iniziativa
promossa da Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e
smilitarizzata, solidale e nonviolenta)
6. Severino Vardacampi: neutralita' versus belligeranza (un contributo
all'iniziativa promossa da Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva,
disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta)
7. Giovanni Zampini: la pace e' salvezza (un contributo all'iniziativa
promossa da Lidia Menapace per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e
smilitarizzata, solidale e nonviolenta)
8. Le donne per un'altra Europa
9. Massimiliano Pilati: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
10. Luisa Muraro: l'altare della patria. Una moralita'
11. Enrico Peyretti: per uscire dalla follia cominciando dalla "rettifica
dei nomi"
12. Riletture: Ingeborg Bachmann, Poesie
13. Riletture: Christa Wolf, Cassandra
14. Riletture: Virginia Woolf, Le tre ghinee
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. SULL'URGENZA DI UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA E
SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA
Da Ginevra viene un appello all'Europa: a un'azione di pace con mezzi di
pace, a scegliere il dialogo e la nonviolenza come mezzo di risoluzione
delle controversie internazionali, a un'inveramento dei diritti umani di
tutti gli esseri umani: viene un appello a costruire un'Europa neutrale e
attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta.
Dalla tragedia della guerra in Iraq viene un appello all'Europa: a cessare
ogni complicita' con i nuovi barbari delle guerre imperiali e terroristiche,
a scegliere una politica internazionale fondata sulla cooperazione e la
solidarieta' e non piu' sulle armi e gli eserciti che sempre recano e
attraggono stragi e di nuove stragi e nuovi odii fanno seminagione, alla
politica grande della pace che costruisce e risana e che alla guerra che
annienta si oppone: viene urgente terribile un appello a costruire un'Europa
neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta.
Dalle iniziative dei movimenti per la pace, dalle voci autentiche delle
grandi istituzioni e culture laiche e religiose, dal timore di tutti e dalla
persuasione delle persone di volonta' buona un appello all'Europa viene: che
solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita', e che urge, urge, urge che
l'Europa faccia la scelta della nonviolenza come traduzione concreta dei
grandi principi di liberta' e di giustizia e di fraternita' e sorellanza che
sono la parte migliore e l'unica non ignobile della sua vicenda storica
folta di ombre e di luci: viene, si', l'appello a costruire un'Europa
neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta.
*
La proposta di Lidia Menapace, rilanciata dall'appello di Verona dell'8
novembre, per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata,
solidale e nonviolenta, e' qui e ora l'esigenza e il varco.
Perche' propone la nonviolenza giuriscostituente, come base legislativa per
un'Europa che non sia piu' quella dei roghi, delle guerre di religione, del
colonialismo e della Shoah, ma quella che memore delle vittime si impegni
per salvare la vita di ogni essere umano, dell'umanita' intera; che memore
dei disastri commessi e subiti (los desastres de la guerra, che Goya ha
descritto una volta per sempre) si impegni a promuovere e rendere efficaci
istituzioni sovrannazionali che l'incontro fra tutti e la pace per tutti
promuovano, come e' mandato primo ed ultimo dell'Onu - che trovera'
realizzazione quando l'Onu sara' finalmente l'Onu dei popoli, il parlamento
del mondo, e tu affrettalo quel tempo, avvicinala quell'ora.
Perche' propone disarmo e smilitarizzazione come scelta necessaria e unica
praticabile per contrastare il terrorismo, quello nostro e quello altrui, e
per costruire relazioni politiche, civili, umanizzanti, che riconoscano
l'umanita' di tutti gli esseri umani, la prossimita' e la solidarieta'
dell'umanita' intera.
Perche' propone la scelta del servizio civile, dei diritti sociali,
dell'accoglienza: la scelta della difesa popolare nonviolenta, incardinando
legalita' e convivenza sulla difesa e promozione della dignita' di tutti,
sul rispetto della biosfera, sulla condivisione e non piu' sulla rapina e lo
sperpero delle risorse, sulla cultura che e' frutto d'incontro e colloquio
corale anziche' sulla barbarie dell'esclusione, dello sfruttamento, della
negazione dell'altro e dell'altra.
Perche' propone i Corpi civili di pace come istituzione e forma di
intervento nei conflitti e nelle emergenze: invece di moltiplicare il dolore
e le morti, recare pace, ascolto, soccorso: questa e' la via: e' uno
sviluppo, a noi pare, di quella grande estrema idea di Simone Weil, che la
rintracciava in una lunga tradizione di intervento di pace delle donne nella
storia belluina del potere maschilista, e la proponeva nel vivo e nel cuore
della Resistenza europea contro l'orrore assoluto del nazismo.
Perche' afferma nitida e luminosa l'idea che la pace si puo' costruire solo
con mezzi di pace, con istituzioni di pace, con interventi di pace, e tutto
il resto viene dal demonio.
Perche' sa che o si affermano tutti i diritti umani per tutti gli esseri
umani, o nessuno si salvera' dalla catastrofe.
E' l'ora della nonviolenza, o non vi sara' Europa. E' l'ora della
nonviolenza, o non vi sara' piu' mondo. E' l'ora della nonviolenza, o
l'umanita' verra' schiantata.
Il movimento delle donne tutto questo ha saputo percepire, e saputo pensare,
e saputo dire, e saputo praticare, mentre la politica dei maschi ancora una
volta si arrovesciava, e tuttora si arrovescia, in drago.
*
A tutte le persone di volonta' buone, a tutte le persone amiche della
nonviolenza, questo dovere incombe: di dare una mano affinche' questa
proposta delle donne, della "Convenzione permanente di donnne contro le
guerre", di Lidia Menapace, delle donne e degli uomini che l'8 novembre si
sono incontrate e incontrati nella gentile Verona per parlare al mondo,
possa raggiungere e persuadere sempre piu' cuori pensanti, e possa prevalere
subito nella Costituzione europea, possa divenire criterio e progetto e
principio strutturante dell'Unione Europea, possa essere il programma
vincolante dei candidati tutti al prossimo parlamento europeo.
E sia il programma costruttivo delle lotte nonviolente piu' necessarie ed
urgenti: le lotte nonviolente che nei mezzi e nei fini, nel loro stesso
farsi concreto oltre che nei programmi, affermino e costruiscano nelle
coscienze, nei tessuti civili, nelle istituzioni legittime, quell'Europa di
pace che e' il compito dell'ora.
Il programma costruttivo delle lotte nonviolente piu' necessarie ed urgenti:
a cominciare dal ritiro delle forze armate dall'Iraq, a cominciare dalla
denuncia della Nato come associazione a delinquere, a cominciare dal ripudio
del terrorismo che i nostri stati ed i nostri potentati economici (e la
nostra rapina e il privilegio iniquo e scandaloso di cui usufruiamo)
continuano a compiere e fomentare.
Solo la nonviolenza contrasta il terrorismo, solo la nonviolenza che si
oppone a tutte le guerre e a tutte le uccisioni. The rest is silence.

2. INCONTRI. APPUNTAMENTO A VENEZIA
Ricordiamo ancora una volta che la prossima tappa del percorso della
proposta di Lidia Menapace e della "Convenzione permanente di donne contro
le guerre" per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata,
solidale e nonviolenta, dopo l'incontro svoltosi presso la Casa della
nonviolenza di Verona dell'8 novembre da cui e' scaturito l'appello che di
seguito riproduciamo, sara' a Venezia l'8 dicembre: quando l'iniziativa
verra' presentata pubblicamente nella solenne cornice del terzo salone
dell'editoria di pace promosso dalla Fondazione Venezia per la ricerca sulla
pace, e si proporra' capitinianamente come "centro" per la riflessione e
l'azione dei movimenti per la pace non solo italiani ma di tutta Europa che
all'appuntamento veneziano guardano con attenzione e che dall'appello di
Verona, dalla proposta di Lidia, sono convocati al dialogo e all'iniziativa
comune per affermare la nonviolenza come proposta giuriscostituente e
fondativa per un'Europa che voglia essere soggetto di pace promotrice di
pace con mezzi di pace.
Il convegno veneziano si svolgera' lunedi' 8 dicembre dalle ore 10 alle ore
13 nel Teatro del Patronato ai Frari, per tutte le indicazioni anche
logistiche e topografiche si puo' vedere nel sito
www.terrelibere.it/fondacodivenezia
Per ulteriori informazioni e contatti: Giovanni Benzoni (e-mail:
gbenzoni at tin.it), Lidia Menapace (e-mail: llidiamenapace at virgilio.it), Mao
Valpiana (e-mail: azionenonviolenta at sis.it).
*
Cogliamo l'occasione anche per ricordare ancora una volta che per iniziativa
della Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace si tiene dal 2 al 14
dicembre 2003 a Venezia il terzo salone dell'editoria di pace, appuntamento
ormai tra i maggiori in Italia per tutti gli studiosi ed operatori di pace.
Vi saranno non solo esposizioni, ma mostre, dibattiti, presentazioni di
libri e di iniziative; con la partecipazione di pressoche' tutte le case
editrici italiane che alla cultura della pace dedicano attenzione, e di
illustri relatori e relatrici. Per informazioni e contatti, e per conoscere
il vasto programma di iniziative, si puo' visitare nella rete telematica il
sito ufficiale: www.terrelibere.it/fondacodivenezia o contattare per e-mail
l'infaticabile principale animatore dell'iniziativa, Giovanni Benzoni:
gbenzoni at tin.it

3. DOCUMENTI. L'APPELLO DI VERONA PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA, DISARMATA
E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA (TESTO IN ITALIANO E IN SPAGNOLO)
[Riproduciamo nuovamente l'appello elaborato dalle e dai partecipanti
all'incontro di Verona dell'8 novembre 2003 sulla proposta di Lidia Menapace
per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e
nonviolenta. Aggiungiamo oggi la traduzione in spagnolo effettuata da Sonia
Chialastri dei "Traduttori per la pace" (sito:
http://web.tiscali.it/traduttoriperlapace); ci scusiamo con la traduttrice
per aver eliminato gli accenti come d'uso sul nostro foglio. Invitiamo tutti
gli interlocutori interessati a sostenere la proposta a far circolare
ulteriormente il testo dell'appello, e ricordiamo ancora che una
presentazione pubblica di esso avverra' a Venezia l'8 dicembre nell'ambito
del terzo salone dell'editoria di pace]

Il nostro programma costruttivo affinche' nasca l'Europa militarmente
neutrale, per la pace dentro e fuori i propri confini.
Siamo donne e uomini che affermano il diritto alla vita e alla pace per
tutti, non solo come valori supremi, ma anche come categorie giuridiche.
Siamo donne e uomini impegnati per l'abolizione degli eserciti, per il
disarmo unilaterale, e percio' lavoriamo affinche' l'Europa sia fondata sul
diritto alla pace.
Riconosciamo nella nonviolenza uno straordinario metodo a disposizione di
tutti, per risolvere i conflitti, per difendersi dai soprusi, per realizzare
nuove conquiste sociali. La nonviolenza e' il varco attuale della storia.
Vogliamo collegare la nascita dell'Europa con la necessaria riforma
dell'Onu.
Vogliamo che la Costituzione europea raccolga il meglio e i punti
socialmente piu' avanzati delle Costituzioni degli stati membri.
Vogliamo che l'Europa sancisca il diritto alla pace e il ripudio della
guerra.
Chiediamo che l'articolo 1 della Costituzione europea recepisca in pieno
l'articolo 11 della Costituzione italiana.
Chiediamo che la Costituzione europea recepisca le sentenze della Corte
Costituzionale italiana: la difesa non e' solo quella militare, ma e' anche
difesa civile.
Chiediamo che la sicurezza dell'Europa sia basata sulla riduzione degli
armamenti (che oggi sottraggono enormi risorse alle spese sociali).
Chiediamo che non nasca un nuovo esercito europeo, ma si costituiscano
invece i Corpi Civili di Pace.
Convochiamo un convegno di studio e di proposta politica per il giorno 8
dicembre a Venezia, che si concludera' con una manifestazione per lanciare
il nostro appello, rivolto a tutte le cittadine ed i cittadini europei, e ai
capi di stato e di governo che si riuniranno a Bruxelles il 12 e 13
dicembre.
Ci impegnamo affinche nella prossima campagna elettorale i partiti siano
costretti a confrontarsi sul progetto di un'Europa neutrale, disarmata,
solidale, nonviolenta.
I e le partecipanti all'incontro: Ando' Valeria, Baleani Marco, Beltrame
Elena, Benzoni Giovanni, Bonomi Rosa Pia, Brunelli Cristina, Candelari
Paolo, Cannata Maria, Capitini Annamaria e Luciano, Cristini Guido, Dal
Bosco Giannina, Dall'Agata Stefano, De Battisti Biancarosa, Di Rienzo Maria
G., Filippini Luigi, Forigo Luigi, Geneth Maria, Giuffrida Angela, Heyhwood
Asma, Lanfranco Monica, Magistrini Silvia, Mantovani Marisa, Melotti Lelia,
Menapace Lidia, Menin Matteo, Moratto Adriano, Pacifico Anna, Palombo Marco,
Paronetto Sergio, Perna Franco, Pesenti Rosangela, Poli Ruggero, Racca
Piercarlo, Restivo Alessi Rosanna, Rossi Luciana, Soccio Matteo, Valpiana
Mao, Zanotelli Luisa
*
La apelacion de Verona por una Europa neutral y activa por la paz (resultado
del encuentro de Verona del 8 de noviembre y fruto de la propuesta de Lidia
Menapace "por una Europa neutral y activa, desarmada y desmilitarizada,
solidal y no violenta").
Nuestro programa constructivo para que nazca Europa militarmente neutral,
por la paz dentro y fuera de sus propios confines.
Somos mujeres y hombres que afirman el derecho a la vida y a la paz para
todos, no solo como valores supremos, sino como categorias juridicas.
Somos mujeres y hombres empenados  en la abolicion de los ejercitos y en el
desarmo unilateral, y por eso trabajamos para que Europa se funde en el
derecho a la paz.
Reconocemos en la no violencia un extraordinario metodo a disposicin de
todos, para resolver los conflictos, defenderse de las supercherias, y
realizar nuevas conquistas sociales. La no violencia es el limite actual de
la historia.
Queremos unir el nacimiento de Europa con la reforma necesaria de la ONU.
Queremos que la Constitucion europea recoja lo mejor y los puntos
socialmente mas avanzados de las Constituciones de los estados miembros.
Queremos que Europa sancione el derecho de paz y el repudio de la guerra.
Queremos que el articulo 1 de la Constitucion europea adopte totalmente el
articulo 11 de la Constitucion italiana.
Queremos que la Constitucion europea acoja las sentencias de la Corte
Constitucional italiana: la defensa no es solo aquella militar, sino tambien
defensa civil.
Queremos que la seguridad de Europa se funde sobre la reduccion de los
armamentos (que hoy sustraen enormes recursos a los gastos sociales).
Queremos que no nazca un nuevo ejercito europeo, al reves se construyan los
Cuerpos Civiles de Paz.
Convocamos un convenio de estudios y de proposicion politica para el dia 8
de diciembre a Venecia, que se concluira' con una manifestacion para lanzar
nuestra apelacion, dirigida a todas las ciudadanas y ciudadanos europeos, y
a los jefes de estado y gobierno que se reuniran en Bruselas el 12 y 13 de
diciembre.
Nos empenaremos para que en la proxima campana electoral los partidos
politicos sean obligados a confrontarse sobre el proyecto de una Europa
neutral, desarmada, solidal y no violenta.
[Traduzione a cura di Sonia Chialastri, Traduttori per la pace,
http://web.tiscali.it/traduttoriperlapace]

4. INIZIATIVE. ENRICO EULI: UNA PARTECIPAZIONE ATTIVA DAL BASSO (UN
CONTRIBUTO ALL'INIZIATIVA PROMOSSA DA LIDIA MENAPACE PER UN'EUROPA NEUTRALE
E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA)
[Ringraziamo Enrico Euli (per contatti: diabeulik at libero.it) per questo
intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale. Enrico Euli,
da molti anni impegnato nei movimenti per la pace, la giustizia e i diritti,
e' uno dei piu' noti formatori alla nonviolenza (ha collaborato anche con
Alberto L'Abate), fa parte della rete di Lilliput e della cooperativa
"Passaparola" di Cagliari impegnata in attivita' di educazione alla pace;
attualmente ha un incarico di insegnamento presso l'universita' di Cagliari.
Tra le opere di Enrico Euli cfr. AA. VV., Percorsi di formazione alla
nonviolenza, Pangea, Torino 1996; AA. VV., Reti di formazione alla
nonviolenza, Pangea, Torino; con Marco Forlani (a cura di), Guida all'azione
diretta nonviolenta, Altreconomia-Berti, Milano-Piacenza 2002]

La proposta di Lidia, Monica, te e tanti altri sull'Europa, nel tentativo di
condizionare dal basso le sorti della nuova Costituzione europea, mi sembra
necessaria, importante e merita senz'altro sostegno.
Qualunque tentativo di richiamare i cittadini ai loro diritti e ad una
partecipazione attiva, piu' consona ad una vera democrazia, va decisamente
premiato, soprattutto in tempi come questi...
Nell'ultima assemblea programmatica di Rete Lilliput la discussione sulla
proposta, anche a partire da miei interventi, e' stata attenta ed
approfondita e si e' dato mandato al gruppo di lavoro tematico sulla
nonviolenza di verificare le possibilita' di un'adesione convinta della Rete
a partire, pero', da due richieste non secondarie, sulle quali concordo
pienamente:
- la prima, come giustamente facevi notare anche tu in alcuni scritti
recenti, e' che la parola "neutrale" sia accompagnata da un avverbio
chiarificatore: militarmente neutrale. La "neutralita'" in se', messa la' in
bella vista, anche se accompagnata da altri termini piu' accettabili, non
persuade, anzi rende perplessi, storicamente e politicamente parlando. Si
conoscono le ragioni puramente giuridiche che hanno accompagnato e motivato
la vostra scelta e, conoscendo i promotori, non abbiamo dubbi sul senso che
noi e voi diamo a quella parola. Ma, nel senso e nella percezione comuni,
non a torto, la "neutralita'" ha assunto un valore negativo, vile, passivo,
neutralizzante, anestetico. E poiche' la campagna si rivolge, credo, a
cittadini ed esseri umani in carne ed ossa, e non (solo) a giuristi e
filosofi, ritengo e riteniamo, come Rete, che vada chiarita e definita oltre
ogni ragionevole dubbio.
- la seconda richiesta riguarda le modalita' di attivazione delle persone
nella campagna: la sensazione che emerge dalla scheda sintetica a noi giunta
e' che ci si limiti a proporre forme tradizionali di pressione
politico-istituzionale, nella migliore tradizione della lobbying
correttamente intesa; ma ci siamo chiesti e vi chiedo: ritenete davvero,
come promotori, che esistano in questo momento degli spazi di ascolto, di
persuadibilita' e di disponibilita' alla revisione da parte di chi ha
scritto l'attuale stesura della Carta e si appresta ad accelerare i processi
di riarmo del continente europeo? Non puo' non evidenziarsi il fatto che
proprio nei giorni scorsi a Napoli, in una situazione di grave crisi del
consenso su pressoche' tutti i temi in discussione, l'unico punto d'accordo
rilevante tra tutti i membri sia stato proprio sulla cosiddetta "sicurezza"
(cioe' militarizzazione) del nostro continente. E vorrei anche ricordare che
la legge 185 in Italia e' stata pressoche' abrogata proprio a partire dalla
necessita' di integrarsi ad accordi europei sul commercio delle armi. Per
stringere: non ritengo che esistano piu' in questo momento spazi per
conseguire risultati attraverso azioni di lobbying consistenti in petizioni
e richieste improntate al tentativo di convincere l'avversario sulla
validita' e necessita' di variazioni giuridiche.
Da "esperto" in mediazione di conflitti (e qui il conflitto tra le due
posizioni mi pare evidente) direi che se si vuole tentare di raggiungere una
mediazione giuridica, sia assolutamente obbligatorio, in parallelo ed in via
complementare alle iniziative da voi gia' individuate, riequilibrare a
nostro favore i rapporti di forza.
E questi si cambiano, come dimostra la lotta di Scanzano, soprattutto
attraverso azioni nonviolente dirette, su scala ampia e diffusa: atti di
noncollaborazione attiva, di disobbedienza civile, nella migliore tradizione
nonviolenta europea. I tempi della persuasione in punta di fioretto sono, a
mio modesto parere, gia' alle nostre spalle.
La richiesta di cambiamento del testo della Carta, e non stiamo parlando di
cambiamenti marginali, potra' avvenire se e solo se le persone saranno e si
sentiranno chiamate ad una varieta' ed incisivita' di forme di mobilitazione
non generica, che sinceramente non vedo attualmente presenti nel vostro
testo.
E' una mancanza, a mio parere, grave, e probabilmente foriera - temo -  di
indesiderati insuccessi.
Con cio' concludo, in spirito di collaborazione e disponibile a dare il mio
contributo soprattutto sul versante a cui ho appena accennato.
Buon lavoro a tutti e a tutte,
Enrico Euli

5. INIZIATIVE. CARLO SCHENONE: ALCUNE PERPLESSITA' (UN CONTRIBUTO
ALL'INIZIATIVA PROMOSSA DA LIDIA MENAPACE PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA,
DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA)
[Ringraziamo Carlo Schenone (per contatti: e-mail: schenone at email.it, sito:
www.schenone.8k.com) per questo intervento. Carlo Schenone e' da molti anni
a Genova una delle figure piu' impegnate nella riflessione sulla nonviolenza
e nella pratica di essa nei movimenti e nei conflitti sociali,
particolarmente attivo nella formazione; con una lunga, ampia e qualificata
esperienza sia di impegno politico e sociale di base, sia di rappresentanza
nelle istituzioni, sia di intervento meditato e propositivo nelle sedi
organizzative e di coordinamento, di dibattito e decisionali, dei movimenti
per i diritti]

L'appello di Verona penso che abbia delle richieste del tutto condivisibili
ma rimangono le mie perplessita' (non solo linguistiche) riguardo alla
proposta di neutralita'.
Nell'appello non viene spiegato cosa si vuole intendere in concreto per
neutralita'. Ci sono una richiesta di principio relativa alla Costituzione
(ripudio della guerra) e alcune richieste di azioni concrete (rifiuto
dell'esercito europeo, riduzione armamenti, costituzione dei Corpi civili di
pace) ma non sono presentate come esplicitazione del concetto di
"neutralita'" che viene solo specificata come neutralita' militare
all'inizio (in una frase che varrebbe benissimo anche per la ben armata
confederazione Svizzera). Il fatto che tali richieste siano fatte da persone
che si presentano come amanti della nonviolenza non penso che migliori la
situazione.
Solo l'ultima frase e' maggiormente legata al concetto stesso: "Ci impegnamo
affinche' nella prossima campagna elettorale i partiti siano costretti a
confrontarsi sul progetto di un'Europa neutrale, disarmata, solidale,
nonviolenta". Mettendo insieme i quattro termini "neutrale, disarmata,
solidale e nonviolenta" si puo' meglio capire che tipo di Europa sia quella
"militarmente neutrale" della prima frase, peccato che sia solo alla fine e
che sia riferito, invece che ai popoli dell'Europa, solo alla loro
rappresentanza parlamentare.
Io mi auguro veramente nel profondo che cio' che i firmatari dell'appello
hanno in cuore possa vedere una realizzazione ma la mia perplessita' non e'
tanto (o meglio per niente) nella sostanza, ma nella forma che rischia di
aumentare il fraintendimento rispetto alla proposta nonviolenta e di fornire
delle occasioni ai suoi avversari per realizzare cio' che vogliono facendo
finta di assecondarla. Ho paura che una azione di questo genere non si
limiti, al peggio, a lasciare il tempo che trova, ma rischi di peggiorare la
situazione.

6. INIZIATIVE. SEVERINO VARDACAMPI: NEUTRALITA' VERSUS BELLIGERANZA (UN
CONTRIBUTO ALL'INIZIATIVA PROMOSSA DA LIDIA MENAPACE PER UN'EUROPA NEUTRALE
E ATTIVA, DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA)
[Severino Vardacampi e' uno dei principali collaboratori di questo foglio]

Nel diritto internazionale (al di fuori del quale nelle relazioni tra gli
stati c'e' solo la legge della giungla, ovvero il divoratore arbitrio del
piu' forte) in riferimento alla tragedia della guerra sono possibili solo
due posizioni: la belligeranza, cioe' la partecipazione alla guerra, oppure
la neutralita', ovvero l'estraneita' o anche l'opposizione alla guerra.
Chi si oppone a tutte le guerre ipso facto si oppone in via assoluta alla
posizione della belligeranza. L'opposizione a tutte le guerre in termini
giuridici si chiama neutralita'. Termine equivoco nel linguaggio comune, ma
nitido in quello giuridico (e qui stiamo parlando di definire una posizione
giuridica, poiche' stiamo proponendo la nonviolenza anche in quanto
giuriscostituente).
Chi sostiene una posizione nonviolenta con cio' stesso sostiene la
neutralita'.
*
E' vero: e' possibile anche una neutralita' come ignavia, come
menefreghismo, come - non ricordo piu' quale gazzettiere fautore
dell'"inutile strage" a irridere il pacifismo cosi' onomaturse -
"panciafichismo".
Ma qui e adesso i vili sono proprio coloro che alla guerra onnipervasiva e
onnidistruttiva ripugnanti e ubriachi inneggiano mobiltando a fini di
sterminio e dominazione e rapina delle altrui risorse quell'ideologia del
patriottismo che, come ebbe a dire il dottor Johnson, e' l'ultimo rifugio
delle canaglie. Avere paura della distruzione della civilta' umana, ha
scritto Guenther Anders, e' sentimento non ignobile. Ed Ernesto Balducci in
quel memorabile discorso fiorentino che molti di noi non hanno piu'
dimenticato chiari' che l'ultima delle tre verita' di Hiroshima era che tra
guerra e umanita' vi era ormai un'incompatibilita' assoluta, e o l'umanita'
abolisce la guerra  o la guerra cancellera' l'umanita' tutta.
C'e' una poesia di Ingeborg Bachmann, che molto ci e' cara, Alle Tage, che
ci chiede la diserzione dalle bandiere, il valore di fronte all'amico, il
tradimento dei segreti obbrobriosi, l'inosservanza di tutti gli ordini. E'
la richiesta che fu di Lorenzo Milani, di Luce Fabbri, ed e' ancora il
nostro programma.
*
Opporsi alla guerra, a tutte le guerre; soccorrere le vittime, tutte le
vittime; contrastare tutte le uccisioni, costruire la convivenza. Questo e'
neutralita'. Questa e' nonviolenza.

7. INIZIATIVE. GIOVANNI ZAMPINI: LA PACE E' SALVEZZA (UN CONTRIBUTO
ALL'INIZIATIVA PROMOSSA DA LIDIA MENAPACE PER UN'EUROPA NEUTRALE E ATTIVA,
DISARMATA E SMILITARIZZATA, SOLIDALE E NONVIOLENTA)
[Ringraziamo Giovanni Zampini (per contatti: giovanni.zampini at davide.it) per
questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale.
Giovanni Zampini e' impegnato in iniziative di pace e di solidarieta',
nell'associazione "La fraternita'" e nella Rete di Lilliput]

Nel termine pace c'e' l'obiettivo di una vita intera... che tutti speriamo
di raggungere, ma pochi oggi hanno colto ed accolto i segni del suo vero
sentiero.
Tutti nella vita assoporiamo momenti di pace, una serenita' interiore che
supera ogni umana possibilita' di realizzare da se' un simile traguardo. Un
po' come quando si disputa una partita fra amici che giocano per diletto
senza avere le credenziali dei campioni. Anche in questi contesti puo'
capitare di fare un centro apparentemente da campioni e poi domandarsi:
"come ci sono riuscito... se ci riprovassi altre cento volte non ci
riuscirei". Cosi' accade spesso anche per la pace quando ci raggiunge in
determinati momenti della nostra vita. Ci accorgiamo in quei momenti di aver
toccato qualcosa di grande, ma non saremmo in grado di far ripetere quel
momento.
Sai cosa vuol dire questo per me? Che un semino di pace e' caduto nel cuore
nel momento in cui eravamo predisposti ad accoglierlo e ad assoporarne la
grandezza. Cosa possiamo fare allora? Chi sente importante per la sua vita
ad esempio il calcio, la musica, il lavoro, il canto, dopo aver ascoltato la
"nota giusta" comincera' ad impegnarsi per raggiungere migliori risultati.
Chi trova passione nella "nota" della pace ed accoglie Colui che gliela ha
mandata, anche questi comincera' ad impegnarsi ... e riuscira' in tutte le
altre cose. Nel suo cammino trovera' ogni sorta di ostacoli e gioie. Chi
lavora per la pace lavora soprattutto nel silenzio e nella semplicita'
perche' il suo lavoro piu' intenso avviene con Dio per mezzo del Suo Figlio
e la sua luce ed il suo sale sono il frutto di una relazione che pian piano
diventa conoscenza trasmissibile anche agli altri.
Per trovare la pace bisogna "andare a scuola" ed in questa scuola troviamo
tutto il valore e le certezze di cui abbiamo veramente bisogno per la nostra
vita.
Questa scuola si trova nei luoghi a noi scomodi finche' siamo carichi di
umana ragione, in luoghi dolci e soavi quando la nostra ragione diventa
quella di Dio.
Saremo costruttori di pace se avremo conosciuto la pace.
*
Il programma proposto da Lidia ha in se' contenuti ampiamente condivisibili.
Le parole che contano e i buoni propositi tuttavia stanno scritti su molte
pagine della storia. La loro efficacia e riuscita sta nel cuore di chi le
propone e in quello di chi le accoglie e le perpetua. La pace e' gia' in chi
l'ha accolta e consolidata, non c'e' sofferenza che la possa sottrarre.
Nostra preoccupazione e' renderla patrimonio di tutti, perche' tutti abbiano
per sempre la pace.
Se vogliamo la pace riflettiamo sulla nostra violenza. Spesso chi subisce la
violenza ha gia' trovato la pace, mentre ne e' estraneo chi cagiona la
violenza. Siamo soprattutto noi "benestanti" che non conosciamo la pace.
La pace e' salvezza.

8. DOCUMENTAZIONE: LE DONNE PER UN'ALTRA EUROPA
[Dal sempre utile sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net)
riprendiamo il documento conclusivo dell'incontro che ha visto migliaia di
donne riunite il 12 novembre a Bobigny, Parigi, per la prima assemblea
europea per i diritti, in apertura del Forum sociale europeo. il testo, come
spesso succede quando si tratta di traduzioni reperite attraverso la rete
telematica, in alcuni punti sembra sia incompleto (ad esempio
nell'indicazione delle campagna concrete che esso promuove), non del tutto
chiaro, e andrebbe adeguatamente riscontrato sull'originale, ma - con questa
necessaria avvertenza - ci e' parso che comunque meritasse di essere
proposto all'attenzione di chi legge]

Un'Europa di liberta' e di uguaglianza fra uomini e donne.
Un'Europa dei diritti sociali ed economici per tutti e per tutte.
Un'Europa solidale, pacifista e smilitarizzata.
*
Noi ci leviamo contro l'Europa machista, sessista, patriarcale e
discriminatrice.
Denunciamo il trattato costituzionale:
- perche' ignora l'uguaglianza fra donne e uomini mentre dovrebbe
riconoscere l'uguaglianza come valore identitario;
- perche' si presta ad un'offensiva che mira ad introdurre l'identita'
cristiana proprio nel momento in cui quest'ultima si e' indebolita nel corso
dell'ultimo secolo;
- perche' incide nella pietra posizioni neoliberiste basate sul "rispetto di
un'economia di mercato dove la concorrenza e' libera". Cio' comporta la
scomparsa del welfare state e la rimessa in causa dei servizi pubblici;
- perche' pretende sviluppare una politica di difesa comune in stretta
collaborazione con la Nato. La cui conseguenza diretta sara' di coinvolgere
sempre piu' gli Stati dell'Unione europea verso una politica militarista.
*
Ci leviamo contro:
- l'Europa fortezza degli accordi di Schengen che attraverso provvedimenti
di sicurezza impedisce la circolazione delle persone e rafforza una politica
che penalizza, esclude e riconduce alla clandestinita' gli immigrati e in
particolar modo le donne;
- un'Europa che attraverso le politiche neoliberiste impoverisce sempre piu'
le donne rafforzando le disuguaglianze professionali e il tempo parziale
imposto licenziando, e in cui le pensioni delle donne sono sempre piu'
deboli, se non addirittura inesistenti;
- un'Europa che tace le violenze fatte alle donne, che tace la
mercificazione dei corpi e le forme di schiavitu' moderna;
- l'Europa che interviene e sostiene le guerre fatte nel mondo intero.
*
Noi, donne riunite il 12 novembre in apertura del forum sociale, affermiamo
che un'altra Europa e' possibile:
- un'Europa della pace, smilitarizzata, che rifiuta la guerra come soluzione
dei conflitti internazionali;
- un'Europa dei diritti umani, economici e sociali;
- un'Europa che rafforza l'insieme dei servizi pubblici ed in particolare
quei servizi per le persone di cui le donne si fanno maggiormente carico;
- un'Europa in cui le donne fanno sentire la loro voce e partecipano
paritariamente a prendere le decisioni;
- un'Europa della libera circolazione delle persone che riconosce la
cittadinanza piena ed intera ad ogni persona che vive sul territorio;
- un'Europa dove le donne dispongono liberamente del loro corpo - aborto e
contraccezione liberi e rimborsati;
- un'Europa che rispetta l'orientamento sessuale;
- un'Europa laica che si contrappone al montare degli integrismi religiosi e
che assicura l'applicazione ed i progressi dei diritti umani fondamentali
delle donne;
- un'Europa che garantisce il diritto ad un lavoro e ad un salario decente
con la fine delle politiche del tempo parziale.
*
Per realizzare questa Europa proponiamo di promuovere le campagne definite
dagli ateliers dell'assemblea: donne e guerre; lavoro, precarieta' e
poverta'; violenze; diritti sessuali e riproduttivi; donne migranti; donne e
potere.
Queste campagne si iscrivono all'interno delle lotte promosse dall'insieme
dei movimenti sociali per un'Europa dei diritti sociali e dell'uguaglianza.
Le lotte per le rivendicazioni delle donne non sono "specifiche", al
contrario, si inseriscono al centro stesso delle lotte contro la
mondializzazione neoliberista:
- perche' riguardano l'insieme delle donne e degli uomini;
- perche' mettono in discussione la base stessa dell'organizzazione
patriarcale e capitalista.

9. MEMORIA E PROPOSTA. MASSIMILIANO PILATI: MI ABBONO AD "AZIONE
NONVIOLENTA" PERCHE'...
["Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento
fondata da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per
tutte le persone amiche della nonviolenza. La sede della redazione e' in via
Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org; l'abbonamento annuo e'
di 25 euro da versare sul conto corrente postale n. 10250363, oppure tramite
bonifico bancario o assegno al conto corrente bancario n. 18745455 presso
BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB
11700, intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona,
specificando nella causale: abbonamento ad "Azione nonviolenta".
Avvicinandosi la fine dell'anno, abbiamo chiesto ad alcuni autorevoli amici
della nonviolenza di motivare l'invito - che ci permettiamo di rivolgere a
tutti i lettori del nostro notiziario - a  rinnovare (o sottoscrivere per la
prima volta) l'abbonamento ad "Azione nonviolenta". Oggi risponde
Massimiliano Pilati (per contatti: massi.pilati at lillinet.org). Massimiliano
Pilati fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento; e'
impegnato nel nodo trentino della Rete di Lilliput e nel gruppo di lavoro
tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di Lilliput; fa parte del
coordinamento nazionale della campagna "Pace da tutti i balconi"]

Ho scoperto "Azione Nonviolenta" per caso nel 1997 in uno scaffale di un
centro di documentazione di Bologna tra altre riviste pacifiste. Subito mi
colpi' il nome di quella rivista: "Azione onviolenta"... in quel periodo
della mia vita quelle parole mi suonarono come "la risposta", mi ricordo che
mi sono sentito come John Belushi nel film "The Blues Brothers": in quel
momento "vidi la luce!"; consultai avidamente la rivista, ogni sua pagina, e
capii che il mio fermo e determinato antimilitarismo militante doveva essere
affiancato da "un'aggiunta" (cosi' la chiamavano nella rivista): la scelta
di incamminarsi verso la nonviolenza.
Finalmente avevo trovato una rivista che parlava di pace, ma che non era
solo la pace di Gesu' e dei cristiani, e per me, agnostico, questo era
importantissimo; che parlava di verita', che mi incoraggiava a fare della
mia scelta di servizio civile una scelta di obiezione di coscienza.
MI abbonai quasi subito e fu una gioia il giorno che mi arrivo' il primo
libro che ordinai e assieme ad esso una spilletta col fucile spezzato. Il
libro era "La mia obbiezione di coscienza" di Pietro Pinna; dopo la lettura
di quel libro il mio legame per Pietro e il mio senso di appartenenza per il
Movimento Nonviolento e per la loro, la mia rivista non sono mai piu' venuti
a mancare.
Eccomi qui, dopo soli sei anni a leggere, consultare e trovare stimoli
continui in quella rivista. Ho anche l'estrema fortuna e onore di poterci
scrivere e di poter tenere una rubrica tutta mia che parla di Rete Lilliput,
l'organizzazione che piu' mi sta a cuore in questo periodo dopo il Movimento
Nonviolento e alla quale il mio movimento da' un apporto fondamentale.
L'anno scorso ho fatto la pazzia di comprarmi tutte le annate di "Azione
nonviolenta", dal primo numero. E' una gioia andare periodicamente a cercare
conforto, risposte e dubbi sui numeri arretrati. Non sempre sono d'accordo
con quello che leggo, ma sempre, comunque, cio' che leggo e' uno stimolo a
riflettere, a prendere consapevolezza, a reagire ad agire con la
nonviolenza. Spesso, quando sconfortato leggo e sento notizie di guerre,
violenze e terrorismo, prendo in mano il primo numero del 1964 e ne leggo
l'editoriale "Il nostro programma", subito trovo conforto in questo... noi,
nonostante tutto, abbiamo un programma, ci proviamo, ci siamo.

10. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: L'ALTARE DELLA PATRIA. UNA MORALITA'
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo questo articolo di Luisa Muraro gia' apparso sul quotidiano
"L'unita'" del 22 novembre 2003. Luisa Muraro insegna all'Universita' di
Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito
delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda
biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque
fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione
allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di
Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera
accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella
scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia
dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba
Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista
dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al
femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della
differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva:
La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981,
ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La
Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti,
Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla
nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria
delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via
Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima
(1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero
della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della
maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel
1997"]

Poveri morti, devono sempre fare le spese delle nostre commedie e dei nostri
sbagli, loro che non possono piu' farne. Da questo punto di vista, credo che
il morto italiano piu' meritevole sia il Milite Ignoto. Vi raccontero' la
sua storia.
Verso la fine del secolo XIX, fatta l'unita' d'Italia, si penso' di erigere,
nella sua nuova e definitiva capitale, Roma, un monumento a re Vittorio
Emanuele II, detto percio' "Vittoriano" (per non chiamarlo
"Vittoremanueliano", troppo lungo). L'incarico fu dato ad un certo Giuseppe
Sacconi, di cui poco o nulla si ricorda oggi, quello che si ricava dalla sua
opera e' che doveva essere un tipo pieno d'idee grandiose ma confuse.
I lavori cominciarono nel 1885. Purtroppo Roma era gia' piena di monumenti,
e per far posto a questo fu necessario sbancare una collina e cancellare le
tracce di una storia millenaria. Il peggio doveva ancora venire, e fu con
l'inaugurazione, nel 1911: il monumento, invece di evocare la grandezza di
Roma antica, fece subito pensare ad un'immensa macchina da scrivere.
Si penso' allora che quella Cosa, bisognava farla funzionare: perche' non
farne il mausoleo della casa regnante? I Savoia ancora in vita risposero
"no, grazie". Per fortuna, se cosi' posso esprimermi, scoppio' una guerra
mondiale, la prima, che copri' l'Europa di morti, in gran parte soldati
semplici, in gran parte contadini. Ed ecco spuntare nella mente dei nostri
governanti una nuova idea: dalla sterminata massa di soldati senza nome e
senza storia, ne preleviamo uno, lo promuoviamo Milite Ignoto e lo
seppelliamo nel nostro monumento.
Ecco inventato l'Altare della Patria, che ha fatto dimenticare la Macchina
da scrivere.
Qual e' la morale? E' presto per trarre una vera morale, dato che la storia
non e' finita, anzi continua, alla grande, come stiamo vedendo in questi
giorni. Al massimo, potrei tentare una morale provvisoria: e' meglio non
morire, in generale, ma se proprio non si puo' evitare, meglio morire un po'
defilati, vicino alle persone che ci vogliono bene e, soprattutto, alla
larga dai potenti con i loro calcoli, le loro furberie, i loro servi.

11. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: PER USCIRE DALLA FOLLIA COMINCIANDO DALLA
"RETTIFICA DEI NOMI"
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscali.it) per questo
intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo
foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace
e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; e' disponibile nella rete telematica la
sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia
storica delle lotte nonarmate e nonviolente, di cui abbiamo pubblicato il
piu' recente aggiornamento nei numeri 714-715 di questo foglio, ricerca una
cui edizione a stampa - ma il lavoro e' stato appunto successivamente
aggiornato - e' in Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, Annuario
della pace. Italia / maggio 2000 - giugno 2001, Asterios, Trieste 2001; vari
suoi interventi sono anche nei siti: www.arpnet.it/regis, www.ilfoglio.org.
Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel
n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Su un punto vorremmo
esprimere un consenso e aggiungere una considerazione. Sebbene sia possibile
e necessario distinguere (ed in alcuni casi e' del tutto evidente che alcune
azioni terroristiche sono atti criminali e basta, e che le organizzazioni
che le commettono sono null'altro che sodalizi di assassini: ma anche in
questo caso ne vanno indagate le caratteristiche e le finalita', che possono
essere molto diverse da caso a caso - ad esempio sia lo stato nazista che la
mafia sono organizzazioni criminali e terroristiche, ma evidentemente vi
sono differenze profonde tra l'uno e l'altra), non sempre esiste un
discrimine chiaro tra resistenza, attivita' militare e terrorismo: in primo
luogo poiche' anche una legittima resistenza puo' avvalersi di mezzi
terroristici (che naturalmente restano atti sciagurati e criminali, quali
che siano i moventi e le finalita' dei promotori); in secondo luogo perche'
sempre piu' nell'ultimo secolo l'attivita' militare ha acquisito
caratteristiche terroristiche (sempre piu' la guerra e' direttamente contro
i civili, le statistiche sulla proporzione tra vittime militari e vittime
civili nei conflitti bellici dal Novecento ad oggi sono inequivocabili);
cosicche' determinati atti possono essere insieme qualificati come
resistenza, come classica attivita' militare, e come terrorismo. Da questo
punto di vista anche ad avviso di chi scrive queste righe la strage di
Nassiriya puo' essere interpretata ad un tempo sia come atto di resistenza
armata contro un esercito occupante, sia come atto di terrorismo, senza che
l'una definizione destituisca di legittimita' l'altra. Resta il fatto, come
sottolinea giustamente Enrico Peyretti, che a tutte le stragi e a tutte le
uccisioni, a tutti i terrorismi e a tutte le guerre occorre opporsi (p. s.)]

Ho l'impressione che, per uscire dalla stagione di follia che ci sta
tormentando e umiliando - la "pace dal basso" che si firma oggi a Ginevra e'
una speranza - siano indispensabili pensieri coraggiosi e decisioni audaci,
come trattare col "nemico".
*
Si puo' cominciare dalla "rettifica dei nomi", come richiede Confucio. Per
esempio, bisogna distinguere terrorismo, guerra, resistenza (e poi, tra le
guerre, guerra di difesa, di offesa, preventiva). Comincerei con la
differenza tra terrorismo e resistenza.
Atti terroristici sono senza alcun dubbio le bombe nelle piazze e sui treni,
negli autobus, nei bar e nei mercati, tipiche le stragi di Bologna del 2
agosto 1980 e di New York dell'11 settembre 2001. Sono terroristici gli
attentati alla popolazione civile in Israele. Sono terroristici anche atti
"accettati" come atti di guerra, quali i bombardamenti sulle citta',
specialmente di notte, che abbiamo conosciuto anche in Italia, culminati nei
massacri storici di Guernica, Coventry, Dresda, Hiroshima, Nagasaki. Sono
terroristici i raid israeliani in terra palestinese che puniscono e
colpiscono i civili per colpire i terroristi.
Negli atti terroristici l'obiettivo indiscriminato sono molte vite umane
indifese, disarmate, inoffensive, che non minacciano chi le colpisce
usandole come strumenti al solo scopo di acquistare o mantenere potere
attraverso azioni terrificanti. Nessuna considerazione onesta puo' attenuare
la condanna di queste azioni. Se ne possono trovare cause e pretesti, ma la
coscienza umana le condanna, e basta, chiunque le compia, stati o bande.
*
La lotta armata che colpisce persone avversarie e' ugualmente e totalmente
da condannare, perche' la violenza politica deve essere sempre del tutto
ingiustificabile, se vogliamo che i fini dell'azione, e dunque anche i
mezzi, restino umani, degni dell'umanita'. Eppure, nell'orrore, c'e' una
differenza tra l'omicidio e la strage, tra l'uccisione dell'avversario
politico e l'uccisione degli estranei; c'e' differenza anche tra l'uccisione
dell'avversario disarmato (gli omicidi politici) e quella del poliziotto o
soldato, armati, della parte "nemica".
Sono differenze interne al male, ma sono da chiarire, perche' confondere i
fenomeni violenti torna utile, in definitiva, a chi giustifica la violenza
della propria parte, o statale, facendo un fascio solo di tutte le altre.
Ognuno vede che c'e' una differenza, interna al male, che ogni legge penale
considera, tra l'uccidere il rivale e l'uccidere la sua famiglia e i vicini
di casa. Uguale la condanna di tutte le violenze politiche, ma diversa
l'ampiezza e gravita' dell'effetto: nella strage il terrore colpisce tutti,
nella lotta armata la minaccia mortale cade sugli avversari politici. I due
mali vanno affrontati per quello che sono, diversamente.
*
Chiediamoci: quello che sta accadendo in Iraq e' terrorismo, come lo
qualifica il linguaggio dominante dei governi e delle fonti mediatiche
omogenee al sistema? Oppure  e' resistenza, come lo chiamano i
simpatizzanti? Sempre, nella guerra, il terrorismo e' quello degli altri,
specialmente se non sono un esercito statale regolare, quasi che l'essere
esercito diminuisca il delitto. I partigiani erano semplicemente terroristi,
per i nazisti.
Quello che sta accadendo quotidianamente in Iraq contro l'esercito degli
Stati Uniti e, sempre piu', contro le presenze militari - e ora anche civili
collaboranti coi militari - dei loro alleati, e' la risposta violenta alla
violenta e ingiustificabilissima occupazione militare statunitense, avallata
da alcuni governi alleati, tra cui quello italiano, occupazione avvenuta
contro la volonta' dell'Onu e contro la volonta' dei popoli vastissimamente
manifestata.
Quello che sta accadendo in Iraq e' anche azione di elementi violenti che
accorrono ad aggiungersi e si inseriscono nella opposizione popolare
irachena, probabilmente con maggiore cinismo e spregiudicatezza, con
l'intento di cogliere una facile occasione nella guerra globale tra
occidente e anti-occidente.
Gli attacchi alle Nazioni Unite e alla Croce Rossa, sono atti di terrorismo,
non di resistenza. La guerra li ha provocati e facilitati, ma cio' non li
giustifica per nulla davanti alla coscienza umana. Non si giustificano
quegli atti, non si giustifica la provocazione.
Cosa diversa sono gli attacchi armati a posizioni e reparti militari
occupanti. Questa e' lotta armata di resistenza nazionale, non e'
terrorismo.
L'attacco suicida - diciamo meglio: sui-omicida - ai militari occupanti e',
per la nostra sensibilita', incomprensibile e ripugnante, ma, internamente a
quella scelta di lotta, e' un atto di massimo sacrificio per la causa
adottata, e non e' molto diverso, sostanzialmente, dalla decisione del
soldato tradizionale quando, per colpire e uccidere i soldati avversari,
mette la propria vita in situazioni di rischio estremo o certo. Questa
azione e' sempre stata esaltata dalla cultura militare come lodevole ed
eroica.
L'attacco sui-omicida a militari e' violento, ma non e' "vile", come lo
hanno qualificato sbrigativamente autorita' e giornali riguardo ai nostri
carabinieri uccisi. L'azione di sorpresa e dirompente e' un metodo classico
della strategia militare: anche questa vogliamo qualificarla vile
terrorismo? D'accordo: chiamiamola cosi', e condanniamo finalmente ogni
guerra, ogni metodo omicida.
*
La cultura della pace e nonviolenza riconosce, come e' giusto, il
diritto-dovere di resistenza, ma vuole che essa maturi e si umanizzi fino a
non essere violenta come l'offesa, l'aggressione e il dominio, e ricorra
invece alla forza umana non omicida: la forza dell'unita' e del coraggio, la
forza che viene dall'attenersi alla verita' universale del "non uccidere",
la forza morale che discende del proprio buon diritto, la forza de1la
disobbedienza civile che oppone alla pretesa del dominio il vuoto nel quale
il dominio cadra', come non poche volte e' accaduto nella storia delle lotte
nonviolente.
*
Promuovere i metodi nonviolenti nella gestione dei conflitti umani non
significa disconoscere ad un popolo il diritto di difendersi come sa e puo',
secondo la sua cultura ed esperienza, come fece la Resistenza italiana. La
comunicazione di esperienze puo' allargare la capacita' di lottare coi mezzi
nonviolenti, ma non si puo' esigere cio' che e' storicamente impossibile o
immaturo. La prima responsabilita' della violenza ribelle e' della violenza
dominante. Quando un conflitto ancora gestibile diventa guerra, viene tolto
spazio alla trasformazione dei conflitti verso forme sempre piu' civili e
meno violente.
*
Ora, in Iraq ci sono anche episodi di terrorismo, ma c'e' anzitutto un
popolo che all'inizio forse era ben disposto persino verso chi abbatteva
militarmente la dittatura precedente, ma ora non tollera l'occupazione
militare niente affatto umanitaria e il caos provocato da chi fa la guerra
ma non sa amministrare la conquista e il dopo-guerra nel rispetto delle
esigenze primarie di un popolo (cfr. Il disastro iracheno visto da vicino,
di Marco Calamai, membro italiano dimissionario della Coalition Provisional
Authority, a Nassiriya, "L'Unita'", 29 novembre 2003, pp. 1-2; David Rieff,
giornalista statunitense, Pantano iracheno, in "Internazionale", 21 novembre
2003, pp. 26-44, tratto da "The New York Times Magazine", 2 novembre 2003).
Chiamare tutto terrorismo e' una confusione voluta e disonesta, che cerca di
nascondere la provocazione dei militari, anche quelli italiani, che stanno
in armi sulla terra di un popolo offeso, terra calpestata dalle armi.
Speriamo con tutto il cuore che non accada, ma e' da temere che un secondo
attacco anche verso gli italiani sia possibile. Il palazzo coprira' ancora
con la retorica patriottica le sue responsabilita'? Si vedra' ancora
l'unanimismo di giudizio ufficiale e mediatico, che e' stato un uso
strumentale e non un vero rispetto dei morti di Nassiriya?
La linea attuale ostinata e cieca dei governi implicati e impantanati nella
malefatta irachena (ora anche quello spagnolo), non fa che spingere avanti
le peggiori sollecitazioni al terrorismo. Speriamo con tutto il cuore che
non accada, ma un prossimo attentato terroristico potrebbe essere su una
centrale atomica, oppure ad opera di un kamikaze armato di una delle
atomiche "tascabili", da zaino, che pare siano sul mercato delle armi.
Chi comincera' ad uscire dalla follia?

12. RILETTURE. INGEBORG BACHMANN: POESIE
Ingeborg Bachmann, Poesie, Guanda, Parma 1978, Tea, Milano 1996, pp. 166,
lire 13.000. Una delle voci liriche piu' alte - e delle riflessioni
filosofiche piu' acute - del Novecento.

13. RILETTURE. CHRISTA WOLF: CASSANDRA
Christa Wolf, Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 160. Una voce di donna
contro tutte le guerre.

14. RILETTURE. VIRGINIA WOOLF: LE TRE GHINEE
Virginia Woolf, Le tre ghinee, La Tartaruga, Milano 1975, Feltrinelli,
Milano 1987, pp. 256. Una lettura fondamentale.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: luciano.benini at tin.it,
angelaebeppe at libero.it, mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 748 del 3 dicembre 2003