Colombia: correttezza elezioni messa in dubbio da attacchi alla libertà d'espressione



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COMUNICATO  STAMPA
CS18-2006

RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA COLOMBIA: GLI ATTACCHI ALLA
LIBERTA' D'ESPRESSIONE METTONO IN DUBBIO LA CORRETTEZZA DELLE ELEZIONI

'Le minacce di morte e gli attacchi contro giornalisti, candidati e
funzionari pubblici stanno compromettendo lo stato di diritto e rischiano
di sollevare dubbi sulla correttezza delle elezioni'. Lo denuncia Amnesty
International in un nuovo rapporto sulla Colombia, diffuso oggi.

Il rapporto rivela come i giornalisti, i candidati e gli elettori stiano
attraversando un periodo di particolari minacce alla vigilia delle
elezioni per il Congresso, previste il 12 marzo, e di quelle
presidenziali, in programma il 28 maggio.

In tutto il paese, giornalisti sono stati minacciati o uccisi per impedire
loro di denunciare gli abusi dei diritti umani commessi da tutte le parti
coinvolte nel conflitto. Candidati e funzionari pubblici sono stati
obbligati a rinunciare o a rimettere il mandato, o uccisi per aver osato
sfidare l'autorita' della guerriglia o dei gruppi paramilitari. Esponenti
delle forze di sicurezza e del governo cercano di screditare il lavoro dei
giornalisti, associandoli alla guerriglia e sottoponendoli cosi' al
rischio di attacchi da parte dei gruppi paramilitari.

'L'impunita' e' al centro del conflitto colombiano. Sapere che gli autori
delle violazioni dei diritti umani riusciranno a evitare la giustizia
impedisce alle vittime di parlare. In questo modo, i giornalisti hanno
paura di scrivere, i candidati di svolgere la propria campagna elettorale
e i funzionari pubblici di governare' - accusa Amnesty International.

Secondo il rapporto dell'organizzazione, i giornalisti sono costretti ad
auto-censurarsi, evitando di viaggiare nelle zone di conflitto in cui si
verifica il maggior numero di violazioni dei diritti umani e preferendo
basarsi solo sulle fonti ufficiali. Per questo motivo, sulla stampa si
legge poco o nulla su questi episodi, compresi quelli in cui sono
implicate le forze di sicurezza.

Il rapporto di Amnesty International, inoltre, esprime preoccupazione per
il peso che  la guerriglia e i paramilitari stanno cercando di esercitare
sul processo elettorale.

'E' legittimo che i combattenti smobilitati, guerriglieri o paramilitari
che siano, partecipino alla vita politica. Ma questo puo' accadere solo
dopo che abbiano deposto le armi in modo inequivocabile, che venga
effettivamente garantito che non siano implicati in violazioni dei diritti
umani, che la loro azione politica non si basi sulla violenza o sul
compimento di reati e che il diritto delle vittime alla giustizia, alla
verita' e alla riparazione sia pienamente rispettato' - afferma Amnesty
International. 'Le misure di protezione fisica fornite dalle autorita'
sono insufficienti se non c'e' la volonta' politica di affrontare le
radici della violenza. Il fallimento dello Stato nel risolvere il problema
dell'impunita' e quello delle parti in conflitto nel rispettare il diritto
internazionale umanitario hanno reso pericoloso, e in molti casi
impossibile, il lavoro dei giornalisti, dei candidati e dei funzionari
pubblici'.

Amnesty International chiede a tutte le parti in conflitto di garantire il
diritto dei candidati, degli elettori, dei funzionari pubblici in carica e
dei giornalisti a svolgere la campagna elettorale, denunciare e portare
avanti il proprio mandato liberi dalla paura.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 9 febbraio 2006

Il rapporto integrale e' disponibile in lingua inglese all'indirizzo:
http://web.amnesty.org/library/index/ENGAMR230012006
e presso l'Ufficio stampa di Amnesty International Italia.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it








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