SCRIVETE A LULA, CAMPAGNA CONTRO IL LAVORO SCHIAVO



La Commissione Pastorale della Terra, insieme ad altre organizzazioni
brasiliane sta lanciando la campagna "LETTERA A LULA" sulla questione della
lotta al lavoro schiavo in Brasile. Questa campagna durerà tre mesi, fino
alle elezioni brasiliane di ottobre. Il Notiziario della Rete Radiè Resch
pubblicherà nel numero che uscirà nei prossimi giorni una cartolina da
inviare in Brasile. E' possibile anche mandare messaggi  collegandosi al
sito del governo brasiliano   https://planalto.gov.br/   Si deve selezionare
'fale conosco' (parla con noi) e poi 'fale com o presidente'  e incollare il
testo nello spazio apposito. Quando si riceverà un email che chiede conferma
dell'autenticità del messaggio ricevuto, bisogna cliccare su   " Para
confirmar sua autenticidade "
 




Exmo Sr Presidente,
 
Uniamo la nostra voce al clamore internazionale per una reale abolizione del
lavoro schiavo in Brasile. La schiavitù per debiti continua ad esistere,
flagellando i gruppi più vulnerabili della popolazione rurale brasiliana.
In 11 anni sono stati liberati 20.000 schiavi, sfruttati nel disboscamento
dell¹Amazzonia, nella preparazione dei campi, nella produzione di carbone
vegetale per la siderurgia o nelle coltivazioni del moderno agrobusiness.
250 casi sono resi noti ogni anno, casi che coinvolgono 8.000 lavoratori, su
un totale annuo stimato in 40.000.

Gli sforzi per eliminare questa vergogna, che sono cominciati nel 1995 e
hanno compiuto un salto di qualità con l'inizio del suo governo,  non hanno
ottenuto i risultati promessi. Più di 600 proprietari rurali sono colti in
flagrante con lavoratori schiavi in questo periodo, ma nessuno di loro è
finito in galera, a nessuno è stata confiscata la proprietà e molti hanno
compiuto di nuovo lo stesso crimine (nonostante l'attuazione di  sanzioni
finanziarie innovatrici, attraverso la  Giustizia del Lavoro e per mezzo
della Lista Nera delle aziende in cui sono stati scoperti lavoratori
schiavi,  creata dal suo governo).

Riteniamo che lo Stato brasiliano non riesce a realizzare pienamente gli
impegni che ha firmato a livello nazionale (Piano Nazionale di eliminazione
del Lavoro Schiavo) e a livello internazionale (Convenzioni
dell¹Organizzazione Internazionale del Lavoro e dell¹ONU o l' Accordo di
soluzione amichevole con l¹OSA, nel caso  José Pereira). Per questo ci
aspettiamo da Lei che si unisca a noi per chiedere con urgenza:

- dal Potere Legislativo: l'approvazione del progetto di modifica alla
Costituzione che prevede, a beneficio della riforma agraria, la confisca
delle terre degli schiavisti. E che il Congresso realizzi le altre riforme
di legge stabilite negli impegni firmati;

- dal Potere Giudiziario: che il Supremo Tribunale Federale si pronunci su
chi deve giudicare il crimine di   ³lavoro analogo a quello schiavo², se la
Giustizia Federale    (come indica la Costituzione) o la Giustizia Comune
(come recita una giurisprudenza vecchia e contestata). Il fatto che questo
non sia stato chiaramente definito ha garantito l'impunità di chi commette
questo crimine. Oltre a ciò, è necessaria l'immediata conferma, sempre da
parte del Supremo Tribunale Federale, del principio costituzionale di
esproprio degli immobili rurali che non compiono la funzione sociale dal
punto di vista del lavoro e dell'ambiente, cominciando dal caso emblematico
della fazenda Cabeceiras (Para)
 
- dal suo Governo: che, oltre ad impegnarsi nell¹adozione delle misure sopra
citate, realizzi reali politiche di creazione di posti di lavoro decorosi,
un¹ampia riforma agraria e dia appoggio all¹agricoltura contadina, mettendo
al primo posto, oltre alla sicurezza alimentare, l¹inclusione sociale e la
dignità nelle campagne.

Con la società brasiliana e mondiale continueremo ad appoggiare gli sforzi
di chi combatte la schiavitù, ma allo stesso tempo, a denunciare e esigere
cambiamenti,  negando il nostro voto agli schiavisti e ai loro complici e
rifiutandoci di acquistare  merci prodotte nelle aziende schiaviste.
Rispettosamente