LATINOAMERICA - I media italiani usano anche i nazisti per disinformarci




Come mai il segretario dell’UDC Lorenzo Cesa riceve il capo di un
gruppuscolo fascista e antisemita venezuelano, coinvolto in passato perfino
in un attentato contro papa Wojtyla? Ha lo 0,04% ma siccome è in Italia per
parlar male di Hugo Chávez, viene portato in trionfo dai media che lo
promuovono addirittura “capo dell’opposizione moderata”. Ecco una storia
che meriterebbe almeno un'interrogazione parlamentare o un'indagine
dell'Ordine dei Giornalisti.

I media italiani usano anche i nazisti per disinformarci
di <http://www.gennarocarotenuto.it/>Gennaro Carotenuto


La trasmissione di Radio1 Rai, Zapping, condotta da Aldo Forbice, il
direttore del quotidiano il Tempo, Gaetano Pedullà e il suo redattore,
Fabrizio dell'Orefice, Radio Radicale con la firma Dimitri Buffa, hanno
dato un enorme spazio al signor Alejandro Peña Esclusa. Lo hanno presentato
come il “capo dell’opposizione democratica”, oppure come il “capo
dell’opposizione moderata venezuelana”, e quello che afferma è stato
pubblicato come oro colato senza alcuna verifica. Lo hanno presentato come
il Mahatma Gandhi venezuelano e Il Tempo di Roma lo ha messo addirittura in
Prima pagina. Ma Alejandro Peña Esclusa non è né il capo dell’opposizione
venezuelana, né tanto meno un moderato.

Anche se dell’Orefice sul Tempo lo chiama ossequiosamente “presidente”,
Peña Esclusa non è capo di alcunché perché non rappresenta –per fortuna,
converrete a breve- proprio nessuno. Quando si presentò alle elezioni
presidenziali del 1998, Peña Esclusa prese in tutto il Venezuela appena
2.424 voti, pari allo 0,04%. Basta lo 0,04% per essere il CAPO
dell’opposizione venezuelana? Per prestigiosi giornalisti come Forbice o
Pedullà, il nostro servizio pubblico o Radio Radicale, che non si sono
preoccupati di verificare chi fosse, mancando ad un loro preciso dovere
deontologico, evidentemente basta. Peña Esclusa è in questi giorni in
Italia con un’agenda di mediocre livello. Tra i politici italiani è
pubblico solo l’incontro con il segretario dell’UDC Lorenzo Cesa. Ma con
certa stampa invece ha fatto furore.

Chi è e cosa pensa il Mahatma Gandhi venezuelano di Pedullà e Forbice.

Dagli anni ’80, Alejandro Peña Esclusa è membro della setta “Tradizione,
Famiglia e Proprietà”, a metà tra il tradizionalismo lefebvriano e
l’ultradestra antisemita, fondata dal leader storico del fascismo
brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira. Per esserne membri è strettamente
necessario essere di razza ariana. Membri di “Tradizione, Famiglia e
Proprietà” sono in quegli anni coinvolti in due oscuri complotti per
assassinare nientemeno che Papa Giovanni Paolo II (a Caracas il 13 novembre
1984) e Ronald Reagan, considerati troppo morbidi con il comunismo. In
particolare Lyndon LaRouche, membro della staff di Ronald Reagan e intimo
di Peña Esclusa, resterà in carcere fino al 1994 per l’attentato contro il
presidente degli Stati Uniti. Dopo il fallito attentato al Papa, la setta
fu proibita in Venezuela ed oggi è fuori legge anche in Francia, Spagna ed
Argentina.

Dal 1984 in avanti Peña Esclusa passa per tutte le trame nere possibili e
l’11 aprile 2002 è tra i partecipanti al colpo di stato contro il governo
di Hugo Chávez. Fallito anche quello, agisce attraverso una serie di sigle
delle quali il gruppuscolo fascista “Fuerza Solidaria”, definito in diretta
Rai da Gaetano Pedullà come “la principale forza dell’opposizione
democratica venezuelana” e da Radio Radicale addirittura come “una ONG in
difesa dei diritti umani” è solo l’ultima sigla. Prima c’era "Desobediencia
Civil" e poi “Bloque democrático”, tutte scatole cinesi quanto vuote con le
quali ottenere “solidarietà” in giro per il mondo. Inoltre il nostro è
portavoce dell’organizzazione antisemita "Solidaridad Iberoamericana".
Forse Cesa dovrebbe qualche spiegazione. Forse se non fossimo in tempi di
solidarietà nazionale ci vorrebbe perfino un’interrogazione parlamentare
per sapere con chi si accompagna un leader centrista italiano.

Lo scorso 3 dicembre 2006, il giorno delle ultime presidenziali, Peña
Esclusa si distinse per attaccare frontalmente il candidato e capo
dell’opposizione, Manuel Rosales. Questo riconobbe sia la sconfitta sia la
trasparenza delle elezioni, peraltro garantita da molteplici organizzazioni
internazionali a partire dall’Unione Europea. Ma per Peña Esclusa, Manuel
Rosales è solo “un vigliacco e un traditore”. E ad Aldo Forbice un capo
dell’opposizione che prende 4.3 milioni di voti, ma riconosce che Hugo
Chávez ha vinto onestamente, evidentemente non fa gioco e quindi va
inventato, in esclusiva per l’Italia, un altro capo dell’opposizione. Ed
anche se ha lo 0,04% dei voti ed è nazista, purché parli male di Chávez, a
Forbice va benissimo.

Definire l’ideologia dell’uomo che per Radio Radicale è “una promettente
figura di politico latinoamericano che unisce l’esperienza politica alla
solidità morale” è semplice, visto che è lui stesso a dichiararla. Peña
Esclusa sostiene che “i colpi di stato militari sono soluzioni legittime e
auspicabili” e da 30 anni lavora in questo senso. Sarebbe stato facile
verificare con chi si aveva a che fare, a meno di non essere totalmente
infoiati dalle virulente dichiarazioni antichaviste del nostro. Per
Alejandro Peña Esclusa, basta consultare il suo sito Internet, TUTTI i
partiti politici latinoamericani, anche quelli di destra, sono marxisti, e
pertanto accecati dall'odio verso i militari che invece sono l’unica
speranza del continente.

Per il "moderato" Alejandro Peña Esclusa, "solo i militari sono capaci di
garantire la democrazia" e tutte le opposizioni ai governi di sinistra
latinoamericani tradiscono il loro elettorato impedendo ai militari di
riprendere il controllo del continente. Lo fanno perché “infiltrate dai
marxisti”, e uno dei massimi artefici di questo complotto continentale
sarebbe nientemeno che Gerardo Alckmin, il candidato delle destre sconfitto
da Lula nelle ultime elezioni brasiliane. Alckmin -come Rosales- pur
sapendo di avere vinto largamente le elezioni, avrebbe accettato la
sconfitta perché complice del complotto del PT, il partito di Lula,
nell'industria del narcotraffico e dei sequestri di persona. Siamo al
delirio, è evidente, ma né Radio Rai, né Radio Radicale hanno verificato.

Tutto ciò è pubblico e riscontrabile, eppure un Alejandro Peña Esclusa
arriva in Italia e trova credito, nonostante affermi, senza il minimo
riscontro, cose risibili come che nel Venezuela del novello Hitler Chávez,
sarebbe imminente l’espulsione di due milioni di italiani. Se si dà spazio
perfino a questo Stefano delle Chiaie venezuelano allora la situazione
dell’informazione in Italia è davvero grave. Sicuramente più grave di
quella venezuelana, dove nell’ultima campagna elettorale l’opposizione ha
avuto l’82% dello spazio sui media, con buona pace di Aldo Forbice.

Davvero basta dichiararsi antichavisti per trovarsi tutte le porte aperte e
non importa se si è stati perfino coinvolti in attentati al papa e si è
dichiaratamente fascisti, antisemiti e golpisti? Ma lo sa un estremista
come Peña Esclusa che per rendere passabili le balle che racconta, sono
stati costretti a presentarlo come “moderato” anche se le sue balle non
sono per niente moderate?

Ma la domanda più inquietante riguarda la nostra informazione. I nostri
giornalisti (e Lorenzo Cesa) sono stati ingannati da Peña Esclusa, e di
conseguenza sono colpevoli di non avere verificato, oppure è questa la
democrazia che Aldo Forbice e compagni hanno in mente per il Venezuela?

Il fatto è che il nazista Peña Esclusa è andato a colpo sicuro a dire
quello che Forbice, Pedullà, Buffa, dell'Orefice volevano sentirsi dire.
Anzi. "Poi non dite che lui, Alejandro Pena Esclusa, il principale
oppositore di Hugo Chavez in Venezuela e fuori, non ci aveva avvertito" è
il folkloristico incipit del pezzo su Radio Radicale, emittente per la
quale è evidente che è "meglio nazisti che bolivariani".

E allora qui, ad essere in ballo, non è l'immagine di Hugo Chávez,
diffamato nell'occasione da tutti gli organi di stampa citati, utilizzando
un personaggio sinistro al quale nessun democratico stringerebbe la mano.
Ad essere in ballo, e il caso esposto -anche se non ne parlerà nessuno- ne
è una lampante conferma, è il nostro diritto costituzionale ad essere
informati, non disinformati.

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