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:: ELEZIONI MESSICO ::

Frode elettorale

Di Massimo Modonesi* 

07 Luglio 2006 - Il Il mosaico prende forma. La frode elettorale è stata orchestrata in forma
sofisticata. La vittoria della destra reazionaria è stata costruita in ogni
minimo dettaglio durante la campagna, abusando di fondi publici,
oltrepassando i limiti di spesa, calunniando López Obrador e terrorizando
gli elettori. Dulcis in fundo, giocando con i numeri preliminari e
controllando i voti decisivi direttamente nelle urne. Non è ancora chiaro
quali sono le possibilitá di dimostrare quantitativamente  la manipolazione
dei voti realmente depositati, perché in gran parte è stata costruita fuori
dai seggi, con pressioni e minacce. La difesa del voto convocata da AMLO
percorrerá i cammini legali -denuncie e richieste di apertura di urne e
nuovo conteggio dei voti- sostenuta dalla mobilitazione dei sostenitori del
canditato di centro sinistra. Il motore della protesta è la rabbia popolare,
rabbia che sorge spontanea di fronte alla visibile manovra organizzata per
mantenere il PAN al governo.

Eppure lo scenario non sembra favorevole. La destra da tempo si sta
preparando a chiudere ogni spiraglio sia in termini legali che di
costruzione mediatica della legittimitá del processo elettorale e dell'
eventuale repressione e criminalizzazione della protesta. Il calcolo della
destra è semplice: radicalizzazione del centro-sinistra e moderazione
verbale dell'attuale presidente, del PAN e di Calderón, solo in casi estremi
uso della forza pubblica contro la "sovversione". Si attende oltretutto
l'appoggio politico (remunerato) del PRI, l'altra destra, l'altra gamba del
sistema. Un equazione che servirebbe a dimostrare quel che si voleva
dimostrare: le forze dell'ordine e della stabilitá istituzionale di fronte
all'irresponsabilitá e la violenza delle forze del disordine.

Malgrado la quantitá inedita di voti raccolti dal centro sinistra, è
innegabile che la maggioranza assoluta del paese ha votato a destra, che sia
la destra liberal populista del PRI o la destra liberal clericale del PAN.
Questo dato di fatto da un'immagine chiara di un paese che si conferma
fondamentalmente conservatore al di lá di una classe dirigente in cui
sguazzano estremismi di destra. Piú di un terzo del paese ha votato per le
riforme progressiste promesse da AMLO, ma all'interno della vasta allenza di
centro-sinistra esistono importanti settori ultra moderati, il che si
traduce in una serie di tensioni rispetto alle scelte da fare nello scenario
post elettorale. Com'è avvenuto del 88, un settore di dirigenti (e di
votanti) non è disposto a lanciarsi in avventure conflittive, sia perché
sono portatori di una cultura politica moderata e conservatrice sia perché
molti dirigenti non vogliono rinunciare a quel che  hanno ottenuto (e
secondo loro gli spetta): una presenza parlamentare di dimensioni storiche e
i conseguenti finanziamenti pubblici. Quindi difficilmente si puó immaginare
un scenario di proteste che si estenda sul medio periodo e che vada oltre i
limiti istituzionali.  
D'altra parte lo stesso López Obrador, seppur
denunciandole, ha accettato le regole del gioco e, per ottener voti
preziosi, ha mantenuto una condotta rispettuosa dell'apparato statale,
quell'apparato che ha garantito che non gli venisse riconosciuto il trionfo
elettorale. Un cambio di rotta comporterebbe una perdita di consenso nella
vasta coalizione pluriclassista che lo ha sostenuto e il ricompattamento
post elettorale delle destre politiche e sociali. Inoltre, i canali di
comunicazione sembrano chiusi e compatti, il duopolio televisivo conferma in
queste ore che è sempre stata schierato a destra, dietro la maschera della
neutralitá e il senso comune conservatore e, oggi, di difesa delle
istituzioni e del processo elettorale.

Eppure il pessimismo della ragione non cancella del tutto l'ottimismo della
volontá. Nei prossimi giorni, partendo dalla manifestazione di sabato, si
potranno misurare la forza e la portata dello sdegno e della resistenza. Nel
frattempo affiorano le prove della frode, della simulazione democratica del
controllo elettorale.


*Professore di Storia contemporanea della UACM e dell'UNAM. 

 

(Il presente articolo è utilizzabile con la citazione dell'autore e di Selvas.org.)