NOTIZIE MST/VIA CAMPESINA - 4 AGOSTO 2011



Title: NOTIZIE MST/VIA CAMPESINA - 4 AGOSTO 2011
NOTIZIE MST/VIA CAMPESINA
 
 
1.   "A noi spetta l’organizzazione e la lotta per un nuovo tipo di riforma agraria” Intervista a Stedile su Carta Capital (29/7/2011)

 
2.   “Il veleno è in tavola”. Un film di Silvio Tendler (3/8/ 2011)

 
3.   Nyéléni Europa - Primo forum europeo per la  Sovranità Alimentare, 16 - 21 agosto 2011, Krems,  Austria (3/8/ 2011)

 
4.   LAND GRABBING – Conferenza di Via Campesina Internazionale “Fermiamo l’accaparramento di terre” 17/20 novembre 2011, Nyeleni/Mali  (comunicato luglio 2011)

 
5.   La giustizia oggi in Brasile e la necessità della riforma agraria – intervista all’avvocato Darci Frigo, in occasione del Processo per l’assassinio di Eduardo Anghinoni (27/7/2011)

 
 www.comitatomst.it
 
 
"A noi spetta l’organizzazione e la lotta per un nuovo tipo di riforma agraria”
 Intervista a Stedile su Carta Capital (29 luglio 2011)
 
Che  dimensioni ha, oggi in Brasile, la reale necessità di distribuione di terre?
Il Brasile è uno dei paesi con la maggiore concentrazione della proprietà della terra. Negli ultimi anni, anche durante il governo Lula, la concentrazione è andata avanti. Gli ultimi dati del catasto dell’Incra, del dicembre 2010, rivelano che abbiamo 66.000 aziende classificate come grandi proprietà improduttive, che controllano 175 milioni di ettari. Per la Costituzione e per la Legge Agraria Complementare, tutte queste proprietà dovrebbero essere espropriate e distribuite. Ci sono circa 4 milioni di famiglie di lavoratori agricoli senza terra che sarebbero i potenziali beneficiari.
 
La distribuzione di terre è ancora il fattore più importante della riforma agraria? Perché?
La riforma agraria è nata come politica di governi della borghesia industriale nell’emisfero nord che, applicando il principio repubblicano di uguali diritti, ha democratizzato la proprietà della terra. In questo modo stimolava il mercato interno a favore dell’industria. Pertanto, parlare di riforma agraria è necessariamente democratizzare l’accesso al possesso e alla proprietà della terra. Senza questo non ci sarà mai una società democratica, se i beni della natura che non sono frutto del lavoro sono concentrati nelle mani di poche persone. In Brasile, le grandi proprietà improduttive sono solo l’1,3% ma controllano il 40% di tutte le terre. Espropriando questo 1,3% avremmo dei magnifici cambiamenti nelle campagne.
 
C’è un processo di riforma agraria in Brasile nel senso di distrbuzione delle terre?
Un programma vero di riforma agraria c’è quando le politiche di espropio di terre e democratizzazione della proprietà riescono a impedire la concentrazione. Come ho detto, la concentrazione in Brasile va aumentando. Il censimento del 2006 ha rivelato che la concentrazione è molto maggiore oggi che nel 1920, quando da poco eravamo usciti dalla schiavitù. In Brasile, negli ultimi decenni, c’è stata la coniugazione di due politiche pubbliche: la colonizzazione di terre in Amazzonia (e questo non ha alterato la struttura della proprietà) e la politica di insediamenti rurali per risolvere conflitti sociali e politici, questo quando c’è molta pressione da parte dei lavoratori. Negli ultimi anni abbiamo ottenuto molti insediamenti, grazie a una forte pressione sociale e un alto grado di sacrificio del lavoratori, che a volte hanno pagato con la vita. Ma questo non è la riforma agraria, secondo il concetto classico. Oltre a questo, in Brasile sta avvenendo una denazionalizzazione della proprietà della terra, accelerata dalla crisi del capitalismo finanziario, che ha fatto sì che i capitali speculativi corressero a investire nel patrimonio naturale del Brasile  per proteggersi dalla crisi. Si stima che i capitali stranieri controllino già più di 30 milioni di ettari, per produrre canna da zucchero, soja e per allevamenti. Solo nel settore zucchero-alcool controllano il 33% di tutta la terra e delle fabbriche.
 
Che cosa è realmente cambiato nel processo di accesso alla terra da quando il PT è andato al governo? C’è stato un aumento degli indici di concentrazione della terra o una riduzione?
C’è una logica del funzionamento del capitale in agricoltura che porta naturalmente all’accumulazione e alla concentrazione della produzione e della proprietà della terra. Per combattere questo processo il governo dovrebbe assumere una politica pubblica di massa. E invece, sia durante il governo FHC che durante il governo Lula la concentrazione della proprietà della terra è continuata. E quanto maggiori saranno i tassi di profitto in agricoltura più alti saranno i prezzi della terra e maggiore sarà la concentrazione della proprietà.
 
Che cosa pensa il MST che sarà realmente fatto in Brasile in relazione alla riforma agraria? Quali sono le prospettive del MST?
Il programma di riforma agraria classica, che la maggioranza dei paesi industrializzati han realizzato nell’emisfero nord, democratizzando la proprietà e creando il mercato interno, dipende da un progetto politico di sviluppo nazionale basato sull’industrializzazione. Questo è uscito dall’agenda in Brasile. Non perché non sia una strada percorribile, ma perché le borghesie industriali brasiliane non hanno mai avuto un progetto di sviluppo nazionale. Quindi, purtroppo, questo tipo di riforma agraria è reso impossibile da loro. Spetta ai movimenti sociali del campo organizzarsi e lottare, ora, per un nuovo tipo di riforma agraria. La chiamiamo riforma agraria popolare. Oltre all’esproprio di grandi latifondi improduttivi, bisogna riorganizzare la produzione agricola con un nuovo modello. Noi sosteniamo politiche che mettano al primo posto la produzione di alimenti. Alimenti sani, senza pesticidi. Una combinazione di distribuzione di terre con agroindustrie negli insediamenti, in una forma cooperativa, rivolta al mercato interno. Impiantando un nuovo modello tecnologico basato sulle tecniche agricole dell’agroecologia.
E anche un’ampia democratizzazione dell’educazione, con l’installazione di scuole di tutti i livellii, in tutto l’ambiente rurale. Questa è la nostra piattaforma e la nostra prospettiva. Può volerci del tempo, ma questo sarà il futuro dell’agricoltura in tutto il mondo. Il modello del capitale, dell’agrobusiness, non è sostenibile, dal punto di vista economico, ambientale e anche da quello della salute pubblica perché produce solo profitto usando molti veleni e degradando l’ambiente.  
 
Non c’è stata grande pressione popolare per la riforma agraria. Cosa è cambiato realmente nel MST negli ultimi dieci anni? Il MST non riesce più a promuovere grandi mobilitazioni, limitandosi a proteste limitate, come “l’aprile rosso” e proteste locali? Non parliamo del picco di accampamenti dopo l’insediamento di Lula, ma in generale.
Il MST ha mantenuto la stessa media di 250 occupazioni di fazendas all’anno. Noi continuiamo lottando e abbiamo accresciuto la nostra base. Ma ora è cambiata la correlazione tra le forze politiche. Abbiamo un nemico più forte. Ora, oltre al latifondista dobbiamo affrontare il modello dell’agrobusiness che rappresenta una alleanza tra i grandi proprietari di terra, il capitale straniero e il capitale finanziario.  E si somma a questo l’ampio appoggio ideologico dei grandi media, che attaccano permanentemente quando qualche lavoratore si mobilita. Si sono schierati anche contro la mobilitazione dei vigili del fuoco, figuriamoci dei senza-terra.
Quindi è nell’opinione di questi media imprenditoriali e ipocriti che il MST avrebbe diminuito la sua forza, ma questa non è la realtà. D’altra parte, se la riforma agraria dipende ora dal cambiamento del modello di sviluppo, questo deve essere sostenuto, a sua volta, da un ampio processo di mobilitazione popolare nel Paese, che ancora non è in agenda per il riflusso del movimento delle masse. Ma un giorno tornerà e tornerà con forza, visto che i problemi strutturali della società brasiliana restano non modificati e latenti.
 
Quanti accampamenti e quante famiglie accampate ha oggi il MST? Questo numero può crescere per esempio con la moltiplicazione dei grandi cantieri di opere, soprattutto idroelettriche, a causa della speculazione immobiliare? O diminuirà nella misura in cui la situazione economica del paese migliora?
Abbiamo circa 60.000 famiglie accampate. E ci sono altri quattro milioni di famiglie che vivono nel campo, sono poveri e potrebbero essere beneficiati dalla riforma agraria. E di fatto, ora, sono addormentati dalla Borsa Famiglia (…)
Ma questa non è una soluzione definitiva. E’ un programma necessario, ma solo di emergenza. La soluzione richiede programmi strutturali di lavoro e reddito.
 
Che relazione vede tra il Programma “Brasile senza Miseria” e la riforma agraria?
Il Programma Brasile senza Miseria è ancora una coperta fatta di pezzi di diversi programmi di compensazione sociale. Nessuno di questi mette in discussione la struttura e la causa della povertà. Per questo abbiamo sostenuto con il governo diverse proposte. Ci sono 14 milioni di miserabili che possono essere soccorsi con misure emergenziali. E ci sono altri 40 milioni che formano il gruppo del Borsa Famiglia. Quindi il governo dovrebbe fare un programma ampio, anche localizzato nelle regioni più carenti, di accesso alla terra. Un programma di installazione di agroindustrie cooperative, che creano lavoro e reddito. Rafforzare la Conab, perché si trasformi in una grande impresa di acquisto di tutti gli alimenti prodotti dall’agricoltura familiare. Creare un  mutirão nazionale di alfabetizzazione dei 14 milioni di adulti analfabeti. Creare scuole di base in tutte le comunità rurali e scuole regionali di livello medio in ambito rurale attraverso l’IFETS o altre scuole tecniche agricole. E ancora un ampio programma di riforestazione, ampliando la Borsa Verde per tutti i 4 milioni di famiglie contadine povere.
 
 
Il MST potrà appoggiare la creazione di un partito politico, attraverso la Consulta Popolare? Il trasformarsi in partito può essere un percorso per il MST o parte di esso?
I partiti politici in Brasile sono screditati e hanno uno scarso legame con programmi per la nazione o ideologie di classe. In genere, sono usati da persone e gruppi solo come trampolini per incarichi e risorse pubbliche. Ma l’organizzazione politica nella società è fondamentale per costruire il cambiametno. Il MST è un movimento sociale, autonomo, con base sociale nelle campagne e nelle città. Noi dobbiamo stimolare, come militanti sociali e cittadini, la rivitalizzazione della pratica politica nel Paese, ma il cammino del MST deve essere la lotta per la riforma agraria popolare.
 
 
Qual é il futuro per l’attuale modello ?
Credo che anche se l’espressione “riforma agraria” è screditata e la stampa borghese fa una campagna permanenete contro la lotta dei lavoratori  perché  oggi esercita una egemonia assoluta, nel futuro avremo grandi cambiamenti nel modello agricolo e nella società brasiliana.  Poiché il modello del capitale di organizzare la produzione agricola solo per il profitto, aggredendo l’ambiente e usando veleni, è insostenibile nel lungo periodo.  E la società in genere e la natura saranno dalla nostra parte per realizzare i cambiamenti strutturali necessari.
 
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“Il veleno è in tavola”. Un film di Silvio Tendler
Presentato a Rio de Janeiro il 25 luglio, di fronte a più di 800 persone nel Teatro Casa Grande, il documentario fatto da Silvio Tendler per la “Campagna contro i pesticidi e per la vita” mostra in 50 minuti gli enormi danni causati da un modello agricolo basato sull’agrobusiness.  Oltre alle aggressioni all’ambiente, i veleni sempre più utilizzati nelle piantagioni causano seri rischi per la salute tanto del consumatore finale quanto degli agricoltori esposti quotidianamente all’intossicazione. In questa storia, le uniche a guadagnarci sono le grandi imprese transnazionali come Monsanto, Syngenta, Bayer, Dow, DuPont, tra le altre. Il documentario racconta come la cosiddetta Rivoluzione Verde del dopo-guerra eliminò l’eredità dell’agricoltura tradizionale, impiantando un modello che minaccia la fertilità del suolo, le riserve d’acqua e la biodiversità, contaminando persone e aria. Il Brasile è il paese che consuma più veleni nel mondo.5,2 litri all’anno per abitante. I prodotti biologici sono difficilmente accessibili alla popolazione a causa dell’alto costo. Tra l’altro in Braile ci sono incentivi fiscali per chi usa pesticidi in agricoltura generando una contraddizione tra la salute della popolazione e l’economia del paese e privilegiano la seconda.
Il video è accessibile su internet (in portoghese), l’autore invita a scaricarlo e diffonderlo.
http://www.youtube.com/watch?v=WYUn7Q5cpJ8&list=PLD90DE56D682B3B42 <http://www.youtube.com/watch?v=WYUn7Q5cpJ8&list=PLD90DE56D682B3B42>
   
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Nyéléni Europa - Primo forum europeo per la   Sovranità Alimentare, 16 - 21 agosto 2011, Krems,  Austria (dal Comunicato stampa Cisa - 3 agosto 2011) La regione di Krems ospiterà il primo Forum Europeo per la Sovranità Alimentare. In una fase storica in cui la Commissione Europea sta preparando la proposta legislativa per il futuro della Politica Agricola Comune (la PAC post 2013), proposta che verrà presentata in ottobre, più di 500 cittadini provenienti da tutta Europa si incontreranno in Austria per mettere nero su bianco le loro proposte sulle principali sfide che l'agricoltura si trova oggi ad affrontare: sviluppare un sistema agricolo fondato su aziende familiari e di piccola scala, e mantenere il tessuto socio-economico e culturale delle zone rurali europee.  Le piccole aziende hanno di recente ricevuto maggiore attenzione nel dibattito politico europeo. Il Commissario all'Agricoltura Dacian Ciolos ha proposto, per la prima volta, uno schema specifico per le piccole aziende agricole nella comunicazione della Commissione Europea sulla PAC post 2013. Il Forum Nyéléni Europa sarà articolato in riunioni plenarie e gruppi di lavoro. La discussione sarà focalizzata su tematiche emergenti inerenti il raggiungimento della sovranità alimentare sia dentro che fuori dall'Europa e riguarderà le seguenti cinque aree:
Ø I  modelli di produzione (agro-ecologia, energia, clima, OGM,  biodiversità).

Ø Mercati/organizzazione di filiere alimentari e di catene alimentari  (il dominio delle corporations nella filiera alimentare, i mercati locali, la  speculazione alimentare, l’agro-mafia, la solidarietà).

Ø Condizioni di lavoro/aspetti sociali (i lavoratori agricoli e  migranti, reddito, salute, accesso al cibo).

Ø L'accesso alla terra e alle altre risorse (insediamento di giovani  agricoltori e relativo finanziamento, acqua, semi).

Ø Politiche pubbliche (PAC e sviluppo rurale, le politiche per la  pesca, l'energia e il commercio, etc.).

Il Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare (CISA) sta preparando la delegazione italiana che parteciperà al Forum di Nyéleni Europa, il focal point del Forum per l'Italia è Luca Colombo, coordinatore della Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica (FIRAB). Per informazioni e adesioni scrivere a l.colombo at firab.it <l.colombo at firab.it>  
Per partecipare al Forum come stampa è necessario accreditarsi compilando il modulo di iscrizione allegato e rispedendolo a Marzia REZZIN marzia.rezzin at eurovia.org <marzia.rezzin at eurovia.org> , entro il 5 agosto
Per maggiori informazioni sul Forum di Nyéleni Europa scarica il press kit <http://www.aiab.it/images/stories/kit_stampa_ne2011.pdf <http://www.aiab.it/images/stories/kit_stampa_ne2011.pdf> > ,
 
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LAND GRABBING – Conferenza di Via Campesina Internazionale
 “Fermiamo l’accaparramento di terre” dal 17 al 20 novembre 2011, Nyeleni/Mali (notizia luglio 2011)
 
La terra, l’acqua, le risorse naturali che dovrebbero essere beni comuni inalienabili si trovano al centro di quel che sta in gioco a livello economico nel mondo.  Il modo in cui sono attualmente attribuite e gestite minaccia l’avvenire dei popoli, la nostra alimentazione e il pianeta.
Più di 45 milioni di ettari sono già stati oggetto di transazioni definitive o in via di definizione, quasi sempre con una grande opacità e a danno delle comunità contadine, di pastori, di pescatori e di popoli indigeni. Solo in Africa, 30 milioni di ettari sono stati accaparrati, lì dove l’insicurezza alimentare fa stragi tutti i giorni! La coesione sociale, la sovranità alimentare approvata legalmente da alcuni paesi africani - senza dimenticare la stessa sovranità degli Stati - sono rimesse in discussione:  in Mozambico con più di 10 milioni di ettari, in Etiopia con 300.000 ettari nelle mani di un solo investitore indiano, in Mali con più di 750.000 ettari….
Le agricolture familiari basate su conoscenze secolari, che hanno assicurato e assicurano l’alimentazione di più del 70% delle popolazioni soffrono frontalmente le conseguenze delle politiche economiche che beneficiano solo alcuni, secondo le opportunità del mercato. I diritti fondamentali come i Diritti umani, i diritti di accesso alla terra e alla sua protezione, all’acqua, alle risorse naturali, alla alimentazione sono continuamente violati e spesso con la complicità dei governi.
Certamente numerosi incontri, articoli, programmi mediatiic hanno trattato questo tema, ma la voce dei contadini fino ad ora non è stata molto acoltata. E’ il momento di consolidare le nostre strategie con altri attori per ottenere più efficacia sul campo e in seno alle istituzioni.
Per questo motivo, la Via Campesina e il Coordinamento nazionale delle organizzazione contadine (CNOP) del Mali vi invita a venire per ascoltare, scambiare e appoggiare i nostri compagni e compagne che vivono ogni giorno queste realtà, non solo le loro sofferenze ma anche le loro resistenze. Si tratta di stabilire un Piano d’azione, approvato dalle organizzazioni contadine e dalle ONG, contro l’accaparramento a livello locale, nazionale e internazionale
 Contacto : CNOP/VIA CAMPESINA Kalabancoura rue 200 .porte 727 BP E 2169 Bamako/Mali chantal.jacovetti at wanadoo.fr Tél : 00223.76.81.87.93/64.86.89.26

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La giustizia oggi in Brasile e la necessità della riforma agraria – intervista all’avvocato Darci Frigo, in occasione del Processo per l’assassinio di Eduardo Anghinoni (27/7/2011)

“Viviamo una grande contraddizione: nello stesso momento in cui il governo “apre una finestra” per combattere la violenza nelle campagne e sostenere i difensori dei diritti umani, rafforza progetti  di crescita economica che hanno reso più vulnerabili tutti coloro che stanno in regioni distanti e che finiscono per vedere tutti i propri diritti violati” dice Darci Frigo, avvocato, coordinatore della Ong Terra dei diritti, in una intervista di IHU del 27 luglio, giorno del processo per l’assassinio di Eduardo Anghinoni.
 
Per 4 voti a 3, i giurati del Tribunale del Juri  il 27 luglio hanno votato per la condanna di   Jair Firmino Borracha, accusato di aver ucciso nel 1999, Eduardo Anghinoni – fratello di uno dei principali leader del  MST del Paraná (Celso Anghinoni, invitato in Italia dal nostro Comitato nell’ottobre 2003) La condanna è a 15 anni, ma Borracha potrà ricorrere in appello restando in libertà. E’ un primo risultato, ma è stato giudicato solo uno dei pistoleiros, i mandanti non sono stati individuati. Anghinoni è stato assassinato in un periodo in cui la violenza nel campo in   Paraná si era intensificata a causa della presenza di milizie armate. E’ stato ucciso in casa di Celso, scambiato per Celso, che era andato a trovare, seduto sul suo divano, vicino ai figli di Celso, da pistoleiros che hanno sparato dalla finestra  della casa.
Secondo  Frigo, durante il  governo Jaime Lerner, tra 1995 e 2002, “alcune centinaia di lavoratori sono stati catturati e più di 300 feriti. Ci sono stati 134 sgomberi e 17 omicidi”.
Darci Frigo si è laureato in diritto nella Pontifícia Universidade Católica do Paraná (PUCPR). Ha lavorato per 17 nella CPT e ora è coordinatore della ONG Terra de Direitos e consigliere del Programma Nazionale di Protezione dei Difensori dei Diritti Umani. Ha ricevuto nel 2001 il premio  internazionale Robert F. Kennedy per la sua lotta per i Diritti Umani in Brasile
 
 
In che contesto è avvenuto l’assassinio del militante del MST Eduardo Anghinoni? Il contesto era di conflitti agrari diffusi in tutto lo stato  del Paraná in relazione a una grande domanda di terre: più di 100 aree, in quel periodo, erano occupate dal MST. Lo stato del   Paraná, a partire dal 1997, con il  governo Jaime Lerner, ha cominciato ad adottare una politica di repressione molte forte contro i movimenti sociali, soprattutto il MST.
 
Come nascevano, si organizzavano e funzionavano le milizie private dei fazendeiros nella regione?  
Nello stato del Paraná, in quel periodo, ci fu una combinazione tra l’azione dello Stato, che agiva attraverso la Segreteria di Pubblica Sicurezza come braccio del latifondo e una esplicita connivenza con l’organizzazione di milizie private nelle campagne. Queste milizie sono state organizzate soprattutto dalla Unione Democratica Ruralista (UDR)  che mobilitò i fazendeiros e contrattò i pistoleiros. C’era una milizia che agiva attraverso una impresa di sicurezza di facciata, che è stata responsabile di vari omicidi nella regione.
 
Quali erano i metodi più utilizzati dalle milizie private?
Queste milizie agivano normalmente nella regione attraverso imprese di sicurezza di facciata o attraverso la contrattazione di pistoleiros di altri stati. Sono stati arrestati, per esempio, vari pistoleiros del Mato Grosso do Sul. Essi agivano facendo imboscate o collaborando con i fazendeiros negli sgomberi di aree occupate dai lavoratori, che più tardi sono state espropriate per insediare famiglie. Queste milizie cercavano di identificare i leader per eliminarli. La morte di Eduardo Anghinoni è avvenuta per questo, perché i pistoleiros cercavano uno dei principali leader della regione Celso Anghinoni, fratello di  Eduardo. Si sono sbagliati e hanno ucciso Eduardo.
 
Ci sono ancora questo tipo di milizie all’opera?
Oggi, con la diminuzione dei conflitti agrari, non è necessaria un’azione di questo tipo.  Tuttavia, ogni volta che i movimenti sociali e i lavoratori si mobilitano per rivendicare la riforma agraria le milizie ricompaiono. Nel 2007/2008 i produttori rurali hanno organizzato una milizia privata che ha agito con molta violenza e si è resa responsabile dell’assassinio di Valmir Mota de Oliveira (Keno). Eli Dallemole, un altro militante, anche lui è stato assassinato dalla milizia privata. Queste milizie ricompaiono perché non sono realmente combattute dalle autorità. Quindi, nel momento in cui i fazendeiros vogliono reprimere i lavoratori esse tornano ad agire.
 
Il  movimento sociale paranaense ha accusato l’ ex-governatore Jaime Lerner (1994-2002) di essere “architetto della violenza” a causa dell’elevato numero di azioni violente praticate contro i senza terra. Al di là dell’uso dell’apparato statale contro i movimenti sociali, il governatore era connivente con i gruppi parastatali come le milizie private?
L’ex-governatore è stato oggetto di un tribunale popolare nel maggio del 2001, a Curitiba, durante il quale ha ricevuto una condanna morale e politica per essere stato connivente con l’azione di questi gruppi. La Segreteria di Sicurezza Pubblica, in quel periodo, agiva come un braccio forte della repressione dei movimenti sociali e era connivente con queste milizie, che non furono mai combattute e smantellate. Tra 1995 e 2002 centinaia di lavoratori sono stati arrestati e più di 300 feriti. Ci furono 134 azioni di sgombero e 17 omicidi. Il governatore, in quell’epoca, ebbe la responsabilità di non aver smobilitato l’apparato di polizia organizzato nel suo governo per reprimere i lavoratori (nonostante le innumerevoli denunce).
 
Perché il processo per l’omicidio di  Eduardo Anghinoni, in un Tribunale del Júri, é considerato emblematico?
Prima di tutto perché stiamo vivendo nuovamente la situazione della violenza nelle campagne. Questo tema ha avuto le prime pagine dei giornali brasiliani come se si trattasse di un caso nuovo nel paese. Quello che è nuovo in questa situazione è il fatto che, al di là della terra, la ricerca delle risorse naturali è diventata causa di violenza nelle campagne. Alcuni elementi comuni vanno al là della questione della violenza nelle campagne del Brasile. Uno di questi è l’idea consolidata in varie regioni del paese che sono necessarie milizie armate per combattere posseiros, lavoratori, quilombolas, indigeni. Questa idea risale ai tempi della colonia. La caratteristica che si collega a questa violenza è l’impunità. Tre casi di omicidi nelle campagne giudicati in Paraná hanno portato all’assoluzione. Nessun mandante è stato portato al júri.
Abbiamo ottenuto che il caso di Eduardo fosse giudicato nella capitale, poiché nella regione dove è avvenuto il fatto non ci sono condizioni per la realizzazione di un júri. Il Brasile è già stato condannato nella corte interamericana e, dei quattro casi presi in esame, due riguardavano il   Paraná. Quindi, c’è una tensione internazionale sui casi di violenza nel nordest  del Paraná. Il caso di Eduardo è emblematico perché può fornire elementi per identificare i mandanti che sono coinvolti, non solo in questo omicidio, ma anche in altri. L’insediamento in cui vive la famiglia di Celso Anghinoni è stato legalizzato nel 1988. Sono grandi produttori di riso: producono più di 250.000 sacchi di riso nel comune di   Querência do Norte, il che vuol dire il 33% di tutto il riso del Paraná. Se questi agricoltori erano già insediati e vivevano in un’area legalizzata perché i pistoleiros sono andati nell’insediamento e hanno ucciso Eduardo Anghinoni? Questo atteggiamento è caratteristico di una milizia contrattata per uccidere. L’ex-presidente della UDR è stato riconosciuto da una testimone, la quale disse che lui ha sparato  a Sebastião Camargo, un altro dirigente sindacale. Un risultato positivo del Juri può essere un primo passo contro l’impunità.
 
Autorità come il ministro dello Stato sono state invitate per assistere al processo. Perché?
Ho partecipato a una riunione del Programma Nazionale dei Difensori dei Diritti Umani la scorsa settimana e abbiamo analizzato il caso delle persone che stanno subento minacce di morte in tutto il paese. Durante questa riunione - che si è svolta nella secreteria dei Diritti Umani - abbiamo chiesto che la Ministra Maria do Rosário, la Segretaria Generale della Presidenza della Repubblica e la Ouvidoria Agrária Nacional siano presenti al júri per servire da testimoni, nel senso di sostenere l’importanza che ci sia giustizia per i responsabili di questi omicidi, perché il juri non sia ignorato, ma abbia la necessaria visibilità. Noi dobbiamo garantire i diritti umani di tutte le persone, soprattutto di quelle che vivono nelle regioni remote del nostro paese, di quelle che lottano per la terra, per la protezione delle foreste.
 
Esiste la possibilità di arrivare ai mandanti?
In questo processo, resterà una questione aperta se l’accusato non rivelerà quali sono state le ragioni che lo hanno portato ad uccidere Eduardo Anghinoni. Può negare il crimine, ma c’è una prova tecnica riconosciuta dalla perizia: il pistoleiro, quando è stato arrestato, era in possesso dell’arma che era stata utilizzata per assassinare Eduardo. Se lui nega di essere responsabile, chiederemo al Pubblico Ministero di ampliare le indagini poiché ci sono indizi di partecipazione di questa organizzazione criminosa che ha agito nella regione e che può portare ai mandanti. Anche il proceso sull’omicidio   Sebastião Camargo, che avverrà nei prossimi mesi, potrà portare nuovi elementi per poter caratterizzare queste organizzazioni criminose che coinvolgono i grandi fazendeiros della regione. Uno dei testimoni della morte di Eduardo ha già ricevuto minacce. Una persona gli ha telefonato e gli ha detto che, se comparirà nel júri, subirà danni alla sua integrità fisica, Si tratta di una testimone importante, che conosce informazioni fondamentali.
In Brasile, non basta condannare gli esecutori, è necessario trovare i mandanti. Gli esecutori sono contrattati continuamente perché esistono molte persone che vivono in situazioni precarie, nelle periferie delle città.
 
Perché la maggioranza dei casi di omicidio di dirigenti contadini non arrivano al processo? Il sistema giudiziario ha dei preconcetti nei confronti del MST?   
L’intero sistema della giustizia soffre di una grande influenza della visione patrimonialista, che pone le pretese dei grandi latifondisti come pretese che sono al di sopra della vita e degli altri diritti. Questa cultura - di trattare la terra come un bene che sta al di sopra della vita delle persone - influenza molto le posizioni nel sistema giudiziario nel suo complesso. I lavoratori rurali sono considerati cittadini di seconda categoria e questo influenza molto le posizioni che vengono espresse nelle università e nei mezzi di comunicazione. L’organizzazione dei lavoratori è oggetto di attacchi ideologici di vari settori, che stigmatizzano una lotta per un diritto consacrato dalla Costituzione.  Così i lavoratori vengono presentati all’opinione pubblica come persone che sono contro la società.
 
Come interpreta la nuova onda di violenza contro dirigenti contadini, soprattutto nella regione Nord del paese? Quali sono le cause? Come ha reagito lo Stato?   
Abbiamo una nuova possibilità di affrontare questo problema nel paese, nella misura in cui il tema ha acquistato rilievo tanto nell’ambito dell’opinione pubblica come nel governo. Le cause della violenza nelle campagne sono strutturali, anche se esistono caratteristiche nuove. La distribuzione della terra nel paese continua ad essere un problema non risolto e questo dimostra che abbiamo ancora bisogno di lottare per la riforma agraria e per la regolarizzazione fondiaria per i quilombola e per gli indigeni.
Gli elementi nuovi sono relativi al grande appetito che il capitale ha dimostrato in relazione alle risorse naturali. Da un lato, c’è un ampliamento dei progetti della monocultura e, dall’altro, l’avanzare delle frontiere agricole dove ancora esiste la foresta. Questo fronte devastatore cerca di rimuovere qualsiasi ostacolo. Gli omicidi di José Cláudio e Maria, no Pará, sono avvenuti in questo contesto, perché loro denunciavano i commercianti di legname che volevano farla finita con le Riserve Legali. Anche l’espansione dello sfruttamento delle miniere porta ad una forte spinta all’espulsione dei lavoratori. Stiamo vivendo una nuova onda di aggressione delle forze del capitale nei confronti delle ultime risorse naturali e manca un’azione dello Stato per combattere impunità e violenza. Il modello di sviluppo rafforza questo problema.
Viviamo una grande contraddizione: nello stesso momento in cui il governo “apre una finestra” per combattere la violenza nelle campagne e sostenere i difensori dei diritti umani, rafforza progetti  di crescita economica che hanno reso più vulnerabili tutti coloro che stanno in regioni distanti e che finiscono per vedere tutti i propri diritti violati.